Indice di rischio per comparto



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Transcript:

Appendice Indice: 1. I prezzi delle materie prime 1.1. Le cause 1.1.1. La domanda globale 1.1.2. I fattori climatici 1.1.3. La speculazione 2. I prezzi alla produzione 3. Il confronto fra i beni di largo consumo e i consumi obbligati 4. Il ruolo positivo della filiera del largo consumo 1. I prezzi delle materie prime I prezzi delle materie prime aumentano: i primi segnali risalgono ai primi mesi del 2010 ma, a partire dall inizio del secondo semestre 2010, questa tendenza diventa molto più marcata. Considerando una segmentazione delle materie prime in base al comparto manifatturiero di prevalente utilizzo, risulta che maggiormente colpiti ad oggi da questa volatilità dei prezzi, siano il comparto alimentare e quello della moda, che rimangono, tra l altro, maggiormente a rischio anche nel prossimo futuro (vedi Tabella 1). Var.% tendenziale dell'indice dei prezzi delle materie prime per comparto di utilizzo dic-09 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10 ott-10 nov-10 dic-10 totale imprese manifatturiere: 4 25 31 32 28 24 22 24 21 25 30 imprese meccaniche 6 38 45 46 41 32 25 27 21 27 29 imprese chimiche e derivate 8 22 26 27 24 16 13 13 16 19 20 comparto moda 20 47 47 42 31 32 28 28 23 30 47 filiera legno e carta 1 20 27 36 36 31 26 24 19 17 16 comparto alimentare -2 1 5 5 5 5 14 25 27 30 35 dic-09 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10 ott-10 nov-10 dic-10 totale imprese manifatturiere: 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 imprese meccaniche 142 137 155 167 165 161 159 152 151 152 140 imprese chimiche e derivate 110 107 120 119 117 121 116 113 106 95 94 comparto moda 127 119 118 137 133 104 113 114 107 119 192 filiera legno e carta 78 93 92 101 79 85 88 95 104 107 102 comparto alimentare 113 122 122 135 116 97 139 152 132 122 116 Tabella1 Fonte: Indici Prometeia Indice di rischio per comparto In particolare, le materie prime legate al mondo degli energetici sono aumentate in un anno del +21,1% (Tab. 2 ); negli alimentari in particolare i Cereali del +41,6%, i Grassi del +41,3%.

Indice del costo d'acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano - Anno base 2004=100 Non energetici Energetici (a+b) Non alimentari (b) Indice generale Alimentari (a) set-09 133,2 154,3 118,6 116,4 119,4 ott-09 137,4 162,9 119,9 115,9 121,2 nov-09 141,6 171 121,4 115,8 123,3 dic-09 143,3 170,5 124,6 117,3 127 gen-10 151 179 131,7 119,5 135,8 feb-10 153,6 180,5 135 118,9 140,3 mar-10 167 194,4 148,1 117,9 158,2 apr-10 179,1 209,4 158,3 117,8 171,7 mag-10 174,2 203,6 154 113,6 167,4 giu-10 173 204,1 151,6 110,5 165,3 lug-10 168,1 194,9 149,6 111,6 162,2 ago-10 170,4 198,2 151,2 117,3 162,5 set-10 174,3 197,1 158,5 122,7 170,4 ott-10 174,8 197,8 158,9 126 169,8 nov-10 181,3 207 163,5 130,9 174,3 nov10 vs nov09 28,0 21,1 34,7 13,0 41,4 Tab. 2 Fonte Camera di commercio di Milano e Prometeia 1.1. Le cause Le cause alla base di questi aumenti sono fondamentalmente esogene e possono essere sintetizzate in tre fattori: 1. L aumento della domanda globale. 2. I fattori climatici. 3. La speculazione. 1.1.1. La domanda globale La domanda globale di materie prime aumenta innanzitutto per la crescita demografica generale a cui si lega la crescente urbanizzazione (con nuove esigenze di consumo alimentare e non) delle popolazioni dei paesi emergenti (Tabella 3), così come per l introduzione di carburanti ecologici (biofuel) che generano dall utilizzo di alcune materie prime. Tabella 3 Fonte: Un Desa (United Nations Department of Economic and Social Affairs) 2

1.1.2. I fattori climatici L agricoltura e il cambiamento climatico si caratterizzano per una relazione complessa di causa-effetto. L agricoltura, per mezzo dello svolgimento dell attività stessa, produce rilevanti volumi di gas a effetto serra, principale causa del cambiamento climatico. Al tempo stesso però, ne subisce gli impatti negativi, in termini di riduzione della produttività e d incremento dei rischi legati alla sicurezza alimentare Tra le principali evidenze emerse, a livello globale, possiamo citare i seguenti fenomeni: a) incremento complessivo delle temperature su scala globale; b) scioglimento e conseguente contrazione della superficie terrestre e marina coperta dai ghiacci; c) innalzamento del livello dei mari; d) variazione nella manifestazione territoriale e nell intensità delle precipitazioni, nonché incremento della frequenza di fenomeni estremi (inondazioni, periodi di siccità, ecc.). Fonte: Barilla Center for food & nutrition. Questi fattori estremi, ma forse non più straordinari, limitano i volumi di produzione (anche se nonostante questo il raccolto di mais del 2010 è stato il terzo di sempre), creando i presupposti per aumentare la volatilità dei prezzi delle materie prime. 1.1.3. La speculazione Come noto, dopo un decennio di quotazioni sostanzialmente stabili, a partire dal 2006 i prezzi delle commodity agricole hanno sperimentato un fortissimo shock che ha provocato ingenti aumenti nei costi di approvvigionamento (+46% nel 2006-07) delle imprese italiane sui mercati internazionali. I modelli econometrici realizzati da Prometeia segnalano che alla base di tale rally dei prezzi internazionali delle materie prime vi siano prevalentemente fattori reali, connessi cioè all andamento (attuale e atteso) di domanda, offerta e scorte. Anche la famigerata speculazione non è infatti necessariamente un fenomeno di tipo finanziario. I mercati delle materie prime sono mercati sottili, in cui operano pochi player che sfruttano il vantaggio informativo di cui dispongono (e che, spesso, consente loro di imporre la propria view al mercato). Questo tipo di situazione, nel breve periodo, rende abbastanza semplice intervenire dal lato degli stock per modificare le quotazioni. Queste, comunque, sotto traccia, continuano a muoversi, a nostro giudizio, perché gli operatori incorporano nelle proprie aspettative uno scenario di maggiore scarsità relativa di materie prime nel lungo periodo. Tuttavia, gli stessi modelli evidenziano come una quota affatto marginale degli aumenti sopramenzionati (stimata nell ordine del 20%), sia stata determinata da fattori di tipo finanziario. Le commodity hanno infatti proprietà di bene rifugio in quanto i loro rendimenti sono correlati negativamente con quelli di bond e azioni e positivamente con l'inflazione. In passato, questo ruolo di bene rifugio era giocato solo dall'oro, ma negli ultimi anni questo tipo di funzione viene svolta anche da molte altre commodity che sono entrate, per questo, nel mirino di operatori finanziari. Occorre poi tener presente la nota relazione (inversa) con il dollaro, per cui un deprezzamento del dollaro determina una crescita dei prezzi delle materie prime (il dollaro debole rende più appetibili le materie prime nei paesi consumatori non agganciati al dollaro). Sostanzialmente la nostra idea è che la finanza possa avere un ruolo importante nell'amplificare, o magari nel fare esplodere, alcune tendenze; tendenze che, tuttavia, devono essere già in fieri dal lato dei fondamentali. In altri termini, le commodity hanno ritrovato negli ultimi anni quel ruolo di leading indicator dell andamento (e degli squilibri) dell economia mondiale. Solo da luglio 2008 le quotazioni internazionali delle commodity hanno iniziato un percorso di (rapido) rientro, anche se il riallineamento avverrà probabilmente su livelli strutturalmente più elevati rispetto al recente passato. I nuovi livelli di equilibrio dei prezzi di molte commodity dovranno infatti tener conto, nel medio termine, dell aumento della loro scarsità relativa che dovrà riflettersi in un miglioramento delle ragioni di scambio rispetto ai prodotti manufatti. (Fonte: Analisi sui prezzi delle commodity Prometeia per Indicod-Ecr) 3

2. I prezzi alla produzione In stretta correlazione con gli aumenti delle materie prime, si rileva un lento ma costante aumento dei prezzi alla produzione che prosegue da luglio 2010 fino ad oggi. Tale aumento risulta superiore rispetto ai prezzi al consumo (Tabella 4). Tra le cause endogene di questo fenomeno, il fattore inefficienza che caratterizza il sistema Italia e che contribuisce a far lievitare i costi sottesi alla produzione. Si calcola che il prezzo per l energia elettrica per uso industriale sia in Italia (circa 0,15 euro/kwh nel 2008 nella categoria di consumo fra 2.000 e 20.000MWh annui) ampiamente al di sopra della media comunitaria (circa 0,11 euro/kwh) - Fonte: elaborazione Nomisma su dati Eurostat. Analogamente, il costo del trasporto di merci e prodotti sconta un sistema deficitario di infrastrutture; il costo chilometrico dell autotrasporto sostenuto dalle imprese italiane è superiore a quello registrato nei principali paesi europei (1,54 in Italia, contro 1,46 in Francia, 1,44 in Germania e 1,18 in Spagna) - Fonte: Albo Nazionale Autotrasportatori. Variazione prezzi produzione vs consumo (Istat) base=2005 15,0 10,0 5,0 0,0-5,0-10,0 gen-06 feb-06 mar-06 apr-06 mag-06 giu-06 lug-06 ago-06 set-06 ott-06 nov-06 dic-06 gen-07 feb-07 mar-07 apr-07 mag-07 giu-07 lug-07 ago-07 set-07 ott-07 nov-07 dic-07 gen-08 feb-08 mar-08 apr-08 mag-08 produzione giu-08 lug-08 ago-08 set-08 ott-08 nov-08 consumo dic-08 gen-09 feb-09 mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09 ago-09 set-09 ott-09 nov-09 dic-09 gen-10 feb-10 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10 ott-10 nov-10 dic-10 Tabella 4 Fonte: Istat Prezzi alla produzione e al consumo per Beni alimentari e bevande (Indice armonizzato per i prezzi al consumo) 3. Il confronto fra i beni di largo consumo e i consumi obbligati L andamento dei prezzi dei prodotti di largo consumo presenta un andamento molto più contenuto anche rispetto alle cosiddette spese obbligate, che nel corso del tempo impoveriscono, senza possibilità di scelta, il portafoglio del consumatore. I prezzi per abitazione, acqua, elettricità e combustibili sono aumentati dal 2005 al 2010 del +17,1%, i Trasporti del +12,8%; insieme queste due voci pesano sulla spesa degli italiani quasi il 24% dei consumi complessivi, a differenza dei prodotti alimentari che hanno registrato, nello stesso intervallo di tempo, un incremento del +12,3%, con un peso sulla spesa complessiva di poco più del 16%. (Tabella 5). 4

Var.% dei prezzi 2010 vs 2005 17,1 12,8 12,3 Peso% su Totale consumi 9,6 23,8 14,2 16,5 Tabella 5 Fonte: Istat Abitazione, acqua, elettricità e combustibili Trasporti Prodotti alimentari e bevande analcoliche 4. Il ruolo positivo della filiera del largo consumo Il mondo del largo consumo lavora costantemente perché eventuali costi legati a inefficienza della filiera siano individuati e risolti, in modo da garantire un buon funzionamento del percorso produttore/distributore/consumatore e mantenere i costi legati a questo percorso i più contenuti possibile. Attraverso i meccanismi della libera contrattazione e della concorrenza, si riesce a valorizzare la qualità e garantire la convenienza. Ne deriva che il ciclo virtuoso della filiera produca un inflazione per i prodotti del largo consumo ben al di sotto dell inflazione media (Tabella 6). A dicembre 2010 rispetto al dicembre 2009, i prezzi dei prodotti confezionati di largo consumo venduti negli ipermercati e nei supermercati hanno registrato un livello di inflazione positivo + 0,3% (per la prima volta nell anno 2010), comunque inferiore all indice generale dei prezzi che è salito del + 1,9%. %Var. Tendenziale dei prezzi 1,3 1,2 1,4 1,5 1,4 1,3 1,7 1,6 1,6 1,7 1,7 1,9 0,3-1,5-1,0-1,2-0,8-0,5-0,6-0,6-0,7-0,3-1,9-1,9 gen-10 feb-10 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10 ott-10 nov-10 dic-10 Istat - indice generale Iper + Super - Lcc (parità) Tabella 6 Fonte: Istat e Osservatorio Prezzi Indicod-Ecr - Symphony Iri Group (prezzi LCC a parità) 5