DAL LATINO (AD)SATIS ALL ITALIANO ASSAI (ATTRAVERSO IL VERONESE ASÈ)

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DAL LATINO (AD)SATIS ALL ITALIANO ASSAI (ATTRAVERSO IL VERONESE ASÈ) Diego Pescarini 0. Introduzione L oggetto di questo articolo è l evoluzione dell avverbio di quantità assai, le cui proprietà semantiche verranno indagate sulla base della comparazione con gli avverbi troppo, molto e abbastanza. In letteratura, si veda ad esempio Lonzi (1997), questi avverbi sono definiti come modificatori del sintagma avverbiale ed aggettivale poiché, oltre a fungere da avverbi (1), possono co-occorrere con altri avverbi (2) o con aggettivi (3) per modificarne il significato. (1) ho mangiato molto (assai, troppo, abbastanza) (2) ho mangiato molto (assai, troppo, abbastanza) bene (3) ho mangiato un arrosto molto (assai, troppo, abbastanza) buono Nel corso del presente articolo userò quindi il termine modificatori avverbiali per riferirmi alla classe di questi elementi lessicali. Lo scopo del presente articolo è quello di abbozzare una loro classificazione semantica e, sulla base di questa matrice, ripercorrere alcune tappe della loro evoluzione diacronica comparando la loro distribuzione in latino, italiano e in alcune varietà dialettali della provincia di Verona. Per prima cosa cercherò di abbozzare un elementare matrice semantica in grado di catturare le proprietà dei modificatori in oggetto (par. 1). Sulla base di queste distinzioni, introdurrò alcuni problemi di natura etimologica, comparando il loro uso in latino ed italiano contemporaneo e antico (par. 2). Nel paragrafo 3, proporrò un ipotesi relativa alla loro evoluzione ed, in 4, la integrerò con alcune osservazioni derivanti dall analisi del loro comportamento in alcune varietà veronesi. 1. Assai vs troppo, molto e abbastanza Prima di affrontare il problema della descrizione dei contesti d uso di assai, mi concentrerò sulla descrizione degli altri modificatori in oggetto. In primis, si può introdurre una distinzione fra modificatori che si riferiscono ad una quantità assoluta, detti in seguito modificatori assoluti (ad es. molto in (4)) vs i modificatori con valore relativo, detti in seguito modificatori relativi (ad es. abbastanza o troppo in (5) e (6)), il cui valore semantico dipende da una quantità di riferimento. (4) ho mangiato molto Rev. 01 del 05.06.06

(5) ho mangiato abbastanza (6) ho mangiato troppo Abbastanza indica, infatti, una quantità che ha superato una soglia minima (non necessariamente specificata), mentre troppo indica il superamento di una soglia quantitativa massima. Sulla base di queste osservazioni si può quindi ipotizzare un ulteriore ripartizione dei modificatori relativi: i modificatori relativi minimi, che indicano il superamento di una soglia minima (es abbastanza), vs i modificatori relativi massimi, che indicano il superamento di una soglia massima (es. troppo). Sovrapponendo queste due dicotomie, è possibile costruire la matrice (7). 7) ( Molto Troppo Abbastanza valore assoluto valore relativo: indicano il superamento di un valore di soglia massimo minimo Fra i due modificatori relativi esiste una relazione di presupposizione: troppo presuppone infatti abbastanza, ma non viceversa: (8) Ho mangiato abbastanza, ma non troppo. (9) *Ho mangiato troppo, ma non abbastanza. Molto, invece, non presuppone né troppo, né abbastanza, non fornendo, infatti, nessuna informazione relativa al superamento di una soglia: (10) Ho mangiato molto (ma non troppo). (11) Ho mangiato molto (ma non abbastanza). Al contrario ed inaspettatamente il valore relativo max (troppo) sembrerebbe invece implicare il valore assoluto di molto. Ad esempio in (12) ho mangiato troppo implica che io abbia anche mangiato molto, tanto che l avversativa rende la frase nel suo complesso piuttosto marcata. (12)?? Ho mangiato troppo, ma non molto. Questo tipo di implicazione non deriva da un legame di tipo logico, ma sembrerebbe essere piuttosto il frutto di una lettura di default, tant è vero che questa implicazione può essere cancellata se si rende esplicita la soglia max. come in (13):

(13) Ho mangiato troppo per i miei standard, ma non molto. Per concludere il quadro delle relazioni semantiche fra i tre tipi di modificatori possiamo tracciare, sulla base di (8)-(13), il seguente schema di implicazioni secondo cui il valore relativo max presuppone il superamento della soglia minima e implica la presenza di un valore assoluto quantitativamente rilevante (14) Assoluto (molto) implica Relativo max (troppo) presuppone Relativo min (abbastanza) Sulla base di questa partizione, cerchiamo di descrivere la distribuzione del modificatore italiano assai: specialmente nelle varietà meridionali, assai è usato sia con il valore (assoluto) di molto, che con quello (relativo max.) di troppo. Questa distribuzione pone tuttavia un problema etimologico: (15) Italiano Latino Assoluto molto, tanto, assai (it. merid.) multus Relativo max. troppo (it. sett.), assai (it. merid.) nimis Relativo min. abbastanza, (*assai) satis Se si confronta, infatti, la distribuzione dell italiano assai con quella del latino satis (da cui assai deriva), appare subito evidente un problema di natura etimologica. Come spiegare infatti l evoluzione visibile in italiano ma non in francese ed in altre varietà romanze che porta l avverbio assai ad assumere un valore semantico opposto rispetto all originale modificatore latino? Nel paragrafo successivo proporrò un ipotesi basata sull osservazione di alcuni dati dell italiano antico, mentre, nel paragrafo 3, tornerò brevemente alla tripartizione di cui sopra, discutendo una possibile risposta all interrogativo appena formulato. 2. Da adsatis ad assai Assai con significato di abbastanza Si ritrova spesso in Italiano antico: 3

(16) Puommi egli più che cacciare dal suo regno? Se egli me ne caccia, io starò in un altro. Il mondo è grande assai. (Boccaccio I-175) Fino al 1350 le tracce di abbastanza, a bastanza, ecc. erano infatti piuttosto scarse, nella banca dati dell OVI si possono riscontrare 10 attestazioni vs le 9400 di assai (con tutti e tre i significati: rel. min, max e assoluto). Abbastanza inizia a comparire assieme ad assai proprio per disambiguare il valore di relativo minimo, come in (17). (17) Nel detto anno fu grandissima carestia, perocchè per la gran pioggia dell'anno passato, / e perchè era stata guerra, non s'era raccolto assai abbastanza; di che convenne si mandasse / per grano di fuori. (Marchionne di Coppo Stefani [1385], Cronaca fiorentina) Fino a quando non assume il significato odierno, visibile soprattutto in contrapposizione al relativo max troppo, cfr. (18). (18) Agli affetti onesti, onorevoli e divini, non solamente troppo, ma abbastanza mai attendere non possiamo. (Marsilio Ficino, 2-23) Con il significato originale, cioè quello in (16), assai sembrerebbe essere attestato anche in alcune varietà contemporanee, come nota Rohlfs (1966: 290, nota): Nell antico significato di abbastanza, assai s è conservato nella provincia di Pisa (assai bene), nel Piemonte settentrionale (asè ben), nell Emilia (AIS, 696) e in genovese: mi n ò assè ne ho abbastanza. 3. Assai: da relativo min. a relativo max. Prima di affrontare l evoluzione di assai, concentriamoci sull uso di abbastanza in italiano. Come accennato all inizio, abbastanza ha significato di relativo minimo: (19) Ho mangiato abbastanza = ho mangiato q.b. Tuttavia, in frasi come (20) la lettura letterale appare piuttosto strana (20) Ha sofferto abbastanza = ha sofferto q.b.

Infatti, il significato letterale (relativo min.) compare solamente se la frase è pronunciata da un torturatore, altrimenti il significato di (20) equivale al valore di relativo max. (20 ) Ha sofferto abbastanza = ha sofferto (sin) troppo Esistono quindi dei contesti in cui non è possibile stabilire un intervallo delineato da una soglia minima e una massima. Nei casi di verbi come soffrire la soglia minima sembrerebbe infatti coincidere con quella massima. In parallelo con il comportamento dell italiano abbastanza, anche assai poteva mostrare casi di ambiguità in cui il suo significato era relativo max. Si osservi l esempio in (21): (21) Non pianger più; non m hai tu pianto assai? (Petrarca, 342-13) = tu hai pianto (sin) troppo tu hai pianto a sufficienza In definitiva, in alcuni contesti l uso di assai poteva risultare addirittura ambiguo. Si prenda ad esempio una frase inventata come (22) che potrebbe avere due letture opposte: si è parlato a sufficienza di tutto oppure si è parlato troppo di tutto (22) De tutto è stato assai parlato. Non credo sia casuale che proprio in questi contesti nascano le prime attestazioni di abbastanza come (23) con le modalità cui si accennava nella sezione precedente. (23) De tutto è stato a bastanza parlato. (Masuccio, 408) 4. Le varietà veronesi meridionali La distribuzione degli avverbi nelle varietà del veronese meridionale è descritta nella tabella (24). 4) (2 Asso luto Rel. max. Italiano molto troppo assai veronese - massa asè 5

Rel. min. abbastanza in bisogno In questi dialetti non esiste un avverbio esclusivamente assoluto, in generale in quasi tutte le varietà venete si riscontra raramente un avverbio con tale valore (si veda ad esempio il chioggiotto mondo). La distribuzione di asè sembrerebbe essere isomorfa a quella dell italiano assai, tuttavia è possibile riscontrare un valore semantico leggermente diverso. Si osservi la frase veronese in (25) e la rispettiva glossa in italiano in (26). (25)?? El ga magnà asè, ma mia in bisogno. (26) Ha mangiato assai, ma non abbastanza. Sembrerebbe che nelle varietà in esame, asè non acquisti mai un valore esclusivamente assoluto, libero cioè da qualsiasi riferimento al superamento di una soglia min., vs l italiano in (15) Conclusioni In questo breve contributo si è analizzata l evoluzione del modificatore avverbiale assai. In particolare è stata discussa l ipotesi che la sua evoluzione da modificatore relativo minimo a relativo massimo nasca in contesti ambigui come quelli descritti nel par. 3, nei quali la forma derivante da satis viene sostituita dalla locuzione a bastanza (con le modalità descritte in 2). In seguito, in Italiano il modificatore assai ha perso ogni riferimento ad una soglia minima, di cui invece c è ancora traccia nelle varietà veronesi discusse nella sezione 4. Bibliografia Lonzi, Lidia (1997). Il sintagma avverbiale. In Renzi, Salvi & Cardinaletti, Grande grammatica italiana di consultazione. Bologna: Il Mulino. OVI Opera del Vocabolario Italiano.