Il luppolo, nuova opportunità per l agricoltura italiana

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DA UN ESPERIENZA DI RICERCA DELL UNIVERSITA DELLA TUSCIA Il luppolo, nuova opportunità per l agricoltura italiana di F. Rossini, A. Coletta, D. De Santis, R. Ruggeri, G. Verri, P. Loreti Il luppolo (Humulus lupulus L.) è una pianta rampicante perenne, dioica, coltivata principalmente per le sue infiorescenze femminili (coni). Le brattee dei coni, infatti, sono ricoperte da formazioni ghiandolari che secernono un complesso resinoso (luppolina) molto utilizzato per l aromatizzazione della birra. La produzione commerciale di luppolo è generalmente limitata alle regioni tra 35 e 55 di latitudine, dove trova temperature e fotoperiodo adatti per uno sviluppo ottimale. La sua coltivazione è iniziata con selezioni clonali di luppolo selvatico che, gradualmente, hanno raggiunto buoni risultati in termini di resa e qualità organolettica. Per il mercato della birra è possibile fare una distinzione tra luppolo da aroma, che presenta una componente di sostanze aromatiche molto complessa e luppolo da amaro, caratterizzato invece da un alta presenza di alfa acidi. Esistono comunque molte varietà che presentano entrambe le caratteristiche, e vengono definite «Aroma-Amaro». La coltivazione del luppolo, come dimostrato da sei anni di ricerca presso l Università della Tuscia, può essere convenientemente inserita nei sistemi agricoli italiani, garantendo un buon reddito per l agricoltore e la disponibilità di un ingrediente fondamentale per la caratterizzazione delle birre artigianali Il luppolo selvatico è diffuso su tutto il territorio nazionale e, nel corso della storia, questa presenza ha spinto diversi pionieri a verificarne le potenzialità di coltivazione nei nostri climi. Per varie vicissitudini, la coltivazione del luppolo in Italia non riuscì a emergere, spesso ostacolata anche dalla credenza, abbastanza diffusa, che per ottenere un prodotto quantitativamente e qualitativamente apprezzabile ci fosse bisogno di climi freschi e umidi, come quelli che caratterizzano l Europa centrale. Negli anni 80, però, presso Università degli studi della Tuscia (Viterbo), un lavoro di ricerca ha ampiamente dimostrato come il luppolo si possa adattare bene all ambiente pedoclimatico dell Italia centrale. Il sistema di allevamento Tradizionalmente il luppolo viene coltivato con il sistema di allevamento chiamato «Castelletto dell Hallertauer» (foto 1), il quale prevede una palificazione alta 8 m, con pali posizionati in quadro 8 8 m, i quali sono agganciati l uno a l altro con funi in acciaio e ancorati a terra con tiranti. Su quest ultima serie di cavi in acciaio si stendono orizzontalmente cavi più leggeri, che faranno da sostegno per i tutori verticali che vengono ancorati al suolo presso la ceppaia di luppolo. Il sesto d impianto normalmente utilizzato è di 1,8 m tra le file e 1,5 m sulla fila. Foto 1 Luppoleto presso l azienda agraria Casale della Mandria e nei particolari tralcio di luppolo a inizio fioritura e un filare 37/2017 L Informatore Agrario 51

L ESPERIENZA DI RICERCA DELL UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA Al fine di valutare la possibilità di coltivazione del luppolo nei nostri areali, nel 2011 è stato costruito un luppoleto sperimentale presso l azienda agraria dell Università degli Studi della Tuscia. Il campo sperimentale consisteva di 20 varietà di luppolo provenienti da Stati Uniti, Inghilterra, Germania e Nuova Zelanda. Questi genotipi, le cui caratteristiche sono riportate in tabella A, tranne per alcune varietà non in commercio, attualmente sono quelli maggiormente utilizzati per la produzione di birra nazionale ed estera. Dai dati riportati, emerge che le varietà che hanno fornito i migliori risultati produttivi sono state Cascade, H. Magnum e Yeoman. Nel 2013, attraverso un panel test, la birra luppolata con i coni raccolti nel luppoleto sperimentale è stata messa a confronto con quelle luppolate con coni o pellet delle stesse varietà acquistati sul mercato. È stato possibile produrre un totale di 19 birre sperimentali aromatizzate con le seguenti cultivar: Cascade, East Kent Golding, Fuggle, H. Tradition, H. Spat, Columbus, Omega e Yeoman. L analisi sensoriale ha fatto emergere che le birre aromatizzate con i coni di luppolo raccolti nel luppoleto sperimentale presentavano un panorama di attributi sensoriali molto più complesso rispetto alle birre luppolate con i coni o i pellet commerciali e con valori di intensità più alti. Tutto ciò è molto probabilmente derivato da una maggiore freschezza e qualità del prodotto locale e anche dall interazione ambiente pedoclimatico-varietà che ne ha determinato un caratteristico terroir. TABELLA A - Elenco delle varietà di luppolo, caratteristiche e risultati produttivi Produzione coni secchi (t/ha) Alfa Varietà Maturazione Uso brassicolo acidi (%) 2013 2014 2015 media media bibliografica Cascade Media Amaro-aroma 4-7 1,98 2,62 1,78 2,12 1,8-2,4 Challenger Tardiva Amaro-aroma 6,5-8,5 0,38 0,49 0,17 0,35 1,6-2 Columbus Medio-tardiva Amaro-aroma 14-18 0,30 0,21 0,26 0,26 2-2,4 East Kent Golding Media Aroma 4,5-6,5 0,26 0,27 0,22 0,25 3 Fuggle Medio-precoce Aroma 3,5-5,5 0,30 0,47 0,27 0,34 1-1,2 Hallertau Mittelfrüh Medio-precoce Aroma 3,5 0,38 0,41 0,36 0,38 0,8-0,9 Hallertauer Aroma Precoce Aroma 7-9 0,19 0,12 0,16 0,15 2,3-2,4 Hallertauer Bitter Medio-precoce Amaro 10-12 0,35 0,37 0,30 0,34 1,15-1,3 Hallertauer Magnum Tardiva Amaro 12-14 1,25 1,45 0,97 1,22 1,3-1,7 Hallertauer Taurus Tardiva Amaro 12-18 0,40 0,64 0,33 0,45 1,4-1,5 Hallertauer Tradition Medio-precoce Aroma 7 0,46 0,60 0,32 0,46 1,1-2 HersbruckerSpät Tardiva Aroma 1,5-4 0,81 1,04 0,75 0,87 1,4-1,8 NorthernBrewer Medio-precoce Amaro-aroma 8-10 0,17 0,14 0,15 0,15 1,8-2,4 Omega Tardiva Amaro 9-10 0,43 0,41 0,40 0,41 1,04 Perle Medio-tardiva Amaro-aroma 6-9,5 0,19 0,13 0,16 0,16 1,3-1,8 Pheonix Precoce Amaro-aroma 7-9 0,19 0,26 0,18 0,21 1-1,75 Redsell'sEastwell Medio-tardiva Amaro-aroma 6 0,43 0,60 0,33 0,45 1,2-1,3 Tettnanger Precoce Aroma 3-6 0,37 0,56 0,29 0,41 1-1,5 Whitbread GoldingVariety Medio-precoce Amaro-aroma 5-7,5 0,34 0,42 0,28 0,35 1,2-1,3 Yeoman Precoce Amaro 12-16 1,11 1,34 0,88 1,11 0,9-1,6 La pratica agronomica A fine inverno si interviene con lo scalzo e il taglio delle ceppaie di luppolo, in modo da favorire l emissione dei nuovi germogli e limitare l inoculo di peronospora. Dopo questa operazione, si effettua un erpicatura e infine si installano i tutori per la crescita delle piante. In primavera si inizia con la legatura dei germogli, selezionandone da 6 a 8 per ceppaia che si lasciano arrampicare sui tutori, mentre gli altri vengono raccolti e venduti freschi o conservati. Tale produzione rappresenta un importante integrazione al reddito della coltura. Si procede in seguito alla rincalzatura delle ceppaie così da favorire l emissione delle radici secondarie alla base dei germogli. Nel periodo estivo si possono eseguire lavorazioni superficiali dell interfila, al fine di rinettare il terreno dalle erbe infestanti. Per quanto riguarda le concimazioni, possono essere distribuite annualmente 52 L Informatore Agrario 37/2017

80 unità di P 2 O 5 e 150 unità di K 2 O, nel periodo autunno-invernale. La distribuzione dell azoto (circa 100 unità per anno) è divisa in due fasi: metà all inizio della primavera, al fine di favorire l emissione dei germogli, e la quota rimanente più tardi in concomitanza con l inizio della fioritura. L irrigazione è indispensabile per la coltivazione nei nostri ambienti e il metodo migliore è senza dubbio quello localizzato. La raccolta, più o meno meccanizzabile, è concentrata nel periodo agosto-settembre. Principali parassiti del luppolo I parassiti che maggiormente ostacolano la produzione di luppolo sono: Pseudoperonospora spp., agente della peronospora in luppolo; Sphaeroteca humuli, agente dell oidio; Tetranynchus stelarius, ragnetto rosso; Aphis humuli (Phorodon humuli), afide del luppolo; Verticilium spp., agente della verticilliosi. Queste avversità possono essere controllate anche con fitofarmaci ammessi in regime di agricoltura biologica e utilizzando varietà resistenti e materiale di propagazione sano e certificato. L esperienza produttiva Nel 2016, presso l azienda agricola Casale della Mandria di Lanuvio (Roma) (foto 1), è stato impiantato circa 1 ettaro di luppoleto che nasce dal trasferimento delle conoscenze acquisite durante la sperimentazione al mondo dell imprenditoria agricola. La componente strutturale deriva da un evoluzione del Castelletto dell Hallertauer ed è costituita da pali in cemento armato precompresso, alti 6 m fuori terra, e cavi in acciaio. La varietà utilizzata per l impianto è stata Cascade e la coltivazione è gestita in biologico con sesti d impianto di 2,5 1 m, bine a doppio tutore a «V» e impianto di irrigazione a goccia. Analisi economica del luppoleto LUPPOLETI ITALIANI: NUOVO PROGETTO E MARCHIO Nella tabella 1 sono riportate le spese da sostenere per la realizzazione e la gestione del luppoleto; sono, altresì, annoverate le spese relative agli impianti per il trattamento post-raccolta del prodotto. Quest ultime non sono delle vere e proprie spese dirette sulle strutture produttive in campo ma, risultando necessarie per gestire le produzioni nelle fasi di post-raccolta e l immissione sul mercato dei prodotti, non è possibile, nel contesto italiano, immaginare un azienda impegnata nella produzione di luppolo che risulti sprovvista di tali strutture. Nelle spese di gestione annuale, abbiamo annoverato una quota di ammortamento in 10 anni delle spese d impianto. Evidente è l importante spesa in manodopera per la raccolta. Questa voce, alla luce delle realtà produttive estere, potrebbe essere drasticamente ridotta acquistando una trebbiatrice per luppolo. Questa particolare tipologia di macchinari non è distribuita in Italia e ha costi molto variabili, dai 5.000 ai 45.000 euro, a seconda del numero di piante a ora che si riescono a processare. Tali macchinari dovrebbero essere facilmente reperibili, nei prossimi anni, sui mercati europei ed extraeuropei e, come già detto, riuscirebbero ad abbattere i notevoli costi di raccolta (18.000 euro in tabella 1). Nell ipotesi di introduzione di tali cantieri di raccolta, il costo dei macchinari impiegati andrebbe naturalmente inserito nelle spese d investimento e soggetto ad ammortamento insieme alle altre spese a carattere durevole. I ricavi ottenibili dalla coltivazione del luppolo sono rappresentati da: Al fine di garantire un identità al progetto di ricerca e per unire gli sforzi degli imprenditori italiani che producono, o vogliono ono produrre luppolo nasce il chio «Luppoleti Italiani». i». mar- L attività del brand è quella di convergere i vari sforzi del mondo della ricerca e creare un «luogo» in cui questo know how possa essere trasferito al mondo dell imprenditoria agricola italiana. Il trasferimento avviene mediante consulenza diretta sulla fattibilità di un progetto di coltivazione e su un tutoraggio durante la coltivazione vera e propria. In questo modo il comparto scientifico può accrescere il suo ba- gaglio di dati da elaborare, men- tre il mondo imprenditoriale può ricevere informazioni fondamentali per l avvio e la gestione della coltivazione, altrimenti di difficile reperimento. Per maggiori informazioni: www.facebook.com/luppoletiita liani www.instagram.com/luppoleti_ita liani/?hl=it luppoleti.italiani@gmail.com germogli, considerando una produzione di 200 kg/ha e un prezzo di 25 euro/kg; coni essiccati, considerando una produzione di poco inferiore alle 2 t/ha con un prezzo medio di 35 euro/kg. Bisogna comunque considerare che questi livelli produttivi sono ottenibili al terzo anno di coltivazione, come vedremo più avanti. Dall analisi costi-ricavi (tabella 1) si nota che, anche con l importante esborso per la manodopera prevista per la raccolta e, considerando il costo di ammortamento delle spese d impianto, già dal terzo anno (primo anno produttivo) si comincia a ottenere un reddito netto positivo dal luppoleto. Nel primo e secondo anno sia i costi di gestione sia i ricavi sono più bassi di quelli a regime e, come è facile intuire, questo dipende da una produzione più bassa in questi primi anni. L analisi è basata su di un orizzonte temporale di dieci anni, quello considerato per l ammortamento delle strutture, anche se l impianto potrebbe rimanere produttivo fino al doppio della durata qui ipotizzata. Buone prospettive per l Italia In Italia si può coltivare luppolo, ricavandone buoni livelli produttivi e reddituali. Il luppolo in coni essiccati sembra essere uno dei formati da preferire, in quanto conferisce alla birra un profilo sensoriale migliore rispet- 37/2017 L Informatore Agrario 53

TABELLA 1 - Analisi costi-ricavi per la realizzazione e la gestione di un luppoleto Operazioni di investimento Costo riferito a 5.000 m 2 Operazioni di gestione Costo riferito a 5.000 m 2 Anno Costi Ricavi Reddito netto Preparazione del terreno Operazioni annuali I 10.015 6.000 4.015 Scasso (¹) 350 Lavorazione con coltivatore (¹) 175 II 18.055 17.500 555 Preparazione del terreno (¹) 250 Taglio delle corone (²) 350 III 27.055 32.500 5.445 Costruzione dell'impianto Fresatura (¹) 200 IV 27.055 32.500 5.445 Palificazione-cavi-ancore (¹) 8.000 Tutoraggio (materiale) (²) 400 V 27.055 32.500 5.445 Dislocazione pali sul terreno (¹) 300 Lavoro (sistemazione tutori, interventi su germogli) (²) 900 VI 27.055 32.500 5.445 Trivellazione per i pali (¹) 250 Controllo crittogame (prodotti) (¹) 100 VII 27.055 32.500 5.445 Lavoro (montaggio dell'impianto) (¹) 1.000 Controllo fitofagi (prodotti) (¹) 150 VIII 27.055 32.500 5.445 Piantine (¹) 4.000 Distribuzione (5 interventi/anno con atomizzatore) (¹) 400 IX 27.055 32.500 5.445 Lavoro (plantumazione) (¹) 450 Fertilizzazione (concimi e interventi) (¹) 450 X 27.055 32.500 5.445 Impianto di irrigazione (¹) 1.500 Riparazioni manutenzioni (¹) 500 Essiccatore (¹) 1.200 Ammartamento strutture impianto (¹) 2.130 Imballatore/sottovuoto (²) 1.500 Raccolta delle piante in campo (²) 300 Cella frigorifera (¹) 2.500 Trebbiatura manuale (²) 18.000 Totale 21.300 Essiccazione (²) 300 Ricavi riferiti a 5.000 m² Imballaggio (²) 200 Germogli (¹) 2.500 Stoccaggio (²) 500 Coni essiccati (¹) 30.000 Manodopera operazioni post-raccolta (²) 2.000 Totale 32.500 Totale 27.055 (¹) Prezzi del mercato italiano. (²) Prezzi del mercato USA rapportati a quello Italiano. I primi due anni presentano un reddito negativo, derivato dalla bassa produzione del luppoleto. Dal terzo anno l impianto entra in piena produzione, così si può ricavare un reddito superiore ai 5.000 euro. Va comunque considerato che con una raccoglitrice il reddito ricavabile da mezzo ettaro potrebbe arrivare ai 20.000 euro. to al pellet. Inoltre, utilizzare luppolo italiano in coni può sicuramente essere un fattore determinante per differenziare e caratterizzare meglio le produzioni italiane di qualità, rispetto alle produzioni con pellet tipiche della grande industria. Non solo, la notevole presenza sul territorio italiano di birrifici artigianali (circa 1.000) rappresenta un aspetto importante per la formazione di un mercato a sostegno dell imprenditoria agricola che si dedicherà a questa coltivazione. Dall analisi economica è emerso come gli investimenti, in questa fase pioneristica, vadano ottimizzati per superfici di piccole dimensioni (intorno all ettaro). In primo luogo per la forte esigenza di manodopera nelle fasi di raccolta, che potrebbe limitare l ottimale gestione del luppoleto e, in seconda battuta, per quello che con- cerne la creazione di un mercato con contatto diretto tra produttore e consumatore. Infine coltivare luppolo può diventare un punto di forza per tutti i produttori di birra agricola (attività collegata alla produzione agricola). Coltivare luppolo in areali diversi, infatti, può determinare la produzione di coni dalle diverse proprietà aromatizzanti, capaci di meglio caratterizzare le birre legandole al territorio di origine. In questo modo birra e territorio entrerebbero in un sistema binario, basato sulla reciproca valorizzazione e alla creazione di vere e proprie eccellenze territoriali italiane. Francesco Rossini Attilio Coletta Roberto Ruggeri, Paolo Loreti Dafne - Dipartimento di scienze agrarie e forestali - Università degli studi della Tuscia (Viterbo) Diana De Santis Dibaf - Dipartimento per l innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali Università degli studi della Tuscia (Viterbo) Giuseppe Verri Azienda agricola Casale della Mandria Lanuvio (Roma) Per commenti all articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivi a: redazione@informatoreagrario.it 54 L Informatore Agrario 37/2017

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