SPAZI EUCLIDEI ANTONIO IANNIZZOTTO

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SPAZI EUCLIDEI ANTONIO IANNIZZOTTO Sommario. L insieme R n : rappresentazione geometrica, struttura algebrica, sistemi di coordinate, trasformazioni, applicazioni lineari, matrici, determinanti, prodotto scalare, prodotto vettoriale, forme quadratiche (cenni). Topologia euclidea: norma, distanza, intorni, insiemi aperti, chiusi, limitati, compatti, connessi, convessi, semplicemente connessi, punti interni, esterni, di frontiera, di accumulazione. Queste note sono un mero supporto didattico, senza alcuna pretesa di completezza, originalità o precisione. Indice 1. L insieme R n 1 2. Algebra degli spazi euclidei 3 3. Topologia degli spazi euclidei 8 Riferimenti bibliografici 12 Versione del 18 maggio 2016 1. L insieme R n L universo è tutto centro e tutto circonferenza. Giordano Bruno Denotiamo con R l insieme dei numeri reali, definito in [4], e con n N un numero naturale positivo. L insieme R n = R... R = {(x 1,... x n ) : x i R per ogni i {1,... n}} è detto spazio euclideo di dimensione n. Gli insiemi R, R 2, R 3 sono anche detti retta, piano, spazio euclideo. Gli elementi di R n sono denotati con scritture come x = (x 1,... x n ) e detti punti (o vettori). Sullo spazio n-dimensionale si stabilisce un sistema di coordinate cartesiane fissando un origine O e n rette orientate, ortogonali a due a due, dette assi. Dato un punto P dello spazio, esso può essere raggiunto da O mediante n spostamenti paralleli agli assi, di lunghezze (relative) x 1,... x n R. Così P viene identificato con l elemento x = (x 1,... x n ) R n, le cui componenti sono dette coordinate di P. Similmente il vettore OP (segmento orientato) è anch esso identificato con x. Una rappresentazione alternativa dei punti dello spazio n-dimensionale si ottiene mediante le coordinate polari: per ogni punto P dello spazio, P O, si definiscono un modulo ρ > 0 e n 1 1

2 A. IANNIZZOTTO Figura 1. Il punto P ha coordinate cartesiane (2, 2) e coordinate polari (2 2, π 4 ). numeri θ 1,... θ n 2 [0, π], θ n 1 [0, 2π[ t.c. x 1 = ρ cos(θ 1 ) (1.1) x 2 = ρ sin(θ 1 ) cos(θ 2 ) x 3 = ρ sin(θ 1 ) sin(θ 2 ) cos(θ 3 )... x n = ρ sin(θ 1 )... sin(θ n 1 ) Osservazione 1.1. Nel caso n = 2 le coordinate cartesiane e polari sono denotate con (x, y), (ρ, θ), rispettivamente, e la trasformazione (1.1) diventa { x = ρ cos(θ) y = ρ sin(θ) (ved. figura 1). Nel caso n = 3 le coordinate cartesiane e polari sono denotate con (x, y, z), (ρ, θ, ϕ), rispettivamente, e la trasformazione (1.1) diventa x = ρ sin(ϕ) cos(θ) y = ρ sin(ϕ) sin(θ) z = ρ cos(ϕ) (ved. figura 2). Sempre nel caso n = 3 si introducono anche le coordinate cilindriche (ρ, θ, ζ) t.c. x = ρ cos(θ) y = ρ sin(θ) z = ζ (ved. figura 3). Ovviamente, sono possibili altre rappresentazioni (per esempio spostando il centro di un sistema di coordinate polari o ruotando gli assi di un sistema di coordinate cartesiane).

SPAZI EUCLIDEI 3 Figura 2. Figura 3. La principale differenza fra il caso uni-dimensionale e quello multi-dimensionale è che nel secondo viene meno la nozione (fondamentale nel primo) di ordine: infatti, date due coppie (x 1, x 2 ), (y 1, y 2 ) R 2 diverse, non è immediato stabilire se una delle due sia più piccola dell altra. Anzi, si dimostra che non è possibile definire su R 2 un ordinamento (ved. [4]) consistente con le operazioni algebriche. Questo ci obbliga a definire su R 2 (come su R n, n 3) una struttura geometrica indipendente dall ordinamento. Tale struttura si basa su nozioni algebriche e topologiche, che introduciamo brevemente rimandando ai corsi di Geometria per una trattazione più estesa (ved. [1], [2], [3]). 2. Algebra degli spazi euclidei Sull insieme R n definiamo due operazioni, dette somma e prodotto (per uno scalare), ponendo per ogni x, y R n, λ R x + y = (x 1 + y 1,... x n + y n ), λx = (λx 1,... λx n ). Le operazioni definite sopra godono delle seguenti proprietà (conseguenza immediata delle proprietà delle operazioni di R): Lemma 2.1. Per ogni x, y, z R n, λ, µ R si ha (i) (x + y) + z = x + (y + z); (ii) x + y = y + x; (iii) x + 0 = x, dove 0 = (0,... 0); (iv) x + ( x) = 0, dove x = ( x 1,... x n ); (v) (λµ)x = λ(µx); (vi) λ(x + y) = λx + λy; (vii) (λ + µ)x = λx + µx; (viii) 1x = x. Le proprietà (i)-(viii) fanno di R n uno spazio vettoriale. Una base di tale spazio è formata dai vettori e 1 = (1, 0,... 0),... e n = (0,... 0, 1),

4 A. IANNIZZOTTO così che per ogni x R n esiste unica la decomposizione n x = x i e i. i=1 Introduciamo un altra operazione su R n. Il prodotto scalare associa a una coppia di vettori (x, y) il numero reale n x y = x i y i. Proprietà del prodotto scalare: Lemma 2.2. Per ogni x, y, z R n, λ R si ha (i) x y = y x; (ii) (x + y) z = x z + y z; (iii) (λx) y = λx y; (iv) x x 0. i=1 Il significato geometrico del prodotto scalare è il seguente: se x, y sono rappresentati da due segmenti orientati OP, OQ e θ [0, 2π[ è l ampiezza dell angolo formato da essi 1, si ha (2.1) x y = OP OQ cos(θ) (dove AB rappresenta la lunghezza del segmento congiungente due punti A e B). Legata alla nozione di prodotto scalare è quella di norma (o modulo) di un vettore, definita da x = x x (ved. (iv)). Un vettore di norma 1 è detto versore (per esempio, e i è un versore, i = 1,... n). Proprietà della norma: Lemma 2.3. Per ogni x, y R n, λ R si ha (i) x 0; (ii) x = 0 se e solo se x = 0; (iii) λx = λ x ; (iv) x + y x + y (prima diseguaglianza triangolare); (v) x y x y (seconda diseguaglianza triangolare); (vi) x y x y (diseguaglianza di Cauchy-Schwarz). Due vettori x, y R n \ {0} si dicono paralleli se esiste λ R t.c. y = λx, ortogonali (o normali) se x y = 0 (ved. (2.1)). Una varietà affine di dimensione k in R n (k {1,... n 1}) è un sottoinsieme definito da n k equazioni lineari, in particolare le varietà affini di dimensione 1 sono dette rette, quelle di dimensione 2 sono dette piani. Un iperpiano è una varietà affine di dimensione n 1, definita da una singola equazione del tipo (2.2) a 1 x 1 +... a n x n = b. Un iperpiano è anche caratterizzato da una condizione geometrica: detto x 0 un punto dell iperpiano P di equazione (2.2), per ogni x R n si ha x P se e solo se n (x x 0 ) = 0, 1 Non importa in che senso misuriamo gli angoli, in quanto cos(θ) = cos( θ).

SPAZI EUCLIDEI 5 dove n = (a 1,... a n ) viene detto vettore normale a P. In particolare, per n = 3, le varietà affini sono solo rette e piani (questi ultimi sono gli iperpiani di R 3 ). Una retta R in R 3 si può descrivere mediante l equazione parametrica x = x 0 + tv 1 y = y 0 + tv 2 (t R) z = z 0 + tv 3 (dove P 0 = (x 0, y 0, z 0 ) è un punto di R e il vettore v = (v 1, v 2, v 3 ) ne individua la direzione), oppure mediante l equazione cartesiana { a 1 x + b 1 y c 1 z = d 1 a 2 x + b 2 y + c 2 z = d 2 (come intersezione di due piani). Un piano P si può descrivere mediante l equazione parametrica x = x 0 + tv 1 + sw 1 y = y 0 + tv 2 + sw 2 (t, s R) z = z 0 + tv 3 + sw 3 (dove P 0 = (x 0, y 0, z 0 ) è un punto di P e i vettori v = (v 1, v 2, v 3 ), w = (w 1, w 2, w 3 ) ne individuano la giacitura), oppure mediante l equazione cartesiana ax + by + cz = d (dove n = (a, b, c) è normale a P). Una funzione biunivoca f : R n R n è detta trasformazione. Un applicazione lineare di R n è una funzione ϕ : R n R n t.c. per ogni x, y R n, λ, µ R ϕ(λx + µy) = λϕ(x) + µϕ(y). Ogni applicazione lineare è individuata da una matrice A R n n (ved. [3]) t.c. per ogni x R n Si ha pertanto (ved. [3]): ϕ(x) = A x (prodotto righe per colonne). Lemma 2.4. Sia ϕ : R n R n l applicazione lineare individuata dalla matrice A R n n. Allora le seguenti condizioni sono equivalenti: (i) ϕ è biunivoca; (ii) det(a) 0. Ovviamente, una trasformazione lineare è un applicazione lineare biunivoca. Esempio 2.5. Sia n = 3 e 1 1 0 A = 0 1 0. 1 1 1 Calcoliamo 1 1 0 0 1 0 1 1 1 1 0 1 1 0 0 1 1 dunque per il Lemma 2.4 ϕ è una trasformazione lineare.

Posto a = (a 1,... a n ), si ha per ogni x R n p(x) = a x. 6 A. IANNIZZOTTO Concentriamoci sul caso n = 3. I vettori della base canonica vengono in questo caso indicati con i = (1, 0, 0), j = (0, 1, 0), k = (0, 0, 1). Si definisce un ulteriore operazione detta prodotto vettoriale, che associa a due vettori x 1, x 2 R 3 (x i = (x i, y i, z i ), i = 1, 2) un terzo vettore, definito dal determinante simbolico 2 i j k x 1 x 2 = x 1 y 1 z 1 x 2 y 2 z 2 = (y 1z 2 y 2 z 1 )i + (x 2 z 1 x 1 z 2 )j + (x 1 y 2 x 2 y 1 )k. Proprietà del prodotto vettoriale: Lemma 2.6. Per ogni x 1, x 2, x 3 R 3, λ R si ha (i) x 1 x 2 = x 2 x 1 ; (ii) (x 1 + x 2 ) x 3 = x 1 x 3 + x 2 x 3 ; (iii) (λx 1 ) x 2 = λx 1 x 2 ; (iv) x 1 x 1 = 0. Osserviamo che x 1, x 2 R 3 sono paralleli se e solo se x 1 x 2 = 0. Il significato geometrico del prodotto vettoriale è il seguente: se x 1, x 2 R 3, non paralleli, sono rappresentati da due segmenti orientati OP 1, OP 2, allora x 1 x 2 è un vettore ortogonale al piano passante per O, P 1 e P 2 e di modulo pari all area del parallelogramma di lati OP 1, OP 2, cioè x 1 x 2 = x 1 x 2 sin(θ), dove θ [0, 2π[ è l angolo formato da OP 1 e OP 2. Introduciamo due classi di funzioni definite in R n (n 2) a valori in R che saranno usate largamente in seguito (ved. [6]). Una forma lineare è una funzione p : R n R definita per ogni x R n,da n p(x) = a i x i (a i R, i {1,... n}). i=1 Una forma quadratica è una funzione q : R n R definita per ogni x R n da n q(x) = a ij x i x j (a ij R, i, j {1,... n}). i,j=1 Possiamo sempre supporre a ij = a ji (altrimenti li sostituiamo entrambi con 1 2 (a ij + a ji ), lasciando q inalterata). Definita una matrice simmetrica A = [a ij ] R n n, si ha per ogni x R n Diremo che q è q(x) = x (Ax). (a) definita positiva se q(x) > 0 per ogni x R n \ {0}; (b) definita negativa se q(x) < 0 per ogni x R n \ {0}; (c) semi-definita positiva se q(x) 0 per ogni x R n ; (d) semi-definita negativa se q(x) 0 per ogni x R n ; (e) indefinita se esistono x 1, x 2 R n t.c. q(x 1 ) < 0 < q(x 2 ). 2 Simbolico perché gli elementi della prima riga sono vettori.

SPAZI EUCLIDEI 7 Chiaramente, se q è definita positiva (negativa) è anche semi-definita positiva (negativa), mentre se q è semi-definita (positiva o negativa) può esistere x 0 R n \ {0} t.c. q(x 0 ) = 0. Esempio 2.7. Il prodotto scalare in R n è una forma quadratica indotta dalla matrice 1 0... 0 0 1... 0 I = ed è definita positiva per il Lemma 2.2 (i).......... 0 0... 1 Un metodo per riconoscere le forme quadratiche (semi-)definite è basato sul calcolo di alcuni determinanti. Consideriamo la forma q indotta dalla matrice A = [a ij ]. Chiameremo sotto-matrice simmetrica di A di ordine k {1,... n} ogni matrice B R k k formata da elementi di A, t.c. a ij compare in B se e solo se vi compare a ji, e sotto-matrice principale ogni sotto-matrice simmetrica del tipo a 11... a 1k A k =...... (k {1,... n}). a k1... a kk Il seguente risultato fornisce delle caratterizzazioni dei casi (a) (e) (per le dimostrazioni ved. [2]): Teorema 2.8. Sia q : R n R una forma quadratica indotta dalla matrice A R n n. Allora: (i) q è definita positiva se e solo se det(a k ) > 0 per ogni k {1,... n}; (ii) q è definita negativa se e solo se ( 1) k det(a k ) > 0 per ogni k {1,... n}; (iii) q è semi-definita positiva se e solo se det(b) 0 per ogni sotto-matrice simmetrica B di A; (iv) q è semi-definita negativa se e solo se ( 1) k det(b) 0 per ogni sotto-matrice simmetrica B di A di ordine k {1,... n}; (v) q è indefinita se e solo se nessuna delle precedenti condizioni è verificata. Data l importanza del caso n = 2, particolarizziamo il Teorema 2.8 a tale caso: Corollario 2.9. Sia q : R 2 R una forma quadratica indotta dalla matrice A R 2 2. Allora: (i) q è definita positiva se e solo se a 11 > 0 e det(a) > 0; (ii) q è definita negativa se e solo se a 11 < 0 e det(a) > 0; (iii) q è semi-definita positiva se e solo se a 11 0, a 22 0, e det(a) 0; (iv) q è semi-definita negativa se e solo se a 11 0, a 22 0, e det(a) 0; (v) q è indefinita se e solo se nessuna delle precedenti condizioni è verificata. Esempio 2.10. Sia q : R 2 R la forma quadratica indotta dalla matrice [ ] 1 0 A =. 2 1 Poiché det(a) = 1, per il Corollario 2.9 (v) la forma quadratica q è indefinita. Infatti, si ha, q(1, 0) = 1, q(0, 1) = 1. Osservazione 2.11. Un metodo alternativo per determinare il carattere di una forma quadratica è basato sul segno degli autovalori: se A R n n è una matrice simmetrica, essa ammette n autovalori reali λ 1 λ 2... λ n. Allora la forma qudratica q indotta da A è (a) definita positiva se λ 1 > 0 (in questo caso si ha q(x) λ 1 x 2 per ogni x R n );

8 A. IANNIZZOTTO (b) definita negativa se λ n < 0 (in questo caso si ha q(x) λ n x 2 per ogni x R n ); (c) semi-definita positiva se λ 1 0; (d) semi-definita negativa se λ n 0; (e) indefinita se λ 1 < 0 < λ n. (ved. [2]). Esercizio 2.12. Dimostrare il Lemma 2.1. Esercizio 2.13. Dimostrare il Lemma 2.2. Esercizio 2.14. Dimostrare il Lemma 2.3. Esercizio 2.15. Dimostrare che per ogni i, j {1,... n} { 1 se i = j e i e j = 0 se i j. Esercizio 2.16. Dimostrare il Lemma 2.6. Esercizio 2.17. Dimostrare che i j = k, i k = j, j k = i. Esercizio 2.18. Stabilire se le forme quadratiche indotte dalle seguenti matrici sono definite, semi-definite o indefinite: [ ] [ ] [ ] 0 2 1 1 0 0,,, 2 0 2 1 1 0 1 0 1 1 0 0 0 1 1, 0 1 0. 0 1 1 0 0 2 3. Topologia degli spazi euclidei In questa sezione doteremo l insieme R n (n 2) di una topologia consistente con quella introdotta in R (ved. [4]) ma indipendente dall ordinamento. Definiamo una metrica (o distanza) ponendo per ogni x, y R n d(x, y) = x y. Alla nozione di metrica è collegata quella di diametro di un insieme A R n : Proprietà della metrica: Lemma 3.1. Siano x, y, z R n. Si ha (i) d(x, y) 0; (ii) d(x, y) = 0 se e solo se x = y; (iii) d(x, y) = d(y, x); (iv) d(x, y) d(x, z) + d(z, y). diam(a) = sup d(x, y). x,y A Per ogni x R n, r > 0 si definisce l intorno sferico (o palla) di centro x e raggio r ponendo B r (x) = {y R n : d(x, y) < r}. Gli intorni sferici foniscono la base della topologia di R n. A partire da questa nozione si possono costruire i seguenti definizioni e risultati (le dimostrazioni sono analoghe a quelle viste in [4]).

Definizione 3.2. Siano A R n, x R n. Il punto x è detto SPAZI EUCLIDEI 9 (i) interno ad A se esiste r > 0 t.c. B r (x) A; (ii) esterno ad A se esiste r > 0 t.c. B r (x) R n \ A; (iii) di frontiera per A se per ogni r > 0 esistono y, z B r (x) t.c. y A, z R n \ A; (iv) di accumulazione per A se per ogni r > 0 esiste y B r (x) \ {x} t.c. y A; (v) isolato per A se esiste r > 0 t.c. A B r (x) = {x}. L insieme dei punti interni ad A è detto interno di A e denotato int(a), l insieme dei punti di frontiera è detto frontiera di A e denotato A, la chiusura di A è l insieme cl(a) = A A, e l insieme dei punti di accumulazione di A è detto derivato di A e denotato D(A). Osserviamo inoltre che A = (R n \ A), cl(a) = A D(A). Per ogni x R n, r > 0 definiamo la palla chiusa e la sfera di centro x e raggio r, rispettivamente, come B r (x) = {y R n : d(x, y) r}, B r (x) = {y R n : d(x, y) = r}. Esempio 3.3. Sia Chiaramente si ha A = {x R n : 0 < x 1}. int(a) = {x R n : 0 < x < 1}, A = B 1 (0) {0}, cl(a) = B 1 (0). Definizione 3.4. Un insieme A R n è detto (i) aperto se A = int(a); (ii) chiuso se A = cl(a). Gli insiemi, R n sono aperti e sono gli unici insiemi sia aperti che chiusi. Alcune proprietà degli insiemi aperti: Lemma 3.5. Si ha: (i) A è aperto se e solo se R n \ A è chiuso; (ii) se A è una famiglia di insiemi aperti, allora A è aperto; (iii) se A 1,... A k (k N 0 ) sono aperti, allora k i=1 A i è aperto. Proprietà degli insiemi chiusi: Lemma 3.6. Si ha: (i) A è chiuso se e solo se R n \ A è aperto; (ii) se A è una famiglia di insiemi chiusi, allora A è chiuso; (iii) se A 1,... A k (k N 0 ) sono chiusi, allora k i=1 A i è chiuso. Un insieme A R n è detto limitato se esiste R > 0 t.c. A B R (0). Inoltre, A si dice compatto se è chiuso e limitato. Vale in proposito un importante risultato: Teorema 3.7. (Bolzano-Weierstraß) Sia A R n un insieme compatto e infinito. Allora esiste x D(A) A. Introduciamo ora alcune nozioni che hanno senso solo in dimensione n 2.

10 A. IANNIZZOTTO Definizione 3.8. Un insieme A R n è detto connesso se non esistono B 1, B 2 R n aperti t.c. A B 1 B 2, A B 1, A B 2, A B 1 B 2 =. Una nozione legata a quella appena introdotta è quella di insieme connesso per archi, ovvero un insieme A R n con la seguente proprietà: per ogni x, y A esiste una funzione continua r : [0, 1] R n t.c. r(0) = x, r(1) = y, r(t) A per ogni t [0, 1] (per la definizione di funzione continua a valori in R n ved. [5]). Si dimostra che ogni insieme connesso per archi è connesso. Tuttavia, l implicazione non si inverte in generale: tutto quello che possiamo dire è che ogni insieme aperto e connesso è connesso per archi. Esempio 3.9. Sia A = {( ( 1 } x, sin : x R \ {0} {(0, y) : y [ 1, 1]}. x)) Si dimostra che A è connesso ma non connesso per archi (ovviamente A non è aperto). Definizione 3.10. Un insieme A R n è detto convesso se per ogni x, y A, t [0, 1] si ha (1 t)x + ty A. Ovviamente, ogni insieme convesso è connesso (per archi). L implicazione non si inverte: Esempio 3.11. L anello è un insieme connesso ma non convesso. A = {(x, y) R 2 : 1 x 2 + y 2 4} Osservazione 3.12. In R le Definizioni 3.8, 3.10 sono equivalenti e soddisfatte solo dagli intervalli. Infine introduciamo una nozione topologica che sarà largamente utilizzata in seguito (ved. [8]): Definizione 3.13. Un insieme A R n è detto semplicemente connesso se verifica le seguenti condizioni: (i) A è connesso; (ii) per ogni curva continua chiusa γ, di parametrizzazione r : [a, b] A, esistono una funzione continua ϕ : [a, b] [0, 1] A e x 0 A t.c. ϕ(t, 0) = r(t), ϕ(t, 1) = x 0, ϕ(t, µ) A per ogni (t, µ) [a, b] [0, 1]. Intuitivamente, la condizione (ii) si può esprimere dicendo che ogni circuito contenuto in A si può deformare con continuità a un singolo punto rimanendo in A (per l interpretazione rigorosa di questa condizione ved. [7]). In particolare, nel caso n = 2 un insieme semplicemente connesso è un insieme connesso privo di buchi. Mettiamo in evidenza i seguenti casi particolari: (a) sia A R n un insieme convesso, allora A è semplicemente connesso; (b) sia A un insieme stellato, ovvero esista x 0 A t.c. per ogni y A e ogni µ [0, 1] si ha (1 µ)x 0 + µy A, allora A è semplicemente connesso. Esempio 3.14. In R 2 l insieme A 1 = {(x, y) R 2 : 1 x 2 + y 2 4} è connesso ma non semplicemente connesso. In R 3 l insieme A 2 = {(x, y, z) R 3 : 1 x 2 + y 2 + z 2 4}

SPAZI EUCLIDEI 11 Figura 4. è semplicemente connesso (si noti come la definizione dipenda dalla dimensione dello spazio), mentre il dominio toroidale A 3 = {(x, y, z) R 3 : x 2 + y 2 + z 2 4 cos(θ)x 4 sin(θ)y + 3 0, θ [0, 2π[} non è semplicemente connesso (ved. figura 4). Infine accenniamo al delicato concetto di topologia relativa. Siano A R n un insieme e B A: B è detto aperto (chiuso) in A se esiste C R n aperto (chiuso) t.c. B = A C. Per esempio, posto A = {(x, y) R 2 : x 2 + y 2 1}, B = {(x, y) A : y > x}, l insieme B è aperto in A (mentre non è aperto in R n ). Esercizio 3.15. Dimostrare il Lemma 3.1. Esercizio 3.16. Dimostrare il Lemma 3.5. Esercizio 3.17. Dimostrare il Lemma 3.6. Esercizio 3.18. Dire se i seguenti insiemi in R 2 sono aperti, chiusi, limitati, compatti, connessi o convessi: { (x, y) R 2 : x 2 + y 2 = 1 } n 2, n N 0, {(x, y) R 2 : y x 2 }, {(x, y) R 2 : xy < 1}, {(x, y) R 2 : y x Z}. Esercizio 3.19. Sia A R n. Dimostrare che A è chiuso e che (R n \ A) = A. Esercizio 3.20. Sia A R n. Dimostrare che int(a) è il più grande insieme aperto contenuto in A e cl(a) è il più piccolo insieme chiuso contenente A.

12 A. IANNIZZOTTO Riferimenti bibliografici [1] M. Bramanti, C.D. Pagani, S. Salsa, Analisi matematica 2, Zanichelli (2009). 3 [2] S. Greco, P. Valabrega, Lezioni di algebra lineare e geometria, Levrotto & Bella (1990). 3, 7, 8 [3] A. Iannizzotto, Pan di Via per i corsi di Analisi Matematica (2015). 3, 5 [4] A. Iannizzotto, Insiemi numerici (2015). 1, 3, 8 [5] A. Iannizzotto, Funzioni di più variabili reali (2016). 10 [6] A. Iannizzotto, Calcolo differenziale in più variabili (2016). 6 [7] A. Iannizzotto, Curve e superfici (2016). 10 [8] A. Iannizzotto, Campi vettoriali (2016). 10 Dipartimento di Matematica e Informatica Università degli Studi di Cagliari Viale L. Merello 92, 09123 Cagliari, Italy E-mail address: antonio.iannizzotto@unica.it