Marco Ratti LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE

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Marco Ratti LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE

IL TERZO SETTORE E LA SUA FINANZA Alcune semplici domande economico-finanziarie sul TS non trovano risposte precise nelle statistiche di sistema: p.es. É Quanto è il contributo al Pil del TS? É Quanto capitale fisso concorre alla produzione di impatto sociale nel TS? É Quanto è (richiede cosa è ) questo impatto sociale del TS? É Come è finanziato quel capitale? Questa situazione affianca e promuove un grado eccessivo di ideologia nei dibattiti sul TS e sulla sua finanza É Quindi qualche risposta imprecisa è meglio che nessuna Ð Mi concentro sul finanziamento Ð Ricordando che ciò che l Istat chiama fonti di finanziamento è più propriamente una ripartizione delle entrate. Qui parlo d altro Ð Ma intanto ricordo che se il TS è poco dipendente dalle fonti pubbliche, la sua parte produttiva (specie coop sociali) lo è invece molto

IL CREDITO AL TS E CRESCIUTO MOLTISSIMO

LO STOCK DI CREDITO ATTUALE Cooperative sociali (la gran parte del nonprofit produttivo): AICCON- UBI 2015 stima per il 2013 É Patrimonio netto 2,7mld, di cui cap.le soc.le 436mln É Debito v/banche 1,16 mld (bt) + 716 mln (mlt) É Quadra con la stima Bankitalia al 2012, circa 1,7 mld É Quindi CS meno indebitate delle PMI (circa 40/60), patrimonio netto (campione Mediobanca PMI industriali) ca 62 mld nel 2013 L intero TS cuba parecchio di più: Bankitalia stimava a giugno 2012 É Totale credito al TS = 10,4 mld É Per il 55% dai primi 5 gruppi, un altro 25% dalle banche grandi e medie. Le BCC valgono il 10% ca, il resto piccole, minori ed estere É Credo quindi utile aggiornare la retorica sull ecosistema incluse le citazioni improprie di Caritas in Veritate a favore delle BCC É Non si conosce la ripartizione breve / medio-lungo. Generalmente ipotizzo 50/50 che è il mix di Banca Prossima, o 60 breve / 40 mlt

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUI DATI Il TS è probabilmente partito svantaggiato, al volgere del secolo, nell accesso al credito e alla finanza in genere Ma molto catch-up è stato fatto e oggi c è semmai un maggior problema di accesso al capitale (con pochi provider scalati) avendo però voglia di investire da parte del TS, che oggi vedo francamente scarsa (problema: modello di business) Quindi: a oggi, dopo una crescita impetuosa, la domanda di finanza del TS è timida, ma a oggi il TS non si muove granché. Se un domani modificasse il modello di business - come è probabilmente necessario per ripartire e contribuire alla crescita - la reperibilità di finanza sarebbe un problema Inoltre, l economia sociale è molto più ampia del TS (stime ISTAT: un 5% del fatturato dell economia) É Ma ne sappiamo veramente poco É Osservatorio Make A Change B-Corp un pezzo di questa economia: sociale, ma non nonprofit

LE RIFORME CI IMPORTANO COME OPERATORI? Molto: le riforme (per ora: delle IS e delle società benefit) possono essere o meno in grado di produrre É Certezza del diritto É Protezione degli investitori É Risorse per l economia sociale É Quindi: sviluppo dell economia sociale Ma non credo che possano produrre la forma giuridica silver bullet che risolve tutti i problemi in una volta Come vanno giudicate le riforme in questione su questi criteri? É Su alcuni di essi non è chiaro É P.es.: risorse da e per l economia sociale. Dov è la stabilizzazione del 5x1000? La riforma delle donazioni? Il riordino e razionalizzazione della fiscalità? Tutto l ambito di fiscalità e contributi è un convitato di pietra del dibattito É (che secondo me co-determina i toni accesi)

COSA GUARDIAMO NEL FARE CREDITO? Molte cose su cui le riforme non incidono É Tutto ciò che è performance e solidità della singola organizzazione Ð Economica, patrimoniale e andamentale (rapporti bancari) Ð oltre che qualitativa: molto importante La congruenza della forma organizzativa con il business É P.es. di solito non si può fare fundraising, o avere numeri significativi di volontari, essendo un impresa sociale É Ma non si può nemmeno avere un bilancio significativo ed essere una fondazione con controllo lasco (S. Raffaele) É E c è un rischio fiscale eccessivo nell essere una associazione con una forte attività economica Cosa impedisce a un cliente di scappare con la cassa É O usarla per qualcosa che non è restituirci il credito É P.es. per la sua missione sociale É O per distribuirla ai suoi azionisti; quindi: vincoli alla distribuzione degli utili, e soprattutto mantenere l asset lock (disaccordo con la Task Force globale del G8)

IMPLICAZIONI PER LE RIFORME Perché sono scomparse, o a rischio É L obbligatorietà della qualifica di IS? Ð Inizialmente ero contrario, per generico liberismo e per tema di arbitrarietà nella valutazione Ð Ma era lo strumento per fare emergere le imprese sociali dall associazionismo, riducendo il rischio fiscale e separando il grano dal loglio, almeno un po É La misurabilità dell impatto sociale? Ð Era lo strumento per obbligare le organizzazioni, specie minori, ad almeno definire il loro contributo al bene comune Ð Ora dovremo giudicare in altra maniera se il contributo al bene comune del tennis club Parioli sia sufficiente a qualificarlo come TS É La differenziazione per forme giuridiche del cap alla distribuzione di utili? Ð Questo merita una discussione ad hoc

LA RIFORMA DELL IMPRESA SOCIALE Gran dibattito sulla distribuzione degli utili É Già possibile (buoni fruttiferi + 2,5%) per le coop a mutualità prevalente, incluse quelle sociali Ð Quindi non è che il nonprofit diventa profit. O se è così, lo è già Ð Sen. Lepri: la formula a oggi non fa il 5% annuo, ma il 3-3,5%! C è differenza. É Ma soprattutto perché fare una legge sull IS e poi trattarla ugualmente alle coop sociali? (lobbying a parte) Ð L IS ha senso nella misura in cui si crede che fini sociali possano essere perseguiti da entità controllate dal capitale (le IS) e non dal lavoro (le CS). Altrimenti tanto varrebbe avere le sole CS E quindi crederei sensata per le IS una maggior remunerazione del fattore dominante (p.es. buoni fruttiferi+3,5-4% = 4-5% a oggi) Nonché una distribuzione degli utili nulla, per le entità tradizionalmente non profit (associazioni e fondazioni) per le quali remunerare il capitale non ha alcun senso Ð La Camera apparentemente aveva in mente la seconda. Non so se anche la prima Grande assente: la fiscalità É Non griderebbe vendetta al cielo, sarebbe anzi coerente con l art.45 Cost., avere vantaggi fiscali per le CS e non (o minori) per le IS

LE SOCIETÀ BENEFIT Disposizioni passate nella Legge di Stabilità, essenzialmente replicano il testo della proposta Del Barba Pro É Esclusione della responsabilità degli amministratori quando la società non persegue solo il lucro Ð Non credo fosse un gran problema in Italia, ma lo è in altri Paesi Ð Da valutare a cura di giuristi: ci sono rischi (responsabilità degli amministratori) per le società che non diventano benefit, ma perseguono altri fini oltre al lucro? É Statuizione esplicita di principi di valutazione (non misura, ma per me è lo stesso) dell impatto sociale É Essenzialmente replica l impianto della certificazione B-Corp e permette di sfruttarne il network globale e il valore segnaletico Contro É Il testo non è molto preciso in vari punti É Non vedo alcun beneficio, né fiscale, né p.es. in termini di partecipazione agli appalti. Pericoloso perché era la stessa situazione dell IS nel 2005-6 É Possibile sovrapposizione con l IS (a seconda di come verrà implementata la relativa riforma) senza però alcun coordinamento Ð Probabile scelta del MEF per promuovere l economia sociale senza attendere le pastoie politiche della riforma del TS e come tale benvenuta