Convegno La gestione integrata della safety e della security aziendale e il ruolo del security manager ANMIL 22 Ottobre 2014 Bologna
Penetrazione jihadista nel mondo nel 2011 In giallo evidenziati i Paesi ove erano presenti cellule jihadiste
Al Qaeda «Gli Emirati» Dal 2005 al 2010 i mujaheddin di Al Qaeda si insediarono in Iraq, in Somalia e in Yemen dove iniziarono a indottrinare bambini alla jihad, esportando poi giovani terroristi da impiegare in attentati contro i militari americani. L'Iraq divenne un centro di richiamo per i jihadisti simile a quello rappresentato negli anni 80 dall'afghanistan in guerra contro l'unione Sovietica. La dimensione territoriale raggiunta dall organizzazione di Al Qaida in Iraq (AQI), guidata al tempo da Abu Musab al- Zarqawi, consentì di creare un numero cospicuo di cellule di appoggio in diversi paesi del Medio Oriente e del Golfo. Nel gennaio 2009, la divisione in Arabia Saudita si fuse con l'ala yemenita del network (Aqy), dando vita ad AQAP (Al Qaida nella Penisola arabica) che segnò un evoluzione nella strategia jihadista rilanciando il territorio yemenita sia quale base operativa per portare attacchi contro l Arabia Saudita sia quale area di addestramento per elementi destinati ad agire in chiave antioccidentale anche al di fuori della regione. Il continente africano rappresentò un ulteriore area di riposizionamento dei militanti di Al Qaida. Sotto la sigla di AQMI (Al Qaida nel Maghreb Islamico), confluirono algerini, mauritani, libici, maliani, marocchini, tunisini e burkinabè provenienti in gran parte dal disciolto GSPC algerino. Un altra frontiera di infiltrazione di qaidisti fu rappresentata dal Caucaso del Nord dove operava l Emirato Islamico del Caucaso.
La Leadership in Al Qaeda Era presumibile, in tale quadro, una fuga in avanti di AQMI, che possedeva una struttura differenziata e un ampio bacino areale cui attingere per il reclutamento e finanziamento delle proprie azioni, anche ricorrendo ai traffici illeciti che percorrono il Sahel. Aree di radicamento e attività AQMI Nucleo centrale Al Qaida Aree di radicamento e attività AQAP e Al- Shabaab Tale situazione conteneva i prodromi per l innalzamento della probabilità di atti di terrorismo e di sequestri di persona in Nord Africa.
La primavera araba Nel 2011, allo scoppio della Primavera Araba, si trovarono in nord Africa circa 500 persone che operavano per aziende italiane. La situazione ebbe un evoluzione rapida e talvolta inattesa in Paesi comunemente giudicati «tranquilli e di livello di rischio basso» rendendo necessaria l attivazione di Piani che ebbero l occasione per essere testati a fronte di una crisi reale che spesso vedeva il sorgere di ostacoli successivi e di crescente difficoltà : Chiusura degli spazi aerei, blocco dei voli, chiusura delle telecomunicazioni, blocchi stradali, coprifuoco, scontri violenti in città furono alcuni dei problemi che insorsero.
I Protagonisti delle proteste Le rivolte popolari in Africa e Medio Oriente sono state guidate da una generazione pluralista che manifestava in nome della laicità e del rispetto dei diritti fondamentali. Chi erano: Giovani al di sotto dei trent anni con un livello di istruzione mediamente elevato, ma scarse prospettive di lavoro. Cosa combattevano: L aumento dei prezzi, la mancanza di posti di lavoro, l autoritarismo delle élite al potere, la negazione dei diritti umani fondamentali. Cosa chiedevano: Libertà di espressione, rappresentanza credibile, partecipazione politica, pari accesso alle risorse dello Stato Nella Primavera araba viene utilizzato per la prima volta un sistema di comunicazione e organizzazione privo di centro e di leader, che deve la sua efficacia alla capacità di internet utilizzando twitter e facebook.
L importanza dei Piani di Evacuazione I piani di evacuazione si rilevarono lo strumento principe per guidare verso aree Paesi sicuri cospicui gruppi di persone spesso formate da intere famiglie. Si rivelarono essenziali: La disponibilità di liste aggiornate delle persone presenti compresi familiari e ospiti La disponibilità di liste di mezzi da utilizzare per il movimento delle persone La disponibilità di mezzi di comunicazione e la capacità di diffondere rapidamente le informazioni e le disposizioni L identificazione di muster point sicuri da utilizzare in attesa di evacuare L identificazione di soggetti locali in grado di supportare l attuazione del piano La preventiva identificazione e descrizione di percorsi di evacuazione alternativi Una impostazione generale del piano orientata alla efficienza, robustezza e resilienza
L importanza del Security Manager La figura del Security Manager fu fondamentale per: Seguire l evoluzione della situazione e riferire a livello centrale sin dalle fasi precedenti le crisi Segnalare la presenza di fattori indicatori dell approssimarsi della crisi Dare attuazione al piano di evacuazione coordinando il flusso d informazione verso tutti gli espatriati ed il loro movimento verso i muster point e successivamente verso i siti di partenza/imbarco Garantire il flusso continuo d informazione verso i decisori Mantenere contatti con le Forze Militari intervenute in soccorso degli espatriati
MAE Unità di Crisi Coordinamento con Ministero Difesa italiano; Coordinamento con altri Ministeri interessati (Interni, Sanità); Coordinamento con rappresentanze diplomatiche italiana e straniere; Coordinamento con Enti italiani competenti per traffico aereo e navale; Supporto per ingresso in altri Paesi di transito.
Collaborazione con le Istituzioni Unità di Crisi MAE AISE COI Forze Armate
Lezioni apprese Piani di evacuazione dettagliati con opzioni multiple in termini di mezzi da utilizzare e di percorsi Liste del personale all estero aggiornate Mezzi di telecomunicazione autonomi (inefficienza GSM e satellitari) Previsione chiusura spazio aereo Informazione e formazione del personale in missione o residente (travel security e security induction) Totale perdita della capacità operativa delle FFPP e FFAA locali Esigenza di mantenere costantemente i rapporti con Istituzioni italiane