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Funzioni di n variabili a valori vettoriali Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2017 1. Differenziale per funzioni da R n in R k Una funzione F : A R n R k può essere vista come una k-upla di funzioni scalari F 1, F 2,... F k : A R. Quindi si possono definire le derivate direzionali per F semplicemente definendole componente per componente e in particolare le derivate parziali. Si può ottenere così una matrice k n, detta matrice jacobiana e denotata con DF o JF, delle derivate prime in un punto x o A, definita da (x o ) x 1 F 2 (x o ) x 1 DF (x o ) = JF (x o ) =. F k (x o ) x 1 (x o ) x 2 F 2 (x o ) x 2 x n (x o ) F 2 x n (x o ). F k (x o ) x 2.... F k x n (x o ). Si osservi che le righe di tale matrice altro non sono che i gradienti delle F i e se k = 1 DF (x o ) coincide con F (x o ). Diremo che F è differenziabile in x o se esiste un applicazione lineare L : R n R k tale che lim h 0 F (x o + h) F (x o ) L(h) h = 0. Ragionando componente per componente ci si riduce, come nel caso scalare, a mostrare che L(h) = DF (x o ) h e che il fatto che F sia differenziabile in x o diventa equivalente a dire che F (x) = F (x o ) + DF (x o ) (x x o ) + o( x x o ). 1

2 Diremo che F C 1 (A) se F è continua, ammette tutte le derivate parziali F i x j, i = 1,... k, j = 1,... n, e queste sono continue in A. Derivazione per funzioni composte - Siano A un aperto di R n, B un aperto di R k, F : A B e G : B R m. Si supponga che F sia differenziabile in x o A e G sia differenziabile in y o B, y o = F (x o ). Vogliamo vedere quali sono le derivate della funzione H : A R m, definita da H := G F, in termini delle derivate di F e G. Vale il seguente risultato. Proposizione 1.1. Siano F, G, H e le ipotesi su F e G come sopra. Si ha che H è differenziabile in x o e (1) DH(x o ) = DG(y o ) DF (x o ). Dimostrazione - L enunciato significa che la matrice jacobiana della composizione tra F e G, cioè D(G F ), nel punto x o è il prodotto delle matrice jacobiane di G nel punto y o e di F nel punto x o. Volendo scrivere l espressione (1) in componenti si ha che H i k G i (x o ) = (y o ) F h (x o ), x j h x j h=1 quindi è questa uguaglianza che dobbiamo mostrare. Sappiamo che H i (x o ) = d H i (x o + te j ). x j dt t=0 Chiamando γ(t) la curva t (F 1 (x o +te j ),... F k (x o +te j )) si ha Allora si ha che d H i (x o + te j ) = d G i (F (x o + te j )) = d G i (γ(t)) = dt t=0 dt t=0 dt t=0 k = G i (γ(0)), γ G i (0) = (γ(0))γ h(0) = h h=1 = k h=1 G i h (y o ) F h x j (x o ). Vediamo alcuni esempi. Esempi 1.2. - 1. Verifichiamo la formula appena trovata per la funzione H : R 2 R 2, H := G F

3 dove F : R 2 R 3, F (x, y) = (x 2 + y 2, 1, e x+y ), G : R 3 R 2, G(u, v, z) = (u v z, u + v + z). Si ha DF (x, y) = 2 x 2 y 0 0 e x+y e x+y ( ) v z u z u v DG(u, v, z) =. 1 1 1 Poiché H(x, y) = ( (x 2 + y 2 )e x+y, x 2 + y 2 + 1 + e x+y) si ha anche ( ) (2 x + x DH(x, y) = 2 + y 2 )e x+y (2 y + x 2 + y 2 )e x+y 2 x + e x+y 2 y + e x+y e si verifica che quest ultima matrice è anche data da DG ( F (x, y) ) DF (x, y) = ( ) e x+y (x = 2 + y 2 ) e x+y x 2 + y 2 2 x 2 y 0 0 1 1 1 e x+y e x+y 2. Consideriamo adesso una caso in cui non conosciamo espressamente le funzioni. Si supponga di avere e di voler derivare la funzione G : R 2 R e f : R R H(x) := G ( x, f(x) ). Se si vuole vedere H come composizione di G con qualcun altro bisognerà introdurre la funzione vettoriale. Si avrà da (1) F (x) = (x, f(x)). DH(x) = DG(F (x, y)) DF (x, y) dove DH è una funzione scalare, la derivata di H, DG è un vettore, il gradiente di G, DF ancora un vettore (la derivata di una curva).

4 Allora l espressione appena scritta diventa H (x) = G(x, f(x)) F (x) = = (Gx (x, f(x)), G y (x, f(x)) ), ( 1, f (x) ) = = G x (x, f(x)) + f (x) G (x, f(x)) = = G x (x, f(x)) + f (x)g y (x, f(x)). Se volessimo derivare ulteriormente applichiamo quanto appena visto alla formula appena trovata. Chiamando H la funzione H, G la funzione G x e Ĝ la funzione G y si ha H (x) = G x (x, f(x)) + f (x) G (x, f(x))+ [ ] + f Ĝ (x) x (x, f(x)) + f (x) Ĝ (x, f(x)) e quindi H (x) = G xx (x, f(x)) + f (x)g xy (x, f(x)) + + f (x) Ĝ(x, f(x)) + f (x)g xy (x, f(x)) + ( f (x) ) 2 Gyy (x, f(x)) + f (x) G y (x, f(x)). 3. Consideriamo ora g : R R e F : R 3 R e la funzione H : R 3 R definita da H(x) = g(f (x, y, z)). Usando la formula (1) si ha che di fatto è cioè (2) DH(x, y, z) = Dg(F (x, y, z)) DF (x, y, z) H(x, y, z) = g (F (x, y, z)) F (x, y, z) H x (x, y, z) = g ( F (x, y, z) ) F x (x, y, z) H y (x, y, z) = g ( F (x, y, z) ) F y (x, y, z) H z (x, y, z) = g ( F (x, y, z) ) F z (x, y, z). Volendo derivare ulteriormente, prendiamo ad esempio la prima di (2) e deriviamola rispetto a tutte e tre le variabili. Si ha H xx (x, y, z) = g ( F (x, y, z) )( F x (x, y, z) ) 2 + g ( F (x, y, z) ) F xx (x, y, z) H xy (x, y, z) = g ( F (x, y, z) ) F y (x, y, z)f x (x, y, z) + g ( F (x, y, z) ) F xy (x, y, z) H xz (x, y, z) = g ( F (x, y, z) ) F z (x, y, z)f x (x, y, z) + g ( F (x, y, z) ) F xz (x, y, z).

Si osservi che prendendo la seconda di (2) e derivandola rispetto ad x si ottiene quanto appena ottenuto derivando la prima rispetto ad y. 5 2. Teorema delle funzioni implicite: caso generale Si considerino A aperto di R m+n, n ed m interi positivi, e una funzione F : A R m+n R n. Per comodità denoteremo i punti di R m+n con una coppia (x, y) intendendo che x R m, y R n, per cui (x, y) = (x 1,... x m, y 1,... y n ). Si fissi un punto dell insieme A, che denoteremo con ( x, ȳ) e si supponga che F ( x, ȳ) = (0,... 0). Si consideri la matrice jacobiana di F nel punto z = ( x, ȳ) data da ( z) x 1 DF ( z) = F n ( z) x 1 ( z) x m F n ( z) x m ( z) 1 F n ( z) 1 Per semplicità denoteremo ( z) ( z) F x 1 x m ( z) := x F n F n, ( z) ( z) x 1 x m ( z) ( z) F 1 n ( z) := F n F n. ( z) ( z) 1 n Si noti che F ( z) è una matrice n m, x F ( z) è una matrice n n, DF ( z) è una matrice n (m + n), n ( z) F n n ( z) quindi l unica, a priori, quadrata è F ( z)..

6 Teorema 2.1 (delle funzioni implicite). Nella situazione appena descritta si consideri l insieme Z = {(x, y) A F (x, y) = (0,..., 0)}. Si supponga inoltre che F C 1 (A) e che ( ) F det ( x, ȳ) 0 Allora esistono un intorno U di x, un intorno V di ȳ e una funzione f : U V tali che F (x, f(x)) = (0,... 0) per ogni x U e inoltre l insieme Z ( U V ) è il grafico della funzione f. Inoltre f risulta di classe C 1 in U e vale ( ) 1 ( ) F F Df(x) = (x, f(x)) (x, f(x)) per ogni x U. x Si faccia attenzione all ordine delle due matrici nell ultima espressione che ci fornisce la matrica jacobiana di f: visto che la prima è n n e la seconda è n m l ordine non può essere che quello e non può essere invertito. Definizione 2.2. Nelle ipotesi del teorema precedente diremo che il luogo F (x, y) = (0,... 0), (x, y) R m+n, (0,... 0) R n, in un intorno del punto ( x, ȳ) ha dimensione m. Vediamo ora qualche caso particolare. Caso di funzioni scalari di due variabili - m = n = 1 È il caso visto in dettaglio nel capitolo precedente: il luogo degli zeri di una funzione scalare f di due variabili è localmente una curva cartesiana se f 0. Caso di funzioni scalari di tre variabili - m = 2, n = 1 Il luogo degli zeri di una funzione scalare F di tre variabili è localmente una superficie cartesiana se F 0. Poiché n = 1 basterà che la derivata rispetto ad una sola variabile sia non nulla nel punto considerato. Ad esempio, siano A un aperto di R 3, (x o, y o, z o ) A e F : A R di classe C 1 (A). Si denoti con Z F il luogo degli zeri di F e si supponga che F (x o, y o, z o ) = 0.

La condizione che una sola derivata sia non nulla in (x o, y o, z o ) può essere scritta come F (x o, y o, z o ) 0. 7 Per consuetudine spesso si suppone che sia l ultima, per cui se, oltre a quanto supposto sopra, si ha anche che F z (x o, y o, z o ) 0 le ipotesi del teorema sono soddisfatte. Possiamo concludere che esiste un intorno U V di (x o, y o, z o ) in R 3 (denotiamo per comodità l intorno di (x o, y o, z o ) come U V con U intorno di (x o, y o ) in R 2 e V intorno di z o in R) tale che (U V ) Z F è localmente il grafico di una funzione f = f(x, y). Localmente il grafico sarà una superficie cartesiana. Vedremo per bene più avanti che cos è una superficie, ma una superficie cartesiana non è altro che il grafico di una funzione di due variabili. Si supponga, come in Figura 1, che U = (x o a, x o +a) (y o b, y o +b) e V = (z o c, z o + c) con a, b, c > 0. Si ha allora f : (x o a, x o + a) (y o b, y o + b) R e di fatto f : (x o a, x o + a) (y o b, y o + b) (z o c, z o + c) e inoltre (3) F (x, y, f(x, y)) = 0 per ogni (x, y) (x o a, x o + a) (y o b, y o + b). Inoltre valgono le due espressioni per le derivate (4) f x (x, y) = F x(x, y, g(x, y)) F z (x, y, g(x, y)), f y(x, y) = F y(x, y, g(x, y)) F z (x, y, g(x, y)).

8 Figura 1 Apriamo una breve parentesi: il piano tangente nel punto (x o, y o ) al grafico di f è dato dall equazione z z o = z f(x o, y o ) = f x (x o, y o ) ( x x o ) + f (x o, y o ) ( y y o ) per cui i punti che stanno sul piano tangente al grafico sono del tipo ( x, y, f(x o, y o ) + f x (x o, y o ) ( x x o ) + f (x o, y o ) ( ) y y o ). Si considerano le curve (il cui sostegno è contenuto su tale piano) ( t t, y o, f(x o, y o ) + f x (x o, y o ) ( ) t x o ), ( t x o, t, f(x o, y o ) + f (x o, y o ) ( ) t y o ). Le derivate sono due vettori tangenti al piano, visto che il sostegno di entrambe è contenuto nel piano, e sono i due vettori ( 1, 0, f ) ( x (x o, y o ), 0, 1, f ) (x o, y o ). e si osservi che, essendo linearmente indipendenti, tutti i punti del piano possono essere scritti come combinazione lineare di questi due vettori. Torniamo alla funzione implicita f: si noti che le espressioni per le derivate (4) si possono anche ottenere dall uguaglianza (3) semplicemente

9 derivando. Poiché F (x, y, f(x, y)) è costante si ha ( ) ( ) F (x, y, f(x, y)) = 0, F (x, y, f(x, y)) = 0. x Svolgendo le due derivate si ottengono ( ) F (x, y, f(x, y)) = x (5) = F F (x, y, f(x, y)) + x z ( ) F (x, y, f(x, y)) = (6) = F F (x, y, f(x, y)) + z (x, y, f(x, y)) f (x, y) = 0, x (x, y, f(x, y)) f (x, y) = 0. Queste due uguaglianze possono essere riscritte come segue F (x, y, f(x, y)), (1, 0, fx (x, y)) = 0, F (x, y, f(x, y)), (0, 1, fy (x, y)) = 0, cioè il gradiente di F nei punti (x, y, f(x, y)) che rappresentano l insieme di livello 0 è ortogonale al piano passante per l origine parallelo al piano tangente al grafico di f, come mostrato in Figura 12, e cioè, se opportunamente traslato, alla superficie cartesiana che è il luogo degli zeri di F. Figura 12 Derivando ulteriormente le due equazioni si trovano le espressioni per le derivate seconde di f. Derivando l equazione (5) rispetto alla variabile

10 x si ottiene F xx (x, y, f(x, y)) + 2F xz (x, y, f(x, y))f x (x, y)+ (7) +F zz (x, y, f(x, y))fx(x, 2 y) + F z (x, y, f(x, y))f xx (x, y) = 0, derivando l equazione (6) rispetto alla variabile y si ottiene (8) F yy (x, y, f(x, y)) + 2F yz (x, y, f(x, y))f y (x, y)+ +F zz (x, y, f(x, y))f 2 y (x, y) + F z (x, y, f(x, y))f yy (x, y) = 0, e infine derivando (5) rispetto alla variabile y, o equivalentemente (6) rispetto alla variabile x, ottengo (9) F xy (x, y, f(x, y)) + F xz (x, y, f(x, y))f y (x, y)+ + F yz (x, y, f(x, y))f x (x, y) + F zz (x, y, f(x, y))f x (x, y)f y (x, y) + + F z (x, y, f(x, y))f xy (x, y) = 0. Da queste tre equazioni si possono ricavare la matrice hessiana di f in un generico punto dell intorno U e in particolare in (x o, y o ). Volendo continuare ad avere informazioni si può derivare ulteriormente per ottenere le derivate terze, quarte,.... Esempio 2.3. - Si consideri la funzione F (x, y, z) = arctg z + xz + x y 3 1. Si verifichi che l equazione F (x, y, z) = 0 definisce implicitamente una funzione f(x, y) in un intorno del punto (0, 1, 0). Scrivere poi l equazione del piano tangente al grafico di f. È possibile stabilire se il grafico di f, sempre in un intorno del punto (0, 1, 0), sta in uno dei due semispazi individuati dal piano tangente? Valutando la derivata rispetto a z nel punto (0, 1, 0) si ha [ ] 1 F z (0, 1,0) (x, y, z) = 1 + z + x = 1 0. 2 (0, 1,0) Esiste quindi una funzione f, definita in un intorno di (0, 1) tale che f(0, 1) = 0 e tale che F (x, y, f(x, y)) = 0 in un intorno di (0, 1). Per trovare il piano tangente al grafico di f valutiamo le derivate prime di f per le quali ci servono le derivate di F. Si ha da cui F x (x, y, z) = z + 1, F y (x, y, z) = 3y 2 f x (0, 1) = F x(0, 1, 0) F z (0, 1, 0) = 1, f y(0, 1) = F y(0, 1, 0) F z (0, 1, 0) = 3.

11 L equazione del piano tangente cercato è z = x + 3(y + 1). Le derivate seconde di F sono date da F xx = 0, F xy = 0, F xz = 1, F yy = 6y, F yz = 0, F zz = 2z (1 + z 2 ) 2 da cui, usando (7), (8) e (9), si ricava che la matrice hessiana di f in (0, 1) è data da ( ) 2 3 H f (0, 1) =. 3 6 Questo ci dice che lo sviluppo di Taylor al second ordine di f in (0, 1) è f(x, y) = f(0, 1) x + 3(y + 1)+ + 1 2 Hf (0, 1) (x, y + 1), (x, y + 1) + o( (x, y + 1) 2 ) = = x + 3(y + 1) + x 2 4x(y + 1) 6(y + 1) 2 + + o(x 2 + (y + 1) 2 ). Se si considera la funzione g(x, y) := f(x, y) [ x + 3(y + 1) ] = f(x, y) + x 3(y + 1) si ha che H g (0, 1) = H f (0, 1) per cui si conclude che g in (0, 1) ha un punto di sella. Rispondendo alla domanda, il grafico di f sarà in parte in uno dei due semispazi e in parte nell altro. Caso di funzioni scalari di m + 1 variabili - m 1, n = 1 Il luogo degli zeri di una funzione scalare F di m + 1 variabili è localmente una ipersuperficie cartesiana se F 0. Il gradiente di F nei punti (x 1, x 2,... x m, f(x 1,... x m )) che rappresentano l insieme di livello 0 è ortogonale all iperpiano tangente al grafico di f, cioè alla ipersuperficie cartesiana che è il luogo degli zeri di F. Caso di funzioni di tre variabili a valori in R 2 - m = 1, n = 2 Il luogo degli zeri di una funzione F di tre variabili a valori in R 2 è localmente una curva cartesiana se la matrice jacobiana DF ha un minore 2 2 con determinante non nullo.

12 In questo caso si ha F : A R 3 R 2, per cui si può pensare F come una coppia di funzioni scalari F 1, F 2. Il luogo degli zeri di una funzione vettoriale F di tre variabili è l insieme Γ = { (x, y, z) A F (x, y, z) = (0, 0) } = = { (x, y, z) A ( F 1 (x, y, z), F 2 (x, y, z) ) = (0, 0) } che coincide con l intersezione { (x, y, z) A F1 (x, y, z) = 0 } { (x, y, z) A F2 (x, y, z) = 0 }. Perciò spesso si parla, se n > 1, di sistemi. Si ha infatti che l insieme Γ è la soluzione di { F1 (x, y, z) = 0 (10) F 2 (x, y, z) = 0. Come visto nel caso precedente, i due insiemi, sotto opportune ipotesi, descrivono localmente due superfici cartesiane. È ragionevole aspettersi che, almeno in alcuni casi, tale intersezione sia una curva. È quello che garantisce il teorema delle funzioni implicite se in un certo punto P o = (x o, y o, z o ) la matrice x (P o) (P o) z (P o) DF (P o ) = F 2 x (P F 2 o) (P F 2. o) z (P o) ha un minore 2 2 invertibile. Se, come al solito, si considerano le ultime due variabili, e si ha F (P o ) = (F 1 (x o, y o, z o ), F 2 (x o, y o, z o )) = (0, 0) e inoltre (P o) z (P o) det F 2 (P F 2 0 o) z (P o) si può concludere che esiste una curva γ : I R 2, I intervallo aperto che contiene x o, tale che F (x, γ 1 (x), γ 2 (x)) = 0. Spesso alla scrittura (x, γ 1 (x), γ 2 (x)) si preferisce chiamare γ con le lettere corrispondenti alle variabili dipendenti y = y(x), z = z(x)

13 e scrivere (11) oppure la scrittura { F1 (x, y(x), z(x)) = 0 F 2 (x, y(x), z(x)) = 0. x = t, y = y(t), z = z(t) usando il parametro t come variabile per la curva e denotando le componenti della funzione implicita con le lettere corrispondenti alle variabili dipendenti da t, per cui si avrebbe { F1 (t, y(t), z(t)) = 0 F 2 (t, y(t), z(t)) = 0. Per ottenere le derivate, come si vede dall enunciato del teorema delle funzioni implicite, bisogna invertire una matrice, cioè risolvere un sistema. Noi, come al solito, deriviamo l equazione che determina il luogo degli zeri, cioè (11), per ottenere d ( F1 (x, y(x), z(x)) ) = (x, y(x), z(x))+ dx x (12) + (x, y(x), z(x))y (x) + z (x, y(x), z(x))z (x) = 0 d ( F2 (x, y(x), z(x)) ) = F 2 (x, y(x), z(x))+ dx x + F 2 (x, y(x), z(x))y (x) + F 2 z (x, y(x), z(x))z (x) = 0. Volendo ottenere le derivate di ordine successivo si può continuare a derivare. Esempio 2.4. - Spesso nei casi n > 1 si parla di sistemi di equazioni, come già osservato mostrando che l insieme Γ è la soluzione del sistema (10). Dato il sistema { F1 (x, y, z) = x 3 3xy 2 + z 2 + 2 = 0 (13) F 2 (x, y, z) = 10x 3 2y 2 3z 2 + 25 = 0 provare che l intersezione dei luoghi degli zeri di F 1 ed F 2, in un intorno di x = 1, è una curva, cioè esistono due funzioni y(x), z(x) tali che F 1 (x, y(x), z(x)) = F 2 (x, y(x), z(x)) = 0 in un intorno di x = 1 e soddisfacenti y(1) = 2, z(1) = 3. Calcolare poi un versore tangente alla curva definita da tali funzioni e si scriva

14 la retta tangente in forma parametrica. Si verifichi poi che il luogo degli zeri di F 1 ed il luogo degli zeri di F 2 possono essere visti come grafici di due funzioni f 1 e f 2 e che l intersezione dei piani tangenti ai grafici di f 1 ed f 2 è la retta t (1, 2, 3) + tv dove v è un vettore tangente alla curva soluzione del sistema. Le derivate necessarie a rispondere alla prima domanda sono = 6xy, z = 2z, F 2 = 4y, F 2 z = 6z. Si ha che la matrice (1, 2, 3) (1, 2, 3) z F 2 (1, 2, 3) F 2 = 12 6 8 18 (1, 2, 3) z ha determinante non nullo, per cui le due funzioni y(x), z(x) cercate esistono. Per deteminare il versore tangente cercato dobbiamo ricavare le derivate prime di y e z. Le derivate di F mancanti sono x = 3x2 3y 2 F 2, x = 30x2. Analogamente al sistema (12) si ottiene { 12 y (1) + 6z (1) = 9 8 y (1) 18z (1) = 30 da cui y (1) = 3 44, z (x) = 18 11. La curva x (x, y(x), z(x)) ha allora derivata in corrispondenza a x = 1 (o nel punto (1, 2, 3)) ( 1, 3 44, 18 ) 11 che è un vettore tangente all insieme soluzione del sistema (13) nel punto (1, 2, 3), nel senso di percorrenza della curva ottenuta. Per averlo di modulo 1 basterà dividerlo per il suo modulo. La retta tangente a tale curva sarà data, per esempio, da (14) r(t) = (1, 2, 3) + t ( 1, 3 44, 18 11 ) = ( 1 + t, 2 + t 3 44, 3 + t18 11 ),

15 con t R. Le derivate di F 1 e F 2 sono tutte non nulle nel punto (1, 2, 3), per cui i due luoghi degli zeri F 1 (x, y, z) = 0 e F 2 (x, y, z) = 0 possono essere visti come grafici di funzioni di due variabili arbitrarie. Se scegliamo x e y per entrambe (ma potremmo fare due scelte differenti) si ha l esistenza di due funzioni f e g tali che dal momento che F 1 (x, y, f(x, y)) = F 2 (x, y, g(x, y)) = 0 z (x, y, z) = 2z, (1, 2, 3) = 6 0 z F 2 z (x, y, z) = 6z, F 2 (1, 2, 3) = 18 0. z Ricaviamo le derivate prime di f e g dalle equazioni da cui x (1, 2, 3) + (1, 2, 3) f (1, 2) = 0 z x (1, 2, 3) + (1, 2, 3) f (1, 2) = 0 z F 2 x (1, 2, 3) + F 2 g (1, 2, 3) (1, 2) = 0 z x F 2 (1, 2, 3) + F 2 (1, 2, 3) g (1, 2) = 0 z f x (1, 2) = 3 2, f y(1, 2) = 2, g x (1, 2) = 5 3, g y(1, 2) = 4 9, e i piani tangenti ai grafici di f e g sono dati da z 3 = 3 (x 1) + 2(y 2), 2 z 3 = 5 3 (x 1) 4 (y 2). 9 Andiamo a verificare che i due piani tangenti hanno come intersezione la retta r trovata precedentemente. Ponendo a sistema le due equazioni appena trovate si ricava che 3 2 (x 1) + 2(y 2) = 5 3 (x 1) 4 (y 2). 9 Volendo esprimere tutto rispetto alla variabile x si ottiene che y = 9 132 (x 1) + 2 = 3 (x 1) + 2 44

16 e usando una delle due espressione per z 3 ricavate sopra si ha z = 3 9 18 (x 1) + 2 (x 1) + 3 = (x 1) + 3. 2 132 11 Quindi le tre componenti della retta parametrizzata con x sono x, 3 (x 1) + 2, 44 18 (x 1) + 3. 11 Si verifica che facendo una piccola traslazione e ponendo t = x 1 si ottiene la parametrizzazione già trovata in (14). Che succede se le funzioni f e g che trovo dipendono da altre variabili? Se, ad esempio, si avesse F 1 (f(y, z), y, z) = F 2 (x, g(x, z), z) = 0 quali sono i piani tangenti ai grafici di f e g nel punto (1, 2, 3)? Sono gli stessi? E l intersezione tra i due è sempre la stessa retta? Caso generale: funzioni di m + n variabili a valori in R n - Il sistema F 1 (x 1,... x m+n ) = 0 F 2 (x 1,... x m+n ) = 0 F n (x 1,... x m+n ) = 0 è un insieme che localmente è il grafico di una funzione di m variabili a valori in R n se, detta F la funzione a valori in R n definita da F (x 1,... x m+n ) := (F 1 (x 1,... x m+n ),... F n (x 1,... x m+n )), un minore n n della matrice jacobiana DF ha deteminante non nullo.