CORSO DI TEOLOGIA, SACRA SCRITTURA
PIANO STORICO
PIANO DINAMICO
LINGUAGGIO DI UNIVERSALIZZAZIONE CONTESTO CULTURALE IN CUI SI SONO ORIGINATI I RACCONTI BIBLICI Per esprimere la DIMENSIONE UNIVERSALE il pensiero giudaico si usa i MITI che trova nelle civiltà antiche circostanti e li adatta. I primi 11 capitoli della Genesi sono testimoni di questo processo.
SEMPER coordinata TEMPO Il MITO deve superare un controllo tri-dimensionale: UBIQUE, SEMPER, AB OMNIBUS! UBIQUE coordinata SPAZIO
Che cos è il MITO? Il termine MITO è polisemico: acquista sensi e valori diversi a seconda delle teorie degli studiosi che lo impiegano. Assumiamo come guida la concezione del mito di Mircea Eliade (1907-1986) che egli applica alla fenomenologia delle religioni.
MITO FUNZIONE del Mito: STABILIRE I MODELLI ESEMPLARI DI TUTTI I RITI E DI TUTTE LE AZIONI SIGNIFICATIVE DI UNA SOCIETÀ. Il Mito è un RACCONTO che narra il modo in cui qualcosa ha avuto origine e che l uomo è chiamato a imitare. A differenza dei racconti non mitici ha come oggetto: le ORIGINI.
MITO L Origine non è la semplice fase iniziale (sta all inizio ma è qualcosa di più); perché contiene l idea che l inizio, la fonte, la scaturigine di ciò di cui si sta parlando costituisca anche la sua verità. È il racconto della verità, che non potrebbe essere detta in altro modo. Sinonimo di origine è FONDAMENTO. Il termine evoca la fase iniziale, ma rimanda al fatto che in essa si trova la base, il sostegno e l intima struttura di qualche cosa. Il mito è un racconto dell origine del fondamento di una realtà che si ri-presenta nel nostro oggi e che dà senso all azione di una società.
MITO Il mito dà significato a realtà: - a livello di esperienze personali (la caducità dell uomo, la vita, la morte, le fase di passaggio iniziatiche); - a livello cosmico (l universo, la terra, il cielo, la loro separazione, la conformazione del mondo, il rapporto dell uomo con esso organizzazione del territorio); - a livello sociale (clan, famiglia, organizzazione politica, ordine gerarchico): - a livello economico (forme di sostentamento, allevamento del bestiame, agricoltura e tecniche a essa legate).
MITO Il mito ha a che fare con realtà che ci sono sempre, ovunque e che riguardano tutta l umanità (vita, morte, società, famiglia, organizzazione territoriale e politica); oppure che sono presenti solo in alcune civiltà (l agricoltura, la caccia). Il linguaggio del mito non è quello scientifico o filosofico razionale. Dire che non è razionale non significa affermare che è IRRAZIONALE, (se è irrazionale non è conoscibile da me) ma che è SIMBOLICO.
MITO Per Eliade tutta la religione è simbolo. Nozione chiave del suo pensiero è la «IEROFANIA» ossia la manifestazione del sacro nella realtà ordinaria. Ciò comporta la distinzione tra SACRO e PROFANO. Il Sacro è la TOTALE ALTERITÀ che si dà a conoscere nell esperienza umana. Come? Attraverso qualcosa che lo manifesti ma non appartenga all ordine del sacro.
MITO Gli oggetti del mondo profano si fanno portatori della realtà del sacro: questo avviene quando al loro significato ordinario si associa e si aggiunge un significato ulteriore, che fa sì che questi si riferiscano all altro da sé [p. es. Albero sacro, simbolo di verticalizzazione: ha le radici nella terra ma si spinge verso il cielo]. L oggetto simbolico rimanda all altro da sé senza mai esaurirlo. come invece fa l allegoria o la metafora.
Palma da dattero: simbolo sacro, da cui la dea Hator versa l acqua della vita sui defunti
EXPO MILANO 2015
A L B E R O D E L L A V I T A K L I M T
ALLEGORIA: (una donna con la bilancia in mano è l immagine della giustizia, ma non c è passaggio a un nuovo livello di essere o a nuova profondità di coscienza; è la raffigurazione di una realtà che può essere ottimamente conosciuta in altro modo).
MITO Il simbolo non è come i SEGNI CONVENZIONALI, usati per significare un concetto o un altra cosa in modo univoco (simbolo matematico, chimico, ideogrammi, lettere dell alfabeto, segnali stradali). Non è la METAFORA che sviluppa il confronto tra due esseri o due situazioni che si pongono in paragone (la vecchiaia è il tramonto della vita). Non è un SEGNO NATURALE che pone un rapporto tra referente e causa (dove c è fumo c è un fuoco: il fumo è il segno naturale della realtà fuoco e del bruciare).
Il simbolo muove dal concreto sensibile per raggiungere il livello spirituale; c è il rimando a un altra realtà appartenente a un livello ontologico superiore: il fuoco non è Dio, ma rimanda a lui come esperienza di calore, di purificazione, di luce, di giudizio).
MITO Nel concetto stesso di TOTALMENTE ALTRO c è un ulteriorità che supera quanto possiamo dire, esperire, descrivere. In questo superare la realtà sta la TRASCENDENZA. Ne consegue che l interpretazione non potrà mai cogliere il senso ultimo del simbolo, perché questo si trova al di là di ogni significato esprimibile: l ERMENEUTICA dei simboli è senza fine!
MITO Le religioni sono costituite di simboli, in quanto un atto, un oggetto, un discorso religioso sono vissuti come riferimento a qualche cosa di totalmente altro e pertanto il linguaggio non può che essere simbolico. Questo vale anche per il Mito: la sua funzione è quella di fondare le cose importanti della realtà, attraverso il linguaggio simbolico, rinviando a una realtà che non riducibile alla ragione. Il mito non è un racconto allegorico, perché si colloca in una dimensione diversa rispetto a quella razionale, così anche il fondamento si trova in una dimensione diversa rispetto all ordinario.