L OFFERTA DI LAVORO DELLE DONNE IN PROVINCIA DI CREMONA. A cura di Ganugi Piero, Lucifora Claudio e Orlando Nicola



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L OFFERTA DI LAVORO DELLE DONNE IN PROVINCIA DI CREMONA A cura di Ganugi Piero, Lucifora Claudio e Orlando Nicola

Presentazione Con questo studio, il quarto dalla nascita del Servizio Informativo Economico Sociale, continua l intensa attività di ricerca sul mercato del lavoro cremonese e le sue caratteristiche. Il rapporto analizza l offerta di forza lavoro femminile, vagliando le determinanti che di fatto influenzano la decisione di entrare o meno nel mercato del lavoro. Lo studio è, pertanto, strettamente connesso con l analisi presentata nel luglio 2001 Occupazione e disoccupazione in provincia di Cremona: un analisi dei dati del collocamento dalla quale risulta evidente la differenza tra uomini e donne in rapporto al lavoro, differenze a sfavore di queste ultime. Febbraio 2002. Assessore Provinciale alle Attività Produttive, Formazione Professionale e Lavoro Giorgio Toscani 1

INDICE 1 Introduzione...3 2 Definizioni principali...7 Box 1 _ Alcuni indicatori...8 3 Alcuni cenni teorici...9 3.1 L offerta di lavoro...10 Box 2 _ Partecipazione delle donne, servizi per l infanzia e congedi...11 3.2 Partecipazione e ciclo economico...13 4 I dati...15 Box 3 _ L Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro ISTAT...15 4.1 Descrizione del campione...16 5 Un analisi descrittiva...19 5.1 La partecipazione al mercato del lavoro...19 5.2 L occupazione...25 5.2.1 L occupazione part-time...30 5.2.2 L occupazione a tempo determinato...37 5.3 L orario di lavoro...40 6 Un analisi empirica della probabilità di partecipazione al mercato del lavoro...47 6.1 Stima del salario di riserva e probabilità di partecipazione...57 7 Conclusioni...61 BIBLIOGRAFIA...64 Appendice...65 2

1 Introduzione Uno dei fenomeni più rilevanti che hanno caratterizzato l evoluzione dei mercati del lavoro in Italia e negli altri paesi avanzati, negli ultimi trent anni, è stata la forte crescita della partecipazione femminile. Infatti, in contrapposizione ad una riduzione della forza lavoro maschile, si può osservare una marcata crescita della forza lavoro femminile in tutti i paesi avanzati. Inoltre, le donne nelle fasi centrali d età che, in passato, partecipavano meno alle attività lavorative, attualmente sembrano costituire la componente più dinamica all interno della forza lavoro femminile. Le figure 1a e 1b mostrano che, dal 1973 al 2000, in tutti i paesi considerati, i tassi di partecipazione femminili sono aumentati in misura apprezzabile, mentre i tassi di partecipazione maschili sono diminuiti. Figura 1a _ Tassi di attività delle donne in alcuni paesi europei (1973-2000) 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Olanda Norvegia Spagna Svezia Regno Unito 1973 2000 Fonte: elaborazioni su dati OECD (1993, 2001a) 3

100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Olanda Norvegia Spagna Svezia Regno Unito 1973 2000 Figura 1b _ Tassi di attività degli uomini in alcuni paesi europei (1973-2000) Fonte: elaborazioni su dati OECD (1993, 2001a) La crescita dei salari femminili, rispetto a quelli maschili, costituisce un importante spiegazione di queste recenti variazioni nei tassi di partecipazione. I cambiamenti avvenuti negli ultimi trent anni nella legislazione sul lavoro, unitamente alle politiche salariali egualitaristiche perseguite dal sindacato, soprattutto negli anni 70, contribuiscono a spiegare la riduzione dei differenziali salariali fra uomini e donne. La crescita dei salari femminili, rendendo più conveniente lavorare, concorre anche ad uno spostamento significativo in avanti di tutte le fasi del ciclo di vita: le famiglie si formano più tardi, i figli nascono più tardi, mentre si allungano i periodi dedicati all investimento in capitale umano (istruzione e addestramento professionale) e si cerca di stabilire un rapporto più continuo con il mercato del lavoro. In altri termini, la crescita dei salari femminili ha reso alcune scelte, come investire in capitale umano e ritardare la maternità, più convenienti ed altre, come interrompere l attività produttiva nelle fasi centrali del ciclo di vita, più costose (Del Boca, 1993). La figura 2 mostra la curva di partecipazione femminile per classi d età in Italia, fra il 1980 ed il 2000. Emerge in modo chiaro la diminuzione dei tassi di partecipazione delle donne più giovani, per effetto di più lunghi periodi di studio, e l aumentata partecipazione delle donne nelle fasi centrali d età. All aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro si sono accompagnati anche altri importanti fenomeni, quali una più ampia articolazione degli orari di 4

lavoro ed una più diffusa disponibilità di strutture di aiuto allo svolgimento di mansioni tipicamente femminili, come i servizi per l infanzia, le lavanderie, ecc. Figura 2 _ Tassi di attività delle donne per classi d età. ITALIA (anni 1980 e 2000) 70 60 50 40 30 20 10 0 15-19 20-24 25-29 30-39 40-49 50-59 60-64 65 e oltre 1980 2000 Fonte: elaborazioni su dati OECD (2001b). L accresciuta partecipazione femminile al mercato del lavoro, oltre ad essere stata facilitata dalla crescita dei salari e dall acquisizione di maggiori livelli d istruzione, è stata anche rinforzata da drastici cambiamenti sociali e culturali. Le scelte di lavoro delle donne, infatti, più di quelle degli uomini, sono strettamente connesse con le decisioni famigliari e riproduttive, e riflettono forti cambiamenti culturali. In concreto, i cambiamenti della partecipazione femminile sono stati accompagnati anche da profonde e molteplici modificazioni della struttura delle famiglie (declino delle natalità, diminuzione del numero dei matrimoni e aumento del numero delle separazioni e dei divorzi, con conseguente crescita delle famiglie formate da un solo componente e di quelle formate da un solo genitore e dai figli) e della distribuzione nel tempo delle sue fasi più rilevanti (si ritardano i matrimoni e le nascite). Per studiare la partecipazione femminile al mercato del lavoro è necessario considerare che la donna, anche quando lavora fuori casa, sopporta il peso maggiore per la cura dei figli e la conduzione della casa. Di conseguenza, la scelta delle donne di partecipare al lavoro dipende da un 5

insieme di fattori famigliari, quali ad esempio il numero di figli e la loro età, reddito del marito, ecc. Un ulteriore fattore deriva dal fatto che le donne con figli, che decidono di partecipare al mercato del lavoro, hanno forti vincoli nella quantità di tempo che possono dedicare alle attività di mercato e, conseguentemente, devono sostenere costi che derivano dalle spese per la cura dei figli e per i servizi sostitutivi del lavoro domestico (Del Boca, 1993). La ragione principale della scelta di analizzare, in questo rapporto, principalmente il comportamento delle donne, ponendo in secondo piano invece le decisioni di offerta degli uomini, risiede, quindi, nella constatazione - suffragata da numerosi studi empirici per l Italia ed altri paesi - che la componente femminile risulta essere maggiormente sensibile a variazioni nelle condizioni economiche e personali nelle decisioni di offerta di lavoro. La partecipazione degli uomini al mercato del lavoro risulta, invece, più rigida. A meno di evidenti cause di invalidità, decisioni di pensionamento (in età avanzata o meno) o altri impedimenti allo svolgimento di un attività lavorativa, gli uomini in età lavorativa partecipano massicciamente al mercato del lavoro e risultano sostanzialmente insensibili (per ciò che riguarda le decisioni di partecipazione) ad eventuali variazioni nelle condizioni di mercato sia per ragioni riconducibili alle caratteristiche personali (o della famiglia), sia per ragioni più strettamente di mercato legate al ciclo economico. L eventuale insorgenza del matrimonio o la nascita di un figlio producono significative differenze nelle decisioni di partecipazione delle donne, mentre lasciano praticamente inalterate le scelte degli uomini (all interno della stessa famiglia). Allo stesso modo, variazioni delle condizioni di mercato (per esempio, salari, disoccupazione diffusa e probabilità di trovare un impiego) hanno l effetto di incentivare, o disincentivare secondo i casi, notevolmente la componente femminile a partecipare o meno al mercato del lavoro, mentre lasciano generalmente invariata la componente maschile. La dinamicità dell offerta di lavoro femminile rende interessante approfondire le determinanti delle decisioni delle donne di partecipare al mercato del lavoro anche in ambiti territoriali locali, come quello della provincia di Cremona. Ed è proprio in questo contesto che trova la sua giustificazione il presente rapporto. La struttura del lavoro è la seguente. Nella seconda sezione sono riportate alcune definizioni ed indicatori principali relativi al mercato del lavoro. Nella terza sezione viene presentato il quadro teorico di riferimento sull offerta di lavoro. I dati utilizzati per il presente rapporto (dati ISTAT 1999 dell «Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro») sono descritti nella sezione quattro. La sezione cinque è dedicata all analisi dei dati relativi alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, occupazione (part-time e a tempo determinato, in particolare) e orario di lavoro. Nella sezione sei viene condotta l analisi empirica relativa alla probabilità di partecipazione al lavoro delle donne (in provincia di Cremona). La sezione sette conclude. 6

2 Definizioni principali E opportuno ricordare qui alcune definizioni ed alcuni indicatori 1 attinenti al mercato del lavoro. La definizione più rilevante ai fini del presente rapporto è quella relativa alle forze di lavoro, intese come l insieme delle persone occupate e di quelle in cerca d occupazione. In altri termini, si deduce che partecipare al mercato del lavoro non significa necessariamente essere occupati, anzi, probabilmente, si passerà un periodo (più o meno lungo) alla ricerca di un posto di lavoro. Gli occupati, a loro volta, comprendono le persone di 15 anni e più che dichiarano: di possedere un occupazione, anche se nella settimana di riferimento non hanno svolto attività lavorativa per qualsiasi motivo (occupati dichiarati); di essere in una condizione diversa da occupato, ma di aver effettuato almeno un ora di lavoro nella settimana di riferimento (altre persone con attività lavorativa). Le persone in cerca di occupazione comprendono, invece, le persone di 15 anni e più che: hanno perduto una precedente occupazione (disoccupati); non hanno mai esercitato un attività lavorativa (persone in cerca di prima occupazione). Entrambi i tipi di disoccupati, i disoccupati e le persone alla ricerca di prima occupazione, devono, per essere dichiarati tali, aver dichiarato una condizione professionale diversa da occupato; di non aver effettuato ore di lavoro nella settimana di riferimento; di essere alla ricerca di un lavoro; di aver effettuato almeno un azione di ricerca negli ultimi trenta giorni; di essere immediatamente disponibili (entro due settimane) ad accettare un lavoro qualora sia loro offerto. Coloro che non appartengono alle forze di lavoro (le cosiddette non forze di lavoro) comprendono le persone che dichiarano di essere in condizione professionale diversa da occupato e di non aver svolto alcuna attività lavorativa, né di aver cercato lavoro nella settimana di riferimento oppure di averlo cercato, ma non con le modalità definite per le persone in cerca di occupazione. Le non forze di lavoro, quindi, comprendono essenzialmente le casalinghe, che si dedicano alla cura della casa; gli studenti che si dedicano prevalentemente allo studio; i ritirati dal lavoro, che hanno cessato un attività lavorativa per raggiunti limiti d età; gli inabili, che sono fisicamente impossibilitati a svolgere attività lavorativa; i militari di leva o in servizio civile sostitutivo e, naturalmente, la popolazione in età fino a 14 anni. 1 Le definizioni degli aggregati, presentate in questa sezione, sono quelle adottate dall ISTAT e corrispondono in linea generale a quelle raccomandate dagli enti internazionali. 7

BOX 1 _ ALCUNI INDICATORI Oltre alle precedenti definizioni, vengono qui di seguito definiti alcuni indicatori importanti per l analisi dell offerta di lavoro: il tasso di attività (o di partecipazione al mercato del lavoro) che si ottiene dal rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di 15 anni e più; in altri termini, si può, quindi, affermare che il tasso di partecipazione equivale alla percentuale di persone che partecipa al mercato del lavoro; il tasso di occupazione dato dal rapporto tra gli occupati e la popolazione in età lavorativa; il tasso di disoccupazione che si ottiene dal rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro. 8

3 Alcuni cenni teorici 2 Il riferimento teorico tradizionale, utilizzato nell analisi dell offerta di lavoro, è quello del modello di scelta tra lavoro e riposo. Ciascun componente all interno della famiglia può partecipare o meno al mercato del lavoro, eccezion fatta per i bambini e gli anziani che rientrano fra la popolazione non in età da lavoro. Per gli altri, lavorare o meno costituisce un processo decisionale che coinvolge tutta la famiglia: la decisione riguarda il modo in cui la famiglia usa il suo tempo disponibile e come lo suddivide fra il mercato del lavoro e le altre attività. Quando il tempo viene venduto alle unità produttive in cambio di reddito, il lavoro viene offerto sul mercato. La famiglia, ovviamente, usa il proprio tempo anche per svolgere attività non di mercato (cura dei figli, lavori domestici, divertimento, ecc.). Inoltre, il tempo può essere impiegato per incrementare la propria istruzione (scuola e università) o per aumentare le proprie capacità professionali (training professionale), ossia in attività che non consentono guadagni immediati, ma permettono di incrementare i guadagni futuri. Nell analisi dell offerta di lavoro da parte dei membri della famiglia, si assume che essi desiderano massimizzare la propria utilità e non abbiano alcun controllo né sul livello del salario, che ricevono in cambio del lavoro, né sui prezzi dei beni e dei servizi che essi acquistano. Inizialmente, per semplificare l approccio all offerta di lavoro, viene preso in considerazione il caso di un individuo (isolato) che deve effettuare la scelta tra mercato del lavoro e attività dedicate al tempo libero. L obiettivo è quello di determinare sotto quali condizioni un individuo deciderà di lavorare o meno e, in seconda istanza, quante ore di lavoro sceglierà di offrire sul mercato. In questo caso, le decisioni dell individuo sono prese in completa autonomia - cioè basandosi sulle proprie preferenze e vincoli - senza tener conto delle possibili interdipendenze che tali scelte possono generare su altri individui. Questo modello, pertanto, può essere appropriato per studiare il comportamento di individui single, le cui decisioni lavorative probabilmente più si avvicinano al caso sopra descritto. Per converso, quando l unità economica osservata è la famiglia, l assunzione che ciascun componente (in età lavorativa) della famiglia prenda le decisioni in modo autonomo e indipendentemente dagli altri componenti appare particolarmente restrittiva e un modello più generale si rende necessario. 2 In appendice sono riportate le principali implicazioni della teoria dell offerta di lavoro individuale e famigliare. 9

3.1 L offerta di lavoro La decisione individuale di partecipare al mercato del lavoro o meno si basa sul confronto tra il salario di mercato (w) ed il salario di riserva (w r ) che esprime la valutazione (soggettiva) della dotazione di tempo dell individuo. Come vedremo più avanti, ciò consente di spiegare anche perché la partecipazione delle donne sia in genere inferiore a quella degli uomini; infatti, il valore del tempo non dedicato al lavoro (il salario di riserva) è sicuramente maggiore per chi è occupato in altre attività utili, come la produzione di servizi domestici, non scambiati sul mercato, o la cura dei figli. Il modello può essere ulteriormente complicato ed arricchito, tuttavia il meccanismo chiave, che determina le decisioni di partecipazione, è legato al confronto tra il salario di mercato e la valutazione del tempo libero. Mentre il primo dipende essenzialmente da fattori economici, il secondo può essere influenzato dalle caratteristiche dell individuo, dall entità del reddito non da lavoro, dalla natura delle attività non da lavoro come: la cura dei figli, la responsabilità della casa, ecc. Senza entrare nel merito dei meccanismi attraverso cui le scelte vengono effettuate è tuttavia opportuno notare che variazioni di questi fattori possono modificare le scelte di partecipazione. Se, dal caso del singolo lavoratore, passiamo a considerare le decisioni di partecipazione al mercato del lavoro dei componenti all interno di una famiglia, il modello precedentemente visto deve essere opportunamente modificato per tener conto delle possibili interazioni tra i membri. La particolarità del modello dell offerta di lavoro della famiglia è che, in generale, a parità di altre condizioni, i componenti tenderanno a specializzarsi nelle attività in cui sono relativamente più produttivi: il lavoratore primario (il marito) sul mercato del lavoro, il lavoratore secondario nei lavori domestici e, eventualmente, la cura dei figli. Anche in questo caso, le preferenze (soggettive) della famiglia risultano rilevanti nelle decisioni di offerta di lavoro, così come le condizioni economiche contribuiscono a determinare la scelta famigliare. In questo modello, diverse combinazioni possono emergere, a seconda del ruolo svolto dai fattori economici (e non): ad esempio, si potrebbe avere il caso in cui il marito lavora e la moglie no, oppure, entrambi lavorano (il caso in cui nessuno lavori, seppur possibile, non sembra particolarmente interessante). Sembra lecito attendersi, quindi, che - a parità di altre condizioni - nelle famiglie in cui il reddito da lavoro del marito sia sufficientemente elevato, maggiore sarà la probabilità che la moglie decida (nel confronto tra valutazione soggettiva e valutazione di mercato) di non partecipare al mercato del lavoro. In ultima analisi, anche in questo caso, il meccanismo chiave che determina le decisioni di partecipazione è legato al confronto tra il salario di mercato ed il salario di riserva, che per la 10

moglie può dipendere da vari fattori: dal reddito non da lavoro della famiglia, dal reddito da lavoro del marito, dalla presenza e dall età dei figli (che alzano il salario di riserva), dalle preferenze per la produzione di servizi domestici, ecc. BOX 2 _ PARTECIPAZIONE DELLE DONNE, SERVIZI PER L INFANZIA E CONGEDI Negli ultimi trent anni, l istruzione, la flessibilità del lavoro (particolarmente dovuta al part-time e alla crescita del settore dei servizi) e l aumento dei salari femminili hanno contribuito ad aumentare la partecipazione delle donne alla forza lavoro. In particolare, è cresciuta la partecipazione delle donne nelle fasi centrali del ciclo di vita. La decisione di partecipare al mercato del lavoro è una decisione che, per le donne più che per gli uomini, sembra dipendere dalle circostanze e dalle condizioni che caratterizzano la vita domestica. La nascita di un figlio, ad esempio, influenza il salario di riserva dei genitori, poiché aumenta il valore del tempo trascorso in casa. Proprio per questo motivo, uno dei due genitori, che precedentemente lavorava, può ora decidere di non lavorare. In altri termini, si potrebbe affermare che il salario di riserva aumenta fino a superare il salario di mercato. Quando i figli crescono, essi richiedono meno tempo per la loro cura, cosicché diminuisce il valore del tempo trascorso a casa dai genitori. E, quindi, probabile che il genitore che aveva abbandonato la forza lavoro, successivamente vi ritorni. Storicamente, nei paesi industrializzati, questo comportamento è tipico della moglie, che tende ad abbandonare la forza lavoro quando nascono dei bambini. Si tratta di fattori culturali che, come le variabili economiche, cambiano nel tempo e nello spazio, e proprio per questo motivo sono destinati a futuri ulteriori cambiamenti. La decisione di partecipazione, quando ci sono i figli piccoli, può essere influenzata anche dalla disponibilità di aiuti e di sostituti del tempo speso in casa dai genitori per la cura dei propri figli. La disponibilità di asili nido, la possibilità di avere aiuti domestici a buon mercato, sono tutte condizioni che riducono la probabilità che la moglie abbandoni il proprio posto di lavoro. L esistenza di aiuti e sostituti determina, dunque, solo un aumento contenuto del salario di riserva, non sufficiente ad indurre la madre ad abbandonare la forza lavoro. Un recente rapporto (Starting Strong) dell OECD (2001c) rileva che la disponibilità di servizi per la prima infanzia e di misure per i genitori che lavorano (dalla maternità ai congedi parentali) hanno una grande importanza nell alleggerire per le donne la scelta tra mercato del lavoro e cura dei figli. I paesi esaminati nel rapporto (Australia, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti) sembrano attrezzarsi sempre più per assicurare il diritto all educazione ed alla cura dei 11

figli, con l evidente eccezione degli Stati Uniti che non riconoscono come un diritto i servizi per i bambini sotto i 5 anni. L Italia, in questo senso, è in buona posizione, rispetto ad altri paesi industrializzati, poiché offre il diritto all asilo, o per mezza giornata o per mattino e pomeriggio, gratuito nelle strutture pubbliche, per tutti i bambini a partire dai tre anni d età. Ma, ancora una volta, i più attrezzati sono i paesi del Nord Europa: in Danimarca, Finlandia e Svezia si può cominciare a partire da un anno (tutto il giorno, sia pure a pagamento). In generale, sia in Italia sia negli altri paesi considerati nel rapporto, l offerta di servizi per bambini sotto i tre anni non è adeguata alla domanda: dove esistono sono pochi e di non facile accesso. Un ruolo importante è riservato anche a maternità e congedi parentali. I provvedimenti relativi a maternità e congedi parentali sono, infatti, considerati un contributo molto importante per provvedere alla cura e all educazione dei figli; inoltre, essi costituiscono degli strumenti di conciliazione tra responsabilità famigliari e partecipazione al mercato del lavoro. In molti paesi i congedi di maternità e quelli parentali sono considerati come le basi dell eguaglianza delle donne. Nello stesso tempo, in alcuni paesi, vi è, da parte dell opinione pubblica, un forte supporto a favore di una divisione meno pronunciata, fra uomini e donne, del lavoro domestico nelle famiglie con bambini. Per quanto concerne la maternità, un periodo di distacco retribuito e la tutela del posto di lavoro sono accettati in quasi tutti i paesi considerati dal rapporto OECD (2001c), ad eccezione di Australia e Stati Uniti che delegano, alla contrattazione con il datore di lavoro, la possibilità, sia pure poco diffusa, di un periodo di maternità retribuito. Naturalmente, fra un paese e l altro, quello che varia sono diversi fattori quali i requisiti di accesso, la lunghezza, la flessibilità ed il livello di retribuzione. In Italia, per quanto riguarda la maternità, è stata recepita la Direttiva dell Unione Europea del 1992 che prevede una base minima di 14 settimane di maternità retribuita. I congedi parentali, per padri e madri biologici ed adottivi, sono, invece, diffusi in tutti i paesi considerati nel rapporto (Australia e Stati Uniti compresi). Le differenze sono nei requisiti di accesso, nella durata (una Direttiva dell Unione Europea del 1998, ad esempio, fissa un minimo di tre mesi per i permessi parentali), nella flessibilità delle formule e, soprattutto, nei livelli di retribuzione. Le nazioni più generose nella copertura dei periodi di permesso pagato per i padri sono la Norvegia, il Belgio, la Danimarca e la Svezia. L Italia si trova in una posizione intermedia (30% della retribuzione) seguita da paesi che non prevedono la copertura economica: Stati Uniti, Gran Bretagna e Olanda (dove bisogna in ogni caso garantire 20 ore di lavoro la settimana). La cura dei figli da parte di madri e di padri registra quindi importanti passi avanti, ma, come rilevato dall OECD (2001c), occorre fare ancora di più: nonostante tutto, infatti, i 12

congedi parentali sono prevalentemente presi dalle donne, mentre gli uomini continuano nella maggior parte dei casi ad essere riluttanti per questioni economiche, di carriera e di difficoltà al rientro. Alcuni paesi hanno così introdotto provvedimenti (la Norvegia, per esempio, ha introdotto quattro settimane non trasferibili di congedo parentale solo per i padri) affinché gli uomini svolgano un ruolo più attivo nella cura e nella crescita dei figli. Alla luce di quanto finora osservato, si comprende come anche interventi a livello locale di assistenza e di sostegno per la cura dei figli e la fornitura di servizi per l infanzia possano aiutare entrambi i genitori a conciliare gli impegni lavorativi con le responsabilità famigliari, facilitando le donne nella decisione di partecipazione al mercato del lavoro. 3.2 Partecipazione e ciclo economico La decisione di partecipare o meno alla forza lavoro dipende anche dalle condizioni generali che caratterizzano il mercato del lavoro. In particolare, un fenomeno che è stato osservato in numerosi paesi e che riguarda principalmente la partecipazione delle donne (sposate) al mercato del lavoro, è quello del lavoratore aggiuntivo o del lavoratore scoraggiato. Prendendo in considerazione il comportamento della forza lavoro femminile durante una fase di recessione, in cui il livello generale dei salari subisce drastiche riduzioni e i posti di lavoro vacanti diventano più scarsi, si è osservato che o la partecipazione tende ad aumentare (caso del lavoratore aggiuntivo ) o tende a diminuire (caso del lavoratore scoraggiato ). Per converso, la componente maschile della forza lavoro non evidenzia tradizionalmente cambiamenti sostanziali. La spiegazione può essere individuata nel diverso effetto che sia la riduzione del reddito famigliare (attraverso la riduzione del salario del marito), sia la riduzione del salario esercitano sulle decisioni di partecipazione del lavoratore secondario (in questo caso, le donne sposate). In altre parole, se da un lato la riduzione del reddito famigliare può indurre alla donna ad offrirsi sul mercato del lavoro, nella speranza di poter integrare tale perdita con un reddito aggiuntivo, d altro lato, la maggiore difficoltà a trovare un posto di lavoro (meno posti vacanti) può indurre molte ad abbandonare la ricerca attiva del lavoro per un effetto di scoraggiamento e ritirarsi tra le non forze di lavoro (fenomeno conosciuto anche come disoccupazione nascosta). E ovvio che i due effetti lavorano in senso contrario sulle decisioni di partecipazione e possono essere presenti simultaneamente (per le diverse attitudini e preferenze). A livello aggregato però prevale uno dei due. 13

Nell ipotesi del lavoratore aggiuntivo, il tasso generale di partecipazione alla forza lavoro è legato positivamente al livello della disoccupazione. Quest ipotesi implica, quindi, che, in recessione, il livello della forza lavoro è elevato rispetto alla propria tendenza di lungo periodo: la forza lavoro dovrebbe quindi mostrare un andamento anti-ciclico. Analogamente il livello della disoccupazione sarebbe eccezionalmente elevato in recessione, al di sopra del proprio livello normale, ossia quello che prevarrebbe in condizioni di normale attività economica. Nell ipotesi, invece, del lavoratore scoraggiato, il volume della forza lavoro mostrerebbe un andamento prociclico e la disoccupazione, in periodo di crisi, sarebbe sottostimata: parte dei disoccupati non risulterebbero dalle statistiche ufficiali, ossia sarebbero in qualche modo nascosti, ma non per questo motivo non rappresenterebbero un problema economico e sociale. Le contrazioni della domanda di lavoro possono quindi avere due effetti sulla decisione di un individuo di partecipare o meno alla forza lavoro. L ipotesi del lavoratore aggiuntivo implica che una riduzione del livello della domanda, abbassando il reddito, induce un aumento del tasso di partecipazione degli altri membri della famiglia. L ipotesi del lavoratore scoraggiato si basa invece sul fatto che la precarietà delle opportunità lavorative induce, coloro che sono incerti fra partecipare o meno, a scegliere di non partecipare alla forza lavoro. 14

4 I dati Per l analisi dell offerta di lavoro delle donne in provincia di Cremona sono stati utilizzati i micro-dati dell «Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro ISTAT 3», relativi al 1999. In questa sezione vengono delineate, in modo sintetico, le principali caratteristiche della rilevazione trimestrale delle forze di lavoro ISTAT e viene successivamente descritto il campione di dati utilizzato. L «Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro» rileva, con periodicità trimestrale (a gennaio, aprile, luglio e ottobre), le principali caratteristiche delle forze di lavoro in Italia, sulla base di un questionario simile a quello utilizzato negli altri paesi dell Unione Europea. Il questionario prevede la rilevazione di alcuni caratteri personali quali: età, stato civile, titolo di studio, posizione nella professione, ramo di attività economica ed altri ancora. E concepito e formulato in modo da raccogliere informazioni utili a quantificare l offerta di lavoro, producendo alcuni indicatori omogenei e confrontabili a livello europeo. Le principali caratteristiche dell offerta di lavoro delle donne in provincia di Cremona (e, in particolar modo, quali fattori influenzano la probabilità delle donne di partecipare o meno al mercato del lavoro), hanno riguardato i quesiti relativi ad alcune caratteri individuali e famigliari quali il sesso, l età, la posizione nella famiglia, lo stato civile, il titolo di studio e l ampiezza della famiglia. BOX 3 _ L INDAGINE TRIMESTRALE DELLE FORZE DI LAVORO ISTAT L indagine viene realizzata con la tecnica del campione ed è effettuata ogni volta intervistando 200.000 persone in circa 1.400 comuni di tutte le province del territorio nazionale. L universo di riferimento dell indagine è costituito da tutti i componenti delle famiglie, presenti e residenti in Italia (anche se temporaneamente all estero), che risultano iscritti alle anagrafi comunali. L unità di rilevazione del questionario è la famiglia anagrafica, intesa come l insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione o da vincoli affettivi, coabitante o aventi dimora nello stesso comune. Ovviamente, una famiglia può essere costituita anche da un solo persona. L unità di analisi sono gli individui. Il campione utilizzato è a due stadi: le unità del primo stadio sono costituite dai comuni, 3 Istituto Centrale di Statistica. 15

quelle di secondo stadio dalle famiglie. Esiste un criterio di stratificazione delle unità di primo stadio, basato sulla variabile popolazione residente nei comuni: ad ogni provincia viene assegnato un numero di famiglie campione proporzionale al peso demografico della provincia stessa. Le famiglie sono estratte annualmente dai registri anagrafici in modo casuale, rispettando la numerosità prevista per ciascun comune ad ogni rilevazione 4. L indagine viene svolta trimestralmente al fine di cogliere la stagionalità dei fenomeni rilevati. Le informazioni acquisite si riferiscono ad una situazione puntuale, colta al momento della rilevazione, non ad una media trimestrale. I dati delle quattro rilevazioni trimestrali sono poi utilizzati per costruire dati annuali, che altro non sono che una media dei primi. Poiché l oggetto della nostra analisi è l offerta di lavoro delle donne in provincia di Cremona sono state utilizzate, in particolare, le seguenti domande del questionario: la domanda che rileva la condizione attuale di un individuo (occupato, disoccupato, in cerca di prima occupazione, ecc..,casalinga,ecc. ritirato/a dal lavoro,ecc.) allo scopo di individuare se una persona partecipa o meno al mercato del lavoro; la domanda che evidenzia se una persona occupata lavora a tempo pieno o a tempo parziale (con relative motivazioni sul perché lavora part-time); la domanda (rivolta alle sole persone che lavorano alle dipendenze) relativa al carattere dell occupazione, se permanente (ossia, con contratto a tempo indeterminato) o a termine (con relative motivazioni sul perché si lavora a tempo determinato); la domanda (rivolta agli occupati) che rileva l orario abituale di lavoro settimanale; la domanda sul livello di retribuzione minimo mensile cui una persona sarebbe disposta a lavorare (salario di riserva). 4.1 Descrizione del campione I dati sono relativi all anno 1999. Poiché l obiettivo dell analisi è l offerta di lavoro delle donne in provincia di Cremona, sono stati considerati solo gli individui, residenti in provincia, con età compresa fra i 15 ed i 60 anni. Si ottiene così un campione di 3.403 unità, di cui il 50,28 % circa sono donne (figura 3). 4 Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi, segue un interruzione per i due trimestri successivi, dopodiché essa viene intervistata per altri due trimestri. Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. Tale sistema di rotazione permette di mantenere invariato metà campione da un trimestre all altro e metà da un trimestre al corrispondente trimestre dell anno successivo. 16

Figura 3 _ Composizione per sesso del campione Donne 50,28% Uomini 49,72% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forzi di Lavoro, 1999 La tabella 1 riporta le principali caratteristiche personali e famigliari del campione, distinguendo fra uomini e donne. Uomini e donne sembrano essere più o meno equamente distribuiti fra le varie classi d età. In relazione allo stato civile, sia fra gli uomini sia fra le donne il gruppo più consistente è costituito da coloro che sono coniugati. Le donne sono più spesso nell ambito di una famiglia rispetto agli uomini, mentre gli uomini non sposati sono, mediamente, più delle nubili: le coniugate e le nubili rappresentano rispettivamente il 62,89 % circa ed il 30,51 % circa delle donne prese in considerazione, mentre i coniugati ed i celibi costituiscono rispettivamente il 56,74 % circa ed il 39,95 % circa degli uomini appartenenti al campione. Per quanto riguarda il numero di componenti della famiglia, sia gli uomini sia le donne vivono soprattutto in famiglie composte da tre o quattro componenti (il 73,29 % circa degli uomini ed il 70,66% circa delle donne), quindi con uno o più figli 5. Infine, in relazione al livello di istruzione, non sembrano emergere particolari differenze fra uomini e donne per quanto riguarda sia la licenza media superiore sia i titoli di studio universitari. Mentre, per livelli di istruzione inferiori, mediamente, ci sono, rispetto agli uomini, più donne con la licenza elementare (o nessun titolo di studio) e meno con la licenza media inferiore: rispettivamente il 24,37 % circa delle donne e il 16,9 % circa degli uomini possiede la licenza 5 Ovviamente la composizione famigliare può contemplare due adulti ed un anziano, ecc.; tuttavia, il caso più generale a cui si fa qui riferimento è quello con figli. 17

elementare (o nessun titolo di studio), mentre rispettivamente il 31,74 % circa delle donne ed il 38,48 % circa degli uomini è in possesso della licenza media inferiore. Tabella 1 _ Caratteristiche del campione. Valori percentuali Uomini Donne Totale Classi d età Da 15 a 19 5,44 7,01 6,23 Da 20 a 24 10,99 10,17 10,58 Da 25 a 29 13,00 11,22 12,11 Da 30 a 34 12,65 12,10 12,37 Da 35 a 39 13,48 11,86 12,67 Da 40 a 44 10,70 10,29 10,49 Da 45 a 49 10,70 11,57 11,14 Da 50 a 54 10,40 11,57 10,99 Da 55 a 60 12,65 14,20 13,43 Totale 100 100 100 Età media 38,13 38,70 38,42 Stato civile Celibe/Nubile 39,95 30,51 35,20 Coniugati 56,74 62,89 59,83 Separati/Divorziati/Vedovi 3,31 6,60 4,97 Totale 100 100 100 Titolo di studio Nessun titolo/licenza elementare 16,90 24,37 20,66 Licenza media inferiore 38,48 31,74 35,09 Licenza media superiore 37,77 36,76 37,26 Dip. Univ/Laurea Breve/Laurea/Spec/Dottorato 6,86 7,13 6,99 Totale 100 100 100 Numero componenti famiglia Uno 5,02 3,97 4,50 Due 11,64 15,55 13,61 Tre 37,83 37,76 37,79 Quattro 35,46 32,90 34,18 Cinque o più 10,05 9,82 9,93 Totale 100 100 100 N. Osservazioni 1692 1711 3403 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 18

5 Un analisi descrittiva Le informazioni desumibili dalle domande del questionario dell «Indagine Trimestrale ISTAT delle Forze di Lavoro», precedentemente indicate, sono state utilizzate nell analisi descrittiva dell offerta di lavoro delle donne in provincia di Cremona. In particolare, la nostra attenzione è stata rivolta alla partecipazione al mercato del lavoro, all occupazione (con un approfondimento sul lavoro part-time e su quello temporaneo) e, infine, all orario di lavoro. 5.1 La partecipazione al mercato del lavoro In questa sottosezione si vogliono evidenziare le principali caratteristiche della partecipazione al mercato del lavoro e si vuole analizzare il tasso di partecipazione relativo a ciascuna di queste caratteristiche 6. La tabella 2 mostra che, in provincia di Cremona, il 50,56% ed il 78,84% circa rispettivamente delle donne e degli uomini, fra i 15 ed i 60 anni, partecipano al mercato del lavoro. Per quanto riguarda la composizione per sesso dei partecipanti al mercato del lavoro, si è notato che le donne costituiscono il 39,34% circa degli individui, di età compresa fra i 15 ed i 60 anni, che partecipano al mercato del lavoro in provincia (si veda la tabella A1 in appendice). Tabella 2 _ Partecipazione al mercato del lavoro per sesso in provincia di Cremona, 1999. Valori percentuali Uomini Donne Totale Partecipano 78,84 50,56 64,62 Non partecipano 21,16 49,44 35,38 Totale 100 100 100 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 6 Quando si parla di partecipanti al mercato di lavoro, ci si riferisce a coloro che compongono le forze di lavoro. A tal proposito, si rivedano le definizioni riportate nella sezione 2. Nel nostro caso, però, sono stati considerati gli individui di età compresa fra i 15 e i 60 anni. 19

Emerge, inoltre, che il 97,6% circa degli uomini che partecipano al mercato del lavoro sono occupati 7 (conseguentemente, il 2,4% circa sono disoccupati); mentre il 93,18% circa delle donne che partecipano sono occupate ed il 6,82% circa sono disoccupate (tabella 3). Tabella 3 _ Peso percentuale di occupati e disoccupati sui partecipanti al mercato di lavoro per sesso in provincia di Cremona, 1999. Valori percentuali Uomini Donne Occupati 97,60 93,18 Disoccupati 2,40 6,82 Totale 100 100 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 Le principali caratteristiche dei partecipanti e dei non partecipanti al mercato del lavoro sono riportate, separatamente per uomini e donne, nella tabella 4. Per quanto riguarda l età, si nota che le donne che partecipano hanno un età mediamente inferiore a quella delle donne che non partecipano: il 78% circa delle donne che offrono lavoro ha, infatti, un età compresa fra i 20 ed i 44 anni, mentre quelle che non si offrono sul mercato del lavoro si concentrano principalmente fra i 45 ed i 60 anni (il 55,21% circa). Inoltre, osservando la tabella si evidenzia anche che le donne che partecipano hanno un età media inferiore a quella degli uomini che offrono lavoro. In relazione al numero dei componenti della famiglia, emerge che al crescere del numero dei componenti della famiglia la partecipazione al mercato del lavoro diminuisce. Infine, prendendo in considerazione il titolo di studio, le donne che partecipano sono di gran lunga più istruite, dato che la metà ha un diploma di licenza superiore e più dell 11% ha almeno un diploma universitario. Le maggior parte delle donne che non partecipano ha invece un basso livello di istruzione: più del 74% di esse ha raggiunto al massimo la licenza media inferiore. Le donne che partecipano sono anche più istruite degli uomini che offrono il proprio lavoro sul mercato: di essi, infatti, solo il 39,66% circa ha un diploma di licenza superiore e poco meno dell 8% ha almeno un diploma universitario. 7 Si noti che tale percentuale non corrisponde con il tasso di occupazione, in quanto si riferisce al numero di occupati sul totale delle forze lavoro, e non al numero di occupati sul totale della popolazione (tasso di occupazione). 20

Tabella 4 _ Caratteristiche degli individui che partecipano e non partecipano al mercato del lavoro in provincia di Cremona nel 1999, per sesso. Percentuali di colonna Uomini Donne Non partecipano Partecipano Non partecipano Partecipano Classi d età Da 15 a 19 18,16 2,02 11,82 2,31 Da 20 a 24 17,60 9,22 8,27 12,02 Da 25 a 29 10,06 13,79 4,14 18,15 Da 30 a 34 3,07 15,22 6,15 17,92 Da 35 a 39 1,12 16,79 7,33 16,30 Da 40 a 44 0,56 13,42 7,09 13,41 Da 45 a 49 1,96 13,04 15,37 7,86 Da 50 a 54 13,13 9,67 15,84 7,40 Da 55 a 60 34,36 6,82 24,00 4,62 Totale 100 100 100 100 Età media 38,79 37,96 41,89 35,59 Titolo di studio Nessun titolo/licenza elementare 30,73 13,19 39,48 9,60 Licenza media inferiore 35,75 39,21 34,75 28,79 Licenza media superiore 30,73 39,66 22,93 50,29 Dip. Univ/Laurea Breve/Laurea/Spec/Dottorato 2,79 7,95 2,84 11,33 Totale 100 100 100 100 Numero componenti famiglia Uno 5,59 4,87 3,66 4,28 Due 12,57 11,39 15,48 15,61 Tre 33,80 38,91 33,57 41,85 Quattro 39,39 34,41 36,64 29,25 Cinque o più 8,66 10,42 10,64 9,02 Totale 100 100 100 100 N. Osservazioni 358 1334 846 865 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 La figura 4 mostra i tassi di partecipazione delle donne e degli uomini per classi d età nel 1999. Sia i tassi femminili sia quelli maschili aumentano, in maniera significativa, passando dalla classe 15-19 a quella 20-24: ciò, con molta probabilità, sta ad indicare il fenomeno dell ingresso massiccio sul mercato del lavoro, successivo al raggiungimento della licenza media superiore. Questa crescita continua nelle classi d età successive, e ciò è particolarmente vero per gli uomini. La partecipazione femminile, infatti, raggiunge il suo massimo in corrispondenza della classe 25-29, dopo di che i tassi, pur rimanendo abbastanza alti, diminuiscono in modo più o meno progressivo per le classi Inoltre, anche in questo caso, si tenga presente che consideriamo solo gli individui fra i 15 ed i 60 anni. 21

successive. E molto importante rilevare che la classe d età 25-29 anni è quella in cui il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è praticamente uguale a quello maschile. Degno di nota, inoltre, è il fatto che, nelle classi d età centrali, in contrapposizione alla progressiva riduzione della partecipazione femminile, per gli uomini non si registra alcuna caduta nei tassi di partecipazione, ma anzi si evidenzia una forte stabilità 8. Tuttavia, i tassi di partecipazione delle donne nelle classi centrali risultano essere piuttosto elevati a testimonianza sia del fatto che la crescita dei salari rende più costoso interrompere l attività lavorativa sia del fatto che l incrementata partecipazione si accompagna, con molta probabilità, ad altri fenomeni, quali una più ampia articolazione dell orario di lavoro ed una più ampia disponibilità di strutture di aiuto allo svolgimento di mansioni tipicamente femminili (asili nido, lavanderie, ecc.). Figura 4 _ Tassi di partecipazione delle donne e degli uomini per classi d età in provincia di Cremona (1999) 120 100 80 60 40 20 0 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 54-60 Uomini Donne Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 e 1995 Proseguendo questa analisi dei tassi di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non saranno considerate le donne di età compresa fra i 15 ed i 19 anni, poiché questa classe d età è costituita prevalentemente da studentesse, la cui decisione di partecipare (o meno) al mercato del lavoro è solamente rinviata al momento della conclusione dei propri impegni di studio (come del 8 La partecipazione degli uomini al mercato del lavoro si riduce in modo significativo solo dopo i 50 anni. 22

resto testimonia la precedente analisi sui tassi di partecipazione per classi d età, che evidenziava una forte crescita dell offerta di lavoro nel passaggio dalla classe 15-19 alla classe 20-24). Anche nella classe d età 20-24 anni ci sono delle studentesse; tuttavia, in questo caso, trattandosi più che altro di istruzione universitaria, la scelta di studiare (e, quindi, non partecipare temporaneamente al mercato del lavoro) coincide in alcuni casi con un attività lavorativa, perlomeno a tempo parziale. La tabella 5 mostra i tassi di partecipazione per stato civile, numero di componenti della famiglia e titolo di studio. Abbiamo già notato come le donne giovani si comportano come gli uomini nella decisione di offrire lavoro sul mercato. In relazione allo stato civile, emerge che il 72,21% circa delle nubili, contro il 45,82% circa delle coniugate, partecipa al mercato del lavoro. Per quanto riguarda il numero di componenti della famiglia, il tasso di partecipazione è più alto per le donne single (il 56% circa) e per quelle appartenenti ad un nucleo famigliare di tre componenti (poco più del 58%). Mentre più della metà delle donne appartenenti rispettivamente a famiglie composte da quattro e cinque componenti non partecipa al mercato del lavoro. Quindi, appartenere a famiglie particolarmente numerose riduce, anche se, oggettivamente, di poco rispetto a nuclei meno numerosi, la partecipazione al mercato del lavoro. Infine, in relazione al titolo di studio, emerge chiaramente che al crescere del livello di istruzione aumenta notevolmente il tasso di partecipazione: più dell 80% delle donne con almeno un diploma universitario, contro solo poco più del 20% delle donne con al massimo la licenza elementare, partecipa al mercato del lavoro. Possedere un elevato livello di istruzione induce dunque una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. 23

Tabella 5 _ Tassi di partecipazione delle donne, di età compresa fra i 20 e i 60 anni, per stato civile, numero di componenti della famiglia e titolo di studio, in provincia di Cremona, 1999. Valori percentuali. Partecipa Non partecipa Totale Stato civile Nubile 72,21 27,79 100 Coniugata 45,82 54,18 100 Separata/Divorziata/Vedova 54,46 45,54 100 Titolo di studio Nessun titolo/licenza elementare 20,29 79,71 100 Licenza media inferiore 52,44 47,56 100 Licenza media superiore 70,16 29,84 100 Dip. Univ/Laurea Breve/Laurea/Spec/Dottorato 80,33 19,67 100 Numero componenti famiglia Uno 56,06 43,94 100 Due 51,94 48,06 100 Tre 58,16 41,84 100 Quattro 48,13 51,87 100 Cinque o più 49,65 50,35 100 N. Osservazioni 845 746 1591 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 Abbiamo già evidenziato come la decisione di partecipare al mercato del lavoro sia basata su un confronto fra il salario di mercato ed il salario di riserva 9. A questo proposito, il questionario dell «Indagine Trimestrale ISTAT delle Forze di Lavoro» pone un quesito relativo al livello di retribuzione minima mensile a cui si è disposti a lavorare. Purtroppo, tale informazione è disponibile solo per pochi individui in età lavorativa 10. La figura 5 riporta il salario di riserva, dichiarato da donne e uomini, in provincia di Cremona, nel 1999. Ciò che si evidenzia è che le retribuzioni minime mensili a cui sono disposti a lavorare gli uomini sono maggiormente disperse di quelle delle donne. Esse variano da un minimo di. 500.000 ad un massimo di. 3.000.000 per le donne, mentre quelle degli uomini variano da un minimo di. 600.000 ad un massimo di. 4.500.000. Inoltre, si può osservare che più del 30% delle donne, che hanno risposto a questo quesito, ha dichiarato di essere disposto a lavorare per un livello di retribuzione minima mensile di. 1.500.000, mentre più del 24% degli uomini lo è per una retribuzione minima mensile di. 2.000.000. Conseguentemente, il livello medio di retribuzione mensile a cui si è disposti a lavorare è di. 1.487.000 per le donne e di. 1.977.273 per gli uomini. 9 Il salario di riserva rilevante per le decisioni di partecipazione è il salario per cui un individuo è indifferente tra non lavorare e offrire un certo numero di ore di lavoro. 10 In particolare, è disponibile solo per 100 donne e 66 uomini. 24

Figura 5 _ Livello di retribuzione minima mensile a cui si è disposti a lavorare in provincia di Cremona (1999), separatamente per uomini e donne. Distribuzione percentuale 35 30 25 20 15 10 5 0 500.000 600.000 700.000 800.000 900.000 1.000.000 1.100.000 1.200.000 1.300.000 1.400.000 1.500.000 1.600.000 1.700.000 1.800.000 1.900.000 2.000.000 2.100.000 2.200.000 2.300.000 2.400.000 2.500.000 2.600.000 2.700.000 2.800.000 2.900.000 3.000.000 3.100.000 3.200.000 3.300.000 3.400.000 3.500.000 3.600.000 3.700.000 3.800.000 3.900.000 4.000.000 4.100.000 4.200.000 4.300.000 4.400.000 4.500.000 Donne Uomini Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 5.2 L occupazione Obiettivo di questa sottosezione è quello di evidenziare le principali caratteristiche dell occupazione in provincia di Cremona, sempre con un attenzione particolare nei confronti delle donne. Successivamente, i dati disponibili ci consentiranno di analizzare, in modo più approfondito, il lavoro part-time e il lavoro temporaneo 11. Osservando la composizione per sesso degli occupati in provincia di Cremona, si nota che il 38,24 % circa sono donne (figura 6). 11 Si vedano in proposito le successive sottosezioni. 25

Figura 6 _ Composizione per sesso degli occupati in provincia di Cremona (1999) Donne 38,24% Uomini 61,76% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine Trimestrale delle Forze di Lavoro, 1999 La tabella 6 ci mostra le principali caratteristiche dell occupazione in provincia di Cremona nel 1999, distinguendo fra uomini e donne. Le donne occupate hanno un età media leggermente inferiore a quella degli uomini: si può notare, infatti, che il 64,9 % circa delle donne, che dichiarano di essere occupate, ha un età inferiore ai 40 anni, contro il 56,21 % circa degli uomini. In relazione allo stato civile ed al numero di componenti della famiglia, le donne che sono in possesso di un occupazione, analogamente agli uomini, sono specialmente quelle sposate (il 58,93% circa) e quelle che vivono in famiglie di tre e quattro componenti (rispettivamente il 41,07% circa ed il 29,65% circa), quindi con elevata probabilità di avere figli. Interessante è la struttura dell occupazione per livelli di istruzione nei due sessi. Le donne occupate risultano mediamente più istruite degli uomini che dichiarano di essere occupati, dato che circa la metà di esse (il 50,25% circa contro il 39,25% circa degli uomini), ha un diploma di licenza media superiore e più del 10% (contro l 8% circa degli uomini) ha almeno un diploma universitario. Gli uomini occupati, al contrario, sono meno istruiti: il 39,55% circa si è fermato al diploma di licenza media inferiore. Emergono, fra i due sessi, differenze nella distribuzione per professioni: fra le donne ci sono più impiegate (il 39,08% circa delle donne occupate), mentre fra gli uomini ci sono più operai (il 43,86% circa degli uomini in possesso di un occupazione). Inoltre, si nota che, mediamente, ci sono 26