L OLIVICOLTURA INTENSIVA ITALIANA DEVE PUNTARE ALL ALTA QUALITA DEL PRODOTTO

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L OLIVICOLTURA INTENSIVA ITALIANA DEVE PUNTARE ALL ALTA QUALITA DEL PRODOTTO A cura di Alessandro Mersi - info@olivolio.net Consulente Tecnico in Olivicoltura, Elaiotecnico ed Assaggiatore Professionista di Olio d Oliva La nostra attuale olivicoltura, definibile globalmente di tipo tradizionale, è in grave crisi economica ormai da molti anni, soprattutto nelle regioni del centro Italia. Le spese di gestione sono divenute insostenibili, ed in molti casi superano abbondantemente i ricavi. I criteri tecnici ed agronomici su cui è basata sono da considerarsi, alla luce dell odierna situazione economica e di mercato, decisamente obsoleti. Questo appare evidente, soprattutto dall esame dei costi relativi alle due principali operazioni: raccolta e potatura, che da sole, possono assorbire fino al 70 % del totale dei costi colturali. Sia il sistema di coltivazione più tradizionale a vaso che quello più moderno a monocono, a causa delle basse densità di piante per ettaro, della poca idoneità alla meccanizzazione e quindi dell elevata necessità di manodopera e spesso anche per la scarsa efficienza genetica-varietale delle cultivars impiegate, non sono più in grado di consentire una gestione tecnica ed economica efficiente e remunerativa. Negli ultimi anni, a questi problemi, si deve aggiungere anche la sempre crescente difficoltà da parte delle aziende nel reperire personale specializzato in grado di effettuare correttamente le delicate operazioni di potatura a forma impostata, e soprattutto nelle regioni del centro Italia, perfino il personale comune necessario per le operazioni di raccolta. Ogni anno che passa, un numero sempre crescente di aziende, soprattutto in Toscana, sceglie di non raccogliere le olive per l assenza di una convenienza economica o per la difficoltà nel reperire la manodopera e per gli alti costi relativi. La situazione è decisamente peggiorata dopo le recenti crisi economiche e con la sempre crescente globalizzazione dei mercati. Infatti, anche le aziende agricole a prevalente vocazione vitivinicola ed agrituristica, un tempo floride e che si potevano permettere il lusso di sostenere un olivicoltura marginale e passiva, in virtù anche della funzione d immagine/paesaggistica propria della coltura, in questi ultimi anni hanno iniziato a tagliare i rami secchi dell economia aziendale ed ad abbandonare progressivamente gli oliveti poco produttivi e quelli con le maggiori difficoltà di gestione. Infine, nemmeno i consorzi di tutela degli oli I.G.P. e D.O.P., nonostante le notevoli risorse impiegate sono riusciti ad assicurare un valore aggiunto al prodotto sufficiente a garantire un reddito soddisfacente almeno per la maggior parte delle aziende agricole produttrici. Infatti la forbice dei prezzi spuntati all ingrosso fra gli oli a denominazione ed origine protetta e quello dell italiano comune si è costantemente e drasticamente ridotta, fino a divenire minima e poco gratificante. Nell esigua differenza, che al massimo può raggiungere i 2-3. per kg. di prodotto, non sono affatto considerati i maggiori sforzi e gli alti costi di gestione necessari a produrre oli extravergini di qualità da oliveti coltivati in modo tradizionale e spesso in condizioni agronomiche difficili o secondo i criteri, talvolta fin troppo rigidi imposti da alcuni disciplinari. Senza entrare nelle tematiche puramente tecniche, ma dalle semplici analisi economiche risultano subito evidenti quelli che sono i problemi di fondo dell olivicoltura tradizionale Italiana. Innanzitutto la produttività x ha. è troppo bassa a causa della bassa densità di piante x ha., dell impiego sub-ottimale del suolo e della limitata efficienza della maggior parte delle cultivars impiegate. Inoltre, gli alti costi gestione derivanti soprattutto dalla scarsa idoneità all alta meccanizzazione e le difficoltà per la maggior parte degli oli di spuntare prezzi di vendita all ingrosso o al dettaglio remunerativi e proporzionali alla loro qualità, non consentono alla coltura di ottenere redditi economici soddisfacenti.

PROBLEMI DI FONDO DELLA OLIVICOLTURA TRADIZIONALE BASSA DENSITA PIANTE x Ha. IMPIEGO SUB-OTTIMALE DEL SUOLO SCARSA EFFICIENZA VARIETALE BASSA PRODUTTIVITA x ETTARO SCARSA IDONEITA ALL ALTA MECCANIZZAZIONE ALTI COSTI COLTURALE REDDITO ECONOMICO MOLTO BASSO o PASSIVO Appare evidente come i prezzi di mercato all ingrosso troppo bassi in funzione dell effettiva qualità, specialmente di certi prodotti a denominazione protetta e controllata, siano un altro grave problema che affligge pesantemente l olivicoltura italiana. Il prezzo troppo basso conviene e giova molto al grossista ed al grande imbottigliatore, ma penalizza infinitamente l azienda agricola produttrice che alla fine è costretta a vendere a questi l olio prodotto e spesso ben al di sotto anche del costo di produzione. Per chi compra a basso prezzo e in grandi quantità è facile realizzare alti profitti anche con margini unitari minimi (per kg. o/e per bottiglia), mentre per chi produce e con tutte le problematiche relative agli elevati costi di gestione dell olivicoltura tradizionale, questo risulta praticamente impossibile. L azienda agricola produttrice alla fine risulta prigioniera di un perverso meccanismo a effetto boomerang, perché non potrà mai essere competitiva con i prezzi del grossista e del confezionatore ai quali è costretta a conferire il proprio prodotto ed in questo modo avrà sempre grandi difficoltà anche nel conquistarsi i propri spazi di mercato. La situazione generale della nostra olivicoltura è questa, e per ogni azienda che è faticosamente riuscita crearsi dei redditi più soddisfacenti attraverso efficaci quanto costose strategie di marketing, ce ne sono molte, troppe, che invece soffrono per le difficoltà ed i costi colturali sempre più insostenibili. A questo punto, il quesito di fondo emerge spontaneo: Come intervenire tecnicamente per ottimizzare la gestione economica della coltura? Innanzitutto occorre una drastica riduzione dei costi colturali e contemporaneamente un sensibile incremento della produttività per ettaro, senza però, mai perdere di vista la qualità e di conseguenza la differenziazione e la commercializzazione del prodotto finale.

COME OTTIMIZZARE LA GESTIONE ECONOMICA DELLA COLTURA RIDUZIONE DEI COSTI INCREMENTO DELLA PRODUZIONE DIFFERENZIAZIONE, CARATTERIZZAZIONE & PROMOZIONE DEL PRODOTTO Un efficace soluzione almeno ai primi due problemi, emerge chiaramente dai criteri dell olivicoltura superintensiva che a fronte di un alta densità di piante per ettaro con un impiego ottimale del suolo, di una maggiore efficienza delle cultivars cosiddette intensive e grazie soprattutto ad un elevatissimo livello di meccanizzazione, consente almeno un drastico abbattimento dei costi relativi alla gestione colturale. OLIVICOLTURA INTENSIVA A MECCANIZZAZIONE INTEGRALE ALTA DENSITA PIANTE x Ha. IMPIEGO OTTIMALE DEL SUOLO NOTEVOLE EFFICIENZA VARIETALE MAGGIORE PRODUTTIVITA x ETTARO COMPLETA IDONEITA ALL ALTA MECCANIZZAZIONE MINORI COSTI COLTURALE REDDITO ECONOMICO SODDISFACENTE e ATTIVO Il sistema superintensivo di coltivazione dell olivo dal punto di vista tecnico, funzionale e produttivo risulta senz altro molto interessante ed efficiente, ma se lo vogliamo applicare alle nostre realtà olivicole ed economiche non è comunque il caso di farsi prendere da facili quanto pericolosi entusiasmi che potrebbero indurci a fare scelte affrettate.

Intanto occorre ben precisare che nella progettazione e nella gestione tecnica degli impianti superintensivi sono indispensabili la massima attenzione e la massima professionalità. Inoltre dobbiamo considerare anche l importante e crescente sviluppo che sta avendo l olivicoltura superintensiva al di fuori dei nostri confini. La nazione portabandiera per questo tipo di coltivazione innovativa dell olivo è senz altro la Spagna, che in una decina d anni di ricerche e sperimentazioni condotte con una piena sinergia fra enti pubblici ed imprenditori privati (Agromillora), ha sviluppato un modello di olivicoltura intensiva decisamente efficiente. Questo modello definito più precisamente Superintensivo è in effetti molto speculativo ed ha il suo maggior limite soprattutto nella notevole carenza dal punto di vista varietale, infatti è attualmente basato essenzialmente su tre sole varietà: la cv. Arbequina (Spagna) che è quella che dal punto di vista agronomico e produttivo ha fornito e continua a fornire quasi ovunque i risultati migliori, la cv. Arbosana (Spagna) e la Koroneiki (Grecia). La cosa che ci deve far riflettere attentamente, è che questo specifico modello produttivo proposto e commercializzato da Agromillora Iberica (Spagna) in tutto il mondo, è stato adottato e con numeri che cominciano a divenire importanti, anche da tutta una serie di paesi interessati soprattutto ad un olivicoltura caratterizzata da una produzione più di tipo quantitativo che qualitativo. Mi riferisco soprattutto ai certi paesi del Nord Africa come il Marocco dove negli ultimi anni, anche a fronte di importanti incentivi statali, sono stati realizzati grandi impianti olivicoli superintensivi, ma anche alla Tunisia, al Cile ed alla California (U.S.A). In tutti questi paesi, le realtà imprenditoriali e produttive interessate da questa scelta colturale sono spesso di grandi dimensioni o consorziate e comunque i costi legati alla costituzione ed alla gestione degli impianti (supporti e materiali, servizi, manodopera, ammortamenti, ecc...) sono molto più bassi rispetto a quelli delle nostre regioni olivicole. Dal punto di vista strettamente tecnico, il sistema è in grado quasi ovunque di produrre oli extra vergini di qualità soprattutto grazie al sistema di raccolta dei frutti per mezzo della macchina scavallatrice, che risulta essere assolutamente efficiente e tempestivo. Infatti in certe aree produttive è possibile raccogliere fino a 200 q.li di olive x ettaro in ca. 2/3 ore (600-700 q.li in 8 h.) con solamente 2 operatori. Con questa formidabile capacità di raccolta, è possibile ottenere frutti al perfetto grado di maturazione anche in impianti di grandissime dimensioni ed inoltre i criteri tecnici di base del sistema, prevedono l immediata trasformazione del prodotto in un impianto oleario che deve essere attiguo alla zona di produzione e adeguato alle sue esigenze. In tutti questi paesi dove si è sviluppato il modello di olivicoltura superintensiva, molto spesso le realtà produttive private o consorziate sono di grandi dimensioni, dispongono di macchine scavallatrici e di frantoi aziendali propri e sono quindi in grado di ammortizzare efficacemente gli elevati costi necessari per questi importanti investimenti. Un probabile scenario futuro prevede la produzione e la conseguente immissione sul mercato di grandi quantità di olio extravergine d oliva di buona qualità ed a prezzi di mercato decisamente contenuti. Prezzi che con il progressivo aumento della superficie totale e della produttività degli impianti potrebbero anche ridursi ulteriormente, soprattutto nei paesi cosiddetti emergenti (Marocco, Cile, ecc.). Alle luce dell attuale situazione economica e specialmente nel prossimo futuro, appare evidente che l Italia non potrà mai essere competitiva nel panorama dell olivicoltura superintensiva internazionale, soprattutto se applicato alla produzione di olio di qualità standard/comune ed alla commercializzazione all ingrosso. Il nostro paese ha sempre avuto un ruolo da protagonista a livello mondiale nella produzione di olio extra vergine d oliva di alta qualità ed è proprio su questa prerogativa che si sono concretizzati i nostri maggiori successi imprenditoriali e commerciali. Perciò occorre tener fede a questa importante fama ed a questa consolidata tradizione e riuscire ad impostare un nostro modello di olivicoltura superintensiva, ovvero un sistema produttivo ed economico, che magari avrà produzioni x ha. inferiori a fronte di costi imprenditoriali e di gestione più elevati che altrove, ma che potrà essere in grado di produrre, promuovere e commercializzare oli extravergini d oliva di qualità superiore. La futura olivicoltura superintensiva italiana, deve poter impiegare e senza alcuna limitazione, tutte le varietà superintensive disponibili nel presente e nel futuro, italiane e straniere; ma anche tutte quelle esistenti nel panorama olivicolo nazionale e mondiale che per ragioni morfologiche e

funzionali e/o con un lavoro di selezione e miglioramento genetico, potranno essere adattate ai criteri imposti da questo tipo di coltivazione, magari anche con l adozione di forme di allevamento diverse e con una differente gestione tecnica-agronomica. In questo modo e con tutte le attenzioni applicate anche alle tecniche di frangitura e le capacità dal punto di vista elaiotecnico, che ci hanno sempre contraddistinto a livello mondiale e che sono alla base della grande qualità dei nostri oli extravergini d oliva, potremo essere in grado di dare un valore aggiunto anche ai prodotti provenienti dalla coltivazione superintensiva dell olivo. Il sistema superintensivo inoltre, presenta una maggiore efficienza rispetto a quello tradizionale, anche in funzione del miglioramento qualitativo dell olio prodotto e questo soprattutto per la tempestività e la differenziazione nella raccolta dei frutti rispetto alle varie cultivars ed loro grado di maturazione ma anche per il grande vantaggio offerto dalla frangitura immediata. Perciò questi prodotti presenteranno tutti i requisiti chimici ed organolettici propri degli oli di alta qualità e quindi potranno contare su una maggiore capacità di differenziazione rispetto a quelli standard prodotti dal sistema superintensivo adottato dagli altri paesi. Se le nostre aziende ed i nostri imprenditori saranno in grado di sviluppare e produrre questa tipologia di prodotti, questi potrebbero essere proposti sui mercati a prezzi decisamente contenuti e quindi più interessanti anche per il consumatore esigente ed a fronte del notevole abbattimento dei costi colturali ottenibile con la coltivazione superintensiva dell olivo, potrebbero finalmente consentire al produttore, un margine di profitto ad ettaro finalmente remunerativo e soddisfacente. Lo scenario potrebbe divenire anche più interessante soprattutto per i prodotti confezionati in bottiglie di piccolo/medio formato (0,5 1 Lt.), perché si tratterebbe di oli caratterizzati da un livello qualitativo in linea se non addirittura superiore a quello degli attuali prodotti di alta gamma prodotti dall olivicoltura tradizionale, ma che potrebbero essere offerti al dettaglio a prezzi di poco superiori rispetto a quelli degli oli commerciali di costo medio-basso della grande distribuzione. La superiorità qualitativa rispetto a questi ultimi, sarebbe così macroscopica ed evidente che potrebbe essere facilmente percettibile anche dal consumatore medio, ed il prezzo di vendita decisamente contenuto faciliterebbe la promozione e l auspicata diffusione del vero olio extra vergine d oliva di qualità prodotto in Italia, sia nel mercato interno che in quello estero. Alla fine questa è la filosofia del Made in Italy che è sempre stata alla base dei nostri maggiori successi imprenditoriali e commerciali a livello mondiale ed in ogni settore. Nel nostro paese il settore dell olivicoltura e dell olio extravergine d oliva è stato troppo un lungo oggetto di un incomprensibile quanto dannoso immobilismo generale, mentre il settore vitivinicolo e quello della frutticoltura, negli ultimi decenni sono stati oggetto di grandi rinnovamenti scientifici, tecnologici e funzionali, tanto che spesso sono stati anche drasticamente modificati regolamenti e disciplinari al fine di dare una maggiore competitività ai nostri prodotti ed alle nostre aziende, soprattutto in quei mercati che pagano per la qualità. Se vogliamo mantenere il ruolo d eccellenza qualitativa che ci ha sempre contraddistinto a livello mondiale, tutte le indagini e le scelte tecniche ed imprenditoriali del futuro modello italiano di olivicoltura superintensiva, dovranno essere basate principalmente sulla qualità dell olio e sulla superiore capacità di differenziazione e di affermazione dei nostri prodotti sui mercati internazionali. 25-07-2007 Alessandro Mersi