arpa La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna Report

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arpa La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna Report 08

arpa La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna Report 08

Il presente Rapporto è stato elaborato dalla Regione Emilia-Romagna Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa Servizio Rifiuti e Bonifica Siti e da Arpa Emilia-Romagna Struttura Tematica di Ingegneria Ambientale Sezione Regionale del Catasto Rifiuti. L impostazione, il coordinamento e la stesura finale sono stati curati da Gian Franco Saetti, Responsabile del Servizio Rifiuti e Bonifica Siti della Regione Emilia-Romagna, Barbara Villani, Responsabile della Sezione Regionale del Catasto Rifiuti Arpa Emilia-Romagna. La Redazione è stata curata da Regione Emilia-Romagna Servizio Rifiuti e Bonifica Siti Sauro Sacchetti Emanuele Moretti Staff Assessore Ambiente e Sviluppo Sostenibile Elisa Danielli Arpa Emilia-Romagna Ingegneria Ambientale, Sezione Regionale del Catasto Rifiuti Elisa Bonazzi Cecilia Cavazzuti Rosalia Costantino Leda Ferrari Tanya Fontana Paolo Gironi Maria Concetta Peronace Si ringraziano per i contributi forniti Arpa Direzione Tecnica Fausta Cornia Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani Andrea Cirelli Antonio Condemi Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) Francesca Perotti Referenti degli Osservatori Provinciali della Regione Emilia-Romagna Referenti delle Sezioni Provinciali Arpa Fotografie Antonio Cesari e Studio Pym, Bologna Grafica Lizart comunicazione visiva, Bologna

Indice Introduzione 5 Il quadro normativo nazionale e regionale 6 Il quadro normativo comunitario e nazionale 6 La politica regionale di settore 6 Le fonti dei dati 7 Gli indicatori di produzione e gestione dei rifiuti 8 I rifiuti urbani 11 La produzione 12 Le azioni di prevenzione/riduzione della produzione 17 La raccolta differenziata 18 I principali rifiuti raccolti in maniera differenziata 21 Progetti e strumenti per aumentare la raccolta differenziata 24 L applicazione della tariffa in Emilia-Romagna 25 Le modalità di gestione dei rifiuti indifferenziati 27 Il sistema impiantistico per la gestione dei rifiuti urbani 30 Il sistema di monitoraggio degli impianti 30 Gli Imballaggi e i rifiuti di imballaggio 37 Ricostruzione del Sistema Consortile in Emilia-Romagna 38 Quantità di imballaggi immessi al consumo 38 Sistema di gestione 40 La raccolta 40 Il recupero 41 Il sistema impiantistico regionale 43 Ricostruzione secondo le dichiarazioni MUD 44 I Rifiuti Speciali 47 La produzione 49 Le modalità di gestione 53 Le operazioni di recupero 53 Le operazioni di smaltimento 56 Il bilancio regionale 59 Veicoli fuori uso 60 La produzione e le modalità di gestione in Emilia-Romagna 60 Appendice 62

Introduzione Un Report è prima di tutto un resoconto di numeri. Di lì iniziamo per rilevare che nel 2007 la produzione di rifiuti in Emilia-Romagna ha continuato a crescere, +1,3% di rifiuti urbani, 676 chilogrammi di rifiuti per abitante, provenienti in parte da attività produttive ed assimilati agli urbani, con un conseguente innalzamento dei numeri che significa però anche un maggior controllo ambientale. Questi dati dicono che teniamo alta l attenzione sul nostro trend di crescita, ma che non abbiamo ancora raggiunto gli standard di sostenibilità a cui puntiamo. La raccolta differenziata sale al 39,8%, con un incremento che è il più alto degli ultimi anni e che ci porta al sostanziale rispetto dell obiettivo di legge. Il conferimento in discarica del rifiuto indifferenziato, d altro canto, si conferma in costante diminuzione, dal 59% dell anno passato all attuale 56%. Il Report 2008, curato da Arpa Emilia-Romagna in collaborazione col Servizio regionale Rifiuti e Bonifica Siti, ci dice che siamo al di sopra della media italiana e di altre Regioni con caratteristiche simili alla nostra, siamo in possesso inoltre di una piena autosufficienza impiantistica proiettata al futuro, con un crescente recupero di energia dagli impianti e livelli di sicurezza nello smaltimento che ci allineano all Europa più avanzata. A noi però tutto questo non basta. Siamo su una strada giusta ma abbiamo ancora dinnanzi obiettivi molto impegnativi. Prevenzione, riduzione e riciclaggio sono le nostre priorità per gli anni a venire. I binari su cui convogliare più risorse e su cui portare l intera comunità regionale enti locali, imprese, gestori dei servizi ambientali e cittadini in questo viaggio necessario verso la sostenibilità. Lo faremo partendo dalle esperienze positive e dai progetti già intrapresi, rafforzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione e promuovendo l innovazione. Le scelte contenute nel Piano regionale di Azione Ambientale 2008-2010, che stiamo per approvare, danno il segno di un impegno che va oltre le risorse tariffarie e l iniziativa dei gestori del servizio, con finanziamenti regionali che andranno a potenziare ulteriormente le stazioni ecologiche, ad estendere i sistemi di raccolta differenziata e a renderli più accessibili ai cittadini. Lavoriamo inoltre per stanziamenti mirati su progetti innovativi che si integrano con le altre politiche ambientali e innescano dinamiche virtuose: mi riferisco ad esempio alle tecniche che permettono di abbattere la produzione dannosa di biogas e catturare per altri usi la CO2 prodotta dalle discariche o dagli inceneritori. Mi riferisco anche all applicazione sul territorio di una vera e propria tracciabilità dei rifiuti, sia urbani che speciali, per verificare e promuovere la quota che va effettivamente a recupero. E ancora, alla nascita di laboratori eco-tecnologici capaci di portare il recupero e riciclaggio dei rifiuti a quella dimensione industriale che ancora manca. Sta dando buoni frutti la collaborazione sia con i Consorzi per gli imballaggi sia con la grande distribuzione commerciale; stanno crescendo i sistemi delle ricariche e del last minute market nel settore alimentare; aumentano le integrazione di filiera tra le aziende produttrici. Cresce l impegno degli Enti Pubblici, a partire dalla Regione e dalla sua struttura di acquisti Intercenter, per sviluppare il sistema degli acquisti verdi e di prodotti riciclati. Tutto questo lavoro va sempre più portato a sistema. Prevenzione significa infatti ri-orientare sulla qualità ambientale e sociale il modo di produrre e consumare, assumendo l ambiente tra i fattori essenziali dello sviluppo. In questa ottica che richiede una nuova cultura e politica ambientale, un intervento pubblico imperniato non tanto e solo sul comando e controllo quanto piuttosto al massimo coinvolgimento e responsabilità degli attori economici e sociali noi rafforzeremo gli accordi e gli incentivi alle imprese finalizzati a produrre meno rifiuti. Siamo in una fase della storia in cui alcuni paesi del pianeta stanno crescendo molto in fretta e si immettono nel mercato dei consumi; l alluminio o l acciaio, la carta, il vetro riciclato hanno un mercato del tutto nuovo che ne incoraggia il recupero. Non è solo l ambiente, ma l economia a chiedere scelte virtuose. Ecco perché vanno vinte alcune resistenze. Sono convinto che la nostra comunità regionale saprà combinare il senso civico che da sempre le appartiene, la creazione di imprese innovative orientate alla sostenibilità e il nostro obiettivo di tutelare e salvaguardare l ambiente naturale. Lino Zanichelli Assessore Ambiente e Sviluppo Sostenibile Regione Emilia-Romagna 5

Il quadro normativo nazionale e regionale IL QUADRO NORMATIVO COMUNITARIO E NAZIONALE La Commissione UE ha avviato un processo di profonda revisione della normativa che si è completato con la recente approvazione della nuova Direttiva Quadro sulla Gazzetta Ufficiale dell Unione Europea, che sostituirà l attuale Direttiva 2006/12/CE. La posizione del Parlamento europeo concentra l attenzione sugli impatti ambientali derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifiuti, tenendo conto del ciclo di vita dei prodotti/rifiuti e della disponibilità limitata delle risorse naturali. Viene definita la seguente gerarchia, da applicare quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: > prevenzione; > preparazione per il riutilizzo; > riciclaggio; > recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; > smaltimento. La nuova Direttiva Quadro pone alla base dell attuale politica di gestione dei rifiuti, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, da perseguire anche attraverso incentivi al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero e con l obiettivo di ridurre gli impatti ambientali negativi legati all utilizzo delle risorse naturali. Viene prevista, tra l altro, la predisposizione, da parte degli Stati membri, di programmi con specifici «obiettivi di prevenzione» e con la descrizione delle misure adottate per la loro attuazione. Lo scopo di tali obiettivi e misure è «dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti». Vengono inoltre affrontate in maniera articolata ed approfondita le varie definizioni del settore e in particolare quella di rifiuto e di sottoprodotto e viene introdotto il concetto di ciclo di vita dei rifiuti. La normativa di settore vigente è anche costituita da una serie di direttive che disciplinano la gestione di particolari tipologie di rifiuti (oli usati Direttiva 75/439/CE; fanghi di depurazione Direttiva 86/278/CE; imballaggi e rifiuti di imballaggio Direttiva 94/62/CE; PCB e PCT Direttiva 96/59/CE; veicoli fuori uso Direttiva 2000/53/CE; rifiuti prodotti dalle navi Direttiva 2000/59/CE; RAEE Direttiva 2002/96/CE; rifiuti da attività estrattive Direttiva 2006/21/CE; pile e accumulatori esausti Direttiva 2006/66/CE), di particolari tipologie di impianti (discariche Direttiva 1999/31/CE; inceneritori Direttiva 2000/76/CE) e delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti (Regolamento 1013/2006). A livello nazionale la normativa europea è stata recepita, pur con una serie di differenze, dalla parte IV del D. Lgs. 152/2006. Nel 2008, con il D.Lgs. 4 (Secondo correttivo), è stata operata una notevole revisione del D.Lgs. 152/06 che si è resa necessaria per adeguare le disposizioni della norma nazionale al diritto comunitario, anche in relazione alle diverse procedure di infrazione aperte nei confronti dell Italia. Le modifiche introdotte hanno riguardato, tra l altro, le definizioni, il campo di applicazione, la materia degli accordi e contratti di programma e alcune particolari tipologie di materiali tra cui le terre e rocce da scavo. LA POLITICA REGIONALE DI SETTORE Nel complesso e articolato quadro normativo europeo e nazionale, l implementazione di una adeguata politica regionale è stato un compito impegnativo e spesso di complessa e articolata attuazione. In tale quadro si possono sostanzialmente individuare le seguenti linee generali dell azione regionale. Livello d azione di tipo legislativo-normativo In questi anni la Regione ha proseguito il processo di adeguamento e conformazione della legislazione regionale alla normativa europea e nazionale di settore, attraverso una serie di provvedimenti legislativi. Tra questi va ricordata la recente L.R. 10/08 per il riordino territoriale, l autoriforma dell amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni, che ha introdotto una profonda riforma nell organizzazione e nella regolazione del sistema dei servizi pubblici locali (servizio idrico integrato e servizio di gestione dei rifiuti urbani). All emanazione dei provvedimenti legislativi si è affiancata l adozione di atti amministrativi con cui la Regione ha espletato le proprie funzioni di indirizzo e coordinamento, per uniformare e rendere coerente l azione amministrativa da parte degli enti locali su tutto il territorio regionale. L insieme di tali provvedimenti, di natura legislativa e amministrativa, costituisce pertanto il quadro regionale di riferimento per il settore dei rifiuti. In appendice, viene riportato l elenco dei provvedimenti che costituiscono il predetto quadro regionale. Livello d azione di tipo pianificatorio-programmatorio Questo livello di azione si è sostanzialmente sviluppato su due filoni principali di attività fra loro correlati: > l emanazione di linee-guida regionali e di criteri di indirizzo per la pianificazione provinciale; > la partecipazione alla fase di concertazione per l elaborazione e l adozione dei nuovi piani provinciali di settore (PPGR) con una costante azione di impulso e di supporto anche degli aspetti procedurali nei confronti delle Amministrazioni Provinciali. In particolare, per quanto riguarda tale azione di indirizzo e coordinamento, con la deliberazione di Giunta Regionale 1620/2001 e successivi altri provvedimenti amministrativi, sono stati dettagliati gli aspetti riguardanti i contenuti che la pianificazione provinciale di settore deve necessariamente sviluppare, al fine di essere conforme alla normativa di livello sovraordinato (comunitaria e nazionale). Livello d azione di tipo economico-finanziario Nell ambito dei Programmi Regionali di Tutela Ambientale e dei Piani triennali di Azione Ambientale sono stati finanziati numerosi interventi: > nel settore dei rifiuti urbani - a favore di soggetti pubblici - per il potenziamento e il miglioramento tecnologico e organizzativo del sistema di gestione e per l incentivazione della raccolta differenziata (con un considerevole e progressivo aumento negli anni del numero di stazioni ecologiche attrezzate attive sul territorio regionale); > nel settore dei rifiuti speciali - a favore di soggetti privati - per la riduzione della produzione di rifiuti e per la realizzazione di impianti per il loro recupero e riciclaggio. 6

Le fonti dei dati I dati presentati nel Report provengono sia dagli archivi che costituiscono il sistema informativo regionale sui rifiuti definito nell Allegato 2 della D.G.R. 1620/2001, sia da altre fonti rappresentate da: ISTAT, APAT (ora ISPRA), CONAI e Consorzi di filiera, ANIE, Gestori degli impianti, Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani. In particolare i dati raccolti nel sistema informativo regionale sono relativi alla produzione e alla modalità di gestione dei rifiuti urbani e speciali. L archivio dei rendiconti comunali della raccolta differenziata contiene i dati relativi a produzione di rifiuti urbani e raccolta differenziata che, ai sensi della L.R. 27/94, sono forniti annualmente dai Comuni alle Province e alla Regione. Come indicato all art. 16 della stessa legge regionale, i Comuni, o per essi l ente gestore del servizio, trasmettono alle Province (e/o Osservatori Provinciali) un rendiconto dei risultati conseguiti tramite il servizio di raccolta differenziata, specificando, per ciascuna frazione, i quantitativi raccolti, le modalità con cui si è svolto il servizio, le quantità e i valori medi dei prezzi di collocamento delle materie recuperate. Gli Osservatori informatizzano le schede cartacee, validano i dati e trasmettono i data base compilati alla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti (c/o Arpa - Ingegneria Ambientale) che provvede ad una verifica complessiva ed al ricongiungimento dei 9 archivi. L archivio delle dichiarazioni MUD viene utilizzato come fonte informativa per la ricostruzione del quadro conoscitivo sui rifiuti speciali: produzione e modalità di gestione. È costituito dalle dichiarazioni effettuate dai soggetti che producono, raccolgono, trasportano e gestiscono rifiuti, annualmente inviate alle Camere di Commercio e informatizzate da Unioncamere, così come indicato dalla normativa vigente. Per essere utilizzate a fini statistici i dati delle dichiarazioni MUD sono sottoposti ad una serie di correzioni (bonifiche) condotte dal sistema delle Agenzie sulla base di linee guida condivise. I dati relativi ai quantitativi di rifiuti annualmente trattati/smaltiti nei principali impianti per la gestione dei rifiuti urbani e speciali vengono raccolti utilizzando come base le schede che ISPRA trasmette alla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti con l elenco delle anagrafiche degli impianti, da completare con i dati relativi alla gestione degli ultimi due anni per i rifiuti speciali e dell ultimo anno per i rifiuti urbani. La Sezione Regionale del Catasto Rifiuti invia i format agli Osservatori Provinciali che reperiscono i dati c/o le Aziende e li trasmettono alla Sezione Regionale. Le altre fonti analizzate sono rappresentate dai dati elaborati da APAT e ONR contenuti nel Rapporto rifiuti 2007, dai dati forniti dal CONAI e dai Consorzi di filiera per la parte relativa agli imballaggi e rifiuti di imballaggio, dall Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani per i dati relativi ai costi della tassa/tariffa. 7

Gli indicatori di produzione e gestione dei rifiuti I dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti vengono espressi attraverso l utilizzo, ormai consolidato, degli indicatori che, rispetto ai dati analitici, sono maggiormente in grado di descrivere una condizione generale di un sistema piuttosto che una delle numerose variabili di cui è composto. Lo schema di riferimento è il modello DPSIR sviluppato dall EEA (Agenzia Europea dell Ambiente) che individua cinque categorie principali di indicatori collegati da sequenze causali: > le cause generatrici primarie (DRIVING FORCES) legate all agricoltura, industria, trasporti, ecc.; > le pressioni (PRESSURES) quali emissioni atmosferiche, produzione di rifiuti, scarichi industriali, ecc.; > lo stato e le tendenze (STATE) espressi come qualità dell aria, dei suoli, delle acque, biodiversità, ecc.; > l impatto (IMPACT) sulla salute, sugli ecosistemi ecc.; > le risposte (RESPONSES) che possono essere leggi, piani, prescrizioni, ecc. Nel caso specifico dei rifiuti gli elementi, che rientrano nelle categorie sopra descritte e che possono essere messi in relazione tra di loro sono le attività economiche che ne determinano la produzione, le operazioni effettuate su di essi legate a potenziali o effettive alterazioni degli stati ambientali, gli interventi preventivi di riduzione della produzione, gli interventi sulle tecnologie di trattamento, le misure di difesa dell ambiente e di mitigazione degli impatti. In particolare si è scelto di utilizzare l insieme degli indicatori descritto nella Tabella 1 opportunamente selezionato al fine di delineare un quadro di riferimento chiaro e completo in materia di produzione e gestione dei rifiuti. Per ogni indicatore vengono individuati la copertura spaziale dei dati, l unità di misura, l anno, la fonte e la categoria dello schema DPSIR di appartenenza dell indicatore stesso. Tabella 1 > Gli indicatori di produzione e gestione rifiuti Indicatore Unità Livello Copertura Fonte Finalità DPSIR di misura di aggregazione temporale dati Prodotto interno lordo milioni di euro regionale 2000-2006 ISTAT Correlazione fra D crescita economica e aumento dei rifiuti Consumi finali delle famiglie milioni di euro regionale 2000-2006 ISTAT Correlazione fra D crescita delle spese e aumento dei rifiuti urbani PIL pro-capite milioni di euro regionale 2000-2006 ISTAT Correlazione fra reddito pro-capite e aumento dei rifiuti urbani D Produzione di rifiuti urbani tonnellate regionale, 2000-2007 Rendiconti Quantificazione a P provinciale, comunali livello regionale e comunale (L.R. 27/94) provinciale e comunale Produzione pro-capite annua kg/ab regionale, 2000-2007 Rendiconti Quantificazione media P provinciale comunali dei rifiuti urbani comunale (L.R. 27/94) prodotti da singoli Ripartizione per tipologia di % regionale, 2000-2007 Rendiconti Valutazione dei miglioramenti P, R gestione dei rifiuti urbani provinciale comunali verso forme di gestione (L.R. 27/94) ambientalmente convenienti Numero impianti per tipologia n. regionale, 2007 Rendiconti Valutazione della distribuzione P, R (inceneritori, discariche, provinciale annuali sul e del numero degli impianti compostaggio, meccanico, tributo speciale in funzione del fabbisogno biostabilizzazione) (L.R. 31/96) e Osservatori Provinciali RER Produzione di rifiuti tonnellate regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P speciali pericolosi, provinciale MUD regionale e provinciale per attività economica Produzione di rifiuti speciali tonnellate regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P pericolosi per categoria provinciale MUD regionale e provinciale di codice CER 8

Indicatore Unità Livello Copertura Fonte Finalità DPSIR di misura di aggregazione temporale dati temporale dati Quantità di rifiuti speciali tonnellate, % regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P recuperati, totale e per provinciale MUD regionale e provinciale attività di recupero Quantità di rifiuti speciali tonnellate, % regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P pericolosi recuperati, totale provinciale MUD regionale e provinciale e per attività di recupero Quantità di rifiuti speciali tonnellate, % regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P smaltiti, totale e per attività provinciale MUD regionale e provinciale di smaltimento Quantità di rifiuti speciali tonnellate, % regionale, 2002-2006 Dichiarazioni Quantificazione a livello P pericolosi smaltiti, totale provinciale MUD regionale e provinciale e per attività di smaltimento Raccolta differenziata tonnellate, % regionale, 2000-2007 Rendiconti Quantificazione della raccolta R totale e per frazioni provinciale, comunali differenziata per confrontare comunale con gli obiettivi imposti dalla normativa Raccolta differenziata tonnellate regionale 2006-2007 Rendiconti Quantificazione della raccolta R RAEE domestici comunali differenziata per confrontare con gli obiettivi imposti dalla normativa Quantità di imballaggi tonnellate, % regionale, 2002-2006 CONAI Quantificazione degli imballaggi P immessi al consumo provinciale immessi sul mercato nazionale per tipologia di materiale Imprese aderenti n., % regionale, 2007 CONAI Diffusione delle imprese P al sistema CONAI provinciale produttrici e utilizzatrici di imballaggi Comuni convenzionati n. regionale 2002-2007 CONAI Diffusione degli accordi R con i Consorzi di filiera per migliorare la raccolta differenziata Imballaggi avviati a recupero, tonnellate, % regionale, 2002-2006 CONAI, Consorzi Quantificazione degli imballaggi R totale e per tipologia di provinciale di filiera, recuperati per verificare recupero (materia, energia) dichiarazioni il raggiungimento degli MUD obiettivi fissati dalla normativa Impianti di raccolta e n. regionale, 2002-2007 CONAI Valutazione della distribuzione P, R trattamento di rifiuti provinciale e del numero degli impianti di imballaggio in funzione del fabbisogno 9

I rifiuti urbani

I rifiuti urbani LA PRODUZIONE La produzione dei rifiuti urbani (RU) è calcolata convenzionalmente come sommatoria del quantitativo di rifiuti indifferenziati conferiti agli impianti di smaltimento/recupero e dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. I dati sono forniti dai Comuni che presentano ogni anno (entro il 30 aprile) alle Province un rendiconto sulle modalità di gestione dei rifiuti urbani prodotti e sui risultati conseguiti tramite il servizio di raccolta differenziata (Legge Regionale 27/94), secondo le indicazioni contenute nella D.G.R. 1620/01. Gli Osservatori Provinciali Rifiuti provvedono alla sistematizzazione dei dati ed alla loro trasmissione alla Sezione regionale del Catasto Rifiuti c/o Arpa Ingegneria Ambientale per la successiva verifica. La produzione totale di rifiuti urbani nel 2007 è stata di circa 2.930.000 tonnellate (con un aumento di +1,3% rispetto al 2006). Come evidenziato dal grafico di Figura 1, il trend dal 2000 al 2007 si è mantenuto in costante crescita con un valore medio annuo di +1,8%. Figura 1 > Trend della produzione dei rifiuti urbani, 2000-2007 t* 1.000/a 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 2.507 2.530 2.641 2.635 2.779 2.819 2.891 2.929 500 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Nella Tabella 2 è rappresentato l andamento della produzione pro-capite: nel 2007 ha raggiunto i 676 kg/ab.; mentre il dato nazionale (riferito però al 2006) indica un valore medio di 550 kg/ab 1. Tabella 2 > Produzione pro-capite rifiuti urbani, 2007 (t/anno) Provincia Produzione RU (t) Abitanti Pro-capite (kg/ab*anno) Piacenza 186.945 281.613 664 Parma 263.360 425.690 619 Reggio Emilia 389.322 510.124 763 Modena 433.479 677.672 640 Bologna 566.925 964.257 588 Ferrara 248.058 355.809 697 Ravenna 292.729 397.925 736 Forlì-Cesena 288.970 393.650 734 Rimini 259.392 328.068 791 Totale Emilia-Romagna 2.929.179 4.334.808 676 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Tali elevati valori di produzione sono in gran parte dovuti ai diversi criteri di assimilazione 2 assunti a livello territorialelocale che determinano l intercettazione, attraverso i sistemi di raccolta (indifferenziata e differenziata) di numerose tipologie di rifiuti prodotti da attività commerciali e artigianali, che in tal modo rientrano nel circuito di gestione dei rifiuti urbani. Alcuni studi effettuati a scala locale indicano che i rifiuti speciali assimilati ai rifiuti urbani possono arrivare a costituire fino al 30-50 % della produzione totale. In Figura 2 i dati di produzione dei rifiuti urbani sono messi in relazione ai principali indicatori economici, quali il prodotto interno lordo (PIL) e le spese per famiglia. 1 Fonte > APAT/ONR Rapporto Rifiuti 2007 Per le regioni del Nord la media ammonta a 544 kg/ab., per le regioni del Centro 638 kg/ab. e per le regioni del Sud 509 kg/ab. 2 Vd. Approfondimenti nel Box Criteri di assimilazione. 12

I rifiuti urbani CRITERI DI ASSIMILAZIONE I criteri di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani definiscono le condizioni per cui alcuni rifiuti generati dalle attività produttive e di servizio possono essere equiparati ai rifiuti prodotti dalle utenze domestiche, e quindi rientrare all interno della classificazione dei rifiuti urbani. I cosiddetti rifiuti assimilati intercettati nel circuito della raccolta urbana sono non pericolosi prodotti da attività artigianali e commerciali conferiti ai servizi pubblici di raccolta insieme ai rifiuti domestici. La competenza dello Stato nella definizione dei criteri quali-quantitativi per l assimilazione indicata dalla vigente normativa in vigore non è stata di fatto esercitata, per cui si fa tuttora riferimento alla D.C.I. del 27/07/04. Essendo affidata ai singoli Comuni la facoltà di stabilire i diversi criteri di assimilazione, si è registrata una situazione diversificata nei diversi contesti territoriali, che rende talvolta difficoltoso e relativamente significativo il confronto dei dati di produzione totale e pro-capite di rifiuti urbani. Relativamente ai criteri di assimilazione la situazione nelle province emiliano-romagnole è la seguente: la maggioranza delle Agenzie d Ambito Territoriale Ottimale della regione, come l ATO 1 (Piacenza), l ATO 6 (Ferrara), l ATO 7 (Ravenna) e l ATO 8 (Forlì-Cesena) ha adottato criteri di assimilazione unici per tutti i comuni, definiti mediante Regolamenti specifici. Analoga situazione è attualmente in corso nell ATO 4 (Modena)*. L ATO 5 (Bologna) ha invece mantenuto una differenziazione dei criteri di assimilazione tra i diversi sub-ambiti definendo criteri di assimilazione spinta nei comuni dell area della pianura nord-occidentale, intermedia nei comuni dell area del Bolognese e nel comune di Bologna, contenuta nei comuni dell area della montagna e dell area Imolese. Infine altri ATO (ATO 2-Parma, ATO 3-Reggio Emilia e ATO 9-Rimini) non sono intervenuti formalmente sui criteri di assimilazione all interno dei Regolamenti d ambito: nella provincia di Reggio Emilia e Rimini si è rilevata comunque una sostanziale omogeneità tra criteri adottati da comuni serviti dallo stesso gestore e anche tra comuni serviti da gestori diversi. * Per quanto attiene l ATO 4 (Modena), l entrata in vigore del Titolo II Assimilazione di rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani del Regolamento per la disciplina del servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati approvato dall Agenzia d Ambito Territoriale Ottimale, è stata prorogata al 30/6/2009; tale proroga, di fatto, mantiene attualmente vigenti i Regolamenti Comunali e, pertanto, permangono significative differenze fra i criteri di assimilazione in vigore nei Comuni della provincia. Figura 2 > Andamento della produzione di rifiuti urbani (anno 2000=100) rispetto ad alcuni indicatori socio-economici (anno 2000=100) 120 118 116 Spese delle famiglie PIL Produzione RU 114 112 110 108 106 104 102 100 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali e sui dati ISTAT Come per il 2005 anche per il 2006 si conferma un diverso andamento di PIL e spese in consumi delle famiglie rispetto alla crescente produzione di rifiuti urbani. La divergenza nei trend dei due indicatori socio-economici rispetto all indicatore ambientale è spiegata, oltre che dalla costante crescita negli anni della produzione di RU, anche da una miglior rappresentazione dell economia reale dovuta all introduzione nel 2006 di Indici a ponderazione variabile con concatenamento 3. La Figura 2 mostra andamenti crescenti negli anni sia degli indicatori economici sia della produzione di RU, evidenziando in particolare un incremento maggiore di quest ultima (trend in costante crescita dal 2000 con un valore medio annuo di +1,8%). Non si rileva ancora la dissociazione tra crescita economica e impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti auspicata dalla normativa europea (vd. nuova Direttiva quadro in materia di rifiuti Sesto Programma d Azione per l ambiente). 3 Con l introduzione delle nuove serie di conti regionali, elaborate in riferimento alle nuove indicazioni del SEC95 e SNA93, le serie 2000-2004 sono state interamente riviste rispetto a quanto pubblicato nel dicembre 2005, per consentire la coerenza degli aggregati regionali con i criteri e i livelli dei nuovi conti economici diffusi nel marzo 2006. In tale modo l adozione europea e italiana di un sistema di calcolo basato sulla costruzione di serie concatenate, con anno di riferimento 2000, consente una rappresentazione più veritiera degli aggregati macroeconomici. Per approfondimenti si veda il Report rifiuti 2007 edito dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Arpa Emilia-Romagna, pag. 13. 13

I rifiuti urbani RELAZIONE TRA LA PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI E ALCUNI INDICATORI SOCIO-ECONOMICI Nell intento di formulare previsioni o stime sull andamento della produzione di rifiuti, si è analizzato il grado di correlazione tra gli indicatori socio-economici e l indicatore ambientale di riferimento. Le Spese per i consumi, ancora in crescita nel 2006 (+1,5% rispetto all anno precedente) e nel 2007 (+1,2% secondo le stime ISTAT 2008*), risultano discretamente correlate alla produzione di RU (R 2 =0,913). Il PIL regionale 2006 mostra una crescita del 2,5% rispetto al 2005: in questo caso il grado di correlazione lineare tra il PIL e la produzione di rifiuti per gli anni 2000-2006 non è statisticamente significativo (R 2 =0,689). Quest assenza di correlazione suggerisce osservazioni più approfondite sull analisi degli indicatori scelti per contestualizzare l andamento della produzione dei rifiuti urbani. Se prendiamo in considerazione indicatori economici più direttamente correlati alla produzione di rifiuti urbani (come la Spesa in consumi e il PIL pro-capite**), si possono ottenere stime più precise sull andamento dell indicatore ambientale. Un analisi della correlazione tra Rifiuti Urbani e PIL pro-capite, per definizione più correlato al circuito domestico dei rifiuti, dà infatti risultati significativi: R 2 =0,945***. Relazione tra produzione di RU e Spese in consumi delle famiglie, 2000-2006 Produzione RU 3.000.000 2.900.000 2.800.000 2.700.000 R 2 =0,913 2.600.000 2.500.000 2.400.000 61.000 62.000 63.000 64.000 65.000 Spese per consumi Relazione tra produzione di RU e PIL, 2000-2006 Produzione RU 3.000.000 2.900.000 2.800.000 2.700.000 2.600.000 2.500.000 2.400.000 105.000 106.000 107.000 108.000 109.000 110.000 111.000 112.000 PIL Relazione tra produzione di RU e PIL pro-capite (a valori di mercato) 2000-2006 Produzione RU 3.000.000 2.900.000 2.800.000 2.700.000 R 2 =0,945 2.600.000 2.500.000 2.400.000 26.000 27.000 28.000 29.000 30.000 31.000 PIL pro-capite Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali e sui dati ISTAT L evidente trend crescente negli ultimi anni del dato aggregato regionale di rifiuti urbani e del valore pro-capite rileva l esigenza, da parte dei decisori e dei gestori dei servizi ambientali, di efficaci e diffuse politiche di sensibilizzazione e prevenzione (come richiesto dalla UE), di interventi che agiscano sui cicli di produzione e smaltimento, e sulla promozione di consumi sostenibili e responsabili; nonché di politiche e forme di tassazione che incoraggino il singolo fruitore a comportamenti virtuosi, orientati alla riduzione della produzione dei rifiuti e a un corretto smaltimento. * Le stime ISTAT per il 2007 rilevano un crollo dei consumi delle famiglie ai minimi dal 2002: nel 2007, per la prima volta negli ultimi sei anni, la spesa media mensile per consumi è calata in termini reali. Le elaborazioni ISTAT prevedono, rispetto agli anni precedenti, un aumento dei consumi nelle famiglie nel settore alimentare, del trasporto e abitativo (www.istat.it/salastampa). ** Un indicatore più adatto alla misurazione del benessere reale potrebbe essere il Reddito medio pro-capite, che si ottiene dividendo il Prodotto Nazionale Lordo (PIL + reddito percepito da soggetti residenti nel paese per investimenti all estero - il reddito percepito nel paese da soggetti non residenti) per il numero degli abitanti e rappresenta il reddito medio di un Paese. Difficilmente risulta disponibile a livello aggregato, pertanto viene sostituito dal totale della produzione (PIL) suddiviso per il numero medio di abitanti (PIL pro-capite). *** Nell ambito dei rifiuti speciali si potrebbe con miglior successo mettere in relazione la produzione di rifiuti speciali, come indicatore di sostenibilità ambientale, con il valore aggiunto dei settori produttivi correlati, come indicatore di crescita economica, identificando i punti di forza e debolezza delle politiche di disaccoppiamento con riferimento ai singoli settori economici. 14

I rifiuti urbani Nella Figura 3 è rappresentato l andamento della produzione pro-capite dei rifiuti urbani dal 2000 al 2007. Dalla Figura 3 emerge che la produzione pro-capite ha subito un incremento di +0,4% dal 2006 al 2007, con un aumento tendenziale medio dal 2000 al 2007 di +1,1%. In Figura 4 è rappresentato il trend della produzione procapite a livello provinciale. Figura 3 > Trend della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, 2000-2007 Kg/ab. 700 600 625 620 644 640 658 663 673 676 500 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Figura 4 > Trend della produzione pro-capite dei rifiuti urbani (kg/ab) per provincia, 2000-2007 kg/ab. 2000 2004 1000 900 800 2001 2002 2003 2005 2006 2007 700 600 500 400 300 200 100 0 PC PR RE MO BO FE RA FC RN RER Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Sul valore della produzione pro-capite incide, in maniera significativa per le province con importanti flussi turistici, la produzione di rifiuti prodotta sia dal turismo estivo residente e pendolare, sia dal turismo culturale. Per le province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini che nel 2007 hanno registrato presenze turistiche 4 superiori di almeno il 10 volte il numero dei residenti, il calcolo della produzione pro-capite eseguito considerando gli abitanti equivalenti (residenti e fluttuanti 5 ), mostra significative variazioni in particolare a Ferrara (che passa da 697 a 669 kg/ab.), a Ravenna (che passa da 736 a 701 kg/ab.), a Forlì- Cesena (che passa da 734 a 705 kg/ab.) e a Rimini (che passa da 791 a 689 kg/ab.). A livello regionale il dato così calcolato scende da 676 a 657 Kg/ab. In Figura 5 è rappresentata la situazione della produzione pro-capite dei rifiuti a scala comunale 4 Intendendo sia le presenze in esercizi alberghieri e complementari, sia quelle in appartamenti dati in affitto da privati. 5 Dati forniti dal Servizio Turismo e Qualità Aree Turistiche D.G. Attività Produttive, Commercio, Turismo della Regione Emilia-Romagna. 15

I rifiuti urbani Figura 5 > Rappresentazione grafica della produzione pro-capite dei rifiuti urbani per comune, 2007 16

I rifiuti urbani Le azioni di prevenzione/riduzione della produzione Sul tema della riduzione dei rifiuti la Regione Emilia-Romagna, nel Programma triennale Regionale di Tutela Ambientale 2008/2010, indica le azioni e definisce gli interventi e le modalità di finanziamento per raggiungere gli obiettivi indicati dal Parlamento europeo in sede di revisione della direttiva sui rifiuti in materia di prevenzione della produzione e riutilizzo/riciclaggio dei rifiuti. Non è più sufficiente indirizzare le risorse e le tecnologie unicamente verso le tecnologie impiantistiche e la gestione della raccolta senza affrontare l aspetto prioritario del problema, cioè una migliore gestione dell intera filiera del rifiuto a monte del conferimento agli impianti di trattamento e di smaltimento. Occorre pertanto che il sistema regionale si orienti verso una gestione dei rifiuti urbani che consenta di sviluppare e mettere in campo al meglio tutte le best practices di settore maturate a livello nazionale e internazionale negli ultimi anni. La prevenzione del rifiuto costituisce il primo gradino in una scala di priorità per governare il corretto ciclo di gestione dei rifiuti, nel pieno rispetto delle finalità e dei principi delle Direttive Comunitarie e delle Leggi Nazionali e Regionali. In linea generale si può ritenere che la riduzione effettiva nella produzione dei rifiuti si possa ottenere tramite: > incentivazione della riduzione degli imballaggi, anche attivando appositi protocolli con il sistema produttivo, con il CONAI e i Consorzi di filiera; > introduzione di incentivi e disincentivi economici sia per le aziende, sia per i cittadini per progetti di sensibilizzazione e informazione sul tema della riduzione del rifiuto; > utilizzo di strumenti quali Accordi di Programma e Protocolli di Intesa tra le Pubbliche Amministrazioni, le Associazioni di categoria, i Consorzi obbligatori, le Associazioni dei consumatori e la Grande Distribuzione Organizzata, prevedendo azioni e incentivi per una maggiore diffusione di prodotti riutilizzabili (es. pannolini lavabili, sacchetti per la spesa riutilizzabili, stoviglie in amido di mais compostabili, cassette in plastica a rendere con sponde abbattibili), per uno sviluppo del sistema delle ricariche (es. detersivi e detergenti, bevande) e per la distribuzione di alimenti in eccedenza per fini sociali; > incentivazione del compostaggio domestico 6, ove possibile; > azioni di de-assimilazione per ridurre le tipologie di rifiuti speciali assimilati ai rifiuti urbani; > progetti per l attivazione di azioni di comunicazione ed educazione ambientale diffusa, con una forte attenzione al mondo scolastico per l importanza che riveste nella formazione delle nuove generazioni al fine di collegare strettamente la riduzione dei rifiuti e il loro riuso, riciclo e recupero, valorizzando al meglio anche le esperienze locali che provengono dal mondo del volontariato e delle associazioni no-profit. La Regione Emilia-Romagna, in linea con quanto indicato dalla normativa nazionale e comunitaria, sta avviando una serie di azioni per promuovere e incentivare la riduzione della produzione; tra queste ricordiamo la D.G.R. 1192/07 che ha approvato lo schema di Protocollo di intesa fra Regione Emilia-Romagna ed il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI): tale protocollo è stato sottoscritto in data 16 ottobre 2007 e il Comitato Tecnico ivi previsto è attivo dal maggio 2008. Si segnalano di seguito alcune iniziative recentemente avviate sul territorio regionale: > Comune di Ferrara: progetto triciclopc con Linux attraverso il quale si recuperano e riutilizzano (con software open source) i personal computer del Comune considerati obsoleti per i sistemi operativi Windows e destinati allo smaltimento. Questo avviene attraverso un processo di ri-condizionamento e recupero condiviso con associazioni di volontariato e scuole operanti nel settore dell'informatica, che rendono i pc perfettamente funzionanti e utilizzabili con il sistema operativo open source (linux), in favore di scuole e associazioni no-profit (ONLUS, ONG, ecc.); > Provincia di Reggio Emilia: protocollo di intesa sottoscritto tra Pubbliche Amministrazioni e soggetti della Grande Distribuzione Organizzata per la riduzione dei rifiuti di imballaggio derivanti dall acquisto di prodotti da parte dei consumatori; > Comune di Reggio Emilia: campagna La spesa verde, un marchio di qualità ecologica che viene assegnato dall Amministrazione Comunale ai negozi alimentari e di genere misti che attuano buone pratiche per la sostenibilità dello sviluppo a livello locale. All iniziativa hanno aderito 23 punti vendita di cui 5 inseriti in centri commerciali. IL COMPOSTAGGIO DOMESTICO Il compostaggio domestico è una pratica che consente ai cittadini di recuperare il rifiuto organico (ossia scarti di cucina, sfalci e potature), sfruttando un processo naturale, e ricavare compost, da impiegare come fertilizzante nelle attività di giardinaggio e orticole. Si tratta di una scelta efficace per la corretta gestione dei problemi ambientali legati al tema dei rifiuti. Il rifiuto organico costituisce circa 1/3 dei rifiuti prodotti a livello domestico e recuperarlo in proprio significa diminuire i costi di smaltimento, rallentare l esaurimento delle discariche e ridurre gli odori e il percolato da esse prodotti. Il compost ottenuto è un ottimo fertilizzante naturale, utilizzabile nell orto, in giardino e per le piante in vaso, evitando così di acquistare terricci, sub-strati o concimi organici, con un relativo risparmio economico. I rifiuti organici che si possono compostare sono sostanzialmente: avanzi vegetali di cucina (scarti di verdura e frutta), alimenti avariati (come ad esempio pane raffermo o ammuffito), gusci di uova e piccole ossa, fondi di caffè, filtri di the, sfalci verdi (erba, fiori e piante recisi), ramaglie, paglia, foglie secche, rametti, trucioli, cortecce, piccole potature e segatura. Altri rifiuti organici che si possono compostare, ma in quantità proporzionalmente minore rispetto ai precedenti, sono: bucce di agrumi (purché non trattati), cenere, avanzi di carne, pesce, salumi, formaggi e foglie di piante resistenti alla degradazione (es. magnolia e aghi di conifere). Sono invece da non utilizzare le piante infestanti o malate e gli scarti di legname trattato con prodotti chimici. È consigliabile diminuire la pezzatura dei rifiuti che devono essere compostati, per favorire il processo di trasformazione dei rifiuti in compost. Il processo può essere svolto con l ausilio del composter, ossia un contenitore aerato progettato per eseguire il compostaggio in giardini di ridotte dimensioni, riducendo le emissioni di odori ed evitando di attirare animali indesiderati. Dai dati raccolti presso gli Osservatorio Provinciali Rifiuti emerge che la pratica del compostaggio domestico è attiva pressoché in tutto il territorio regionale. I composter attualmente distribuiti sono stati circa 40.000, e permettono di auto-smaltire circa 10.000 tonnellate* di rifiuti organici. Affinché la pratica del compostaggio domestico sia efficace e i risultati concretamente raggiunti, occorre che siano incentivate e promosse efficaci campagne informative e di sensibilizzazione dirette ai cittadini. * Dato stimato. 6 Vd. approfondimento nel Box Il compostaggio domestico. 17

I rifiuti urbani LA RACCOLTA DIFFERENZIATA In mancanza di una metodologia unica definita a livello nazionale, la procedura per il calcolo della raccolta differenziata (RD) è stata definita con la D.G.R. n. 1620/01. La percentuale di raccolta differenziata viene calcolata come rapporto tra la somma dei pesi delle frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato (considerando sia quelle avviate a recupero, sia quelle avviate a smaltimento) e la quantità dei rifiuti complessivamente prodotti 7. Riguardo agli obiettivi da raggiungere, la normativa vigente (D.Lgs. 152/06) ha individuato una serie di scadenze temporali: 40% entro il 2007, 45% entro il 2008; 50% entro il 2009, 55% entro il 2010, 60% entro la fine del 2011 e il 65% entro il 2012. Figura 6 > Trend della percentuale di raccolta differenziata sul totale di rifiuti urbani raccolti, 2000-2007 % di RD 45 40 35 Obiettivo nazionale anno 2007 32,7 34,2 36,3 30 28,0 30,2 25 25,0 25,3 20 15 10 5 0 22,1 25,0 25,3 28,0 30,2 32,7 34,2 36,3 39,8 11,7 17,3 265 392 541 626 640 740 796 908 964 1.050 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Nel 2007 la raccolta differenziata a livello regionale ha interessato 1.166.635 t di rifiuti urbani, per una percentuale corrispondente al 39,8% del totale prodotto: tale valore consente di considerare sostanzialmente raggiunto l obiettivo di Legge. L aumento della raccolta differenziata rispetto al 2006 è stato di +3,5%. Il trend dal 2000 al 2007, come evidenziato dal grafico di Figura 6, si è mantenuto in costante crescita con un valore medio annuo di +1,9%: tale valore è maggiore rispetto all incremento medio annuo registrato nella produzione procapite dei rifiuti urbani (+1,1%). Si può pertanto rilevare come la quota di rifiuto indifferenziato sia in graduale decremento, come emerge dalla Figura 7. Figura 7 > Trend della destinazione dei rifiuti urbani, 2000-2007 t*1.000 3.500 Raccolta differenziata Indifferenziato Produzione totale RU 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali 7 Si precisa che l APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici ora ISPRA) e l ONR (Osservatorio Nazionale Rifiuti) computano come raccolta differenziata solo le frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato avviate a recupero, per quanto riguarda le raccolte differenziate avviate a smaltimento, vengono conteggiate solo se riguardano i farmaci, i contenitori T/F, le batterie, gli accumulatori, le vernici, gli inchiostri, gli adesivi, e gli oli (sia vegetali che minerali). 18

I rifiuti urbani Le province che hanno conseguito valori di raccolta differenziata superiori all obiettivo di legge previsto per il 2007 sono state: Reggio-Emilia 48,7%, Parma 45,2%, Ravenna 43,7%, Modena 42%, e Ferrara 40,4%, come indicato dalla Tabella 3 e dalla Figura 8. Tabella 3 > Raccolta differenziata rifiuti urbani a livello provinciale, 2007 Provincia Produzione RU (t) Raccolta differenziata (t) RU indifferenziati (t) % RD Piacenza 186.945 72.529 114.416 38,8% Parma 263.360 119.139 144.221 45,2% Reggio Emilia 389.322 189.479 199.843 48,7% Modena 433.479 182.161 251.318 42,0% Bologna 566.925 175.764 391.161 31,0% Ferrara 248.058 100.260 147.798 40,4% Ravenna 292.729 128.051 164.677 43,7% Forlì-Cesena 288.970 108.456 180.514 37,5% Rimini 259.392 90.796 168.595 35,0% Totale Emilia-Romagna 2.929.179 1.166.635 1.762.543 39,8% Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali Figura 8 > Trend della raccolta differenziata di rifiuti urbani per provincia, 2000-2007 valori % RD 50 45 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 40 35 30 25 20 15 10 5 0 PC PR RE MO BO FE RA FC RN RER Fonte > Elaborazioni Arpa sui dati provenienti dai Rendiconti comunali La Figura 9 mostra la rappresentazione grafica della raccolta differenziata a scala comunale. Un analisi dei risultati ottenuti rispetto alla dimensione demografica evidenzia che l obiettivo del 40% di raccolta differenziata è stato raggiunto in 6 (su 9) dei Comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti, in circa la metà (91 su 176) dei Comuni di media dimensione (dai 5.000 ai 100.000 abitanti), e in meno della metà (41 su 156) dei piccoli Comuni (con meno di 5.000 abitanti). L analisi della conformazione territoriale evidenzia che i migliori risultati di raccolta differenziata si sono ottenuti nei comuni di maggiori dimensioni appartenenti alla zona di pianura. Tutto ciò conferma che le realtà di piccole dimensioni e localizzate in collina o sull Appennino riscontrano maggiori difficoltà nell attivare processi virtuosi di raccolta differenziata a causa degli alti costi dei trasporti causati dalla bassa densità demografica e dalla viabilità disagiata. Si evidenzia, inoltre, la presenza di un numero consistente di realtà locali in cui la gestione dei rifiuti raggiunge standard molto elevati con percentuali di raccolta differenziata superiori al 55%. Relativamente alle modalità di effettuazione del servizio di raccolta differenziata, si osserva come, ai sistemi di raccolta differenziata tradizionali effettuati con cassonetti stradali, si stiano gradualmente affiancando sistemi di raccolta differenziata integrata, basati sull attivazione contemporanea di diversi sistemi ( porta a porta, uso delle stazioni ecologi- 19

I rifiuti urbani Figura 9 > Rappresentazione grafica della raccolta differenziata per comune, 2007 20

I rifiuti urbani che, ecc.), scelti in relazione alle caratteristiche geografiche, urbanistiche ed economiche del bacino di utenza. Le Stazioni Ecologiche integrano i servizi di raccolta differenziata presenti sul territorio fornendo un contributo significativo per la raccolta di particolari tipologie di rifiuti. In molti Comuni determinati tipi di rifiuti, quali ad esempio quelli pericolosi (oli commestibili, oli minerali, batterie, pneumatici fuori uso, contenitori e prodotti etichettati T/F ecc.), i metalli, i residui da costruzione e demolizione, il legno, i rifiuti ingombranti, i beni durevoli, il verde di giardini e parchi ecc., sono conferibili quasi esclusivamente in queste strutture, non essendo spesso previsto un servizio di raccolta specifico sul territorio. In Emilia-Romagna sono presenti oltre 350 Stazioni Ecologiche che servono pressoché tutti i Comuni. Un analisi dei dati contenuti nei Rendiconti Comunali, integrati con verifiche condotte c/o gli Osservazioni Provinciali, mostra un primo quadro, a scala regionale, della relazione tra i diversi metodi con cui viene realizzata la raccolta differenziata ed i risultati ottenuti (vd. Box Servizi integrati di raccolta differenziata ). SERVIZI INTEGRATI DI RACCOLTA DIFFERENZIATA La modalità con cui è organizzato il servizio di raccolta differenziata porta a porta sono in continua evoluzione, la loro diffusione sul territorio regionale è molto variegata e non permette un adeguata classificazione. Tuttavia, individuando per comodità (e semplificazione) 3 tipi di raccolta principali ed utilizzando i dati contenuti nei Rendiconti Comunali integrati con quelli forniti dagli Osservatori Provinciali, alcune (prime) valutazioni possono essere le seguenti: 1) Per raccolte porta a porta integrali si sono intese le raccolte porta a porta per quasi tutte (o tutte) le frazioni merceologiche, e su quasi tutto (o tutto) il territorio comunale. Le raccolte riguardano sia le Utenze Non Domestiche, che le Utenze Domestiche. Questo tipo di raccolte sono state avviate fino ad ora da Comuni piccoli e medi, e in alcune zone delle grandi città, e il numero di abitanti coinvolti supera le 300.000 unità (il 7% circa della popolazione regionale). In questi Comuni la percentuale di raccolta differenziata è sempre oltre il 60% e la produzione pro-capite annua è inferiore a 600 kg/ab. (contro una media regionale di 676 kg/ab.). 2) Per raccolte porta a porta parziali* si sono intese le tipologie di raccolte porta a porta effettuate solo per alcune frazioni merceologiche, e/o solo su alcune zone del territorio. Le raccolte sono rivolte principalmente alle Utenze Non Domestiche, e in alcuni casi anche alle Utenze Domestiche. Questo tipo di raccolte sono state avviate fino ad ora in tutti i tipi di Comuni (piccoli, medi e grandi), con un numero di abitanti coinvolti di oltre 1.100.000 unità (il 26% circa della popolazione regionale). In questi Comuni la percentuale di raccolta differenziata è leggermente al di sopra della media regionale, con una produzione pro-capite annua leggermente più bassa della media regionale. 3) Raccolte stradali (con campane o cassonetti dedicati): è a tutt oggi ancora il tipo di raccolta maggiormente applicato nella Regione, seppure in graduale sostituzione con i servizi di raccolta domiciliari visti sopra. Nei Comuni con questo tipo di servizio, la percentuale di raccolta differenziata è leggermente al di sotto del valore medio regionale (anche se si registrano punte al di sopra), e la produzione pro-capite annua di rifiuti è leggermente più alta rispetto al valore medio regionale. * Non sono stati compresi in questo gruppo quei singoli servizi che storicamente hanno sempre affiancato il sistema di raccolta tradizionale a cassonetto, quali per esempio la raccolta dei cartoni c/o le attività commerciali ecc. La raccolta differenziata nei primi sei mesi del 2008 L analisi dei dati sui quantitativi di rifiuti raccolti in maniera differenziata nei primi 6 mesi dell anno 2008, indica un risultato tendenziale della raccolta differenziata che si aggira attorno a valori del 43/44%. Il dato è da considerarsi ancora provvisorio in quanto non verificato e validato dagli Osservatori Provinciali ed è riferito soltanto alla prima parte dell anno e al periodo inverno/primavera. Inoltre è stato calcolato soltanto sui rifiuti raccolti dai gestori (sono rimasti esclusi pertanto i rifiuti, seppur quantitativamente minoritari, che alcune amministrazioni gestiscono ancora con servizi in economia). Se confermato, si mostra in linea con il trend di crescita della raccolta differenziata dei rifiuti registrato negli ultimi anni e con valori percentuali, anche per il 2008, sostanzialmente in linea con gli obiettivi di legge nazionali (che prevedono il raggiungimento del 45% di raccolta differenziata). I PRINCIPALI RIFIUTI RACCOLTI IN MANIERA DIFFERENZIATA Nella Tabella 4 sono riportati i principali rifiuti raccolti in maniera differenziata in regione nell anno 2007. Al fine di valutare il grado di intercettazione delle varie frazioni merceologiche presenti nei rifiuti urbani raccolte in modo differenziato, occorre raffrontare il dato di quanto raccolto con quello relativo alla composizione teorica media dei rifiuti prodotti a livello regionale. Per la composizione teorica, in presenza di analisi merceologiche parziali a scala regionale, sono stati utilizzati i dati dell Osservatorio Nazionale Rifiuti 8 che si riferiscono all anno 2003 e sono calcolati su base nazionale. Nella Tabella 5 sono riportati i dati relativi alla percentuale delle frazioni presenti nei rifiuti e l equivalente quantitativo in tonnellate calcolato sul totale dei rifiuti urbani prodotti in Emilia-Romagna nel 2007. 8 Fonte > Osservatorio Nazionale Rifiuti Rapporto Rifiuti 2004. 21