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Introduzione L idea di svolgere una tesi sulle lingue dei segni, nasce dalla volontà e dalla curiosità di scoprire un mondo a me fino ad ora sconosciuto, ovvero quello dei sordi. Sono attratta dagli interpreti che si vedono in tv durante alcuni tg, ed ho sempre ammirato come un gesto potesse valere quanto mille parole. Lo scopo di questa tesi, suddivisa in tre parti rispettivamente svolte in lingua italiana, inglese e spagnola, è fornire uno spunto di riflessione riguardo alle difficoltà che una persona sorda affronta quotidianamente nella nostra società e dell importanza che ricopre il ruolo dell interprete. Ho deciso di cominciare questo lavoro con una parte introduttiva che mettesse a fuoco il contesto in cui s inserisce la lingua dei segni; si parte dall analisi dei problemi di comunicazione a cui va incontro il sordo e dalla conseguente necessità di ricorrere ad una lingua visivo-gestuale, per poi soffermarsi sulla differenza, apparentemente inesistente, tra i termini sordo, sordomuto e non udente. Dopo un veloce accenno alla travagliata storia delle comunità sorde in Europa, si parlerà dell esistenza di una pluralità di lingue dei segni con un approfondimento specifico sulla LIS (Lingua dei Segni Italiana), la BSL (British Sign Language) e la LSE (Lingua de Signos Espanola). Nel terzo capitolo verrà raccontata la figura fondamentale dell interprete di lingua dei segni, parlando delle differenze di registro che deve adottare a seconda degli ambiti di lavoro in cui si trova. Nel quarto ed ultimo capitolo ci sarà un analisi sui vari ambiti 1

interpretativi e del rapporto che l interprete ha con le nuove tecnologie. A dimostrazione del fatto che pian piano ci stiamo finalmente avvicinando ad una consapevolezza maggiore riguardo la situazione dei sordi nella società, verranno trattati anche il caso della RadioKaosItaLIS e di Sanremo, dove quest anno un noto cantautore ha presentato il suo brano con la partecipazione di un interprete di lingue dei segni. La tesi è accompagnata da varie immagini che illustrano segni a titolo esemplificativo e da note che vogliono chiarire e approfondire alcuni concetti chiave di difficile comprensione e tutto questo è stato fatto con l augurio che nel tempo, questa società, la smetta di emarginare persone che non hanno scelto di non sentire. 2

1. Cenni storici 1.2 Lingue da sentire e lingue da vedere Quotidianamente ogni individuo si trova a dover scambiare informazioni con il mondo che lo circonda. Per riuscire in questo intento, bisogna far ricorso ad un mezzo che gli permetta di esprimersi e di farsi capire, cioè una lingua che sia condivisa dai soggetti coinvolti nella comunicazione linguistica. Il classico esempio di questo fenomeno è una comunicazione tra due persone in una lingua che abbia una tradizione orale e scritta, come possono essere l italiano, l inglese, lo spagnolo, oppure in una lingua che, pur non avendo una forma scritta, possa contare sull oralità. Risulta forse difficile pensare all esistenza di una lingua che non solo non conosce la scrittura, ma che per di più non può nemmeno essere parlata o ascoltata. Eppure, questo tipo di lingua esiste in ogni Paese ed è chiamata lingua dei segni. Le lingue acustico-vocali sono quelle che si esprimono attraverso il canale acustico-vocale: un individuo riceve input di tipo acustico tramite l udito, mentre l output è costituito dalla produzione vocale emessa mediante l apparato fono-articolatorio. Condizione fondamentale affinché questa comunicazione avvenga è che l individuo in questione sia udente. 3

Nel caso di una persona sorda, però, la situazione è ben diversa pur disponendo della stessa facoltà di linguaggio di un udente, perché la sordità impedisce la percezione degli input. Ma poiché, come si è detto, tutti hanno bisogno di comunicare con gli altri, è necessario per i sordi trovare una modalità di comunicazione che sostituisca al canale acustico quello visivo. Nasce perciò la lingua dei segni, che trova la sua espressione sul piano visivo-gestuale. L input è percepito con gli occhi e l output è prodotto impiegando le mani, il viso, la postura del corpo. Dato che ricorre alla vista, la lingua dei segni è a tutti gli effetti la lingua naturale di una persona sorda, il quale viene esposto ad essa sin dalla nascita acquisendola così in modo naturale e spontaneo, tanto quanto un udente impara una lingua verbale. 1.2 Sordo, sordomuto, non udente La sordità è la riduzione più o meno grave dell udito e può essere di natura congenita o, più spesso, è acquisita dopo la nascita. Il sordo è dunque chiunque sia affetto da sordità e nel suo caso l acquisizione della lingua vocale è seriamente compromessa 1. 1 Relativamente alle difficoltà del sordo nell acquisizione delle lingue verbali 4

L appellativo sordomuto nasce alcuni secoli fa da una convinzione errata: non riuscendo ad apprendere la lingua parlata, i sordi venivano etichettati come muti. In realtà, adesso è ormai noto che non lo sono affatto perché il loto apparato fono-articolatorio è perfettamente integro e possono perciò imparare a regolare l emissione di suoni e parole se opportunamente educati al linguaggio verbale tramite rieducazione logopedia. Nonostante si sia dunque stabilito che sordità non è sinonimo di mutismo, in ambito medico permane l uso del termine sordomutismo, perché si ritiene che il sordo non rieducato al linguaggio verbale sia in sostanza muto. Si trascura di conseguenza il fatto che, nel momento in cui il sordo padroneggia e si esprime in lingua dei segni, anch egli diventa un parlante esattamente come lo è un udente nella lingua verbale. Da circa una ventina d anni è stata coniata una nuova espressione per definire il sordo: non udente. Si tratta di un eufemismo che ricorre alla litote, ovvero si esprime un concetto negandone il contrario. Questo neologismo è stato creato dalla comunità udente, soprattutto in ambiti burocratici, nell intento di trovare un espressione meno cruda di sordo, termine troppo diretto che avrebbe potuto urtare la sensibilità di chi fosse stato affetto da deficit acustico. A detta di molti, questo termine è però il più scorretto tra tutti, ed in effetti, dire non udente ad un sordo significa di fatto ricordargli che non sente, al contrario delle altre persone. Ad ogni modo, si è deciso di non usare il termine sordomuto, che risulta impreciso se non errato, né non udente, ma solo sordo. 5

A proposito di quest ultimo, la comunità sorda stessa preferisce l uso della S maiuscola per indicare con più forza l appartenenza ad una precisa comunità che solo nell ultimo ventennio ha preso coscienza della propria identità e che intende così affermarla. 1.3 La storia delle lingue dei segni. Fin dall antichità i sordi sono stati oggetto di discriminazioni. Erano associati ai ritardi mentali e pertanto venivano dichiarati giuridicamente incapaci, considerati persone stolte, degne di compassione ma indegne di ricevere istruzione perché non erano a conoscenza della lingua parlata. Eppure già allora tutti i sordi, per poter comunicare tra loro, avevano inventato forme di comunicazione basate su dei gesti, delle forme che si sono tramandate nel tempo ma che non erano comunque sufficienti affinché gli udenti rivalutassero la sordità. Una svolta avvenne all inizio del XVI secolo, quando ci si rese finalmente conto che i sordi erano muti proprio a causa della loro sordità e non perché soffrissero di ritardi mentali e si cominciò pertanto a formulare l ipotesi che si potesse fornire loro l istruzione. A partire dal Cinquecento si iniziò allora ad educarli, ma queste situazioni erano quasi del tutto eccezionali; erano infatti solo le famiglie più ricche e generalmente nobili, a potersi permettere di 6

ingaggiare un maestro privato che educasse un figlio sordo. L educazione del sordo negli ambienti altolocati era fondamentale affinché quest ultimo avrebbe potuto un giorno ereditare il patrimonio di famiglia, i titoli nobiliari e ricoprire incarichi d alto rango. Tra gli educatori principali dell epoca, si possono ricordare gli spagnoli Pedro Ponce de Leòn e Juan Pablo Bonet, che scrisse la prima opera sull educazione dei sordi 2. In quest epoca, ogni maestro custodiva gelosamente i segreti relativi al metodo d insegnamento impiegato. Non divulgandoli, infatti, il maestro era l unico depositario di questo sapere e perciò solo a lui le ricche famiglie potevano rivolgersi. Comunque, da ciò che oggi si conosce di questi metodi allora coperti da segreto, emerge che il meccanismo di fondo era più o meno lo stesso: osservare e toccare la bocca del maestro, percependo con il tatto le diverse vibrazioni prodotte nella gola. Così il sordo imparava per imitazione ad articolare singoli suoni, poi sillabe ed infine parole. Si procedeva poi con l insegnare il significato e per finire, si osservava la combinazione delle parole per capire la grammatica e la sintassi. Come si può notare, questo metodo tende ad evitare l uso dei gesti ; è un metodo cosiddetto oralista perché presuppone che il sordo si esprima attraverso la parola e capisca leggendo il labiale, senza ricorrere mai alla modalità mimico-gestuale, ma sempre e solo alla lingua verbale. La situazione dei sordi rimase immutata fino alla seconda metà del XVIII secolo, quando l abate Charles-Michel de l Epée (1712-1789), 2 Il trattato in questione, datato 1620, è Reducciòn de las letras y arte para ensenar a hablar a los mudos. 7

ritenendo che l istruzione dovesse essere accessibile a tutti i sordi, prese a divulgare il proprio metodo, riscuotendo talmente tanto successo da arrivare a formare scuole per sordi in diversi Paesi europei. Il suo metodo era innovativo, tutt altro che ancorato alla lingua vocale. Egli preferiva usare i gesti, di cui i sordi si servivano naturalmente, e li integrava con segni da lui inventati per indicare nuovi significati al fine di creare una lingua gestuale. L abate iniziava con l insegnare parole concrete che indicassero un oggetto caratterizzato da materialità (come tavolo, albero, ecc.), per cui era possibile additare fisicamente l oggetto o disegnarlo mentre eseguiva il segno corrispondente e successivamente insegnava loro la forma scritta della parola. Nella fase successiva ampliava il lessico degli allievi riferendosi alle parole non concrete (come amore, sete, ecc.), insegnando prima la forma scritta, poi il segno corrispondente ed infine, non potendo essere additati fisicamente, ricorreva alla spiegazione del significato. L abate fu il fondatore del primo Istituto per Sordomuti al mondo, quello di Parigi creato nel 1770, che diventò dopo alcuni anni un modello per altri istituti simili che iniziavano a sorgere in Europa. Nel 1778 venne aperto a Lipsia il secondo istituto del genere al mondo, si trattava però del primo che non seguiva il metodo mimico-gestuale bensì quello orale. Si prospettavano quindi due approcci antitetici nell educazione dei sordi, che a volte venivano però usati in concomitanza nel caso del metodo misto. In Italia la prima scuola per sordi aprì a Roma nel 1784 sotto l impulso di Tommaso Silvestri (1744-1789), abate inviato a Parigi per apprendere il metodo di l Epée e nel corso di pochi anni sorsero 8

istituti simili in tutta la penisola. Nel corso del XIX secolo, in Italia si registrò la tendenza a privilegiare sempre più l oralismo a scapito del metodo dell abate francese; si effettuavano incontri e conferenze internazionali e nazionali sulla sordità, ed erano sempre più numerosi coloro che affermavano che l uso della mimica ostacolasse l integrazione dei sordi nella società, favorendo invece la nascita di una comunità sempre più isolata e chiusa in sé stessa. Il Congresso Internazionale di Milano del 1880, segnò un nuovo punto di svolta. In una votazione, dalla quale furono esclusi gli educatori presenti, una maggioranza schiacciante decretava che il gesto era inferiore alla parola e quindi, diversi istituti italiani, dovettero abbandonare l uso della lingua dei segni. Ma è negli ultimi decenni che si è rivelato fondamentale il metodo mimico-gestuale e il ruolo che ha nella società. C è anche da dire, però, che il sordo trae enormi vantaggi da entrambe le tipologie di esposizione. Con quella gestuale può rivolgersi agli altri sordi, mentre con quella orale può permettersi di avere contatti con gli udenti, evitando così la chiusura di un mondo solo per sordi. A questo proposito, l interazione tra sordi ed udenti ha ricevuto un notevole impulso con la legge n 517 del 4 agosto del 1977 3, che nell articolo 10 recita: 3 L. 517/77, Norme sulla valutazione degli alunni e sull abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell ordinamento scolastico. 9

L obbligo scolastico sancito dalle vigenti disposizioni si adempie, per i fanciulli sordomuti, nelle apposite scuole speciali o nelle classi ordinarie delle pubbliche scuole, elementari e medie, nelle quali siano assicurati la necessaria integrazione specialistica e i servizi di sostegno secondo le rispettive competenze dello Stato e degli enti locali preposti, in attuazione di un programma che deve essere predisposto dal consiglio scolastico distrettuale [ ]. Grazie a questa norma, finalmente i sordi possono scegliere se frequentare la scuola normale o gli istituti speciali e, qualora si opti per la prima, il bambino sordo ha diritto ad un insegnante di sostegno e anche ad un interprete. Prima di questa legge, i sordi erano obbligati a ricevere un istruzione esclusivamente in istituti riservati a loro, causando così un isolamente della comunità udente. Va anche detto però, che l apertura delle scuole ai sordi potrebbe determinare ugualmente isolamento nel caso il bambino sia l unico sordo all interno della sua classe. La soluzione ideale, anche se non sempre pratica, sarebbe quindi l inserimento di più bambini aventi lo stesso problema, in una stessa classe. 10

2. Le lingue dei segni nel mondo 2.1 Come nasce una lingua dei segni Le vicende storiche di cui ci siamo occupati, possono aiutarci a capire alcune caratteristiche che rendono le lingue dei segni uniche come forme di comunicazione e come collanti della vita sociale e culturale dei sordi. Il lungo e tortuoso percorso di riconoscimento di queste forme di comunicazione mostra che per comprendere meglio le loro caratteristiche bisogna conoscere la comunità che le usa, la sua storia, la sua struttura interna di gruppo dotato di una propria identità culturale. Dobbiamo sottolineare che in ogni paese troviamo comunità di persone sorde che si servono dei segni e che usano varietà diverse di lingue. L American Sign Language (ASL), la Langue des Signes Francaise (LSF), il British Sign Language (BSL), La Deutshe Gebardensprache (DGS), la Lengua de Signos Espanola (LSE) e la Lingua dei segni italiana (LIS) non sono che alcune tra le più note e studiate varietà linguistiche in segni che si sono sviluppate nei rispettivi paesi. Ognuna di tali varietà, ha caratteristiche strutturali autonome e livelli piuttosto alti di differenziazione rispetto alle altre. Le diverse varietà di lingue vocali sono ricondotte a un sottogruppo linguistico (ad esempio un gruppo slavo) ed a una famiglia di appartenenza (ad esempio l indoeuropeo). L appartenenza a una famiglia comune è stata determinata dai linguisti grazie alle 11

attestazioni di lingue ormai scomparse (come il latino o il greco antico), che un tempo erano usate negli stessi territori dove oggi si parla una varietà diversa e ora ci permette di dire che le relazioni tra varietà segnate sono del tutto autonome rispetto a quelle tra le lingue parlate nei paesi corrispondenti. La mancanza di una forma di scrittura contribuisce a determinare una caratteristica di molte di queste lingue: quella che i linguisti chiamano scarsa standardizzazione. Per standardizzazione si intende il processo di omogeneizzazione delle varietà linguistiche parlate all interno di una comunità, il progressivo affermarsi di una varietà riconosciuta da tutti come la lingua corretta o di norma. Ad esempio, in Italia, nonostante la presenza di diversi dialetti, o varietà regionali non standard, nel corso degli ultimi cento anni si è progressivamente affermata la presenza di un italiano standard o di norma che oggi è parlato dalla maggior parte della popolazione 4. Nel caso delle lingue dei segni la mancanza di una diffusione scritta della lingua nelle scuole e la sua quasi totale assenza nei media ha fatto sì che proliferassero varietà e dialetti, anche molto diversi tra loro, all interno di uno stesso paese. In alcune nazioni, tuttavia, la presenza di trasmissioni televisive in lingua dei segni, oppure l esistenza di centri culturali dove questa è usata dalla maggior parte delle persone, come nel caso dell Università Gallaudet negli Stati Uniti, ha determinato una maggiore standardizzazione che in altri. Così il grado di omogeneizzazione linguistica è diverso per le lingue dei segni, di paese in paese. 4 De Mauro (2000a), Storia linguistica dell Italia Unita, Laterza, Roma-Bari (I ed. 1963). 12

Una componente centrale che frena i processi di omogeneizzazione linguistica è costituita dalla composizione interna delle comunità linguistiche sorde. Queste, infatti, sono comunità stratificate, composte da sordi che hanno competenze linguistiche di livello diverso. Questa composizione della comunità sorda ha importanti conseguenze sul modo in cui la lingua viene trasmessa ed appresa: i segnanti sono, spesso, isolati gli uni dagli altri nei primi anni di vita e di conseguenza le possibilità di usare la lingua dei segni e di apprenderla sono circoscritte. Veicolo fondamentale di diffusione e di apprendimento sono, a tutt oggi, le scuole in cui si trovano insieme più bambini sordi, e dove gli insegnanti, gli interpreti o gli assistenti alla comunicazione adoperano fluentemente una lingua dei segni e i circoli o club dove le persone sorde si ritrovano e possono comunicare in segni tra loro. Queste caratteristiche della comunità linguistica sorda, probabilmente, incidono in profondità sulle strutture grammaticali e sulle caratteristiche delle stesse lingue. Si è notato, ad esempio, che nonostante la presenza di diversità strutturali tra le diverse varietà segnate, sordi di paesi diversi (ad esempio italiani e cinesi), una volta che convivano per un periodo abbastanza lungo, sono in grado di raggiungere livelli di intercomprensione superiori a quelli raggiunti da parlanti lingue vocali diverse 5. L emergere di una lingua dei segni è correlato alla possibilità della formazione di una comunità linguistica abbastanza ampia perché la lingua diventi un veicolo di comunicazione condiviso. Questa, che sino a poco tempo fa 5 Corazza S., Volterra V. (1988), la comprensione di lingue dei segni straniere. 13

era solo una ipotesi, appare oggi un dato accertato, grazie alla possibilità di condurre osservazioni empiriche sulla formazione di nuove lingue dei segni: le cosiddette lingue dei segni emergenti. Quando più bambini o adulti sordi si trovano insieme e possono socializzare, in qualsiasi luogo del mondo, danno vita a nuove comunità e all emergere di una forma di comunicazione in segni. Negli ultimi trent anni è stato possibile osservare come, in paesi diversi, la formazione di una comunità di sordi comporti l emergere speculare di una lingua dei segni autoctona. 2.1.1 Esempi di lingue dei segni emergenti Le cosiddette lingue dei segni emergenti attualmente oggetto di studi sono molte, ma qui descriveremo in breve tre casi che ci appaiono particolarmente significativi e che individuano aspetti diversi di questo complesso fenomeno: il caso del Nicaraguan Sign Language (NSL), il caso dell Al Sayyid Bedouin Sign Langage (ABSL) e quello delle Linguas de Sinais Primàrias (LSP) dei sordi brasiliani. Nei tre casi è diverso il grado di coinvolgimento della comunità sorda e la misura in cui la comunità degli udenti favorisce lo sviluppo della comunicazione segnata. Nel caso del Nicaraguan Sign Language, a seguito di cambiamenti intervenuti nel sistema scolastico alla fine degli anni settanta i bambini sordi, che prima vivevano perlopiù isolati 14

da altri bambini sordi, si sono trovati a convivere in grandi istituti a loro dedicati. Anche se l insegnamento prevedeva inizialmente la lettura labiale e l apprendimento dello spagnolo parlato, molto presto si è instaurata una comunicazione spontanea in segni tra gli allievi dell istituto: i bambini utilizzavano la loro competenza gestuale per creare delle forme linguistiche, all inizio individuali o legate a piccoli gruppi. Col passare del tempo, alcune di queste si sono diffuse e sono divenute una vera e propria comunicazione comune per gli allievi dei due maggiori istituti per i sordi. Nel caso dell Al Sayyid Bedouin Sign Language ci troviamo di fronte a una piccola comunità di persone stanziatasi, circa duecento anni fa, nella regione del Negev in Israele, e composta attualmente da 3.700 individui discendenti da un nucleo ristretto di famiglie fondatrici. In questa comunità la sordità è diffusa in misura nettamente superiore rispetto al tasso medio della maggior parte dei paesi occidentali a causa della presenza di una predisposizione genetica e dei matrimoni tra consaguinei. L isolamento della comunità nelle zone popolate più vicine e la presenza di un così vasto numero di persone sorde hanno fatto sì che la diffusione della lingua dei segni coinvolga non solo le persone sorde, ma un ampio numero di persone udenti. I sordi appaiono ben integrati nella comunità e si sposano regolarmente con persone udenti 6. Nel caso delle Linguas de Sinais Primàrias brasiliane, invece, ci troviamo di fronte a individui sordi isolati da altre persone sorde, ma a contatto con persone udenti che hanno 6 Sandler W. (2005), The emergente of grammar: systematic structure in a new language, in Proceedings of the National Accademy of Sciences. 15

sviluppato forme complesse di comunicazione 7. La ricercatrice Ivani Fusellier-Souza, analizzando il caso di tre sordi brasiliani isolati (due adulti e un adolescente), ha messo in luce la presenza di alcune strategie comunicative e di un organizzazione formale dei segni che si stabiliscono spontaneamente: i sordi, benché isolati, sembrano sviluppare strutture grammaticali autonome e complesse riadattando i materiali comunicativi gestuali che condividono con gli udenti e modificando le loro forme di comunicazione. Alla base della creazione di queste forme linguistiche vi è la spinta a comunicare con le persone udenti. I sordi sembrano riuscire a sviluppare un lessico in segni e anche forme rudimentali e via via più complesse di sintassi sulla base di un processo di adattamento di tutti i materiali comunicativi a loro disposizione. Questo processo nasce dai bisogni comunicativi e si esplica quando i sordi sono in contatto tra loro o con persone udenti. L intreccio tra predisposizioni biologiche alla comunicazione e dimensione sociale si rivela così fondamentale e, soprattutto, dinamico, ovvero mutevole a seconda del tipo di interazioni e in relazione a ciò che si comunica. 7 Fusellier-Souza I. (2004) 16

2.2 I segni-nome Ogni lingua rispecchia aspetti peculiari della cultura a cui si riferisce: essendo lingue a tutti gli effetti, questo principio vale anche per le lingue dei segni. Una delle particolarità più interessanti che accomuna tutte le lingue dei segni e che le distingue dalle lingue verbali è l uso dei segni-nome. Com è noto, ogni persona, udente o sorda che sia, riceve alla nascita un nome ed un cognome; non tutti sanno però che dal momento in cui un individuo fa il suo ingresso nella comunità sorda va incontro ad una sorta di secondo battesimo. Per indicare una persona, i sordi non ricorrono alla dattilologia 8, perché risulterebbe un processo troppo lungo. Esistono singoli segni che indicano un nome, specialmente se si tratta di nomi tradizionali che compaiono nel Vangelo (ad esempio, il segno Pietro ricorda il Santo che possiede le chiavi, o ancora Paolo il santo che fu decapitato): ma non è così per tutti i nomi, né è automatico che tutti coloro che si chiamano Pietro vengano indicati con il segno Pietro. Infatti, a due persone con lo stesso nome possono essere attribuiti segni nome diversi oppure, al contrario, due persone con nomi diversi possono essere identificate con lo stesso segno: questo accade perché l attribuzione del segno-nome non è necessariamente legata al nome ed al cognome della persona. Più spesso il segno-nome s ispira ad una particolare caratteristica della persona in questione. E frequente il 8 Detta anche fingerspelling, oppure alfabeto manuale, è la semplice rappresentazione con le dita delle lettere dell alfabeto utilizzate per scrivere. 17

caso di segni-nome che denotano particolarità fisiche proprio perché percepibili facilmente dai sordi con la vista (avere denti sporgenti, un naso importante, ecc.); oppure tratti caratteriali dell individuo (l essere distratto, solare, noioso, ecc.); abitudini passate o attuali (portare la treccia da piccoli, dire bugie, ecc.); comportamenti (piagnucolare, ridere sempre, ecc.). Altre volte il segno è legato anche alla professione svolta oppure alla provenienza. Ad uno stesso individuo possono essergli assegnati più segni-nome, come uno usato in famiglia e l altro da amici e colleghi e potrebbe anche cambiare col tempo. Se una donna dovesse sposarsi, ad esempio o se chiunque cambiasse professione. Per conoscere il mondo, i sordi si affidano in gran parte alla vista e pertanto tutto quello che salta all occhio costituisce un ottimo elemento distintivo. Se un udente indica una persona di corporatura robusta con l appellativo grasso, lo fa con un intento ridicolizzante; al contrario, nella comunità sorda non è motivo di disturbo essere indicato col segno-nome Grasso, perché in questo modo si constata esclusivamente un dato oggettivo che permette di distinguere una persona dall altra. Fig.-1 Paolo Rossini(LIS) 9 9 http://www.istc.cnr.it/mostralis/img/datti03.gif 18

2.3 LIS, Lingua Italiana dei Segni 10 Fig.-2 Alfabeto LIS La lingua italiana dei segni, spesso chiamata con la sigla LIS, è la lingua adottata nella comunicazione dalle persone italiane sorde che si riconoscono membri di una comunità minoritaria, non territoriale, fondata sull affermazione di un identità linguistica. La LIS è anche lingua materna di alcuni udenti italiani, per lo più figli di persone sorde, ed è lingua seconda di molti altri udenti, generalmente operatori dei settori scolastico e socio-assistenziale. Le persone che formulano messaggi in lingua dei segni sono dette segnanti. La LIS è emersa 10 http://www.maru.firenze.sbn.it/immagini/alfabetolis.gif 19

spontaneamente ed è stata sviluppata nel corso del tempo da una collettività priva dei mezzi sensoriali necessari ad esprimersi con la voce, perciò si compone di segni di natura visivo-gestuale, che coinvolgono la parte superiore del corpo, in particolare il capo, il viso e le spalle. Nella LIS le unità minime, corrispondenti ai fonemi, sono i parametri di formazione del segno detti anche cheremi, dal greco khéir «mano». Essi sono quattro e ciascuno comprende una serie di realizzazioni 11 : Il luogo di articolazione, che comprende alcune parti del corpo del segnante, lo spazio antistante al segnante e il cosiddetto spazio neutro; La configurazione della mano, cioè la forma che essa assume posizionando le dita. La LIS conta 56 configurazioni diverse; L orientamento del palmo della mano rispetto al corpo del segnante, che nella LIS può assumere 6 valori; Il movimento della mano o delle mani, che ha 40 realizzazioni. 11 Radutzky et al. (1992), Dizionario bilingue elementare della lingua italiana dei segni, Kappa, Roma: ristampa 2001 20

12 Fig.-3 Esempio dei parametri articolari A differenza delle unità minime del parlato (i fonemi), che possono essere articolati solo uno dopo l altro, i quattro parametri vengono articolati simultaneamente con l intervento di una o entrambe le mani; in alcuni segni essi possono occorrere più volte sequenzialmente 13. Analogamente ai parametri, possono svolgere una funzione distintiva le componenti non manuali, in particolare l espressione facciale, la posizione del busto e delle spalle, lo sguardo e particolari configurazioni della bocca dette componenti orali 14. La morfologia, presenta precise regole ed è, come per le lingue orali, uno degli elementi più importanti e distintivi dei segni. Viene espressa 12 http://www.istc.cnr.it/mostralis/index2.htm 13 Russo Cardona Tommaso & Volterra,Virginia (2007), Le lingua dei segni. Storia e semiotica, Roma, Carocci. 14 Fontana Sabina (2009), Linguaggio e multimodalità, Gestualità e oralità nelle lingue vocali e nelle lingue dei segni, Pisa, ETS. 21

principalmente attraverso alterazioni sistematiche del luogo di esecuzione dei segni e di alcuni tratti del movimento, come la direzione, la durata, l'intensità o l'ampiezza. Lo stesso gesto, se orientato a destra o a sinistra modifica il senso, come noi aggiungiamo una o o una a per segnalare il maschile e il femminile. Ad esempio, i segni per i tempi verbali presente, passato e futuro, sono eseguiti lungo una linea astratta, denominata "la linea del tempo" situata sul piano orizzontale all'altezza della spalla del segnante. I segni riferiti al passato muovono verso la spalla (indietro), quelli riferiti al presente nello spazio davanti al segnante, e quelli riferiti al futuro muovono in avanti rispetto al segnante. La sintassi della LIS è molto diversa da quella dell italiano. La costruzione genitiva, ad esempio ha l ordine: Possessore + Cosa posseduta + Possessivo (L auto di mamma), in LIS viene segnato MAMMA AUTO SUA 15. Nella frase negativa il segno per la negazione è in posizione postverbale, mentre nella frase interrogativa il verbo è in posizione finale. Gli ordini più frequenti nelle frasi dichiarative sono: Soggetto + Oggetto + Verbo (SOV) e Soggetto + Verbo + Oggetto (SVO). Le componenti non manuali conferiscono alla frase il valore pragmatico, distinguendo tipi di frasi segnate con la medesima parte manuale. Una frase interrogativa richiede, rispetto alla corrispondente affermativa, che il busto e le spalle del segnante si protendano e che le sopracciglia si alzino. Nella frase negativa, invece, il busto indietreggia appena e il capo viene inclinato da un lato; questa espressione può talora sostituire il segno stesso della negazione. Le componenti come la 15 Caselli M.C., Maragna S. e Volterra V. (2006), Linguaggio e sordità. Gesti segni e parole nello dell educazione, Bologna, il Mulino. 22

fissazione dello sguardo, i movimenti e gli orientamenti del capo e del busto vengono anche utilizzate per marcare il topic di una frase 16. 17 IO CINEMA VADO Fig.-4 Esempio di frase affermativa Vado al cinema. 16 Volterra V. (a cura di) (2004), La lingua dei segni italiana. La comunicazione visivo-gestuale dei sordi, Bologna, il Mulino (1 ed. 1987). 17 http://www.istc.cnr.it/mostralis pannello05.htm 23

18 IO CINEMA VADO NO Fig.-5 Esempio di frase negativa Non vado al cinema. 19 TU? CINEMA? VAI? Fig.-6 Esempio di frase interrogativa Vai al cinema?. 18 http://www.istc.cnr.it/mostralis pannello05.htm 19 http://www.istc.cnr.it/mostralis pannello05.htm 24

Un esempio di sintassi LIS in immagini può essere rappresentato dalla frase: Il motore della mia macchina si è rotto. L ordine lineare è MACCHINA (a), il possessivo MIO (b), il segno MOTORE (c), che viene collocato in un punto dello spazio a destra del segnante; per ultimo il verbo(d-e), nello stesso punto in cui era stato collocato il soggetto. 20 a) b) c) d) e) Fig.-7 Esempio di sintassi LIS. 20 http://www.treccani.it/le-lingue-dei-segni-nel-mondo/fig24.jpeg 25

2.4 BSL, British Sign Language 21 Fig.-8 Alfabeto BSL La BSL è un linguaggio visivo-gestuale privo di una forma scritta convenzionale. Essa ha la sua grammatica caratterizzata dalle espressioni facciali e da movimenti del corpo affinché venga trasmesso il significato. Molti principianti pensano che sia simile al mimo, ma la cosa importante da ricordare è che la grammatica usata nella BSL è completamente diversa da quella usato in inglese. Il 21 http://www.bl.uk/learning/images/whywrite/rnid-fingerspelling.jpg 26

linguaggio dei segni può variare da paese a paese, anche tra coloro la cui prima lingua è l'inglese. Per esempio, British Sign Language è diverso dall American Sign Language (ASL), dall Irish Sign Language (ISL) e dall North Ireland Sign Language (Nisl). Il British Sign Language ha anche dialetti regionali. Per esempio, alcuni segnali utilizzati nelle parti settentrionali dell Inghilterra possono essere differente da quelli utilizzati nel sud del paese. All'interno di alcune regioni, si trovano anche segni locali" che possono essere classificati come gergo. E proprio come gergo locale in ogni paese o città, nuove frasi e parole entrano fuori moda o, al contrario, si evolvono nel tempo. Tutte le lingue del mondo utilizzano diversi tipi di struttura della frase, ma di solito un tipo è usato più spesso degli altri. In inglese, questo è il caso della frase: SVO (soggetto-verbo-oggetto). Nella frase ' Sophie ha comprato una macchina, ad esempio, Sophie è il soggetto, ha comprato è il verbo, e auto è l'oggetto. Un altro tipo di struttura della frase è chiamato 'Topic Comment Structure'. Questo tipo di struttura non è comunemente usato in inglese ma è usata tantissimo nella BSL e consiste nell esprimere per primo l argomento di conversazione in modo da potersi concentrare e da poter dare maggiori dettagli sulla considerazione che segue. Quindi la frase Sophie ha comprato una macchina, sarebbe ragionata ed espressa in questo modo: La macchina, (ci si focalizza su essa come argomento principale e punto di partenza), chi l ha comprata?... Sophie. Per quanto riguarda la struttura della frase nella forma interrogativa, invece, prevede che il tema della frase venga messo per primo, seguito 27

poi dal resto. Per esempio, la domanda "Come ti chiami?" diventa "Chiami tu come?". 22 Fig.-9 Legalise BSL Now! 22 http://www.grumpyoldeafies.com 28

2.5 LSE, Lingua de Signos Española 23 Fig.- 10 Alfabeto LSE La lingua dei segni spagnola, chiamata LSE, è la lingua gestuale che utilizzano i sordi spagnoli e le persone che vivono e si relazionano con loro ed è stata riconosciuta legalmente nell anno 2007. Da un punto di vista linguistico, la LSE si riferisce a una varietà di lingua di segni utilizzata in una vasta area centrale della penisola Iberica, avente come centro culturale e linguistico Madrid. La comprensione varia a 23 http://www.apriendendoensilencio.blogspot.com 29

seconda delle varietà di lingue dei segni utilizzate in Spagna, compresa la lingua gestuale portoghese, che viene accettata grazie alla sua somiglianza lessicale. Inoltre la lingua dei segni catalana (LSC), la lingua dei segni valenziana (LSCV) e le altre varietà andaluse, si differenziano tra loro sostanzialmente per l uso dei sostantivi. In ambito legale, per la Legge del 27/2007, si considerano lingue dei segni spagnole tutte le varianti impiegate in Spagna, inclusa la LSC. Come nella lingua orale, la LSE ha una sua struttura e delle sue regole grammaticali e gli elementi importanti per un uso adeguato sono: la posizione che la mano adotta per realizzare il segno; l orientamento del palmo della mano; il luogo in cui si realizza il segno; il movimento effettuato; i componenti non manuali, quali l espressione facciale o il movimento delle labbra. Il tempo verbale ed il soggetto si delineano in base al discorso e nelle frasi di tipo semplice, il verbo va sempre al presente. Nella LSE non esistono gli articoli ed inoltre, non vengono utilizzati i verbi Ser, Estar, Tener. Il genere è una categoria grammaticale che classifica i sostantivi e gli aggettivi in maschile o femminile. La LSE fa una distinzione netta tra nomi animati e inanimati. I sostantivi inanimati sono parole invariabili, non presentano flessione nel genere, mentre i nomi animati di solito si possono distinguere tra maschio e femmina. In questi casi, la differenza di genere comporta distinzione sessuale. Ci sono delle procedure grammaticali e lessicali precise, anche per esprimere una quantità. In molti casi il contesto determinerà il numero del sostantivo con l'aggiunta, ad esempio, al sostantivo di 30

quantificatori indefiniti come molti, alcuni, piuttosto. L utilizzo di quantificatori definiti (uno, due, tre, ecc.), si realizza con l'espressione del viso e attraverso la ripetizione del segno. Fig.-11 I mesi dell anno in LSE 24 24 http://www.atendiendonecesidades.blogspot.com 31

25 Fig.-12 Albero in LIS(A), LSE(B), BSL(C) 25 http://www.treccani.it/le-lingue-dei-segni-nel-mondo 32

3. La figura dell interprete 3.1 L interprete e il suo ruolo La fonte più antica che parla dei sordi che usano i segni come parole è Il Cratilo, in cui Socrate avanza l ipotesi che i sordi parlino con le mani. Lo confermano i manuali dei primi educatori dei sordi, quando raccontano che l Abate de l Epée imparava i segni dai suoi allievi sordi e di come poi li ampliava, creandone dei nuovi, e attraverso i segni insegnava le parole partendo dal concreto per arrivare all astratto. Dove esiste un gruppo di sordi, si formano i segni, dapprima semplici poi sempre più complessi, fino a dar vita a una vera e propria lingua che naturalmente, come tutte le lingue, risente ed è influenzata dal contesto storico e sociale in cui si è formata, oltre che dalla lingua vocale del Paese. E dove ci sono persone sorde che segnano, ci sono persone udenti che sanno tradurre, più o meno bene, quei segni. All inizio erano i familiari o gli educatori udenti che, condividendo quotidianamente quel codice linguistico, finivano con l impararlo; spesso i migliori interpreti dei sordi erano i loro figli udenti che, acquisendo sin dalla nascita sia i segni sia le parole, diventavano persone bilingui in grado di tradurre il segnato dei loro genitori. Questa situazione era molto diffusa almeno in Italia fino a qualche decennio fa. Dal 1980 in Italia grazie alle ricerche linguistiche, condotte da un gruppo dell Istituto di Psicologia del CNR 33

coordinato da Virginia Volterra, viene dimostrato che la comunicazione visivo-gestuale usata dai sordi italiani è una vera e propria lingua dotata di tutte le caratteristiche per essere denominata tale. L interprete non è più un accompagnatore che sostiene o si sostituisce al sordo, ma è il ponte tra due canali e codici comunicativi: l interprete assurge a figura professionale. Si prende coscienza che non è più sufficiente essere stati esposti alla lingua come figli di sordi o possedere qualche competenza, perché ci si è avvicinati al mondo dei sordi nella comunità o a scuola, per essere definiti interpreti. In questo nuovo contesto, nasce ufficialmente il servizio di interpretariato vero e proprio e oggi l interprete traduce da lingua a lingua, passa il messaggio senza aggiungere elementi proprio né rispetto al contenuto, né sul piano emotivo. Non è necessaria l interazione fra il professionista e l utente, ma è indispensabile professionalità e competenza dell interprete stesso. Il modo più semplice per spiegare chi è un interprete di lingua dei segni è definire la figura, riferendosi a un altra figura più conosciuta: l interprete vocale. Durante l incontro di due uomini d affari in due lingue diverse può essere richiesta la presenza di una figura che, nell ambito della competenza nelle due lingue e nelle due culture, sa risolvere i problemi di comunicazione mettendo in contatto tra di loro le due persone. L interprete traduce fedelmente tutto ciò che viene detto, effettua delle scelte, sia di carattere linguistico sia di carattere culturale, per rendere comprensibile il contenuto di una relazione. Molte volte l interprete vocale è un professionista che compie il suo lavoro nel più assoluto anonimato, completamente invisibile agli occhi 34

dei suoi ascoltatori, senza l immediato riscontro dell effetto e dell efficacia del suo lavoro. L interprete di lingua dei segni ha gli stessi prerequisiti dell interprete vocale che si possono riassumere in: competenza nelle due lingue; conoscenza delle due diverse culture; capacità di passare da un mondo linguistico a un altro. Tuttavia l interprete di lingua dei segni opera da e per un gruppo di persone che, oltre a essere linguisticamente differenti, hanno un deficit sensoriale. La presenza del deficit uditivo di per sé non pregiudica gli aspetti cognitivi del soggetto, ma ne condiziona la vita sociale e gli aspetti logistici della comunicazione. Le persone sorde sono sempre obbligate a posizionarsi in modo da guardare il proprio interlocutore; questo implica la conoscenza da parte dell interprete, di una serie di accorgimenti da adottare per ottimizzare la situazione comunicativa con le persone sorde. E chiaro a questo punto che l interprete di lingua dei segni deve posizionarsi in modo da essere ben visibile dal pubblico sordo, sia esso composto da una o da cento persone. Infatti il tipo di comunicazione usata dagli interpreti di lingua dei segni viaggia sul canale visivo-gestuale: ci sono mani che parlano muovendosi ed espressioni facciali che variano e che sono indispensabili per trasmettere l intero contenuto del messaggio linguistico agli occhi che ascoltano. Le persone sorde, infatti, sono consapevoli che ogni distacco visivo dall interprete significa automaticamente, perdita di una parte del messaggio. L interprete ha sempre il compito di riportare nella traduzione inflessioni, emozioni, stile dell oratore. Entrambe le tipologie di interpretariato, utilizzano le stesse tecniche di traduzione e 35

possono, secondo il contesto, o se la situazione lo richiede esplicitamente, decidere di tradurre in simultanea o in consecutiva. La principale differenza tra le due consiste nel tempo che intercorre tra il momento, in cui l oratore inizia il suo messaggio, e il momento in cui l interprete comincia a interpretare. L obiettivo è sempre fornire nella lingua in uscita, lingua di arrivo o lingua target un messaggio accurato ed equivalente nella lingua in entrata, lingua di partenza o lingua source. Quindi, il servizio che rende un interprete può essere così riassunto: l interprete tenta di rendere uguale e paritaria una situazione relativa alla comunicazione in modo che i partecipanti, udenti e sordi, abbiano accesso al medesimo tipo di informazioni in entrata e in uscita e possano trarre vantaggio dalle medesime risorse. L interprete di lingua dei segni deve trasmettere in forma visiva ogni significativo input proveniente dal contesto. Azioni ed episodi possono infatti rendere perplessa una persona sorda, se l interprete non trasmette le diverse situazioni ambientali. Per esempio la ragione per cui in una stanza tutti hanno girato la testa improvvisamente potrebbe essere un colpo proveniente dal fondo, se la persona sorda è in grado di capire costa sta succedendo avrà una reazione simile a quella degli udenti. Lo scopo da raggiungere per l interprete di lingua dei segni è dunque quello di rendere uguale la comunicazione per i sordi come per gli udenti. Questa figura riunisce in sé alcune particolari caratteristiche come una profonda conoscenza della lingua, una profonda conoscenza delle diverse modalità comunicative che usano attualmente i sordi e infine deve essere consapevole del proprio ruolo di tramite, di messaggero di informazioni. Il suo compito è di 36

passare il messaggio nel modo più chiaro e opportuno possibile, senza tralasciare nulla né aggiungere nella. E un esperto della comunicazione in poche parole, ma nello specifico, di quella comunicazione che deve passare attraverso il canale visivo. 3.2 Il registro Un aspetto molto importante dell interpretazione è il registro linguistico. Per registro linguistico si intende l influenza sulla lingua della situazione comunicativa e dei ruoli dei parlanti. Ne possono essere indicatori le scelte stilistiche, morfologiche, lessicali, sintattiche e fonetiche. Lo stile di interpretazione di un contenuto varia a seconda del contesto e coinvolge sia le espressioni linguistiche sia gli atteggiamenti da tenere. In generale, si può dire che il contesto impone una serie di scelte linguistiche e formali secondo i molteplici fattori che entrano in gioco in uno o in altro registro. 37

3.2.1 Registro solenne E caratterizzato da formule rigide dal punto di vista sintattico e lessicale, il contesto è prevalentemente unidirezionale e riguarda cerimonie ufficiali o religiose; si tratta di tutte situazioni in cui la rigidità delle frasi, legata al cerimoniale, deve assolutamente essere rispettata. Esempio bidirezionale è lo scambio di risposte tra due coniugi che si stanno unendo in matrimonio e il prete o l ufficiale civile che celebra la cerimonia. L interpretazione rispetta la solennità della situazione con la scelta di un linguaggio altrettanto solenne e si attiene a frasi preordinate. 3.2.2 Registro formale E caratterizzato da un lessico e una sintassi che possono essere anche fortemente controllati ed è tipico di situazioni in cui gli interlocutori non sono sullo stesso piano. L informazione può essere unidirezionale quando è soltanto una persona a parlare e le frasi sono strutturate in modo completo, per esempio durante convegni o congressi; contesti bidirezionali sono per esempio le lezioni universitarie in cui le persone ascoltano e non intervengono spesso. E possibile elaborare il 38

messaggio e non è necessario attenersi rigidamente alla frase preordinata, come invece è previsto nel registro solenne. 3.2.3 Registro informale Non è caratterizzato da particolari regole che riguardano lo scambio dei turni dialogici, ed è fortemente influenzato dalle scelte personali degli interlocutori, dal punto di vista sintattico pragmatico e lessicale. Questo tipo di registro subisce in modo marcato le caratteristiche del parlato spontaneo, con frasi sospese, discorsi lasciati a metà. A tavola, per esempio, durante le cene sociali dove l interpretazione è disinvolta, con frasi spesso lasciate incompiute. 3.2.4 Registro intimo E caratterizzato da modi colloquiali e la comunicazione è prevalentemente bidirezionale e gli interlocutori sono spesso sullo stesso piano condividendo generalmente un contesto familiare o professionale, nonché molte conoscenze relative al contesto e 39

all argomento, con la conseguenza di poter dare molte cose per scontate. Bisogna ricordare però, che la distinzione dei registri è raramente netta. Spesso, quando l informazione è bidirezionale, per esempio in un colloquio tra una e più persone sorde, visite mediche, assemblee condominiali, ecc., può essere necessario cambiare registro a seconda del comportamento dei partecipanti. 26 Fig.-13 Interpreti lingua dei segni, durante una conferenza 26 http://www.anios.it 40

4. Ambiti interpretativi 4.1 Interpretazione di trattativa e di conferenza I servizi di interpretariato vengono distinti in due macro-categorie: la conferenza e la trattativa. Nel primo caso intendiamo il sevizio di interpretariato svolto in situazioni di conferenza, di convegno, alle quali possiamo aggiungere quelle televisive o teatrali. Con la seconda intendiamo i servizi prestati in situazioni non pubbliche e legate alla sfera privata della persona sorda, per o con la quale, ci si trova a lavorare a contatto diretto con il committente, quando c è un dialogo tra persone sorde e persone udenti; quando i due interlocutori si scambiano una serie di informazioni dirette, soggettive e talvolta personali come per esempio in ambito medico, giuridico o notarile. Sia nella trattativa sia nella conferenza il primo passo è la documentazione. Conoscere l argomento che si andrà a trattare è fondamentale per svolgere un buon servizio d interpretariato: tanto più la conoscenza è approfondita tanto più chiara sarà la traduzione. Il secondo passo consiste nella presentazione dei due interlocutori. Consideriamo l interpretariato di conferenza come un incontro pubblico, al quale partecipano persone sorde e persone udenti. A differenza dell interpretariato di trattativa, nell interpretariato di conferenza i discorsi non sono indirizzati direttamente agli interessati, ma vengono esposti alla platea. Queste due grandi tipologie si 41

distinguono sia per gli aspetti logistici (ambiente, posizione dei relatori, posizione degli ascoltatori, ecc.), sia per gli aspetti relazionali, ovvero la distanza tra relatori e platea. Nella trattativa il contatto tra l interprete e i due interlocutori è continuo, gli sguardi sono diretti e spesso il ritmo della conversazione non subisce rallentamenti o pause e l interprete è al centro della conversazione. Per quanto riguarda la conferenza, il lavoro viene svolto in squadra. C è un relatore che parla in lingua e un interprete che traduce in lingua dei segni; generalmente questi è posto in una posizione elevata e ben visibile da tutta la platea, c è poi un altro interprete posizionato frontalmente al primo che provvede a mandare suggerimenti e segnali che sono di supporto e eliminano gli ostacoli che si possono incontrare. 4.2 La pianificazione logistica La pianificazione logistica è uno degli aspetti tecnici che, se non osservati, rendono vani gli sforzi fatti per permettere una giusta partecipazione alle persone sorde. E bene infatti, avere l opportunità di visitare anticipatamente il luogo dove si svolgerà l evento durante il quale è richiesta la presenza dell interprete, in questo modo è possibile verificare che ogni cosa sia predisposta nel modo migliore sia dal punto di vista uditivo che visivo. 42

La voce dell oratore deve essere facilmente recepita per essere tradotta in simultanea, ai sordi si riservano le prime file di poltrone, cosa che permetterà loro di seguire con minor sforzo visivo l interprete e contribuirà a istaurare quel feeling necessario a una partecipazione continuativa. In qualunque contesto in cui sono presenti persone sorde, l impianto delle luci è della massima importanza. L intensità di illuminazione non deve essere né troppo forte, né troppo debole perché, in ambedue i casi, coloro che ascoltano con gli occhi dovrebbero fare notevoli sforzi per arrivare a una comprensione totale. Solitamente l interprete è in piedi e leggermente rialzato rispetto al livello della stanza e lo spazio a lui antistante non deve essere occupato da nulla. Oggi l avanzata teconologica permette di proiettare su uno schermo ben visibile l immagine sia del relatore sia dell interprete. L abbigliamento di un interprete di lingua dei segni, generalmente considerato una scelta persona, è in realtà condizionato da problematiche di tipo visivo; alcuni colori, se osservati molto a lungo disturbano gli ascoltatori sordi, altri colori per loro natura mascherano e confondono le mani. Pertanto esso prevede per la parte superiore del corpo tinte unite e di colore scuro per far risaltare il movimento delle mani. 43