La metrica: il sonetto Cfr. eltrami, Gli strumenti della poesia, p. 116-121
Una definizione medievale di metrica La grande divisione di tutti i discorsi è in due tipi: uno in prosa e l altro in rima; ma gli insegnamenti della retorica sono comuni ad entrambi, salvo che la via della prosa è larga e piana, come è per esempio il comune modo di parlare della gente, mentre il sentiero della rima è più stretto e difficile, come quello che è serrato e chiuso da mura e palizzate, cioè da punti, da numero e da misura certa, da cui non ci si può né si deve distaccare (runetto Latini, Tresor III x, 1, traduzione di Sergio Vatteroni)
Concetti fondamentali prosodia l insieme delle regole riguardanti le quantità delle sillabe vedi eltrami, capitoli II-VI metrica le regole della versificazione forme metriche (o metri): canzone, sonetto, ballata, sestina, madrigale, ottava, terzina)
Il computo sillabico sillabismo: per stabilire il numero di sillabe di un verso si contano le sillabe sino all ultima tonica
Il computo sillabico Casi possibili normalmente: 1. uscita piana: dopo l ultima tonica c è una sillaba atona 2. uscita tronca: il verso termina con l ultima tonica 3. uscita sdrucciola: dopo l ultima tonica si trovano due sillabe atone il nome della tipologia di verso si basa sui versi con uscita piana ad es. endecasillabo: verso la cui ultima sillaba tonica è la 10, per un totale di 11 sillabe (è vero solo nella forma con uscita piana)
Il computo sillabico: l endecasillabo Uscita tronca (10 sillabe): Spe 1 rent 2 in te 4 di 5 so 6 pr a 7 noi 8 s u 9 dì 10 [verso tronco, 10 sillabe: 10 a sillaba tonica, endecasillabo]
Il computo sillabico:. l endecasillabo Uscita piana (11 sillabe): a 1 che 2 rispuo 4 ser r5 tut 6 te 7 le 8 ca 9 ro 10 le 11 [verso piano, 11 sillabe, 10 a sillaba tonica: endecasillabo]
Il computo sillabico: es. l endecasillabo Uscita sdrucciola (12 sillabe): già 1 non 2 com 3 pie 4 di 5 tal 6 con 7 si 8 glio 9 ren 10 de 11 re 12 [verso sdrucciolo, 12 sillabe, 10 a sillaba tonica: endecasillabo]
Il computo sillabico: il settenario Uscita tronca (6 sillabe): Ché 1 non 2 dé 3 dar 4 om 5 fé 7 (Guido Guinizelli, l cor gentile, v. 35) [verso tronco, 6sillabe: 6 a sillaba tonica, settenario]
Il computo sillabico: es. il settenario Uscita piana (7 sillabe): un 1 a 2 mor 3 mi 4 di 5 strin 6 ge 7 (Giacomo da Lentini, Meravigliosamente, v. 2) [verso piano, 6sillabe: 6 a sillaba tonica, settenario]
I nomi dei versi italiani Divisione che risale a Dante (De vulgari eloquentia) tra: imparisillabi (i versi nobili) endecasillabo (10 tonica) nonenario (8 tonica) settenario (6 tonica) quinario (4 tonica) parisillabi decasillabo (9 tonica) ottonario (7 tonica) senario (5 tonica) quadrisillabo (3 tonica)
La rima La rima è l identità di suono della parte finale di due o più parole a partire dalla vocale tonica compresa ad es. vit: smarrit
La trascrizione degli schemi metrici Si assegna una lettera per ogni rima Nella maggioranza dei casi: in maiuscolo gli endecasillabi, in minuscolo i settenari
Il sonetto: un invenzione fortunata Forma metrica inventata da Giacomo da Lentini Metro principe con la canzone della nostra letteratura Propaggini novecentesche (ad es. Caproni, Cronistoria, 1938-1942, forma modificata di sonetto) Diffuso, con adattamenti, in altre letterature europee
Caratteristiche del sonetto 14 endecasillabi diviso in due parti di 8 e 6 versi la prima parte (fronte, ottava, ottetto) si divide in due quartine (originariamente in quattro distici) la seconda parte (sirma, sestina, sestetto) si divide in due terzine
Giacomo da Lentini, mor è uno desio che vien da core [Ferroni, p. 239]: la fronte 1 mor è un[o] desio che ven da core 2 per abondanza di gran piacimento; 3 e li occhi in prima genera[n] l amore 4 e lo core li dà nutricamento. 5 en è alcuna fiata om amatore 6 senza vedere so namoramento, 7 ma quell amor che stringe con furore 8 da la vista de li occhi ha nascimento; quartina (doppio distico) quartina (doppio distico)
Schema metrico: 1 mor è un[o] desio che ven da core 2 per abondanza di gran piacimento; 3 e li occhi in prima genera[n] l amore 4 e lo core li dà nutricamento 5 en è alcuna fiata om amatore 6 senza vedere so namoramento, 7 ma quell amor che stringe con furore 8 da la vista de li occhi ha nascimento;
Giacomo da Lentini, mor è uno desio che vien da core [Ferroni, p. 239]: la sirma 9 ché gli occhi rapresenta[n] a lo core 10 d onni cosa che veden bono e rio, 11 com è formata natural[e]mente, 12 e lo cor, che di zo è concepitore, 13 imagina, e [li] piace quel desio: 14 e questo amore regna tra la gente. terzina terzina
Schema metrico: CD CD 9 ché gli occhi rapresenta[n] a lo core 10 d onni cosa che veden bono e rio, 11 com è formata natural[e]mente, 12 e lo cor, che di zo è concepitore, 13 imagina, e [li] piace quel desio: 14 e questo amore regna tra la gente. C D C D la prima rima della terzina riprende la prima rima della quartina
Un altro esempio: CDE CDE Voi ch' ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond' io nutriva 'l core in sul mio primo giovenile errore quand'era in parte altr' uom da quel ch' i sono, del vario stile in ch' io piango et ragiono fra le vane speranze e 'l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sí come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto, e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. C D E C D E
Un sonetto novecentesco: Giorgio Caproni asterà un soffio d erba, un agitato moto dell aria serale, e il tuo nome più non resisterà, già dissipato col sospiro del giorno. Sarà come quando, per gioco, cedevi l amato calore della mano al marmo come quando il tuo sangue leggero, alitato appena dal tuo labbro, sulle chiome dei pioppi s esauriva in un rossore vago di brezza: e io sentivo la pena di quel lungo tuo eccedere in amore disilluso e lontano, tu la pena di non essere sola nel nitore d un presagio d addio tu già serena. Sonetti dell anniversario, XII (Genova 18/07/1942) in Cronistoria, Firenze,1943
Un sonetto novecentesco asterà un soffio d erba, un agitto moto dell aria serale, e il tuo nome più non resisterà, già dissipto col sospiro del giorno. Sarà come quando, per gioco, cedevi l amto calore della mano al marmo come quando il tuo sangue leggero, alitto appena dal tuo labbro, sulle chiome dei pioppi s esauriva in un rossore vago di brezza: e io sentivo la pen di quel lungo tuo eccedere in amore disilluso e lontano, tu la pen di non essere sola nel nitore d un presagio d addio tu già seren. C D C D C D fronte sirma