CORSO PER LA CERTIFICAZIONE DI COMPETENZA DI ALTA SPECIALITA IN ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA

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CORSO PER LA CERTIFICAZIONE DI COMPETENZA DI ALTA SPECIALITA IN ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA 1 Lezione 5: ENDOCARDITE INFETTIVA. ENDOCARDITE INFETTIVA: RUOLO DELL ETE A cura di Claudio Coletta Criteri di Duke per diagnosi di Endocardite infettiva L identificazione delle vegetazioni endocarditiche (VE) con ecocardiografia è stata inclusa tra i criteri diagnostici maggiori di endocardite infettiva (EI) della Duke University. La sensibilità per VE nelle valvole native (NVE) è inferiore al 65% con ecocardiografia transtoracica (TTE) e 82-100% con ecocardiografia transesofagea (TEE). I vantaggi che l ecocardiografia ha apportato per una più corretta diagnosi di EI sono ormai consolidati da ampia Letteratura. Prima dell avvento dell ecocardiografia, i criteri diagnostici per EI più seguiti erano quelli clinici di Von Reyn et al. Questi sono stati sostituiti dai più moderni criteri della Duke University che, come ricordato, includono tra i maggiori l ecocardiografia. Li et al. hanno proposto modifiche dei criteri della Duke che interessano rilievi clinici, laboratoristici ed ecocardiografici: 1) la categoria diagnosi possibile di EI dovrebbe essere identificata con maggior precisione e, nella fattispecie, dalla presenza di 1 criterio maggiore + 1 criterio minore, oppure dalla presenza di 3 criteri minori; 2) il rilievo di batteriemia da Staphylococcus aureus dovrebbe essere considerato un criterio maggiore; 3) il criterio minore ecocardiogramma compatibile con EI ma non secondo i criteri maggiori dovrebbe essere eliminato, in considerazione dell ampia diffusione dell uso della TEE. Di tutte queste proposte, certamente quella al punto 3) di Li et al. appare essere la più interessante agli occhi dell ecocardiografista, e non vi è dubbio che, anche in assenza di una classificazione sistematica, ciò che accade normalmente è che ad una TTE non diagnostica si fa di solito seguire l esecuzione di una TEE. Non va dimenticato che un recente Scientific Statement dell American Heart Association ha confermato come i criteri originali della Duke debbano essere sempre utilizzati come schema diagnostico primario nella valutazione clinica di un paziente con sospetto di EI. Criteri di Duke modificati per la diagnosi di EI (adapted from Li et al.)

Ruolo dell Eco nell EI (ESC 2009) 2

3 Ruolo dell ETE nell EI (da 2008 Focused Update Incorporated Into the ACC/AHA 2006 Guidelines for the Management of Patients With Valvular Heart Disease) CLASS I 1. TEE is recommended to assess the severity of valvular lesions in symptomatic patients with infective endocarditis, if TTE is nondiagnostic. (Level of Evidence: C) 2. TEE is recommended to diagnose infective endocarditis in patients with valvular heart disease and positive blood cultures, if TTE is nondiagnostic. (Level of Evidence: C) 3. TEE is recommended to diagnose complications of infective endocarditis with potential impact on prognosis and management (e.g., abscesses, perforation, and shunts). (Level of Evidence: C) 4. TEE is recommended as first-line diagnostic study to diagnose prosthetic valve endocarditis and assess for complications. (Level of Evidence: C) 5. TEE is recommended for preoperative evaluation in patients with known infective endocarditis, unless the need for surgery is evident on transthoracic imaging and unless preoperative imaging will delay surgery in urgent cases. (Level of Evidence: C) 6. Intraoperative TEE is recommended for patients undergoing valve surgery for infective endocarditis. (Level of Evidence: C) CLASS IIa 1. TEE is reasonable to diagnose possible infective endocarditis in patients with persistent staphylococcal bacteremia without a known source. (Level of Evidence: C) CLASS IIb 1. TEE might be considered to detect infective endocarditis in patients with nosocomial staphylococcal bacteremia. (Level of Evidence: C) Caratteristiche ecocardiografiche del processo infettivo Nel percorso clinico-strumentale che porta a diagnosi di EI, il ruolo dell esame ecocardiografico consiste in: identificazione ed analisi delle lesioni tipiche dell EI: le Vegetazioni Endocarditiche (VE) identificazione ed analisi delle eventuali complicanze follow-up del paziente Identificazione delle vegetazioni: l identificazione delle VE con ecocardiografia è stata inclusa tra i criteri diagnostici maggiori di EI della Duke University. Le VE sono masserelle costituite da un agglomerato di fibrina e piastrine, su cui allocano cellule infiammatorie e abbondanti patogeni (da 10 9 a 10 10 per grammo di tessuto vegetante). Le VE possono localizzarsi sugli apparati valvolari o sull endotelio parietale. Quando presenti su valvole, il versante valvolare interessato è generalmente quello che guarda il flusso: versante atriale per la valvola mitrale, versante ventricolare per la valvola aortica. All esame ecocardiografico, le VE possono apparire come semplice

4 ispessimento di una porzione di lembo valvolare, o come masserelle di varia forma, ecoriflettenza e mobilità. Analisi delle vegetazioni: l analisi ecocardiografica delle VE riveste grande importanza ai fini di un corretto inquadramento prognostico. Mugge et al. evidenziarono per primi che VE con diametro superiore a 10 mm sono a maggior rischio per complicanze emboliche, specialmente se localizzate su valvola mitrale: nel loro studio, VE con diametro superiore a 10 mm erano associate a frequenza di embolismo del 46%, contro il 20% di embolismo per VE di diametro inferiore a 10 mm. Sanfilippo et al., in uno storico studio retrospettivo su 219 pazienti, hanno proposto criteri di analisi delle VE in TTE più articolati e basati su: a) dimensioni, calcolate su 2 assi ortogonali al lembo valvolare interessato, dalla sezione asse lungo parasternale b) mobilità, con punteggio da 1 a 4: VE fissa = 1; VE a base fissa e margine mobile = 2; VE peduncolata (i cui movimenti, ancorché ampi, restano confinati in unica cavità cardiaca) = 3; VE prolassante (VE che nei movimenti passa da una camera cardiaca ad altra, attraverso il rispettivo piano valvolare) = 4 c) estensione, con punteggio da 1 a 4: VE singola = 1; VE multiple su 1 valvola = 2; VE su più valvole = 3; VE extravalvolari = 4. d) struttura, con punteggio da 1 a 4: VE calcifica = 1; VE parzialmente calcifica = 2; VE ecodensa più del miocardio = 3; VE ecodensa quanto il miocardio = 4. Per quanto riguarda le dimensioni, lo studio evidenziò un rischio di complicanze (embolismo, scompenso cardiaco, necessità di intervento, morte) del 10% per VE di 6 mm, del 50% per VE di 11 mm, del 100% per VE di 16 mm. Per i criteri b), c) e d), su di uno score massimo di 12 per ogni valvola, lo studio dimostrò un rischio di complicanze statisticamente maggiore con score > 8 per valvola mitrale e > 5 per valvola aortica. I criteri di Sanfilippo et al sono a tutt oggi ampiamente utilizzati nella pratica clinica e nei maggiori studi sull argomento. Endocardite infettiva su valvola nativa Cause predisponenti di EI su NVE sono riconoscibili nel 55-75% dei casi, mentre nel 25-45% dei casi NVE si sviluppa su endotelio apparentemente integro. Tra i più comuni fattori predisponenti di NVE si annovera il prolasso mitralico, che di per sé comunque non è tra i più potenti: l affezione comporta un rischio di NVE 5 10 volte maggiore che per la popolazione generale, ma 100 volte inferiore che nelle valvulopatie reumatiche. La prevalenza della patologia, però, ne fa la causa del 7-30% di NVE non correlate a tossicodipendenza o a infezioni nosocomiali. L incidenza di EI è di 52 casi/100.000/anno se presente rigurgito + lembi di spessore superiore a 5 mm, di 4.6 casi/100.000/anno in assenza di rigurgito. Il rischio è maggiore nei maschi ed è maggiore dopo i 45 anni. Le lesioni cardiache predisponenti a NVE sono facilmente individuabili con ecocardiografia, e ciò può offrire indubbi vantaggi. Infatti, il discernere se un

5 determinato caso di NVE si sia sviluppato su endocardio integro o su lesioni predisponenti può fornire preziose informazioni preliminari circa l etiologia, la patogenesi e, soprattutto, la prognosi del caso: il riscontro ecocardiografico di lesioni cardiache predisponenti indirizzerà, infatti, verso una diagnosi di NVE sub-acuta, mentre l assenza di fattori predisponenti all ecocardiogramma orienterà verso possibili forme acute. La sensibilità per VE in NVE è inferiore al 65% con TTE e 82-100% con TEE. Evolutività delle VE. L evolutività delle VE è diversa a seconda che vi sia risposta ottimale o meno alla terapia antibiotica. Dopo terapia antibiotica efficace, circa 1/3 delle VE non sono più identificabili con ecocardiografia. Dei restanti 2/3, la metà presenta dimensioni invariate, 1/4 dimensioni ridotte, 1/4 aumentate. Le VE guarite, se persistenti, possono andare incontro a fibrosi e/o a calcificazione, mostrando all ecocardiogramma maggiore riflettenza. L evolutività delle VE in terapia medica efficace non correla con le dimensioni iniziali, né con la durata della terapia, né predice l incidenza di complicanze di EI. Diverso è il discorso quando la terapia medica non risulta essere completamente efficace. Rohmann et al. hanno evidenziato che l aumento o la mancata riduzione di diametro e/o l estensione ad altre valvole o strutture cardiache delle VE risultavano fattori fortemente associati a maggior incidenza di complicanze: nel loro studio gli eventi embolici furono presenti nel 45% dei pazienti con VE aumentate o non ridotte, contro il 17% dei pazienti con VE ridotte; la necessità di ricorrere ad intervento cardiochirurgico fu del 45% vs 2%; la presenza di ascessi fu del 13% vs 2%; la mortalità del 10% vs 0%. Endocardite del cuore sinistro. L EI su valvola aortica comporta un rischio di mortalità totale maggiore rispetto alla localizzazione mitralica (26% vs 16%). L EI su valvola aortica è anche più refrattaria a terapia medica e, quindi, va più di frequente incontro a terapia chirurgica. Inoltre, l EI su valvola aortica presenta con maggior frequenza complicanze ascessuali. Le VE su valvola mitrale, invece, hanno maggior tendenza ad embolizzare. In uno studio della Duke University su 145 pazienti, le VE su mitrale presentarono complicanze emboliche nel 32,5% dei casi, contro l 11,3% delle VE su valvola aortica. Le VE a maggior rischio risultarono essere quelle su lembo anteriore mitralico. Considerare le dimensioni delle VE delle valvole di sinistra, in quanto predittive di complicanze emboliche, come parametro di indicazione all intervento chirurgico, ha costituito per anni l oggetto di una accesa controversia. Mugge et al. ritenevano che il rischio di eventi embolici per VE di diametro superiore a 10 mm fosse tale da giustificare da solo l intervento chirurgico. Secondo le Linee Guida dell ACC/AHA, invece, il rilievo ecocardiografico di VE di diametro superiore a 10 mm, in assenza di altre complicanze, comporta indicazione chirurgica soltanto di classe IIb. A sostegno di un tale orientamento vi è sia l evidenza che il rischio di episodi embolici decresce drasticamente con il passare dei giorni dopo l inizio di terapia antibiotica appropriata, sia l evidenza che l intervento cardiochirurgico in pazienti con EI complicata da stroke

6 comporta alto rischio di peggioramento del danno cerebrale. Un recente studio Di Salvo G. et al, su 178 casi, ha proposto che i pazienti con VE molto mobili e di diametro superiore a 15 mm debbano essere considerati comunque candidati all intervento chirurgico, indipendentemente dalla presenza o meno di insufficienza valvolare, instabilità emodinamica o mancata risposta a terapia antibiotica appropriata. Tra le complicanze intracardiache dell EI del cuore sinistro di interesse ecocardiografico si annoverano: insufficienza valvolare, perforazione valvolare, ascesso peri-valvolare, rottura della continuità mitro-aortica, tragitti fistolosi, ascesso settale, pioemopericardio, infarto miocardico. Endocardite del cuore destro. Tossicodipendenti, portatori di cardiopatie congenite con shunt sinistro-destro, e portatori di cateteri intracardiaci sono i gruppi di pazienti a più alto rischio per EI delle camere destre. Nell EI in tossicodipendenti la valvola tricuspide è di gran lunga la più coinvolta, essendo rara la localizzazione su valvola polmonare. Hecth et al., in uno studio su 121 tossicodipendenti affetti da EI, hanno evidenziato localizzazione delle VE su tricuspide nel 97% dei casi, su polmonare nel 3%, e localizzazione doppia in 1 solo paziente. In questi pazienti fu frequente ritrovare su valvola tricuspide VE di diametro superiore a 10 mm. Nel loro studio, VE di diametro superiore a 20 mm correlavano fortemente con rischio aumentato di morte: 33% di mortalità per VE superiori a 20 mm, contro 1,3% di mortalità per VE di diametro inferiore. Endocardite infettiva su protesi valvolari L EI su protesi (PVE) rappresenta il 7 30% di tutte le EI. Il rischio di PVE è maggiore nei primi 6 mesi dall intervento chirurgico (soprattutto nelle prime 5-6 settimane), è maggiore nelle meccaniche entro il 1 mese, diviene maggiore nelle biologiche dopo 12 mesi. Nella PVE l identificazione delle VE con TTE presenta limitazioni veramente notevoli, dovute soprattutto alla presenza delle strutture protesiche che ostacolano fortemente la trasmissione degli ultrasuoni, mascherando le strutture cardiache posteriori alle protesi (versante atriale delle protesi mitraliche, versante posteriore delle aortiche), e non consentendo un adeguata analisi dei tessuti peri-protesici. Con TEE, soprattutto se multiplana, viene molto migliorata l analisi del versante atriale delle protesi mitraliche, versante sul quale più di frequente si localizzano le VE; viene migliorata l analisi dei tessuti peri-protesici mitralici, con migliore individuazione di ascessi e di jet peri-protesici; viene migliorata l analisi del versante posteriore delle protesi aortiche. Viceversa, in TEE resta di difficile indagine il versante anteriore delle protesi aortiche e, così come in TTE, l analisi delle doppie protesi. La sensibilità per PVE è 16-36% con TTE e 82-96% con TEE. L elemento che accomuna le PVE consiste nella più frequente estensione, rispetto alle NVE, del processo infettivo alle strutture cardiache adiacenti l anulus valvolare nativo. Nelle PVE, quindi, e soprattutto in quelle meccaniche, va sempre ricercata l eventuale invasione dei tessuti cardiaci peri-protesici, riconoscibile per: deiscenza protesica, con rigurgito peri-protesico; rocking protesico, quando la deiscenza supera il 40% della circonferenza dell anello di

7 sutura; ascesso dell anulus; ascesso settale con interessamento dei tessuti di conduzione; tragitti fistolosi; pericardite. Non di rado l unico segno di PVE evidenziabile con Eco è il distacco di protesi, non essendo sempre agevole, nemmeno in TEE, evidenziare le VE su protesi. Endocardite su cateteri e protesi vascolari Infezioni endocarditiche possono coinvolgere cateteri di Pace-Maker (PMK), cateteri di Defibrillatori Intracardiaci (ICD), Ventricular Assist Devices (VAD), Occluders di difetti inter-atriali. L incidenza di EI su cateteri di PMK e ICD oscilla l 1% e il 7%. Il ruolo dell ecocardiografia nell EI su catetere è quello di identificare le VE su valvola tricuspide o su catetere o su endotelio parietale destro, di valutare gli eventuali danni della tricuspide, e di individuare la presenza di complicanze, come ad esempio la distruzione del tessuto valvolare tricuspidalica o l interessamento per via ematogena delle valvole sinistre. Una variante di EI su catetere è rappresentata da un infezione che interessa poco o nulla l endotelio valvolare o parietale, e che si estrinseca invece attraverso l infezione di trombi precedentemente formatisi attorno al catetere. Questa variante, che Bryan CS et al ritengono vada chiamata con maggior appropriatezza trombosi infettiva su catetere, può porre in alcuni casi seri problemi di diagnosi differenziale con trombosi non infettiva di catetere. Per quanto riguarda l EI su VAD, i pochi dati della Letteratura rappresentano il problema come di drammatica rilevanza. Uno studio controllato, su 68 pazienti portatori di VAD, ha evidenziato che a 3 mesi dall impianto 1/3 dei devices era infetto. In questo studio l EI su VAD si dimostrò essere gravata da elevata mortalità: su 41 decessi totali verificatisi durante il follow-up, 17 furono secondari a EI su VAD. Le segnalazioni di EI su Occluders di difetti inter-atriali sono esigue. E stato descritto un solo caso di EI su Amplatzer, con etiologia da Staphylococcus aureus, e un solo caso di EI su CardioSEAL, con etiologia da Bacillus pumilus. Al momento, l indicazione più stringente che proviene da tali segnalazioni è quella di seguire un attenta profilassi dell EI nei primi sei mesi dall impianto dell Occluder, tempo che corrisponde al completo processo di epitelizzazione del device. Surgery for Native Valve Endocarditis (2008 Focused Update Incorporated Into the ACC/AHA 2006 Guidelines for the Management of Patients With Valvular Heart Disease) CLASS I 1. Surgery of the native valve is indicated in patients with acute infective endocarditis who present with valve stenosis or regurgitation resulting in heart failure. (Level of Evidence: B) 2. Surgery of the native valve is indicated in patients with acute infective endocarditis who present with AR or MR with hemodynamic evidence of elevated LV end-diastolic or left atrial pressures (e.g., premature closure of MV with AR, rapid decelerating MR signal by continuous-wave Doppler (v-wave

8 cutoff sign), or moderate or severe pulmonary hypertension). (Level of Evidence: B) 3. Surgery of the native valve is indicated in patients with infective endocarditis caused by fungal or other highly resistant organisms. (Level of Evidence: B) 4. Surgery of the native valve is indicated in patients with infective endocarditis complicated by heart block, annular or aortic abscess, with aortic valve endocarditis; or infection in annulus fibrosa). (Level of Evidence: B) CLASS IIa 1. Surgery of the native valve is reasonable in patients with infective endocarditis who present with recurrent emboli and persistent vegetations despite appropriate antibiotic therapy. (Level of Evidence: C) CLASS IIb 1. Surgery of the native valve may be considered in patients with infective endocarditis who present with mobile vegetations in excess of 10 mm with or without emboli. (Level of Evidence: C) Surgery for Prosthetic Valve Endocarditis (2008 Focused Update Incorporated Into the ACC/AHA 2006 Guidelines for the Management of Patients With Valvular Heart Disease) CLASS I 1. Consultation with a cardiac surgeon is indicated for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve. (Level of Evidence: C) 2. Surgery is indicated for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with heart failure. (Level of Evidence: B) 3. Surgery is indicated for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with dehiscence evidenced by cine fluoroscopy or echocardiography. (Level of Evidence: B) 4. Surgery is indicated for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with evidence of increasing obstruction or worsening regurgitation. (Level of Evidence: C) 5. Surgery is indicated for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with complications (e.g., abscess formation). (Level of Evidence: C) CLASS IIa 1. Surgery is reasonable for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with evidence of persistent bacteremia or recurrent emboli despite appropriate antibiotic treatment. (Level of Evidence: C) 2. Surgery is reasonable for patients with infective endocarditis of a prosthetic valve who present with relapsing infection. (Level of Evidence: C) CLASS III

9 1. Routine surgery is not indicated for patients with uncomplicated infective endocarditis of a prosthetic valve caused by first infection with a sensitive organism. (Level of Evidence: C) Bibliografia essenziale Barretta G, Sisani S, Maragoni G. Endocardite infettiva: ecocardiografia clinica. Ital Heart J 2003; 4 (12): 935-957 Bonow RO: 2008 Focused Update Incorporated Into the ACC/AHA 2006 Guidelines for the Management of Patients With Valvular Heart Disease. J Am Coll Cardiol 2008; Vol. 52, No. 13 Durack DT, Lukes AS, Bright DK. New criteria for diagnosis of infective endocarditis: utilization of specific echocardiographic findings. Duke Endocarditis Service. Am J Med 1994; 96: 200-9 Habib G, Hoen B, Tornos P et al: Guidelines on the prevention, diagnosis, and treatment of infective endocarditis (new version 2009). Eur J Cardiol 2009. Li JS, Sexton DJ, Mick N, Nettles R, Fowler VG Jr, Ryan T, Bashore T, Corey GR. Proposed modifications to the Duke criteria for the diagnosis of infective endocarditis. Clin Infect Dis 2000;30:633 638. Mugge A, Daniel WG, Frank G, Lichtlen PR. Echocardiography in infective endocarditis: reassessment of prognostic implications of vegetation size determined by the transthoracic and the transesophageal approach. J Am Coll Cardiol 1989; 14:631 638. Rohmann S, Erbel R, Darius H, Gorge G, Makowski T, Zotz R, Mohr-Kahaly S, Nixdorff U, Drexler M, Meyer J. Prediction of rapid versus prolonged healing of infective endocarditis by monitoring vegetation size. J Am Soc Echocardiogr 1991;4:465 474. Sanfilippo AJ, Picard MH, Newell JB, Rosas E, Davidoff R, Thomas JD, Weyman AE. Echocardiographic assessment of patients with infectious endocarditis: prediction of risk for complications. J Am Coll Cardiol 1991;18:1191 1199. Schiller NB. Clinical decision making in endocarditis. In: Otto C., ed. The Practice of Clinical Echocardiography. Philadelphia, PA: WB Saunders, 2002: 451-68

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