Progetto I.N.E.S. Insieme per Non Essere Soli: Demenze. Quando ti guardo sono terrorizzata dall idea che tutto ciò finirà ben presto.



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Transcript:

Comune di Genova ATS 34 Municipio VII Ponente Progetto I.N.E.S. D Insieme per Non Essere Soli: Demenze Asl 3 Genovese - Quando ti guardo sono terrorizzata dall idea che tutto ciò finirà ben presto. Conosciamo entrambi la mia prognosi e quel che significa per noi. Vedo le lacrime nei tuoi occhi e mi angoscio più per te che per me, perché pavento il dolore che dovrai sopportare Per favore non arrabbiarti con me nei giorni in cui non mi riconoscerò più - e sappiamo che accadrà... Ecco perché la storia è importante. Quando sarò sola e smarrita tu me la leggerai e convinciti che in qualche modo io capirò che si tratta di noi. E forse, solo forse, riusciremo a essere ancora uniti. Che cosa fai? le chiedo. Non voglio dimenticare te. Non voglio dimenticare questo giorno, cerco di tenervi vivi nella mia memoria. Funzionerà questa volta? mi chiedo, e subito mi rispondo di no. È impossibile. Però le nascondo quel che penso e invece sorrido, perché ha detto parole così dolci. Grazie, mormorò È la verità. Non voglio dimenticarti di nuovo. Sei molto importante per me. Non so cosa avrei fatto oggi senza di te. da Notebook di Nicholas Sparks (traduzione italiana Le pagine della nostra vita, Sperling Paperbacks) 1

Analisi e descrizione del problema Introduzione E possibile elaborare un lutto per una persona ancora in vita? Il termine demenza ha una etimologia latina (demens -entis); col significato di "mancanza di giudizio" è stata usata da Cicerone e, nelle Bucoliche, da Virgilio (Quae te dementia cepit?) (Dr. Romeo Lucioni, network di studio della Malattia di Alzheimer) e indica una patologia del cervello che comporta la compromissione progressiva delle funzioni cognitive (memoria, attenzione, linguaggio, ragionamento, capacità motorie, compiti motori complessi) tale da pregiudicare lo svolgimento delle attività di vita quotidiana e quindi può incidere conseguentemente nelle relazioni sociali, affettive e lavorative. La demenza può presentarsi con alterazioni della personalità, del comportamento e con sintomi psichici: ansia, ideazione delirante, aggressività verbale (meno frequente quella fisica), depressione, allucinazioni, apatia, irritabilità, pianto immotivato, sospettosità, sentimenti di abbandono. Il paziente di notte è insonne e vaga per la casa o per l ospedale; altre volte si sveglia in piena notte e ritiene sia ora di pranzare o di andare a fare una passeggiata. Nelle fasi iniziali, si assiste ad un deficit delle funzioni strumentali quali ad es. saper assumere i farmaci ad un dato orario, prendere i mezzi pubblici, conoscere il denaro, gestire la casa; con il progredire della malattia vengono ad essere compromesse anche le attività quotidiane di base : abbigliamento, continenza, igiene personale, etc. Infine, generalmente, nelle fasi avanzate possono comparire complicanze quali malnutrizione, infezioni respiratorie o sindrome ipocinetica La demenza ha una durata estremamente variabile (5-20 anni) nel corso dei quali si assiste in modo graduale o bruscamente, alla progressione dei sintomi. La malattia di Alzheimer rappresenta la metà circa di tutti i casi di demenza ed è seguita, come frequenza, dalla demenza vascolare (VD), che costituisce circa un quinto dei casi. I rimanenti presentano delle forme di deterioramento mentale più rare. La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più frequente in età senile, mentre in età presenile sono più diffuse le demenze fronto-temporali. Alcune forme sono secondarie a malattie guaribili (ad esempio alterazioni del funzionamento della tiroide, insufficienza epatica, infezioni cerebrali, ematomi cerebrali). In questi casi la causa della demenza è nota, e quindi trattandola, è reversibile. Nelle altre forme di demenza, e quindi nella maggior parte dei casi, non è possibile definire con certezza la causa della malattia, anche se talvolta si conoscono i cosiddetti fattori di rischio (condizioni e caratteristiche dello stile di vita la cui presenza favorisce, ma non determina con un meccanismo di causa-effetto, la comparsa di una malattia).prima di poter definire una diagnosi probabile è necessario individuare a quale categoria appartiene il tipo di demenza sospettata; una diagnosi corretta può consentire una migliore gestione del paziente. Le varie manifestazioni delle demenze richiedono la cura del malato nell intero arco delle 24 ore, con gravi ripercussioni psicologiche, economiche e sociali. Questo carico, burden in lingua inglese, varia da una situazione all altra in funzione di complesse relazioni che si instaurano tra le caratteristiche della persona e dell ambiente nel tempo. Alcuni sintomi esperiti dai caregiver, quali l isolamento sociale, la tensione psicofisica, i sentimenti di delusione ed il coinvolgimento emozionale, sono strettamente correlati con la gravità del declino cognitivo, con il grado di disabilità e con i disturbi comportamentali del paziente con demenza. I familiari dei soggetti affetti da demenza, ascrivono solitamente alle manifestazioni comportamentali la loro principale fonte di stress; in particolare l aggressività fisica e l instabilità umorale possono rendere 2

impossibile la convivenza e determinano l inserimento dei pazienti in strutture di ricovero. Vi è inoltre una stretta correlazione fra disturbi psico-comportamentali (apatia, agitazione, disforia, irritabilità) decritti in più del 50% dei soggetti dementi esaminati e stress psicosociale dei caregivers. I malati con demenza in Europa sono approssimativamente 7,3 milioni di cui circa un milione in Italia; recenti stime indicano che in Europa questo numero aumenterà del 43 per cento nel 2020 e del 100 per cento nel 2040. Sapendo che la demenza di Alzheimer rappresenta il 50-60 per cento di tutte le forme di demenza, si può stimare che il numero dei malati di Alzheimer in Italia sia 600 mila e in Europa 4.400.000. La spesa per l assistenza alle persone dementi in Italia è di circa 8 milioni annui, costo medio annuale per malato dai 40.000 ai 60.000 euro annui, una buona parte dei quali grava direttamente sui familiari. E noto che il principale fattore di rischio per la demenza è l età avanzata. Tra le province con indice di vecchiaia (rapporto tra n di > 65 anni e n di < 15 anni) più elevato si confermano nel 2012 Trieste, Savona e Genova (rispettivamente 245,5%, 241,0% e 233,9 %). L indice di vecchiaia del Municipio VII Ponente risulta essere addirittura superiore, essendo pari al 248,8%; è pertanto possibile immaginare che nel nostro territorio, con una popolazione totale di 61.586 persone, un numero di anziani sopra i 75 anni pari a 9.128 e un numero di anziani compreso tra i 65 e i 74 anni pari a 8279, esistano circa 1000 persone con demenza (stima dal 5% all 8% : 870-1392 soggetti). I caregivers, coloro che si occupano del paziente, spesso si trovano a dover affrontare i problemi senza aver gli strumenti idonei di supporto e di conoscenza, con conseguente compromissione della qualità della vita. Sono investiti da un carico di responsabilità e di ansia che fanno fatica a sostenere, soprattutto se lasciati soli nell attività di cura del paziente; spesso cadono in depressione e sono obbligati ad intaccare i loro risparmi per ricorrere alle case di riposo e alle badanti per l assistenza (crescono le vendite anche di nuda proprietà).- L Unità articolo di Carlo Trailo (collab. Associazione Luca Coscioni) 3

Trattamento farmacologico Il trattamento farmacologico dei sintomi cognitivi, ha visto nell ultimo decennio una ridefinizione degli obiettivi e delle strategie di intervento. I primi sforzi sono stati focalizzati sul tentativo di compensare i deficit neurotrasmettitoriali (quello colinergico in particolare) sia attraverso l'inibizione dell'enzima di degradazione dell'acetilcolina, l'acetilcolinesterasi, che attraverso una diretta stimolazione dei recettori colinergici post-sinaptici (muscarinici in particolare). Questo approccio ha permesso di dimostrare che questi farmaci dispongono di una efficacia clinicamente dimostrabile (cioè l'impatto non è solo sui test neuropsicologici, ma anche sul quadro clinico complessivo, sull'autosufficienza ed è rilevabile anche da parte dei familiari) nel trattamento dei sintomi, sebbene in una percentuale limitata di pazienti (40%). In Italia sono attualmente diverse le molecole approvate per il trattamento della malattia di Alzheimer: il Donepezil la Rivastigmina la Memantina la Galantamina Accanto agli effetti sulle funzioni cognitive, alcuni di questi farmaci si sono dimostrati efficaci anche sui sintomi non cognitivi nel rallentare la disabilita del paziente e nel controllo degli aspetti comportamentali. Si ritiene che, nei pazienti responders, l'uso degli inibitori dell'ache rallenti nettamente il decorso della malattia. Nonostante questi indubbi progressi, la terapia colinergica non modifica la storia naturale delle demenze; ciò ha portato alla ricerca di farmaci in grado di modificare la progressione della malattia. Le strategie sono diverse ed alcune sono in una fase ancora preclinica. Altre sostanze sperimentate in passato nell'ad, quali la Nimodipina, l'hydergina, l'lacetilcarnitina, sebbene abbiano portato a risultati in parte positivi, non hanno ottenuto l'impatto clinico degli inibitori dell'ache e vanno perciò considerati di seconda scelta, eventualmente utilizzabili in soggetti nei quali gli inibitori dell'ache sono controindicati o non tollerati. Per sostanze di altra natura (quali ginko-biloba, huperazina, propentofillina) l efficacia nel trattamento sintomatico dell AD deve essere ancora comprovata in trials clinici ampi e metodologicamente corretti. Per altri provvedimenti farmacologici (antiinfiammatori, estrogeni), sebbene vi siano basi biologiche ed epidemiologiche convincenti, gli studi clinici fino ad ora condotti non hanno portato a risultati conclusivi, e non se ne può, ad oggi, consigliare l'uso. Sulla base dei dati di studi clinici su ampia scala, è stato ipotizzato che la terapia con inibitori dell'ache sia efficace anche nella demenza corpi di Lewy, in cui è stato dimostrato un deficit significativo del sistema colinergico, mentre non è ad oggi ragionevole utilizzare tali farmaci per la terapia su larga scale di altre forme di demenza degenerativa o nella demenza vascolare. La terapia farmacologica con inibitori dell'ache pone numerosi problemi, per ora risolti solo in parte, che possono essere così riassunti: il range di gravità entro il quale è indicata l'introduzione di tali farmaci quando potere effettivamente interrompere una terapia quali indicatori di efficacia utilizzare quali i predittori di risposta quale sovrapposizione esiste fra le diverse molecole disponibili quale combinazione di farmaci sia meglio utilizzare. 4

Non esistono indicatori di efficacia standardizzati; è opportuno che ogni team abbia a disposizione un test per le funzioni cognitive (il MMSE, l'adas-cog o altri simili), una scala per l'autosufficienza ed una per la valutazione dei sintomi non cognitivi (quale l'npi, ad esempio); inoltre è opportuno valutare in modo sistematico il livello di stress dei caregivers. È interessante notare come talora vi sia una discrepanza fra l'efficacia misurata in modo oggettivo con strumenti psicometrici e l'impressione clinica dei caregivers; questo fatto da un lato esprime i limiti dell'osservazione e misurazione degli outcome del trattamento, dall'altro la necessità, comunque, di un rapporto molto stretto con i caregivers e di una osservazione attenta del paziente, non limitata alle sole valutazioni strutturate (Bianchetti e Trabucchi, 1998). Nell ambito del protocollo ministeriale sono previsti come indicatori di efficacia il MMSE e lo stato funzionale (utilizzando le scale per le ADL e IADL). Tali indicatori vanno considerati di minima. I predittori di risposta alla terapia con inibitori dell'ache fino ad ora studiati (quali l'età del soggetto, la funzionalità del sistema neurovegetativo, l'eeg, la percentuale di inibizione dell'ache eritrocitaria, il genotipo ApoE) hanno fornito dati contrastanti e, comunque, non sembra ad oggi ragionevole utilizzarli quali variabili per decidere l'inizio o meno della terapia. La comparazione fra le molecole ad oggi disponibili non permette di trarre conclusioni sull'efficacia relativa, in quanto i criteri di inclusione dei trials sono stati diversi e possono quindi giustificare le lievi differenze osservate. Non esistono, inoltre, indicazioni sulla sovrapposizione fra le varie molecole nel singolo paziente; cioè se i reponders al Donepezil sono anche responders alla rivastignima. Sembra ragionevole, comunque, proporre un tentativo con una molecola diversa quando vi sono intolleranza, mancanza di efficacia o ripresa del declino cognitivo. In tutte le forme di demenza va dedicata particolare attenzione alla terapia delle patologie concomitanti; tali condizioni, infatti, rappresentano un rischio per un peggioramento dei deficit cognitivi, per la comparsa di episodi di delirium o peggioramento dei sintomi comportamentali. Le procedure presentate rispondono alla necessità di basare la pratica sulla Evidence Based Medicine, ma questo non implica che procedimenti diversi, purché in ambiti clinici di grande rigore metodologico ed esperienza e con la possibilità di seguire i pazienti nel tempo, non possano essere attuati in singoli casi. L'utilizzo dei farmaci inibitori dell'ache ha nel nostro Paese una sistematizzazione con norme specifiche per la prescrizione in regime di rimborsabilità di tali farmaci (Decreto Ministro della Sanità del 20/7/2000). Il documento in oggetto prevede che possano essere prescritti i farmaci ad azione di inibizione dell'ache in pazienti che rispettano precisi criteri di patologia. Ai Consultori/Centri esperti, che svolgono anche le funzioni di Unità Valutative Alzheimer (UVA) previste dal Decreto, è affidato il compito di effettuare la diagnosi o di confermare una diagnosi precedente e di stabilire il livello di gravità della malattia. 5

Il progetto INES D Il progetto INES. D nasce dalla collaborazione tra l Ambito Territoriale Sociale 34 VII Ponente del Comune di Genova e l Asl 3 Genovese con obiettivi multipli: a) fornire informazioni sulla gestione della malattia (informativo); b) offrire un supporto ai caregivers; c) offrire un progetto di stimolazione cognitiva ai pazienti E un progetto innovativo poiché inserisce i pazienti in maniera attiva, creando dei gruppi omogenei per stadio della malattia, nei quali attuare programmi di stimolazione cognitiva. Il progetto rappresenta un evoluzione nel tempo del Progetto Alzheimer, promosso dal Comune di Genova a partire dal 2007, rivolto ai caregivers con l obiettivo principale di favorire una condivisione dei problemi e un maggior accesso alle informazioni sui diritti dei pazienti, delle loro famiglie e sui servizi territoriali. Uno dei punti forti di questa esperienza è stata il sentirsi partecipi di un gruppo che ha saputo accogliere e contenere; ognuno si è sentito libero di esprimere se stesso e le proprie emozioni senza essere giudicato. Tale esperienza è stata tanto più significativa in quanto percepita positivamente sia dai familiari che dai pazienti stessi. Negli anni, la collaborazione con i professionisti della ASL si è sempre più consolidata, fino ad arrivare all esperienza svolta nell ambito di questo distretto nello scorso biennio, che ha coinvolto anche il Centro UVA, diretto dal Dr. Paolo Tanganelli, U.O.Neurologia Sestri, nella persona della Dott.ssa Bozzano Marina e ha permesso di rivolgersi non solo ai caregivers, ma anche ai pazienti, con incontri di stimolazione cognitiva, svolti contemporaneamente a quelli per i caregivers. Punto di forza di questo progetto è la creazione spontanea di una rete che si è formalizzata nel tempo, dando vita ad un gruppo di lavoro con professionisti afferenti all Area Sanitaria e all Area Sociale. Professionisti diversi, appartenenti a servizi diversi hanno dato vita ad un progetto di integrazione socio-sanitaria, che nonostante i problemi logistici e di tempi lavoro ha saputo crescere negli anni e ampliare la platea di fruitori. Tutti i professionisti ASL, che hanno dapprima partecipato come consulenti al progetto dell ATS rivolto solo ai caregivers, hanno poi assunto un ruolo di partecipazione attiva nella coprogettazione ed attuazione. 6

Obiettivi specifici A) Obiettivi a breve termine Parte dedicata ai CAREGIVERS: fornire informazioni specialistiche adeguate, aggiornate e dettagliate per sapersi orientare nella rete locale dei servizi e utili a soddisfare le esigenze concrete connesse all accudimento dei familiari; conoscere la malattia, le varie forme di demenze e le problematiche da affrontare (aspetti clinici, aspetti psicologici e gestione delle proprie emozioni e gestione dei disturbi comportamentali del paziente) conoscere i diritti dei malati previsti dalle vigenti normative e supporto per l accesso alle prestazioni sociali (invalidità, accompagnamento, legge 104: a chi rivolgersi, come e quando, modalità per assunzione badante) ; condividere il proprio vissuto con persone che stanno vivendo la medesima esperienza in un contesto di ascolto e accoglienza Parte dedicata ai PAZIENTI: Stimolaziore la funzione cognitiva delle funzioni residue: attenzione, memoria, linguaggio, capacità, orientamento nel tempo e nello spazio, abilità prassiche. L intervento mira da un lato a contrastare la progressiva compromissione delle abilità residue e dall altra a favorire i meccanismi di compensazione nei confronti delle funzioni lese. Pertanto verranno creati gruppi omogenei per tipo di patologia. B) Obiettivi a medio-lungo termine Parte dedicata ai CAREGIVERS Gruppi di Auto-mutuo aiuto La seconda parte del progetto prevede la creazione di uno spazio di auto-mutuoaiuto per permettere la condivisione ed il confronto delle esperienze e dei cambiamenti di vita che tali patologie comportano. Persone unite dallo stesso problema e da vissuti analoghi per rompere l isolamento attraverso lo scambio di informazioni e di strategie nell agire. I gruppi di auto mutuo aiuto prevedono la presenza di un facilitatore con il compito di guidare il gruppo, per agevolare l interazione tra i partecipanti. Il ruolo di facilitatore, che in una fase iniziale verrà ricoperto da un operatore dei Servizi coinvolti, potrà successivamente essere svolto da un membro del gruppo al fine di favorire l autonomia del gruppo stesso. Si prevedono incontri del groppo di auto-mutuo aiuto a cadenza quindicinale Caffè Alzheimer L apertura di un Caffè Alzheimer presso i locali del Centro Sociale in Via Cialli con accesso quindicinale. Il Caffè Alzheimer verrà gestito in collaborazione con le Associazioni del territorio, al fine di favorire la partecipazione del volontariato e della cittadinanza. 7

Nelle giornate di apertura del Caffè verranno proposte attività specifiche quali laboratori di ceramica e pittura, musicoterapia, ginnastica dolce, corsi di recitazione, ortoterapia Parte dedicata ai PAZIENTI Prosecuzione dell attività di stimolazione cognitiva e maggior attenzione all ambiente ecologico del malato e alla competenza sociale per un miglior impatto funzionale Popolazione target Il progetto coinvolge sia le figure dei caregivers che accudiscono il malato, sia i pazienti con demenza lieve e moderata, residenti nel Ponente genovese e/o in cura presso il Centro UVA del reparto di Neurologia dell Ospedale di Voltri. Articolazione del progetto Il progetto è articolato in: A) sei incontri a cadenza settimanale rivolti sia ai caregiver che ai pazienti 1 incontro Aspetti clinici delle Demenze Relatore : Dr. Maurizio Fracassi, Neurologo presso la U.O Neurologia Genova Sestri e Ge Voltri (direttore Dr. Paolo Tanganelli); Somministrazione Questionario CBI ai Caregivers, e Neuropsychiatric Inventory (NPI) ai pazienti e Stimolazione cognitiva organizzata dalla Dr.ssa Marina Bozzano, psicologa, esperta in Neuropsicologia e Riabilitazione dell arco di Vita 2 incontro Aspetti psicologici e gestione delle emozioni Relatore Dr. Federico Oggiano, Psicogeriatra presso il Servizio Salute Mentale Asl 3 Genovese; Stimolazione cognitiva - Dr.ssa Marina Bozzano 3 incontro Gestione dei disturbi del comportamento Relatore: Dr. Claudio Ivaldi, Responsabile RSA Campo Ligure e referente Ambulatorio di Geriatria Campo Ligure, Asl 3 Genovese. Stimolazione cognitiva- Dr.ssa Marina Bozzano 4 incontro Come adattare gli spazi di vita Relatore: dr.ssa Antonella Gelidi, Fisioterapista Asl 3 Genovese Musicoterapia, Rot, Validation, Gruppi ABC, Gruppi di riconoscimento, approccio conversazionale Relatore: Dr.ssa Chiara Lemut Psicologa Stimolazione cognitiva, Dr.ssa Marina Bozzano 8

5 incontro Agevolazioni fiscali e tutela dei diritti del paziente,approccio con le badanti Relatore: Assistenti Sociali Stefania Gaggero e Barbara Rossi L Amministratore di Sostegno Relatore: Avv. Ivo Calloni Stimolazione cognitiva,dr.ssa Marina Bozzano 6 incontro Presentazione delle attività delle associazioni che operano nel settore (Associazione Famigliari Malati di Alzheimer;, Associazione Alzheimer Liguria, Associazione Volontari Ospedalieri, Auser, ecc.) che forniranno informazioni dettagliate in merito alle rispettive organizzazioni. Somministrazione Questionario CBI ai Caregivers, e Neuropsychiatric Inventory (NPI) Al termine Caffè Insieme e congedo del gruppo. B) Progetto di stimolazione cognitiva E stato dimostrato che, accanto a fenomeni di perdita di cellule e di collegamenti nel cervello senescente, sono conservate capacità riparative e rigenerative; questa proprietà è nota col termine di plasticità neuronale. La plasticità cerebrale è di fondamentale importanza nei fenomeni di recupero funzionale che si osservano dopo una lesione del sistema nervoso. Un tempo, tale plasticità veniva attribuita esclusivamente al sistema nervoso periferico e invece, dalle ultime ricerche si è evidenziato che viene coinvolto anche il sistema nervoso centrale dell adulto. Lo studio dei meccanismi di tale plasticità post-lesionale centrale, ha rivelato che i neuroni sopravissuti alla lesione possono riorganizzarsi e innervare altri neuroni privati della loro innervazione. Com è possibile conservare, ottimizzare o amplificare la plasticità neuronale? L attività mentale e fisica rappresentano potenti mezzi per amplificare i meccanismi di difesa dell organismo e del cervello. Due importanti aspetti riguardano il piano riabilitativo: per prima cosa è necessario trattare la funzione cognitiva che rappresenta maggiormente un handicap per il paziente; secondariamente è necessario scegliere l approccio da utilizzare (Ladavas, 2011). Esistono due tipi di approcci generali alla riabilitazione: -metodi restitutivi; -metodi compensativi. Con il primo metodo si agisce direttamente sul deficit coinvolgendo il paziente in una serie di esercizi che stimolino direttamente la funzione colpita dalla lesione. Il secondo approccio compensativo consiste nell insegnare al paziente ad utilizzare ausili esterni (diari, segnaposto, suonerie), anche se questo prevalentemente è rivolto ai deficit lievi e meno alla riabilitazione del paziente medio-grave ai quali è rivolto il progetto. Il nostro training è mirato soprattutto ai processi di recupero e di codifica dell informazione secondo un approccio di tipo restitutivo. È stato dimostrato che un ambiente stimolante e l opportunità di un maggior esercizio producono un aumento di spessore e peso del cervello, un aumento dei collegamenti neuronali, nonché un miglioramento delle performance generali. Il Training Stimolativo effettuato nel gruppo stimola il confronto, l osservazione dei disturbi degli altri e, conseguentemente, la presa di coscienza dei propri limiti e possibilità. Inoltre, il lavoro di gruppo permette di migliorare la competenza sociale, stimolando anche l abilità di riconoscimento e di applicazioni di regole sociali (C. Umiltà,2008). Il numero di pazienti che partecipano a un gruppo di lavoro, non deve essere troppo 9

elevato, dato che maggiore è il numero di partecipanti e maggiore dovrebbe essere il numero di operatori presenti al training. Il miglior rapporto è 1:4. La seconda figura professionale può avere una diversa provenienza disciplinare. In ogni caso sono indispensabili la conoscenza delle caratteristiche neuropsicologiche della patologia in oggetto e specifiche abilità nella gestione di un gruppo. Il gruppo che andremo a formare sarà composto necessariamente da pazienti con un grado di deterioramento omogeneo per poter presentare lo stesso tipo di prova, al fine di non generare sentimenti di disagio o di paura nel vedere l evoluzione della loro stessa patologia. Inoltre è importante che non ci siano pazienti affetti da disturbo del comportamento, poiché comprometterebbe la buona gestione del gruppo. Se i pazienti presentano un deficit moderato, sarebbe preferibile effettuare il training nelle ore del mattino, poiché nel pomeriggio hanno un livello di vigilanza e le risorse attentive sono più ridotte. Viene svolto nella sede del Centro Sociale Maria Luisa Monaco di via Cialli a Pegli e tra vari locali a disposizione, è stata scelta la cucina, arredata di ogni elemento, proprio per riuscire a creare una situazione più ecologica possibile ed alleviare ogni minimo disagio al paziente. Si inizia con un approccio globale, con la tecnica ROT, terapia di orientamento alla realtà che si prefigge di ri-orientare il paziente confuso rispetto all ambiente, al tempo e alla propria storia personale (M. Trabucchi, C. Cornali e A. Bianchetti, 2010), per passare poi alla Terapia della Reminiscenza, volta a rievocare momenti significativi della propria vita, con ausilio di materiale fotografico. Verranno letti alcuni articoli dei quotidiani e si discuterà in base alla tecnica del Vanishing Cues ( T. dei suggerimenti).il training verterà anche sulla stimolazione dell attenzione coinvolgendo le aree affettive, comportamentali, emotive e creative. Verranno stimolate ampiamente la memoria procedurale e la competenza sociale, grazie alle quali si potrà ottenere un beneficio nelle autonomie quotidiane del paziente. Valutazione iniziale e finale Caregivers Burden Inventory (CBI) per valutare lo stress del caregiver Neuropsichiatric inventory (NPI) per i disturbi del comportamento del paziente Mini Mental State Examination (MMSE) per i disturbi cognitivi del paziente questionario valutativo sul livello di informazione del caregiver 10

una malattia del RISORSE e MEZZI - Sede Sociale Maria Luisa Monaco di Via Cialli 11, Pegli Genova. La scelta di questo locale verte sul fatto che è corredato da sale riunioni e da una cucina che ci permette di organizzare i gruppi. L appartenenza dei locali al Municipio 7 Ponente consente una maggior libertà nell organizzazione degli incontri e nella fruibilità degli spazi, che sono accessibili e raggiungibili agevolmente. Referenti del Progetto - Dott.ssa Marina Bozzano Psicologa - esperta in Neuropsicologia e Riabilitazione dell arco della vita c/o Neurologia Asl 3 Genovese Direttore Dipartimento Dr Paolo Tanganelli - Stefania Gaggero e Barbara Rossi Assistenti Sociali ATS 34 Comune di Genova - Caterina Bruzzone Collaboratore Tecnico - ATS 34 Comune di Genova- Municipio VII Ponente - Dott. Claudio Ivaldi- Geriatra ASL 3 Genovese - Dott. Federico Oggiano - Psichiatra Centro Salute Mentale ASL 3 Genovese - Dott. Maurizio Fracassi - Neurologo, Asl 3 Genovese Per Info: Dott.ssa Marina Bozzano Neurologia Voltri - ASL 3 tel. 010/010 55229944 Caterina Bruzzone, Stefania Gaggero, Barbara Rossi- ATS 34- Comune di Genova 010/6970747i fare una diagnosi ed iniziare una terapia corretta. 11