Introduzione Studiare, approfondire, osservare maggiormente il linguaggio non verbale è un'esperienza affascinante che arricchisce la visione e la descrizione del mondo. Tutti riconoscono il valore di gesti, atteggiamenti, comportamenti nel favorire o talvolta ostacolare la comunicazione. Nel campo della comunicazione prestare attenzione al linguaggio non verbale e individuarne alcuni ausili interpretativi, consentono un cambiamento e un ampliamento del sentire e del vedere e quindi delle interessanti descrizioni alternative del mondo. L argomento su cui verte questa relazione è proprio la comunicazione non verbale, inserita in un particolare contesto, che è quello della salute mentale. La scelta di questo argomento è nata da una curiosità personale riguardo al tema della comunicazione non verbale, e dall interesse che l area della psichiatria ha suscitato in me grazie all esperienza di tirocinio effettuata durante il III anno di corso. All interno di questa esperienza, svoltasi presso le Comunità Protette ad Alta assistenza San Raffaele (comunità per la riabilitazione psichiatrica) del Centro Sant Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco Sul Naviglio, ho avuto svariate possibilità di assistere a colloqui con pazienti affetti da disturbi psichici condotti dall assistente sociale, e di effettuarne alcuni personalmente. In queste attività ho potuto osservare, con mia grande curiosità, come le persone in questione interagiscono con i propri interlocutori. Ho notato come la relazione con un paziente psichiatrico possa risultare in principio ricca di ostacoli e di difficoltà interpretative, a mio avviso, maggiori rispetto a quelle che possono incontrarsi con altri tipi di utenza. Ho quindi pensato di cogliere l occasione della prova finale del mio percorso di studi, per effettuare un approfondimento sull argomento della comunicazione non verbale in generale, e sul fenomeno comunicativo riguardante i soggetti affetti da disturbi psichici. Trovo, inoltre, che per un operatore sociale come l assistente sociale, che tra i suoi strumenti principali riserva un posto privilegiato a quello del colloquio, sia importante approfondire e comprendere il fenomeno della comunicazione umana. Il colloquio è uno 4
degli strumenti con cui l assistente sociale può esprimere il massimo della professionalità; è quell atto con cui dà inizio alla relazione con l utente. Nel colloquio assume rilevanza non solo il modulo della comunicazione verbale (e quindi del discorso), ma anche quello della comunicazione non verbale. Quando, poi, un assistente sociale si ritrova ad operare all interno dell ambito psichiatrico, ritengo che abbia la necessità di approfondire ulteriormente la conoscenza del fenomeno del linguaggio non verbale, per poter al meglio comprendere questi soggetti, che sono noti per i loro moduli un po speciali di comunicazione. Questo elaborato affronta in prima istanza la descrizione della comunicazione umana globalmente intesa, partendo da un analisi delle definizioni del termine comunicare e ricercandone le leggi o regole generali. Il quadro teorico che incornicia l argomento trattato è principalmente quello sistemico. Sono prese in considerazione ricerche, teorie e definizioni di autori appartenenti alla Scuola di Palo Alto, scuola di psicoterapia statunitense che trae il suo nome dalla località californiana dove sorge il Mental Research Institute, centro di ricerca e terapia psicologica fondato da Don D. Jackson negli anni 50 del Novecento. Nel ritrovare le regole della comunicazione umana sono evidenziati gli apporti di Roman Jakobson, linguista russo tra i principali studiosi che hanno contribuito alla formulazione della teoria della comunicazione linguistica. Grande importanza è, infine, data agli assiomi della comunicazione umana di Watzlawick e colleghi (Palo Alto). Nel secondo capitolo è trattato in maniera molto approfondita il fenomeno della comunicazione non verbale. Sono affrontati i principali metodi di ricerca utilizzati in questo ambito e le implicazioni che lo studio della comunicazione non verbale ha portato all interno della più ampia ricerca sul comportamento sociale dell uomo. All interno di questo capitolo, sono principalmente trattati il significato della comunicazione non verbale e le sue funzioni; cosa questo modulo consente di comunicare, che la parola non è in grado, cosa invece accompagna il modulo verbale. Vengono poi descritte dettagliatamente le classi in cui la comunicazione non verbale è suddivisibile: la paralinguistica, la cinesica, la prossemica e l aptica. In ultimo, l elaborato prenderà in esame l argomento di maggiore attenzione, che è quello della comunicazione non verbale all interno della relazione con il paziente psichiatrico. 5
Negli anni, le ricerche sull argomento sono state molteplici. In questo contesto vengono riportati alcuni studi che riguardano l utilizzo del modulo non verbale da parte dei soggetti affetti da disturbi psichici, ed alcuni riguardanti la decodifica che questi individui effettuano della comunicazione non verbale degli altri. Per arricchire l analisi della comunicazione non verbale nella relazione con i soggetti affetti da disturbi psichici, ho inserito dati raccolti durante colloqui assistente sociale/paziente, osservati durante l esperienza di tirocinio effettuata nell ambito della riabilitazione psichiatrica, presso le Comunità Protette ad Alta assistenza San Raffaele del Centro Sant Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco Sul Naviglio. Per fare queste rilevazioni ho elaborato una griglia di osservazione, che ho utilizzato durante i colloqui per annotare le caratteristiche peculiari della comunicazione non verbale principalmente dei pazienti e secondariamente dell assistente sociale. 6
CAPITOLO 1 La comunicazione umana Cosa significa comunicare? Esistono leggi o regole generali della comunicazione? Nel 1941 il dizionario italiano dello Zingarelli definiva comunicare solamente nei termini di far partecipe, rendere comune ad altri, dividere insieme e comunicazione come partecipazione, mezzo di corrispondere, impulso, trasmissione, passaggio, traendo esempi principalmente dai mezzi di trasporto fisici e non allo scambio di informazioni uomo-a-uomo. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si impose l idea della comunicazione nel senso ampio e immateriale in cui oggi la intendiamo, e inizialmente essa fu intesa soprattutto come passaggio di informazione secondo un modello ingegneristico: comunicazione definita da termini come l invio, la trasmissione o la consegna dell informazione ad altri. Il centro di questa idea di comunicazione è la trasmissione di messaggi o di segnali nel tempo con lo scopo di controllo. Shannon e Weaver (1948), i principali elaboratori della teoria matematica della comunicazione, elaborarono uno schema generale dei fattori della comunicazione su cui si basano molte teorie contemporanee, e che soprattutto è stato assunto dal senso comune come autentica definizione degli eventi comunicativi. Questo schema è stato rielaborato dal linguista Roman Jakobson (1963) in modo da far riferimento in maniera specifica alla comunicazione umana e specificatamente a quella linguistica. 7
FIGURA 1.1 Gli elementi della comunicazione secondo Jakobson 2. Contatto 1. Mittente 3. Messaggio 6.Destinatario 4. Codice 5. Contesto Mittente e destinatario sono da pensare come persone, gruppi o istituzioni, macchine. Il primo invia al secondo un messaggio che viene organizzato secondo un codice, che bisogna supporre sia almeno in parte comune a entrambi. Perché il messaggio possa raggiungere il suo obiettivo, è essenziale che vi sia un contatto fra mittente e destinatario, e dunque che un canale li colleghi. Il messaggio riguarda un contesto, si riferisce quindi a una certa realtà (fisica, sociale o semplicemente culturale) di cui parla. La funzione del contesto è essenzialmente ideale. Jakobson inoltre sistemizza il tema delle funzioni della comunicazione facendo riferimento agli elementi sopra indicati, e quindi ancora una volta all aspetto prettamente linguistico della comunicazione umana. Ogni funzione è corrispondente a uno degli elementi; le funzioni possono quindi esser schematizzate come segue. FIGURA 1.2 Le funzioni della comunicazione secondo Jakobson 2. Fàtica 1. Emotiva 3. Poetica 6.Conativa 4. Metalinguistica 5. Referenziale 8
La funzione emotiva riguarda la capacità che ogni mittente ha di esprimere sé, le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua identità nel messaggio. La funzione fàtica consiste nel lavoro che si fa per garantire il contatto (per esempio quando si dice Pronto! al telefono). La funzione metalinguistica definisce il codice in uso e dunque, implicitamente i rapporti fra gli interlocutori. La funzione referenziale permette al messaggio di mettersi in rapporto con il mondo, di parlare di qualche cosa. La funzione poetica riguarda l organizzazione interna del messaggio, il modo in cui esso è organizzato. La funzione conativa è invece quella per cui si cercano degli effetti sull emittente, gli si danno degli ordini, dei consigli ecc. Ogni atto comunicativo contiene almeno in parte tutti i fattori della comunicazione e ne comprende anche tutte le funzioni. Wilbur Schramm analizzando il procedimento dinamico dell interazione, e quindi tenendo conto anche del fenomeno del feedback (concetto che verrà preso in esame più avanti in questo capitolo), propone un diagramma rappresentativo di questo procedimento, riguardante i rapporti di comunicazione interpersonali e di gruppo. FIGURA 1.3 MESSAGGIO Codifica Decodifica Interpretazione Interpretazione Decodifica Codifica FEEDBACK 9