PROGETTO PER L INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEL BAMBINO CON DIABETE
La SCUOLA,, insieme alla FAMIGLIA,, ha un ruolo fondamentale nell integrazione del bambino con diabete. La modalità di VERIFICA del bambino rispetto all impatto che ha il diabete è AMBIENTALE, quindi la scuola è il contesto primario in cui il bambino si confronta.
Le diverse fasi di accettazione del diabete Sono state osservate alcune fasi nel processo di accettazione attiva della condizione diabete: rifiuto, ribellione, compromesso, depressione, accettazione attiva. RIFIUTO Spesso, all esordio del diabete, ci sono lo shock e il diniego della nuova realtà. Ci si comporta, cioè, come se il diabete non ci fosse.
Una seconda fase può essere quella di ribellione: Perché doveva capitare proprio a me? Perché al mio bambino? Che cosa ho fatto di male?. La terza fase è quella di compromesso o accettazione parziale della realtà: si applicano alcuni suggerimenti terapeutici, altri no. È ancora in atto la tendenza a negare la condizione diabete e il non seguire una data prescrizione terapeutica costituisce un tentativo di fuga dalla realtà.
a questo punto può profilarsi una fase di depressione. Il paziente si sente abbandonato ed escluso da tutti. Conosce le future difficoltà, ma non ha fiducia nelle sue possibilità. E molto ricettivo alle informazioni. Questa fase può manifestarsi, sia con un atteggiamento di pessimismo, di sfiducia in sé, di isolamento, sia con atteggiamenti di irascibilità e di aggressività verso tutto e verso tutti.
È importante a questo punto un sostegno psicologico che può essere trovato nella Famiglia Operatori Sanitari Associazioni dei diabetici che possono fornire, grazie ai gruppi di discussione, la liberazione delle proprie ansie Scuola In questa fase, infatti, i minimi particolari possono avere per la persona un importanza enorme: le parole del medico, degli infermieri, dei familiari, degli insegnanti e dei compagni o amici assumono una notevole rilevanza e possono diventare motivo esagerato di speranza o di scoraggiamento.
L ultima fase è quella dell accettazione attiva del diabete che diventa il mio diabete, la persona accetta a livello emotivo e razionale il suo stato; E interessato alle informazioni; E disposto alla collaborazione.
Come risultato si ottiene un buon equilibrio metabolico e quindi una prevenzione delle complicanze, attraverso l integrazione armonica con l equipe curante e l adeguamento al regime terapeutico che viene così inserito negli schemi di comportamento quotidiani.
Tale processo, sebbene indichi una crescita, è dinamico e non lineare, cioè non impone un passaggio da una fase all altra nell ordine in cui sono state descritte, né suggerisce che una volta arrivati alla fase di accettazione attiva non ci possano essere battute di arresto o ritorni a fasi precedenti.
Tale esemplificazione ha lo scopo di mettere in evidenza l impossibilità di programmare un azione di cura che non tenga conto della dimensione psicologica e l impatto di questa al momento della diagnosi, e nel successivo periodo in cui si applica la terapia.
Questo ci porta a dire che sia la SCUOLA che la FAMIGLIA costituiscono due microsistemi che contribuiscono ad aumentare il benessere dei bambini-ragazzi-adolescenti ( con o senza diabete).
Ciò che viene richiesto agli insegnanti è: - rispettare alcune esigenze dell alunno - osservare attivamente i comportamenti del b.no/b.na o del ragazzo/a - intervenire in caso di necessità
IL VISSUTO DEGLI INSEGNANTI Le richieste sopracitate portano ad: ANSIA rispetto a qualcosa che non si conosce medicalizzazione del proprio ruolo. PAURA di sbagliare qualcosa nell intervento. Sensazione di una eccessiva RESPONSABILITA Ciò è strettamente legato anche a quello che prova il bambino al rientro a scuola. Due universi che si incontrano emotivamente perchè..
COME VIVE L ALUNNO IL RIENTRO A SCUOLA? io non volevo tornare a scuola perché avevo paura che fosse evidente la mia malattia, Ma mi avevano convinto che non era così e che, quindi, io avessi la possibilità di scegliere se dirlo e a chi dirlo. Invece lo sapevano già tutti. Qualcuno mi ha detto: ho saputo che sei diabetica con una specie di ghigno, qualcun altro, come le mie amiche, si sono preoccupate, ma io ho spiegato loro che dovevo solo farmi delle punture e che non si vedeva nulla. ( La bella, la bestia e la sfiga Accu-Chek)
FRUSTRAZIONE I compagni potrebbero per ingenuità costruirsi false credenze sulla malattia e tendere ad escluderlo ed emarginarlo. INCOMPRENSIONE Gli insegnanti potrebbero rimproverarlo ingiustamente perché non in possesso delle giuste informazioni. IMPOTENZA Il bambino, soprattutto all inizio si deve confrontare con degli effettivi nuovi vincoli che ha e di cui tenere conto.
Quindi è importante da parte dell insegnante sviluppare una vicinanza emotiva: Attraverso un atteggiamento empatico L Ascolto attivo (accogliere i suoi sfoghi senza emettere giudizi) Condivisione del problema ( attraverso lezioni magari tenute dagli stessi ragazzi, far misurare a chi lo desidera il proprio livello di glicemia nel sangue, al fine di sperimentare con occhi diversi ciò che vedono.
Quindi le attività precedenti svolte con i compagni di classe, al rientro del ragazzo, sono fondamentali per favorire una comunicazione positiva e la condivisione di emozioni provate da tutti i soggetti coinvolti. E fondamentale lavorare sulla comunicazione di ciò che avviene all interno della classe. Ogniqualvolta l insegnante percepisce o le viene riferito un atteggiamento anomalo sarebbe estremamente utile affrontare in maniera chiara ciò che sta avvenendo.
Ruolo degli Insegnanti Conoscere cosa è il diabete Collaborare costantemente con i genitori Conoscere gli orari dei pasti e degli spuntini del bambino con diabete Riconoscere i sintomi dell ipoglicemia e cercare nei limiti del possibile di essere rassicurante Parlare del problema con il ragazzo al fine di instaurare un rapporto di fiducia Organizzare lezioni in classe sul diabete In caso in cui il bambino è ospedalizzato mantenere i contatti con lui per favorire un positivo rientro a scuola
Lo scopo ultimo è quello di favorire sia un positivo adattamento emotivo al ragazzo con diabete sia a tutte le figure presenti nella vita del bambino-ragazzo-adolescente.
CONCLUSIONI Il nostro obiettivo non può e non deve essere solo quello di curare il diabete. noi dobbiamo prenderci cura del bambino con diabete, OVVERO della persona nella sua globalità
CHI SONO? Posso descrivermi come ero e come sono cambiato negli ultimi anni. Certamente ero un ragazzo allegro e spensierato, aperto alle novità. Le guardavo con spirito positivo. Riuscivo ad esternare meglio i miei sentimenti, anzi questi trasparivano sul mio volto in modo naturale, disinvolto. La differenza più importante tra ora e prima sta nel mio modo di relazionarmi con gli altri. Un tempo ero cordiale, di compagnia, in gruppo riuscivo ad essere un protagonista della scena, un punto di riferimento per gli altri, per i miei amici... e non sto esagerando. Venivo visto come un leader, come qualcuno su cui contare e su cui fare affidamento in ogni momento. Le mie giornate erano dense di passioni che coltivavo con impegno. Tutto mi entusiasmava ed ogni nuova sfida era qualcosa di bello, di intrigante e non vedevo l ora di affrontarla. Si vabbè ma adesso chi sono? Ovviamente il contrario di quello che ero!!!! nel mezzo del cammin di nostra vita.
Grazie per l attenzione Dott.ssa Vanni Alessandra Psicologa-Psicoterapeuta