La qualità, l'integrazione. pura rappresentazione. del dato cartografico: carta numerica, ortofoto e mappa catastale del Comune di Merano FRANCO



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La qualità, l'integrazione e la rappresentazione del dato cartografico: carta numerica, ortofoto e mappa catastale del Comune di Merano FRANCO GUZZETTI ALBERTO MIGLIORINI Introduzione La realizzazione del DB topografico del Comune di Merano (BZ) è l'esito del progetto coordinato di differenti soggetti, tutti gestori a vario titolo del territorio interessato, per la costruzione di SIT tematici, secondo le competenze. Per il lavoro realizzato alla scala 1:1000 è notevole l'impegno richiesto, soprattutto a livello dei contenuti, tanto che si ritiene più corretto parlare di Database topografico piuttosto che di pura e semplice cartografia numerica. Vista la variegata serie di utilizzatori, considerato anche il relativo livello di formazione degli stessi a riguardo delle caratteristiche e della struttura dati di una cartografia numerica, si è prevista la creazione di una ortofoto digitale del territorio da cartografare. Il rilievo aerofotogrammetrico è stato integrato con il contemporaneo rilievo celerimetrico delle infrastrutture tecnologiche. Un notevole sforzo è stato prodotto per creare la nuova mappa numerica del catasto realizzata ex novo sulla base delle informazioni della cartografia tecnica, integrate con l'esecuzione di una ulteriore ricognizione ad espresso indirizzo catastale. Vengono descritte in seguito le varie fasi di produzione e notifica. La nuova mappa catastale è prodotta alla scala 1:1000 e deriva quindi in maniera rigorosa e diretta dal rilevamento aerofotogrammetrico ottenuto con la carta tecnica. La corrispondenza con la carta tecnica è quindi garantita per tutti quegli elementi (quali i fabbricati ed alcune tipiche dividenti di proprietà) già presenti nella carta tecnica stessa, che vengono semplicemente duplicati e ricodificati con le codifiche prescritte dal Catasto. Sia la carta tecnica a livello suolo e dei tetti che quella catastale sono completamente tridimensionali, collegate mediante GPS alla rete IGM95 che corrisponde con quella del Catasto Regionale, con la materializzazione di un alto numero di punti fiduciali stazionabili. Particolare risalto viene posto a tutti quegli aspetti del processo produttivo che sono stati organizzati sotto uno stretto e rigoroso controllo di qualità (Guzzetti, Trebeschi, 1998). Il passaggio dalla pura rappresentazione numerica tipica della tradizionale produzione cartografica alla realizzazione di veri e propri database topografici di supporto ai GIS di vario tipo, deve essere supportato da requisiti, nella struttura dati e nella organizzazione logica degli stessi, tali da poter permettere un "agevole" e possibilmente immediato utilizzo del dato cartografico per la gestione del territorio. Un cenno è d'obbligo ai metodi di rappresentazione che con la diffusione dell'utilizzo del prodotto cartografico risultano sempre molto importanti. Da osservazioni di tale natura è nata la Figura 1 Lo schema celerimetrico del rilievo dei cassoni edilizi e degli impianti nella zona centrale a portici di Merano 2

Figura 2 La carta dei tetti rappresentata alla scala 1:500 Figura 3 La carta a livello del terreno, rappresentata alla scala 1:500 scelta della rappresentazione a scala 1:500 di una cartografia numerica a scala nominale 1:1000. Anche l'impiego dell'ortofoto digitale (quindi visibile anche in ambiente GIS) è finalizzato a ciò. Infine l'elegante metodo di rappresentazione a colori, utilizzato sia per la carta dei tetti sia per la carta a livello del terreno, facilita la "lettura" del prodotto cartografico. Il lavoro si conclude con alcune osservazioni riguardanti i futuri sviluppi e le problematiche di aggiornamento che devono essere ridefinite per prodotto dall elevato contenuto metrico ed informativo come quello in oggetto. Descrizione del Progetto Merano I promotori dell intervento cartografico di seguito descritto sono: il Comune di Merano (in particolare l ufficio Urbanistica), l Azienda Energetica di Bolzano (AE-EW), la società municipalizzata di Merano (ASM), la Regione Trentino Alto Adige (che ha la delega per la gestione del Catasto). Oggetto dell intervento è l area urbanizzata del Comune di Merano per circa 1400 ettari, che coinvolgono tre comuni catastali. Gli obiettivi dell intervento sono: la realizzazione di una carta numerica alla scala nominale 1:1000, rappresentata su supporto cartaceo alla scala 1:500, un ortofoto digitale con plottaggi alla scala 1:500 e la nuova mappa catastale alla scala 1:1000. I differenti soggetti promotori hanno una sostanziale finalità comune, ossia la gestione integrata del territorio urbanizzato e dei servizi su di esso forniti. Tale finalità comune e la particolare disponibilità alla collaborazione (tecnica ed economica) manifestata dai vari Enti, ha permesso un unico progetto organico ed una compartecipazione al relativo impegno di spesa. È però evidente che per raggiungere gli obiettivi proposti in modo sinergico siano necessari: un elevata qualità del dato geometrico, sia dal punto di vista strettamente Figura 4 L esito della modellazione tridimensionale di una piccola parte del database cartografico Figura 5 Il modello tridimensionale del solo fabbricato; da notare le geometrie delle gronde. 3

metrica (per la valutazione realistica in modo indiretto di grandezze quali, ad esempio, le altezze dei fabbricati, per la realizzazione del DTM a partire dal dato cartografico e per la predisposizione della mappa catastale sulla base dell esito della produzione cartografica), sia sotto l aspetto interpretativo (poiché gli aspetti gestionali tipici ad esempio dell ufficio tecnico e della società municipalizzata si debbono basare sui cosiddetti attributi alla base cartografica); la gestione integrata del contenuto metrico dei differenti prodotti, in modo che DTM e nuova carta catastale nascano dalla carta tecnica realizzata e non prevedano una nuova operazione mensoria; la definizione di standard di rappresentazione d elevato livello, perché i prodotti su carta (sempre comunque da prevedere) e le forniture digitali (da gestire nel futuro Sistema Informativo Territoriale) siano di immediata comprensione e lettura, anche per chi non è formato al linguaggio cartografico. Per arrivare a ciò è necessario seguire metodi e regole ben definite. Il riferimento operativo per le varie fasi di produzione è costituito da norme tecniche chiare e dettagliate, che per il lavoro in oggetto sono contenute nel Capitolato Speciale d Appalto messo a punto da tecnici dell Azienda Energetica. Tale ente riveste il ruolo di Direzione Lavori. Si deve prevedere il controllo di qualità in corso d opera (o in produzione). Bisogna, in altre parole, trasformare il tradizionale concetto di collaudo al termine di ciascuna fase in una stretta collaborazione fra il responsabile del controllo di qualità (la tradizionale figura del collaudatore) e l impresa appaltatrice (in questo caso la Geomatica di Lavis). Ciò può essere raggiunto salvaguardando anche i compiti formali impliciti nel tradizionale collaudo, anche se, a nostro avviso, questa concezione andrebbe completamente rivista. Come già ricordato in altri interventi (Guzzetti, Trebeschi), si rende necessaria l introduzione di procedure in qualità, il più possibile autocontrollate, soprattutto in quelle fasi del processo più esposte allo sviluppo dell informatica (editing e struttura dati) per quei requisiti sul 100% del database cartografico (congruenza geometrica piuttosto che compatibilità topologica). Il controllo di qualità ne deve testare la correttezza e verificarne a campione l impiego. Infine sono da prevedere degli incontri periodici con i soggetti promotori (nel caso specifico, in particolare, con i tecnici comunali, il Catasto e la ASM) in modo che il prodotto venga immediatamente utilizzato e testato. L atteggiamento attivo e collaborativo dei soggetti promotori è infatti fondamentale: essi sono gli unici veri collaudatori del prodotto in funzione dell utilizzo che ne fanno. A tale scopo sono state previste consegne intermedie per lotti, immediatamente utilizzate dai diversi enti, sia per verifiche sia per progettazioni e per inserimento reti. Questo ha consentito di operare un ulteriore collaudo informale da parte dei tecnici utilizzatori che, operando sul territorio oggetto della cartografia, ne avevano una concreta conoscenza. È di conseguenza stato possibile verificare sul campo l applicabilità di quanto previsto in capitolato e le eventuali riserve. La cartografia numerica a scala nominale 1:1000 Le principali caratteristiche definite dal capitolato speciale d appalto sono le seguenti: la scala media dei fotogrammi è prevista pari a 1:3500, con focale da 300 mm; l inquadramento è costituito dalla rete regionale realizzata dal Catasto in tutta la regione come raffittimento dell IGM95; è richiesta la realizzazione di poligonali celerimetriche (inserite nella rete d inquadramento), in modo da poter rilevare i cassoni edilizi che si affacciano direttamente su aree pubbliche e le reti tecnologiche (fognatura, caditoie, illuminazione, acquedotto gas, ecc.). In figura 1 è riportato lo schema di rilievo celerimetrico dei portici di Merano e degli impianti presenti; il rilievo dei portici è un tipico esempio che permette di ragionare sul differente livello di precisione del dato 4 cartografico in funzione della metodologia di rilievo. In tale zona, di importante valore storico urbanistico, sono stati rilevati a terra tutti i pilastri; il catasto ha richiesto la determinazione, con apposita precisione, di tutti i punti fiduciali di attendibilità 9 (che precedentemente non erano stati rilevati direttamente) presenti sul territorio da rilevare; tali punti possono essere determinati sia con strumentazione GPS (quando possibile) che con metodo tradizionale (mediante le poligonali precedentemente citate); l appoggio dei modelli stereoscopici è previsto avvenga in modo diretto, cioè senza l impiego della triangolazione aerea. Senza addentrarsi in valutazioni relative all impiego della triangolazione aerea per le grandi scale di cartografia, la disponibilità della rete di poligonali e, comunque, l impiego del GPS anche per l altimetria, rende tale scelta più economica; la sgrondatura è richiesto che sia eseguita in fase di ricognizione (cioè a terra e non allo strumento restitutore); essa è integrata dal rilievo dei cassoni edilizi che hanno intrinsecamente una precisione superiore a quella della restituzione fotogrammetrica e che quindi vanno a vincolare l informazione cartografica. Per tale scopo è opportuno che ci si attrezzi con strumenti adatti per misurare le gronde e non valutarle ad occhio; tutta la banca dati deve possedere la congruenza geometrica; ogni elemento deve quindi impostarsi su quello adiacente in modo esattamente equivalente a quanto succede nella realtà, ad esclusione delle tipologie che non hanno in natura tale requisito (ad esempio le siepi); solo gli edifici è richiesto siano rappresentati da poligoni chiusi. Tutto il resto della banca dati ha una tipologia tridimensionale a spaghetti. Il controllo di qualità nel processo di produzione della carta numerica, messo in atto dalla ditta appaltatrice, si è concretato in una serie di procedure per soddisfare quanto richiesto in capitolato. Con un apposito software è stata testata tutta la banca dati per verificare il rispetto della congruenza geometrica di tutti

gli elementi; ogni anomalia è segnalata automaticamente in un apposito file di servizio e viene successivamente verificata manualmente. In tal modo resta anche traccia degli interventi eseguiti e ciò è utile sia al controllo di qualità (per una verifica di quanto fatto), sia al processo di produzione della Ditta che può verificare dove e perché l editing ha generato imprecisioni. Il controllo è quindi sul 100% dei dati. Le altezze degli edifici sono state determinate in automatico intersecando la geometria tridimensionale delle falde dei tetti con l estrusione della linea d ingombro a terra del singolo fabbricato, secondo una metodologia richiesta dai regolamenti edilizi locali. È quindi possibile avere l informazione di altezza per ognuno dei vertici del fabbricato; per rendere pulita la carta si è poi normalmente rappresentata una sola altezza del fabbricato a fianco della quota in gronda (vedi figura 2). È infine stata preparata una serie di controlli automatici sulla banca dati (sempre sul 100% degli elementi) riguardante, ad esempio, la differenza fra le quote dei vertici successivi di una polilinea in funzione della tolleranza in quota (per gli elementi per i quali è ragionevole fare questo controllo), la corrispondenza uno ad uno fra edificio ed informazione sull altezza del fabbricato, ed altri. Per quanto riguarda la rappresentazione Figura 6 Il database che nasce in automatico per ciascun fabbricato (identificato dal codice corrispondente) e lo sviluppo delle parete, a disposizione per eventuali rendering con il metodo dei fotopiani. si è operato su più fronti. Per quanto riguarda la tradizionale rappresentazione su carta, si è realizzata la carta dei tetti e la carta al suolo con l impiego di più colori e di campiture, generate in automatico in funzione della giacitura del tetto o della tipologia di elemento (vedi figure 2 e 3). In particolare la carta dei tetti è in questo modo più leggibile rispetto alle tradizionali rappresentazioni al 1000, ove le indicazioni sulle pendenze dei tetti sono costituite da frecce. L associare alla simbologia un certo colore (studiato con un criterio tematico) aiuta nella lettura delle informazioni presenti. La scelta di rappresentare alla scala 1:500 un prodotto con scala nominale 1:1000 è da considerare anomala ed è motivata dall impiego urbanistico (quindi interpretativo) voluto dai promotori del lavoro. In conformità a specifiche esigenze dell Ufficio tecnico di Merano (che ha cominciato ad utilizzare il database cartografico su Arcinfo ed ha realizzato delle modellazioni 3D), la Ditta ha infine approntato un sistema semiautomatico per generare il modello tridimensionale dalla banca dati cartografica. In figura 4 è riportato un esempio di tale prodotto importato in un Cad grafico. In questo caso la particolarità del processo è che esso permette indirettamente (anzi richiede) di verificare la correttezza della struttura tridimensionale delle coperture; come sotto prodotto consente quindi un notevole miglioramento qualitativo della banca dati stessa, che può essere più tranquillamente utilizzata per ulteriori finalità. Si può, infatti, notare nella figura 5 la completezza della modellazione; in tali condizioni è possibile associare banche dati derivate, come quelle relative allo sviluppo delle pareti riportate in figura 6, che nascono in automatico solo se la modellazione è completa e corretta (sono cioè un ulteriore elemento di collaudo ) e possono essere utilizzate per associare fotopiani delle facciate con finalità, ad esempio, di restauro. L ortofoto digitale alla scala 1:1000 Le principali caratteristiche definite dal capitolato speciale d appalto sono le seguenti: il volo ha ricoprimento trasversale pari al 60%, per poter utilizzare esclusivamente la parte centrale del fotogramma; la scansione è da eseguire a 1800 dpi con scanner fotogrammetrico; il DTM deve essere del tipo a matrice con passo pari a 4 m fra punti successivi; in uscita il pixel al suolo deve essere pari a 5 cm. A seguito anche della scarsità di documentazione a riguardo dei requisiti da richiedere ad un ortofoto, il controllo di qualità ha in questo caso l obiettivo di verificare i vari passaggi che portano alla produzione dell ortofoto stessa. Per la produzione del DTM a matrice si è preferito realizzare un DTM a triangoli. A tale scopo sono stati inseriti automaticamente con appositi filtri come breaklines tutti gli elementi vettoriali della carta tecnica nel loro contenuto tridimensionale. Come si vede dalla figura 7, il DTM a triangoli gestisce come breaklines le linee che corrispondono ai marciapiedi, ai muri di divisioni e ai contorni dei fabbrica (rilevati a terra). In tal modo sono veramente rare le interpolazioni fra punti lontani ed i triangoli sono fortemente vincolati a terra. In tale fase, in maniera automatica, si rilevano le aree anomale (sostanzialmente quelle senza triangoli) o di non corretta interpolazio- 5

Figura 7 La generazione del DTM a triangoli (linee rosse) e la successiva elaborazione del DTM a matrice (punti verdi) ne e su di esse si interviene a mano sulla base degli elementi presenti in cartografia. Il DTM a triangoli è la base per determinare le quote dei nodi di griglia del DTM a matrice, di passo pari a 4 m, come richiesto. Per l esecuzione dell ortofoto si è ritenuto necessario verificare i parametri d orientamento dei fotogrammi, elemento spesso trascurato ma che è di notevole importanza per la qualità metrica del risultato, soprattutto alle grandi scale, ove la collimazione monoscopica dei punti d appoggio risulta spesso notevolmente diversa dalla percezione stereoscopica degli stessi, utilizzata per l orientamento dei modelli nella fase di restituzione. Infine la carta numerica viene sovrapposta all ortofoto digitale per un controllo manuale della corrispondenza geometrica degli elementi al suolo. Si ritiene importante far notare come manchino delle indicazioni tecniche dettagliate per la realizzazione di ortofoto digitali, nonostante questo prodotto si stia diffondendo, con gravissime confusioni fra fotogrammi digitalizzati, fotopiani e ortofoto. A questo proposito è atteso quanto in fase di definizione all interno dei lavori dell Intesa Stato Regioni Enti locali. 6 Il prodotto digitale dell ortoproiezione, suddiviso in file di dimensioni facilmente gestibili, può essere stampato su carta alla scala 1:500, con un esito rappresentativo di notevole interesse (vedi figura 8) ed un taglio corrispondente a quello della carta tecnica. La nuova carta catastale È ormai sempre più diffusa, in tutto il Paese, l esigenza di disporre di una cartografia catastale che abbia una qualità metrica assoluta (oltre a quella relativa garantita dalle procedure della circolare 2/88 e successive modifiche ed integrazioni) corrispondente alla scala di rappresentazione, in genere 1:1000 per le aree urbanizzate, e quindi che corrisponda alle geometrie rilevate con metodo fotogrammetrico, tipiche delle carte tecniche. In alcuni casi il recupero della carta catastale è avvenuto con la logica della digitalizzazione ed adattamento nei confronti della carta tecnica (Dequal ed altri). In altri il procedimento seguito per poter gestire il dato catastale consiste nella creazione di un collegamento logico fra due diverse banche dati, senza alcun riscontro geometrico. Solo in pochi casi si è scelta la strada della produzione e, soprattutto, adozione di una nuova geometria catastale, pur essendo questa l unica strada che può permettere una corretta e completa gestione del territorio e dei relativi possessi. Grazie alla notevole dinamicità e perspicacia dei tecnici catastali dell Alto Adige (in particolare dell ing. Russo che dirige il Catasto altoatesino), per Merano si è scelta quest ultima via, anche se sicuramente non è la più semplice ed economica da percorrere. La nuova mappa catastale deve nascere dalle geometrie rilevate sul terreno mediante il lavoro di produzione della carta tecnica alla scala 1:1000; in figura 9 è riportata la sovrapposizione fra vecchia mappa, in nero, e nuova mappa, in rosso, con alcune zone evidentemente corrispondenti ma anche con parti molto differenti. La prima bozza di nuova mappa deve quindi nascere in laboratorio, con la classica operazione su tavolo luminoso, sovrapponendo la mappa storica del Catasto ex austro ungarico, vigente in Tren- Figura 8 Una parte di ortofotocarta con la sovrapposizione delle curve di livello e di altri elementi della cartografia numerica.

tino Alto Adige, alla carta tecnica prodotta con metodo fotogrammetrico, rappresentata in modo essenziale con i soli oggetti che possono per loro natura corrispondere a limiti di proprietà. Nella prima ipotesi di nuova mappa si devono quindi indicare in modo evidente (con opportuno codice) quelle dividenti di proprietà che non hanno una corrispondenza nella carta tecnica, non sono visibili sul terreno. Nasce quindi una prima ipotesi di mappa ove si riportano su supporto cartaceo in colore opportuno le dividenti ipotizzate (presenti sulla carta tecnica), quelle ricavate dalla vecchia mappa (cioè non presenti sulla carta tecnica) e tutte le altre linee essenziali della carta tecnica per avere sufficiente materiale interpretativo durante le ricognizioni sul posto. In parallelo a tali operazioni più tipicamente cartografiche, si è provveduto alla costruzione di un vero e proprio GIS, finalizzato all organizzazione delle notifiche da inviare a tutti i proprietari con l indicazione dell ora e del giorno della delimitazione catastale a cui il proprietario è ovviamente tenuto a presenziare, eventualmente accompagnato da un tecnico di fiducia. Si è suddiviso il lavoro per comuni catastali e per lotti omogenei di territorio (normalmente isolati). Per la compilazione in automatico degli avvisi ai proprietari sono state caricate su un database le informazioni sui nominativi dei proprietari stessi, provenienti dal Tavolare (che è un istituto probatorio della proprietà del Catasto ex Austroungarico), assieme ai dati forniti, pure in forma numerica, dall Anagrafe del Comune di Merano per il reperimento degli indirizzi corrispondenti. Ne è nato un vero e proprio GIS, revisionato ed integrato per eventuali errori ed omissioni verificati in contraddittorio con i proprietari nel corso dei sopralluoghi. Alcuni problemi, percentualmente limitati, si sono Figura 9 La sovrapposizione fra mappa storica e la geometria corrispondente derivante dal rilevamento aerofotogrammetrico che forma la nuova mappa catastale Figura 10 Sovrapposizione di ortofoto digitale alla nuova mappa catastale Figura 11 Lo stesso territorio rilevato con il volo del 1998, utilizzato per la produzione cartografica (in alto), e con il volo del 2000, utilizzato per l ortofoto (in basso); le problematiche relative all aggiornamento sono evidenti 7

incontrati per la ricerca dei proprietari che non risiedono in Merano e che quindi non hanno riscontro in anagrafe. In totale sono stati preparati automaticamente circa 53.000 avvisi di convocazione sul posto che sono stati (ed in parte ancora devono essere) recapitati ai proprietari tramite messo comunale; visto il numero di consegne da eseguire (sono stati coinvolti tutti i singoli intestatari, anche delle singole unità immobiliari); anche questa operazione è stata appositamente studiata perché implicasse tempi ragionevoli. Le operazioni di delimitazione catastale avvengono in due differenti momenti. Dopo aver verbalizzato le identità dei presenti e l oggetto della delimitazione, si procede ad una ricognizione sugli edifici presenti, eventualmente rilevando quegli elementi che nella produzione cartografica sono sfuggiti non essendo stato possibile entrare nelle singole proprietà private recintate; in tal modo anche il contenuto della carta tecnica aumenta di qualità rispetto ai normali standard produttivi, e si crea un ulteriore occasione di collaudo. In un secondo momento, dopo aver illustrato la proposta di delimitazione ed averla confrontata con la mappa esistente, si esegue una perlustrazione a fianco di tutti gli elementi dividenti di proprietà, verbalizzando con dettaglio la tipologia di ognuno di essi. Si verbalizza, ad esempio, che il confine della particella in oggetto, con la particella y, è materializzato da una recinzione metallica, piuttosto che da muro o altro. Nel contempo, se le tipologie del Tavolare lo consentono, si propone al proprietario di più particelle adiacenti, l eventuale accorpamento, a costo zero. Le dividenti di proprietà ricavate dalle mappe storiche sono trattate con particolare attenzione: si chiede al proprietario la posizione di eventuali cippi ed in tal caso si rilevano tali posizioni con celerimensura, sfruttando la fitta rete di punti già impiegata durante la produzione della carta tecnica. Nel caso non emerga alcun elemento dividente da rilevare, si conferma la linea ricavata dalle mappe storiche con misure grafiche derivate da esse. Ogni verbale viene sottoscritto dal rispettivo proprietario che ha la facoltà di far annotare ogni elemento ritenga opportuno. In particolare si annotano quelle informazioni che definiscono il limite di proprietà ad una certa distanza da un elemento esistente (tipicamente quando la 8 proprietà si estende, ad esempio, per qualche metro oltre la recinzione), in modo da tenerne conto durante la redazione definitiva della nuova mappa catastale. Si segnalano infine, con apposita codifica, tutte le dividenti controverse, come dalle segnalazioni fornite dalle parti. Sulla base delle verbalizzazioni e delle indicazioni recuperate sul posto, si predispone la versione definitiva della nuova carta catastale. Essa risulta perfettamente congruente alla carta tecnica ma viene strutturata secondo il formato previsto dal catasto, con un numero di codici relativamente limitato. Le informazioni di ricognizione rilevate sul terreno durante la delimitazione catastale modificano la banca dati cartografica a scala nominale 1:1000, supporto sia della carta tecnica che della carta catastale. Ogni particella viene a costituire un elemento geometrico autonomo munito di proprio numero nella banca dati generale. Per la produzione della carta catastale è infine necessario eseguire tutta una serie di controlli di qualità, peraltro richiesti e verificati dal Catasto, per assicurarsi della correttezza intrinseca della nuova mappa catastale. Tutte le particelle esistenti nella mappa storica devono essere rintracciabili nella nuova mappa, ad esclusione delle eventuali particelle accorpate. I collegamenti fra terreno e fabbricato devono essere verificati; non devono esistere aree senza identificativo di particella o di collegamento ad altre. Tutti i punti esistenti su un confine in comune devono essere presenti anche nel confine della particella adiacente. Nella logica della congruenza geometrica, è verificato che non si formino aree marginali che non risultano comprese in alcuna particella, né superfici che si sovrappongono. Deve infine essere rispettata la struttura del Tavolare, cioè vi deve essere una completa verifica su tutti gli elementi. In questa fase vengono anche identificati e numerati in modo provvisorio tutti gli edifici che non risultano accatastati, con evidente ed importante recupero finanziario per il Comune. La banca dati catastale è poi consegnata al Catasto che con strumenti interni verifica la correttezza e segnala eventuali inesattezze. Anche in questo caso notevole attenzione è stata posta ai problemi di rappresentazione. Se il contenuto grafico di una mappa catastale è essenziale e quindi semplice, i prodotti che si possono ottenere dalla gestione dell unica banca dati cartografica permettono una lettura semplice ma rigorosa del territorio. In figura 10, ad esempio, è riportato l esito della sovrapposizione dell ortofoto digitale alla nuova mappa catastale; la corrispondenza geometrica degli elementi è notevole. Risulta immediato dedurre che l aggiornamento cartografico, gestito con ortofoto, può mettere in evidenzia una serie di modificazioni del territorio non riportate in Catasto, fra cui anche eventuali abusi. Inoltre, notevole è l interpretazione sul tipo di coltivazione realmente esistente su ciascuna particella; anche in questo caso la possibilità di interfacciarsi con altri archivi può facilmente portare applicazioni e impieghi. Osservazioni e conclusioni Si è già detto della fattiva collaborazione fra enti differenti come elemento necessario al raggiungimento di un unico database cartografico per derivarne prodotti differenti (carta tecnica, ortofoto e nuova carta catastale); si sottolinea la necessità d interazione fra Ditta appaltatrice e controllo di qualità (l attuale collaudatore) per ottenere un prodotto di qualità. Questi presupposti sono indispensabili per arrivare ad un vero e proprio database cartografico di supporto ad un SIT comunale. A tal proposito si pensi alle richieste legislative che si accavallano nella gestione del territorio. La scelta, ad esempio, di rilevare tutti gli elementi evidenti relativi alle reti tecnologiche, con un livello di precisione assoluta notevole, può essere considerato un presupposto indispensabile per impostare i cosiddetti piani regolatori del sottosuolo, secondo le richieste del decreto legge sull uso del sottosuolo approvato lo scorso anno ed ancora non attuato da nessuna azienda municipalizzata. È inoltre importante rimarcare quanto sia fondamentale che ciascun elemento presente nel database sia a tutti gli effetti completamente tridimensionale, soprattutto in un territorio non pianeggiante, come quello di Merano. È chiaro che il lavoro di creazione di banche dati con un livello qualitativo e metrico come quello dell esempio di

Merano rischia d essere inutile se non si prevede immediatamente l aggiornamento del database cartografico. Tale aggiornamento deve prevedere l attivazione alla data del volo. Nella figura 11 è riportata la stessa porzione di territorio rilevata con il volo del 1998 (in alto), utilizzato per la produzione della cartografia numerica alla scala nominale 1:1000, e con il volo del 2000 (in basso), utilizzato per la produzione dell ortofoto. Ma a proposito di aggiornamento di cartografie alla grande scala molto c è ancora da pensare e sperimentare. Si è convinti che un vero aggiornamento in continuo possa essere programmato solo se il Sistema Informativo, che impiega il dato cartografico come supporto, è operante. In questo senso molto potrà essere ripensato e riformulato mano a mano che si diffonderanno i contenuti topologici all interno delle specifiche dei lavori di cartografia numerica, soprattutto alle grandi scale. In tale ottica si segnala una interessante iniziativa del Consorzio dei Comuni dell Alto Adige che sta studiando una struttura topologica del database da utilizzare per tutti i centri urbani della provincia, in formato shape file per Arcinfo. Il raggiungimento della struttura completamente topologica richiede anche numerose modifiche alle tradizionali procedure di restituzione e editing, con una riqualificazione del personale a ciò addetto. Infine, lavori come quello descritto rimandano ad una delle numerose attività in corso nell ambito dei lavori dell Intesa Stato Regioni Enti locali. È sempre più urgente arrivare a definire delle specifiche comuni per la realizzazione dei database topografici alla grande scala (1:1000 e 1:2000), interrogandosi sulle necessità di tali scale di cartografia in funzione del loro utilizzo (attuale e futuro previsto), considerando anche quelle operazioni che risultano poco onerose se richieste durante una operazione di rilevamento unitario ma che diventano invece economicamente dispendiose per le Amministrazioni se fatte autonomamente in tempi diversi, come ad esempio il rilevamento delle reti tecnologiche. A tali indicazioni, nei tempi di realizzazione dei database cartografici che saranno possibili in funzione delle realtà locali, tutte le amministrazioni dovranno attenersi. Bibliografia P. CANELLA, G. GROSSO, M. MARINI, P. MATTARELLI Problematiche di integrazione fra Cartografia regionale e Cartografia Catastale Documenti del Territorio n. 14 1989 S. DEQUAL, G. FURANI, M. GALEOTTI, E. ALBERY Cartografia tecnica numerica alle scale 1:2000 e 1:5000 integrata con il Catasto: l esempio di Forlì Rivista del Dipartimento del territorio n. 1 1999 F. GUZZETTI, A. SELVINI Cartografia generale, tematica e numerica UTET, 1999 F. GUZZETTI, A. SELVINI Fotogrammetria generale UTET, 2000 F. GUZZETTI, A. TREBESCHI (1998), Metodi di collaudo della struttura numerica di una cartografia per un SIT, Bollettino della SIFET, 1: 49-62 Franco Guzzetti Ingegnere, Ricercatore presso il DIIAR - Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura Bovisa Piazza Leonardo da Vinci 32-20133 MILANO, tel 02-23996531, fax 02-23996550, e-mail franco.guzzetti@polimi.it Alberto Migliorini Geometra, direttore tecnico della società Geomatica - Via G. Di Vittorio 10 - LAVIS (TN), Tel. 0461-240700, fax 0461-246770, e-mail geomatica@pobox.it 9