APPUNTI di ECONOMIA MONETARIA Giancarlo Bertocco* Corso di Laurea Triennale Anno Accademico 2010-11



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APPUNTI di ECONOMIA MONETARIA Giancarlo Bertocco* Corso di Laurea Triennale Anno Accademico 2010-11 *Questo testo è stato realizzato sulla base degli appunti presi durante le lezioni tenute nell anno accademico 2009-10, dalle studentesse Debora Diana e Federica Geranio che ringrazio. 1

Indice -Presentazione del corso 3 -PARTE PRIMA: I FONDAMENTI TEORICI DELLA POLITICA MONETARIA CONTEMPORANEA 1. La teoria neoclassica 5 2. La critica di Keynes 11 3. Il modello IS-LM 18 4. La curva di Phillips e la spiegazione Keynesiana dell inflazione 29 5. La critica di Friedman alla curva di Phillips 37 6. Le aspettative razionali 54 7. L incoerenza temporale della politica monetaria 58 8. Indipendenza e credibilità delle autorità monetarie 83 -PARTE SECONDA: LA POLITICA MONETARIA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA 94 2

Presentazione del corso Questo corso ha un duplice obiettivo. Il primo consiste nell analizzare l evoluzione della teoria monetaria negli ultimi decenni poiché tale processo ha condizionato in modo rilevante il comportamento delle autorità monetarie e quindi la definizione delle strategie di politica monetaria (i.e. la definizione degli obiettivi e degli strumenti della politica monetaria). Il secondo obiettivo consiste nell analizzare le scelte di politica monetaria adottate in epoca recente; in particolare, le scelte compiute della Banca Centrale Europea (Bce), l organismo che elabora la politica monetaria comune ai paesi aderenti all Unione monetaria Europea (quei paesi che hanno adottato l euro come moneta unica). Le scelte assunte dalla Bce sono molto rilevanti per l Italia poiché dal 1999 essa decidendo di partecipare all Unione monetaria europea ha abbandonato l uso della propria moneta nazionale (lira italiana) e si è sottomessa, per quanto riguarda le decisioni di politica monetaria, alla Banca Centrale Europea. Nella seconda parte del corso verrà analizzata la crisi economica che ha colpito l economia mondiale. L economia mondiale si trova, infatti, a partire dal 2008-2009 in una profonda recessione associata per le sue proporzioni alla Grande Depressione del 1929. La recente crisi mondiale quindi non è un evento di secondaria importanza ma un fenomeno di rilevanza storica che, analogamente alla Crisi del 1929 e al fenomeno della stagflazione degli anni 70, sarà ricordato nei libri di storia. Concentrandosi sulle peculiarità della recente crisi si analizzerà la relazione che esiste tra politica monetaria e crisi economica; in particolare, saranno affrontate due questioni: 1) la possibile relazione tra le scelte di politica monetaria adottate dagli anni 90 ad oggi e lo scoppio della crisi finanziaria; 2) la reazione delle autorità monetarie alla crisi. Un corso di economia monetaria si occupa, evidentemente, di moneta. Occuparsi di moneta significa spiegare qual è il ruolo della moneta nel sistema economico. Nel corso Istituzioni di Macroeconomia sono stati descritti modelli macroeconomici in cui compariva il mercato della moneta caratterizzato da domanda e offerta di moneta. La quantità di moneta esistente, quindi, può essere 3

studiata considerando due distinte prospettive: chi domanda moneta e chi offre moneta. L espressione domanda di moneta non significa desiderare/volere moneta bensì esprime la decisione di un soggetto economico di detenere una porzione della sua ricchezza sottoforma di moneta. Dall altro lato l offerta di moneta si riferisce ad un processo di creazione di moneta da parte delle autorità monetarie. Come già visto nel corso Istituzioni di Macroeconomia ci sono due diverse teorie della moneta: teoria quantitativa della moneta e teoria keynesiana della moneta. Si provvede ora ad una presentazione dei cenni introduttivi delle teorie sopracitate. La teoria quantitativa della moneta può essere anche definita come teoria neoclassica della moneta: tale teoria è, infatti, sostenuta da economisti di impostazione neoclassica. Il principio cardine di questa teoria è quello della neutralità della moneta: la moneta permette di ridurre i costi dello scambio che sarebbero molto più elevati in una economia di baratto. Questa peculiarità della moneta non ha però alcun effetto sulle variabili reali: il reddito () e il numero di lavoratori occupati (N) non dipendono dalla quantità di moneta (M) in circolazione. Una economia di mercato infatti è spontaneamente volta al raggiungimento dell equilibrio di piena occupazione grazie alla flessibilità dei salari e del tasso di interesse (se ne parlerà in maniera approfondita in seguito). L unico effetto determinato da variazioni di M si ha sul livello generale dei prezzi: l inflazione è un fenomeno puramente monetario. La teoria Keynesiana della moneta è basata, come si evince immediatamente dal nome, sul pensiero dell economista britannico John Maynard Keynes (1883-1946). Keynes, afferma che una economia di mercato non è in grado di raggiungere spontaneamente l equilibrio di piena occupazione ma è caratterizzata da fluttuazioni del reddito e dell occupazioni determinate dalle fluttuazioni della domanda aggregata. Ecco che la legge di Say non più valida: è la domanda aggregata (non più l offerta) che determina il reddito. Secondo questa teoria l economia monetaria non è semplicemente una economia in cui si usa moneta bensì una economia in cui la presenza della moneta è elemento fondamentale per spiegare l origine delle fluttuazione delle variabili reali. 4

PARTE PRIMA: I FONDAMENTI TEORICI DELLA POLITICA MONETARIA CONTEMPORANEA In questa prima parte analizzeremo le fasi più significative della evoluzione della teoria monetaria negli ultimi decenni. Il punto di partenza è costituito dalla teoria keynesiana della moneta, che abbiamo descritto nel corso di macroeconomia, che in contrasto con la teoria neoclassica afferma il principio della non- neutralità della moneta. Secondo la teoria neoclassica, come certamente ricorderete, la moneta è neutrale perche e N non dipendono dalla quantità di moneta in circolazione, ma dipendono da fattori reali. Possiamo descrivere la teoria neoclassica del reddito utilizzando un modello che specifica due mercati: il mercato del lavoro e il mercato dei beni. 1 La teoria neoclassica Mercato del lavoro. Il mercato del lavoro è caratterizzato da: funzione di domanda di servizi di lavoro da parte delle imprese, N d funzione decrescente rispetto al salario reale e coerente con il principio di massimizzazione dei profitti delle imprese 1 N d = f e f < 0 funzione di offerta di lavoro che riflette il comportamento delle famiglie, N s funzione crescente rispetto al salario reale 2 N s = g e g > 0 L equilibrio sul mercato del lavoro si ottiene in corrispondenza del valore del salario reale che eguaglia domanda e offerta di lavoro (figura 1). E rappresenta l equilibrio di piena occupazione del mercato del lavoro: tutti i lavoratori che desiderano lavorare al salario reale E sono impiegati quindi non esiste 5

disoccupazione involontaria. In atri termini il numero di lavoratori disposti a lavorare è pari al numero di lavoratori che le imprese intendono assumere. 3 Nd = Ns Secondo la teoria neoclassica il salario reale dovrebbe essere flessibile, ossia dovrebbe reagire agli squilibri tra domanda e offerta di lavoro come fanno tutti i prezzi su ogni mercato. La flessibilità dei salari assicura quindi l esistenza del punto di equilibrio, ossia spinge l economia di mercato verso l equilibrio di piena occupazione. Se per esempio > allora N d ( ) < N s ( ), ossia si ha un eccesso di offerta di lavoro: il numero di lavoratori disposti a lavorare al salario è maggiore del numero di lavoratori che le imprese sono disposte ad assumere, con la conseguenza che si crea disoccupazione involontaria. In tale situazione di squilibrio del mercato, se il salario è flessibile allora il salario reale diminuisce, N s diminuisce e N d aumenta fino a che il sistema torna in equilibrio. Figura 1 W P N d N s W P E Equilibrio di piena occupazione N d ( ) = N s ( ) N s N d N E N d ; Ns 6

Dato il livello di occupazione ( N E ) è possibile determinare il livello del reddito sulla base della funzione di produzione: 4) = f(n); da cui si ricava: PO = f(n E ) La flessibilità dei salari è condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere l equilibrio di piena occupazione; affinché le imprese possano massimizzare i profitti occorre che esse riescano a vendere tutto quanto prodotto. In altri termini deve esistere una domanda aggregata capace di assorbire il reddito di piena occupazione: PO. D = PO Per definire le condizioni necessaria ad ottenere D = PO specifichiamo la condizione di equilibrio sul mercato dei beni : 5) D = E infine specifichiamo la composizione della domanda aggregata: 6) D = C (; r) + I ( attesi ; r) D = C + I = C (; r) + I ( attesi ; r) C = C (; r) I = I ( attesi ; r) Abbiamo ottenuto un sistema di 6 equazioni con 6 incognite: Nd, Ns, W/P,, D, r. Esiste un ordine di soluzione poiché il sistema non è integrato; le equazioni 1-3 determinano W/P E e N E Dato N E la 4) determina PO. Affinché si abbia una domanda aggregata capace di assorbire il reddito di piena occupazione è necessario : D = PO Poiché: D = C (; r) + I ( attesi ; r) si otterrà: 7

C ( PO ; r) + I ( attesi ; r) = PO PO C ( PO ; r) = I ( attesi ; r) risparmio S S ( PO ; r) = I ( attesi ; r) affinché si realizzi l equilibrio di piena occupazione il tasso di interesse deve assumere il valore in corrispondenza del quale gli investimenti sono uguali al risparmio di piena occupazione. La figura 2 descrive l ordine di soluzione del modello neoclassico Figura 2 N s Equilibrio N d N E N d ; N s Funzione di produzion e aggregata r S ( PO ; r) P O = h ( ; N) r E Equilibrio I ( attesi ; r) N E 8 N S = I S; I

La forma della funzione di produzione riflette l ipotesi della produttività marginale decrescente del lavoro: quindi all aumentare della quantità di lavoro impiegata, aumenta la quantità prodotta. quindi al crescere della quantità di lavoro impiegata, la produttività marginale del lavoro decresce. Flessibilità del tasso di interesse: la teoria neoclassica afferma non solo che esiste un valore del tasso di interesse che assicura D = PO, ma afferma anche che si realizzerà proprio il valore del tasso di interesse che rende S ( PO ; r) = I ( attesi ; r) esistono forze capaci di assicurare che il tasso di interesse assuma il valore coerente con l equilibrio di piena occupazione. Per individuare queste forze è necessario analizzare la teoria neoclassica del tasso di interesse, secondo cui r è un fenomeno reale, cioè determinato dalle decisioni di risparmio e di investimento. r = remunerazione del risparmio, premio che le imprese riconoscono ai risparmiatori in cambio della loro rinuncia al risparmio. Il tasso di interesse è dunque il premio che le imprese pagano alle famiglie per utilizzare, ai fini dell investimento, le risorse da esse risparmiate. Nel sistema economico esisterà quindi un mercato in cui vengono scambiate le risorse risparmiate/non consumate dai risparmiatori: tramite un contratto di credito le famiglie cedono le proprie risorse risparmiate alle imprese al fine di consentire loro opere di investimento. OFFERTA DI CREDITO L S che coincide con le decisioni di risparmio (S) delle famiglie; DOMANDA DI CREDITO L d che coincide con le decisioni di investimento (I) delle imprese. Secondo la teoria neoclassica il mercato del credito coincide con il mercato dei beni. 9 c o n d o l

Figura 3 r L S = S ( PO ; r) r 1 r E Equilibrio L d = I ( attesi ; r) In E: S ( PO ; r E ) = I ( attesi ; r E ) ossia L s = L d D = ( PO ; r; attesi) = PO Se invece r 1 > r E allora I ( attesi ; r 1 ) < S ( PO ; r 1 ) ossia si avrà un eccesso di risparmio sugli investimenti e quindi L S > L d ossia si avrà un eccesso di offerta di credito sulla domanda di credito. Secondo la teoria neoclassica questo squilibrio è una situazione temporanea: r è sensibile agli squilibri tra domanda e offerta di risorse quindi si assisterà ad una riduzione del tasso di interesse stesso, ad una riduzione dei risparmi e ad una contestuale espansione degli investimenti fino al raggiungimento dell equilibrio in cui r = r E. In conclusione, la flessibilità del tasso di interesse rispetto agli squilibri tra S e I assicura che si realizzi sempre una domanda capace di assorbire il reddito di piena occupazione. S = I I ( attesi ; r 1 ) S ( PO ; r 1 ) S; I In altre parole la teoria neoclassica è coerente con la LEGGE DI SA, secondo la quale, grazie alla flessibilità del tasso di interesse, la domanda aggregata si adegua sempre al reddito di piena occupazione: PO D, ossia le decisioni di produzione determinano la domanda. 10

Questa analisi della determinazione del reddito è coerente con la Teoria quantitativa della Moneta che afferma che è indipendente rispetto alla quantità di moneta in circolazione e che variazioni della quantità di moneta influenzano i prezzi. Questa teoria può essere rappresentata mediante l equazioni degli scambi, basata sul concetto di velocità di circolazione della moneta: V = T/M = N /M Vale inoltre: Deflatore Pil = P = N / R quindi: N = P R, infine: MV = P La relazione causale tra M e P dipende da tre condizioni: i) M esogena, P endogena ii) indipendente rispetto a M iii) V indipendente rispetto a M Negli anni trenta del secolo scorso, quando la crisi ridusse la fiducia degli economisti nei confronti della teoria neoclassica che affermava che il sistema è in grado di raggiungere spontaneamente l equilibrio di piena occupazione, Keynes elaborò una teoria alternativa alla teoria neoclassica della determinazione del reddito e alla teoria quantitativa della moneta. La teoria di Keynes affermava che un economia di mercato non è in grado di raggiungere spontaneamente l equilibrio di piena occupazione e il principio della non neutralità della moneta; affermava cioè, che la moneta è un elemento importante per spiegare le fluttuazione del reddito e dell occupazione. 2 La critica di Keynes alla teoria neoclassica del tasso di interesse Keynes sosteneva che non esiste alcun meccanismo capace di assicurare D = PO : anche nel caso in cui i salari fossero flessibili, non esiste certezza circa il fatto che si realizzi un livello di domanda aggregata pari al reddito di piena occupazione. Secondo la teoria neoclassica questo meccanismo è costituito dal tasso di interesse; Keynes critica la teoria neoclassica del tasso di interesse. Nel corso di macroeconomia abbiamo ricordato due critiche di keynes alla teoria neoclassica del tasso di interesse. In primo luogo Keynes afferma che non esiste necessariamente un valore positivo del tasso di interesse r > 0 in corrispondenza del quale gli investimenti 11

delle imprese siano pari al risparmio di piena occupazione, ovvero in corrispondenza del quale D = PO. Secondo Keynes infatti, I e S dipendono anche dalle aspettative di profitto delle imprese e dalle aspettative di reddito futuro dei risparmiatori: a parità di tasso di interesse, gli investimenti variano in relazione alle aspettative di profitto delle imprese: - se le aspettative di profitto aumentano allora anche gli investimenti aumentano; - se le aspettative di profitto diminuiscono allora anche gli investimenti diminuiscono. a parità di reddito corrente e di tasso di interesse i risparmi dipendono anche dalle aspettative sui redditi futuri: - se le aspettative di reddito futuro sono alte allora i risparmi diminuiscono; - se le aspettative di reddito futuro sono basse allora i risparmi aumentano. Nel caso in cui gli investimenti si riducano (le aspettative di profitto delle imprese peggiorano) e i risparmi aumentino (le aspettative di reddito futuro dei risparmiatori diminuiscono) si avrà: r S ( PO ; r) r E E r < 0 I S = I S I ( attesi ; r) S, I Figura 4 12

Se le aspettative di profitto peggiorano, la curva degli investimenti si sposta verso sinistra e sarà più rigida rispetto al tasso di interesse. Inoltre se peggiorano le aspettative di reddito futuro dei risparmiatori, a parità di r e di reddito corrente, essi cercheranno di risparmiare di più e quindi la curva dei risparmi cambierà inclinazione e si sposterà verso destra. In tale situazione le curve si incontrerebbero solo in corrispondenza di un tasso di interesse negativo non esiste alcun r > 0 in corrispondenza del quale S( PO ) = I. Se r = 0 S ( PO, r = 0) > I ( attesi ; r = 0) PO C ( PO ; r = 0) > I ( attesi ; r = 0) PO > C ( PO ; r = 0) + I ( attesi ; r = 0) PO > D ( PO ; attesi ; r = 0) eccesso di risparmio sugli investimenti La domanda aggregata risulta essere insufficiente ad assorbire il reddito di piena occupazione. Secondo la teoria neoclassica ciò comporterebbe una riduzione del tasso di interesse, ma in questo caso r è già pari a 0 e il tasso di interesse non può essere negativo per la teoria keynesiana si assisterà ad un adeguamento della produzione delle imprese alla domanda aggregata: diminuirà finché = D. Per la teoria neoclassica, e in particolare per la legge di Say e grazie alla flessibilità del tasso di interesse, PO D, ossia il livello della domanda aggregata si adegua al livello della produzione. Invece per la teoria keynesiana vale il principio della domanda effettiva: D PO, ossia sono le decisioni di produzione delle imprese che si adeguano al livello della domanda aggregata. Keynes ha elaborato una seconda critica alla teoria neoclassica del tasso di interesse. Egli infatti sostiene che anche nel caso in cui esista un valore del tasso di interesse maggiore di zero, tale da indurre le imprese a realizzare un flusso di 13

investimenti pari al risparmio di piena occupazione, non è detto che il tasso di interesse assuma proprio quel valore. Secondo la teoria neoclassica il tasso di interesse assumerà quel valore perche esso corrisponde al prezzo delle risorse risparmiate, quindi è sensibile agli squilibri tra risparmi e investimenti. Secondo Keynes, invece il tasso di interesse non dipende dalle decisioni di risparmio e di investimento ma è un fenomeno monetario; dipende dalla domanda e dall offerta di moneta. Secondo la teoria keynesiana, quindi, anche se esistesse un valore del tasso di interesse r E tale per cui S( PO ;r E ) = I ( attesi ; r E ) il tasso di interesse non assumerebbe necessariamente quel valore perché domanda ed offerta di moneta potrebbero aver determinato un valore differente del tasso di interesse. Se M d e M s sono tali da determinare r 1 > r E si avrà che S( PO ;r 1 ) > I ( attesi ; r 1 ), ossia un eccesso di risparmi sugli investimenti. secondo la teoria neoclassica, tale squilibrio verrebbe risolto con una riduzione del tasso di interesse fino a che r = r E ; secondo la teoria keynesiana, invece, r non varia perché non dipende da S e I. In questo caso in corrispondenza di r 1 si avrà D( PO ; attesi; r 1 ) < PO e questo provocherà una riduzione della produzione. r E S ( E ; r) S ( 1 ; r) Per la teoria keynesiana S ( PO ; r) Per la teoria neoclassica r 1 r E E I ( attesi ; r) Figura 5 S( PO ; r 1 ) I( attesi ; r 1 ) S = I S, I 14

Si determinerà quindi un livello di reddito 1 < PO e, dato che anche i risparmi diminuiscono, la funzione dei risparmi si sposterà verso sinistra. Per r = r 1 continuerà tuttavia ad esistere uno squilibrio tra S e I: in particolare si avrà ancora un eccesso di risparmi sugli investimenti S( 1 ;r 1 ) > I ( attesi ; r 1 ) e D( 1 ; attesi; r 1 ) < 1. Ciò provocherà un ulteriore riduzione del livello di reddito e la funzione dei risparmi continuerà a spostarsi verso sinistra finché nel nuovo punto di equilibrio E si avrà un livello di reddito E < 1 < PO e S( E ;r 1 ) = I ( attesi ; r 1 ) e D( E ; attesi; r 1 ) = E < PO. Se 0 PO allora 0 N N E anche se il salario reale fosse E : anche se il salario reale fosse pari a quello di equilibrio sul mercato del lavoro, le imprese non necessariamente assumerebbero N E lavoratori, ma solo quanti permetterebbero di produrre quanto è necessario ad assorbire la domanda aggregata il numero di lavoratori assunti è condizionato dal livello della domanda aggregata. Keynes assume che i salari sono rigidi (w= ) e che i prezzi sono dati (p= ) quindi anche i salari monetari reali sono dati; possiamo assumere che il liovello dei salari reali sia pari a E; questo però, secondo Keynes non è condizione sufficiente per ottenere la piena occupazione. Questa seconda critica di Keynes nei confronti della teoria neoclassica del tasso di interesse è stata quella a cui gli economisti hanno dato maggior rilievo. La teoria keynesiana che considera il tasso di interesse come un fenomeno monetario fu generalmente accettata negli anni 50-60, e costituisce un elemento fondamentale del MODELLO macroeconomico IS-LM, il quale studia l interdipendenza tra il mercato dei beni e il mercato della moneta. 15

Figura 6 N s Possiamo Equilibrio Anche se il salario reale è pari a E le imprese assumeranno N E lavoratori e non N E. N E N d E N E Funzione di produzion e aggregata N d ; N s r 1 E r S ( E ; r) S ( PO ; r) P O N E N E = h ( ; N) r E I ( attesi ; r) N S = I S; I Prima di ripassare le caratteristiche di questo modello, ricordiamo i punti essenziali della teoria keynesiana del tasso di interesse. Come fa Keynes a giustificare la conclusioni secondo cui il tasso di interesse non dipende dalle decisioni di S e di I, ma dipende dalla domanda e dall offerta di moneta? Ricordiamo il concetto di domanda di moneta. Domandare moneta significa decidere di impiegare parte della propria ricchezza in moneta. 16

Concetto di ricchezza: grandezza stock; somma dei risparmi. Sottolineando il legame tra decisioni di risparmio e accumulazione di ricchezza Keynes osserva che in un mondo in cui esiste moneta e i redditi sono pagati in moneta un soggetto economico che percepisce un reddito in moneta deve prendere due decisioni: 1. in primo luogo il nostro soggetto dovrà decidere quanta parte del suo reddito egli consumerà e quanta invece egli accantonerà in qualche forma disponibile per il consumo futuro; 2. una volta presa questa decisione, lo attende un altra decisione: in quale forma egli conserverà le disponibilità per il consumo futuro che ha accantonate, provengano esse dal suo reddito corrente o dal risparmio precedente? Vorrà mantenerle nella forma di disponibilità liquide immediate (ossia in moneta) o è disposto ad abbandonare la disponibilità immediata per un periodo determinato o indefinito, lasciando alle condizioni future del mercato di determinare a quali condizioni egli potrà convertire, ove necessario, la disponibilità differita di beni specifici in potere d acquisto immediato su beni in generale? In altri termini, qual è il grado della sua preferenza per la liquidità? Il risparmiatore, oltre a porsi il problema di quanto risparmiare, deve quindi chiedersi come impiegare la ricchezza costruita continuando a risparmiare nel tempo (moneta o titoli?): C S W Moneta I decisione Titoli II decisione è legata alla presenza di moneta bancaria non deperibile, la quale può dare origine ad un contratto di credito. La ricchezza è costituita da moneta, e da titoli. I titoli sono un attività finanziaria che dà diritto a ricevere somme future. Il nostro individuo può decidere di impiegare la propria ricchezza tenendo moneta oppure può acquistare titoli; cedere moneta in cambio di titoli che danno diritto a ricevere un interesse. 17

Il tasso di interesse non influenza la decisione di risparmio (I decisione), bensì la scelta relativa alla composizione della ricchezza (II decisione). Il tasso di interesse è la ricompensa riconosciuta a chi rinuncia alla liquidità per un periodo determinato. Esso quindi mette in equilibrio la domanda e l offerta di moneta: l offerta di moneta M S è determinata dalle decisioni delle autorità monetarie; la domanda di moneta M d si compone della domanda di moneta transazionale e della domanda di moneta speculativa: domanda di moneta in termini reali = f (;r) = Md transazioni () + Md speculativa (r) f () >0 e f (r) < 0 3 Il modello IS-LM Veniamo ora al modello IS-LM: Equilibrio sul mercato dei beni con r endogeno: D = D = C + I + C = C 0 + c d d = T T = t dove t = pressione fiscale 0 < t < 1 I = I ( attesi ; r) = I 0 br ossia gli investimenti sono una funzione lineare del tasso di interesse e tra I e r esiste una relazione inversa. Sostituendo si ottiene: C = C 0 + c d = C 0 + c( T) = C 0 + c( t) = C 0 + c (1-t) 18

D = C + I + = C 0 + c (1-t) + I 0 - br + = = C 0 + I 0 - br + + c (1-t) Domanda autonoma, ossia indipendente dal reddito Domanda indotta, ossia dipendente dal reddito D = diventa : C 0 + I 0 - br + + c (1-t) = - c (1-t) = C 0 + I 0 - br + [ 1 - c (1-t) ] = C 0 + I 0 - br + Equazione della retta IS: = [C 0 + I 0 - br + ] dove e r sono le incognite. La retta IS rappresenta tutte le combinazioni di valori di e r in corrispondenza delle quali si ha equilibrio sul mercato dei beni. La curva è così chiamata perché in corrispondenza dell equilibrio sul mercato dei beni si ha equilibrio tra domanda e offerta aggregata, cioè equilibrio tra I e S. - Se r = r 0 allora D = C 0 + I 0 br 0 + + c (1-t) e = 0 - Se r 1 < r 0 allora I domanda autonoma D = C 0 + I 0 br 1 + + c (1-t) = 1 = [C 0 + I 0 br 1 + ] > 0 - Se r 2 > r 0 allora I domanda autonoma D = C 0 + I 0 br 2 + + c (1-t) = 2 = [C 0 + I 0 br 2 + ] < 0 19

Figura 7 D D = C 0 + I 0 br 1 + c (1-t) 0 1 Equilibrio sul mercato dei beni Curve di domanda aggregata C 0 + I 0 br 0 + 2 C 0 + I 0 br 2 + 2 0 1 r r = r 2 2 Eccesso di offerta di beni r = r 0 0 r = r 1 1 Eccesso di domanda di beni Retta IS 2 0 1 L equilibrio del mercato dei beni implica che la produzione è una funzione decrescente del tasso di interesse r la curva IS è inclinata negativamente. 20

Tutte le combinazioni di e r che non appartengono alla curva IS danno origine a situazioni di squilibrio sul mercato dei beni: - tutte le combinazioni al di sopra di IS sono caratterizzate da eccesso di offerta di beni; - tutte le combinazioni al di sotto di IS sono caratterizzate da eccesso di domanda di beni. Equilibrio sul mercato della moneta con endogeno: Come abbiamo visto la funzione di domanda di moneta può essere scritta: Funzione di domanda di moneta keynesiana in termini reali: = f (;r) = Md transazioni () + Md speculativa (r) f () >0 e f (r) < 0 Il modello in termini IS-LM lineari: assume che il = livello k hr dei prezzi con è dato, k >0 cioè e che h >0 i prezzi sono indipendenti dalla quantità di moneta in circolazione perciò p =. Nel modello IS-Lm la ricchezza è una grandezza esogena e costituisce il vincolo di bilancio: dato l ammontare di W, i relativi possessori possono decidere di impiegarla in moneta o in titoli = + dove la domanda di titoli è pari a = - = - (; r) e quindi anch essa è funzione del reddito e del tasso di interesse: = g (; r) con g () < 0 e g (r) > 0. 1 L offerta di moneta descrive il comportamento del soggetto che è in grado di determinare la quantità di moneta in circolazione nel sistema economico, 1 g () < 0 poiché se () = - g (r) > 0 poiché se r (r) = - 21

ossia della Banca Centrale. Keynes assume che siano le autorità monetarie a controllare la qunatità di moneta in circolazione; quindi ne consegue che l offerta di moneta è una grandezza esogena. Funzione di offerta di moneta keynesiana in termini reali: = Dal momento che dipende esclusivamente dalle scelte della Banca Centrale, l offerta di moneta è indipendente da r la funzione di offerta di moneta è parallela all asse delle ordinate. Condizione di equilibrio sul mercato della moneta = = = f (;r) r r 1 r E E r 2 (;r) W Figura 8 In E =, ossia si ha l equilibrio sul mercato della moneta: la quantità di moneta che il pubblico desidera possedere è pari alla quantità di moneta creata dalla BC. 22

L equazione che descrive l equilibrio sul mercato della moneta contiene due incognite e r Equazione della retta LM: dove e r sono le incognite. = f (;r) = k - hr La retta LM rappresenta tutte le combinazioni di valori di e r in corrispondenza delle quali si ha equilibrio sul mercato della moneta. - Se = 0 allora r = r 0 e = ( 0 ; r 0 ) - Se 1 > 0 allora r 1 > r 0 e si avrà ( 1 ; r 0 ) > ( 0 ; r 0 ) =, ossia un eccesso di domanda di moneta. Di conseguenza, per procurarsi moneta, il pubblico vende titoli sul mercato e questo provoca un eccesso di offerta di titoli ( 1 ; r 0 ) < ( 0 ; r 0 ) =. Tale eccesso di offerta di titoli determina una riduzione del prezzo dei titoli stessi e quindi un aumento del tasso di interesse r 2, ovvero Md e Bd fino a r 1. - Se 2 < 0 allora r 2 < r 0 e si avrà ( 2 ; r 0 ) < ( 0 ; r 0 ) =, ossia un eccesso di offerta di moneta. Di conseguenza, per disfarsi di moneta, il pubblico acquista titoli sul mercato e questo provoca un eccesso di domanda di titoli ( 2 ; r 0 ) > ( 0 ; r 0 ) =. Tale eccesso di domanda di titoli determina un aumento del prezzo dei titoli stessi e quindi una riduzione del tasso di interesse r, ovvero Md e Bd fino a r 2. Affinchè si abbia equilibrio sul mercato della moneta, per una data offerta reale di moneta, un aumento del livello del reddito, che provoca un aumento della domanda di moneta per finanziare le transazioni, dovrà essere 2 Dal momento che il prezzo di un titolo è pari al valore attuale dei rendimenti futuri del titolo stesso, esiste una relazione inversa tra il prezzo del titolo e il tasso di interesse: - se P B allora r ; - se P B allora r. 23

accompagnato da un incremento del tasso di interesse che provoca invece una riduzione della domanda speculativa di moneta., r r Retta LM r 1 r 0 1 0 r 1 r 0 Eccesso di offerta di moneta 0 1 r 2 2 ( 2 ) ( 1 ) ( 0 ) r 2 2 Eccesso di domanda di moneta 2 0 1 Figura 9 Tutte le combinazioni di e r che non appartengono alla curva LM danno origine a situazioni di squilibrio sul mercato della moneta: - tutte le combinazioni al di sopra di LM sono caratterizzate da eccesso di offerta di moneta; - tutte le combinazioni al di sotto di LM sono caratterizzate da eccesso di domanda di moneta. La soluzione del sistema formato dall equazione della retta IS e dall equazione della retta LM permette di trovare la combinazione E e r E in corrispondenza della quale si ha equilibrio sia sul mercato dei beni sia sul mercato della moneta (Fig. 10) 24

r Figura 10 LM: = k - hr r E Equilibrio sul mercato dei beni e sul mercato della moneta E < PO IS: = [C 0 + I 0 - br + Il modello IS-LM, anche se trascura le aspettative, presenta diverse caratteristiche keynesiane: 1. vale il principio della domanda effettiva (D ); 2. vale la teoria keynesiana del tasso di interesse (r è un fenomeno monetario); 3. si ha un equilibrio senza piena occupazione, ovvero con disoccupazione involontaria ( E < PO ); 4. vengono messi in evidenza gli effetti della politica fiscale e della politica monetaria, quali strumenti per stimolare l occupazione. ] LA POLITICA FISCALE La politica fiscale consiste nella manovra della spesa pubblica G e della pressione fiscale t. un aumento di G provoca un incremento multiplo del reddito e quindi uno spostamento verso l alto della retta IS: 25

r LM: = k - hr E r E E IS : = [C 0 + I 0 - br + G 1 ] E IS: = [C 0 + I 0 - br + G 0 ] Figura 11 se t (1 t) c (1 t) 1 c (1 t), ossia un aumento della pressione fiscale ha un effetto restrittivo sul reddito. Al contrario, se t (1 t) c (1 t) 1 c (1 t), ossia una riduzione della pressione fiscale ha un effetto espansivo sul reddito. Variazioni di t influenzano l inclinazione della IS infatti modificano il valore del moltiplicatore; tanto più piccolo è t, tanto maggiore è il moltiplicatore e quindi tanto maggiore è la variazione di provocata da una variazione di r, perciò tanto più piatta sarà la IS e viceversa LA POLITICA MONETARIA Secondo il modello IS-LM la politica monetaria coincide con le variazioni della quantità di moneta determinate dalla Banca Centrale tramite operazioni di mercato aperto, ossia tramite operazioni di compravendita di titoli sul mercato secondario: 26

attraverso l acquisto di titoli da privati nel mercato secondario, la BC immette moneta nel sistema economico; attraverso la vendita di titoli al pubblico nel mercato secondario, la BC riduce la quantità di moneta in circolazione nel sistema economico. r r LM ( ) r 0 0 r 0 0 LM ( ) ) r 1 1 ( 0 ;r) r 1 1 LM varia in funzione della quantità di moneta in circolazione 400 500 0 Figura 12 Esempio: la Banca Centrale decide di espandere la quantità di moneta in circolazione mediante un operazione di acquisto di titoli nel mercato secondario. dm = 100 d BC = 100 dm = 100 = + dm = 400 + 100 = 500 spostamento verso destra della curva di offerta di moneta: Di conseguenza si determina uno squilibrio tra domanda e offerta di moneta e di titoli: - > = ( 0 ; r 0 ) quindi si ha un eccesso di offerta di moneta; - < ( 0 ; r 0 ) + d BC quindi si ha un eccesso di domanda di titoli P B r e fino a che r = r 1. 27

In r 1 si viene a creare un nuovo equilibrio sia sul mercato della moneta sia sul mercato dei titoli: ( 0 ; r 1 ) = ( 0 ; r 1 ) = Vediamo ora come un aumento della quantità di moneta in circolazione modifica l equibrio sul modello IS-LM. L incremento di M determina uno spostamento della curva LM verso destra e il raggiungimento di una nuova posizione di equilibrio caratterizzata da un tasso di interesse inferiore e da un livello di reddito maggiore Se M r I Se M r I Quindi la moneta non è più neutrale in senso neoclassico: secondo la teoria keynesiana variazioni della quantità di moneta in circolazione influenzano il livello di reddito. Secondo la teoria neoclassica, invece, variazioni della quantità di moneta in circolazione non influenzavano il livello di reddito. r LM ( ) LM ( ) ) r 0 0 r 1 1 r 1 1 IS 0 1 Figura 13 28

4. La curva di Phillips e la spiegazione keynesiana dell inflazione. Il modello IS-LM come abbiamo visto, assume che P e W siano dati; W sono fissati dalla contrattazione tra lavoratori e imprese e P sono fissati dalle imprese. Considerare W e P dati significa assumere che queste grandezze non variano al variare del redito e dell occupazione; cioè assumere che sia possibile variare e N con prezzi e salari costanti. Questa è la condizione necessaria che assicura l efficacia delle politiche keynesiane; l efficacia di queste politiche si riduce se si elimina questa ipotesi di W e P dati. Il primo passo che portò all eliminazione dell ipotesi di W e P dati fu fatto dagli economisti Keynesiani che negli anni 60 inserirono all interno del modello IS- LM una particolare relazione nota come CURVA DI PHILLIPS. La curva di Phillips è il risultato di uno studio empirico compiuto negli anni 50, sulla relazione tra le seguenti due grandezze: tasso di variazione dei salari monetari: = tasso di disoccupazione: u = = In particolare: 0 Curva di Phillips u 0 u Figura 1 La curva di Phillips è caratterizzata da: 29

relazione inversa tra il tasso di variazione dei salari monetari e il tasso di disoccupazione: = f (u) con f <0 esiste un particolare valore del tasso di disoccupazione in corrispondenza del quale il tasso di variazione dei salari monetari è pari a 0: se u = u 0 = 0 Nel corso degli anni 60 tale relazione venne inserita nel modello IS-LM al fine di eliminare l ipotesi di W e P dati. Questa ipotesi veniva considerata come un limite del modello IS-LM poiché questo modello, assumendo prezzi e salari dati non era in grado di spiegare il fenomeno dell inflazione. Quindi negli anni 60 con l introduzione della curva di Phillips si eliminò l ipotesi di salari monetari costanti. W era fissato dalla contrattazione tra lavoratori (sindacati) e imprese, ovvero dalla forza contrattuale dei lavoratori 3. Assumere che fosse una grandezza indipendente rispetto al reddito significava assumere che la forza contrattuale dei lavoratori fosse indipendente dal livello di occupazione e dal livello del reddito. Con l introduzione della Curva di Phillips si assume invece che la forza contrattuale dei lavoratori vari in funzione del livello di reddito e quindi del livello di occupazione: - quando il tasso di disoccupazione u è elevato, la forza contrattuale dei lavoratori è ridotta perché essi subiscono la concorrenza dei disoccupati, quindi il tasso di variazione dei salari monetari sarà ; - quando, invece, il tasso di disoccupazione u è basso, la forza contrattuale dei lavoratori è consistente, e il tasso di variazione dei salari monetari sarà elevato. In questo modo all ipotesi dei salari monetari dati si sostituì l ipotesi dei salari monetari flessibili. In particolare: = (1 + ) 3 Per forza contrattuale si intende la capacità di ottenere maggiori livelli salariali. 30

dove = f (u t ) con f < 0 L ipotesi dei salari monetari flessibili implica l abbandono dell ipotesi di prezzi fissi; il lavoro rappresenta nei modelli macroeconomici l unico fattore produttivo variabile; quindi diventa irragionevole assumere che i prezzi rimangano costanti in un mondo in cui i salari monetari variano. Possiamo definire la relazione tra prezzi e salari ricordando le relazioni che descrivono il comportamento delle imprese e che abbiamo usato per costruire la curva di domanda di lavoro. Siamo partiti dalla funzione di produzione funzione di produzione: = f ( ; N) nel breve periodo lo stock di capitale è costante; ciò che varia è il lavoro. Le imprese domandano lavoro in maniera coerente con il principio di massimizzazione dei profitti le imprese assumono un numero di lavoratori N in corrispondenza del quale la produttività marginale del lavoro è pari al salario reale: N PMaL (N) = da cui P = Esiste, dunque, una relazione diretta tra prezzi e salari monetari. Riscriviamo ora il modello IS-LM tenendo conto di queste relazioni: 1.IS: = C() + I(r) + 2.LM: = (; r) 3.Equazione dei prezzi: = 4.Equazione dei salari monetari: = (1 + ) 31

5.Tasso di variazione dei salari monetari: = f (u) con f <0 6.Tasso di disoccupazione: u = g(n) dove degli occ Se la forza lavoro è data ( ) allora quando N disoccupati u quindi g <0 7.Numero degli occupati: N = N() si tratta della funzione inversa della funzione di produzione = f ( ; N) Osserviamo che invece di un sistema di due sole equazioni in due incognite ( e r), ora il modello IS-LM è caratterizzato da un sistema di ben 7 equazioni in 7 incognite (, r, P, W, N,, u). Per descrivere le caratteristiche di questo modello possiamo osservare che, secondo la curva di Phillips, esiste un valore del redito reale coerente con la stabilità dei prezzi. Infatti sappiano che esiste un valore di u e quindi di N in corrispondenza del quale il tasso di variazione dei salari è pari a zero e quindi anche il tasso di variazione dei prezzi sarà pari a zero. A questo valore di N o corrisponde o. Supponiamo che il sistema sia in equilibrio in corrispondenza di 0, con = 0. 0 N 0 u 0 = 0 e quindi = tasso di inflazione: = 0 32

E supponiamo inoltre che 0 < PO quindi 0 non assicura la piena occupazione in corrispondenza di 0 si ha disoccupazione involontaria (si tratta sempre di un equilibrio IS-LM) Analizziamo gli effetti di una politica fiscale espansiva finalizzata ad espandere il reddito e l occupazione. ( ). Questi effetti saranno differenti da quelli descritti dal modello IS-LM che assume prezzi dati; in questo caso se varia variano i salari monetari e i prezzi; si avrà che: D AUTONOMA : 1 > 0 N : N 1 > N 0 u : u 1 < u 0 0 : 1 > 0 0 : 1 > 0 Quindi possiamo considerare una sequenza temporale: t 0 t 1 t 2 0 N 0 u 0 = 0 = 0 1 > 0 N 1 > N 0 u 1 < u 0 1 > 0 1 > 0 2 = 1 > 0 N 2 = N 1 > N 0 u 2 = u 1 < u 0 * = 1 = es. 5% * > 0 : * = *= 5% * = * = 5% In t 1 con 1 > o si avrà un tasso di variazione dei salari monetari e un tasso di inflazione maggiore di zero. Vediamo quali condizioni si devono realizzare nel periodo successivo t 2 affinchè il sistema rimanga al livello 1 Il tasso di variazione dei salari monetari sarà sempre w 1, ad esempio 5% e questo comporta prezzi stabili o crescenti? Ricordiamo l equazione dei prezzi P = W/PMaL(N 1 ) Quindi se i salari monetari crescono del 5% i prezzi dovranno crescere del 5%; infatti: In t 2 il tasso di inflazione sarà pari a: 33 Tasso di Inflazione = tasso di variazione percentuale dell indice dei prezzi.

* = = = = * = 5% Possiamo concludere che per mantenere 1 si devono verificare due condizioni: i) le autorità di politica economica devono accettare un tasso di inflazione del 5%.; ii) esse devono accettare inoltre, di variare la quantità di moneta ad un tasso pari al tasso di inflazione. Per giustificare questa condizione vediamo quali sono gli effetti dell aumento dei prezzi sull equilibrio nel mercato della moneta In t 1 : = ( 1 ; r 1 ) In t 2 : poiché P t2 > P t1 < = ( 1 ; r 1 ) l offerta reale di moneta diminuisce. Sul mercato della moneta viene quindi a determinarsi una situazione di eccesso di domanda di moneta (il pubblico desidera più moneta di quella che possiede) a cui corrisponde una situazione di eccesso di offerta di titoli > P B r I. L aumento del livello dei prezzi ha un effetto restrittivo sulla domanda aggregata perché l aumento del tasso di interesse provoca una riduzione degli investimenti e conseguentemente una riduzione del reddito. 34

Affinché in t 2 si mantenga il livello di reddito 1 occorre anche che venga annullato tale effetto restrittivo sul reddito derivante da un aumento dei prezzi: le autorità monetarie dovranno aumentare la quantità di moneta in circolazione in misura pari all aumento dei prezzi. Pertanto, affinché il reddito si mantenga al livello 1 anche nel periodo t 2 è necessario che * = * = 5%. Le autorità di politica economica possono espandere il livello di reddito oltre 0 a condizione di accettare un tasso di inflazione maggiore di zero (pari al 5%). Questo risultato è coerente con la curva di Phillips; possiamo definire due versioni equivalenti della curva di Phillips. La prima in termini di relazione tra tasso di variazione dei salari monetari e tasso di disoccupazione; la seconda in termini di relazione tra tasso di inflazione e redito reale. Curva di Phillips: le due curve sono equivalenti 1 = 5% 0 1 0 * = 5% * 0 u u 1 u 0 0 1 0 1 u 0 Figura 2 I due grafici precedenti ci consentono di osservare cosa accade nel caso di politiche espansive sia in termini di relazione tra il tasso di disoccupazione e il tasso di variazione dei salari monetari che in termini di relazione tra il livello di reddito e il tasso di inflazione. Rispetto al modello IS-LM tradizionale, questo modello IS-LM con curva di Phillips presenta due importanti differenze con riferimento a: 35

1. descrizione degli effetti della politica economica: nel modello IS-LM tradizionale le autorità di politica economica potevano espandere il livello di reddito e ridurre il tasso di disoccupazione a parità di prezzi (prezzi stabili); nel modello IS-LM con curva di Phillips, invece, le autorità di politica economica possono espandere il livello di reddito e quindi ridurre il tasso di disoccupazione solo se accettano tassi di inflazione crescenti. Le autorità di politica economica non possono ottenere piena occupazione e prezzi stabili, devono accettare un costo in termini di inflazione. Esiste un trade-off Esiste un trade-off tra reddito ed inflazione: redditi più elevati possono essere ottenuti solo a fronte di maggiori tassi di inflazione. 2. spiegazione dell inflazione: mentre il modello IS-LM tradizionale non conteneva alcuna una spiegazione dell inflazione dal momento che i prezzi erano dati, il modello IS-LM con curva di Phillips contiene una spiegazione dell inflazione secondo cui l inflazione è determinata da 2 fattori: il meccanismo di formazione dei salari monetari e dei prezzi; il comportamento delle autorità monetarie, le quali devono continuamente aumentare la quantità di moneta ad un tasso pari al tasso di inflazione. Questo modello macroeconomico entrò in crisi negli anni 70 quando si manifestò il fenomeno della stagflazione: la bassa crescita dei redditi e l elevata inflazione si dimostravano infatti incoerenti con il modello IS-LM con curva di Phillips, caratterizzato invece da una relazione crescente tra inflazione e reddito. 36

stagflazione stagflazione 1 Curva di Phillips 0 u 1 u 0 0 u 0 1 u 0 Figura 3 Il fenomeno della stagflazione indusse gli economisti a prendere in considerazione la critica teorica al modello keynesiano con curva di Phillips. elaborata nel corso degli anni sessanta da Milton Friedman che è il primo artefice della CONTRORIVOLUZIONE MONETARISTA, la quale determinò il declino della cosiddetta rivoluzione keynesiana, e il contestuale recupero della teoria neoclassica nella versione del MONETARISMO. Tale processo si sviluppò in tre fasi: 1. critica alla curva di Phillips; 2. introduzione del concetto di aspettative razionali; 3. introduzione del concetto di incoerenza temporale della politica monetaria. 5. La critica di Friedman alla curva di Phillips Nel suo lavoro pubblicato alla fine degli anni 60 Friedman mette in evidenza un importante punto debole del modello keynesiano; Friedman mostra che questo modello assume che i lavoratori si comportino in maniera irrazionale nel determinare i loro salari monetari. Per illustrare questa critica consideriamo il valore dei salari reali in t 0, t 1 e t 2 : supponiamo che W t0 = 1 e PMaL (N 0 ) = 1 37

P t0 = = = 1 quindi = 1 = (1 + ) = 1 (1 + 0,05) = 1,05 il salario monetario aumenta del 5% P t1 = = 1,1 i prezzi aumentano del 10% PMaL (N 1 ) < PMaL (N 0 ) = 1 poiché N 1 >N 0 e quindi = = PMaL (N 1 ) = 0,95 i salari reali diminuiscono nonostante i salari monetari siano aumentati. = (1 + * ) = (1 + 0,05) P t2 = misura * = * = 5% salari monetari e prezzi aumentano nella stessa quindi = PMaL (N 1 ) = 0,95 Secondo Friedman i lavoratori si comportano in maniera irrazionale perché chiedono aumenti dei salari monetari che non hanno alcun effetto sui loro salari reali. In particolare: in t 1 i salari reali cadono nonostante l aumento dei salari monetari del 5%; in t 2 invece l aumento dei salari monetari non provoca alcuna variazione dei salari reali perché l aumento dei salari monetari è completamente bilanciato dall aumento dei prezzi. Questo, sottolinea Friedman, non è un comportamento razionale. Egli si domanda infatti perché i lavoratori chiedono aumenti dei salari monetari la risposta è perché vogliono un aumento dei salari reali, un aumento del loro potere di 38

acquisto, ed invece in t1 i salari reali sono diminuiti e in t2 l aumento dei salari reali è perfettamente compensato dall aumento dei prezzi. Questo non è razionale; non è economicamente razionale chiedere aumenti dei salari monetari che non abbiano alcun effetto sui salari reali. In altri termini, se i lavoratori fossero stati disposti ad accettare una riduzione dei salari reali per ottenere più occupazione non avrebbero avuto alcun bisogno di chiedere un aumento dei salari monetari del 5% a fronte del quale si sarebbe poi avuta un inflazione del 10%; avrebbero accettato un salario monetario costante e la riduzione del salario reale provocata da un aumento dei prezzi del 5%, oppure avrebbero accettato una riduzione dei salari monetari del 5% a prezzi costanti. Sulla base di questa critica, Friedman riconsidera il significato della curva di Phillips ridefinendo in particolare il significato del tasso di disoccupazione u 0 in corrispondenza del quale = 0. A questo scopo, Friedman sottolinea che il mercato del lavoro funziona come qualsiasi altro mercato. Di conseguenza, il prezzo che si determina all interno del mercato del lavoro sarà stabile quando questo mercato è in equilibrio, ossia quando si ha piena occupazione sul mercato del lavoro. Quindi secondo Friedman: = 0 quando Nd = Ns Ne consegue che u 0 è il tasso di disoccupazione coerente con l equilibrio di piena occupazione: si tratta del tasso naturale di disoccupazione. In particolare, secondo Friedman il tasso naturale di disoccupazione è diverso da zero (u 0 0) nonostante sia coerente con l equilibrio di piena occupazione poiché: Ns = occupati + disoccupati Nd = occupati + posti vacanti 39

Si tratta di posti di lavoro che le imprese intendono occupare, ma che non sono ancora stati occupati perché le imprese sono ancora in fase di selezione del personale. La presenza di posti vacanti ha senso solo se si elimina l ipotesi di l omogeneità dei lavoratori assunta dal modello IS-LM, ossia l ipotesi per cui essi hanno tutti le stesse caratteristiche e qualità. Sapendo che l equilibrio di piena occupazione si ottiene in corrispondenza di Nd = Ns, si avrà: OCCUPATI + POSTI VACANTI = OCCUPATI + DISOCCUPATI POSTI VACANTI = DISOCCUPATI DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE = disoccupazione temporanea legata al fatto che le imprese non hanno ancora terminato il processo di selezione del personale. il tasso naturale di disoccupazione ha due caratteristiche fondamentali: 1. è coerente con la stabilità dei salari monetari, ossia con = 0; 2. è coerente con la piena occupazione, ossia con Nd = Ns. Queste definizioni ci permettono di specificare quali condizioni si devono verificare secondo Friedman, per ottenere un tasso di disoccupazione inferiore al tasso naturale (fig. 1). Affinché si possa ottenere u 1 < u 0 è necessario un livello di occupazione N 1 > N 0. Per ottenere N 1 è a sua volta necessario che: Ns = N 1 ossia che i lavoratori siano disposti a lavorare al salario reale S ; Nd = N 1 ossia che le imprese siano disposte ad occupare N 1 lavoratori al salario reale D. 40

Ns Curva di Phillips Nd N 0 N 1 Nd; Ns = 0 u 1 u 0 u N s S Equilibrio di piena occupazione E D N d N 0 N 1 N d ; N s Figura 1 Poiché il livello dei salari reali che spinge i lavoratori a offrire N 1 unità di lavoro è diverso dal livello dei salari reali che spinge i datori di lavoro a dare occupazione a N 1 lavoratori, ossia poiché D < S, le condizioni per ottenere u 1 41

sembrano irrealizzabili. Friedman dimostra il passaggio da N 0 a N 1 è possibile nel caso in cui i lavoratori soffrano di illusione monetaria, ossia confondano i salari monetari con i salari reali. Per definire il concetto di illusione monetaria occorre introdurre l ipotesi fondamentale secondo cui i salari monetari e i prezzi vengono fissati in tempi diversi: 0 t 1 Sulla base della contrattazione tra imprese e lavoratori, in 0 vengono fissati i salari monetari. I prezzi, invece, vengono fissati dalle imprese durante il periodo t e comunque a seguito della contrattazione tra imprese e lavoratori. Per questi motivi, l equazione della funzione di offerta di lavoro Ns cambia nel modo seguente: Ns = f Ns = f Wt e Pt venivano fissati nello stesso momento. I prezzi vengono determinati dopo la contrattazione quindi al tempo 0 i lavoratori conoscono solo i salari monetari e non anche il livello dei prezzi per definire l offerta di lavoro i lavoratori devono elaborare una previsione circa il livello futuro dei prezzi ( ). Di conseguenza il salario reale atteso dai lavoratori sarà pari a. Per quel che riguarda, invece, la funzione di domanda di lavoro Nd, al tempo 0 le imprese conoscono Wt e saranno esse stesse a determinare il livello dei prezzi durante il periodo t. Di conseguenza la funzione di domanda di lavoro resta pari a Nd = g Dato Wt potremo quindi determinare il livello dei prezzi Pt che le imprese fisseranno in corrispondenza di una certa quantità di domanda di lavoro. 42