Dai Presocratici ad Aristotele Volume 1 sk Aristotele e il primo peripato pag. 1

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Aristotele e il primo peripato pag. 1 Distinzione delle scienze Aristotele ha distinto le scienze in tre grandi branche: a. scienze teoretiche, che ricercano il sapere per se stesso b. scienze pratiche, che ricercano il sapere per raggiungere attraverso questo la perfezione morale c. scienze poietiche o produttive (da poieo = fabbricare), che ricercano il sapere in vista del fare Dalle scienze teoretiche, anzi dalla più alta di tali scienze (metafisica), tutte le altre scienze acquistano il giusto significato prospettico. Cos è la metafisica? aristotelica è infatti la scienza che si occupa delle realtà che stanno al di sopra di quelle fisiche. Le quattro definizioni della metafisica Aristotele diede ben quattro definizioni della metafisica, secondo i suoi oggetti; infatti la metafisica indaga: a. le cause e i principi primi o supremi (eziologia o etiologia) (da aitia = causa) b. l essere in quanto essere (ontologia) c. la sostanza (usiologia) (ousìa = sostanza) d. Dio e la sostanza soprasensibile (teologia) Le quattro definizioni risultano perfettamente in accordo fra loro: l una porta strutturalmente all altra e ciascuna a tutte le altre, in perfetta unità. Alla dimensione teologica portano strutturalmente le tre altre. La ricerca di Dio non è solo un momento dell indagine metafisica, ma è il momento essenziale e definitorio. Dalla seconda navigazione platonica è dunque nata la nuova scienza, la quale (metafisica) è allora la scienza assolutamente prima, la più alta e la più sublime. E non è dubbio anche che la scienza più alta deve avere come oggetto il genere più alto di realtà. E mentre le scienze teoretiche (la matematica, la fisica e la teologia) sono di gran lunga preferibili alle altre scienze, questa (la metafisica) è a sua volta di gran lunga preferibile alle altre due scienze teoretiche, perché solo la metafisica possiede ambedue i seguenti caratteri che rendono una scienza divina: è scienza che Dio possiede in grado supremo ed è scienza che ha come oggetto le cose divine. è la più alta scienza proprio perché non è legata alle necessità materiali e non è diretta a scopi pratici o empirici. E scienza che vale in sé e per sé, perché ha in se stesso il suo scopo; nasce dalla meraviglia e dallo stupore che l uomo prova di fronte alle cose: è perciò generata da un puro amore di sapere. L uomo dal punto di vista conoscitivo ha un punto di contatto con Dio. L uomo che fa metafisica si avvicina dunque al divino e, in questo, Aristotele ha additato la massima felicità dell uomo. come scienza delle cause prime e supreme (aitiologia) Abbiamo detto che la metafisica è, in primo luogo, ricerca delle cause prime (ciò che fonda, ciò che condiziona, ciò che struttura): a. causa formale b. causa materiale c. causa efficiente d. causa finale Le prime due non sono altro che la forma o essenza e la materia, che costituiscono tutte quante le cose. Materia e forma, se consideriamo l essere delle cose staticamente, bastano a spiegarlo. Se invece lo consideriamo dinamicamente nel suo prodursi e corrompersi occorre introdurre due ulteriori ragioni o cause: la efficiente o motrice e la finale, ossia il telos o scopo.

Aristotele e il primo peripato pag. 2 Per esempio, se consideriamo un dato uomo in maniera statica, questi si riduce alla sua materia (carne e ossa) e alla sua forma (anima); ma se lo consideriamo in modo dinamico e domandiamo come mai è nato?, chi l ha generato?, perché si sviluppa? occorrono allora le ultime due cause (efficiente e finale). Qual è la causa di questa costanza con cui si articolano il generarsi e i corrompersi e quindi la continuità del divenire e dell essere del cosmo? La causa è il sole che girando secondo il cerchio obliquo, e quindi avvicinandosi ed allontanandosi con ritmo e a intervalli di tempo costanti, produce il ciclo delle generazioni e delle corruzioni. Ma la causa della costanza e dell armonia è il primo ciclo, che ha moto perfettamente uniforme. Infine c è colui che primo di tutti gli esseri, muove tutte le cose, vale a dire il Motore immobile o Dio, che agisce come causa finale o per meglio dire motrice finale. Le cause perciò sono: a. le quattro cause prossime b. i movimenti del sole e dei cieli (tipi di cause motrici o efficienti) c. Dio o Motore immobile (causa efficiente-finale) come scienza dell essere in quanto essere (ontologia) La caratterizzazione aristotelica dell essere è la seguente: a. L essere non può intendersi univocamente al modo degli Eleati (Essere-Uno), né come genere trascendente o universale sostanziale al modo dei Platonici b. L essere esprime originariamente una molteplicità di significati, ma tra univocità ed equivocità pura (conseguenza della molteplicità) c è una via di mezzo. c. L essere non potrà essere un genere e meno che mai una specie. Si tratta dunque di un concetto trans-generico oltre che trans-specifico. d. Se l unità dell essere non è né specifica né generica, che tipo di unità è? La varie cose che son dette essere esprimono, sì, sensi diversi dell essere, ma a un tempo implicano tutte quante il riferimento a qualcosa di uno. e. Che cos è questo qualcosa di uno? E la sostanza. così, dunque, anche l essere si dice in molti sensi, ma tutti in riferimento a un unico principio: alcune cose sono dette esseri perché sono sostanza, altre perché affezioni (qualcosa che accade nel tempo, che viene aggiunto alla sostanza) della sostanza, altre perché vie che portano alla sostanza, oppure perché corruzioni o privazioni o qualità o cause produttrici o generatrici sia della sostanza, sia di ciò che si riferisce alla sostanza, o perché negazioni di qualcuna di questa, ovvero della sostanza. In conclusione il centro unificatore dei significati dell essere è l ousìa, la sostanza, l essere in quanto essere. C è quindi una molteplicità dei significati dell essere: a. L essere si dice nel senso dell accidente (causale); per esempio l uomo è musico è un caso di essere accidentale: l essere musico non esprime l essenza dell uomo, ma solamente ciò che all uomo accade di essere. b. Opposto all essere accidentale è l essere per sé, essenzialmente c. Come terzo viene elencato il significato dell essere come vero, cui viene contrapposto il significato del non-essere come falso. Questo è l essere logico : l essere come vero indica infatti quello del giudizio vero. Questo è un essere puramente mentale d. Ultimo elencato è il significato dell essere come potenza e come atto. Diciamo, per esempio, che è veggente sia chi ha potenza di vedere, cioè che può vedere, sia chi vede in atto. Analogamente, diciamo anche che è in atto una statua già scolpita, e che è invece in potenza il blocco di marmo che l artefice sta scalpellando. L essere secondo la potenza e secondo l atto si estende a tutti i significati dell essere sopra distinti.

Aristotele e il primo peripato pag. 3 Per concludere: i significati dell essere sono i seguenti quattro, ordinati del significato più forte a quello più debole: 1. Essere secondo le diverse figure categoriali 2. Essere secondo l atto e la potenza 3. Essere come vero e falso 4. Essere come accidente o essere fortuito. I significati del non-essere sono invece solamente tre: 1. Non-essere secondo le diverse figure di categorie 2. Non-essere come potenza (non-essere-in-atto) 3. Non essere come falso L essere accidentale non ha un corrispettivo non-essere, perché di per sé è già quasi un non-essere. I quattro significati dell essere sono in realtà quattro gruppi di significati: a. essere secondo le figure delle categorie designa tanti diversi significati di essere quante sono, appunto, le categorie; le figure categoriale sono l originaria distinzione su cui si appoggia necessariamente ogni ulteriore diversità dei significati; sono le supreme divisioni dell essere, i supremi generi 1. sostanza o essenza, 2. qualità 3. quantità 4. relazione 5. azione o agire 6. passione o patire 7. dove o luogo 8. quando o tempo 9. avere 10. giacere b. anche l Essere secondo la potenza e l atto non ha un solo significato; l esperienza dice che c è il modo di essere in potenza: il modo di essere che non è atto ma è capacità di essere in atto. Ma l essere potenziale e l essere attuale non hanno un unico significato: infatti l atto e la potenza si estendono a tutte quante le categorie. c. il terzo significato dell essere, l essere come vero e come falso non è oggetto della metafisica, bensì della logica d. l essere accidentale : Aristotele intende l essere fortuito o casuale, vale a dire un essere che dipende da altro essere, al quale, però, non è legato da alcun vincolo essenziale. Aristotele chiama accidenti le stesse categorie; fra le categorie solo la prima è un essere autonomo; in tal senso tutto ciò che non è sostanza non può essere per sé in senso stretto, e perciò è accidente. L essere è impensabile senza le categorie: ciò significa che queste, in quanto tali, sono necessarie. Un esempio: non è affatto necessario che un uomo sia pallido o adirato: che abbia queste qualità è accidentale, è fortuito, è casuale, nel senso che queste potrebbero indifferentemente essere o non essere: però è necessario che l uomo abbia qualità.

Aristotele e il primo peripato pag. 4 come scienza della sostanza (usiologia) Innanzitutto va chiarito che la questione generale della sostanza involge due problemi essenziali strettamente connessi: 1. Che cos è la sostanza in generale? E la materia? E la forma? E il composto? 2. Quali sostanze esistono: solo quelle sensibili oppure anche altri tipi? Se ousìa fosse solo la materia la questione della sostanza soprasensibile resterebbe de ipso tolta; tutti acquistano il sapere in questo modo: procedendo attraverso le cose che sono meno conoscibili per natura (= le cose sensibili) verso quelle che sono più conoscibili per natura (= le cose intellegibili). Che cos è allora la sostanza in generale? Per i Naturalisti sostanza era la materia o il sostrato materiale, per i Platonici la forma e l universale; secondo il senso comune sembra essere invece l individuo e la sua cosa concreta. Per ousìa possono intendersi a diverso titolo: 1. la forma 2. la materia 3. il sinolo o composto di materia e forma Vediamo di illustrare brevemente i tre significati: 1. Sostanza è in un senso la forma; non è la figura esteriore delle cose, ma è l intima natura delle cose, il che cos è. La forma o essenza dell uomo, per esempio, è la sua anima, ciò che fa di lui un essere vivente razionale; la forma o essenza dell animale è l anima sensitiva e quella della pianta è l anima vegetativa; l essenza del cerchio è ciò che fa sì che esso sia quella data figura con quelle date qualità. 2. Se l anima razionale non informasse un corpo, se non gli desse la forma, non avremmo un uomo; se l anima vegetativa non informasse altra materia, non avremmo le piante. La stessa cosa vale per tutti gli oggetti prodotti dall attività dell arte: se non si realizzasse nel legno l essenza o forma del tavolo, esso non avrebbe alcuna concretezza; in questo senso anche la materia risulta fondamentale per la costituzione delle cose. 3. risulta pienamente chiarito anche il terzo significato, quello di sinolo: l unione concreta di forma e di materia. Tutte le cose concrete non sono che sinoli di forma e materia. Aristotele ha definito quattro definitori della sostanza, anzi cinque (una su un piano diverso) 1. in primo luogo può chiamarsi sostanza solamente ciò che non inerisce ad altro e non si predica di altro 2. in secondo luogo sostanza può essere solamente un ente che può esistere di per sé o separatamente dal resto 3. in terzo luogo può chiamarsi sostanza solo ciò che è un alcunché di determinato (tòde ti): non può quindi esserlo un attributo generale 4. in quarto luogo, sostanza deve essere un qualcosa di intrinsecamente unitario 5. infine va ricordata la caratteristica dell atto o attualità: è sostanza solo ciò che è atto o in atto.

Aristotele e il primo peripato pag. 5 In che misura materia, forma e sinolo realizzano le caratteristiche della sostanzialità? La materia possiede senza dubbio il primo dei caratteri: essa (1) non inerisce ad altro né si predica di altro; tuttavia essa (2) non sussiste affatto di per sé, perché non c è materia che non possegga già la forma; (3) non è affatto un qualcosa di determinato, perché tale può essere solo ciò che ha una forma; (4) non è nemmeno qualcosa di unitario, perché l unità deriva dalla forma; (5) infine non è in atto, ma è solo potenza. Quindi la materia è sostanza solamente in senso assai debole e improprio Invece la forma e il sinolo hanno tutti i caratteri della sostanzialità. La forma (1) non deve il suo essere ad altro e non si predica di altro; (2) la forma può separarsi dalla materia in due sensi: a) è la forma che dà essere alla materia e non viceversa e quindi è sempre separa bile; b) vi sono sostanze che si esauriscono interamente nella forma e non hanno materia. (3)La forma è qualcosa di determinato e anche determinante, perché è ciò che fa sì che le cose siano ciò che sono e non altro. (4) la forma è unità per eccellenza, anzi è principio che dà unità alla materia che informa. (5) infine la forma è atto per eccellenza (Aristotele usa spesso forma e atto come sinonimi). Anche il sinolo possiede i caratteri in quanto appunto insieme di materia e forma è sostanza. Il sinolo è la concreta cosa individua. In certi passi Aristotele sembra considerare il sinolo o il concreto individuo come sostanza per eccellenza, in altri passi sembra invece considerare tale la forma. Dal punto di vista della constatazione empirica, è chiaro che il sinolo o il concreto individuo sembra essere sostanza per eccellenza. Non così invece dal punto di vista strettamente speculativo e metafisico: infatti la forma è principio, causa e ragion d essere, vale a dire fondamento, e rispetto ad essa il sinolo invece principiato, causato e fondato. D altro canto il sinolo non può esaurire la sostanza in quanto tale: se così fosse, nulla che non fosse sinolo sarebbe sostanza, e allora Dio e in genere l immateriale e il soprasensibile non sarebbero sostanza! La forma può dirsi invece sostanza per eccellenza: Dio e le intelligenze motrici delle sfere celesti sono pure forme immateriali. Per concludere: l essere nel suo significato più forte è la sostanza; e la sostanza in un senso (improprio) è materia, in un secondo senso (più proprio) è sinolo, e in un terzo senso (e per eccellenza) è forma: essere è quindi la materia; essere, in più altro grado, è il sinolo; ed essere è, nel senso più forte, la forma, che Aristotele chiama causa prima dell essere. La materia è potenza nel senso che è capacità di assumere o di ricevere la forma: il bronzo è potenza della statua. Il composto o sinolo di materia e forma sarà, se lo si considera come tale, prevalentemente atto se lo si considera invece nella sua forma, sarà senz altro atto o entelechia (atto ed entelechia dicono realizzazione, perfezione attuantesi o attuata). L atto ha assoluta priorità, anteriorità e superiorità sulla potenza: l atto è superiore alla potenza, perché è il modo di essere delle sostanze eterne. La dottrina della potenza e dell atto è, dal punto di vista metafisico, di grandissima importanza: Aristotele ha potuto risolvere le aporie eleatiche del divenire e del movimento: questi scorrono nell alveo dell essere, perché non segnano un passaggio dal non-essere assoluto all essere, bensì dall essere in potenza all essere in atto, cioè da essere a essere.

Aristotele e il primo peripato pag. 6 come teologia Esistono sostanze soprasensibili? Questo problema era stato sollevato dalla seconda navigazione platonica. Per Aristotele esistono tre generi di sostanze gerarchicamente ordinate: due di natura sensibile, uno di natura soprasensibile. 1. Il primo tipo è quello delle sostanze sensibili che nascono e periscono. La sostanza sensibile è corruttibile perché sottoposta a tutti i tipi di mutamento; per questo le cose di questo mondo (sublunari) oltre a muoversi, sono soggette ad aumenti e diminuzioni, ad alterazioni, a generazione e corruzione. 2. il secondo è costituito dalle sostanze sensibili, ma soprattutto incorruttibili: i cieli, i pianeti e le stelle, che sono incorruttibili perché strutturati di materia non corruttibile, capace solo di mutamento o movimento locale e quindi non passibile di alterazione 3. al di sopra queste ci sono poi le sostanze immobili, eterne e trascendenti il sensibile: Dio o Motore Immobile e le altre sostanze motrici delle varie sfere di cui consta il cielo. I primi due generi di sostanze sono costituiti da materia e forma: dei quattro elementi (terra, acqua, fuoco, aria) le sensibili corruttibili, di etere le incorruttibili. La sostanza soprasensibile è invece forma pura assolutamente scevra di materia. Dei primi due generi si occupano la fisica e l astronomia; il terzo è l oggetto della metafisica. L esistenza del soprasensibile viene dimostrata nel modo che segue. Le sostanze sono le realtà prime; se quindi tutte le sostanze fossero corruttibili, non esisterebbe nulla di incorruttibile. Ma il tempo e il movimento sono certamente incorruttibili. Il tempo non si è generato né si corromperà: anteriormente alla generazione del tempo, infatti, avrebbe dovuto esserci un prima e posteriormente alla distruzione del tempo un poi. Ora, prima e poi altro non sono che tempo: c è sempre tempo prima o dopo qualsiasi supposto inizio o termine del tempo: dunque questo è eterno. Lo stesso ragionamento vale anche per il movimento, perché il tempo non è altro che una determinazione del movimento; dunque non c è tempo senza movimento e quindi l eternità del primo postula l eternità anche del secondo. Ma può sussistere un movimento solo se sussiste un Principio primo che ne sia causa. E come deve essere questo Principio per essere causa di movimento? 1. in primo luogo deve essere eterno: se eterno è il movimento, eterna dev esserne la causa. 2. In secondo luogo il Principio deve essere immobile: solo l immobile è infatti causa assoluta del mobile 3 in terzo luogo il principio deve essere del tutto scevro di potenzialità, cioè atto puro. Se invece le avesse, potrebbe anche non muovere in atto: ma ciò è assurdo, perché in tal caso non ci sarebbe un movimento eterno dei cieli, ossia un movimento sempre in atto. E questo il Motore immobile. Ma in che modo il Primo Motore può muovere restando assolutamente immobile? Esempio: l oggetto del desiderio e dell intelligenza. Tale oggetto è ciò che è bello e buono: ora il bello e il buono attraggono la volontà dell uomo senza muoversi in alcun modo; così anche l intellegibile muove l intelligenza senza muoversi; il Primo Motore muove come l oggetto di amore attrae l amante e come tale resta immobile assolutamente. La causalità del Primo Motore non è di tipo efficiente, ma attrae come oggetto d amore, cioè come fine. La causalità del Motore immobile è una causalità finale. Perciò il mondo non ha avuto un cominciamento, perché, se così fosse, sarebbe contraddetto il teorema della priorità dell atto sulla potenza: cioè prima sarebbe il caos, che è potenza, poi sarebbe il mondo che è atto. Ma questo è tanto più assurdo perché Dio è eterno: in quanto tale ha da sempre attratto come oggetto d amore l universo, che dunque da sempre ha dovuto essere qual è.

Aristotele e il primo peripato pag. 7 Questo Principio è Vita: la vita del puro pensiero, dell attività contemplativa. Da un tale principio, dunque, dipendono il cielo e la natura. E il suo modo di vivere è il più eccellente: è quel modo di vivere che a noi è concesso solo per breve tempo. E in quello stato Egli è sempre. A noi questo è impossibile, ma a Lui non è impossibile, poiché l atto del suo vivere è piacere. E anche per noi veglia, sensazione e conoscenza sono in sommo grado piacevoli, proprio perché sono atto e, in virtù di questo, anche speranze e ricordi Se, dunque, in questa felice condizione in cui noi ci troviamo talvolta, Dio si trova perennemente, è meraviglioso; e se Egli si trova in una condizione superiore, è ancor più meraviglioso. E in questa condizione Egli effettivamente si trova. Ed Egli è anche Vita, perché l attività dell intelligenza è Vita, ed Egli è appunto quell attività. E la sua attività, che sussiste di per sé, è vita ottima ed eterna. Diciamo, infatti, che Dio è vivente, eterno ed ottimo; cosicchè a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna: questo, dunque, è Dio. Ma che cosa pensa Dio? Dio pensa la cosa più eccellente. Ma la cosa più eccellente è Dio stesso. Dunque, Dio pensa se stesso: è attività contemplativa di se medesimo: è pensiero di pensiero. Dio dunque è eterno, immobile, atto puro scevro di potenzialità e di materia, vita spirituale e pensiero di pensiero. Aristotele ha però creduto che Dio non bastasse, da solo, a spiegare i movimento di tutte le sfere celesti. Dio muove direttamente il primo mobile il cielo delle stelle fisse -; ma fra questa sfera e la Terra ve ne sono molte altre concentriche, digradanti e rinchiuse l una nell altra. Chi muove tutte queste sfere? Sono mosse dal moto derivante dal primo cielo oppure sono mosse da altre sostanze soprasensibili, immobili ed eterne, che danno movimento in modo analogo al Primo Motore. La prima soluzione non poteva quadrare con la concezione della diversità dei vari moti delle differenti sfere, che erano diversi e non uniformi, al fine di poter produrre, combinandosi in vario modo, il moto dei pianeti (che non è un moto perfettamente circolare). Pertanto non si vede come dal moto del primo cielo potrebbero derivare differenti moti, né come dall attrazione uniforme di un unico Motore potrebbero derivare moti circolari diretti in senso opposto. Perciò Aristotele introdusse la molteplicità dei motori, che pensò come sostanze soprasensibili, capaci di muovere in modo analogo a Dio, come cause finali (relativamente alle singole sfere). E questa una forma di politeismo? Il Divino designa un ampia sfera, nella quale rientrano molteplici e differenti realtà; Divino insomma è tutto ciò che è eterno e incorruttibile. Aristotele ha esplicitamente chiamato col termine Dio in senso forte solo il Primo Motore. E il libro teologico della Metafisica si chiude con la solenne affermazione che le cose non vogliono essere mai governate da una molteplicità di principi: Il governo di molti non è buono, uno solo sia il comandante (Omero). Le altre sostanze immobili sono gerarchicamente inferiori al Primo Motore Immobile; sono in qualche modo Dei inferiori. Dio (il Primo Motore) pensa e contempla se medesimo. Pensa anche il mondo e gli uomini che sono nel mondo? Che ci sia il mondo e quali siano i suoi principi universali è conoscenza che certamente il Dio aristotelico possiede. E certo, però, che gli individui in quanto tali, nelle loro limitazioni, deficienze e povertà, non sono conosciuti da Dio: questa esperienza dell imperfetto rappresenterebbe una diminutio per Dio. Gli individui empirici sono indegni, appunto nella loro empiricità e particolarità, del pensiero divino. Il Dio di Aristotele è oggetto d amore, ma non ama (o, al più, ama solo se stesso). L amore, per il Greco, è sempre amore acquisitivo, ricerca di ciò di cui si è mancanti, e Dio non manca di nulla.