CONVEGNO ALLA CONQUISTA DEL SUD. Il risiko bancario sulle spalle del Meridione Palermo, 9 novembre 2011



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CONVEGNO ALLA CONQUISTA DEL SUD. Il risiko bancario sulle spalle del Meridione Palermo, 9 novembre 2011 INTERVENTO PROF. DOMINICI Il mio tema è Banca, sviluppo e territorio, il quale sta nel contesto di un risiko bancario sulle spalle del Meridione e per il quale vorrei spendere qualche parola, sia pure brevemente. Il mio intervento consisterà in quali interessi stanno dietro la questione banca meridionale, in particola - re in Sicilia, nel cosa è in gioco, cosa era in gioco, in quali le responsabilità, qual è la funzione del credito, e quindi la vera funzione della banca, e qual è il futuro. Dichiaro subito una mia posizione culturale. Non è la banca che deve assolvere a determinate funzioni, addebitare alla banca certi ruoli che invece sono di altri, addebitare alla banca la crisi delle economie, è improprio. La funzione della banca è diversa, e, oggi peraltro, la banca ha una connotazione diversa dal passato. La banca, a mio avviso, non è più la banca, il credito è un prodotto della banca; questa è l evoluzione del sistema, e soprattutto nelle zone meridionali la perdita dei centri decisionali è della banca, non del credito, perché il credito c è. Il problema è che non c è più la banca, il che ha grandi e determinanti riflessi. I riflessi stanno in tante cose, soprattutto in un momento in cui si parla di federalismo, di contrattazioni a livello federale, con lo Stato. La Sicilia aveva l unico centro decisionale di dimensioni nazionali nel Banco di Sicilia, questo centro decisionale non l ha più. La Sicilia aveva nel Banco di Sicilia una fonte di classe dirigente, un po come la Banca d Italia, oggi non ce l ha più. La Sicilia aveva un centro di spesa, di forniture, rilevante sul piano dell indotto, perché la banca fa stampare moduli, acquista prodotti informatici, acquista prodotti dell arredamento, tutto questo è fuori, perché i centri decisionali sono fuori. Questo è il problema: la perdita della banca, non del credito; il credito c è, non abbiamo bisogno di nuove agenzie in Sicilia, ne abbiamo troppe. Ma ritorno al tema, vado per flash, perché qualcosa debbo dire pur sintetizzando molto,

sul risiko bancario sulle spalle del Meridione, perché su questo molto si è speculato: sulla crisi del sistema bancario, sul fatto che qualcuno abbia salvato il sistema in Sicilia. Io vi dico questo: se oggi ci fosse il Banco di Sicilia del dopo-crisi, quello che fu poi assorbito dal Banco di Roma, il Banco di Sicilia sarebbe una delle banche più solide d Europa per l attivo che aveva. Non aveva deri - vati, aveva un attivo molto solido, tanto è vero che all atto della fusione col Banco di Roma 18mila miliardi di titoli passarono dal Banco di Sicilia al Banco di Roma con 2mila miliardi di plusvalenza. Il rating del Banco di Sicilia nell emissione obbligazionaria era rilevantemente più favorevole di quello del Banco di Roma. Quando la finanza si accentrò, il Banco di Sicilia perdeva tutte le gare per i mutui anche pubblici, perché aveva una fonte di finanziamento a costo più alto di quanto non l avesse prima. Questo è il quadro. Nel dicembre 2002 il ministro Tremonti, in un convegno a Catania, ebbe a dichiarare: La classe dirigente meridionale della prima Repubblica si è fatta ruba - re le banche e il sistema bancario per cui oggi il sistema economico meridionale non ha più il supporto delle banche. Io feci un articolo - che poi feci leggere al ministro Tremonti quando venne per la commemorazione del centenario della nascita di La Malfa - ed era intitolato Anche lei signor Ministro, anche lei signor Ministro perchè? Perché c era un accordo para-sociale col mini - stro del Tesoro, che l assetto azionario del Banco non potesse essere variato senza l espresso assenso del ministro del Tesoro stesso. A quel tempo il ministro del Tesoro era Tremonti, il quale decise di variare l assetto azionario autorizzando la fusione con il Banco di Roma e scartando, tra l altro, un offerta di Unicredit, che era enormemente superiore in termini di prezzo. Questo per la cronaca; Unicredit si ritirò dalla gara perché il sistema bancario ha un suo fair play nelle operazio - ni. La verità qui era un altra, che bisognava salvare un istituto di credito di rilevanza nazionale molto più importante, il Banco di Roma, che era fortemente in crisi, e, a questo punto, la classe politica locale e anche le organizzazioni sindacali supine rispetto a interessi che erano estranei agli interessi della Sicilia, diedero il loro assenso. Perché è vero che CGIL e CISL, a livello nazionale,

avevano un interesse più rilevante nel salvare il Banco di Roma, anziché far permanere il Banco di Sicilia in Sicilia. Gli organi locali delle due sezioni sindacali non erano d accordo, ma poi dovettero soggiacere, anche perché a monte c era un interesse prevalente, che era poi condotto dall uomo più potente d Italia, che voi ben sapete chi era. Ma qual è stato il contributo al risanamento del Banco di Roma che viene fuori dal Banco di Sicilia? Il Banco di Sicilia per prendere la Sicilcassa non poteva assumere un attivo immobilizzato e non fruttifero, come quello della Cassa, senza poi su - birne le conseguenze. Che cosa succede? Succede che qualcuno dice: questa acquisizione non si fa, se questo attivo non diventa fruttifero. Per diventare fruttifero significa che l attivo che mi date, che era già stato svalutato del 40%, noi lo acquisiamo al 25%, perché per recuperarlo ho bi - sogno di 8 anni, e in quel periodo dobbiamo attualizzare al 12,50% l attivo. Posto che queste condizioni furono poste in maniera decisa - allora la fondazione Banco di Sicilia aveva un certo ruolo - se non si diceva sì a chi aveva posto queste condizioni l ingresso del Tesoro al Banco di Sicilia non sarebbe avvenuto. Tutto questo provocava riprese di valore su crediti, rispetto ai crediti realizzati, nell ordine di 800 miliardi l anno per diversi anni. Qualcuno disse: ma questi sono capitali svalutati, ma siccome c era già dentro il Banco di Roma furono distribuiti come utili al maggiore azionista che era il Banco di Roma. Si tratta di cose nell ordine di 700-800 miliardi l anno di ripresa di valore su crediti che derivavano dalla contribuzione della legge Sindona, a coprire il diva - rio fra un credito di 60 lire e un credito in bilancio di 25. Arriviamo a tempi più recenti. All interno del Banco di Sicilia la Regione, nell anno 2007, aveva ancora 3.800 miliardi di finanziamenti agevolati industriali, agrari, edilizi, su cui la Regione contribuiva col 75% del contributo in conto interessi, per creare un interesse agevolato nei confronti del cliente. Questi finanziamenti agevolati erano a tassi dal 12,50% al 14%, con una duration di circa 8 anni residui. Allora una finanziaria regionale disse: allora ristrutturiamo queste cose, parliamo con le banche. Non si fece nulla. Altra finanziaria regionale disse: allora diamo mandato all assessore al bilancio di novare questi mutui, di

trattare anche con altri, perché l 80% di questi mutui era Banco di Sicilia, perché, soprattutto nell agrario, Banco di Sicilia e Cassa di Risparmio erano il 70% del mercato del credito agrario e agri - colo in Sicilia. Trattiamo anche con altri istituti per vedere se questi mutui si possono novare. Una delle offerte era dell allora Credito Italiano, forse già Unicredito, che si diceva disponibile a novare i mutui per altri 10 anni al 5%. I tassi di riferimento per singole categorie, a quell epoca, andavano dal 3,80% al 4,50%. Nell agosto del 2009 interviene un accordo in cui si ristrutturano questi mutui al 9,98%; 0,02 meno del tasso di usura, mentre i tassi di riferimento andavano, come già detto, dal 3,80% al 4,50%. Tutto questo provocava un aumento dei ricavi del Banco di Sicilia dell ordine di circa 300 miliardi l anno, che, considerati gli 8 anni, diventavano 2.400 miliardi, il doppio dell allora buco della Sanità. Tutto questo veniva poi trasferito esentasse al Banco di Roma. Questo per enunciare che cosa è successo e quali sono stati i contributi che un po il contribuente siciliano e un po il Banco di Sicilia hanno dato all operazione di risanamento del Banco di Roma, con la responsabilità politica del sistema che a questo non si è opposto. C è un piccolo aneddoto che io ri - ferisco perché è stato oggetto di un mio articolo. Con lo stesso atto, nello stesso giorno, viene fatta l incorporazione di Bipop nel Banco di Roma e di Banco di Sicilia nel Banco di Roma, per poi es - sere scorporati come rete. Nello stesso atto, nello stesso giorno, l azione Banco di Roma nel con - cambio con Bipop viene valutata 3,10 euro, nel concambio con Banco di Sicilia viene valutata 5,20 euro mentre il mercato la quotava 2,10 euro. Non dico altro, questa è una notitia criminis. Questo dice che la responsabilità politica di certe cose non è della banca, non è del credito, è di altri. E stato un passaggio importante, c è stato un passaggio dalla banca-istituzione alla banca-impresa. La banca-istituzione, soprattutto pubblica, in un sistema bancario che era prevalentemente pubblico, la quale si addossa problemi sociali diventando banca-impresa, cambia funzione. Io capisco che questo non agevola la piccola impresa, soprattutto la piccola impresa meridionale, ma è la realtà ed è nella legge perché se guardate il Testo Unico il grande passaggio è questo: da banca-i-

stituzione a banca-impresa. Il sistema bancario, prevalentemente pubblico, si dava carico di certe cose; oggi al sistema impresa non gli si può far carico di certe cose, e allora, guardiamo che cos è la banca o cosa dovrebbe essere la banca? La banca non è soltanto l istituzione che dispensa credito. In Sicilia la rarefazione del credito, che c è stata, non si è sentita, perché sulla Sicilia si è abbattuto un grande flusso finanziario a pioggia, derivato dai fondi europei, secondo una idea molto importante di un economista che presiedeva la Regione, che era quello dello sviluppo spontaneo. La funzione della banca è quella di essere guida di un sistema, di allocare con efficienza le risorse, e quindi selezionare il territorio. Non si può chiedere alla banca di fare un altro mestiere. Oggi qual è la carenza che si vede nei nostri territori, soprattutto in un economia reale arretrata è la banca che ha la leadership del sistema, e diventa un punto di riferimento, di consulenza e di incentivo non soltanto per l impresa, in quanto impresa, ma anche per la pubblica amministrazione. La lontananza dei centri decisionali ha aggravato quella che è stata la modifica del sistema bancario, che oggi vede il credito come uno dei prodotti venduti, la banca, così, ha perso la sua funzio - ne. Erogare il credito non significa solo darlo, significa anche gestirlo, se io me lo vendo, lo do a terzi per realizzarlo non lo gestisco più, non sono più presente nel territorio, io stesso perdo la funzione, perdo la cultura della banca. Tutto questo è avvenuto, ma il credito può tornare in Sici - lia e nel Meridione, il problema è trovare le condizioni perché ciò avvenga. In un sistema inefficiente, inefficiente soprattutto per pubblica amministrazione, il problema è che la banca col credito non può tornare, può tornare soltanto in un sistema efficiente. Non posso addossare alla banca la funzione sociale di assistere il sistema, non è la funzione della banca, quindi bisogna attenuare quelle diversità che indubbiamente esistono fra il nostro sistema e i sistemi europei. Queste differenze esistono e non sono tutte positive, sono in gran parte negative. Io non credo, ad esempio, al Mediterraneo, e poi la classe dirigente africana si è tutta formata altrove, esce tutta da Parigi. Stiamo attenti, altri Paesi europei stanno prima e non è vero che sono più lontani di noi, noi ab-

biamo il lavoratore tunisino sui pescherecci, ma in Tunisia abbiamo due imprese o tre questa è la realtà. Mentre altri, Francesi, Tedeschi, ecc. hanno ben altro, quindi stiamo attenti. E vero che esiste questa nuova frontiera che rappresenta il Mediterraneo, i paesi africani, ma quando? Fra quanto tempo? Possiamo aspettare? Io credo che dovremo riformarci subito e allora quando avremo questa coscienza di riforma del sistema, probabilmente avremo anche il credito.