L imprenditoria immigrata contribuisce ad allargare la base imprenditoriale nazionale Il profilo tipico dell imprenditore immigrato

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2 L avvio di un impresa per chi ha già fatto il passo di abbandonare il proprio paese di origine rappresenta un importante prova del raggiunto livello di integrazione economica e sociale. Avere un idea di business, realizzarla nel paese di arrivo, costruire relazioni economiche - oltre che sociali - con la comunità di quel paese, acquisire reputazione e quindi rappresentare una certa affidabilità, sono tutti segnali che permettono di superare diffidenze ostacoli, pregiudizi e, soprattutto, permettono di garantire una continuità non esente da problemi per la presenza di una comunità straniera presente in un paese ad elevato reddito come l Italia. In sostanza la costituzione e la crescita della propria impresa per uno straniero, è uno dei punti più avanzati del processo di integrazione. Dopo le analisi fatte sulla numerosità di queste imprese, la loro distribuzione per settore, il loro forte contributo alla crescita del sistema aziendale presente in Italia, con questo Rapporto ci si è spinti a verificare se il sistema finanziario e creditizio fosse riuscito in questi anni e se riuscirà a farlo anche nel futuro ad operare come elemento di certificazione circa l avvenuta accettazione delle imprese extracomunitarie, proprio perché la fiducia finanziaria rappresenta uno dei passi decisivi per il pieno riconoscimento della cittadinanza sociale. L imprenditoria immigrata contribuisce ad allargare la base imprenditoriale nazionale I dati relativi alle imprese individuali con titolare di nazionalità extracomunitaria mostrano una crescita importante nel corso degli ultimi anni delle attività imprenditoriali e contestualmente rilevano un peso significativo di oltre il 34% del totale delle nuove imprese individuali nazionali (Cfr.Tab.1 Rapporto).Va dunque sottolineato l importante ruolo di sostegno all allargamento della base imprenditoriale nazionale le cui dinamiche risultano invece complessivamente molto più deboli. Negli ultimi 5 anni le imprese individuali gestite e controllate da immigrati sono passate da circa 100 mila ad oltre 227 mila unità, con tassi di crescita sempre superiori al 10% annuo (con un lieve rallentamento solo nell ultimo anno).tale dato risulta particolarmente significativo soprattutto se confrontato con il tasso di crescita della base imprenditoriale complessiva nazionale che nel 2006 è risultato pari all 1,21%, dato ancora inferiore a quello dell anno precedente (1,61% nel 2005). È un imprenditoria giovane, caratterizzata anche da una spiccata propensione ad avviare iniziative in proprio, se si pensa che circa il 15% degli imprenditori immigrati ha meno di 30 anni. La distribuzione per attività vede una forte concentrazione delle imprese con titolari extracomunitari nel settore del commercio che assorbe oltre il 40% delle attività, delle costruzioni per il 29,9% e dei servizi e che hanno registrato una consistente variazione dal 2005 al 2006 (+12,6%), che nel complesso ammonta a oltre 25 mila unità (Cfr.Tab.4 Rapporto). Di minor rilievo le imprese attive nel segmento manifatturiero dove le oltre 25 mila unità sono distribuite per circa il 50% sulle attività relative all intera filiera del tessile - abbigliamento. Va sottolineato anche il buon andamento delle attività dei servizi, settore nel quale il ruolo dell imprenditoria extracomunitaria diventa basilare e sostitutivo della scarsa presenza di soggetti nazionali. Si pensi, per esempio, alle attività di assistenza alla persona ed ai servizi di pulizia, in cui confluisce anche una buona parte della manodopera extracomunitaria, regolare e non. Il profilo tipico dell imprenditore immigrato Il grafico seguente evidenzia che la maggior parte degli imprenditori è entrata in Italia dopo il 1990 (solo il 20% è qui da prima) e principalmente dopo il 1995 (il 60% è entrato in Italia negli ultimi 12 anni). L avvio dell attività di impresa è iniziato massicciamente nel corso del 2000 (fino al 1999 solo il 10 % delle imprese era nato), e ha raggiunto il suo picco di sviluppo nel 2005, anno in cui sono nate oltre il 20% delle imprese analizzate. II

3 Distribuzione degli imprenditori per data di arrivo in Italia 25,00 20,00 Anno di avvio Anno di arrivo 15,00 10,00 5,00 0,00 Prima del 1990 Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta Si tratta in massima parte di imprese nuove (solo il 12% ha rilevato l attività da altri imprenditori, di queste il 66% apparteneva ad imprenditori italiani). Il livello di istruzione è buono: il 66%, infatti, ha frequentato la scuola oltre l età di 17 anni, mentre solo il 3% non ha avuto alcuna frequentazione scolastica. Le prospettive dell impresa sono funzionali ad una presenza stabile in Italia (circa il 67% dichiara di voler rimanere in Italia per sempre, mentre solo il 14% dichiara di voler ritornare al paese di origine dopo un periodo di vita in Italia). Le imprese sono per il 70% ditte individuali senza addetti, tuttavia il 15% ha un collaboratore del proprietario, un ulteriore 12% ha fino a 5 addetti e oltre l 1% ha più di 10 addetti. Complessivamente si tratta di imprenditori abbastanza evoluti, piuttosto intraprendenti, che operano sul mercato italiano con relazioni prevalentemente italiane sia per quanto riguarda i clienti, sia per quanto riguarda i fornitori. Inoltre, si tratta di imprese le cui caratteristiche relazionali sono nate e si sono sviluppate direttamente in Italia dopo l avvio dell attività, anche quando si tratta di relazioni con operatori e persone provenienti dal paese di origine dell imprenditore. Per quanto riguarda la dimensione, le imprese censite dal campione fanno registrare prevalentemente una crescita: infatti solo il 15% dichiara una contrazione del fatturato negli ultimi tre anni, sono invece il 23% quelle che dichiarano un fatturato in crescita nel medesimo periodo. Questo è vero per tutti i settori tranne che per il commercio, dove le imprese che hanno visto diminuire il proprio giro d affari sono in numero superiore a quelle che l hanno visto aumentare. La crescita delle vendite corrisponde ad un aumento atteso dei guadagni. L impiego di tali guadagni è prevalentemente destinato ad un incremento dei consumi (ciò vale per quasi la metà degli imprenditori), mentre una piccola quota è destinata ad incrementare le rimesse (poco più del 2%). Circa un quarto degli imprenditori intervistati ritiene di dover investire i maggiori guadagni nel rafforzamento della propria attività. I settori maggiormente interessati a tale ipotesi sono le costruzioni mentre è minore la propensione all investimento da parte dei settori manifatturieri. III

4 Impiego previsto dei profitti aziendali per settore Consumi Investimenti Risparmio Rimesse Agricoltura Industria manifatturiera Costruzioni Commercio Servizi Totatle Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta Sotto questo profilo le etnie maggiormente interessate ad incrementare l attività di investimento sono quelle dell est-europa, mentre una minore propensione si rileva per gli imprenditori africani, che sono peraltro anche quelli che destinano maggiori risorse al trasferimento verso il paese d origine. L incremento del consumo locale e il relativo basso contributo al flusso delle rimesse per il migrante imprenditore è un risultato di grande interesse sotto il profilo sia dell integrazione, sia della crescita economica. L attività di investimento coinvolge complessivamente quasi il 60% delle imprese, tuttavia solo il 15% investe con continuità tutti gli anni. Il 27% delle imprese, pari a poco meno della metà degli investitori, effettua investimenti solo occasionalmente. I più assidui investitori si trovano nei settori delle costruzioni e dei servizi, mentre sotto il profilo della provenienza, gli imprenditori dell Europa orientale sono sia i più propensi all investimento, sia quelli che lo fanno con maggiore continuità. Destinazione delle risorse investite 70 Affitto uffici/locali Acquisto uffici/locali Acquisto macchinari/attrezzature Formazione 60 Informatizzazione Pubblicità/promozione Sicurezza Qualità Agricoltura Industria manifatturiera Costruzioni Commercio Servizi Totale Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta IV

5 La destinazione delle risorse per investimenti diverge sotto qualche profilo dalla modellistica classica delle microimprese. Infatti la maggior parte delle imprese realizza investimenti in macchinari e attrezzature, tuttavia una quota elevata di investimenti in informatizzazione e sicurezza supera il tradizionale acquisto/locazione di locali delle microimprese italiane.tale indicazione è particolarmente vera per i settori agricolo e delle costruzioni, mentre per i settori manifatturieri, dei servizi e del commercio l affitto degli immobili assume un peso particolarmente significativo fra le destinazioni di investimento Valore medio dell investimento effettuato negli ultimi 3 anni (migliaia ) 0 Est Europa Cina Altri Asia Africa Agricoltura Industria manifatturiera Costruzioni Commercio Servizi Totale Fonte: elaborazioni su rilevazione diretta La dimensione dell investimento è mediamente di euro. Si tratta quindi di investimenti di piccola entità, sostenibili attraverso strumenti di microcredito o di credito al consumo. D altronde, tale dimensionamento è coerente con la tipologia centrata su investimenti immateriali come quelli in sicurezza e informatizzazione. Fonti di finanziamento per settore Denaro che aveva da parte Finanziamenti di istituzioni pubbliche Finanziamento di una finanziaria Non risponde Aiuto da amici/parenti Finanziamento della banca Altro Agricoltura Industria manifatturiera Costruzioni Commercio Servizi Totale Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta Dal punto di vista delle fonti finanziarie, il dato che emerge è che il ricorso all autofinanziamento è la modalità assolutamente prevalente e gli imprenditori fanno comunque ricorso ad un mix di fonti diversificate. Pertanto l autofinanziamento si affianca al supporto da parte di amici e parenti (per il 16%), dalle banche (per il 15%) e V

6 in misura minore da altri istituti finanziari (5%). Il finanziamento da parte delle istituzioni pubbliche non supera il 2,3%, indice di una difficoltà di accesso di questo tipo di imprese al sostegno finanziario delle politiche pubbliche dedicate alle imprese, alle categorie svantaggiate e discriminate e alle iniziative dell integrazione. Sotto il profilo settoriale il ricorso al finanziamento bancario è particolarmente elevato per le imprese dei servizi e della manifattura.viceversa l autofinanziamento è nettamente prevalente nei settori delle costruzioni e dell agricoltura. È interessante notare come siano diversificate le remore a rispondere a tale domanda, che presuppone alcune difficoltà nel reperimento di fondi e quindi il rischio di marginalità rispetto al circuito finanziario. Sempre nel settore dei servizi si concentrano le imprese che fanno il maggiore ricorso ad altre istituzioni finanziarie: l 11% è più del doppio rispetto alla media dell intero campione. Fonti di finanziamento per provenienza Denaro che aveva da parte Aiuto da amici/parenti Finanziamenti di istituzioni pubbliche Finanziamento della banca Finanziamento di una finanziaria Altro Non risponde Est Europa Cina Altri Asia Africa Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta Sotto il profilo etnico sono gli imprenditori dell est Europa e africani a fare il maggiore ricorso al finanziamento bancario.viceversa gli imprenditori cinesi sono più propensi al finanziamento da parte della comunità (amici o parenti), che rimane una modalità molto utilizzata da tutte le etnie con l eccezione degli imprenditori dell Europa orientale. Gli imprenditori cinesi e in misura minore anche gli africani evidenziano le remore maggiori a dichiarare la fonte dei finanziamenti. Le etnie che hanno una maggiore propensione ad investire sono i cinesi e gli imprenditori dell Europa orientale, che mostrano sia una crescita nelle intenzioni di investimento rispetto al 2005, sia una riduzione del numero dei non investitori nel Gli imprenditori in maggiore difficoltà sotto questo profilo sono quelli di origine africana. Il modello di investimenti previsto si mantiene stabile rispetto a quello già effettuato. L approccio al settore bancario: caratteristiche e attese I rapporti con il settore bancario evidenziano che circa il 70% degli imprenditori ha rapporti con le banche, fra questi il 6% ha rapporti con più di un istituto di credito, mentre il 64% ha rapporti con un solo istituto bancario.tale quota è molto maggiore per gli imprenditori dell Europa orientale, mentre appare più bassa per gli imprenditori africani.tale differenza appare più marcata se si fa riferimento alle attività di impresa; infatti, nel settore dei servizi e in quello delle costruzioni il rapporto con le banche è molto più frequente di quanto non avvenga nel settore del commercio. Si tratta di banche italiane nella quasi totalità dei casi, men- VI

7 tre la quota delle banche estere è assolutamente marginale e viene utilizzata esclusivamente dagli imprenditori di origine africana. I servizi bancari più utilizzati sono quelli del conto corrente (il 95%) e della gestione degli incassi e pagamenti (il 24%). Il servizio di money transfer coinvolge circa l 11% degli imprenditori e riguarda prevalentemente quelli di origine asiatica e in misura minore quelli di origine africana. Sotto il profilo relazionale si rileva che la qualità percepita dei servizi bancari è buona per il 50% degli imprenditori, mentre è pessima o sufficiente per appena il 27%. Quindi le relazioni appaiono avviate e abbastanza apprezzate, aspetto confermato anche dalla dichiarazione di un buon rapporto percepito dagli imprenditori con la banca. I giudizi sull evoluzione della qualità sono positivi e indicano un generale miglioramento, particolarmente marcato per le imprese del settore dei servizi, mentre appare in peggioramento per le imprese del settore agricolo e delle costruzioni. Sono soprattutto gli imprenditori dell Europa orientale a definire un quadro di miglioramento della qualità dei servizi, mentre i più scettici sono gli imprenditori africani. L aspetto dei servizi bancari in cui tale miglioramento è più chiaro e univoco concerne la chiarezza dei servizi offerti. Ciò indica che uno sforzo di comunicazione efficace per la definizione dei servizi e delle condizioni di accesso è stato compiuto dalle banche ed apprezzato da questo tipo di clientela. Il giudizio sul costo del debito non presenta un trend positivo, e per questo motivo appare come l aspetto cui gli imprenditori sono più sensibili. I servizi cui accedono gli imprenditori sono molti; tuttavia solo il 40% ha chiesto direttamente un prestito alla banca, di cui la maggior parte solo una volta, ma una quota anche più volte. Tale richiesta è stata accolta dalla banca nei due terzi dei casi, mentre un terzo delle richieste è stato rifiutato. I più rifiutati sono gli imprenditori africani, mentre i più accettati sono gli imprenditori dell Europa orientale. Le attività nei settori agricolo, delle costruzioni e dei servizi sono quelle meno apprezzate dal settore bancario. Tali analisi hanno riguardato investimenti di dimensione media i cui importi si aggirano attorno ai euro e le cui finalità sono l avvio o l acquisto dell attività e la gestione della stessa (40% complessivo); tuttavia una quota significativa di prestiti (26%) è stata richiesta per l acquisto o la ristrutturazione della casa. Dimensione media del prestito richiesto Est Europa Cina Altri Asia Africa Agricoltura Industria Costruzioni Commercio Servizi Totale manifatturiera Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta Le diverse etnie si comportano in modo differenziato rispetto alle finalità di richiesta del prestito. Infatti, se la quota prevalente degli acquisti e avviamenti è realizzata da imprenditori di origine asiatica (cinesi e indo-pa- VII

8 kistani), la quota prevalente di acquisto di beni strumentali (macchinari, furgoni e camion) è realizzata da imprenditori dell Europa orientale. Finalità di richiesta del prestito Est Europa Cina Altri Asia Africa Totale comperare/avviare l attività gestire/migliorare l'attività comperare negozio/magazzino/ufficio comperare furgone/camion comperare macchinari/attrezzature comperare casa/ristrutturare comperare auto/moto arredo/acquisto mobili casa motivi personali/famiglia (studio, ricongiungimento, funerale) avviare seconda attività pagare debiti Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta I finanziamenti accordati sono soprattutto finanziamenti rateali a scadenza ravvicinata e mutui a lunga scadenza. Una quota abbastanza significativa è rappresentata dai fidi di conto corrente. Le garanzie richieste sono di tipo economico (dichiarazioni dei redditi, buste paga) e relazionali (garanzie associazioni e confidi, nonché garanti esterni). Non c è dubbio, quindi, che le imprese che hanno ottenuto i prestiti richiesti siano imprese ad elevata affidabilità. In questo caso le tipiche garanzie reali richieste dalle banche agli imprenditori sono molto meno frequenti a vantaggio di altre indicazioni di tipo economico ed amministrativo (anche il permesso di soggiorno viene molto richiesto). Dimensione del prestito per finalità di utilizzo Comprare/ Gestire/ Comprare Comprare Comprare Comprare Comprare altro avviare migliorare negozio/ furgone/ attrezza- casa auto attività l attività magazzino/ camion ture ufficio fino ,00 27,66 55,56 34,55 53,57 12,16 54,05 56, ,00 14,89 0,00 30,91 17,86 6,76 21,62 18, ,33 14,89 11,11 7,27 7,14 4,05 0,00 6, ,33 4,26 0,00 3,64 3,57 1,35 0,00 0,00 più di ,67 6,38 11,11 5,45 3,57 51,35 10,81 0,00 non risponde 21,67 31,91 22,22 18,18 14,29 24,32 13,51 18,75 Totale % Fonte: elaborazioni Nomisma su rilevazione diretta I dati di riferimento relativi alla dimensione del prestito rispetto alla dimensione dell investimento generano due riflessioni: la prima è che la dimensione più elevata delle richieste di finanziamento è finalizzata all acquisto VIII

9 dell abitazione, la seconda è che togliendo tale motivazione fra quelle della richiesta di prestito la dimensione media si dimezza rispetto al dato complessivo, tuttavia rimane quasi doppia rispetto a quella della dimensione dell investimento. Ciò significa che i soggetti che si rivolgono alle banche lo fanno per finanziare attività importanti della struttura aziendale e che sono gli imprenditori più evoluti che avviano un rapporto di prestito con le banche. L analisi della dimensione di finanziamento rispetto alla finalità indica che gli imprenditori dispongono già di alcune somme importanti per l acquisto e ricorrono al finanziamento bancario prevalentemente come integrazione e finalizzazione. Infatti, i prestiti di dimensione contenuta sono prevalenti nelle aree dell acquisto di strutture operative fisse, come il negozio o il magazzino. Si tratta di una misura sostanzialmente più bassa rispetto a quella destinata all acquisto dell abitazione, per la quale vengono richieste somme superiori ai euro. Anche l acquisto di attrezzature evidenzia una dimensione contenuta del ricorso al prestito; tuttavia è plausibile che si tratti di attrezzature poco costose, legate a settori di attività a basso contenuto di capitale (come sono tipicamente le attività avviate dalle imprese extracomunitarie). Interessante notare come le richieste di finanziamenti collegati all avvio dell attività siano di dimensione limitata, tuttavia complessivamente più elevata rispetto alle richieste effettuate per la gestione dell investimento in sviluppo dell azienda. Il profilo del rapporto fra investimento e richiesta di finanziamento da parte degli imprenditori immigrati è evoluto, centrato prevalentemente sull avviamento dell attività di impresa, misurato sulle esigenze specifiche operative della crescita aziendale e integrato rispetto ad altre risorse finanziarie già a disposizione dell imprenditore stesso. Tale atteggiamento può essere l effetto di una maggiore diffidenza dell imprenditore rispetto ai servizi finanziari, oppure di una maggiore attenzione/cautela dedicata dagli istituti finanziari alle imprese di questo genere. Probabilmente entrambi i fenomeni sono presenti nel contesto operativo del rapporto fra banche e imprese immigrate. Il modello adottato dagli istituti finanziari nel rapporto con le imprese percorre sistemi leggermente diversi rispetto a quanto avviene per le imprese italiane. Proprio perché la garanzia reputazionale assume un connotato di maggiore spessore, gli istituti finanziari tendono a far svolgere una pre-selezione alle associazioni di categoria e ai consorzi di garanzia. Tuttavia, anche il ricorso degli imprenditori al credito, pur assumendo un approccio diretto ed immediato visto che sono più frequenti le richieste di finanziamento per l avvio dell attività rispetto a quelle relative all ampliamento della stessa, testimonia un atteggiamento di cautela legato alle incertezze sulle performance dell impresa. In questo caso il ricorso al capitale proprio risulta essere più accettabile e sicuro di quanto non avvenga per il capitale a prestito. In buona sostanza la dinamica delle imprese immigrate ricalca quella tipica delle piccole imprese italiane degli anni 70 e 80 in cui l autofinanziamento rispondeva ad un bisogno di sicurezza e di flessibilità che l indebitamento non poteva garantire. Tale profilo è però destinato a modificarsi nel tempo con la migliore strutturazione delle imprese e con una maggiore stabilità di risultati nel corso del tempo. A tale proposito si rileva dall analisi che circa il 10% delle imprese fa ricorso a prestiti superiori a euro e circa il 4% supera i euro di richiesta di finanziamento. Tali imprese si caratterizzano per il fatto di avere un anzianità superiore ai 10 anni e di avere dimensioni maggiori della media. Sono queste le caratteristiche che definiscono il percorso imprenditoriale di successo degli immigrati; strada piuttosto simile a quella già sperimentata, anni prima, dagli imprenditori autoctoni. In sostanza, si rileva una crescita del rapporto fra imprenditori immigrati e sistema bancario, sia sotto il profilo della facilità di accesso, sia sotto il profilo della profondità del rapporto, testimoniato dalla varietà dei servizi offerti e dalla chiarezza con cui vengono forniti. Complessivamente il tasso di rifiuto, che si colloca attorno al 15%, appare solo leggermente più elevato di quello medio nazionale, non tale da rappresentare un fenomeno di selezione avversa. IX

10 Caratteristiche della domanda di credito Dinamica degli impieghi - Confronto POI e Imprese Individuali Numero indice base =1 3,5 1,3 Numero indice base giu05=1 Ditte individuali POI 3 2,5 2 1,5 1 0,5 Ditte individuali POI Imprese individuali giu 03 dic 03 giu 04 dic 04 giu 05 dic 05 giu 05 1,1 0,9 0,7 0,5 Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF e Bannca d Italia La dinamica del credito alle imprese amministrate da imprenditori stranieri se si esamina l intero periodo di osservazione appare in decisa espansione, coerente peraltro con quanto osservato per il comparto delle imprese individuali tramite i dati di Banca d Italia. Il ritmo di crescita dei volumi di finanziamento erogati ai Piccoli Operatori Immigrati (POI) è tale da far triplicare il valore del numero indice tra giugno 2003 e giugno Questa percezione di rapida crescita ha destato particolare attenzione nell industria bancaria tanto che alcuni operatori hanno deciso di puntare a questo target emergente di clientela con offerte specifiche.tuttavia, osservando il panorama bancario nel suo complesso, nonostante evidenti segnali di apertura, si denota un ritardo di preparazione, analisi ed in alcuni casi anche di interesse nei confronti di questo segmento così significativo, al quale ci si limita per lo più ad offrire prodotti bancari generici, scarsamente differenziati e spesso non in linea con le loro reali esigenze quotidiane. Questo è in parte dovuto all assenza di modelli di valutazione specifici, oggi sempre più richiesti anche dalle nuove regole di Basilea II ed agli alti costi di raccolta di informazioni e di gestione a cui non corrispondono sempre altrettanti adeguati margini di profitto. Analizzando quali tipologie di banche finanziano le imprese immigrate, emerge - nell ultimo trimestre rilevato - che il mercato è coperto in misura significativa dalle banche di dimensioni piccole con una quota pari a circa il 26,79%, mentre le medie e le grandi detengono rispettivamente il 19,44 ed il 20,48% di questo specifico mercato. A sostegno della crescita delle banche minori (fortissima negli ultimi tre anni) impattano sicuramente la prossimità, il presidio del territorio, oltre alla semplicità dei prodotti e della relazione che avvicinano più facilmente l imprenditore immigrato alla banca. X

11 Banche: distribuzione del numero di contratti per categoria dell ente finanziatore - Giugno ,3 % 26,8 % 20,5 % 19,4 % 7,9 % MAGGIORI GRANDI MEDIE PICCOLE MINORI Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Studiando le consistenze e non più il numero di contratti, sono sempre le banche ad erogare più credito alle imprese immigrate delle società finanziarie. Le maggiori e le grandi banche, a giugno 2006, coprono più del 40% del mercato mentre il 23,38% è coperto dalle piccole banche. L analisi dei finanziamenti ai POI per durata e forma tecnica denota uno spostamento da finanziamenti a breve verso quelli a medio-lungo termine, ad ulteriore conferma che il processo di integrazione sta entrando in una fase più matura. Distribuzione delle consistenze per durata del finanziamento 100% 80% 60% 40% 20% 0% giu 03 dic 03 giu 03 dic 03 giu 03 dic 03 giu 03 <= > 60 Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF XI

12 Il rischio di credito Indici di rischio di credito dei POI 8 % 6 % 4 % 2 % 0 % giu 03 dic 03 giu 04 dic 04 giu 05 dic 05 giu 06 Tasso di sofferenza Tasso di insolvenza grave Tasso di insolvenza leggera Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Il tasso di insolvenza grave e leggera dei POI è sostanzialmente stabile nel corso dell intero periodo di osservazione. È invece in aumento il tasso di sofferenza (quasi l 8% a giugno 2006). Tale situazione è correlata al forte drenaggio di risorse dal segmento imprese, favorito talora anche da logiche commerciali poco prudenti per le banche a cui si aggiunge un utilizzo significativo della linea di credito degli imprenditori immigrati che porta l industria bancaria a decretare rapidamente lo stato di messa in sofferenza. La rischiosità complessiva per i POI passa da valori poco inferiori al 10% fino al 14,5%: il rischio di credito complessivo, che a giugno 2003 è per ordine di grandezza prossimo a quello delle Ditte Individuali (DI) e Piccoli Operatori Economici (POE), cresce nel corso dei semestri di osservazione in modo allineato e conforme alla maturità dei contratti. Quello dei POE rimane complessivamente stabile, portandosi dal 10,53% di giugno 2003 al 10,11% di giugno Rischiosità di credito complessiva: POI a confronto con i POE DI giu03 dic03 giu04 dic04 giu05 dic05 giu06 POI 9,22% 10,63% 12,08% 12,52% 13,40% 14,31% 14,41% POE-DI 10,53% 11,25% 11,28% 11,41% 10,58% 10,59% 10,11% Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Confronto del tasso di sofferenza tra POI, POE DI, Etnie Panel 8% 6% 4% 2% giu 03 dic 03 giu 04 dic 04 giu 05 dic 05 giu 06 POI POE-DI POI-etnie panel Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF XII

13 Entrando maggiormente nel dettaglio, il confronto dei tassi di sofferenza delle tre popolazioni (è stato aggiunto a quelli su POI e POE-DI il dato sulle etnie del panel) mette in luce differenze tra gli indici sia numeriche sia di trend. Il tasso di sofferenza per i POI e per le etnie del panel è sostanzialmente allineato e crescente nel tempo, mentre quello dei POE (al 4,7% a giugno 2006) decresce tra giugno 2003 e giugno 2006, sia per la crescita degli impieghi il cui effetto agisce sul denominatore dell indice, sia per l introduzione di sistemi di controllo e monitoraggio del credito di cui le banche si sono dotate per ottemperare agli obblighi imposti dallavigilanza. Inoltre le POE-DI hanno già affrontato un forte processo di selezione che ha consentito solo alle più solide da un punto di vista patrimoniale di restare sul mercato. Il confronto del tasso di sofferenza tra POI e POE-DI ottenuto come ponderazione di volumi a sofferenza rispetto allo stock di volumi erogati, pur collocando gli indici intorno a valori inferiori rispetto a quelli calcolati sulle posizioni, conferma in assoluto i trend già analizzati. 4 % Confronto del tasso di sofferenza in volumi tra POI e POE DI 3% 2% 1% giu03 dic03 giu04 dic04 giu05 dic05 giu06 POI POE-DI Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Il tasso di decadimento è la percentuale, in numero, di crediti passati a default con 3 (90 giorni) o 6 o più rate (180 giorni) scadute o di crediti passati a sofferenza in 12 mesi rispetto al totale dei crediti current (in essere e non a default) all inizio di ogni periodo di riferimento. Il tasso di decadimento verifica l effetto dei fattori che agiscono simultaneamente su finanziamenti appartenenti a periodi diversi. Confronto del tasso di decadimento a 90 e 180 giorni POI e POE DI 9% 7% 5% 3% 5% 0,08 0,08 0,07 0,05 0,04 0,04 3% 0,02 0,04 0,04 0,03 0,05 0,02 0,02 1% giu 05 dic 05 giu 06 giu 05 dic 05 giu 06 POE-DI POI POE-DI POI Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Anche mediante questo tipo di indice, che per caratteristiche offre la fotografia di quello che è possibile osservare nel breve periodo per il rischio di credito, si possono apprezzare le differenze tra le popolazioni di POI e POE-DI. Il rischio risulta crescente per i POI nei tre semestri di osservazione e aumenta altresì per i POE, XIII

14 sebbene su questo segmento sulla base dei dati aggiornati a settembre 2006 sia possibile rilevare un rientro dell indicatore. Matrice del rischio atteso e delle opportunità Lombardia Emilia-Romagna Toscana Potenzialità - Giugno 2006 Lazio Veneto Friuli-Venezia Giulia Abruzzo Campania Puglia Liguria Calabria Molise Piemonte Sicilia Marche Umbria Basilicata Trentino Alto-Adige Sardegna = Ditte individuali Credit Bureau Score medio - giugno 2006 Fonte: elaborazioni CRIF Decision Solutions su dati CRIF Il grafico sulla Matrice del rischio e delle opportunità confronta il rischio atteso per i POI con le opportunità di business che possono essere generate dal segmento stesso. Sull asse delle ascisse è riportato l indice che esprime il rischio atteso per i POI nei confronti del sistema finanziario (Credit bureau score), calcolato per ogni regione. Sull asse delle ordinate è riportata la richiesta di finanziamento dei POI a giugno 2006 (potenzialità). La dimensione della bolla dipende alla numerosità di ditte individuali che si trovano sul territorio (dati Movimprese, giugno 2006). Sebbene entrambe le grandezze - potenzialità e Credit Bureau Score medio - non abbiano un range di variazione particolarmente elevato, emergono dall analisi alcune evidenze: nella Regione Lazio sono i finanziamenti pubblici a collocare i POI regionali in quella posizione: sebbene ci siano infatti molte imprese attive (dimensione bolla), la richiesta è in linea con la media e lo score esprime un rischio basso in termini prospettici; nelle Regioni Lombardia e Piemonte le elevate potenzialità date dal territorio spingono le imprese ad un maggiore ricorso al credito - più elevato della media - sebbene il rischio sia di poco inferiore al valore medio; nelle Regioni Emilia Romagna etoscana, esiste un livello di rischio più elevato - anche se in termini di sviluppo commerciale queste aree potrebbero essere molto interessanti per le banche - dovuto con molta probabilità ad una forte vocazione ai servizi e alla distribuzione (per la Toscana pesa anche il sistema moda con le comunità cinesi). Gli scenari di medio termine Sebbene risulti difficile misurare il costo complessivo derivante dai flussi migratori nel nostro sistema economico, è relativamente più semplice cercare di stimare quanto valore può essere prodotto dall immigrazione sotto forma di attività economiche realizzate ex-novo, non sostitutive di attività esistenti. La misurazione dell impatto dell imprenditoria immigrata sull economia nazionale avviene attraverso la costruzione di scenari basati su alcune ipotesi di tasso di imprenditorialità (elevati per tutti i gruppi classificati per area di provenienza) e di performance economica. XIV

15 Quest ultimo dato è calcolato sul valore atteso degli investimenti effettuati dalle imprese gestite da imprenditori immigrati: la stima evidenzia che l investimento complessivo nello scenario di base è pari a poco più di 2,8 miliardi di euro, e corrisponde all 1,2% dell investimento complessivo annuale nel sistema economico italiano. Nello scenario ottimistico tale valore ammonta a 3,3 miliardi di euro, pari all 1,4% dell investimento complessivo del sistema. In entrambi i casi le imprese previste dallo scenario rappresentano circa il 10% dell intero patrimonio imprenditoriale italiano. Si tratta infatti di una proiezione che porta la numerosità delle imprese gestite da imprenditori di origine extracomunitaria a nello scenario base e a nello scenario ottimistico. Il modello utilizzato si basa sulle matrici intersettoriali dell economia italiana elaborate da ISTAT per il 2003 e utilizza come dati di input la domanda di investimenti delle imprese gestite da imprenditori extracomunitari desunta dall indagine diretta rappresentativa elaborata nel corso della ricerca. Nello scenario base, l analisi degli effetti complessivi evidenzia che le imprese extracomunitarie sono in grado di attivare, con la sola attività di investimento, circa 4,4 miliardi di euro di produzione interna aggiuntiva, con circa 30 mila addetti in più rispetto all autoimpiego. Nello scenario ottimistico, la produzione aggiuntiva ammonterebbe a 5,1 miliardi di euro con circa addetti in più rispetto all autoimpiego. In entrambi gli scenari sono le attività industriali, specialmente dei settori meccanica e servizi alle imprese ad ottenere i maggiori contributi in termini di produzione aggiuntiva. L analisi degli scenari per etnia evidenzia che i risultati migliori in termini di produzione derivano dall immigrazione cinese, tuttavia se si raffronta il dato di produzione complessiva con il dato di investimento l immigrazione di origine europea appare più efficace nel produrre attività economica per il sistema produttivo italiano. Sotto questo profilo le imprese dell Europa dell est sono in grado di attivare una domanda manifatturiera più elevata, mentre le imprese cinesi danno maggiore impulso alla produzione di servizi. Le imprese di origine africana presentano un modello simile a quello delle imprese dell Europa orientale, tuttavia il tasso di sviluppo prodotto dalle imprese africane risulta meno importante. L impatto delle imprese gestite da immigrati provenienti da altre aree asiatiche è piuttosto limitato, pari a circa un sesto dell impatto medio delle imprese gestite da immigrati provenienti dalle altre aree. Nel complesso, gli scenari calcolati indicano che il valore medio di crescita del prodotto nazionale generato dalla crescita dell imprenditoria immigrata può variare da 2,4 milioni di euro a 2,8 per ciascun immigrato presente sul territorio nazionale. Questi risultati appaiono diversi se tale immigrazione assume connotati di maggiore selettività; tuttavia in tutte le condizioni di scenario il valore medio aggiuntivo per immigrato è superiore al costo medio per immigrato. Lo sviluppo dell attività imprenditoriale per l immigrazione è quindi un significativo elemento di crescita economica e di abbattimento del costo di integrazione ed è in grado di generare un valore aggiuntivo per il sistema produttivo nazionale. Conclusioni L analisi sui comportamenti finanziari delle imprese immigrate effettuata in questo Rapporto evidenzia la solidità del fenomeno delle aziende extracomunitarie in Italia. Non solo la presenza di tali imprese risulta in crescita accelerata sin dalla prima metà di questo decennio, ma costituisce il segnale di una significativa integrazione economica degli immigrati nel nostro paese. Infatti, l attività di impresa è pensata come strumento per la stabilizzazione del reddito e della capacità di permanenza in Italia, tanto che le risorse economiche estratte dall attività imprenditoriale vengono in massima parte reinvestite per il consolidamento dell attività stessa. Un elemento cruciale riguarda la dimensione delle rimesse, che nel caso degli imprenditori immigrati, rappresentano una quota molto modesta delle intenzioni di impiego dei profitti di impresa. Anche per questo motivo l attività imprenditoriale rappresenta lo strumento più diretto di reimpiego dei risparmi in attività pro- XV

16 duttive nel sistema economico italiano, aumentando l efficacia del contributo economico dell immigrazione alla crescita economica nazionale. In questo contesto, il rapporto con il sistema finanziario appare decisivo. L analisi ha mostrato che le imprese sviluppano una dimensione media di investimento modesta, tuttavia il percorso di finanziamento procede in massima parte attraverso risorse finanziarie proprie, come l autofinanziamento o il ricorso a reti personali di prestatori. Nella fase di start up gli imprenditori immigrati dimostrano delle difficoltà ad accedere al credito in quanto, non avendo una storia creditizia consolidata alle spalle, non sono facilmente valutabili. Sarebbe pertanto opportuno pensare di costruire anche in Italia sistemi di informazioni alternativi o complementari a quelli tradizionali (modello del debit bureau ), che consentono di valutare l affidabilità creditizia attraverso la ritualità di altri pagamenti come bollette, canoni, ecc. e che, entrando nei modelli di valutazione degli operatori finanziari, favoriscono l accesso al credito soprattutto delle iniziative imprenditoriali start-up riducendo la rischiosità media delle operazioni. Le imprese che presentano un profilo più strutturato, con dimensioni maggiori e capacità di investimento più elevate, accedono al sistema bancario con più facilità. Pertanto, si configura un rapporto evoluto fra imprenditore immigrato e istituto di credito, in cui la dimensione del prestito richiesto è molto superiore alla dimensione dell investimento medio delle imprese immigrate, e le richieste in termini di qualità dei servizi tendono a modificarsi verso servizi più sofisticati. Il sistema bancario e finanziario sta approcciando positivamente questo nuovo segmento di mercato: si moltiplicano, infatti, le iniziative di servizi e prodotti dedicati, con l idea di cogliere l opportunità di un mercato in espansione, e facendo attenzione a contenere i costi spesso necessari per la personalizzazione dei servizi. Si tratta, tuttavia, ancora di servizi e prodotti non sempre specifici per l attività di impresa tradizionalmente intesa. Questa non specializzazione vale anche per i modelli di rating che ad oggi di rado prendono in considerazione le peculiarità della clientela immigrata ed in generale la dimensione di impresa cosiddetta minore. Sotto questo profilo il sistema creditizio e finanziario è chiamato a svolgere un importante lavoro di affinamento dell offerta e di qualificazione dei servizi, poiché in linea di tendenza la dimensione del mercato small business generato dagli immigrati è e resterà in crescita. Ciò che va valutato con attenzione, tuttavia, è il profilo di rischio creditizio delle imprese immigrate. La ricerca ha evidenziato che gli indicatori di rischio creditizio di sistema sono in crescita con lo sviluppo dell imprenditoria immigrata e che si rende necessaria un attenzione specifica nella concessione di prestiti e nelle metodologie di valutazione. Su questo delicato tema sarebbe auspicabile che il sistema pubblico offrisse un adeguato supporto allo sviluppo dell imprenditorialità immigrata; le risorse dedicate alla nascita delle imprese da parte delle politiche pubbliche sia centrali che locali sono sporadiche e non specialistiche, e in ogni caso prevalentemente gestite con un approccio caritatevole e non di investimento, e il loro utilizzo da parte delle aziende extracomunitarie risulta difficoltoso e pertanto poco sfruttato. XVI

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