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1 USO SOSTENIBILE E METODOLOGIE DI INCREMENTO DELLA RISORSA IDRICA gentilmente inviato da Paolo Carretto Tesi di Laurea Redattore: Paolo Carretto Relatore: Prof.ssa Alessandra Bonoli Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Ingegneria per l Ambiente e il Territorio Università degli Studi di Bologna A.A. 2004/2005 Labelab srl Via Mirasole 2/ Bologna (BO) C.F./P.Iva:

2 USO SOSTENIBILE E METODOLOGIE DI INCREMENTO DELLA RISORSA IDRICA ANALISI ED OBIETTIVI. I CAPITOLO I LA LEGISLAZIONE DELLE ACQUE Introduzione GERARCHIA DELLE ISTITUZIONI 2 2. LA NORMATIVA EUROPEA.. 3 La Direttiva 91/271/CE. 3 La Direttiva 98/83/CE... 4 La Direttiva Quadro 23 0ttobre 2000 (2000/60/CE)... 5 Le altre Normative Europee COMMENTI LA SITUAZIONE IN ITALIA. 10 Legge 5 Gennaio 1994 n D.Lgs. 11 maggio 1999 n Obiettivi ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO CONCLUSIONI.16 CAPITOLO II LE ACQUE: DISTRIBUZIONE, DISPONIBILITA E FABBISOGNI Introduzione CICLO IDROLOGICO E DISPONIBILITA DELLA RISORSA IDRICA Distribuzione della risorsa idrica e disponibilità Prelievi, stime e strategie di risparmio della risorsa idrica Captazione da acque superficiali Captazione da acque sotterranee Considerazioni..26

3 2.2. INQUINAMENTO E CONSUMI Inquinamento e consumo domestico Inquinamento e consumo industriale Consumo nel turismo e nel tempo libero Inquinamento di fiumi e laghi Depurazione I FABBISOGNI Calcolo dei fabbisogni civili Calcolo dei fabbisogni industriali Qualità delle acque per uso industriale Risparmio della risorsa idrica nell industria Calcolo dei fabbisogni agricoli Qualità delle acque per uso agricolo GLI ACQUEDOTTI Approvvigionamento La Distribuzione Le Perdite I COSTI Costi per le opere agricole Costi per le opere civili ed industriali Industria GLI INVESTIMENTI CONCLUSIONI 52 CAPITOLO III I PRINCIPI DELLA DISSALAZIONE Introduzione CARATTERISTICHE DELLE ACQUE MARINE LA DISSALAZIONE Classificazione dei processi di dissalazione Analisi dei processi di dissalazione PROCESSI TERMICI E NON TERMICI Dissalazione per evaporazione a singolo effetto.. 59

4 Funzionamento Parametri funzionali del processo Dissalazione per termocompressione del vapore Funzionamento Parametri funzionali del processo Dissalazione per compressione meccanica del vapore Funzionamento Parametri funzionali del processo PROCESSI A MEMBRANA Osmosi diretta Osmosi inversa ELETTRODIALISI Funzionamento CONCLUSIONI 75 CAPITOLO IV GLI IMPIANTI Introduzione DISTILLAZIONE A STADI MULTIPLI Processo di dissalazione multiflash con ricircolo della salamoia Funzionamento Evaporazione ad effetti multipli IMPIANTI DI DISSALAZIONE AD OSMOSI INVERSA Funzionamento Caratteristiche delle membrane Sistemi per il recupero dell energia Impianti ad osmosi inversa con turbine per il recupero di energia IMPIANTI DI DISSALAZIONE PER ELETTRODIALISI...90 CAPITOLO V PROCESSI MINORI DI DISSALAZIONE Introduzione 91

5 5.1. DISSALAZIONE PER CONGELAMENTO Funzionamento DISTILLAZIONE TRAMITE MEMBRANA Funzionamento DISTILLAZIONE TRAMITE SCAMBIO IONICO E IMPIEGO DI SOLVENTI DISSALAZIONE MEDIANTE L UTILIZZO DI FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE Dissalazione mediante l utilizzo di energia eolica Energia eolica associata a processi di dissalazione ad osmosi inversa Energia eolica associata a processi di dissalazione per compressione del vapore Energia eolica associata a processi di dissalazione per congelamento Energia eolica associata a processi di dissalazione mediante elettrodialisi Dissalazione mediante l utilizzo di energia mareomotrice Dissalazione mediante l utilizzo di energia solare Funzionamento Energia fotovoltaica associata ad impianti di dissalazione ad osmosi inversa CONCLUSIONI...99 CAPITOLO VI LA GESTIONE DELLA DISSALAZIONE Introduzione ECONOMIA DELLA DISSALAZIONE ANALISI TECNICA DEI COSTI COSTO COMPLESSIVO Impianti di evaporazione ad efferati multipli (MED) Impianti di dissalazione ad espansioni multiple (multiflash) Impianti ad osmosi inversa Impianti ad elettrodialisi inversa CONFRONTO TRA LE TECNOLOGIE DI DISSALZIONE Esercizio di impianto Confronto sulla qualità delle acque prodotta PROBLEMI AMBIENTALI CONCLUSIONI. 126

6 CAPITOLO VII PRESENTAZIONE DI UN IMPIANTO IDEALE PER LA DISSALAZIONE Introduzione Premesse Caratteristiche dell acqua da dissalare Scelta dell impianto L IMPIANTO Descrizione del processo e scelte impiantistiche Descrizione del processo Effettiva efficienza dell impianto FORNITURA DI ENERGIA Scelta impiantistica e tipologia di energia adottata Specchi solari Collettori solari Scelta dello stagno solare (solar Pond) Funzionamento Struttura del solar pond Vantaggi economici Vantaggi ambientali La tecnologia dei solar ponds Determinazione della radiazione solare La convezione naturale La conduzione Spessore ottimale dello strato del gradiente salino Il gradiente salino Estrazione del calore Conclusioni e dimensionamento di un solar pond. 153 CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA. 157

7 ANALISI ED OBIETTIVI Il miglioramento delle tecniche di prelievo, l ottimizzazione dei sistemi di captazione e distribuzione dell acqua non sono sufficienti a soddisfare le attuali richieste idriche da parte dell utenza civile, agricola ed industriale. Le normativa Europee e Nazionali pongono limiti quantitativi e qualitativi sul prelievo di acqua di falda e superficiale, al fine di preservare l assetto idrogeologico ed idromorfologico del territorio, proponendo politiche di uso sostenibile della risorsa idrica. Questa tesi vuole analizzare il problema dell approvvigionamento della risorsa idrica con l intento di divulgare e promuovere l utilizzo di acqua dolce ottenuta mediante tecniche di dissalazione di acqua marina. Attualmente nel mondo ci sono più di 7500 impianti di dissalazione che producono miliardi di metri cubi di acqua dolce al giorno. Le tecniche di dissalazione sono molte ed alcune di queste consolidate, affidabili e valide, sia per la qualità che per la quantità dell acqua prodotta. Attraverso un analisi tecnico-economica delle metodologie di approvvigionamento e delle problematiche relative alla risorsa idrica, vedremo che i costi di produzione di acqua dissalata sono ancora alti ma, in alcuni casi, competitivi rispetto ai costi dell acqua prelevata dalle falde, dai pozzi e dai bacini superficiali. Affronteremo il problema idrico da un punto di vista legislativo e sociale, soffermandoci su quelli che sono i problemi che vincolano l economia legata all acqua, creando le premesse per trattare l argomento della dissalazione delle acque marine da un punto di vista tecnico, economico, energetico e sociale. L analisi delle tecniche e degli impianti di dissalazione evidenzieranno che non esiste un processo ottimale di dissalazione, ma esistono tante possibili applicazioni che variano a seconda delle condizioni sociali, economiche, ambientali ed energetiche, che vincolano lo sviluppo di queste tecnologie. Nell ultimo capitolo del nostro lavoro si proporrà il progetto di un impianto ideale, con impatto ambientale minimo, adatto a soddisfare le esigenze di una piccola comunità ed alimentato da energia solare, riscontrando la possibilità che è possibile produrre acqua dolce praticamente allo stesso prezzo di quella prelevata dalle falde o dai bacini superficiali. I

8 CAPITOLO I LA LEGISLAZIONE DELLE ACQUE Introduzione La scarsità e la preziosità della risorsa idrica hanno imposto ai Governi di tutto il mondo di adeguare e riformare le normative inerenti al settore idrico per favorirne un uso sostenibile. L anno 2003, anno internazionale dell acqua, è stato l anno nel quale si è deciso, a livello planetario, di intensificare la mobilitazione a proposito della crisi idrica. Tra il 2002 ed il 2003 si è svolto il World Summit a Johannesburg, il World Water forum a Kyoto nel quale sono state prese decisioni significative riguardo l emergenza idrica. L Unione Europea sta svolgendo un ruolo centrale nella promozione ed elaborazione di soluzioni alla crisi idrica globale. L iniziativa sui temi idrici avviata dall Unione Europea nel corso del World Summit di Johannesburg nell'agosto 2002 (summit mondiale delle Nazioni Unite dedicato alla delicata questione Sviluppo Sostenibile) ha fornito un quadro di riferimento essenziale per la progettazione delle azioni. E stata rilevata una crisi idrica che coinvolge tutti i Paesi del mondo, compresa l Italia per la quale è necessario intervenire non solo a livello di intenzioni ma anche a livello di fatti. Lo strumento attraverso il quale si vuole raggiungere tale intento è la legislazione, composta di regolamenti, normative e leggi, che impongano alla collettività ed ai singoli individui un diverso comportamento nei confronti della risorsa idrica. L insieme delle norme che regolano l Organizzazione e lo sviluppo della Comunità Europea stabilisce che ogni Stato membro dell Unione Europea abbia la propria legislazione ed il proprio ordinamento, ma che tra Stati membri esistano rapporti di diritto internazionale, definiti come l insieme delle norme che regolano i rapporti tra gli Stati membri della Comunità internazionale. Per favorire i rapporti e gli scambi tra Stati sono istituiti organismi internazionali ai quali sono affidati compiti specifici ed assegnati mezzi finanziari, materiali e risorse umane. I più noti tra questi sono l ONU, la NATO ed il Consiglio Europeo. Il diritto Internazionale nasce da una cooperazione spontanea tra gli stati membri dell Europa e stabilisce un ordinamento paritario nel quale tutti i soggetti sono su uno stesso piano; infine, le norme Internazionali, per essere eseguite all interno degli Stati, devono trasferirsi in norme di diritto interno. 1

9 1. GERARCHIA DELLE ISTITUZIONI A livello Europeo le istituzioni sono cinque ed ognuna di loro svolge un ruolo specifico: Il Parlamento Europeo (eletto dai cittadini degli Stati membri); Il Consiglio dell Unione europea (che rappresenta i governi degli Stati membri); La Commissione europea (motore ed organo esecutivo); La Corte di giustizia (che garantisce la conformità con il diritto); La Corte dei conti (che verifica che la gestione del bilancio dell Unione europea sia sana e corretta ). A tali istituzioni si affiancano altri cinque organi: Il Comitato economico e sociale europeo (che è il portavoce delle opinioni della società civile organizzata su questioni economiche e sociali); Il Comitato delle regioni (che è il portavoce delle opinioni degli enti regionali e locali); La Banca centrale europea (che è responsabile della politica monetaria e della gestione dell euro); Il Mediatore europeo (che tratta le denunce presentate dai cittadini contro i casi di cattiva amministrazione nell azione di un istituzione o di un organo dell Unione europea); La Banca europea per gli investimenti (che contribuisce al conseguimento degli obiettivi dell Unione europea tramite il finanziamento di progetti di investimenti). I mezzi attraverso i quali i cittadini sono portati a conoscenza sono: Le Direttive (rivolte agli Stati membri, vincolano lo Stato o gli Stati ai quali è rivolta riguardo al risultato da raggiungere). I Regolamenti (destinati ai singoli cittadini e a tutti gli Stati facenti parte dell Unione Europea, hanno portata generale e sono obbligatori, nell applicazione, in tutti i loro elementi). Le decisioni (destinate ai singoli Stati, hanno portata specifica e sono obbligatorie in tutti i loro elementi). L ordinamento giuridico Italiano ordina le fonti del diritto secondo il criterio della gerarchia: Costituzione Leggi Costituzionali Leggi Ordinarie Atti aventi forza di Legge 2

10 Decreti Legge Decreti Legislativi Leggi Regionali Regolamento dell esecutivo Regolamenti degli enti locali Essendo l Italia Stato membro dell Unione Europea, le fonti del diritto internazionale sono applicabili ed efficaci sul nostro territorio e sono da considerarsi prevalenti sulle fonti del diritto interno: se la fonte del diritto italiana interferisce con la fonte del diritto comunitaria nella disciplina di una stessa materia dovrà essere disapplicata la fonte italiana ed applicata la fonte comunitaria LA NORMATIVA EUROPEA Le direttive in Italia che più di tutte hanno avuto impatto significativo nel settore sono state la Direttiva 21 maggio /271/CE, la Direttiva 03 novembre /83/CE e la Direttiva Quadro 23 ottobre /60/CE. L insieme delle normative é ben articolato e copre tutti i capitoli del settore idrico, rientrando nella filosofia della politica Europea concernente la protezione dell ambiente e delle risorse naturali. Un cenno va fatto al Trattato di Amsterdam (entrato in vigore il 1 maggio 1999), che nell articolo 2 ha sancito quelli che sono i principi dello sviluppo sostenibile. La Direttiva 91/271/CE Recepita dal D. Lgs n. 31 La direttiva 91/271/CE tratta della prevenzione riguardo ai danni ambientali dovuti a scarichi di acque reflue urbane ed industriali, specificando, inoltre, che tutti gli agglomerati urbani devono essere provvisti di sistemi di raccolta delle acque reflue urbane. Ad oggi tutti gli stati membri hanno recepito la Direttiva; in Italia (ultimo paese a recepirla) la direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo 152/99 (testo unico delle acque). Nella direttiva è imposto, secondo scadenze temporali graduali, che tutti gli agglomerati debbano disporre di un sistema di raccolta e di trattamento primario, secondario o terziario, a seconda del numero di abitanti e del bacino idrografico nel quale scaricano. In merito ai bacini idrografici, si identificano aree sensibili sulla base di criteri ben definiti. I criteri fanno riferimento a tre gruppi di aree sensibili: 3

11 Acque dolci e acque del litorale già eutrofizzate o esposte al rischio di eutrofizzazione in assenza di interventi protettivi; Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile la cui concentrazione di nitrati è, o potrebbe essere, superiore a 50 mg/l. Aree che necessitano di un trattamento complementare, quali quelle destinate alla pescicoltura o alla balneazione. L Italia ha dichiarato 51 aree sensibili non tutte conformi alla Direttiva. La Direttiva 98/83/CE Recepita dal D. Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31 Direttiva 98/83/CE concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano; la direttiva ha lo scopo di definire le norme qualitative essenziali a cui devono soddisfare le acque destinate al consumo umano. La direttiva nasce dalla necessità di proteggere la salute delle persone, stabilendo i requisiti di salubrità e pulizia cui devono soddisfare le acque potabili della Comunità. La direttiva è applicata a tutte le acque destinate al consumo umano, salvo le acque minerali naturali e le acque medicinali. Gli Stati membri vigilano affinché l acqua potabile non contenga una concentrazione di microrganismi, parassiti o altre sostanze che rappresentino un potenziale pericolo per la salute umana e che soddisfi i requisiti minimi (parametri microbiologici, chimici e relativi alla radioattività) stabiliti dalla direttiva. Gli stati membri prendono, inoltre, tutte le altre misure necessarie a garantire la salubrità e la pulizia delle acque destinate al consumo umano. Ancora, gli Stati membri stabiliscono valori parametrici che corrispondono almeno ai valori stabiliti dalla direttiva. Quanto ai parametri che non figurano nella direttiva, gli Stati membri devono fissare valori limite, se necessario, per la tutela della salute; inoltre la direttiva impone agli Stati membri l obbligo di effettuare controlli regolari delle acque destinate al consumo umano, rispettando i metodi di analisi specificati nella direttiva o utilizzando metodi equivalenti. A tal fine essi determinano i punti di prelievo dei campioni ed istituiscono opportuni programmi di controllo. In caso d inosservanza dei valori di parametro, lo Stato membro interessato provvede affinché siano tempestivamente adottati i provvedimenti correttivi necessari per ripristinare la qualità delle acque. Indipendentemente dal rispetto o meno dei valori di parametro, gli Stati membri provvedono affinché la fornitura di acque destinate al consumo umano, che rappresenta un potenziale pericolo per la salute umana, sia vietata o ne sia limitato l uso, e prendono qualsiasi altro provvedimento necessario. I consumatori sono informati di tali misure. La direttiva prevede che gli Stati membri possano stabilire deroghe ai valori di parametro fino al 4

12 raggiungimento di un valore massimo, purché la deroga non presenti un rischio per la salute umana, purché l approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa essere mantenuto con nessun altro mezzo congruo e purché la deroga abbia durata più breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni (è prevista la possibilità di rinnovare la deroga per due periodi addizionali di tre anni). Le deroghe devono indicare particolareggiatamente i motivi che hanno indotto a concederle, salvo qualora lo Stato membro interessato ritenga che l inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e che un azione correttiva possa risolverla tempestivamente. Le deroghe non si applicano alle acque messe in vendita in bottiglie o in contenitori. La popolazione e la Commissione devono essere informate dallo Stato che si avvale delle deroghe. La Commissione sottopone a controllo, con periodicità almeno quinquennale, i parametri stabiliti dalla direttiva alla luce del progresso scientifico e tecnico. A tal fine è assistita da un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri. Gli Stati membri pubblicano, con periodicità almeno triennale, una relazione sulla qualità dell acqua potabile, destinata ai consumatori. Sulla base di tale relazione, la Commissione elabora ogni tre anni una relazione di sintesi sulla qualità delle acque destinate al consumo umano nella Comunità. La Direttiva Quadro 23 0TTOBRE 2000 (2000/60/CE) Recepita dal D. Lgs. n.152/99 La Direttiva ha come obiettivo quello di fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che assicurano la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento; che agevoli l utilizzo idrico sostenibile, protegga l ambiente, migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità. L atto attraverso il quale la direttiva è attuata è la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l azione comunitaria in materia di acqua. E stata in seguito modificata dal seguente atto: Decisione n. 2455/2001/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre Ai fini dell applicazione della presente direttiva gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici. Un bacino idrografico che si estende sul territorio di più Stati membri, sarà assegnato ad un distretto idrografico internazionale. Per i singoli distretti idrografici, un autorità competente è designata entro il 22 dicembre

13 Entro quattro anni dall entrata in vigore della presente direttiva gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico, siano effettuati l analisi delle caratteristiche del distretto, l esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l analisi economica dell utilizzo idrico, e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Deve essere individuata l ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo usati per l estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono più di 10 m 3 al giorno o servono più di 50 persone. Entro nove anni dall entrata in vigore della direttiva per ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione ed un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi previsti dalla Direttiva. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a prevenire la deteriorazione, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l inquinamento dovuto agli scarichi ed alle emissioni di sostanze pericolose; inoltre devono proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l inquinamento e la deteriorazione e garantire l equilibrio fra l estrazione ed il rinnovo, infine, si devono preservare le zone protette. Gli obiettivi di cui sopra devono essere conseguiti entro quindici anni dall entrata in vigore della direttiva, data che può essere però rinviata o resa meno vincolante, fermo restando il rispetto delle condizioni stabilite dalla direttiva. Con decorrenza dal 2010 gli Stati membri devono provvedere affinché le politiche dei prezzi dell acqua incoraggino gli utenti ad usare le risorse idriche in modo efficiente ed affinché i vari comparti dell economia diano un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi per l ambiente e le risorse. La Commissione presenta un elenco degli inquinanti prioritari, selezionati fra quelli che presentano un rischio significativo per l ambiente acquatico, o trasmissibile tramite l ambiente acquatico. La Commissione presenta misure intese a mantenere sotto controllo tali sostanze e norme di qualità relative alla concentrazione di esse. Le prime sono destinate a ridurre, arrestare od eliminare gli scarichi, le emissioni e le perdite delle sostanze prioritarie. Tale elenco costituirà l allegato X della presente direttiva. La direttiva prevede che gli Stati membri stabiliscano sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive in caso d infrazione alle disposizioni di essa. Per la Direttiva 2000/60/CE è previsto un programma di applicazione: 2003: Istituzione dei distretti idrografici ed individuazione dell autorità competente. 2004: Analisi dei distretti idrografici. 2006: Realizzazione del programma di monitoraggio. 6

14 : Realizzazione delle consultazioni pubbliche. 2009: Adozione del piano di gestione del bacino idrografico. 2012: Applicazione del programma delle azioni identificate nel piano di gestione. 2013: Revisione ed aggiornamento delle analisi e dei dati raccolti sui distretti nel Prima del 2015: Esame dei risultati del monitoraggio. 2015: Dichiarazione sul buono stato di salute delle acque e revisione ed aggiornamento dei piani di gestione dei bacini. La direttiva è stata modificata dalla Decisione n. 2445/2001/CE relativa all istituzione di un elenco di sostanze prioritarie in materia d acque, che fissa norme qualitative e misure di riduzione delle emissioni (diventa l allegato X della direttiva quadro). Le altre Normative Europee Per completare il quadro della normativa si citano altre disposizioni che, a livello Comunitario, sono vigenti e che sono state recepite dallo Stato Italiano soprattutto dal D. Lgs. 152/99 (testo unico delle acque): Decisione 92/446/CEE concernente i questionari relativi alle direttive del settore acque modificata da Decisione 95/337. Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Direttiva 84/491 e successive modifiche, concernente i valori limite e gli obiettivi di qualità per gli scarichi di esaclorocicloesano. Direttiva 83/513/CEE e successive modifiche, concernente i valori limite e gli obiettivi di qualità per gli scarichi di cadmio. Direttiva 82/176 e successive modifiche, concernente i valori limite e gli obiettivi di qualità per gli scarichi di mercurio del settore dell elettrolisi dei cloruri alcalini. Direttiva 80/778 e successive modifiche, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano: fissa le norme minime di qualità e di controllo delle acque potabili ed è norma di riferimento per il programma di misure previsto dalla Direttiva 2000/60/CE (allegato VI). Direttiva 80/777/CEE in materia di ravvicinamento della legislazione degli Stati membri sull utilizzazione e la commercializzazione delle acque minerali naturali. Direttiva 80/68 e successive modifiche, concernente la protezione delle acque sotterranee dall inquinamento provocato da certe sostanze pericolose. (recepita dal D. Lgs n. 132). 7

15 Direttiva 79/293/CEE e successive modifiche, relativa ai requisiti di qualità delle acque destinate alla molluschicoltura. Direttiva 76/160/CEE e successive modifiche, concernente la qualità delle acque di balneazione. L obiettivo è quello di ridurre e prevenire l inquinamento delle acque di balneazione. Direttiva 75/440/CEE e successive modifiche, concernente la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri. Altre norme e disposizioni correlate: COM (2000) 477 sulla tariffazione e gestione sostenibile delle acque (non ancora pubblicata). La Commissione europea espone i temi e le soluzioni per la definizione delle politiche di tariffazione dell acqua che consentono di rafforzare la sostenibilità delle risorse idriche. Decisione 97/622/CE relativa ai questionari per le relazioni degli Stati membri sull applicazione di talune direttive concernenti i rifiuti (applica la direttiva 91/692/CEE). Risoluzione del Consiglio n. 228/96 relativa alla protezione delle acque sotterranee. Direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento. Decisione 95/308/CE che approva la convenzione delle Nazioni Unite sulla protezione ed utilizzazione di corsi d acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali. Decisione 94/741/CE relativa ai questionari per le relazioni degli Stati membri sull applicazione di talune direttive concernenti i rifiuti (applica la direttiva 91/692/CEE). Accordo n. 103/94 sullo Spazio economico europeo e successive modifiche. Risoluzione del Consiglio n. 306 del 1992 relativa alla futura politica comunitaria per le acque sotterranee. Direttiva 91/692/CEE per la standardizzazione e la razionalizzazione delle relazioni relativa all attuazione di talune direttive concernenti l ambiente (modifica la direttiva 76/464/CEE sull inquinamento provocato da sostanze pericolose). Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri n. 1012/1984 sulle nuove forme di cooperazione in materia di acqua. Risoluzione del Consiglio n. 217 del 1983 relativa alla lotta contro l inquinamento dell ambiente idrico. Disposizioni riguardanti le acque marine: Direttiva 2002/59/CE relativa all istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del 8

16 traffico navale e d informazione e che abroga la direttiva 93/75/CEE. Decisione n. 2850/2000/CE che istituisce un quadro comunitario di cooperazione nel settore dell inquinamento marino dovuto a cause accidentali od intenzionali. Decisione n. 802/1999/CE che adotta le modifiche alla convenzione per la protezione del Mare Mediterraneo dall inquinamento e al protocollo sulla prevenzione dell inquinamento dovuto allo scarico di rifiuti da parte di navi e di aeromobili. Decisione n. 800/1999/CE che adotta il protocollo relativo alle aree protette e alla diversità biologica nel Mediterraneo. Direttiva 93/75/CEE e successive modifiche, relativa alle condizioni minime necessarie per le navi dirette a porti marittimi della Comunità o che ne escono e che trasportano merci pericolose od inquinanti. Risoluzione del Consiglio n. 818/1990 relativa alla prevenzione degli incidenti che provocano l inquinamento dei mari. Decisione 84/132/CEE che attua la convenzione sulle aree protette nel Mediterraneo. Decisione 83/101/CEE che attua la convenzione sul Mediterraneo per quanto riguarda l inquinamento d origine tellurica. Decisione 81/420/CEE che attua la convenzione sul Mediterraneo per quanto riguarda l inquinamento da idrocarburi. Decisione 80/686/CEE e successive modifiche, relativa all istituzione di un comitato consultivo in materia di controllo e di riduzione dell inquinamento marino da idrocarburi. Risoluzione del Consiglio n. 708/1978 concernente un programma d azione delle Comunità europee in materia di controllo e di riduzione dell inquinamento marino da idrocarburi. Decisione 77/585/CEE convenzione sul Mediterraneo relativa ai rifiuti di navi e Aeromobili. 1.3 COMMENTI La direttive nascono dall esigenza della comunità di adottare una politica ambientale efficace ed esaustiva che contribuisca a perseguire la difesa, la tutela ed il miglioramento della qualità ambientale e all utilizzazione attenta e razionale della risorsa idrica basata sulla precauzione e sull azione preventiva dei danni causati all ambiente, basata sul principio di chi inquina, paga. L ottenimento della riduzione degli inquinanti avviene in maniera graduale, cercando di arrivare alla riduzione totale di alcuni inquinanti particolarmente pericolosi che rendono difficile e costoso, se non impossibile, il trattamento dell acqua inquinata. Lo scopo è quello di impedire un ulteriore 9

17 deterioramento degli ecosistemi acquatici ed agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. Tutte le Direttive hanno come obiettivo comune quello di spingere l utilizzo della risorsa idrica verso un uso sostenibile integrando le diverse problematiche: prevenzione inquinamento, trattamento e riutilizzo delle acque reflue. 1.4 LA SITUAZIONE IN ITALIA In Italia l organo istituzionale responsabile della gestione delle acque è il Ministero dell Ambiente al quale spetta il compito di valutare, periodicamente, la qualità dei corpi idrici e di predisporre piani di monitoraggio e di raccolta dati, unitamente alla gestione ed al coordinamento dei programmi di investimento in materia di risorsa idrica. I governi regionali approvano le leggi regionali e sono responsabili del monitoraggio e dell inventario delle risorse idriche. I governi provinciali gestiscono lo smaltimento dei rifiuti urbani e verificano la conformità alle normative attraverso attività di monitoraggio e di registrazione degli scarichi nei corsi d acqua. Le amministrazioni comunali, con il supporto tecnico delle Unità Sanitarie Locali, sono responsabili dell amministrazione quotidiana e del monitoraggio dei permessi per gli scarichi. Accanto alle istituzioni governative (Ministero dell Ambiente, Regioni, Provincia e Comuni) esistono anche enti speciali dedicati alla gestione delle risorse idriche: le Autorità di Bacino, istituite dalla Legge 183/89, che hanno il compito di predisporre piani di bacino di guida per le regioni e gli altri organismi operanti nel settore. Queste, inoltre, hanno la funzione di stabilire le priorità d investimento per le infrastrutture relative all approvvigionamento idrico, alla raccolta ed al trattamento dei reflui. A partire dal secondo dopoguerra, la prima legge inerente il capitolo acque è stata la Legge Merli (Legge n. 319/76), che aveva lo scopo di prevenire e ridurre i fenomeni di inquinamento delle acque ed ha definito le norme per lo scarico dei reflui urbani ed industriali nelle acque di superficie e nelle acque sotterranee. Per quanto riguarda l acqua potabile, il primo decreto è stato quello del Presidente della Repubblica 515/1982 che implementa la direttiva CEE 75/440 e costituisce la prima legge italiana che tratta specificamente di acqua potabile. 10

18 Un altra legge di enorme importanza è la Legge 183/1989, una legge quadro che istituisce le Autorità di Bacino, allo scopo di elaborare piani di bacino da utilizzare come guida da parte delle altre autorità territoriali nelle attività di pianificazione e di definizione degli obiettivi di qualità. Le direttive comunitarie incorporate nella legge Italiana forniscono gli obiettivi dei finanziamenti alle Regioni messi a disposizione con il Piano Triennale per la Gestione dell Ambiente. Un importante aspetto del primo programma riguarda l approvvigionamento idrico, i sistemi fognanti e gli impianti di depurazione, per i quali vengono definiti i seguenti obiettivi: protezione delle fonti d acqua potabile, incluse le sorgenti attraverso il controllo e la revisione delle reti di approvvigionamento idrico e degli impianti di potabilizzazione e di depurazione e attraverso la razionalizzazione delle pratiche agricole; protezione delle risorse idriche non destinate al consumo a scopo potabile; utilizzazione di acqua di bassa qualità e di acque reflue depurate per scopi non potabili; sviluppo di sistemi automatizzati per il monitoraggio delle risorse idriche e dei sistemi di distribuzione dell acqua; pianificazione di interventi per il Mar Adriatico e per il bacino mediterraneo in collaborazione con altri paesi; monitoraggio dello stato d eutrofizzazione dei mari. Di fondamentale importanza è la Legge 36/1994 sulle risorse idriche (nota come Legge Galli) che definisce le norme per incorporare i servizi idrici (approvvigionamento e depurazione) in unità di gestione più estese, affidando alle Regioni ed ai Comuni l autorità di definire le tariffe per i diversi servizi idrici. La più importante e recente legge sulle acque è il Decreto Legislativo 152/99 conosciuto come Testo Unico sulle Acque che sostituisce ed ingloba molte delle precedenti leggi sulla qualità delle acque, inclusa la legge Merli, ed implementa, allo stesso tempo, la direttiva CEE 91/271 sul trattamento dei reflui urbani e la direttiva CEE 91/676 per la protezione delle acque dall inquinamento da nitrati di origine agricola. La legislazione italiana sulle acque rispecchia quella dell Unione Europea, in seguito al crescente coinvolgimento dell Italia nelle decisioni prese a livello comunitario. Pertanto molte delle direttive e dei regolamenti Comunitari sulle acque sono stati implementati nelle leggi dello Stato Italiano. Le direttive comunitarie incorporate nella legge italiana forniscono gli obiettivi dei finanziamenti alle regioni messi a disposizione con il piano triennale della gestione dell ambiente. Un importante aspetto del primo programma riguarda l approvvigionamento idrico, i sistemi fognari e gli impianti di depurazione, per i quali vengono definiti gli obiettivi di protezione delle fonti di acqua potabile; la protezione delle risorse idriche non destinate al consumo a scopo potabile; l utilizzazione di 11

19 acqua di bassa qualità e di acque reflue depurate per scopi non potabili; lo sviluppo di sistemi automatizzati per il monitoraggio delle risorse idriche e dei sistemi di depurazione delle acque; pianificare gli interventi per il Mar Adriatico e per il bacino mediterraneo in collaborazione con altri paesi; monitorare lo stato di eutrofizzazione dei mare. Attualmente la Normativa nazionale si basa, quindi, principalmente, sui seguenti provvedimenti: Legge 5 gennaio 1994 n. 36 Disposizione in materia di risorse idriche. Conosciuta come legge Galli, che definisce le norme per incorporare i servizi idrici (approvvigionamento e depurazione) in unità di gestione più estese affidando alle regioni e ai comuni l autorità di definire le tariffe per i diversi servizi idrici. Come fine ha la modernizzazione e l industrializzazione del settore idrico. La legge si pone come una vera e propria riforma che come obiettivo ha quello di adottare un modello organizzativo di tipo imprenditoriale in grado di garantire la gestione integrata della risorsa idrica (dalla captazione allo smaltimento dei reflui) riducendo il numero dei gestori esistenti. Le novità introdotte riguardano l integrazione territoriale, al fine di raggiungere una dimensione efficiente, istituendo bacini di utenza minimi definiti Ato (ambiti territoriali ottimali); altra novità é, come detto, l integrazione funzionale delle diverse attività del ciclo (dalla captazione allo smaltimento) al fine di eliminare le tante gestioni: vengono eliminate le gestioni dirette da parte dei Comuni e vengono creati Enti d ambito affidando il servizio ad un gestore d azienda, separando le funzioni di controllo da quelle di gestione. E riformato anche il servizio tariffario, con l introduzione di una tariffa che sia idonea a finanziare gli investimenti necessari al miglioramento delle infrastrutture e che sia in grado di garantire elevati livelli di efficienza e qualità nel servizio. D. Lgs. 11 maggio 1999 n. 152 Il D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, che ha abrogato, tra le tante, la legge 10 maggio 1976, n 319 e tratta le Disposizioni sulla tutela delle acque dall inquinamento, recependo le direttive comunitarie: 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue industriali e la Direttiva 91/676/CEE sulla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Il D. Lgs 152/99 è stato modificato ed integrato in modo considerevole dal D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 258, a sua volta pubblicato in testo coordinato Supplemento ordinario n. 153/L alla G.U. 18 settembre 2000, n Il Decreto rappresenta il riordino di tutte le disposizioni sulla tutela delle acque da inquinamento. Contiene la nuova disciplina di carattere generale per la tutela delle acque sia superficiali (interne e 12

20 marine) sia sotterranee e per questo motivo viene chiamato Testo Unico delle acque. Il decreto ha abrogato e sostituito gran parte della normativa previdente, in particolare la Legge 319/76 conosciuta come legge Merli. Gli altri provvedimenti di rilevante importanza che sono stati abrogati sono il Decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 130 in materia di qualità delle acque dolci per l idoneità della vita dei pesci; il Decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 132 in materia di protezione delle acque sotterranee; il Decreto legislativo 1992, n. 133, in materia di scarichi industriali di sostanze pericolose nelle acque. Il decreto si ispira ai vigenti principi comunitari in tema di acque. Fondamentale il concetto della tutela integrata dell ambiente idrico, da attuarsi attraverso la definizione dei valori limite di emissione e dei limiti di qualità ambientale e per specifica destinazione (d uso). Un ruolo fondamentale spetta alle Regioni che, tra l altro, devono procedere al rilevamento dei dati necessari per individuare le caratteristiche dei bacini idrografici. Obiettivi Il decreto definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee perseguendo i seguenti obiettivi: Prevenire e ridurre l inquinamento ed attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; Conseguire il miglioramento dello stato delle acque e le adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi; Perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; Mantenere la capacità naturale di auto-depurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. Strumenti Per raggiungere gli obiettivi il D. Lgs 152/99 si avvale di strumenti che sono volti alla: Individuazione di obiettivi di qualità ambientale, e per specifica destinazione, dei corpi idrici; Tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell ambito di ciascun bacino idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni; Rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore; Adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici, nell ambito del servizio idrico integrato di cui alla Legge 5 gennaio 1994, n. 36; 13

21 Individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili; Individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche. Il D. Lgs è strutturato da 6 titoli che contengono 63 articoli, e da 7 allegati: Titolo I: Principi generali e competenze (artt. 1-3) Titolo II: Obiettivi di qualità (artt. 4-17) Titolo III: Tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi (artt ) Titolo IV: Strumenti di tutela (artt ) Titolo V: Sanzioni (artt ) Titolo VI: Disposizioni Finali (artt ) ALLEGATI Allegato 1: monitoraggio e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale. Allegato 2: criteri per la classificazione dei corpi idrici a specifica destinazione. Allegato 3: rilevamento delle caratteristiche dei bacini idrografici ed analisi dell impatto esercitato dall attività antropica. Allegato 4: contenuti dei piani di tutela delle acque. Allegato 5: limiti d emissione degli scarichi. Un notevole passo avanti è stato fatto con la pubblicazione del Decreto del 12 giugno 2003, n E un regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell articolo 26, comma 2, del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152 per la depurazione e la distribuzione delle acque reflue al fine del loro recupero e riutilizzo in campo domestico industriale ed urbano. Il decreto stabilisce le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali attraverso la regolamentazione delle destinazioni d uso e dei relativi requisiti di qualità, ai fini della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle acque superficiali e sotterranee, riducendo l impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e favorendo il risparmio idrico mediante l'utilizzo multiplo delle acque reflue. In particolare, il provvedimento indica tre possibilità di riutilizzo di queste acque recuperate: in campo agricolo per l irrigazione; in campo civile per il lavaggio delle strade, per l alimentazione 14

22 dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per l alimentazione delle reti duali di adduzione; in campo industriale per la disponibilità dell acqua antincendio e per i lavaggi dei cicli termici. Per poter riutilizzare l acqua per uno qualsiasi di questi scopi, si deve in ogni modo raggiungere un certo grado di qualità, soprattutto igienico-sanitaria. I trattamenti di tipo convenzionale non sono quasi mai sufficienti e quindi la tecnologia si sta orientando verso la messa a punto di nuovi sistemi alternativi di trattamento terziario e di disinfezione, finalizzati all ottenimento di un elevato grado di qualità dell acqua, attraverso l abbattimento della carica microbica, dei nutrienti e delle sostanze tossiche. Nello scenario dei vantaggi e delle prospettive future che può offrire il riciclo delle acque usate, si collocano pertanto nuove tecnologie che cercano di ottenere processi efficienti a garanzia di un approvvigionamento di acqua depurata a costi contenuti. Legge 23 dicembre 2000 n. 388 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (legge finaziaria 2001). 1.5.ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO Il delicato aspetto delle acque destinate al consumo umano è trattato da: D. Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31 DCPM 24 maggio 1998, n. 236 D. Lgs 2 febbraio 2001, n. 31: Attuazione della direttiva 98/83/CE sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Il decreto ha come oggetto la qualità delle acque destinate al consumo umano al fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque, garantendone salubrità e pulizia. Il Decreto D. Lgs 2 febbraio 2001, n. 31 è composto da 20 articoli e 3 allegati. Particolarmente importanti i contenuti degli allegati: Allegato 1: Parametri e valori di parametro. Allegato 2: Controllo (parametri da analizzare e loro tempistiche di rilevamento). Allegato 3: Specifiche per l analisi dei parametri. Restano in vigore le norme regolamentari e tecniche adottate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del

23 DCPM 24 maggio 1998, n. 236 I requisiti di qualità sono stabiliti dal DPCM 236/1988 mediante la definizione, in varie tabelle, di valori guida (obiettivo da conseguire) e di concentrazioni massime ammissibili (da non superare) per una serie di parametri organolettici (tab. 1), chimico fisici (tab. 2), contenenti sostanze indesiderabili (tab. 3) e tossiche (tab. 4). Per le acque sottoposte a trattamento d addolcimento o di dissalazione è stabilito il valore della concentrazione minima richiesta ed il valore della durezza (tabelle 6 e 7) contenute nell allegato DPCM 24/05/1988, n Di rilevante interesse sono anche i Decreti del Ministero dell ambiente: - Decreto Ministero Ambiente 22 novembre 2001 Regola le modalità di affidamento in concessione a terzi della gestione del servizio idrico integrato a norma dell articolo 20, comma1, della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 ( Testo vigente) - Decreto Ministero Ambiente 12 giugno 2003, n. 185 Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n Decreto Ministero Ambiente 6 novembre 2003 n Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n Conclusioni Come si vede dall analisi della Legislazione Comunitaria e Nazionale la direzione seguita è quella di un uso sostenibile della risorsa idrica con particolare attenzione alla prevenzione, al riutilizzo e alla ricerca di metodi per l ottimizzazione della risorsa. Si è passati, pertanto, da una cultura che considerava l acqua come stato di diritto, ad una cultura che la considera come un bene di consumo, così che la gestione dei servizi legati al settore idrico ha assunto caratteristiche di tipo industriale, perdendo, in parte, quelle sociali, e portando all introduzione di una tariffa (a carico del consumatore e non più della collettività) idonea a finanziare gli investimenti necessari per il miglioramento delle infrastrutture ed in grado di garantire alti livelli qualitativi. Si vede quindi come il recupero riutilizzo delle acque reflue e la dissalazione possano rappresentare 16

24 un metodo efficace per la gestione (ovviamente parziale) del settore idrico. Il recupero, attraverso tecniche di depurazione delle acque usate, ed il successivo riutilizzo delle acque reflue urbane, ad esempio per l irrigazione di culture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo umano ed animale anche a fini non alimentari, avrebbe positive ricadute, non solo nel favorire il risparmio idrico (attraverso la diminuzione dei prelievi dalle falde e delle derivazioni dai corsi d acqua superficiali), ma anche nel ridurre l impatto negativo degli scarichi sui corpi idrici recettori. In questa maniera si arriverebbe al conseguimento dei requisiti di qualità imposti dalla Normativa, tutelando qualitativamente e quantitativamente le risorse idriche. Una nuova soluzione potrebbe essere rappresentata dalla fabbricazione dell acqua dolce dal mare mediante processi di dissalazione in maniera da avere acqua dolce non sottratta ad altre fonti o importata da altri siti. Bisogna considerare che la legge ora parla anche di costi dell acqua e merita considerare che il costo dell acqua ottenuta da fonti tradizionali (invasi, condotte, pozzi) è andato progressivamente aumentando anche in funzione dell impoverimento delle falde; nello stesso periodo i progressi tecnici nel campo della dissalazione e della depurazione hanno fatto diminuire i costi ed aumentato la qualità dell acqua trattata. Oggi la tecnica offre impianti di distillazione che forniscono acqua priva di sali con l impiego del calore; tale calore può essere prelevato dal calore di scarto di altre attività (centrali termoelettriche o impianti industriali), il cui calore prodotto non è stato utilizzato ma riversato nei corpi idrici recettori, alterandone le caratteristiche. Si vede come le fonti di calore potrebbero alimentare i dissalatori risolvendo il problema idrico in prossimità della costa, dove l approvvigionamento è particolarmente costoso. Altri impianti di dissalazione (ad osmosi inversa) utilizzano sistemi a membrane alimentati dall elettricità, disponibile vicino agli impianti industriali. Il costo dell acqua dissalata e quello dell acqua prelevata dalle falde e trasportata in zone che hanno bisogno d acqua si equivalgono. La fabbricazione di distillatori è molto più rapida della costruzione di grandi opere come condotte che, in molti casi, trasportano acqua attraversando regioni per portarla da luoghi ricchi a luoghi poveri, subendo forti perdite durante il tragitto. Utilizzare acqua dissalata e riutilizzare acqua depurata significa avere a disposizione l acqua più pregiata delle falde per utilizzi più nobili. 17

25 18

26 CAPITOLO II LE ACQUE: DISTRIBUZIONE, DISPONIBILITA E FABBISOGNI Introduzione L acqua è un bene prezioso da proteggere e la sua disponibilità è limitata: le stime indicano che la Terra ha 1400 milioni di chilometri cubi di acqua, che coprono il 71% della superficie terrestre e di questa il 97% è salata. L acqua dolce rappresenta il 3% del totale, ma di questa il 68,7% è contenuta nei ghiacciai e il 30% nelle falde sotterranee, troppo profonde per essere utilizzate, per cui solo lo 0,3% dell acqua dolce si trova in superficie (fiumi, laghi e sorgenti) e può essere usata per usi umani: pari allo 0,008% dell acqua totale presente sulla Terra. Il consumo di acqua nel mondo negli ultimi anni è aumentato di sei volte, ad un ritmo più del doppio del tasso di crescita della popolazione, tanto che la disponibilità pro capite dal 1950 al 1995 è passata da m³ a 7500 m³. Questo in valori assoluti. A livello mondiale (questa stima rispecchia i valori medi italiani) il 70% delle risorse idriche è consumato per l agricoltura, il 20% per l industria e il 10% per altri usi. Nella realtà delle singole regioni esistono gravi situazioni di stress idrico, quindi circa 1.4 miliardi di persone non ha acqua potabile a sufficienza, 1 miliardo beve acqua non sicura, 3.4 milioni muoiono ogni anno per malattie trasmesse dall acqua. Per quanto riguarda i consumi domestici, per poter parlare di condizioni accettabili di vita, occorrono non meno di 50 litri d acqua al giorno per ogni essere umano. Nel mondo si passa da una disponibilità media di 425 litri al giorno di un abitante degli Stati Uniti a 10 litri al giorno di un abitante del Madagascar. In Italia il consumo si attesta sui 237 litri/abitante/giorno. La disponibilità di acqua costituisce un elemento indispensabile per la sopravvivenza di tutte le specie viventi e le principali funzioni di una qualsiasi società richiedono acqua. In questo capitolo ci occuperemo di quegli aspetti che devono essere considerati la base dell intero processo, che ci forniranno dati importanti per poter fare osservazioni in merito alla risorsa idrica e che ci permetteranno di arrivare ad una considerazione finale in merito all argomento. Le prime considerazioni vanno fatte in merito ai seguenti argomenti: Ciclo idrologico e disponibilità di acqua; Risorse di acqua sotterranea; Risorse di acqua superficiale; 19

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