JUDO-LOTTA-KARATE-ARTI MARZIALI

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1 JUDO-LOTTA-KARATE-ARTI MARZIALI KARATE Un po di storia La tradizione colloca l inizio del karate ad Okinawa nella seconda metà del XVIII secolo, quando un cinese conosciuto con il nome di Kunsanku in un esibizione pubblica mostra in combattimento il Tode (uno stile di combattimento), letteralmente mano cinese. A quel tempo Okinawa era una provincia giapponese con gradi scambi commerciali e culturali con la Cina. All inizio del XX secolo l opera di un grande maestro, Gichin Funakoshi diffonde nel mondo universitario giapponese l arte del Karate unificandone i nomi in karate-do la via della mano vuota. Il karate in Italia è una disciplina sportiva riconosciuta dal CONI attraverso un unica federazione, la FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali). Si diffonde alla fine degli anni 60 e raggiunge i grandi risultati agonistici attuali grazie agli studi del prof. Pierluigi Aschieri, Direttore Tecnico Nazionale della FIJLKAM e docente della Scuola dello sport del CONI e professore alla Facoltà di Scienze Motorie presso l Università dell Aquila. Sul fine degli anni 70, il professore sviluppò una metodologia innovativa e codificò i modelli attuali d insegnamento utilizzate in molte nazioni occidentali.

2 Il karate è uno sport adatto ad essere praticato da maschi e femmine dai 5 ai 90 anni. Lo studio di questa disciplina, è un percorso cognitivo per la conoscenza del Sé in relazione all Ambiente ed agli Altri attraverso le tecniche del karate. Questo percorso si basa su processi che reggono lo sviluppo dell intelligenza motoria, dove i praticanti giungono alla consapevolezza del Sé attraverso un percorso socialmente accettabile. Gli sport di combattimento al di fuori della Federazione generalmente prevedono la vittoria sportiva attraverso la tecnica portata al massimo livello di potenza con il pieno contatto fisico e non salvaguardando l integrità fisica dell avversario. Nel karate, al contrario, la vittoria sportiva è possibile solo attraverso la tecnica portata al massimo livello della potenza, unita però al controllo assoluto del movimento e tutelando l integrità fisica dell avversario: un obiettivo della disciplina. Questo percorso prevede il rispetto e la condivisione di alcune regole, come per esempio: il coinvolgimento dei giovanissimi, anche i meno dotati, nell ambiente del mondo sportivo l educazione alla legalità il rispetto delle regole il riconoscimento del valore altrui il consolidamento dell equilibrio psichico e del carattere. Questi sono i valori trasmessi degli sport di combattimento della FIJLKAM che attraverso i suoi programmi, approvati e sostenuti dal Ministero della Pubblica Istruzione fanno, in particolare del karate, una fra le attività sportive in maggiore ascesa, praticata soprattutto nelle scuole primarie del nostro Paese. Il percorso d apprendimento Per i giovanissimi il metodo di apprendimento prevede un intervento ludico; i bambini si avvicinano alla tecnica attraverso giochi sportivi propedeutici che prevedono la specializzazione precoce. Adolescenti e giovani, dai 12 ai 30 anni, proseguono nell apprendimento del karate sviluppando la tecnica ed applicando le capacità acquisite nell elaborazione della strategia e della tattica del combattimento. In questo periodo formativo si approfondisce lo studio delle specializzazioni: kumite (combattimento libero) e il kata (forma). Il karate, per gli adulti e per gli anziani a qualunque livello, offre un opportunità di svago e la possibilità di raggiungere ottimi risultati nel benessere psicofisico. I movimenti del karate si adattano molto bene

3 allo sviluppo e alla riattivazione del corpo; tutti i muscoli sono attivati durante le sessioni di riscaldamento, alternando attività aerobiche e anaerobiche. I colori delle cinture LE CINTURE DEL KARATE (e del JUDO) Cintura bianca Cintura gialla Cintura arancio Cintura verde Cintura blu Cintura marrone Cintura nera 1 DAN Cintura nera 2 DAN Cintura nera 3 DAN Cintura nera 4 DAN Cintura nera 5 DAN Dal 6 DAN in su la cintura diventa di colore bianco rossa e il livello degli atleti diventa davvero molto alto. Cosa serve per praticare il karate Per praticare il karate è sufficiente un karategi (il tradizionale kimono bianco di cotone). Gli allenamenti si svolgono a piedi nudi sul tatami (campo di gara) di gomma alto alcuni centimetri. Il karate FIJLKAM è fra gli sport più sicuri. Durante gli allenamenti a coppie mani, tibie e piedi sono coperti da protezioni morbide che eliminano i rischi di incidenti involontari. Il tatami, campo di gara in gomma

4 Dove praticare il karate Il karate è praticabile nelle palestre specializzate in arti marziali; se contraddistinte dal marchio d affiliazione FIJLKAM il praticante ha la garanzia di apprendere questa arte da Tecnici preparati dalla federazione del CONI per le Arti Marziali. JUDO Un po di storia Arte marziale tipicamente giapponese, fu ideata dal maestro Jigoro Kano che la codificò nel Questa disciplina affonda le sue radici nella antica arte del Ju-Jitsu, di cui Kano era un gran conoscitore. La prima scuola di judo (scuola del Kodocan) aprì i battenti nello stesso anno e avviò la diffusione mondiale di una fra le più praticate arti marziali. Lo scopo cui si ispirò il Maestro Kano era quello di eliminare dal Ju-Jitsu gli aspetti più duri e brutali, come ginocchiate, pugni e calci, e di migliorarne le tecniche. Anche in questa disciplina si ritrova il carattere mistico della filosofia orientale, ispirata principalmente agli insegnamenti del buddismo Zen. La parola Judo significa via della cedevolezza intendendo la ricerca di un progressivo annullamento dell ego per raggiungere l armonia tra uomo e cosmo, uniti in una sola essenza. Oggi gli insegnamenti del Maestro Kano sono diffusi in tutto il mondo e questa disciplina viene utilizzata come un metodo di difesa personale, oltre che attività sportiva. Le tecniche hanno diverse applicazioni sull avversario: lanci o ribaltamenti sbilanciamenti strangolamenti immobilizzazione al suolo colpi di braccio o gamba su punti particolari controllo in piedi e al suolo prese possibile. Nella pratica sportiva, però, vengono eliminate le tecniche giudicate pericolose per l integrità fisica dei praticanti. Fondamentale è l equilibrio dei corpi: da una parte si cerca di provocare uno sbilanciamento dell avversario, dall altra si resiste nel modo più saldo

5 Il nostro campione di judo Giuseppe Maddaloni, medaglia d oro alle Olimpiadi di Sidney I kata I kata, così come nel karate, sono contemporaneamente un insieme di tecniche fondamentali, un metodo di studio speciale e una forma di allenamento rigorosamente codificato al fine di trasmettere, di generazione in generazione: 1. la tecnica 2. lo spirito 3. gli scopi dell arte Kata fondamentali vengono e verranno sempre studiati affinché la forma e lo spirito del judo rimangano inalterati nel tempo. I kata del judo sono dimostrazioni ed azioni tecniche di attacco e di difesa semplificate. Chi le osserva e le ripete ha così a disposizione un formidabile modello per approfondire la conoscenza del bagaglio tecnico del judo. Rispetto, lealtà, perseveranza, spirito indomito Il judo è riuscito con gi anni a diffondersi nella mentalità occidentale grazie al suo indiscusso fascino orientale. Ha riscosso successo in tutto il mondo anche grazie ai principi filosofici che lo ispirano, ai suoi elevati contenuti educativi e formativi del corpo e della mente, ormai riconosciuti da ogni parte del mondo. La sua pratica risulta adatta in modo particolare a giovani e giovanissimi e si rivela molto utile per il loro sviluppo psico-fisico, in quanto consente una formazione armoniosa della struttura del corpo, infonde sicurezza interiore, stempera aggressività e irrequietezza tipiche nella fase dell adolescenza ed induce ad un atteggiamento positivo, di rispetto dell avversario e delle regole sociali. Per queste finalità, l insegnamento dl judo gradualmente privilegia l aspetto ludico nella fase iniziale per poi fornire al giovane judoka una preparazione ginnico-atletica di base.

6 Man mano che l apprendimento procede, si continua a non perdere mai di vista la sicurezza e l integrità fisica del praticante. Infatti, il judo prevede un aumento graduale della difficoltà delle tecniche, assicurando la completa e assoluta incolumità del giovane atleta. L agonista affronta le gare quando le conoscenze tecniche saranno in lui sviluppate in modo adeguato. L interesse per questa disciplina continua tra i giovani ad essere sempre maggiore; un alta percentuale di praticanti è costituita da bambini sotto i 14 anni. Significativa è anche la percentuale di praticanti tra le donne. In campo agonistico il judo italiano ha ottenuto importanti successi ad ogni livello di competizione, sia in campo maschile che femminile. Il judo si pratica nel Dojo (sala di meditazione) e l abbigliamento utilizzato è il kimono bianco bloccato da una cintura, di diverso colore a seconda dei gradi del praticante. Le cinture del judo sono le stesse cinture del karate.

7 LOTTA Un po di storia Cercare le radici della lotta sarebbe sicuramente impresa ardua. Il cosiddetto fare alle braccia era impresa agonistica istintiva e antichissima, risalente a 5000 anni fa. Nei Giochi Olimpici dell antichità, la lotta fu introdotta nel 708 a. C.: nella sedicesima Olimpiade venne affiancata alla corsa insieme al pentathlon. Mentre la corsa veniva lasciata all istinto, nella lotta c era tutta una serie di istruzioni e di suggerimenti. I lottatori greci e romani conoscevano tutte le prese e le schivate a noi note oggi. La lotta veniva iniziata in piedi, non era necessario far toccare all avversario il terreno con le due spalle per ottenere la vittoria, ma occorreva che il rivale fosse gettato a terra tre volte perché si dichiarasse vinto. Le gare erano ad eliminazione diretta: chi vinceva tutti gli incontri era definito anefedro, ma il titolo più ambito era quello di aconita attribuito a chi trionfava per rinuncia dell avversario che riconosceva la propria inferiorità prima di combattere. Il più celebrato campione olimpico di lotta fu sicuramente Milone di Crotone. Vinse sei volte, nel periodo che va dal 540 a.c. (quando aveva solo 15 anni) al 516 a.c. Era uomo di raffinata cultura e filosofo pitagorico: la leggenda narra che proprio Pitagora da Samo vinse nella 48^ edizione dei Giochi la gara di pugilato assoluto. Milone aveva introdotto criteri tecnici molto evoluti che si possono definire geometrici. Omero racconta la sfida fra Ulisse ed Aiace Telamonio che resta forse la più ispirata e realistica cronaca di un incontro di lotta. I Romani praticavano la lotta come formidabile mezzo di allenamento militare, mentre nel Medioevo erano permessi tutti i colpi cosiddetti proibiti : pugni alle tempie e sui denti, ginocchiate nel ventre, strangolamenti, violente testate. La lotta moderna fu praticamente rilanciata da atleti professionisti, che godevano di larga popolarità nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX. Fra questi vanno ricordati anche gli italiani Basilio Bartoletti (gli viene attribuita la creazione del termine lotta greco-romana ), Pietro Dalmasso e soprattutto i fratelli Emilio, Massimo e Giovanni

8 Raichevich. Quest ultimo, triestino, con innumerevoli successi conseguiti in una carriera ventennale ai massimi livelli mondiali, è diventato sinonimo di lotta, campione invincibile. La lotta viene consigliata ai giovani in quanto attività che richiede un apparato muscolare di tutto rispetto e soprattutto il miglioramento del controllo emotivo e dell equilibrio psichico. L avviamento alla pratica della lotta prevede inizialmente un miglioramento della forza, indispensabile per chi vuol praticare questo sport, con attività molteplici. Questa fase è considerata preagonistica (dai 5 ai 12 anni) e prevede anche azioni semplicissime di confidenza con il tappeto e familiarizzazione con il concetto di aver di fronte un avversario, anche se inizialmente si tratterà più di un partner che di un antagonista vero e proprio. Più avanti ed ancor prima dell inizio dell attività agonistica (che va dal tredicesimo anno in poi) i ragazzi cominceranno ad apprendere azioni tecniche più complesse, tenendo conto che l età dai 10 ai 13 anni è la più favorevole allo sviluppo della coordinazione, della abilità motoria e della rapidità così come della forza rapida e massimale. La vita agonistica dei lottatori prevede fasi e categorie successive: esordienti dai 13 ai 15 anni; cadetti 16 e 17 anni; juniores dai 18 ai 20 anni; seniores dai 21 ai 35 anni. E anche possibile gareggiare nella categoria master dai 36 ai 50 anni. La lotta viene praticata nei due stili olimpici della greco-romana e dello stile libero. Con l introduzione della lotta femminile nel programma olimpico, sono state variate le categorie di peso, che attualmente sono per gli uomini quelle dei 55, 60, 66, 74, 84, 96 e 120 chilogrammi; per le donne dei 48, 55, 63 e 72 chili. Si tratta in definitiva di 18 medaglie d oro olimpiche da assegnare, per una partecipazione massima complessiva di 344 concorrenti. In campo nazionale le classi di peso sono invece 8 per gli uomini (da 48 a 54; poi sino a 58, 63,69, 76, 85, 97 e 130 chili nella greco-romana e nello stile libero) e 6 per le donne (da 41 a 46; fino a 51, 56, 62, 68 e 75 chili). Parlando di Olimpiadi, è gratificante sottolineare come l Italia sia stata spesso protagonista con i suoi lottatori: partendo da Enrico Porro, medaglia d oro nel 1908 a Londra per arrivare a Vincenzo Maenza (detto Pollicino a causa del suo fisico minuto) vincitore a Los Angeles 1984, a Seul 1988 ed argento a Barcellona Da Atene 2004 verrà dato spazio anche alle donne: le azzurre hanno la loro leader in Diletta Giampiccolo, vicecampionessa del mondo, e si battono bene con le giovani emergenti (Sabrina Esposito ha conquistato il titolo europeo juniores pur militando ancora fra le cadette). Vincenzo Maenza, grande campione di lotta greco romana.

9 LE ARTI MARZIALI AIKIDO L'Aikido è un arte marziale giapponese esclusivamente di difesa personale creata da Morihei Ueshiba. In Aikido si enfatizza la crescita spirituale dell'individuo attraverso l'acquisizione dell'abilità nel difendersi. Nella filosofia del suo fondatore, l'aikido è il mezzo per unire i popoli in un'unica grande famiglia e non, al contrario, per ferire gli altri. Più il praticante di Aikido cresce, più sviluppa quest attitudine a salvare la propria vita e al tempo stesso quella dell'avversario, nel tentativo di far capire alle persone violente che sono in errore e che nulla possono di fronte all'abilità tecnica unita all'intelligenza dominata dal cuore. Le situazioni di conflitto fisico devono essere anticipate ed evitate attraverso la sicurezza in noi stessi e la maturità spirituale che da essa origina. La realizzazione di questi obiettivi richiede inevitabilmente molti anni di dedizione profonda. L'Aikido è una disciplina che dura per tutta la vita e la sua pratica assidua porta a una crescente abilità tecnica e a una profonda comprensione della natura umana. In questi significati sta la grande differenza tra l'aikido e le altre arti di combattimento e sono proprio questi aspetti ad attrarre le persone interessate alla risoluzione armoniosa e non violenta dei conflitti. Praticato nel modo tradizionale, così come è stato insegnato dal fondatore, l'aikido è la più efficace difesa personale, pur nel rispetto della vita altrui. Potenti leve articolari, proiezioni e immobilizzazioni neutralizzano l'avversario senza causargli lesioni irreversibili. Le tecniche dell Aikido potrebbero, se non controllate, causare seri danni e anche la morte. L'Aikido significa letteralmente la via dell armonia (Ai: armonia, KI: energia universale, spirito, DO: via). JU-JITSU Il Ju-jitsu (arte della cedevolezza) fa parte della FIJLKAM dal Il Ju-jitsu ha un grande merito: da questa arte nasce ogni nostra conoscenza ed evoluzione delle arti marziali in Italia. Quello che giunse nel nostro paese ai principi del 900, diffuso dai marinai che lo avevano appreso durante la permanenza di nostre navi da guerra nel mar della Cina, era proprio il ju-jitsu. La prima dimostrazione di questa lotta giapponese si ebbe nel maggio del 1908 a Roma, a Villa Corsini: si affrontarono sottufficiali di Marina che pochi giorni ripeterono la loro esibizione nei giardini del Quirinale, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. Anni dopo fu istituita la cattedra di Ju-jitsu presso la Scuola Centrale Militare di Educazione Fisica. Wu-wei è il

10 principio taoista (della non azione, o ancor più fedelmente della non ingerenza ) su cui si basa il Ju-jitsu: è la capacità di dominare le circostanze senza opporvisi, arrivando a sconfiggere un avversario usando la sua stessa forza. Come l Aikido, anche il Ju-jitsu non prevede momenti agonistici, ma privilegia la difesa personale, lo studio delle tecniche, dei kata. I settori (principi base) sono cinque, vengono contrassegnati dalle prime cinque lettere dell alfabeto e sono composti ciascuno da venti tecniche. Il Settore A comprende le azioni elementari che introducono alla conoscenza delle reazioni di un avversario il Settore B tratta le azioni che attraverso lo studio dello sbilanciamento e mirano al caricamento, sollevamento e proiezione dell avversario il Settore C esamina la azioni impostate sulle articolazioni dell avversario il settore D è dedicato alle azioni impostate sul collo dell avversario il Settore E fonde le azioni di C e di D. SUMO L origine del Sumo (lotta di forza) risale alla leggenda: ai tempi dell imperatore Suinin (vissuto a cavallo della nascita di Cristo) era lotta pericolosissima e talora mortale. Poi si trasformò in forma di addestramento militare, diventando un rito vero e proprio con cerimoniale (shikiri) tuttora rispettato, con lancio purificatorio di sale e battuta di piedi a terra per scacciare gli spiriti maligni. I lottatori ( sumotori ) indossano soltanto un perizoma (mae-tate-mitsu) ed una grossa cintura (mawashi). L area di combattimento (doliyo) è un cerchio del diametro di 4 metri e settanta: vince il combattimento, talora brevissimo, chi costringe l avversario a toccare il tappeto oppure ad uscire fuori dell area di gara. Il sumo è un arte dagli aspetti agonisti semplicissimi e quasi sempre istantanea, senza tatticismi e con tecniche apparentemente elementari: eppure è uno sport che affascina i giapponesi ed interessa anche gli altri osservatori. Il suo segreto risiede probabilmente proprio nella semplicità di scontro repentino e violento di uomini potentissimi. Nell immaginario collettivo il sumo è lo sport dei giganti che, partendo da una posizione fissa che li pone faccia a faccia, si lanciano l uno contro l altro con tutta la forza d urto delle loro possenti masse muscolari. A differenza del Giappone, nella versione agonistica adottata dall Occidente (e pertanto anche dall Italia, dove si registrano alcune centinaia di praticanti) sono previste varie categorie di peso. RIFERIMENTI: Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (FIJLKAM) - Presidente: Mario Pellicone Anno di fondazione: 1902 Sito Internet: v.le Tiziano, Roma - tel

11 Questionario 1. CHE COSA SIGNIFICA LA SIGLA FIJLKAM? Federazione Italiana Judo Federazione Italiana Karate Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali Federazione Italiana Lottatori Professionisti 2. COME SI CHIAMA IL CAMPO DI GARA DOVE SI SVOLGE UN INCONTRO DI KARATE? Tatone Tamagogi Quadrato Tatami 3. CHE COSA SONO I KATA? I lottatori di karate Sono contemporaneamente un insieme di tecniche fondamentali, un metodo di studio speciale e una forma di allenamento Le cinture che usano gli atleti quando combattono I segreti contenuti in un libro per vincere gli incontri 4. COME SI CHIAMA IL CAMPIONE ITALIANO DI JUDO CHE HA VINTO LA MEDAGLIA D ORO ALLE OLIMPIADI DI SIDNEY 2000? Giuseppe Maddaloni Emanuele Brambilla Alberto Tomba Gelindo Bordin 5. QUALE GRANDE CAMPIONE ITALIANO DI LOTTA GRECO-ROMANA E CONOSCIUTO CON IL SOPRANNOME DI POLLICINO? Francesco Bianchi Antonio Rossi Vincenzo Maenza Michele Piccirillo 6. NELL ARTE MARZIALE DEL SUMO, CHI VINCE IL COMBATTIMENTO? Chi si siede sull avversario per almeno 10 secondi Chi costringe l avversario a toccare il tappeto oppure ad uscire fuori dell area di gara Chi strappa per primo una ciocca di capelli all avversario Chi toglie all avversario la cintura (mawashi) SCHEDA A CURA DI GIOVANNI SERIO

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