3 EDITORIALE Ora, pensiamo al nuovo S.Anna di Giuseppe Failla. 4 CONVEGNO TAVI Il punto sulle valvole aortiche transcatetere di Marcello Barillà

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2 Sommario 2 S. Anna Hospital Magazine Viale Pio X, Catanzaro Tel Direttore Responsabile Marcello Barillà marcello.barilla@santannahospital.it Direttore Editoriale Giuseppe Failla Direttore Generale S. Anna Hospital Direttore Scientifico Prof. Benedetto Marino Referente Medico Mauro Cassese Direttore Dipartimento Chirurgia Cardiovascolare S. Anna Hospital Progetto grafico Il segno di Barbara Rotundo ilsegno@ .it Stampato in copie presso Rubbettino srl Soveria Mannelli (CZ) 3 EDITORIALE Ora, pensiamo al nuovo S.Anna di Giuseppe Failla 4 CONVEGNO TAVI Il punto sulle valvole aortiche transcatetere di Marcello Barillà 6 Un evento che ha trasmesso qualità di Mario Chiavarelli 7 Orgogliosi della voglia di lavorare di Giuseppe Failla 8 Un vanto per il sistema sanitario calabrese 9 QUALITÀ Il Sant Anna conforme alla norma Iso 9001: PREVENZIONE FEMMINILE Cuore di donna: pensiamo a proteggerlo 13 ELETTROFISIOLOGIA Alla scoperta di un nemico nascosto 15 CARDIOCHIRURGIA Cardiochirurgia professione a rischio? 17 Tutti i progressi della mininvasiva 19 LETTERE AL MAGAZINE Registrazione AutorizzazioneTribunale di Catanzaro n. 3 del 6 aprile 2009 postatarget magazine NAZ/571/2009 AVVISO IMPORTANTE PER I LETTORI L equipe medica del S.Anna Hospital, nell intento di rendere sempre più veloci e proficui i contatti con i pazienti, chiede loro e/o ai loro familiari di voler fornire il proprio indirizzo di posta elettronica. Chi intende aderire a tale richiesta, può comunicare il suddetto indirizzo scrivendo direttamente a: info@santannahospital.it Chi non desidera ricevere il S.Anna Hospital Magazine può comunicarlo all indirizzo magazine@santannahospital.it

3 Editoriale S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 di Giuseppe Failla Ora, pensiamo al nuovo S.Anna Alta specialità è sapere guardare avanti. E da oltre dieci anni, è quello che il Sant Anna Hospital sta facendo. All inizio fu la scelta di aprire Cardiochirurgia, perché la Calabria ne era del tutto sprovvista e non è civile che un malato, il suo coniuge, i suoi figli, debbano andare all altro capo dell Italia per cercarsi una speranza di cura e di serenità (com è accaduto, peraltro, alla famiglia di chi scrive). Fu dato corpo e sostanza, all epoca, alla forma più utile e incisiva di sanità privata accreditata, quella cioè che non duplica le prestazioni già offerte dal pubblico, che non si mette in concorrenza con esso, che non cerca coperture e amicizie per svuotarlo di utenza e realizzare profitto. Ma una sanità complementare a quella pubblica, che copre segmenti di domanda altrimenti disattesa e lo fa, appunto, offrendo prestazioni di alta specialità lì dove esse mancano. Dunque, un iniziativa privata realizzata a fini sociali. Esattamente come si legge nella Costituzione della nostra Repubblica. Da allora, non abbiamo mai cambiato direzione di marcia e modo di intendere il nostro lavoro, perché l alta specialità è questo: spingere sempre un po più in alto l asticella delle proprie competenze, perché ogni centimetro in più è l adempimento del proprio dovere professionale ma è anche l adempimento del dovere etico verso i malati, per offrire loro nuove e migliori opportunità di cura. Ed è in virtù di quest ultima considerazione che abbiamo inteso guardare comunque avanti, anche quando si è trattato di fare sacrifici e superare ostacoli. Né gli uni né gli altri sono mancati, lungo l arco di oltre un decennio. Operiamo in una realtà dura; inutile nasconderlo. Una realtà in cui il sistema sanitario è sempre nel mirino dell opinione pubblica e di chi ne interpreta orientamenti e umori. Molte volte le ragioni della critica sono fondate, altre no. Il S.Anna, però, è andato avanti lo stesso. Anche quando è rimasto per giorni sulla graticola di prime pagine, nelle quali il senso dell equilibrio e della prudenza non è certo apparso essere la prima preoccupazione di chi le scriveva. Una realtà dura, la nostra, anche per la mancanza di orientamenti certi nell agire politico, nella programmazione sanitaria, nelle scelte operative, nei criteri di merito. Il S.Anna, però, è andato avanti lo stesso. Anche quando non c è stata, come tutt ora non c è, la certezza di vedere remunerato il proprio lavoro; anche quando la sua alta specialità è stata guardata con sufficienza, quasi fosse un lusso per i calabresi, salvo poi menzionarla - perché non si è potuto farne a meno - nel momento in cui si è dovuta scrivere nelle carte la riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese. Un atteggiamento quantomeno ambiguo, quello della politica, che dice sempre di voler decidere e non decide mai. Ma alta specialità è saper guardare avanti, nonostante tutto. E questo il S.Anna ha fatto. Questo farà in futuro, perché è così che ha potuto diventare una realtà dalla quale il sistema sanitario calabrese non può più prescindere. Lo affermiamo serenamente, senza presunzione e solo dopo che altri lo hanno già affermato, senza peraltro che glielo chiedessimo. Il nostro intento, dunque, resta quello di offrire il meglio ai cardiopatici calabresi. Finora - come anche questo numero del Magazine pensiamo dimostri - lo abbiamo fatto con la progressiva introduzione e con l utilizzo delle tecniche più raffinate di diagnosi e cura, aspettando di avere, da chi governa la sanità, indirizzi certi su cui muoverci anche per offrire più spazio e maggiore confort ai nostri pazienti. Ora però è arrivato il momento di fare questo ulteriore passo in avanti, anche in assenza di quegli indirizzi, perché gli spazi e il confort fanno parte integrante della qualità di lavoro e di soggiorno di un ospedale. Sentiamo che il nuovo Sant Anna Hospital è anch esso un nostro dovere verso la giusta maniera di fare alta specialità. Sarà un passo in avanti molto impegnativo ma anche molto significativo; un passo in avanti che coprirà una distanza ampia. Il nostro auspicio è che non solo noi, ma anche chi deve garantire ai calabresi un sistema sanitario efficiente nel suo complesso, sappia fare le sue scelte, presto e bene, come noi abbiamo fatto le nostre. Perché se è vero che il nostro passo in avanti coprirà una distanza ampia è altrettanto vero, pensiamo, che non sarebbe un bene per la Calabria se altri restassero molti, troppi passi indietro. 3

4 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Convegno Tavi Tavi Il punto sulle valvole aortiche transcatetere Oltre 300 tra cardiologi, cardiochirurghi e personale tecnico di sala operatoria hanno partecipato all evento dedicato a una delle più innovative metodiche di Marcello Barillà 4 l futuro della Cardiochirurgia passa dal Sant An- Hospital, il Centro Regionale per l Alta Specia- Ina lità del Cuore. A Catanzaro. Inutile negarlo davanti a quei cinque interventi eseguiti dal vivo nella sala operatoria e in quella di Emodinamica della struttura sanitaria e trasmessi via satellite nella sala dell albergo di LameziaTerme che ha ospitato il convegno medico internazionale dedicato alla Tavi. Comincia così l articolo che il Quotidiano della Calabria pubblicava domenica 29 maggio, a ventiquattrore dalla chiusura dei lavori dell appuntamento dedicato all impianto di valvola aortica transcatetere. Un affermazione in apparenza perentoria ma in effetti, a guardare oggi le oltre duecentotrenta schede di iscrizione al convegno compilate dai partecipanti (relatori esclusi) giunti da ogni parte d Italia, si comprende bene la portata di un evento destinato a lasciare un impronta nella storia della sanità calabrese. Il Centro cardiologico Monzino di Milano, la clinica Sant Ambrogio di San Donato Milanese, il Policlinico S.Matteo di Pavia, l Anthea Hospital di Bari, la clinica Montevergine di Avellino, la clinica S.Gaudenzio di Novara, le Università di Pisa, Catanzaro, Messina, la Federico II di Napoli, la Sapienza di Roma, l ospedale San Raffaele di Milano, il S.Carlo di Nancy di Roma, il S.Chiara di Trento, il S.Carlo di Potenza, le principali Aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, il Ministero della Salute, sono solo alcune delle istituzioni sanitarie pubbliche e private che, con il loro personale, sono state presenti a Lamezia nei due giorni di convegno. Un modo implicito ma non tanto di riconoscere il lavoro - e la qualità di quest ultimo - fatto al S.Anna, da quando la Tavi è stata introdotta nelle metodiche dell ospedale, alla fine del «Nei due giorni del convegno - racconta il professor Mauro Cassese, direttore del Dpt di Chirurgia cardiovascolare - abbiamo effettuato cinque procedure di impianto transcatetere di valvola aortica impiegando entrambi i devices attualmente disponibili (Edwards Sapien e Medtronic Core-valve) ed utilizzando approcci transfemorali e trans apicali. I numerosi colleghi che hanno preso parte all evento hanno potuto verificare come tutte le procedure, trasmesse in diretta dalla sala operatoria ibrida del S.Anna, siano state effettuate da un team congiunto di cardiochirurghi ed emodinamisti. Sin dall inizio - continua Cassese - abbiamo creduto e investito molte energie nella realizzazione di un gruppo di lavoro definito valve-team e siamo sempre più convinti, anche alla luce di più di cento procedure effettuate in circa anno e mezzo, del suo ruolo imprescindibile ai fini della selezione del paziente, della esecuzione della procedura, della riduzione del rischio di complicanze intra e post-procedurali. La stratificazione del rischio è una fase importante del processo decisionale. I modelli di calcolo del rischio devono guidare e non condizionare in maniera assoluta la

5 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 ambiente diagnosi e terapia. Noi tutti, coinvolti nel trattamento delle malattie dell apparato cardiovascolare, pur provenendo da molteplici discipline, originariamente separate tra loro, abbiamo oggi l obbligo di condividere le nostre conoscenze nell interesse dei nostri pazienti.la Tavi - sottolinea - ha aperto una nuova era in campo medico, offrendo non solo una possibilità di cura a quei malati che prima ne erano privi ma anche innovando profondamente il metodo di lavoro in sala operatoria. L integrazione costituisce il vero valore aggiunto, il salto di qualità fondamentale. Il team approach - conclude il direttore del Dpt di Chirurgia Cardiovascolare del S.Anna - non è solo 5 selezione dei pazienti candidati a TAVI. A tale scopo una valutazione clinica multidisciplinare, patient oriented, ha una funzione insostituibile in quanto consente di differenziare un paziente ad alto rischio per cause cardiache o per cause extra-cardiache. In linea generale - spiega ancora Cassese - quando l alto rischio deriva da cause essenzialmente cardiache (bassa FE, coesistenza di valvulopatia mitralica severa, coronaropatia diffusa non trattabile con PTCA) la TAVI non sembra essere la scelta terapeutica migliore e la procedura transcatetere ha un rischio molto elevato di complicanze. Quando invece l alto rischio operatorio deriva da problematiche extra-cardiache l impatto terapeutico delle procedure transcatetere è estremamente efficace. Lo sviluppo tecnologico ha modificato le modalità di trattamento di molte patologie che si beneficiano oggi di metodiche che coinvolgono più specialisti: il trend verso le procedure ibride sembra più una rivoluzione che una evoluzione per la velocità con cui le tecniche di intervento si integrano con quelle di imaging. Tali procedure ibride sono diventate una realtà sempre più presente e sempre più necessaria, tale da richiedere la creazione di un ambiente ad esse dedicato: la sala operatoria ibrida. La miglior definizione di sala operatoria ibrida o multifunzionale è quindi quella di un ambiente concepito e sviluppato per permettere a specialisti di diverse discipline di poter lavorare insieme intorno al paziente. Essa necessita di tutto l armamentario chirurgico cardiovascolare e di tutte le metodiche di imaging attualmente utilizzate per la diagnosi delle malattie cardiovascolari unendo quindi in un solo un progresso metodologico medico è soprattutto un avanzamento sul piano della cultura del nostro lavoro. È anche per questo che confortati dalla riuscita del convegno di Lamezia, possiamo dire che la cardiochirurgia calabrese è oggi un fiore all occhiello del nostro sistema sanitario regionale.

6 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Convegno Tavi Tavi 6 Un evento che ha trasmesso qualità Gli allori della cardiochirurgia in Calabria Da poco tornato dalla Calabria, mi sono ritrovato a pensare a quanto avevo visto in due giorni. La motivazione della rapida visita era quella di ritrovare il mio amico Mauro Cassese, direttore del Dipartimento di Chirurga Cardiovascolare all Ospedale S. Anna. Con Mauro siamo nati insieme, professionalmente, al Policlinico Umberto I dell Università di Roma e insieme abbiamo superato tutti i dolori di crescita di chi si imbarca in professioni difficili e impegnative come la nostra, quella di cardiochirurgo. Dopo qualche anno, le nostre strade si sono separate, ma ero molto curioso di vedere come Mauro e Gian Luca Martinelli, che ha le nostre stesse origini, avessero saputo ambientarsi in un altra realtà. Non avevo aspettative, anche se sapevo da amici comuni che il programma cardochirurgico del S. Anna va molto bene. Sono rimasto strabiliato dalla qualità che è traspirata dall evento di LameziaTerme. Con grande semplicità ed entusiasmo, ma altrettanta chiarezza e completezza, sono stati presentati i punti focali, gli esiti e le possibili di Mario Chiavarelli* complicanze di un approccio innovativo alla malattia della valvola aortica, la TAVI, cioè l impianto di una protesi valvolare aortica mediante un catetere inserito attraverso un arteria periferica o dalla punta del cuore. E ho visto la grande capacità organizzativa del dottor Cassese che rapidamente passava dalle sale del Congresso a quelle operatorie dell ospedale, sempre sorridente e positivo nonostante il duplice impegno relazionale e chirurgico. Mi è sembrato ben evidente che il programma del S. Anna è basato su un approccio multidisciplinare molto efficace, che rende ragione degli ottimi risultati raggiunti. Ma non credo che sia solo una mia impressione: doveva essere presente tutta la Calabria cardiologica e le sale del convegno erano sempre gremite da persone molto attente. Anche i relatori erano di altissima qualità: in particolare mi ha colpito la Dottoressa Melissa Fusari del Centro Cardiologico Monzino di Milano che ha analizzato i risultati degli studi clinici più importanti e ha presentato con grande equilibrio le complicanze della TAVI. Non basta. Ho tra le mani un

7 manuale per l impianto delle protesi TAVI, distribuito nel corso del congresso e molto ben realizzato, che è sicuramente il risultato culturale dell esperienza americana del dottor Cassese. Come è possibile che una Clinica Accreditata riesca a raggiungere questi livelli di qualità assistenziale e di applicazione di nuove e costose tecnologie, certamente non sostenibili con il rimborso DRG del Servizio Sanitario Nazionale? Alle mie domande è stato risposto che è il frutto di un amministrazione illuminata. E per la prima volta ho notato il direttore generale di un ospedale (credo sia un ingegnere) sempre presente alle sessioni del congresso organizzato dai suoi medici. I Calabresi devono essere orgogliosi del programma del S. Anna che è a livello dei migliori centri cardochirurgici. Ma l amministrazione illuminata non deve vivere sugli allori, semmai deve continuare a sostenere e rinforzare questi programmi di alta specialità, tecnologia e costo. *Professore di Cardiochirurgia Università di Siena S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Orgogliosi della voglia di lavorare di Giuseppe Failla* Il convegno dedicato alla TAVI è stato un successo, come del resto tutti noi auspicavamo. Ogni aspetto dell organizzazione, dal più semplice fino ai sofisticati collegamenti audio-video tra la nostra sala ibrida e il T-Hotel sede dell iniziativa, non ha fatto registrare alcuna sbavatura. Quanto ai contenuti medico scientifici, oggetto di simposi, tavole rotonde, simposi satellite, live session, essi non hanno tralasciato alcun aspetto di quelli legati al tema, dando all evento una qualità e un livello di altissimo profilo. Tutto ciò ha trovato conferma non solo nell eco mediatica che il convegno ha fatto registrare ma soprattutto negli apprezzamenti che i convegnisti, giunti da tutta Italia, hanno unanimemente inteso rivolgerci (qualcuno anche formalmente), a margine e poi a conclusione dei lavori. L iniziativa sulla TAVI è stata la prima di così ampio respiro, organizzata dal nostro ospedale nel corso dei dieci anni da quando venne istituita la Cardiochirurgia. Il fatto che questa iniziativa sia stata un successo, dunque, è per tutti noi motivo di legittimo orgoglio e giusta soddisfazione. Ancora una volta, infatti, ci siamo posti un obiettivo e siamo stati in grado di raggiungerlo nel miglior modo possibile. Da questo punto di vista, il convegno del 27 e 28 maggio scorsi è emblematico del lungo percorso che abbiamo avuto la capacità di compiere, sempre nel segno della costante evoluzione, del costante apprendimento, della capacità di rimanere al passo 7

8 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Convegno Tavi Tavi 8 coi tempi e con l evoluzione delle conoscenze sia in campo diagnostico, sia in quello terapeutico. Nei due giorni di lavori, grazie anche all esecuzione di ben cinque procedure live, è apparso chiaro ed evidente a tutti quale sia il livello di alta specializzazione che abbiamo raggiunto e quanto questo pesi nell ambito del sistema sanitario calabrese, la cui efficienza ed efficacia in ambito cardiovascolare riteniamo non possano oggi prescindere dal nostro lavoro. Quello stesso lavoro che è apprezzato da tempo ben al di là dei confini regionali, come del resto il convegno ha dimostrato. Ebbene, i risultati che abbiamo raggiunto e dei quali l iniziativa sulla TAVI non è che l ultimo in ordine di tempo, non sarebbero stati neppure immaginabili senza l attaccamento al lavoro, l entusiasmo, l abnegazione, la voglia di migliorarsi ed essere sempre al servizio dei malati, che tutto il personale del S.Anna ha costantemente saputo dimostrare. L Alta Specialità è un campo nel quale per forza di cose non si può che evolversi per portare sempre un po più in là il proprio livello di competenza e le proprie capacità operative. Questo non può essere fatto senza che vi sia spirito di gruppo e comune voglia di crescere. Due componenti che non sono mai mancati al nostro ospedale, che deve proprio al suo personale la posizione che occupa oggi nella considerazione della comunità medico scientifica e in quella dei cittadini calabresi. Da questo ripartiamo per gli impegni futuri che ci attenderanno, certi che tutti insieme, conservando questo prezioso modo di essere e di intendere il nostro lavoro, quegli stessi impegni porteranno a nuovi risultati e a nuove soddisfazioni. *Direttore generale S.Anna Hospital Un vanto per il sistema sanitario calabrese assessore regionale al Governo del territorio, Piero L Aiello, è intervenuto al congresso di cardiochirurgia, organizzato dall equipe del prof. Mauro Cassese, cardiochirurgo del S.Anna Hospital di Catanzaro. L Assessore Aiello, che è medico, nel porgere ai numerosi convenuti il saluto del Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, ha sottolineato il suo personale compiacimento per il successo «ottenuto dal convegno che, tra l altro ha detto si è interessato di una metodica come la TAVI, che è in continua progressione e il cui sempre più ampio utilizzo esalta il lavoro di gruppo e consente, sopratutto, di lavorare in modo poco o niente invasivo, riducendo i rischi per il paziente e i costi per la comunità. Questa tipologia di procedura percutanea transcatetere ha detto ancora Aiello ha stravolto completamente il trattamento delle stenosi aortiche sopratutto in pazienti anziani, e/o affetti da pluripatologie, che risulterebbero ad alto rischio operatorio». L Assessore Aiello ha poi espresso anche un plauso particolare al S.Anna Hospital «che, ancora una volta, tra le prime strutture in Europa, ha saputo ha detto non solo intercettare i crescenti bisogni in questo campo, ma anche rimodularsi tecnicamente per soddisfare il progresso tecnologico indispensabile nel garantire l alta specialità del cuore e, nello stesso tempo, ridurre mortalità, degenza ospedaliera e periodo di convalescenza». Nel concludere, Aiello si è detto lieto dei lavori congressuali perché «almeno ogni tanto possiamo pregiarci, come calabresi, di avere strutture all avanguardia che riescono a garantire e soddisfare, a tutte le ore del giorno e della notte, in urgenza emergenza cardiochirurgica, prestazioni di eccellenza».

9 Qualità S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Il Sant Anna conforme alla norma Iso 9001:2008 I certificatori di DNV Italia confermano la certificazione di qualità al Centro di Alta Specialità del Cuore. Giudicata fondamentale la costante innovazione Confermata anche quest anno la certificazione di qualità del S.Anna Hospital ai sensi della norma ISO 9001:2008, ultima edizione dello standard più diffuso per la certificazione di sistemi di gestione per la qualità. Il Centro Regionale di Alta Specialità del Cuore venne certificato per la prima volta nel 2007 e due anni dopo fu tra le prime aziende calabresi ad adeguarsi, con largo anticipo rispetto alle scadenze di conformità, alla nuova disciplina ISO 9001:2008. Nel corso dell ultima verifica, gli ispettori di DNV Italia, l autorevole Agenzia internazionale con sede a Oslo, non hanno registrato anomalie di primo grado, quelle cioè relative al mancato rispetto della normativa cogente; né anomalie di secondo grado, quelle di gravità inferiore ma da rimuovere in ogni caso, per evitare che possano diventare di primo grado. Di contro, sono emerse una serie di positività e quelli che, in gergo, vengono definiti spunti di miglioramento. Sul fronte diagnostico e terapeutico, i verificatori hanno registrato i costanti investimenti dell azienda nel campo dell innovazione tecnologica e le conseguenti, numerose novità: la messa a regime della cosiddetta sala ibrida, la nuova sala di emodinamica, le nuove apparecchiature per anestesia, circolazione extracorporea e analisi di laboratorio, i nuovi letti operatori. Hanno anche preso atto dell introduzione di metodiche fortemente innovative, come l impianto di valvola aortica transcatetere 9

10 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Qualità 10 (TAVI) e la cardiochirurgia mini invasiva. La messa a regime della sala ibrida multifunzionale - scrivono i verificatori nel loro rapporto finale ha come primo beneficio tangibile la possibilità di disporre di una equipe multidisciplinare che con un team approach ha la possibilità di valutare, individuare e mettere in atto le soluzioni migliori per il paziente. Il team è di fatto costituito da cardiochirurgo, cardiologo interventista, chirurgo vascolare, anestesista, elettrofisiologo, ecografista ed equipe infermieristica. La multidisciplinarietà e la estrema propensione del personale al lavoro di gruppo per ottenere i massimi benefici di salute per il paziente, consente di applicare nuove procedure diagnostiche e interventistiche che difficilmente avrebbero lo stesso numero di successi se applicate dal singolo professionista e/o senza un affiatamento del team e/o senza una sala appositamente concepita. Una presa d atto delle nuove metodiche, dunque, che fa concludere agli stessi verificatori come i successi ottenuti in termini statistici evidenziano una riduzione delle complicanze post-operatorie, dei tempi della degenza postoperatoria, dei tempi di recupero post-intervento, nonché tra la cura anche dell aspetto psicologico del paziente che non viene sottoposto alla sternotomia. Positivo, infine, il giudizio di DNV sul lavoro svolto dalla nuova Direzione Sanitaria e sul monitoraggio per la prevenzione delle infezioni ospedaliere, eseguito in fase preliminare rispetto al percorso chirurgico. Nella conferma della certificazione di qualità al S.Anna, hanno giocato un ruolo anche le azioni rivolte dall ospedale verso l esterno e cioè la comunità dei pazienti e quella medico-scientifica. La visita ispettiva di DNV ha infatti coinciso con la fase finale di elaborazione dei dati emersi dallo Screening sul giudizio consolidato dei pazienti, giunto quest anno alla sua terza edizione. I verificatori hanno dunque potuto registrare che si profila ancora una volta una partecipazione molto significativa all iniziativa (le risposte pervenute al momento sono circa il 32% dei questionari inviati) e un giudizio globale molto positivo sul trattamento ricevuto. Il rapporto finale di DNV evidenzia inoltre il continuo aggiornamento dei pazienti e non solo, attraverso la pubblicazione del Magazine e l implementazione del sito internet. Assai apprezzato dai verificatori della qualità anche il convegno internazionale organizzato a fine maggio dal S.Anna e dedicato alla TAVI, così come agli stessi verificatori non è sfuggita l attività di proctor svolta da alcuni medici dello stesso S.Anna, chiamati a curare attività formative sulle metodiche più complesse presso altri centri italiani di cardiochirurgia.

11 Prevenzione femminile S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Cuore di donna: pensiamo a proteggerlo L iniziativa del S.Anna in occasione dell 8 marzo conferma i rischi di malattie cardiovascolari anche per le donne. È fondamentale la prevenzione Le malattie cardiovascolari una prerogativa del genere maschile? Niente affatto, anzi tutt altro. Anche le donne sono, come suol dirsi, a rischio. Se è vero infatti che la popolazione femminile in età fertile ha meno probabilità di contrarre la malattia rispetto a quella maschile grazie agli estrogeni, è altrettanto vero che con la menopausa i nuovi casi di infarto e di ictus cerebrale nelle donne aumentano progressivamente fino a raggiungere e addirittura superare - intorno ai 75 anni - quelli maschili. Senza contare quei fattori di rischio, come l ipertensione o il sovrappeso e l obesità, che sono comuni a uomini e donne. Al contrario di quanto si crede, la realtà dei fatti è che le malattie cardiovascolari sono le malattie più frequenti nelle donne: il 40% delle morti femminili è dovuta a infarto e ictus; le donne muoiono molto di più a causa delle malattie cardiovascolari che per tutti i tumori messi insieme, compreso il tumore del seno; l allungarsi della vita media, infine, porta le malattie cardiovascolari a rappresentare un emergenza per la salute delle donne. Questo quadro, che non è a tinte fosche ma semplicemente realistico, è sostanzialmente confermato dai risultati emersi dopo Cuore di Donna, l iniziativa organizzata dal S.Anna in occasione dell 8 marzo In concomitanza della festa delle donne, il Centro di Alta Specialità del Cuore ha messo gratuitamente a disposizione di chi ne ha fatto richiesta i propri ambulatori cardiologici. Sono state in tutto 129 le visite effettuate su donne provenienti da tutta la Calabria e con un età compresa tra i 33 e gli 85 anni. Quattro i fattori di rischio presi in considerazione: l indice di massa corporea, la pressione arteriosa, il livello di colesterolo e quello della glicemia. Ebbene, solo il 20% delle donne sottoposte a visita è risultato completamente privo di qualunque fattore di rischio. Per il resto, il 38% ne presentava almeno uno; il 34% ne presentava due; il 6% tre; il 2%, infine, presentava tutti e quattro i fattori considerati. La maggioranza delle donne visitate (il 52%) ha fatto registrare un indice di massa corporea superiore al valore normale. Una condizione di sovrappeso accompagnata nel 61% dei casi da valori glicemici oltre la norma e nel 46% dei casi da un eccesso di colesterolo LDL, quello cioè cattivo. Valori, questi ultimi, diversi nel caso del 48% delle donne il cui peso era invece nella norma: poco più della metà (52%) ha fatto registrare glicemia in eccesso, mentre valori di colesterolo fuori norma si sono riscontrati solo nel 31% dei casi. I dati, ovviamente, sono solo di natura quantitativa ma comunque appaiono indicativi. Abbiamo detto che il quadro della situazione complessiva sulle malattie cardiovascolari femminili non è a tinte fosche ma è un quadro realistico, dal quale, come contromisura possibile, emerge la ne- 11

12 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Prevenzione femminile 12 cessità di un opportuna prevenzione da parte della popolazione femminile. Soprattutto la prevenzione secondaria, quella cioè gestibile direttamente dalla persona, visto che la prevenzione primaria avrebbe dei costi che il sistema sanitario non sarebbe in grado di sopportare. Le donne però debbono principalmente prendere coscienza del fatto di essere soggetti a rischio e quindi superare quell impostazione culturale che, in tema di malattie cardiovascolari, le vede sempre molto attente verso le condizioni di salute del marito, del padre o del fratello ma troppo poco verso le proprie. Le regole basilari per fare una buona prevenzione sono poche e semplici, oltre che già ampiamente note. Prima fra tutte, non fumare; seguire un alimentazione povera di grassi, diminuendo il consumo di carni rosse, salumi, formaggi, latte intero, burro e uova; aumentare il consumo di fibre mangiando più verdura, legumi, cereali integrali e frutta; tenere sotto regolare controllo il peso; controllare la pressione almeno una volta all anno; svolgere un attività fisica di proprio gradimento e farlo almeno tre volte a settimana per almeno mezz ora. Infine, imparare a rilassarsi e a mantenere il giusto controllo su se stessi. Anche la personalità e le reazioni individuali allo stress sono associati allo sviluppo della cardiopatia ischemica. Da tempo, infatti, è stata segnalata una stretta connessione tra tipo di personalità, relazioni interpersonali e stato di salute. A pensarci bene, non è difficile seguire queste regole: bastano un po di attenzione e un po di forza di volontà per cambiare abitudini, magari consolidate ma dannose e acquisirne di nuove, a tutto vantaggio per la propria salute. Infine una segnalazione per chi volesse saperne di più: oltre che una chiacchierata sull argomento con il proprio medico (sempre utile), è anche possibile consultare il piccolo vademecum Cuore di donna - La prevenzione della malattia cardiovascolare femminile. Il vademecum, realizzato dai medici del S.Anna proprio in occasione dell 8 marzo 2011, è interamente scaricabile in formato pdf dal sito

13 Elettrofisiologia S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Alla scoperta di un nemico nascosto L evento di morte improvvisa, specie nei giovani che praticano sport, per quanto tragico può essere prevenuto adottando gli opportuni accorgimenti iovane muore improvvisa- durante una partita Gmente di calcio con gli amici. Capita con una certa frequenza di leggere un titolo così, seguito dalle immancabili dichiarazioni di chi era presente - stava benissimo - e dalle altrettanto immancabili congetture - una possibile malattia congenita e sconosciuta al ragazzo. Ma è opportuno chiudere in due battute simili episodi? «Credo proprio di no - risponde il dr. Saverio Iacopino, direttore del laboratorio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione del Sant Anna Hospital - soprattutto perché parliamo di giovani che svolgono attività fisica, la gran parte delle volte di tipo non agonistica. La morte improvvisa, evento inaspettato in un soggetto che si presume essere sano, è un fenomeno quasi sempre di tipo aritmico, che porta all arresto cardiaco. Nella gran parte dei casi si tratta di una tachiaritmia, cioè una accelerazione del battito cardiaco, determinata da patologie del sistema elettrico del cuore. Queste ultime, peraltro, possono essere facilmente diagnosticate con un esame semplice come l elettrocardiogramma. Molto più raramente, il fenomeno morte è dovuto ad arresti cardiaci per asistolia, cioè mancanza del battito cardiaco. Ma si tratta di una patologia molto più rara nei soggetti giovani, così come è raro che sia un infarto a provocare la morte improvvisa, oppure una dissecazione dell aorta». Si tende a ritenere che si tratti di malattie congenite. È vero? «Le patologie aritmiche di tipo congenito sono determinate, nella fase embrionale di sviluppo del cuore, da alterazioni del sistema di eccito-conduzione elettrica. Queste alterazioni sono causa di aritmie maggiori che ormai possiamo identificare, nella stragrande maggioranza dei casi, con la semplice esecuzione di un elettrocardiogramma. Poiché si tratta di patologie di tipo congenito, la conoscenza di precedenti eventi familiari è importante al fine di una corretta diagnosi». Com è possibile che queste patologie rimangano silenti o che comunque non ci si accorga di esse fin tanto che non sopraggiunge l evento drammatico? «Perché l evento aritmico è, sotto certi aspetti, imprevedibile in termini di presentazione clinica. Sappiamo che in alcuni individui, per esempio quelli affetti dalla Sindrome di Brugada, l incidenza di evento aritmico fatale è presente maggiormente nella terza/quarta decade di vita. Sono soggetti nei quali c è una storia familiare di morte improvvisa e quindi sono portatori dell anomalia individuabile all elettrocardiogramma. Nei pazienti affetti dalla sindrome, la diagnosi è certa e la terapia altrettanto: l impianto del defibrillatore. Altro aspetto è la cosiddetta pre-eccitazione cardiaca, la Sindrome di Wolf Parkinson White. In questi casi, la patologia può essere del tutto asintomatica tuttavia, anche se raramente, la prima manifestazione può essere la morte improvvisa. Il fatto che alcuni soggetti siano asintomatici rende ovviamente difficile definirli ad alto o a basso rischio. Nei casi dubbi ci affidiamo ad esami più sensibili (test da sforzo, studio elettrofisiologico) per la stratificazione di rischio. Direi comunque che è 13

14 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Elettrofisiologia 14 fondamentale ancora una volta eseguire l elettrocardiogramma, magari sarebbe auspicabile programmare delle campagne di prevenzione a livello scolastico eseguendo un elettrocardiogramma a tutti gli studenti». È un suggerimento per chi inizia con continuità un attività fisica, professionale o dilettantistica che sia? «Assolutamente sì, ma è bene distinguere l atleta professionista da quello che professionista non è. Per quest ultimo, non c è oggi la necessità di produrre una certificazione di idoneità allo svolgimento di sforzi fisici. Però resta valido il suggerimento di rivolgersi innanzi tutto al medico di famiglia, che può essere il primo a raccogliere l anamnesi, la storia familiare di ogni individuo. Se il medico non riscontra precedenti familiari caratterizzati da malattia cardiaca, infarto o arresto cardiaco inaspettato, l esecuzione di un elettrocardiogramma sarà sufficiente a escludere la presenza di un indicatore di rischio di morte. Se invece il medico raccoglierà informazioni su eventuali sintomatologie, batticuore, battito mancante, extrasistole, allora da lì potrà partire una diagnostica più appropriata che va dall Holter delle 24 ore alla prova da sforzo, fino all ecocardiografia nel caso in cui servissero maggiori e più approfondite informazioni. Per i professionisti, le regole sono chiare e severe ma purtroppo, proprio per questo, non mancano delle perplessità. Il caso di chi muore improvvisamente sul campo può avere poche spiegazioni. O c è una superficialità nella valutazione dell atleta da parte di chi dovrebbe valutarne l idoneità fisica o c è una cosa peggiore e cioè la tendenza da parte del professionista a non manifestare un disagio clinico, un sintomo per timore di dover smettere ma qui entriamo in un altro contesto. Sicuramente la visita è obbligatoria e quindi il problema non si dovrebbe porre». Insomma, da parte di chi fa o vuol fare attività fisica è bene non allarmarsi inutilmente ma avere ma la necessaria e opportuna attenzione? «L attenzione è d obbligo, anche perché sappiamo inoltre che esistono dei criteri diagnostici ben definiti ai quali potremmo e dovremmo attenerci tutti, dal medico di famiglia al medico sportivo, ai genitori che devono avere la sensibilità di cercare più l esclusione delle patologie che il certificato di idoneità per il proprio figlio».

15 Cardiochirurgia S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Cardiochirurgia professione a rischio? La specialistica è cresciuta, introducendo metodiche sofisticate e ampliando la platea dei pazienti. Ma in caso di decesso fioccano le denunce. Perch é? cardiochirurghi hanno conseguito risulta- straordinari sul fronte della sicurezza e «Iti dell efficacia al punto da far apparire banale una chirurgia complessa. Si è così diffusa, nell immaginario collettivo, l idea falsa di una pratica chirurgica priva di rischi. Nella società dei nostri giorni, l unico vero tabù è rappresentato dalla morte che, se non spettacolarizzata e quindi emendata dalla sua realtà profonda, viene percepita come un estremo oltraggio e pertanto allontanata, rimossa. Si vuol negare la malattia e la morte. Derivano da questo distorto comune sentire una serie di sfavorevoli conseguenze che coinvolgono la vita professionale del cardiochirurgo». Non avrebbe potuto essere più chiaro il dottor Lorenzo Menicanti, vice presidente della Sicch, la Società italiana di chirurgia cardiaca, intervistato domenica 17 luglio da Luigi Cucchi per il Giornale, su un tema che è apparso sempre più cruciale, man mano che le metodiche cardiochirurgiche sono cresciute in complessità e sofisticatezza. Affermazioni, le sue, che scaturiscono non solo dal ruolo occupato nell associazione medica ma anche da quello ricoperto in ospedale. Insieme con Alessandro Frigiola (cardiochirurgo pediatrico) Menicanti dirige infatti il team cardochirurgico del policlinico San Donato di Milano, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, che con 42mila interventi dal 1989 al dicembre 2010, di cui 1750 lo scorso anno, è una vera e propria eccellenza sul piano europeo. Basti pensare che oltre 140 cardiochirurghi statunitensi hanno compiuto stage al San Donato per specializzarsi nel trattamento chirurgico dello scompenso. Ha buone ragioni Menicanti per manifestare la sua preoccupazione, perché se è vero che la cardiochirurgia italiana ha descritto una parabola di crescita straordinaria negli ultimi vent anni, è altrettanto vero che intorno alla disciplina si respira un clima a dir poco problematico, che non sempre trova corrispondenza nella qualità delle prestazioni offerte, anzi tutt altro. E infatti, «per il nostro sistema giuridico - osserva il cardiochirurgo nell intervista a il Giornale - quando si ha una denuncia, l onere di provare la colpa del medico non ricade sul denunciante ma è il medico stesso che deve provare di aver agito correttamente. Questo è un abominio giuridico che, nella pratica medica quotidiana, viene considerato e accettato come del tutto regolare». Insomma, se da un lato la denuncia nei confronti del medico può essere umanamente compresa, come reazione all evento morte sempre difficile da metaboliz- 15

16 S.Anna Hospital Magazine - 8/ 2011 Cardiochirurgia 16 zare, dall altro sembra mancare il riconoscimento dei risultati che ogni giorno si registrano anche in molti casi che sono in realtà disperati. Si operano sempre più pazienti anziani in precarie situazioni di salute, con più malattie gravi, spesso associate, dal diabete all obesità, ma si fa fatica ad accettare le gravi complicanze che si possono manifestare dopo l intervento. Si aggiunga a questo che, talvolta, chi svolge le indagini parte da premesse oggettivamente discutibili se è vero che, come osserva ancora Menicanti «molte perizie chieste dai tribunali si basano sull arrogante presunzione della infallibilità del chirurgo e non su riscontri oggettivi, sulla conoscenza delle complicanze proprie di determinati interventi». Da qui l idea del cardiochirurgo del San Donato : «Si devono creare in seno alle Società scientifiche dei gruppi di esperti a cui i chirurghi denunciati possano ricorrere per un parere qualificato e autorevole, una maggiore trasparenza, un supporto alla propria attività, come avviene nel Regno Unito attraverso la Medical Defence Union. Infine bisogna supportare il progetto di legge per la depenalizzazione della colpa medica: è così in tutti i paesi civili ed in particolare in Europa. Depenalizzare l atto medico - osserva Menicanti - è secondo alcuni giuristi contro la Costituzione e così ci troviamo in compagnia di due soli paesi al mondo: Polonia e Messico. È una realtà sconsolante». Non c è esagerazione nella parole del cardiochirurgo; è infatti una indagine della stessa Sicch a rivelare che su 70 cardiochirurgie italiane il 100% dei chirurghi in posizione di vertice ha in corso o ha avuto denunce per omicidio colposo, con tutte le conseguenze che questo comporta. È chiaro infatti che, di fronte a dati che sembrano riguardare più un organizzazione criminale che non una componente medica e di fronte ai costi sempre più insostenibili delle assicurazioni professionali, soprattutto per un giovane, alla fine a diminuire è il numero degli iscritti alle scuole di specializzazione. Il giovane chirurgo, che dovrebbe avere il massimo possibile degli incentivi a crescere professionalmente, si ritrova infatti schiacciato da una realtà dal sapore kafkiano in cui, paradossalmente, dopo aver fatto di tutto per salvare una vita deve anche discolparsi per non esserci riuscito. Sarà anche per questo che Lorenzo Menicanti arriva alla conclusione che «fare il cardiochirurgo vuol dire accettare grandi stress psicofisici e se non vi è la passione, lo sforzo è rifiutato». ANCHE LA STAMPA DOVREBBE AVERE UN ATTEGGIAMENTO PIÙ PRUDENTE e considerazioni del collega Menicanti mi sembrano molto opportune e sicuramente aiutano un «Ldibattito assai concreto e tuttora aperto». Il commento è del professor Mauro Cassese, direttore del Dpt di Chirurgia cardiovascolare del S.Anna che però aggiunge: «A mio parere, anche i mezzi di informazione dovrebbero dimostrare più attenzione e maggiore sensibilità. Non solo verso tutti gli aspetti di un lavoro che non è affatto banale ma è estremamente complesso. Dovrebbero soprattutto dimostrarle nei confronti dei cittadini, che rischiano di rimanere gravemente disorientati di fronte a notizie il cui scopo principale, a volte, sembra essere solo quello di sbattere il mostro in prima pagina, magari per vendere qualche copia in più. Sia chiaro - aggiunge Cassese - nessuno pensa di mettere in discussione il diritto/dovere di cronaca ma se i media facessero uno sforzo in più anche per spiegare che in ospedale non si fanno i miracoli ma si combatte per salvare una vita e a volte si può perdere la battaglia, allora davvero svolgerebbero fino in fondo il compito di informare a tutto tondo ma anche formare i loro lettori. Del resto, oggi curiamo pazienti che fino a qualche anno fa erano inoperabili, concorriamo ad allungare la vita media delle persone, comprese quelle il cui quadro clinico si presenta fortemente problematico: è inevitabile che in questo nuovo e positivo contesto anche la statistica dei decessi si modifichi. Ecco - conclude Cassese - se oltre ai medici, che abitualmente spiegano queste cose, anche i media dessero una mano per aiutare la gente a capire, allora forse l evento morte, per quanto comprensibilmente doloroso e devastante, potrebbe però essere accettato per quello che è in realtà e cioè una possibilità che esiste e con la quale dobbiamo necessariamente misurarci».

17 Cardiochirurgia S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Tutti i progressi della mininvasiva L equipe del S.Anna Hospital brucia le tappe nell introduzione della tecnica operatoria ampliando notevolmente la platea dei pazienti operabili Poco più di un anno, dal gennaio del È bastato davvero poco all equipe del S.Anna Hospital, per introdurre la cardiochirurgia mini invasiva e arrivare a sfiorare il centinaio di pazienti trattati. Una curva di apprendimento molto rapida per una metodica tra le più affascinanti ma anche tra le più complesse e soprattutto risultati più che soddisfacenti. La mini invasiva, come abbiamo spiegato più volte, consente di effettuare un operazione al cuore senza aprire lo sterno ma attraverso un incisione di pochi centimetri, praticata all altezza del terzo o quarto spazio intercostale; quindi con un trauma chirurgico ridotto al minimo. I vantaggi di tale metodica sono molteplici. Sono sicuramente di tipo estetico (l apertura dello sterno, infatti, comporta successivamente una cicatrice importante) ma sono soprattutto di ordine clinico e funzionale. «Basti pensare - spiega il dottor Alfonso Agnino, cardiochirurgo presso il Centro Regionale di Alta Specialità del Cuore - che il paziente si può mettere seduto già dopo 12/14 ore dall intervento; nell arco delle 24 ore può lasciare la terapia intensiva e camminare; mediamente, nel giro di 5/6 giorni le persone cha abbiamo operato hanno potuto lasciare l ospedale e fare ritorno a casa. In più, con la chirurgia mini invasiva tende a ridursi la necessità della riabilitazione cardiorespiratoria, proprio perché il trauma chirurgico è minimo. Non aprire lo sterno, inoltre, significa limitare il rischio di complicanze respiratorie postoperatorie, perché non viene alterata la meccanica ventilatoria. La tecnica mini invasiva, infine, permette di limitare in maniera importante il normale sanguinamento chirurgico, riducendo quindi la necessità di eventuali trasfusioni: i casi si limitano a circa il 20% del totale di quelli trattati contro il 50% della cardiochirurgia tradizionale». La chirurgia mini invasiva è particolarmente indicata nella cura dei problemi valvolari che possono essere curati o con la sostituzione della valvola o con la sua ricostruzione. La tecnica, inoltre, è indicata anche nei reinterventi: sui pazienti che, ad esempio, hanno già subito un operazione al cuore e che per una qualsiasi ragione debbono essere nuovamente operati, la chirurgia mini invasiva consente di evitare il rischio di ledere il cuore o ciò che è stato fatto nell intervento o negli interventi precedenti. La chirurgia mini invasiva non ha particolari controindicazioni. Tutto dipende dalla conformazione del paziente e dalle condizioni del cuore: se questo è dilatato o se si è in presenza di aderenze a livello polmonare (pleurite destra o trattamenti radioterapici a destra), allora l approccio mini invasivo non sarà possibile. Tutto sommato, però, le controindicazioni restano assai limitate. Neppure l età costituisce un problema anzi, più si è in avanti negli anni più la chirurgia mini invasiva è consigliabile. Questo perché, mentre per i pazienti giovani può 17

18 S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Cardiochirurgia 18 esservi certamente una motivazione di tipo estetico, negli adulti e negli anziani scattano quei benefici medici del post-operatorio, che rendono particolarmente indicata la metodica. Uno degli aspetti più delicati della mini invasiva è costituito dal cosiddetto clampaggio dell aorta, cioè la chiusura dell arteria più importante del nostro corpo, necessario per poter eseguire l intervento. È proprio su questo aspetto che il S.Anna ha fatto registrare i progressi più significativi. Di solito il clampaggio viene effettuato dall esterno, tramite un incisione un po più ampia che consente di introdurre nel torace lo strumento che con cui si chiude l aorta. A meno di un anno dall introduzione della metodica al S.Anna, la sua applicazione fece segnare un primo e significativo passo in avanti: la riduzione ulteriore delle già piccole dimensioni dell incisione ma soprattutto l ampliamento della platea di pazienti in grado di ricevere l intervento. Al clampaggio esterno infatti, nel febbraio di quest anno, l equipe medica ha aggiunto l utilizzo di una modalità che agisce dall interno. Il sistema, definito HeartPort, consiste nel far passare attraverso l arteria femorale un catetere che arriva in aorta ascendente, cioè vicino al cuore e attraverso di esso far salire una sonda dotata di palloncino. Arrivati in aorta ascendente, il palloncino viene gonfiato determinandone l occlusione interna. Il tutto è realizzato e monitorizzato attraverso l Ecocardiogramma transesofageo. In questo modo, l intervento di mini invasiva necessiterà di un incisione di appena 4-5 centimetri. L HeartPort, inoltre, consente anche di fare la cardioplegia, ossia iniettare nelle coronarie quella sostanza che serve a fermare e proteggere il cuore durante l intervento stesso. L introduzione del clampaggio interno, oltre a ridurre ulteriormente l invasività cardiochirurgica, l ha resa praticabile anche su tutti quei pazienti nei quali è più rischioso effettuare clampaggi esterni come quelli già operati al cuore e che necessitano di un reintervento, cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Il loro numero è in costante aumento a causa dell allungamento della vita media. Si tratta di pazienti ad alto rischio in quanto presentano delle aderenze, ossia connessioni anomale tra i tessuti, che si hanno normalmente dopo un qualunque intervento e che rendono molto più complesso e pericoloso un ulteriore gesto chirurgico. Poter evitare di ripercorrere la stessa strada seguita durante il primo intervento permette di ridurre, in maniera significativa, il rischio di lesione durante lo sbrigliamento di queste aderenze. L ultima novità in tema di clampaggio dell aorta è del maggio scorso. Sono stati una lectio magistralis del professor Mauro Rinaldi dell università di Torino e poi un intervento in sala operatoria (al quale ha partecipato lo stesso Rinaldi) a sancire l ulteriore avanzamento nell applicazione delle tecniche di cardiochirurgia mini invasiva. Si tratta di un nuovo sistema di chiusura dell aorta, grazie al quale si è ampliata ancora di più la platea dei pazienti che possono ricevere l intervento e godere degli indiscutibili vantaggi che esso offre. Il sistema si chiama EndoDirect ed è l alternativa all HeartPort, quando questo non può essere utilizzato. Come abbiamo spiegato l HeartPort consiste nel passare attraverso l arteria femorale un catetere che arriva in aorta ascendente e, attraverso di esso, far salire un palloncino che ne determina la chiusura. Quando però si è in presenza di arterie femorali piccole e non cannulabili, calcificazioni importanti a livello di asse iliaco femorale, tortuosità a livello vascolare o aneurismi dell aorta addominale o di quella toracica discendente, l HeartPort è controindicato. L EndoDirect, supera questo ostacolo perché consente di utilizzare direttamente la cannulazione dell aorta per il suo clampaggio, oltre che per le altre funzioni necessarie all intervento, come la macchina cuore-polmoni e la cardioplegia per fermare il cuore durante l operazione. A questo punto, l incisione è ancor più ridotta, nell ordine dei 2 o 3 centimetri, fermi restando tutti i vantaggi della mini invasiva che abbiamo illustrato. «L ulteriore passo in avanti che abbiamo compiuto - spiega Agnino - è cruciale non solo perché apre ad altri malati una possibilità di cura ma anche perché dà ulteriore corpo alla nostra filosofia di alta specializzazione. Le tecniche mini invasive, infatti, necessitano di una curva di apprendimento in cui niente è lasciato al caso e solo l accumulazione progressiva dell esperienza può portare a disporre infine di tutte le opzioni da offrire al paziente per poter scegliere la più appropriata. Siamo soddisfatti perché in poco più di un anno dall introduzione della mini invasiva, insieme con i colleghi, l equipe è riuscita a bruciare le tappe, non solo in termini di casi trattati ma soprattutto acquisendo quell esperienza che ci consente oggi di essere uno dei soli cinque centri italiani che applica la tecnica di clampaggio più sofisticata e complessa.

19 Lettere Lettere al Magazine S.Anna Hospital Magazine - 8/2011 Èproprio vero: gli angeli esistono. Io li ho incontrati a 52 anni, il 19 febbraio 2010 al S.Anna Hospital. I loro volti, le loro voci, ma soprattutto i loro sorrisi, da quel giorno segnano e guidano il mio cammino verso la vita che ho rischiato di perdere a causa di una patologia che si nascondeva insidiosa nel mio cuore. Sono arrivata al S.Anna, trasferita d urgenza dall ospedale di Cosenza nel quale ero stata ricoverata. Rincorsa sulla strada dai volti affranti e smarriti dei miei familiari, sono stata accolta al terzo piano dell ospedale dove ad attendermi c era un medico di cui non conosco tutt ora l identità ma la cui immagine bella e rassicurante è rimasta scolpita nella mia mente. Al mio letto è quindi arrivato il dottor Braccio, l unica persona di cui ricordo ogni cosa in quella fase di ricovero. Mi ha illustrato la patologia, informandomi con alta professionalità e soprattutto con immensa umanità sul tipo di intervento che avrei dovuto inevitabilmente subire; ha sottoposto alla mia attenzione e a quella dei miei cari ogni rischio connesso e ogni possibile complicazione. Ma su tutto ciò ha prevalso alla fine la sua fiducia e la sua speranza che l intervento riuscisse anche grazie all aiuto del Signore. Da quel momento in me è sparita ogni paura, ogni timore. Ho trasmesso io forza e coraggio ai miei cari, i quali nel frattempo e tra l altro ipotizzavano consulti e trasferimenti altrove. Ma io avevo già incontrato i miei angeli. Li ho visti e li ricordo uno per uno. Entrata in sala operatoria, hanno scherzosamente chiesto di aiutarmi a posizionarmi da sola sul tavolo operatorio. E così è stato. Senza un brivido, senza paura. È incredibile quello che è avvenuto in me. Era la terza volta che venivo sottoposta a intervento chirurgico, la quinta ad anestesia totale, avendo subito altre operazioni. Mi ero sempre adagiata sul tavolo operatorio impietrita e tremante. Quel giorno, invece, ero rilassata e serena. Ero convinta che a operarmi fosse stato proprio il dottor Braccio, invece col tempo ho saputo che il mio cuore ammalato era stato accarezzato dalle mani dei dottori Antonazzo e Greco, ai quali va un abbraccio ed un grazie particolare, unitamente all anestesista, dottor Cuccio e a tutti gli altri collaboratori: Calafiore, Arena, Maddalena, Zitouni, Buffa e Lopetrone (spero di non avere dimenticato nessuno). Erano le ore 13,30 del 19 febbraio Alle dello stesso giorno aprivo gli occhi in terapia intensiva. L Angelo che aiutava il mio risveglio era una donna dai riccioli castani. Ho aperto gli occhi, mi sono svegliata, ho sentito il mio cuore battere, ero lucidissima, tranquilla, rilassata e magicamente senza alcun dolore. Ho chiesto l ora e chi aveva vinto Sanremo. Lì ho rivisto mio marito e mia figlia Bruna, rincuorandoli. Ho trascorso giorni in terapia intensiva, altri in sub intensiva. gli angeli si succedevano a curarmi ed assistermi amorevolmente. Grazie di cuore a tutti. Il giorno 2 marzo 2010 venivo dimessa. Periodicamente eseguo i controlli assistita dalla validissima dottoressa Montesanti. Oggi sono a casa con la mia famiglia. Un pensiero però va a tutti voi che avete contribuito che ciò si avverasse. Dal profondo del mio cuore voglio esprimere al professor Cassese e alla sua splendida equipe l augurio più bello, perché siano sempre illuminate le loro menti e le loro mani, quando accarezzano i cuori ammalati delle persone che si affidano alle loro cure. Grazie. Marinella Splendore, Fagnano Castello (CS) 19 Per più di trent anni ho sofferto di tachicardia parossistica sopraventricolare, nonostante sia staat imbottita di antiaritmici che, molto probabilmente, sono stati causa di una fibrosi al polmone. Nel febbraio del 2007, su consiglio di un giovanissimo cardiologo regino che lavorava al Sant Anna Hospital, mi soo ricoverata presso il vostro ospedale, dove sono stata sottoposta a coronarografia e studio elettrofisiologico endocavitario, eseguito dal dott. Saverio Iacopino al quale va sempre il mio più sentito grazie. Il risultato dell esame è stato: ablazione efficace di tachicardia atriale a origine dal seno coronarico. Nel marzo dello stesso anno sono statta dimessa senza alcuna tachicardia. Quattro mesi dopo sono stata chamata al Sant Anna Hospital per esssere sottoposta a studio elettrofisiologico di controllo con risultato: normale funzione del nodo del seno/normale conduzione intratriale e sottolissiana. Ho ritenuto opportuno riferirvi questo poiché sonno passati quattro anni e non ho avuto più bisogno di alcun antiaritmico. Ringrazio ancora il dottor Missiroli, il dottor Iacopino e tutta la loro equipe per l alta professionalità e il senso di umanità. Rachele Liotta, Reggio Calabria L a possibilità di vedere anche la mia lettera pubblicata, insieme con tante altre, su magazine del S. Anna Hospital, sarà sicuramente il mezzo per poter esprimere la stima e l ammirazione verso tutta una struttura e un organizzazione di così alta professionalità. Quel 27 maggio 2009, nulla sapendo della sua vera realtà, lo scenario che mi si presentò davanti fu quello di una clinica pulita, ben organizzata e dotata di personale giovane, altamente qualificato e grandemente motivato. Mi ispirò subito fiducia il primo impatto che ebbi col dottor Martinelli e, successivamente, coi dottori De Fiores e Braccio. E che dire poi della grande disponibilità delle dottoresse Montesanti, Gerbasi, De Donatis e tutti gli altri che non menziono fra il personale medico ed il personale paramedico ed ausiliario. Bravi!!! Sono tutti bravi!!! E sono veramente all altezza del loro compito che svolgono quotidianamente. Doverosa è pertanto questa mia nota di ringraziamento a tutti quanti operano nel Piccolo ma Grande centro del S.Anna Hospital che non è solo osasi dotata di speranza ma dotata anche di tantissime certezze. Salvatore Gambino, Rende (CS)

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