Fare meno demagogia e più informazione corretta.

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1 Si invia per conoscenza Distinti saluti E.Bernardi P.S. Sono assolutamente conscio delle problematiche legate al gioco patologico, mi chiedo perché criminalizzare solo una tipologia di apparecchi o di giochi?????? E solo quella col costo minimo di giocata a 1 euro, certo mi direte sono tante, ma perché le ricevitorie e rivendite di grattini non son altrettanto diffuse?? LETTERA APERTA AI GIORNALI Fare meno demagogia e più informazione corretta. Tutto il castello e tutti gli impropri che il settore si è preso e le sarcastiche affermazione di personaggi che poco conoscono il gioco perché così dicendo, si mette sotto accusa e in modo assolutamente superficiale una intera categoria formata da decine di migliaia di aziende che operano correttamente da molti anni con apparecchi normati dallo Stato, certificati da enti preposti e collegati in rete per il controllo e per calcolarne la loro tassazione PREU (complessivamente del 12,7%+0,8% AAMS e 0,8% rete concessionaria), una delle più alte del mondo (dove la tassazione è calcolata sulla differenza fra entrate e uscite ) e che in pochi anni hanno portato oltre 20 miliardi allo Stato. Il gioco in Italia è riserva dello Stato, si deve parlare di gioco regolamentato, dall art.110 del TULPS per gli apparecchi elettronici a vincita. Le ricordo che da anni esistono decreti di contingentamento sugli apparecchi da gioco a vincita limitata in cui si stabiliscono le tipologie di locali e quanti apparecchi installarvi, volute dal settore per evitare l eccessiva proliferazione degli apparecchi. Sono proliferate in questi ultimi 3 anni oltre Sale Videolottery ( nate col Decreto Abruzzo per pagare i danni del terremoto) piene di terminali VLT ( di produzione solo estera) con giocate solo in banconote fino a 10 euro,introduzione illimitate anche con pezzi da 500 euro, vincite elevate fino a euro e promessa di vincita con jackpot da 100 mila a 500 mila euro ( stranamente facoltativo) con ciclo da 5 milioni di partite. Tipologia assai diversa quella degli apparecchi da intrattenimento dei bar o tabaccherie denominati A.W.P. (o da AAMS New Slot), ricordo ai più "ignoranti" che le A.W.P. sono apparecchi con giocata massima da 1 euro (solo moneta massima introdotta 2 euro ), vincita massima di 100 euro e percentuale di restituzione del 74% ( abbassata dallo Stato per incamerare più tassazione dal 75% che era gli anni passati) su un ciclo prestabilito di max 140 mila partite ( mediamente però i cicli sono di 30 mila partite) ecc.ecc. installabili tramite licenza art.86 del TULPS. Commento [C1]: Amusemen t With Prizes - Gioco da trattenimento a premio, predominante in Inghilterra. Il termine e' applicato in campo internazionale a qualsiasi gioco a premio in denaro con software residente su scheda o computer.

2 Di VLT ne devono essere installate oltre 57 mila terminali siamo dopo 3 anni a circa 45 mila - nel mondo ve ne sono 160 mila, per capire lo sproposito italiano, l apertura di queste nuove sale, spesso denominati mini-casinò, è stata demandata dai Monopoli di Stato alle Questure tramite l art.88 del TULPS, scavalcando di fatto i Sindaci e i loro poteri, se pur limitati, a stabilirne gli orari e ora con norme urbanistiche e piani regolatori per interdirne l apertura. Detto ciò sono consapevole delle problematiche che porta l abuso del gioco e della sua grande diffusione, la pubblicizzazione dei dati dell introdotto, 80 miliardi nel 2011, senza mai considerare la vincita che è stata di 61,5 miliardi; pertanto, la raccolta netta è stata pari a 18,4 miliardi, mentre le entrate erariali sono state di quasi 9 miliardi, per il 2012 c è stato un calo ma purtroppo l AMMINISTRAZIONE i Monopoli di Stato stentano a dare dati certi e definitivi. La causa di questa grande diffusione del gioco è anche di una amministrazione tesa sempre a dover portare risultati in termini di maggiori entrate che la politica in passato gli chiedeva. Mi irrita il pressapochismo politico e di certi media essendo nel settore del gioco da trent'anni, prima con i videogiochi da coin op (ormai spariti dai bar perché poco remunerativi) e ora con gli apparecchi da intrattenimento con vincita limitata, gradirei che tecnicamente le cose fossero chiamate col proprio nome. Ora l'aria è cambiata ( forse la crisi economica, forse il cambio di Governo) e tutti hanno scoperto le "ludopatie", sono però stupito che solo ora, come tanti politici coccodrilli ci si occupi di gioco quando prima hanno fatto nascere decine di giochi con giocate e vincite iperboliche, vedasi i gratti a 20 euro o i casinò on line. Perché vengono sempre colpevolizzati gli apparecchi "da intrattenimento" comma 6/a del 110 TULPS (le A.W.P.) o che le definiscono ignorantemente la maggior parte dei media e dei politici o videopoker o slot machine, dove il gioco del poker è vietato, non così nelle videolottery dei mini casinò nati come funghi o sul gioco on line. Basterebbe che uno Parlamento avveduto avesse stabilito di devolvere una percentuale del ricavato dei giochi (tutti) alla eventuale cura o prevenzione di certi comportamenti compulsivi, forse ora in ritardo verrà stanziato l 1% dell ammontare incamerato dallo Stato e che vietasse la pubblicità dei giochi come in qualche altro stato europeo. Il paradosso tutto italiano è che proprio settore degli apparecchi con piccola vincita non ha mai fatto pubblicità a se stesso ed è l unico che finisce sempre sul banco degli imputati. Ben vengano maggiori controlli, l istituzione tribolata del registro di tutti gli operatori del gioco, la certificazione antimafia, il divieto ai minori (che le A.W.P. o Newslot esisteva da sempre) ecc. ecc., se però dal bollettino dell Alto Comitato di Vigilanza si dichiara che sono state sequestrate apparecchiature nel 2011, ovvero lo 0,35% del totale parco macchine installato, circa 380 mila, nel 2012 i risultati sono stati analoghi.

3 Certo casi d infiltrazione malavitosa ve ne sono, come tutti i settori economici, sarebbe anche giusto smetterla di criminalizzare il settore. L Istat ha stimato anche quest anno che 8 milioni di Italiani hanno problemi legati all abuso di alcol ( nessuno a mai parlato di chiudere bar o esercizi commerciali per questo), di giocatori problematici, secondo l Istituto superiore di sanità, nel 2009 ce ne erano talmente troppo pochi da non ritenere nemmeno necessario un nuovo studio. Anche se da allora ad oggi i numeri probabilmente saranno aumentati, e anche volendo prendere per buona la stima del Censis, comunque non attendibile e disconosciuta dallo stesso istituto, pari a circa 500mila individui potenzialmente rei di comportamenti di gioco eccessivi, non starebbe comunque in piedi il confronto tra gioco e alcol. Tanto più l accusa di gioco peggiore dell alcol e definita nuova droga. Qui nessun politico ha nulla da dire?? Fa più danni l'alcol o il gioco, mi ha chiesto un collega, chiediamolo ai nostri futuri governanti, se ci saranno?? Per l'alcol non esistono luoghi sensibili?? Vicino a chiese, scuole o ritrovi dei giovani da impedirne la vendita? "Occorre educare al gioco, qualsiasi esso sia. Il vizio del gioco e' antico. Proibire non risolve. Serve educare all'uso del libero arbitrio. Tutto qui." Certo se non si risanava il settore come facevano le associazioni contro il gioco patologico ad avere i dati dell emerso visto che fino al 2003 era pieno di videopoker ( 700 mila diceva l allora Ministro Visco) e non si pagava nulla di tasse?? Col proibizionismo non si è mai risolto nulla, sono un padre di famiglia mi confronto con la società quotidianamente, ho sempre fatto i conti con la mia coscienza e non tollero certo qualunquismo in cui pure Lei è finito. Distinti saluti Eugenio Bernardi Consulente Tecnico - Giuridico e produttore di giochi Rappresentante CNA Parma B.E. Alcol: 9 milioni di italiani ne abusano. In forte aumento il consumo tra i ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni Rapporto Istat su "Uso e abuso di Alcol" in Italia Recenti dati Istat rendono noto un fenomeno allarmante e in crescente aumento, che dà la misura della diffusione dell'alcol tra giovani e giovanissimi: il 13,6% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, ben 392 mila individui, beve alcolici.

4 La fascia d'eta compresa tra i anni racchiude invece la popolazione più a rischio di binge drinking, ovvero bere in modo compulsivo al fine di perdere il controllo: si tratta di 698 mila persone, il16,6% dei giovani, con un rapporto tra maschi e femmine pari a tre. Tale comportamento si manifesta in maniera sempre più diffusa soprattutto al sabato sera e nei momenti di socializzazione: non è un caso che i giovani che frequentano assiduamente le discoteche tendono ad assumere comportamenti di consumo di alcol a rischio in percentuale maggiore (33,9%) rispetto ai coetanei che non frequentano i luoghi dello sballo (7,2%). Altro aspetto non trascurabile del fenomeno riguarda la stretta relazione tra un consumo non moderato di bevande alcoliche da parte dei genitori e comportamento dei figli. In base ai dati Istat, emerge che è potenzialmente a rischio il 19,7% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore adotta comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche. La quota scende al 14,4% tra i giovani che vivono con genitori che non fanno uso di bevande alcoliche o che bevono in maniera moderata. Nel rapporto emerge che in Italia i soggetti che assumono comportamenti a rischio sono 8 milioni e 624 mila persone, il 16,1% della popolazione di 11 anni e più. Se il consumo smodato di sostanze alcoliche nei luoghi dello sballo è il comportamento a rischio in ambito giovanile, il consumo non moderato riguarda soprattutto la popolazione anziana. Si tratta di 2 milioni e 915 mila persone di 65 anni e più (il 43,5% dei maschi e il 10,6% delle femmine) che bevono quotidianamente eccedendo e mantenendo comportamenti acquisiti nel corso della vita, senza valutare gli aumentati rischi per la salute dovuti all'età avanzata. Il decennio ha comunque fatto registrare una diminuzione della percentuale degli over 65 che bevono tutti i giorni (dal 39,4% al 37,8%) e quella di chi beve almeno una volta all'anno (dal 62,1% al 61,1%), mentre è aumentata quella dei bevitori occasionali (dal 22,7% al 23,3%) ed è rimasta sostanzialmente stabile quella degli anziani che bevono fuori dai pasti (dal 12,7% al 12,4%). Sembra modificarsi il modello di consumo tradizionale, basato sulla consuetudine di bere giornalmente vino durante i pasti: sempre più individui bevono alcolici lontano dai pasti. Sono soprattutto le donne, tra il 2000 e il 2010, a consumare bevande alcoliche fuori dai pasti con un incremento del 25,1% (contro il 15% dei maschi), mentre decresce del 17,4% (contro il -11,8% dei maschi) quello di consumatrici giornaliere. Oltre alla frequenza e alle circostanze di consumo, cambia anche il tipo di bevande consumate con una diminuzione del numero di chi consuma solo vino e birra e un aumento di chi consuma anche altri alcolici, come aperitivi, amari e superalcolici. Il consumo di alcol, sottolinea l Istituto, è più diffuso nel Centro-nord, soprattutto nel Nord-est, in particolare tra i maschi. In modo analogo si distribuiscono i consumatori giornalieri, con una quota nel Nord-est del 28,6%. Si registra, poi, un consumo più elevato nei piccoli Comuni. Altro dato interessante riguarda la quota di consumatori nell'anno di bevande alcoliche che aumenta al crescere del titolo di studio. Ciò avviene soprattutto per le donne: se tra quelle con al massimo la licenza elementare il 45% consuma alcol, per le laureate la quota raggiunge il 68,9%. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all'aumentare del titolo di studio. Andamento inverso ha, invece, quello del consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, sia per gli uomini sia tra le donne. Fonte: Istat IN 10 ANNI +10% DI RICOVERI Alcol, 8,6 milioni a rischio. Colpa del 'binge drinking' Gli italiani continuano a bere: non più, come una volta, il classico consumo 'mediterraneo' fatto di boccali di vino. E' tempo, ora, di superalcolici e 'shottini'

5 Gli italiani continuano a bere: non piu', come una volta, il classico consumo "mediterraneo", fatto di grandi boccali di vino a tavola, ma il ben piu' rischioso 'binge drinking', il bere fuori pasto, a suon di superalcolici e di 'shottini'. Tanto che ormai sono oltre 8 milioni 600mila gli italiani "a rischio", la percentuale di ricoveri ospedalieri e' cresciuta del 10%, e la mortalita' alcol correlata rimane superiore alla media europea. Sono i dati allarmanti contenuti nella relazione annuale al Parlamento del ministero della Salute. Il decennio ha visto in particolare la crescita fra i giovani e i giovani adulti dell'abitudine al consumo, oltre che di vino e birra, anche di superalcolici, aperitivi e amari, che implicano spesso consumi lontano dai pasti e con frequenza occasionale. Il consumo fuori pasto si e' particolarmente radicato tra i piu' giovani e i giovanissimi: nella fascia di eta' anni i consumatori fuori pasto sono passati dal 33,7% al 41,9% e tra i giovanissimi di anni dal 14,5% al 16,9%. Tra le ragazze di quest'eta' nell'ultimo quindicennio la quota di consumatrici fuori pasto si e' quasi triplicata. Anche il binge drinking si e' ormai diffuso stabilmente a partire dal 2003, registrando un costante aumento in entrambi i sessi, e nel 2010 ha riguardato il 13,4% degli uomini e il 3,5% delle donne. Complessivamente, secondo i dati dell'istituto Superiore di Sanita', il 25,4% degli uomini ed il 7,3% delle donne di eta' superiore a 11 anni, circa persone, consumano alcolici senza rispettare le indicazioni di consumo delle agenzie di sanita' pubblica, esponendosi a rischi alcolcorrelati. Boom tra le ragazzine, triplicate le bevitrici under 17 Da monitorare attentamente e' soprattutto l'evoluzione del bere femminile, che resta ancora un comportamento molto meno diffuso di quello maschile ma che gia' nella fascia di eta' al di sotto dei 16 anni presenta percentuali di consumi a rischio analoghe a quelle riscontrate tra i maschi; nell'ultimo quindicennio c'e' stato un impressionante aumento del consumo fuori pasto tra le giovanissime bevitrici di anni, passate dal 6% del 1995 al 14,6% del Contestualmente all'aumento dei consumi fuori pasto e del binge drinking, nell'ultimo decennio e' aumentato significativamente tra le donne anche il consumo di bevande tradizionalmente maschili come la birra e gli aperitivi alcolici. Anche i ricoveri ospedalieri per patologie alcolcorrelate, pur continuando a riguardare prevalentemente la popolazione maschile, tuttavia nel tempo interessano quote crescenti di popolazione femminile in rapporto a quella maschile.

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