RMSTUDIO DISCUSSION PAPER BAIL IN: N 6. Marzo UNA CORRETTA INFORMAZIONE PER I RISPARMIATORI

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1 DISCUSSION PAPER N 6 BAIL IN: UNA CORRETTA INFORMAZIONE PER I RISPARMIATORI Autori Raffaele Mazzeo e Sandra Gargano Marzo

2 DISCUSSION PAPER N.6 BAIL IN: UNA CORRETTA INFORMAZIONE PER I RISPARMIATORI Premessa Il presente Discussion Paper mette in evidenza le conseguenze e gli impatti delle nuove norme in materia di risoluzione delle crisi bancarie. La portata innovativa della BRRD risiede nella finalità del legislatore europeo di rafforzare i sistemi ed i meccanismi di prevenzione delle banche per rendere il sistema bancario meno vulnerabile rispetto al passato. Basti pensare alla previsione normativa che introduce la dotazione delle banche di un Piano di Risanamento (detto anche Recovery Plan), strumento che rafforza i dispositivi di sicurezza interni alla banca e previene le crisi. Da non considerarsi un mero adempimento di vigilanza, quanto, piuttosto, un nuovo processo di governance che coinvolge prioritariamente gli organi con funzione strategica e di controllo. Un processo trasversale che impatta con modalità differenti su tutti i diversi livelli della struttura strategicoorganizzativa interna alla banca. Altra novità introdotta dalla BRRD e di cui si tratta nel presente Discussion Paper è lo strumento del bail-in. Tema che, sia perché si è generato allarmismo a seguito delle vicende di cronaca, sia perchè è mancata una chiara informazione sul tema e sia perché siamo ancora in una fase di costruzione della norma, ha avuto la maggior risonanza mediatica. Sul punto le banche dovranno investire e lavorare nella comunicazione con la propria clientela, dunque sostenere costi ulteriori. Il discussion Paper si conclude dando evidenza, alla luce degli impatti organizzativi delle banche sul recepimento delle nuove disposizioni europee, dell analisi condotta da RMSTUDIO sulla stima dei costi aggiuntivi minimali annui a carico delle banche commerciali italiane. 2

3 Bail In: fischio di inizio Dal 1 gennaio 2016 è entrata in vigore la direttiva europea 59/2014, detta BRRD (Bank Recovery Resolution Directive), che introduce regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi bancarie. Obiettivo della direttiva è rafforzare i sistemi ed i meccanismi di prevenzione delle banche, dunque evitare le crisi! Tuttavia a destare maggior preoccupazione nell'opinione pubblica è lo strumento del bail in introdotto dalla BRRD. Con il termine bail in si definisce la svalutazione di azioni e crediti e la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà (o una nuova entità che ne continui le funzioni essenziali). Il bail in si applica seguendo una gerarchia la cui logica prevede che chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostenga prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. Solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si passa alla categoria successiva. Anche in virtù dei recenti fatti di cronaca che hanno visto il default di 4 banche italiane, ciò che preoccupa è se depositanti e correntisti possano essere o meno intaccati in caso di bail in. Banche più reattive alla crisi con il Bail In La clientela delle banche non dovrebbe temere le nuove norme in quanto già prima della direttiva europea gli azionisti ed i portatori di obbligazioni subordinate erano sottoposti al rischio eventuale di non rimborso nell ipotesi che la banca emittente fosse insolvente. Per i depositanti ed i correntisti assoggettabili il rischio è del tutto teorico per due ordini di motivi. In primo luogo, sembra essere lontano il pericolo di default per via della buona tenuta delle banche italiane e per il regime di trasparenza a cui sono sottoposte. Come dimostrato da uno studio condotto da Prometeia, che ha simulato uno stato di insolvenza per le prime 13 banche italiane, in ipotesi di default non subirebbero alcuna perdita né i possessori di strumenti addizionali di capitale (gli ibridi) né i sottoscrittori di bond subordinati né tantomeno gli obbligazionisti senior. La simulazione, che è stata svolta ipotizzando una perdita del 3% dell attivo (dato corrispondente all'effettiva perdita media degli istituti europei in crisi), ha evidenziato che per assorbire le perdite basterebbe il solo capitale azionario. Continuando l'analisi in uno scenario peggiorativo, ipotizzando perdite pari al 5% dell attivo, sarebbero stati intaccati oltre il capitale azionario i soli strumenti ibridi. Dunque, in caso di default resterebbero illesi sia gli obbligazionisti senior che i grandi depositanti over

4 In secondo luogo, si deve tenere conto che prima che si arrivi al default dovrebbero saltare molte barriere protettive che sono tutti i meccanismi di prevenzione adottati dalle banche e previsti dalla nuova direttiva. La BRRD obbliga le banche a migliorare le procedure di contrasto alle crisi rafforzando i controlli interni sul management bancario e disincentivando le operazioni che le espongano a rischi eccessivi. La BRRD nel prescrivere l adozione da parte delle banche di Piani di Recovery (Risanamento) anticipa ad una fase fisiologica la prevenzione dell eventuale crisi. Nei periodi di ordinaria operatività deve, quindi, essere svolta un'attività preparatoria continua della gestione di una crisi, sia da parte di banche e gruppi, sia da parte delle Autorità Competenti. La direttiva non è orientata solo alla risoluzione per la gestione ordinata di casi di crisi conclamata, ma anche e prioritariamente alla recovery per prevenire il manifestarsi di situazioni che possano portare a crisi più o meno profonde ed innescare risposte tempestive. La rete di protezione contro la risoluzione: i Piani di recovery La nuova direttiva sul Bail in non tratta solo l'aspetto della risoluzione, ma principalmente richiede alle banche di rinforzare i dispositivi e sistemi di sicurezza preventivi. Conseguentemente le banche che sosterranno più costi per migliorare i loro presidi saranno quelle più sicure. Nel corso del 2015 in seguito ad un progetto sugli impatti della BRRD della durata di un anno svolto insieme ad un gruppo di banche popolari, RMSTUDIO società indipendente - ha individuato oltre 80 nuovi interventi che una banca deve adottare sulle procedure organizzative nelle aree della Governance, dei Sistemi Organizzativi, del Risk Management e della Finanza. A questi interventi si deve aggiungere l'ampliamento complessivo della funzione Compliance chiamata a rivedere l'assetto normativo-legale interno in chiave europea. Un corrispondente aumento della funzione riguarda la Pianificazione strategica per via delle implicazioni valutative sui rami d azienda legati alle funzioni essenziali e alle core business lines. Infine, vi saranno effetti indiretti su tutte le aree aziendali dal Marketing e Comunicazione all'area Commerciale. RMSTUDIO in seguito ad un anno di analisi sugli impatti organizzativi delle banche sul recepimento delle nuove disposizioni europee ha predisposto una stima dei costi aggiuntivi minimali annui a carico delle banche commerciali italiane (escluse le banche di credito cooperativo ed alcuni istituti che non operano prevalentemente con la clientela privata). Lo studio ha riguardato i maggiori costi di prevenzione che le banche devono sostenere dal 1 gennaio 2016 per la messa a punto dei dispositivi e misure di sicurezza da mettere in funzione esattamente come avviene nelle compagnie aeree per la sicurezza dei voli. Le banche che investiranno di più nei dispositivi di prevenzione delle crisi saranno quelle maggiormente in grado di conquistare la fiducia della clientela. Il nuovo paradigma dettato 4

5 dalla normativa europea, infatti, non si basa sulla gestione dei rischi come nell'approccio di Basilea 2 e 3, ma va oltre e si focalizza sulla Loss given default interna per una corretta e ordinata gestione della crisi. In altre parole per le banche si tratta di costruire nuovi modelli organizzativi per garantire le funzioni vitali in caso di crisi e discontinuità aziendale. Tutti gli interventi devono essere descritti da ogni banca nel cd. Piano di Recovery o Piano di Risanamento, da inviare all'autorità Competente (nel nostro Paese è la Banca d'italia) per la validazione. Questo documento che va aggiornato ed inviato ogni anno all'autorità Competente, rappresenta la rete di protezione che la banca è in grado di mettere in piedi in ogni momento per garantire la continuità operativa e dei servizi in qualsiasi situazione di crisi. Il Piano di Risoluzione, invece, viene predisposto dall'autorità di Risoluzione (anche in questo caso è la Banca d'italia) per riepilogare le modalità di intervento per garantire una gestione ordinata della crisi. Fonte: elaborazione RMSTUDIO 5

6 Come si vede dalla tabella le banche sono state suddivise in 8 gruppi per dimensione e complessità. I costi annui variano in base al gruppo di appartenenza. Un ulteriore onere aggiuntivo è dato dal maggior costo di emissione degli strumenti di raccolta del passivo come i conti correnti, depositi e titoli ammissibili ai fini del Bail in e dalla quota da versare al Fondo Unico di Risoluzione la cui prima annualità è stata già versata a fine 2015 dalle banche italiane. Il cambiamento rispetto al passato comporta da un lato più robusti sistemi di prevenzione dalle crisi, ma allo stesso tempo espone ad un maggior rischio gli azionisti e i creditori. Tutto questo ha un costo per le banche obbligate a emettere strumenti finanziari del passivo sottoposte alla procedura di risoluzione del Bail in. Considerazioni conclusive In conclusione dall' analisi emerge che i maggiori costi che le banche commerciali italiane dovranno sostenere ammontano a circa 1,4 md. l anno, esclusi i costi per la garanzia dei depositi stimati in circa 500 ml.. Complessivamente per il sistema si tratta di circa due miliardi l'anno destinati a migliorare le barriere protettive contro le crisi. La normativa emanata da EBA è ancora in fase di consolidamento e pertanto la stima potrà ulteriormente affinarsi nel tempo. 6

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