Linguaggi e narrazioni. Nel gruppo a funzione analitica

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1 Linguaggi e narrazioni Nel gruppo a funzione analitica

2 Gruppo a funzione analitica non si costruisce come somma di individui ma come insieme unitario dotato di specifiche attività transindividuali; La funzione analitica : non è in un soggetto esperto ma si promuove in un contesto ed è il prodotto di un certo numero di persone. L analisi di gruppo funziona come contesto autointerpretante capace di generare connessioni, trasformazioni. Opera su oggetti analitici (Sensi, mito, passioni) ed attraverso gli Elementi della psicoanalisi.

3 Le relazioni tra i membri del Gruppo(Corrao, 1989). Hanno caratteristiche differenti da quelle descritte nei fenomeni di transfert, controtransfert, id proiettiva. Esse sono: multiple, reciproche, simultanee, riguardano sia gli individui che qualcosa di comune (Ti Koinon) e di transpersonale. Non oggetti o soggetti, ma soggetti che sono allo stesso tempo Oggetti o transizioni di scambio o di accoppiamento reversibili tra loro

4 Alcune questioni: Cosa accade all individuo quando entra in un gruppo? Come si ridefiniscono rapporti ed identità? Quale contributo la culturale gruppale può dare allo psicologo clinico con orientamento dinamico che si trova ad operare in vari contesti? Come si esprimono i gruppi? con quali linguaggi?

5 Il sangue parlò nella sua guancia come se il suo corpo pensasse J. Donne ciò per me esprime quello stadio rappresentato sulla carta come una linea che separa gli elementi beta dagli elementi alfa Bion, 1974, Seminari brasiliani.

6 Impara a leggere, dunque, tutto ciò che ha scritto l'amore silenzioso; udire con gli occhi si addice al fine ingegno dell'amore. W. Shakespeare, XXIII Sonetto

7 <<Udire con gli occhi significa conoscere l'altro mediante l'esperienza visiva che si ha di lui. Io non credo che si possa intraprendere questo tipo di lavoro clinico senza provare una reale simpatia per il paziente e senza essere particolarmente sensibile alla sua presenza corporale>>. Masud Khan (1971)

8 <<Immaginate un paziente che vi parla. immaginate che la luce del giorno che filtra da una finestra cada sulla conversazione con il paziente. A questo punto la prospettiva linguistica (il suo vertice) cambia, e potrei chiedervi: di quali colori state vedendo la relazione con il paziente? Vi piacciono i colori con cui vedete o pensate il paziente?>>. (Bion, 1978)

9 Entrare in gruppo sperimentare altre sintassi, immersioni in linguaggi primordiali, analogici, fatti di ritmi, sonorità, fisicità, sensorialità, linguaggi precursori del linguaggio condiviso, in cui il livello di simbolizzazione è arcaico.

10 Narrazioni e linguaggi Attenzione ai diversi livelli di simbolizzazione delle esperienze, disposizione ai transiti, ai movimenti del campo, agli stati emotivi fluidi, in divenire, che non passano per il consueto codice verbale, ma che possono essere considerati, comunque, dei linguaggi per aprire varchi verso la rappresentabilità.

11 Spazio gruppale e spazio corporeo Il gruppo è metafora del corpo: bocca, seno, ventre, involucro Anzieu. un organizzatore psichico inconscio del gruppo attivando fantasie di incorporazione, desideri di fusionalità e di coesione; angosce ambivalenti, essere una parte staccata dal corpo del gruppo, dall altro di venire divorato e inghiottito dal gruppo stesso. Rimando al contenitore dei contenitori, al corpo materno, la lingua arcaica preverbale che è la prima lingua della relazione madrebambino, la lingua madre che il bambino usa per nutrirsi e comunicare. metafore corporali i corpi dei partecipanti, la presenza, la massa, la fisicità, la dimensione sensoriale è molto forte, nel gruppo tutti guardano, osservano, si materializzano e prendono corpo odori, respiri, movimenti, sguardi che mettono in contatto con emozioni primitive. lo sguardo reciproco mobilita le identificazioni dei partecipanti esse si configurano, in relazione alle dinamiche legate alla costituzione dell identità, del sé. quale è la mia immagine, quale è l immagine che l altro mi rimanda e dove comincia la mia identità e dove finisce quella dell altro?

12 Reazioni speculari. Foulkes L individuo comincia a conoscere se stesso attraverso l immagine che gli viene restituita dagli altri, attraverso l altro vede se stesso o parte di sé(spesso la parte rimossa di sé). Lo spazio condiviso diventa il modo di scoprire la propria identità attraverso similitudini e differenze.

13 Rispecchaimento Kohut è inteso come condizione indispensabile perché il bambino possa consolidare il sentimento del proprio valore, per Foulkes sia le risposte che l individuo riceve dagli altri, sia le reazioni che trasmette loro, una sorta di doppio rispecchiamento che permette la possibilità di integrare/modificare plasticamente una la propria immagine.

14 Nel gruppo il rapporto con il corpo è in continuo divenire non solo per la fantasmatica che può assumere - ma mutare dei confini, cambiamento di prospettiva, oscillare tra gesti e parola, mutamenti dello spazio, della prossemica, alternarsi di funzioni come quella di chi parla e chi osserva, differente assetto dell ascolto, dello sguardo. la parola si lega al corpo ne dà visibilità e pensabilità.

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