Dal valore d uso al capitale
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- Matteo Marchese
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1 PARTE PRIMA Dal valore d uso al capitale In questa prima pubblicazione si intende esaminare le prime tre sezioni del Libro primo de Il Capitale. L analisi e la ricerca in questa parte si incentrano sul valore, sul plusvalore, sul processo che trasforma il valore d uso prima in merce e poi in capitale. Si tratta dunque dei concetti fondamentali dell economia politica marxista, senza i quali non è possibile affrontare tutte le altri enormi problematiche connesse all analisi del capitalismo ed alla costruzione del modo di produzione comunista. E doveroso specificare che il punto di partenza è dato dalla ricerca di una definizione del concetto di bene, quale res atta a soddisfare i bisogni materiali e immateriali dell uomo, storicamente determinati. Marx fa emergere la natura generale del bene quale essenza utile per l uomo, intesa come valore d uso, indipendentemente dalle forme che assume la società, in base al modo di produzione dominante. La natura generale viene fatta emergere anche nel processo di produzione, costituito dall insieme del processo lavorativo e del processo di formazione del valore, qualsiasi sia la forma sociale. Il concetto di bene, di «cosa», riconducibile al pensiero greco, anche attraverso l analisi marxiana si conferma come punto focale della cultura e della filosofia occidentale. La res diviene tale in quanto separata dal suo legame originario con la terra. Prima essa esiste solo idealmente come obiettivo da raggiungere. Tale obiettivo viene raggiunto con il processo di produzione: alberi, pesci, minerali divengono beni usabili solo quando sono separati rispettivamente da boschi, acqua, miniere. Platone così si esprime in uno dei suoi Dialoghi, il Convito: «Ogni causa che faccia passare una cosa qualsiasi dal nonessere all essere è produzione, cosicché sono produzioni anche le azioni che vengono compiute in ogni tecnica, e tutti i lavoratori sono produttori». Vedasi in proposito Storia del pensiero occidentale, di Emanuele Severino, Armando Curcio Editore. I
2 Il processo di produzione normalmente continua con la trasformazione della materia prima che diviene prodotto, atto a soddisfare determinati bisogni. Marx coglie la condizione naturale, eterna della vita umana nel valore d uso della res e nel processo di produzione. La condizione naturale precede la coscienza umana ed essa stessa si propone nei termini di ideologia. Lo sviluppo della produzione condiziona sia il processo di produzione che i suoi prodotti e li rende dipendenti dalla forma sociale. Su base storica, dopo l abbattimento dell ordine feudale si giunge alla forma capitalistica, dal cui dissolvimento nascono le classi protagoniste dello scontro sociale della nuova epoca: capitalisti e proletari. In questo nuovo contesto, con maggiore evidenza, i beni-valori d uso divengono merci, in quanto depositari di valore di scambio. Una res è considerata valore solo in quanto può essere scambiata, cioè solo in quanto possiede un valore di scambio. E la ricchezza appare come insieme di merci. La trasformazione del valore d uso in merce presuppone la divisione sociale del lavoro, lo sviluppo produttivo, l esistenza quindi di soggetti che scambiano ciò che è per loro superfluo con ciò di cui hanno bisogno e viceversa. Con il progressivo sviluppo della produzione e dello scambio emerge l esigenza di individuare una merce che rappresenti l «equivalente generale»: una merce che sia riconosciuta come mezzo idoneo a far acquistare ogni merce, superando il baratto (ad esempio: anticamente il bestiame, poi il metallo prezioso). La merce-denaro, ha un suo valore intrinseco in quanto merce (ad es.: l oro) ed ha anche la funzione propria della moneta. La funzione di moneta, successivamente, diviene autonoma rispetto a quella di merce, tanto da segnare il passaggio dalla merce-denaro al mero denaro. Il denaro ora può essere rappresentato anche con pezzi di carta o con moneta di credito, purché abbia un riconoscimento sociale come denaro, impresso dallo Stato ( corso legale ) o dall essere un titolo di credito. La sua emissione non crea valore, esso può solo rappresentare idealmente il valore esistente nella società. Il prezzo, di conseguenza, esprime il valore (di scambio) delle merci e a sua volta si rappresenta in denaro. Il prezzo, nel breve periodo, non coincide col valore ma oscilla intorno al valore in base alla legge della domanda e dell offerta. Marx ha disvelato in modo più compiuto come si determina tale valore della merce, rispetto a ciò che Aristotele e la scuola classica in un qualche modo avevano già intuito. II
3 I diversi valori d uso nello scambio vanno comparati utilizzando necessariamente un metro comune, il quale, evidentemente, non può essere che il lavoro, o meglio la quantità di lavoro speso per produrli. Il possessore cede merce superflua in cambio del denaro; quindi usa tale denaro per acquistare altra merce di cui necessita. Per la legge dello scambio di equivalenti, la differenza tra il prezzo e il valore è fittizia: essa non diminuisce né aumenta il valore. Bensì si limita a trasferire ricchezza da un soggetto ad un altro, in violazione della legge dello scambio di equivalenti. Lo scambio suddetto realizza i processi di metamorfosi della merce, M-D-M, mercedenaro-merce, che nella società danno vita ad un processo generale di circolazione delle merci. La quantità di moneta in circolazione dipende dalla quantità delle merci in circolazione, dai loro prezzi, dalla velocità in cui la moneta passa di mano in mano ( gira ). Un ruolo particolare tra le merci è assunto dalla forza lavoro. Il proletario possiede solo la sua forza lavoro; il capitalista che si è appropriato dei mezzi di produzione (mezzi e oggetti del lavoro) acquista anche l uso della forza lavoro. Il processo di produzione pertanto, nella sua natura generale, consta: 1. dei mezzi di produzione (materie prime, macchinari) e di infrastrutture, ambiente, natura che vengono peraltro considerati da Marx mezzi di produzione sebbene in senso lato; 2. dell attività lavorativa svolta dal lavoratore e conforme allo scopo. Nella forma sociale capitalistica il processo di produzione acquista in particolare la caratteristica di processo che si svolge attraverso il dominio del padrone, del capitalista, in funzione del suo arricchimento. Nel processo produttivo i mezzi del lavoro vengono consumati, la materia prima viene trasformata dal lavoro sino ad ottenere un prodotto finale. Al valore espresso dai mezzi di produzione consumati si aggiunge il valore creato dalla forza lavorativa. Il valore del prodotto quindi è il valore dei mezzi di produzione e della forza lavoro consumati. Il valore dei mezzi di produzione è dato a sua volta dal valore della forza lavorativa spesa per produrli. Il valore della forza lavorativa è dato -nella sua forma semplice- dal valore dei mezzi di sussistenza necessari al lavoratore. Dal lavoro semplice, al lavoro più complesso, il valore della forza lavoro aumenta. III
4 Lo scopo del capitalista non è quello di cedere denaro per una merce destinata al proprio consumo individuale; bensì è quello di ottenere merci dal processo produttivo per rivenderle sul mercato, allo scopo di ritrovarsi, alla fine del ciclo, con una quantità di ricchezza o di denaro superiore a quella che aveva anticipato. Il capitalista anticipa la somma C; pagato il costo dei mezzi di produzione consumati nel processo e il costo della forza lavoro impiegata (salari), vuol ritrovarsi con la somma maggiore C + p. La differenza è un plusvalore di cui si appropria il capitalista. Il capitalista non realizza il suo scopo se paga al proprio valore i mezzi di produzione consumati e la forza lavoro impiegata e se vende al proprio valore la produzione ottenuta; se, in altri termini, anticipa la somma C e riottiene la somma C. L operazione non ha senso per lui. Il capitalista che paga la forza lavoro al proprio valore, garantisce al lavoratore i mezzi di sussistenza per tutta la giornata; se aumenta la durata della giornata lavorativa aggiunge quindi ulteriore valore non pagato, oltre a riprodurre il capitale consumato. Attraverso l allungamento della giornata lavorativa si crea perciò ulteriore valore, quel plusvalore su cui poggia la produzione capitalistica e di cui si appropria gratuitamente il capitalista. Il denaro è così trasformato in capitale. Si determina, di conseguenza, il conflitto di classe: l esigenza del proletario e delle masse popolari in generale è lavorare meno e soddisfare più bisogni possibili nelle condizioni tecniche date, di contro il padrone dei mezzi di produzione tenta di imporre alla classe lavoratrice più ore possibili di lavoro, utilizzando il minor numero possibile di unità, a salari sempre più bassi, al fine di estorcere il massimo plusvalore. E proprio da questa lotta che inizia a formarsi una coscienza di classe, che permette di valutare come il modo di produzione capitalistico confligge, ad un certo punto, con la esigenza di sviluppo produttivo e con la esigenza di utilizzazione del progresso tecnico per liberare tempo in favore dei lavoratori e migliorare quindi la qualità della vita. E da questa prima base di coscienza che evolve la più generale istanza di liberazione dell umanità dalla oppressione e dalle miserie generate dal capitale. Il presente lavoro che ha come titolo Dal valore d uso al capitale, evidenzia, sia pure in embrione, la centralità che assume il rapporto esistente tra la limitazione dei bisogni, l intensificazione dei sacrifici da parte delle classi lavoratrici e l impulso smodato all arricchimento da parte dei capitalisti. Il lavoro termina con l analisi del plusvalore che parte dalla scoperta del valore d uso; la trattazione è suddivisa in due parti: dal valore d uso alla merce; dal denaro al capitale. IV
5 Emergono in particolare l origine del valore e della ricchezza, l infondatezza dei feticci borghesi della merce e del denaro, il rapporto che esiste tra giornata lavorativa e soddisfazione dei bisogni nella società capitalistica, con peculiare riferimento alla lotta per la riduzione dell orario di lavoro a parità di salario. Nell ultimo capitolo, si è ritenuto utile produrre brevi cenni storici sulle lotte del movimento dei lavoratori per delimitare la giornata lavorativa. Si è inteso peraltro evidenziare i caratteri generali che assume questa lotta, a partire da strumenti di analisi che Marx già all epoca aveva messo a disposizione, quali elementi di lettura storica. Il presente lavoro di compendio della teoria economica marxista è stato peraltro integrato con l esposizione di evoluzioni successive all epoca di Marx. In particolare si fa riferimento: alla perdita del rapporto tra denaro e oro (che conferma peraltro la lungimiranza di Marx, il quale aveva ben colto la progressiva autonomia del denaro con lo sviluppo economico-commerciale); ai successivi sviluppi della lotta di classe rispetto alla giornata lavorativa; ai risvolti che nel nostro secolo hanno avuto le teorie economiche borghesi (marginalista, keynesiana, neomonetarista); alla trasformazione delle forme organizzate del potere politico borghese: dallo stato di diritto allo stato sociale ; al rapporto tra la lotta per la riduzione dell orario di lavoro, e la necessità che la classe operaia si renda autonoma dalla cultura del capitale ( compatibilità, concertazione ) e dalle pratiche del cretinismo parlamentare ; alla involuzione neocorporativa del sindacato (accomunato all esperienza corporativa fascista, sebbene le forme siano diversissime); alle gravissime carenze del movimento comunista dei lavoratori sul piano internazionale, cui fa eco l intensificarsi del carattere mondiale dell azione borghese e padronale e delle sue offensive; agli attuali tentativi di disgregazione, frammentazione, divisione, alimentati dalla classe borghese sulle classi popolari, al fine di impedirne l aggregazione in un blocco sociale storico anticapitalistico, a partire dalle lotte concrete e quotidiane contro il capitale. Nella prossima parte proseguirà l analisi, partendo dal plusvalore relativo (IV sezione de Il Capitale, Libro I). Primo Maggio 2012 Tiziano Di Clemente - Coordinatore del PCL Molise V
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