L impatto reale della cancellazione del debito dei paesi poveri. Marco Missaglia *

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1 L impatto reale della cancellazione del debito dei paesi poveri Marco Missaglia * 1. Introduzione La storia del debito estero dei paesi particolarmente poveri (HIPCs, ovvero Highly Indebted Poor Countries; si tratta prevalentemente, anche se non esclusivamente, di paesi dell Africa a sud del Sahara) è condivisa soltanto a metà. Si conoscono bene le ragioni che hanno determinato l accumularsi di uno stock di debito così elevato da diventare causa, e non più soltanto effetto, del mancato processo di sviluppo economico e sociale dei paesi indebitati. Su tali ragioni il consenso è pressoché unanime. Sono invece più oscuri gli effetti che derivano dalla cancellazione del debito e di conseguenza il panorama delle opinioni in merito è assai vasto: alcuni sostengono che la cancellazione sin qui decisa è insufficiente (molte organizzazioni non governative, d ora in poi ONG; associazioni religiose; alcune forze politiche; il movimento cosiddetto new global); altri la ritengono invece, implicitamente od esplicitamente, persino eccessiva (Easterly, 1999); altri ancora mettono l accento non tanto sulla quantità della cancellazione, tanta o poca che sia, ma ritengono che questioni decisive siano invece i tempi e le procedure di cancellazione, essendo questi a determinare la possibilità concreta per moltissime persone povere di migliorare la propria condizione di vita (Morissey, 2002). Scopo di questo scritto è cercare di far luce sulle implicazioni della cancellazione del debito estero dei paesi HIPC, in modo che i diversi punti di vista appena ricordati possano essere meglio apprezzati e il dibattito democratico su una questione di così vitale importanza per tantissime persone possa estendersi ed arricchirsi. Nella sezione 2 presenterò alcuni esempi numerici stilizzati, che ritengo utili a chiarire gli aspetti tecnici senza i quali il dibattito sulla cancellazione sarebbe puramente ideologico; nella sezione 3 farò il punto sulla cancellazione che si è fin qui decisa: quanta, a favore di chi, con quali modalità, concentrandomi esclusivamente sui paesi HIPC; nella sezione 4 concluderò, cercando di fornire qualche indicazione per il futuro sulla base degli argomenti sviluppati. 2. L aritmetica del debito Immaginiamo di considerare un debitore, il governo del paese D, e due creditori, C1 e C2. C1 e C2 possono essere governi, oppure banche commerciali, oppure, ancora, istituzioni multilaterali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale) o un consorzio di obbligazionisti. Ipotizziamo che i contratti stipulati prevedano che tra un anno D debba pagare, a titolo di servizio del debito, 30 dollari sia a C1 che a C2 e che tra 2 anni, ad estinzione del debito stesso, D debba versare 27.5 dollari sia a C1 che a C2. Introduciamo innanzitutto una nozione fondamentale per capire la dinamica del debito, quella di valore attuale. Banalmente: se il tasso di interesse di mercato è pari al 10% all anno, allora detenere 100 dollari oggi oppure 110 dollari tra un anno è, finanziariamente, esattamente la stessa cosa: è sufficiente prestare oggi i 100 dollari per ottenerne tra 1 anno, tra capitale ed interessi, proprio 110. Allo stesso modo, detenere 100 dollari oggi oppure 121 dollari tra due anni è, finanziariamente, la stessa cosa. Basterà prestare per due anni i 100 dollari per ottenerne a scadenza, tenendo conto della legge dell interesse composto, proprio 121. Si dice allora che 100 è il valore attuale di 110 tra un anno al tasso annuale del 10% ; oppure che 100 è il valore attuale di 121 tra 2 anni al tasso annuale del 10%. Per passare da 110 a 100, basterà dividere 110 per 1.1; per passare da 121 a 100 basterà dividere 121 per * Docente di Economia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell Università di Pavia, Corso di Laurea in Scienze Sociali per la Cooperazione allo Sviluppo (CeSV); coordinatore della Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo dell Università di Pavia 1

2 A questo punto, continuando ad ipotizzare per semplicità che il tasso di interesse di mercato sia pari al 10%, siamo in grado di calcolare il valore attuale del debito del paese D: (60/1.1) + (55/1.21) = 100. Versare 60 dollari fra 1 anno e 55 dollari fra 2 anni è, finanziariamente, del tutto equivalente a versarne 100 oggi. Se D si volesse liberare oggi di tutto il debito a suo carico, lo potrebbe fare versando subito 100 dollari invece che 60 e 55 alle scadenze previste. Ancora più importante, tuttavia, è la nozione di valore di mercato del debito (dei crediti). Per capire di cosa si tratta ragioniamo dal punto di vista dei creditori. Se tutto andrà per il verso giusto, se cioè il debitore sarà in grado di onorare i propri impegni e deciderà di farlo, ciascun creditore riceverà 30 dollari fra un anno e 27.5 dollari fra 2 anni, ciò che corrisponde ad un valore attuale del credito pari a 50 dollari. Ma davvero tutto andrà per il verso giusto? D sarà effettivamente in grado di onorare il proprio debito alle scadenze pattuite? Naturalmente ciò dipende dalle risorse che D sarà in grado di generare da qui a due anni in breve: dalla crescita economica nel periodo rilevante. L ammontare di risorse che D potrà generare da qui a due anni è incerto; esso dipende infatti da una serie di circostanze che non si possono prevedere con certezza: l andamento del prezzo delle materie prime vendute sui mercati internazionali dal paese debitore, i prezzi dei beni importati dal paese stesso, i flussi di aiuto internazionale che si riceveranno in futuro, l andamento climatico che, in paesi in cui l agricoltura è ancora un settore importante dell attività economica, esercita una forte influenza sul livello della produzione complessiva, le politiche che il governo di D deciderà di attuare nei prossimi due anni, il comportamento degli investitori privati, locali e potenzialmente stranieri, che è ovviamente decisivo nel determinare l allargamento della base produttiva, ecc.. Sono tutte variabili sulle quali si possono formulare previsioni più o meno ragionevoli, ma che in ogni caso non possono essere conosciute a priori con assoluta certezza. Ne segue che il valore attuale delle risorse che D saprà generare in futuro è anch esso incerto. Diciamo a titolo puramente esemplificativo che esso sarà pari a 40 dollari con probabilità del 50% (le cose andranno male ) e pari a 80 dollari con probabilità del 50% (le cose andranno meglio ). Nel primo caso le cose vanno male D ripagherà ai creditori soltanto 40 in termini di valore attuale (cioè tutto quello che può pagare); nel secondo caso le cose vanno meglio ripagherà 80 in valore attuale, ancora una volta tutto quel che può pagare 1. Facendo una media tra casi fortunati e casi sfortunati, il valore attuale atteso dei pagamenti futuri che D effettuerà a beneficio di C1 e C2 è pari 60 (40x50% + 80x50%). Si dice che 60 è il valore di mercato del debito di D; equivalentemente, si dice che per ciascuno dei due creditori il valore di mercato del credito è pari a 30. Ciò significa, concretamente, che se un creditore volesse vendere il proprio credito ad un altro soggetto operante sul mercato secondario, non potrebbe ottenere più di 30 dollari. Il potenziale compratore, infatti, non sarebbe mai disposto a pagare oggi 40 o 50 dollari per acquistare un titolo di credito dal quale si aspetta di ottenere soltanto 30 dollari in valore attuale. Un altro modo per dire la stessa cosa è che sul mercato secondario bastano oggi 0.6 dollari per comperarsi un credito il cui valore attuale è pari a 1 dollaro. Il valore di mercato, e questo è un punto che troppo spesso si dimentica quando si discute di debito estero, è ciò che veramente conta per misurare la ricchezza del creditore e del debitore, così come vantaggi e svantaggi per l uno e per l altro derivanti dalla cancellazione. Che il valore di mercato sia l unica buona misura della ricchezza è ovvio. Se possiedo un camion che cinque anni fa pagai 100 milioni ma che oggi potrei rivendere soltanto a 30, 30 milioni è il valore della mia ricchezza; se ho un debito nominale pari a 50 milioni ma me ne posso liberare oggi acquistando sul mercato i rispettivi titoli di credito al prezzo di 30 milioni, 30 milioni è la misura effettiva del mio debito, il peso che esso effettivamente esercita su tutte le mie scelte economiche. Che il valore di mercato sia il giusto metro per misurare costi e benefici di una cancellazione è un po meno ovvio, e gli esempi che seguono servono proprio a chiarire questo punto. 1 L esempio è volutamente costruito in modo tale che in nessuno dei due casi il debitore sia in grado di restituire l intero debito dovuto, pari, in valore attuale, a 100 dollari (50 dollari per ogni creditore). Nel seguito presenterò un esempio in cui invece può accadere che il debitore restituisca l intera somma dovuta. Faccio comunque notare che l esempio sin qui riportato è tutt altro che fantasioso: il debito dei paesi HIPC è giudicato insostenibile dagli organismi finanziari internazionali. Tecnicamente, questo significa proprio che le risorse generate in futuro non saranno comunque sufficienti ad estinguere tutti i debiti in essere alle scadenze pattuite. 2

3 La cancellazione a vantaggio dei creditori Immaginiamo che un donatore si tratti di un consorzio di ONG, della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) o di un governo qui non importa decida di acquistare dal creditore C1 una parte del credito che quest ultimo vanta nei confronti di D. Lo scopo del donatore è ovviamente di stralciare il credito una volta acquisito, cioè di dar luogo ad una parziale cancellazione di debito che possa consentire a D di destinare le corrispondenti risorse a scopi sociali e di sviluppo economico. Un accordo economicamente equo potrebbe essere il seguente: Io donatore verso oggi a C1 6 dollari a parziale estinzione del debito di D (si estinguono in questo modo 10 dollari di debito in valore attuale, essendo 0.6 il prezzo di un dollaro di credito); C1 si impegna a richiedere a D il pagamento di 20 dollari fra 1 anno (invece di 30) e di 26.4 dollari fra 2 anni (invece di 27.5). E facile verificare che in questo modo il valore attuale al tasso di mercato del 10% dei pagamenti dovuti da D a C1 è pari a 40 dollari (20/ /1.21). Proviamo a ragionare sugli effetti economici della cancellazione, che sono per ovvie ragioni ben più importanti degli effetti puramente finanziari. Il valore attuale del debito di D si è ridotto, grazie all intervento del donatore, da 100 a 90 dollari. Ma che cosa è successo al valore di mercato del debito (ricordiamo che esso coincide con il valore attuale atteso dei pagamenti futuri che D effettuerà a beneficio dei creditori)? Se il valore attuale delle risorse che D saprà generare in futuro non cambia (è questa una ipotesi cruciale e nel seguito cercherò di argomentarla), allora è immediato verificare che non cambierà neppure il valore attuale atteso dei pagamenti futuri: D pagherà 40 (in valore attuale) con probabilità 50% e 80 con probabilità 50%, per un valore attuale atteso pari ancora a 60. Il punto essenziale è che se anche la fortuna girasse per il verso giusto, D non sarà comunque in grado di pagare 90, ovvero l intero valore attuale del suo debito. Che quest ultimo si sia ridotto da 100 a 90 è perciò, per il debitore, fatto del tutto irrilevante. Guardiamo ora al valore di mercato dei singoli crediti detenuti da C1 e C2. Prima della cancellazione, il valore attuale del debito complessivo di D era pari a 100, mentre il valore attuale atteso dei pagamenti futuri era pari a 60. Come dire: i mercati si aspettavano che D fosse in grado di onorare soltanto il 60% dei propri impegni cosicché il valore di mercato di ciascuno dei due crediti era pari a 30 (il 60% di 50). Dopo la cancellazione, il valore attuale atteso dei pagamenti futuri non cambia - come abbiamo appena visto esso è ancora uguale a 60 - ma il valore attuale del debito complessivo si è ridotto a 90. Ciascun creditore si aspetta perciò che il debitore sarà in grado di pagare i 6/9 (66.7%) del dovuto. Bene, facciamo due conti. Il valore attuale del credito detenuto da C2 è pari a 50; se ci si attende che il 66.7% verrà onorato, tale credito potrà essere venduto sul mercato secondario al prezzo di Per C2 si tratta di un miglioramento netto, dal momento che senza l intervento del donatore avrebbe potuto vendere il suo credito ad un prezzo di mercato inferiore (30). C2 ricava dalla cancellazione un vantaggio netto di 3.3 dollari ( ). E C1? Il valore di mercato del suo credito residuo sarà pari al 66.7% di 40, ovvero Anche per C1, quindi, c è un miglioramento netto indotto dalla cancellazione: senza di essa avrebbe potuto vendere il suo credito sul mercato secondario al prezzo di 30; grazie alla cancellazione, C1 ottiene subito 6 dollari dal donatore ed è in grado di vendere il credito residuo al prezzo di Poiché ( ) = 32.7 > 30, il vantaggio ottenuto da C1 grazie alla cancellazione è pari a 2.7. E fondamentale notare che la somma dei vantaggi ottenuti dai creditori grazie alla cancellazione ( = 6) è proprio identica allo sforzo che il donatore ha compiuto con l intenzione di aiutare il debitore! La cancellazione ha operato in questo caso ad esclusivo vantaggio dei creditori; non è altro, in questo esempio, che un trasferimento di risorse (6 dollari) dalle tasche del donatore a quelle dei creditori 2. Il debitore si ritrova invece nella stessa identica situazione in cui si sarebbe trovato 2 Faccio notare che se donatore e creditore coincidessero in sostanza: il creditore C1 cancella dai propri libri contabili 10 dollari in valore attuale di credito nei confronti di D si avrebbe allora un trasferimento di risorse da C1 a C2 pari a 3.3 dollari. Ancora una volta non si produrrebbe alcun beneficio a vantaggio del debitore. Estendendo questo ragionamento, è chiaro che se i creditori attuassero congiuntamente una cancellazione del debito complessivamente pari a 10 dollari in valore attuale (5 dollari a testa) non si produrrebbero allora né vantaggi per il debitore né vantaggi per i 3

4 senza cancellazione, senza che di fatto un solo dollaro si sia liberato per scopi sociali e di sviluppo economico 3. Perché? Che cosa c è dietro a questo risultato particolarmente sgradevole? C è innanzitutto, lo si accennava in precedenza, l ipotesi che la cancellazione decisa dal donatore non modifichi il valore attuale delle risorse che D saprà generare in futuro; c è, poi, la dimensione insufficiente della cancellazione stessa. Analizziamo il primo punto, la capacità di generare risorse. Abbiamo sottolineato nella sezione 1 che essa dipende da molte circostanze che a priori non si possono conoscere con certezza. Tra queste, il comportamento dei potenziali investitori è sicuramente cruciale nel determinare le risorse che il paese D potrà generare e destinare al pagamento del debito pregresso. Le decisioni di investimento dipendono in primo luogo dalle prospettive di profitto: quanto più sono elevate, tanto maggiore è il livello di investimento. Ed è chiaro che dal punto di vista dell investitore ciò che conta è il profitto netto, ovvero quel che resta nelle tasche dell investitore stesso una volta che si siano pagate le tasse sui profitti lordi realizzati. Tornando al nostro esempio di cancellazione, è verosimile ritenere che gli investitori ragionino così: la cancellazione (l intervento del donatore) è di dimensione piuttosto ridotta (il 10% del valore attuale del debito, da 100a 90) e quindi, tenendo conto che già prima della cancellazione il governo non riusciva a pagare 90 di valore attuale di servizio del debito, se ne deve dedurre che il servizio effettivo del debito che il governo D dovrà onorare non verrà ridotto in futuro. Non è perciò ragionevole aspettarsi nessuna riduzione delle tasse e quindi nessun incremento della profittabilità attesa degli investimenti. E pertanto improbabile che gli investimenti crescano e, a meno di colpi di fortuna sui quali non vale troppo la pena di far conto, le risorse che il paese D saprà generare non cresceranno in seguito alla cancellazione. Potrebbe una cancellazione più generosa evitare questo risultato perverso per cui sono i creditori a beneficiare dello sforzo dei donatori? La cancellazione a vantaggio del debitore e dei creditori Supponiamo che ora il donatore decida un intervento più generoso: Io donatore verso oggi sia a C1 che a C2 15 dollari a parziale estinzione del debito di D (si estinguono in questo modo 50 dollari di debito in valore attuale); sia C1 che C2 si impegnano a richiedere a D il pagamento di 13 dollari fra 1 anno (invece di 30) e di dollari fra 2 anni (invece di 27.5). E facile verificare che il valore attuale dei pagamenti dovuti è di 25 dollari per ciascun creditore (13/ /1.21). Immaginiamo ancora, e questa volta si tratta di un ipotesi più forte, che il valore attuale delle risorse che il paese saprà generare non cambi. Questa volta cambia però, e significativamente, il valore di mercato del debito di D. Infatti, se le cose andranno male (ciò che accade con il 50% di probabilità), D potrà restituire solo 40 dollari in valore attuale; se le cose vanno bene (con l altro 50% di probabilità), D restituirà invece interamente il debito residuo, ovvero 50 dollari in valore attuale. Il valore attuale atteso dei pagamenti futuri, ovvero il valore di mercato del debito, si riduce perciò da 60 a 45 dollari. C è davvero, questa volta, un debt relief: nei prossimi due anni, pur non essendo cresciuta, per ipotesi volutamente prudente, la capacità di D di generare risorse, il governo di D potrà comunque destinare maggiori risorse a scopi sociali e di sviluppo economico per un valore attuale pari a 15 dollari (60 45). Quanto ai creditori, ragionando come nel caso precedente è facile verificare che anch essi beneficiano dell intervento del donatore. Infatti, il valore di mercato del loro credito è, dopo l intervento del donatore, pari a 22.5 ((45/50) x 25) dollari che, sommati ai 15 dollari ricevuti dal donatore, danno un totale di 37.5 dollari. Tenendo conto che prima della cancellazione il prezzo di mercato di ciascun credito era pari a 30 dollari, si evince che ciascun creditore ottiene dalla creditori. La cancellazione sarebbe del tutto priva di effetti reali. 3 Il rischio è che per il debitore si configuri addirittura un peggioramento netto. Ciò accadrebbe se i donatori, avendo già versato 6 dollari a titolo di cancellazione del debito (e quindi, in qualche modo, di aiuto al paese D) decidessero di ridurre di 6 dollari altre poste di aiuto, per esempio i finanziamenti alle ONG, oppure i contributi agli organismi internazionali incaricati di prestare a tassi concessionali ai paesi meno avanzati. Il paese D si ritroverebbe con 6 dollari in meno di cose utili compensati da 6 dollari in più di cose inutili.. 4

5 cancellazione un vantaggio netto di 7.5 dollari. Si può ancora notare che la somma dei benefici ottenuti dai creditori e dal debitore grazie alla cancellazione ( = 30 dollari) è proprio identica al costo sostenuto dal donatore 4. E se non ci fosse nessun donatore? La cancellazione senza donatore Nelle note 2 e 4 è stato messo in evidenza che se donatore e creditore coincidessero, se cioè non ci fosse nessuna ONG o nessuna CEI ad acquistare una parte del credito verso D, allora l operazione di cancellazione del debito si tradurrebbe in una perdita netta per qualche creditore. Soltanto per C1 nel caso illustrato nella nota 2, per entrambi i soggetti nel caso della nota 4. Dobbiamo dedurne che la cancellazione è un operazione comunque assai complessa sul piano politico: o si trova qualche donatore disposto a compiere sforzi aggiuntivi (si veda la nota 3) rispetto a quelli già normalmente compiuti nello svolgimento della propria attività ordinaria, o si convince qualche creditore a subire una perdita. Si capisce bene che in entrambi i casi vi sono significative difficoltà da superare. Ma deve per forza essere così? Non ci sono casi in cui, pur in assenza di un donatore, la cancellazione del debito produce un beneficio sia per i creditori che per i debitori? Si, ci possono essere. Consideriamo il caso in cui sia C1 che C2 decidano di cancellare dai propri libri contabili 15 dollari in valore attuale dei loro rispettivi crediti. Il credito residuo, sempre espresso in valore attuale, è allora di 35 dollari per ciascuno di essi. Ma, sulla base degli argomenti sviluppati in precedenza, ipotizziamo ora che una cancellazione di dimensioni così rilevanti induca le imprese operanti nel paese D (e magari anche quelle potenzialmente attratte dall effettuare investimenti in D) a investire più di quanto avrebbero fatto in assenza della cancellazione, dal momento che la minor tassazione attesa accresce la profittabilità netta attesa di ciascun investimento. Con più investimenti, le risorse che D saprà generare non saranno più pari a 40 con probabilità 50% (le cose vanno male) e a 80 con probabilità residua del 50% (le cose vanno bene), ma, diciamo, uguali a 60 con probabilità 50% e a 100 con probabilità residua del 50% (il tutto continua ad essere espresso in valore attuale). Qual è, in queste mutate condizioni, il valore di mercato del debito, ovvero il valore attuale atteso dei pagamenti futuri che D effettuerà a beneficio dei creditori? Se le cose dovessero andar male (50% di probabilità) D potrà ripagare soltanto 60, tutto quello che può; ma se le cose dovessero andar bene (l altro 50%) D potrà ripagare l intero valore attuale del debito in essere che, grazie alla cancellazione, è pari a 70. Il valore di mercato del debito è perciò pari a 65 (60x1/2 + 70x1/2). Questo significa che ciascun creditore è ora in grado di vendere il proprio credito residuo sul mercato secondario ad un prezzo di 32.5, mentre senza cancellazione avrebbe potuto ottenere soltanto 30. La pura decisione di cancellare una parte del proprio credito ha prodotto, pur in assenza di un donatore, un vantaggio netto per ciascun donatore pari a 2.5. E il debitore? E bensì vero che il valore attuale atteso dei pagamenti che dovrà effettuare in futuro è cresciuto da 60 a 65, ma è altrettanto vero che, grazie all incremento degli investimenti reali, il valore attuale delle risorse di cui D potrà disporre in futuro è cresciuto da 60 (40x1/2 + 80x1/2) a 80 (60x1/ x1/2). C è perciò, per il debitore, un miglioramento netto pari a 15 dollari in valore attuale. Con un solo tratto di penna, la cancellazione dai libri contabili di una parte dei crediti, sia il creditore che il debitore stanno meglio. E non c è stato bisogno di nessuno sforzo aggiuntivo da parte di alcun donatore L Iniziativa HIPC 4 Se donatori e creditori coincidessero in sostanza: se ciascun creditore decidesse di cancellare dai propri libri contabili 25 dollari in valore attuale di credito nei confronti di D i creditori stessi subirebbero questa volta una perdita: ciascuno di essi opererebbe di fatto (cioè ai prezzi di mercato) un trasferimento di 7.5 dollari a favore del debitore. 5 Nella letteratura economica si dice che in questo caso ci si trova sul lato discendente della curva del debito di Laffer (si veda per esempio Krugman, 1989). Si tratta come si capisce di un caso molto fortunato ma, proprio per questo, probabilmente piuttosto raro. Come vedremo meglio nel seguito, per i paesi HIPC non è neppure possibile una verifica empirica precisa di questa eventualità, giacché si tratta di paesi per i quali non c è un mercato secondario del debito. In ogni caso, prudentemente, ipotizzerò nel seguito che questa circostanza fortunata non si produca: la cancellazione del debito è una operazione costosa, e qualcuno la deve finanziare. 5

6 Nel 1980 il debito complessivo dei 41 paesi HIPC 6 ammontava a 60 miliardi di dollari; nel 1985 a 105 miliardi di dollari; alla fine del 1997 a circa 200 miliardi di dollari, ovvero a circa 157 miliardi di dollari in valore attuale. Di fronte ad una crescita così rapida dello stock di debito 7 e alla sostanziale impossibilità per molti paesi poveri di servirlo per intero alle scadenze pattuite, la comunità dei creditori decise sin dagli anni 80 alcune misure di riscadenzamento del debito (debt rescheduling). In particolare fu il cosiddetto Club di Parigi, ovvero il gruppo dei creditori ufficiali bilaterali (i singoli governi creditori e le loro agenzie di credito all esportazione) a consentire che una parte di debito fosse riscadenzata. Un riscadenzamento di per sé non è una cancellazione; semplicemente il creditore si dichiara disposto a ricevere 110 fra un anno invece che 100 oggi, ciò che, con un tasso di interesse di mercato del 10%, lascia invariato il valore attuale del debito. La situazione del debitore potrebbe persino peggiorare se le risorse lasciate a disposizione per un anno in più non dovessero fruttare almeno il 10%. E chiaro che il riscadenzamento è una misura utile e sensata in quanto si sia convinti che il paese debitore abbia delle difficoltà temporanee nel servire il proprio debito. Quando le cose stanno così, il puro spostamento in avanti delle scadenze è quanto basta a ripristinare una normale relazione fra debitore e creditore. Ben presto, tuttavia, divenne chiaro che non si trattava di difficoltà temporanee, ma di vera e propria insolvenza, incapacità strutturale di ripagare il dovuto. Basti ricordare che tra il 1976 e il 1988 il Club di Parigi concesse 81 riscadenzamenti a 27 dei 41 paesi attualmente classificati come HIPC e che tuttavia il servizio del debito da essi effettivamente pagato aumentò dal 17% del valore delle esportazioni nel 1980 al 30% delle stesse nel Per questo nei summit G-7 che si tennero a Toronto (1988), Londra (1991) e Napoli (1994) i governi creditori decisero, di concerto con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e cercando di garantirsi che tutti i creditori offrissero le medesime condizioni, di spingersi oltre il puro riscadenzamento ed offrire una riduzione del valore attuale del debito, commerciale e non 8. Ciò che si decise nel passaggio da Toronto a Londra a Napoli fu una riduzione progressivamente sempre più ampia del valore attuale del debito, da ottenersi attraverso cancellazioni parziali e riscadenzamenti a tassi sempre più concessionali (il creditore è disposto a ricevere 105 fra un anno invece che 100 oggi, benché il tasso di interesse di mercato sia del 10%). Per avere una idea della rilevanza quantitativa di queste decisioni, il FMI (Daseking e Powell, 1999) ha calcolato per i paesi oggi classificati come HIPC che il rapporto tra valore attuale del debito ed esportazioni è sceso da poco più del 500% nel 1992 fino a circa il 280% nel Si tratta di un rapporto comunque altissimo e unanimemente giudicato insostenibile 9. 6 Angola, Benin, Bolivia, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Repubblica Centro Africana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Costa d Avorio, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Guyana, Honduras, Kenya, Lao, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myammar, Nicaragua, Niger, Ruanda, Sierra Leone, Sao Tomè, Senegal, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Vietnam, Yemen, Zambia. 7 Per quanto l obiettivo di questo scritto non sia quello di analizzare le cause dell emergere della crisi del debito, è comunque importante rammentare che furono tristemente decisivi la fine degli anni 70 e i primi anni 80, quando una serie di shock esterni colpirono le economie povere in questione (aumento dei tassi di interesse a seguito delle politiche di disinflazione dei paesi industrializzati, recessione nei paesi industrializzati e dunque crollo dei prezzi delle materie prime vendute dai paesi poveri) e queste furono in qualche modo costrette a compensare ricorrendo in misura più massiccia al debito estero. Con ciò non voglio assolutamente negare il rilievo che hanno avuto anche i fattori interni (politiche di bilancio irresponsabili, corruzione, perduranti guerre civili, ecc.); voglio soltanto mettere in luce che una crescita così rapida di uno stock di debito, di un qualsiasi debito, deve necessariamente spiegarsi anche con qualche shock esterno. 8 Il debito commerciale, detto anche debito non-oda (Official Development Assistance), è quello contratto a condizioni di mercato. Si tratta per buona parte di crediti concessi o garantiti dalle Agenzie di Credito all Esportazione (ACE), ovvero dello strumento attraverso il quale i governi dei paesi creditori cercano di promuovere le esportazioni delle proprie industrie. Per questo, per questa ragione di politica economica interna e di interesse nazionale le ACE tendono ad accettare rischi di cui un prestatore privato non è normalmente disposto a farsi carico. Il debito di tipo ODA è invece contratto a condizioni di favore (tassi più bassi, scadenze dilazionate, ecc.). 9 Può qui essere utile tornare agli esempi numerici della sezione 2 per capire concretamente che cosa significhi insostenibilità. Si ipotizzava che il paese D dovesse versare a titolo di servizio del debito 60 fra un anno (30 a ciascuno dei due creditori) e 55 fra 2 anni (27.5 a ciascun creditore). Come già sappiamo il valore attuale di questo debito è pari a 100 ed un rapporto valore attuale del debito/esportazioni pari al 280% implica un livello annuale di 6

7 Prendendo atto di questa insostenibilità e del fatto che una parte significativa (circa il 31% alla fine del 1996) del debito dei paesi HIPC era dovuta a creditori multilaterali (prima di tutto FMI e Banca Mondiale) i quali fino a quel punto non avevano partecipato, se non in misura molto ridotta, alle iniziative di riduzione del debito 10, nel settembre 1996 il FMI e la Banca Mondiale lanciarono l Iniziativa HIPC. Non mi soffermo qui sui dettagli dell iniziativa 11, limitandomi invece a descriverne sinteticamente le caratteristiche fondamentali e lasciando lo spazio necessario a qualche approfondimento circa il suo potenziale impatto. La HIPC è una iniziativa che coinvolge tutti i creditori bilaterali, multilaterali, commerciali. Il coordinamento fra creditori, che come abbiamo già visto caratterizza anche il funzionamento del Club di Parigi (un club, appunto), si realizza al massimo grado con questa iniziativa. La ragione per cui si cerca il massimo coordinamento possibile fra creditori si coglie agevolmente dall esempio riportato nella nota 2: nessun singolo creditore, o gruppo di creditori, sarebbe seriamente disposto a cancellare parte del proprio credito se non con la ragionevole aspettativa che anche gli altri facciano lo stesso. Altrimenti si tratterebbe di un regalo ad altri creditori. Affinché un paese possa eventualmente beneficiare dei vantaggi previsti dall iniziativa, ed essere perciò stesso definito HIPC, si devono verificare due condizioni: il reddito pro capite deve essere sufficientemente basso da dare accesso ai prestiti a condizioni concessionali della Banca Mondiale e del FMI e il debito in essere deve essere ritenuto insostenibile anche dopo la piena applicazione delle tradizionali (non HIPC) misure di riduzione dello stesso. Secondo le regole originariamente (la cosiddetta HIPC I, poi modificata come vedremo in HIPC II o HIPC Rafforzata) stabilite dalla Banca Mondiale e dal FMI, una volta che un paese con queste caratteristiche abbia dimostrato di essere sufficientemente impegnato nell applicazione di politiche macroeconomiche prudenti ed orientate alla crescita 12, normalmente per un periodo di tre anni, allora esso raggiunge il suo decision point. A quel punto il FMI e la Banca Mondiale valutano quanto debito debba essere cancellato al paese in questione per garantire la sostenibilità degli impegni futuri. Questa esportazioni pari a circa Tutte le esportazioni del primo anno (e i relativi introiti di valuta estera necessaria a pagare le rate in scadenza) non bastano a pagare la prima rata. Occorre, se ce ne sono, intaccare le riserve di valuta estera o, se le riserve sono in esaurimento, ricorrere a nuovo indebitamento. Se nel secondo anno le esportazioni non crescono (ma quali risorse si possono investire nel primo anno per aumentare la competitività delle proprie esportazioni, dal momento che in gran parte esse vengono assorbite dal pagamento del servizio del debito?), il medesimo problema si ripropone nel secondo anno..certo, le cose sarebbero meno drammatiche se lo stesso debito in valore attuale fosse spalmato su più rate. Se per esempio le rate fossero 4 è facile verificare che si potrebbe stabilire un profilo di pagamenti per cui, per quel dato livello di esportazioni (35.7), non è mai necessario intaccare le riserve o ricorrere a nuovo indebitamento; ma è altrettanto facile verificare che anche in quel caso il servizio del debito assorbirebbe comunque la quasi totalità dei ricavi da esportazione. Quindi: con quale valuta estera si pagherebbero le importazioni di beni di consumo e di beni capitali necessari al benessere della popolazione e allo sviluppo del paese? Le riserve o il nuovo indebitamento.ecco che cosa significa insostenibilità. 10 Storicamente le istituzioni finanziarie internazionali hanno assunto lo status di creditori privilegiati, ed è per questo che fino al lancio della HIPC non avevano né cancellato né esplicitamente riscadenzato i loro crediti. 11 Essi sono descritti con dovizia di particolari nei siti della Banca Mondiale ( e del FMI ( 12 Esistono ovviamente diversi punti di vista su cosa debbano essere politiche economiche prudenti e orientate alla crescita. Nella pratica degli organismi finanziari internazionali esse sono state spesso identificate con la riduzione della spesa pubblica. Molto schematicamente, l idea è che essa serva a stimolare la crescita economica e ridurre l indebitamento per via di due effetti: a) nella misura in cui il soggetto indebitato è un governo, è chiaro che una riduzione delle spese pubbliche accresce direttamente la capacità del debitore di servire il debito. Di fronte a questo segnale positivo, i mercati internazionali (i creditori potenziali) accetterebbero riduzioni del tasso di interesse; meno risorse fluirebbero all estero (nella forma di interessi, appunto) e si avrebbe perciò una crescita del reddito nazionale a disposizione del paese debitore. A parità di propensione al risparmio aumenterebbe perciò il risparmio complessivo, quindi gli investimenti (che per essere finanziati richiedono un atto di risparmio, di rinuncia al consumo corrente), quindi la crescita; b) se anche i tassi di interesse non diminuissero per la maggior fiducia accordata dai mercati internazionali, la riduzione delle spese pubbliche costituisce di per sé un aumento del risparmio pubblico e quindi, ipotizzando che non si produca una riduzione del risparmio privato di eguale intensità, del risparmio complessivo. Ancora una volta: più risparmio, più investimenti, più crescita. Entrambi nessi di causalità appena descritti sono in realtà molto controversi ed oggetto di serrato dibattito. Qui basti rilevare che essi costituiscono comunque l ossatura logica in virtù della quale secondo la Banca Mondiale e (soprattutto) il FMI una riduzione della spesa pubblica è considerata necessaria a produrre più crescita e meno indebitamento. 7

8 cancellazione non viene applicata immediatamente, ma dopo un ulteriore periodo di implementazione da parte de paese debitore di politiche economiche sane. Si giunge così al completion point, al momento in cui la riduzione del debito viene effettivamente messa in atto. Il meccanismo appena descritto, per quanto applicato con una certa flessibilità, è piuttosto farraginoso e, soprattutto, lento. Nel settembre del 1999, a tre anni dal lancio dell iniziativa, soltanto quattro paesi avevano raggiunto il loro completion point (Uganda, Bolivia, Guyana, Mozambico), mentre in sette erano arrivati sino al decision point (oltre a quelli appena riportati, anche Burkina Faso, Costa d Avorio e Mali). Tenendo conto di tutti questi paesi, anche di quelli che non avendo ancora raggiunto il completion point non avevano sino a lì ottenuto dall iniziativa alcuna riduzione effettiva del debito, la riduzione di debito a quel punto decisa dai creditori era pari a 6.7 miliardi di dollari (in valore nominale), a fronte dei 60 miliardi di dollari (sempre in valore nominale) che la HIPC si impegnava complessivamente a cancellare. Poco più del 10% in tre anni, un ritmo decisamente troppo lento. Sotto la pressione della società civile (ONG, Chiesa Anglicana, Chiesa Cattolica, alcune forze politiche, ecc.) e facendo seguito alle decisioni prese nel G-7 di Cologna, la Banca Mondiale e il FMI decisero nell'ottobre del 1999 di dar vita alla Enhanced HIPC Initiative (o HIPC II), ovvero ad una iniziativa rafforzata i cui scopo sono molteplici: - garantire più cancellazione a ciascun paese; - garantire che la cancellazione riguardasse più paesi; - garantire che la cancellazione fosse fornita più rapidamente. - garantire più trasparenza all iniziativa, rendendo pubblici gli accordi con i singoli paesi debitori e favorendo il coinvolgimento della società civile nell iniziativa stessa; - garantire che i fondi liberati dalla cancellazione del debito venissero impiegati nella lotta alla povertà, cioè nell incremento delle spese sociali e nella ricerca di una loro maggiore efficacia. A questo proposito fu previsto che i paesi che intendono beneficiare delle riduzioni di debito promesse dalla HIPC II debbano non soltanto implementare politiche economiche prudenti ed improntate alla crescita, ma anche approntare una strategia di riduzione della povertà che si codifichi in un Poverty Reduction Strategy Paper (PRSP) alla cui preparazione abbiano partecipato le forze politiche, le istanze della società civile, ecc., insomma tutti coloro che, per il fatto di essere ben radicati nel tessuto sociale, conoscono meglio la povertà, le sue manifestazioni, le sue cause e quindi, possibilmente, gli eventuali rimedi. Prima di fare il punto circa lo stato di attuazione della HIPC II è opportuno ricordare che in occasione dell anno giubilare sono state avviate sia campagne per la cancellazione del debito (Jubilee 2000, ovvero Sdebitarsi nella versione italiana), sia iniziative concrete di cancellazione vera e propria come quella tuttora in corso promossa dalla CEI. In quest ultimo caso siamo di fronte, per tornare agli esempi stilizzati della sezione 2, all intervento di un donatore che decide di acquistare qualche credito per poi condonare, a certi il condizioni, il debitore 13. Dagli esempi numerici della sezione 2 dovrebbe essere chiaro che interventi di questo genere risultano efficaci, ovvero utili al debitore e non soltanto al creditore, quando sono quantitativamente significativi. Ma è altrettanto chiaro che, da soli, tali interventi non possono esserlo. Per questa ragione la loro efficacia è direttamente proporzionale alla rilevanza quantitativa delle altre e più strutturate iniziative di riduzione del debito presenti sulla scena. In breve, pretendere l efficacia di iniziative come la HIPC è tanto più importante in quanto si voglia garantire la buona riuscita di altre iniziative più volontaristiche, siano esse organizzate da movimenti ecclesiali o consorzi di ONG. La dimensione quantitativa della HIPC La tabella 1 presenta un quadro riassuntivo dello stato di implementazione dell Iniziativa HIPC a marzo Essa comprende soltanto i 27 paesi che a quella data hanno raggiunto almeno il 13 In realtà l iniziativa della CEI è più articolata. Essa è anche una campagna la Campagna ecclesiale per la remissione del debito che, come tale, cerca di esercitare pressione sui creditori; i fondi raccolti dalla campagna stessa, inoltre, non sono esclusivamente utilizzati per l acquisto di crediti verso i paesi poveri, ma anche direttamente impiegati per finanziare progetti di sviluppo e solidarietà negli stessi. 8

9 decision point (la Costa d Avorio è l unico paese tra quelli elencati che ha ricevuto benefici soltanto dalla HIPC I) e il valore attuale del debito condonato è calcolato per ciascun paese nell anno del decision point. Tabella 1: impegni di condono del debito a marzo 2002 (milioni di dollari statunitensi) Riduzione del debito in valore attuale Riduzione del debito in valore nominale HIPC I HIPC II Totale HIPC I HIPC II Totale Paesi che hanno raggiunto il completion point (4) TOTALE 2,511 3,482 6,353 5,110 6,200 11,310 Bolivia , ,300 2,060 Mozambico 1, ,022 3, ,300 Tanzania.. 2,026 2, ,000 3,000 Uganda , ,300 1,950 Paesi che hanno raggiunto il decision point (23) TOTALE ,642 18,248 1,060 28,120 29,180 Benin Burkina Faso Camerun 0 1,260 1, ,000 2,000 Ciad Etiopia 0 1,275 1, ,930 1,930 Gambia Ghana.. 2,186 2, ,700 3,700 Guinea Guinea Bissau Guyana ,030 Honduras Madagascar ,500 1,500 Malawi ,000 1,000 Mali Mauritania ,100 1,100 Nicaragua 0 3,267 3, ,500 4,500 Niger Ruanda Sao Tomè Senegal Sierra Leone Zambia 0 2,499 2, ,850 3,850 Costa d Av TOTALI 3,462 21,484 24,946 6,970 34,320 41,290 Fonte: sito ufficiale della Banca Mondiale ( Alcune osservazioni su queste cifre sono immediate. Innanzitutto si nota che la HIPC II ha coinvolto molti paesi in più e deciso di cancellare, ad oggi, una quantità di debito più di sei volte superiore (in valore attuale) rispetto alla HIPC I. Altrettanto evidente è che la riduzione di debito è stata garantita in modo molto più celere sotto la HIPC II: nei tre anni dal 1999 al 2002 ciascun paese si è visto riconoscere una cancellazione significativamente superiore al periodo Quanto risparmio ci si prospetta di realizzare in termini di servizio del debito grazie all implementazione della HIPC II? La Tabella 2 offre qualche dato riassuntivo, distinguendo paesi HIPC africani e latino americani. Tabella 2: i risparmi in termini di servizio del debito, (miliardi di dollari) Africa America Latina TOTALE % del PIL Risparmio annuale medio Rispetto al dovuto (1)

10 Rispetto al pagato (2) Fonte: sito ufficiale della Banca Mondiale ( (1) Si confronta il servizio del debito dovuto prima e dopo la cancellazione per il periodo (media annuale) (2) Si confronta il servizio del debito dovuto dopo la cancellazione (media ) con quello effettivamente pagato prima della cancellazione (media ) Nell interpretare le cifre della Tabella 2 è d obbligo una nota di cautela. Non si tratta di dati certi, ma di stime. Esse inducono all ottimismo perché, se realizzate, implicherebbero che l 1.2% del Pil si libera rispetto al passato per altri tipi di spesa. Ma, appunto, si tratta di stime, e non appena i dati effettivi si renderanno disponibili andranno verificati con attenzione. Ammesso che questi denari si stiano davvero liberando per altri usi, che cosa intendono fare i governi interessati in termini di spesa sociale (istruzione, sanità, lotta alla povertà)? E questo, in fondo, lo scopo principale di tutta l iniziativa, giacché il raggiungimento di un livello sostenibile di debito va inteso come strumentale rispetto alla lotta alla povertà. Alcuni dati interessanti sono riportati nella Tabella 3, che separa i paesi HIPC africano da quelli latino americani. Tabella 3: spese sociali ed HIPC Africa America Latina TOTALE Spesa sociale annuale (miliardi di dollari) Prima HIPC II (1999) Dopo HIPC II (2001-2) Spesa sociale annuale in % del PIL Prima HIPC II (1999) Dopo HIPC II (2001-2) Spesa sociale annuale in % delle entrate fiscali Prima HIPC II (1999) Dopo HIPC II (2001-2) Fonte: sito ufficiale della Banca Mondiale ( Potranno realizzarsi questi desideri, questi progetti elaborati dai governi dei paesi indebitati (i quali andranno confrontati con i dati effettivi appena questi si renderanno disponibili)? Si realizzeranno effettivamente i risparmi prospettati nella Tabella 2 e quindi le maggiori spese sociali promesse nella Tabella 3? I dati fino a qui presentati, per quanto incoraggianti (soprattutto se letti in prospettiva, per differenza rispetto alla HIPC I), non consentono tuttavia di misurare in modo appropriato l impatto reale dell iniziativa in questione. La sezione 2 dovrebbe infatti aver chiarito che la riduzione del debito produce un effettivo beneficio per il debitore (cioè risorse che si liberano per altri usi) solo in quanto serva a ridurre il valore di mercato del debito stesso, non semplicemente il suo valore attuale. Questo è un tipo di verifica difficile da compiere per i paesi HIPC, giacché il loro debito è sostanzialmente privo di mercato. Non esiste, o comunque è molto limitato, un mercato secondario su cui si scambino titoli del debito del Mozambico o del Burkina Faso! Resta il fatto che questo tipo di verifica va comunque tentata perché vale la pena di ripeterlo un paese trae beneficio dalla cancellazione nominale di un debito solo se corrispondentemente si riduce il valore attuale atteso dei pagamenti futuri a servizio del debito stesso. In altri termini: non basta dire che grazie alla cancellazione del debito un paese pagherà negli anni a venire meno di quanto ha fatto negli anni immediatamente precedenti (è questo il tipo di confronto illustrato nella Tabella 2); occorre, per parlare propriamente di debt relief, che il paese debitore sia messo in condizione di pagare in futuro meno di quanto avrebbe comunque pagato in assenza di cancellazione. Il confronto appropriato non è fra passato e futuro, ma tra futuro e futuro. Una verifica di questo genere è stata recentemente tentata da Daniel Cohen (2000), economista dell OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Il ragionamento di Cohen si basa sul fatto che nonostante i valori di mercato del debito dei paesi molto poveri non siano osservabili (se non in modo del tutto sporadico, in occasioni delle rare operazioni di acquisto 10

11 da parte di qualche debitore o donatore), essi si possono tuttavia dedurre indirettamente, dal momento che è possibile osservare i valori delle variabili che si ritiene li determinino. Queste variabili, alla luce della crisi del debito che negli anni 80 colpì i paesi a medio reddito, sono: il rapporto fra stock di debito ed esportazioni, la cui crescita oltre una certa soglia provoca una riduzione del valore di mercato (i creditori si aspettano una riduzione dei pagamenti futuri); il rapporto fra stock di debito riscadenzato e stock di debito totale, la cui crescita fa ridurre il valore di mercato del debito (i riscadenzamenti costituiscono per i creditori un cattivo segnale e perciò essi cercano di liberarsi in qualche modo dei titoli di credito che detengono); infine, il rapporto tra arretrati maturati e stock di debito totale, la cui crescita ancora una volta deprime i prezzi di mercato, gli arretrati essendo anch essi un cattivo segnale per i creditori. Sulla base di queste considerazioni Cohen arriva a stimare che in media il prezzo di un dollaro di credito nominale nei confronti di un paese HIPC sia pari a circa 0.28 centesimi. Come dire: se potessero, se ci fosse un mercato secondario ben funzionante sul quale poterlo fare, i creditori venderebbero ogni dollaro di credito a soli 28 centesimi, il pagamento che si aspettano di ottenere (in valore attuale) dal debitore. Faccio notare che questa cifra è coerente con il comportamento dei paesi HIPC prima del lancio dell iniziativa: essi pagavano, chi più chi meno, circa il 25-35% del dovuto. Considerando che poco prima del lancio della HIPC II il valore attuale del debito dei paesi HIPC era pari a circa 157 miliardi di dollari, il corrispondente valore di mercato si attesta intorno ai 44 miliardi di dollari (0.28x157). E ragionevole ritenere che la cancellazione prevista dalla HIPC possa ridurre un già così basso valore di mercato, e perciò apportare benefici reali ai paesi indebitati? In sintesi, secondo le stime di Cohen la risposta è semplice: la HIPC I non ha apportato alcun beneficio ai paesi che ne hanno beneficiato; la HIPC II ne sta invece apportando tende a ridurre il valore di mercato del debito - ma essi sono piuttosto ridotti, compresi a seconda dei paesi tra il 5 e il 10% del valore di mercato. La logica è quella illustrata nella sezione 2: quando il valore atteso dei pagamenti futuri è già molto basso, la cancellazione del debito fornisce davvero un sollievo al debitore soltanto in quanto sia molto generosa. La HIPC II, come abbiamo visto, lo è assai più della I, ma il suo impatto non va sovrastimato, non va calcolato semplicemente in termini di valore attuale. Che cosa dobbiamo concluderne? 4. Conclusioni: la dimensione qualitativa della HIPC La HIPC II sta producendo qualche beneficio in favore dei paesi poveri altamente indebitati, i quali grazie ad essa pagheranno in futuro un servizio del debito lievemente inferiore a quello che avrebbero pagato in sua assenza. Tali benefici sono in ogni caso piuttosto ridotti, giacché questi paesi avrebbero comunque potuto pagare poco. Le risorse che l iniziativa HIPC potrà liberare per altri usi, tipicamente di lotta alla povertà, sono relativamente limitate. In fondo questo è ovvio, se si pensa che si sta procedendo alla cancellazione di debiti che sarebbero stati pagati in misura molto ridotta. D altra parte, proprio per questo, è altrettanto ovvio che ad una iniziativa di cancellazione di un debito che verrebbe pagato solo in minima parte non si possono chiedere miracoli. In queste condizioni, pretendere che i paesi beneficiari aumentino significativamente le spese sociali significa non soltanto chiedere loro di destinare a questo scopo nuove risorse (quelle eventualmente liberate dalla cancellazione), ma di riallocare risorse esistenti. Si chiede loro di modificare la composizione del bilancio pubblico. A me pare che si avrebbero più titoli per avanzare una simile richiesta se davvero si fornissero in misura più significativa nuove risorse. Poiché, come abbiamo appena messo in luce, questo compito non può essere svolto dalla riduzione di un debito per larga parte inesigibile in altri termini: l HIPC sta già facendo tutto quello che può fare ci si deve allora orientare verso un aumento degli aiuti ufficiali allo sviluppo. Per intendersi: danaro fresco nelle casse dei paesi più poveri. Purtroppo la tendenza dell ultimo decennio è negativa. L aiuto allo sviluppo si è ridotto in 15 anni circa dallo 0.35% allo 0,22% del Pil dei paesi OCSE. E concettualmente sbagliato, e per i paesi poveri in questione economicamente drammatico, contare come aiuto una riduzione di debito che di per sé non libera molte risorse. C è ancora molto da fare, dunque, e le campagne di 11

12 mobilitazione della società civile non devono cessare pena l inefficacia delle loro stesse iniziative di riduzione del debito di chiedere un impegno maggiore ai governi dei paesi ricchi. Un impegno giusto, però: non più cancellazione del debito, ma più aiuti pubblici allo sviluppo. Riferimenti bibliografici Cohen, D., The HIPC Initiative: True and False Promises, Technical Paper n. 166, OECD Development Centre (2000) Daseking, C. e R. Powell, From Toronto Terms to HIPC Initiative: A brief history of debt relief for poor countries, IMF Working Paper (WP/99/142), International Monetary Fund (1999) Easterly, W., How did highly indebted poor countries become highly indebted? Reviewing two decades of debt relief, WB Working Paper settembre 1999, World Bank (1999) Morissey, O., Making Debt Relief Conditionality Pro-Poor, WIDER Discussion Paper n. 2002/04, World Institute for Development Economics Research (2002) 12

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