INDAGINE SULLE AZIENDE CON ATTIVITA DI TURISMO RURALE

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1 INDAGINE SULLE AZIENDE CON ATTIVITA DI TURISMO RURALE Ricerche nell ambito delle attività istituzionali dell Osservatorio sul Sistema dell Economia Agroalimentare della Sicilia (OSEAAS) Responsabile della ricerca: Dott. Antonino PUTRINO Catania, Maggio

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3 INDICE 1. PREMESSA 5 2. IL QUADRO LEGISLATIVO Legislazione dell Unione Europea Legislazione Nazionale Legislazione Siciliana ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE Caratteristiche pedoclimatiche Dotazione Infrastrutturale I principali attrattori turistici del territorio Aree protette a I Parchi b Le Riserve I principali attrattori storico-culturali Enogastronomia a Prodotti siciliani con marchio D.O.P. ed I.G.P b Prodotti tradizionali della Sicilia Le Manifestazioni CARATTERI E CONSISTENZA DELL OFFERTA TURISTICO RURALE IN SICILIA METODO D INDAGINE INDAGINE SULLE IMPRESE TURISTICO-RURALI IN SICILIA 62 3

4 6.1. Caratteristiche generali delle aziende rilevate La professionalità dell imprenditore Analisi dei principali servizi offerti Le tariffe Analisi e caratterizzazione dei flussi turistici L organizzazione del lavoro Investimenti e ricavi delle imprese SWOT ANALYSIS ANALISI BENCHMARKING Il territorio francese Definizione di Turismo rurale in Francia Politiche attuate Tipologia dell offerta Politica attuale e prospettive di sviluppo CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 103 bibliografia indice delle tabelle nel testo indice delle figure nel testo appendice 4

5 1. PREMESSA Il turismo rurale a differenza delle altre forme di turismo non ha una definizione univoca e soddisfacente. Basta pensare che, l Unione Europea ha, a suo tempo, proposto una interpretazione in base alla quale il turismo rurale rientra tra le forme di fruizione turistica basate su specificità territoriali (naturali e agricole) sintetizzabili nell espressione patrimonio locale, le cui motivazioni principali sono date dal contatto con l ambiente rurale nelle sue espressioni caratteristiche (agricoltura, folklore, arte, gastronomia, artigianato, ecc.). È evidente che il termine turismo rurale risulta una nozione molto ampia comprendente qualsiasi attività turistica svolta in ambiente rurale, compreso il turismo svolto nelle aziende agricole o agriturismo. L attenzione è dunque ancora elevata nei confronti della matrice agricola del turismo rurale. Essendo caratterizzato da un forte legame con l ambiente, il turismo rurale rientra a pieno titolo nel filone del turismo sostenibile per la flessibilità che lo caratterizza in quanto integra sviluppo economico e rispetto dell identità territoriale e culturale della località ospitante. È un turismo capace di durare nel tempo mantenendo i suoi valori quali-quantitativi cioè in grado di far coincidere nel breve e nel lungo periodo le aspettative dei residenti con quelle dei turisti senza danneggiare i valori ambientali del territorio interessato al fenomeno. Riassumendo, gli elementi caratterizzanti questo tipo di offerta turistica sono identificati nella: - tendenziale autogestione del soggiorno e nell interesse a vivere a contatto con i residenti più che con gli altri turisti (il cosiddetto turismo relazionale ); - possibilità di facili integrazioni con i segmenti di offerta che fanno riferimento al turismo d ambiente in senso stretto; - frequente presenza di una articolazione della vacanza in percorsi (tematici e/o geografici) che comportano la partecipazione di diversi attori operanti sullo stesso territorio; - sostenibilità ambientale intesa come utilizzo di strutture e scelta di attività da proporre in forme tali da non compromettere il patrimonio delle risorse presenti sul territorio. 5

6 Data la mancata univocità nella definizione del turismo rurale, vari e autorevoli studiosi lo hanno analizzato attribuendogli diverse peculiarità. Tra questi Grolleau H. (1987) definisce il turismo rurale come un turismo locale, un turismo "di paese", voluto e gestito dagli abitanti di un "paese", un turismo di incontri, un turismo di condivisione. Nel dettaglio, il carattere locale riguarda: - l iniziativa; - la gestione; - i profitti; - i paesaggi; - la cultura. Per queste ragioni piace sempre più ai turisti, tanto più ghiotti di particolarismi quanto maggiore è la standardizzazione offerta dalla città. È questo che ricercano essenzialmente: emozioni semplici, in un mondo semplice fatto di cose semplici. Il know-how del turismo rurale si fonda, in larga misura, sulla capacità delle popolazioni locali di comunicare mediante le parole, l'atteggiamento, l'ambiente e le attività, la storia e le tradizioni locali (il genius loci ). L elemento distintivo del turismo rurale è legato alle strutture in cui viene praticato che, per limitate dimensioni, allestimento di interni, ritmi di erogazione dei servizi, cucina tradizionale, ambiente salubre, consentono al turista di percepire l essenza del territorio visitato. Il turismo rurale è, dunque, un turismo attento ad elementi culturali in senso lato, legati non solo all agricoltura (che rimane elemento primario di identificazione, ma che è affiancato da molti altri), ma alla cultura e tradizioni locali, all artigianato, alle caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche del territorio, alla composizione sociale di queste aree. Grazie alla sua funzione di creatore di reddito e occupazione, di promotore di infrastrutture (altrimenti inutilizzate) e di vettore di scambi e sinergie tra l'ambiente rurale e quello urbano, il turismo rurale può svolgere un prezioso ruolo nel processo di sviluppo delle zone più marginali e svantaggiate. Un ruolo che si rivelerà tanto più incisivo quanto maggiori saranno il livello qualitativo ed il numero di prodotti e di servizi in grado di soddisfare una domanda che appare, 6

7 negli ultimi anni, in costante aumento in un mercato estremamente competitivo, quale quello turistico. Il presente lavoro, alla luce di quanto suddetto, mira ad acquisire dati ed informazioni in grado di costruire un quadro complessivamente esaustivo circa i caratteri peculiari che compongono l offerta delle imprese che svolgono l attività di turismo rurale in Sicilia. 7

8 2. IL QUADRO LEGISLATIVO Nelle aree rurali italiane, le politiche per il turismo rurale, realizzate grazie all attuazione di programmi nazionali e comunitari, hanno contribuito a: diffondere una maggiore consapevolezza delle opportunità di sviluppo offerte da un uso sostenibile e integrato delle risorse locali; recuperare risorse che rischiavano di scomparire (ad es. molte produzioni agroalimentari tradizionali) o di degradarsi (ad es. il paesaggio rurale, gli edifici rurali, i monumenti, ecc.); qualificare il territorio; rafforzare l identità locale e il sentimento di appartenenza alla comunità locale attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e economiche dell area; rendere maggiormente attrattivo il territorio rispetto ad altri territori grazie alla creazione di una offerta peculiare. Di seguito vengono riportati i principali riferimenti normativi a livello comunitario, nazionale e regionale, che riguardano il turismo rurale Legislazione dell Unione Europea L U.E. con la politica di turismo rurale intende porre particolare attenzione alla salvaguardia e alla valorizzazione delle risorse turistiche specifiche dell agricoltura, dell enogastronomia tipica, dell ambiente naturale, del paesaggio agrario e dei piccoli centri storici, dell artigianato tradizionale, della cultura e del folklore. Per l U.E. lo sviluppo turistico rurale oltre a creare strutture turistico-ricettive in territori agricoli deve selezionare ed orientare le stesse nel senso della salvaguardia e della valorizzazione di predette risorse. Secondo l U.E. per turismo rurale si intende esclusivamente una politica di sviluppo turistico, demandando agli stati membri la legislazione su tale materia. Nel documento Il futuro del mondo rurale (COM/88/501) si attribuisce al turismo rurale una definizione che abbraccia qualsiasi attività turistica svolta in tale contesto. Nell ambito della politica di coesione economica e sociale e quindi nell intento di ridurre il divario tra i diversi livelli di sviluppo delle varie regioni d Europa, comprese le zone rurali, la Comunità ha emanato i regolamenti CEE 2052/88, 4253/88, 1260/99, che al loro interno prevedevano misure di sostegno al turismo rurale. 8

9 Tra le più importanti iniziative dell UE, che hanno previsto e prevedono misure a sostegno del turismo rurale, ci sono: il POP, il POR e il LEADER+. Per quanto riguarda la vecchia programmazione comunitaria i POP 94/99 (Piani Operativi Plurifondo), comprendevano 11 sottoprogrammi e di questi il secondo riguardava il turismo ed i beni culturali. Quest ultimo era finalizzato a sostenere la Sicilia nel mercato turistico, qualificandone il ruolo e l'importanza verso alcuni essenziali ed interessanti segmenti di domanda: il turismo culturale, quello nautico e sportivo ed il turismo rurale. Il sottoprogramma era composto da quattro misure: 2.1 Aiuti al turismo; 2.2 Interventi per lo sviluppo turistico; 2.3 Aiuti al turismo rurale; 2.4 Interventi per i beni culturali. Le Misure 2.1 e 2.3, che prevedevano come beneficiari potenziali gli operatori economici privati, intervenivano dal lato dell'offerta ricettiva, in due direzioni complementari. La prima riguardava la riqualificazione delle strutture alberghiere ed extra-alberghiere per offrire servizi di maggiore livello, la seconda, invece, era mirata a creare, sviluppare ed organizzare una rete di strutture di piccole imprese per la ricettività in aree rurali, orientando l'offerta ricettiva verso un mercato in crescita per il quale la Sicilia presenta aree fortemente vocate. Le altre due misure erano caratterizzate, invece, da interventi per lo più infrastrutturali sul lato della valorizzazione degli elementi di attrazione dei flussi turistici ed erano volti al recupero e valorizzazione del vasto ed unico patrimonio dei beni culturali della regione e al miglioramento e all incremento delle strutture per il turismo nautico e sportivo o legato al tempo libero. La misura 2.3 inerente misure specifiche riguardanti il turismo rurale, intendeva perseguire due fondamentali obiettivi: - la destagionalizzazione dei flussi turistici ed in particolare il prolungamento della stagione estiva; - l incremento dell offerta turistica in un segmento in particolare crescita. 9

10 Gli interventi avevano come scopo principale quello di diversificare l'offerta turistica garantendo la tutela del patrimonio ambientale attraverso il recupero di immobili in molti casi abbandonati, con il conseguente recupero ambientale dell'area rurale. I soggetti destinatari erano: proprietari di vecchi edifici rurali, bagli, casali e masserie; società, PMI, loro consorzi od associazioni. Le azioni previste erano: - restauro e adeguamento funzionale di bagli, masserie, casali ed edifici rurali; - progetti di arredo e di sistemazione delle aree esterne di pertinenza di strutture ricettive per il turismo rurale, anche con realizzazione di aree per lo sport ed il tempo libero, purché compatibili con l'ambiente circostante. L Amministrazione regionale valutava la concessione degli aiuti in relazione alla coerenza con il Programma Operativo approvato dagli organismi comunitari ed alle specifiche indicazioni contenute nel bando pubblico. La selezione degli interventi avveniva tenendo conto della: - localizzazione degli immobili in aree sottoposte a vincolo paesaggistico od in aree di particolare valenza naturalistica; - strutture di particolare interesse con preferenza per quelle dichiarate di pregio storico o artistico o vincolate ai sensi della Legge 1089/39; - ampiezza del bacino d'utenza turistico servito dall'opera; - esistenza o meno di insediamento agricolo funzionante all'interno dell'area interessata; - facilità di accesso dai principali assi viari; - coerenza con i quadri programmatici di riferimento; - redditività economico-finanziaria dell intervento; - affidabilità dei soggetti proponenti; - capacità di promozione turistica; - rispetto dell ambiente; - complementarietà con altre attività. Per le attività ricettive di turismo rurale sono stati erogati contributi pubblici in conto capitale nel limite del 55% del costo dell'investimento ritenuto ammissibile con un massimale di aiuto pari a 600 milioni delle vecchie lire per ogni progetto. 10

11 Con il Decreto 2 luglio 1998 dell Assessorato del turismo, comunicazione e dei trasporti si è avuta l approvazione della graduatoria dei progetti di recupero di edifici rurali, bagli, casali e masserie da adibire a strutture ricettive extralberghiere per lo svolgimento di attività di turismo rurale. I progetti ammessi a finanziamento sono stati 85, con un impegno totale di spesa di circa 50 miliardi delle vecchie lire. La nuova programmazione ( ) nelle regioni ricadenti nelle aree obiettivo 1 ha previsto per la regione Sicilia la predisposizione del proprio POR 1 (Programma Operativo Regionale), che rappresenta lo strumento di programmazione attraverso cui vengono attuate le politiche di coesione della UE nelle Regioni in ritardo di sviluppo (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, più il Molise in phasing out). Tale programma è finanziato, per quanto di competenza, da tutti i fondi strutturali (FESR, FSE, FEOGA -Orientamento, SFOP) nonché da fondi nazionali e regionali, ai quali si aggiungono le risorse dei privati, variabili nella proporzione a seconda del tipo di intervento realizzato. Il POR si propone la finalità strategica di conseguire, per le rispettive Regioni, un tasso di crescita stabilmente superiore a quello medio dell UE per recuperare il gap esistente rispetto alle altre regioni europee. La strategia prevista è declinata in 6 assi prioritari di sviluppo ( I risorse naturali, II risorse culturali, III risorse umane, IV sistemi locali di sviluppo, V città, VI reti e nodi di servizio) che perseguono a loro volta degli obiettivi specifici di sviluppo. Con la Misura 4.15 inerente la Promozione dell adeguamento e dello sviluppo delle zone rurali nel POR Sicilia , al punto b si prendono in considerazione gli investimenti per attività turistiche e artigianali laddove l incentivazione di investimenti mirati alla diversificazione delle attività aziendali, al fine di sviluppare le attività complementari e alternative all attività agricola, viene perseguita attraverso attività artigianali e di turismo rurale. I beneficiari di tale misura sono gli imprenditori singoli e associati, sotto qualsiasi forma, purché regolarmente iscritti alla CCIAA, nella cui azienda siano presenti locali e/o strutture di edifici rurali non più necessari all attività agricola in regola con i 1 Riferimento normativo: Reg. CE 1257/99: capo IX art. 33, 7, 10 e 12 trattino. 11

12 requisiti minimi in materia d ambiente e, in presenza di allevamenti, con le norme in materia di igiene e benessere degli animali 2. Gli investimenti proposti devono tener conto dei seguenti massimali di ricettività: - Numero massimo di posti letto: per le aziende singole e per aziende associate; - Numero massimo coperti per offerta pasti non superiore al doppio dei posti letto sopra indicati anche in assenza di ospitalità; - Ristrutturazione e adeguamento dei fabbricati, per attività artigianali e di turismo rurale, compresa l installazione e il ripristino di impianti termici e telefonici; - Adeguamento degli spazi aperti nell ambito aziendale per le attività di turismo rurale; - Adattamento e adeguamento di locali esistenti in azienda per la conservazione dei prodotti agricoli utilizzati per l attività di ristorazione; - Realizzazione di strutture sportive e ricreative per il tempo libero; - Acquisto di macchinari, attrezzature, arredi e corredi nuovi necessari per l esercizio dell attività; - Acquisto di apparecchiature informatiche e relativi programmi. La selezione degli interventi avviene tenendo conto di alcuni aspetti circa: le caratteristiche del richiedente (età, possesso dell autorizzazione comunale, formazione); gli aspetti economici (incremento delle ore lavorative); l ubicazione dell azienda e caratteristiche dell immobile oggetto dell intervento; le caratteristiche progettuali (risparmio energetico, basso impatto ambientale, etc.). 2 I richiedenti devono risultare nel pieno possesso dell azienda agricola condotta e dimostrare di essere proprietari dell immobile oggetto dell intervento. Restano esclusi dal bando i titolari di nulla osta ispettoriale per l esercizio dell attività agrituristica. 12

13 L iniziativa comunitaria LEADER+ ( Liaisons Entre Actions de Développment de l Economie Rurale), giunta alla sua terza edizione, ha l obiettivo di accompagnare lo sviluppo delle zone rurali stimolando il mantenimento e la creazione di nuove attività, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali locali, il miglioramento della qualità della vita, la cooperazione tra territori, anche attraverso la costituzione di reti per la divulgazione delle esperienze. L iniziativa è finanziata dal fondo FEAOG sezione Orientamento e si basa sul cosiddetto approccio bottom-up. Possono beneficiare dell Iniziativa LEADER+ azioni "pilota" che interessino una zona relativamente ristretta, di norma a livello di comunità locale, con al massimo abitanti e con una densità non superiore a 120 ab/kmq. Le iniziative realizzate nell ambito del LEADER + devono essere complementari a quelle avviate nell'ambito dei programmi generali di sviluppo rurale (POR e PSR). La tipologia dei beneficiari della nuova iniziativa è costituita dai "Gruppi di Azione locale" (GAL) che elaborano la strategia di sviluppo locale (Piano di sviluppo locale) e sono responsabili della sua attuazione. I GAL devono essere l'espressione equilibrata e rappresentativa dei partner dei vari ambienti socioeconomici del territorio (partenariato locale). A livello decisionale, nel partenariato locale, la partecipazione pubblica non potrà superare il 50% della compagine sociale. Il LEADER+ si articola intorno a tre assi prioritari: Asse 1- "Strategie di sviluppo rurale a carattere integrale e pilota"; Asse 2- "Sostegno alla cooperazione tra territori rurali"; Asse 3- "Creazione di una rete tra tutti i territori rurali"; I temi catalizzatori, intorno ai quali i GAL potranno sviluppare i propri Piani di Sviluppo Locale sono quattro: utilizzazione di nuovi know-how e nuove tecnologie per aumentare la competitività dei prodotti e dei servizi dei territori in questione; miglioramento della qualità di vita nelle zone rurali; valorizzazione dei prodotti locali, in particolare agevolando mediante un'azione collettiva l'accesso ai mercati per le piccole strutture produttive; valorizzazione delle risorse naturali e culturali, compresa la valorizzazione dei siti di interesse comunitario Natura

14 Le formulazioni riportate dei temi catalizzatori sono testualmente quelle espresse dai documenti ufficiali attinenti le procedure LEADER +. A partire da esse, ciascun GAL coerentemente alle valutazioni emerse in sede di costruzione del piano di Sviluppo locale, personalizzerà un proprio tema catalizzatore. Nella nuova iniziativa particolare risalto è dato alla cooperazione e alla costituzione di reti tra zone rurali. In questo ambito il LEADER+ promuove la realizzazione di una rete fra i territori rurali con l'obiettivo di favorire lo scambio e il trasferimento di esperienze; stimolare e concretizzare la cooperazione fra i territori; informare e diffondere insegnamenti in materia di sviluppo rurale. I GAL devono contribuire alla formazione della rete, mettendo a disposizione tutte le informazioni necessarie sulle azioni in corso o realizzate, sui risultati conseguiti e garantendo la partecipazione alle diverse attività. A livello europeo, la creazione e l'animazione della rete europea è affidata all' "Osservatorio dei territori rurali". Attualmente nel programma LEADER+, il turismo in quanto tale non risulta essere un tema strategico, ma rientra nell'asse che riguarda la valorizzazione del patrimonio naturale e del patrimonio culturale; di conseguenza trattandosi di assi strategici, si possono finanziare delle azioni di investimento e di formazione nel settore del turismo. 2.2 Legislazione Nazionale In Italia, a differenza di molti stati europei, è necessario distinguere tra l agriturismo e il turismo rurale. Infatti, l agriturismo viene considerato una vera e propria attività agricola accessoria alla coltivazione del fondo o all allevamento del bestiame, inquadrata dalla Legge n 730 del 5 dicembre 1985, dalla Legge n 413 del 30 dicembre 1991 e da varie leggi regionali che ne discendono. Ogni altra forma turistica esercitata in campagna, anche all interno di una azienda agricola, con criteri difformi dalla Legge n 730, viene considerata turismo rurale ed è inquadrata nell ambito della Legge Quadro n 217 del 17 maggio 1983, purché le aziende dimostrino di possedere le 14

15 caratteristiche relative alla salvaguardia e alla valorizzazione delle specifiche risorse rurali, in particolare quelle agricole. Tuttavia, il legislatore del 1983 non immaginava gli sviluppi degli attuali scenari che riguardano il mondo rurale e non si è spinto oltre ad una semplice menzione del fenomeno. La legge 217/83, in particolare, traccia le caratteristiche delle imprese che possono esercitare attività di organizzazione, di produzione di viaggi e di soggiorni turistici, quelle degli operatori turistici e definisce le strutture ricettive. In particolare, all'articolo 6 elenca tra le altre strutture ricettive (quali gli alberghi, i motels, i villaggi-albergo, le residenze turistico-alberghiere, i campeggi, i villaggi turistici, le case per le ferie, gli ostelli, gli esercizi di affittacamere, le case e gli appartamenti per le vacanze ed i rifugi alpini), anche gli alloggi agro-turistici. Essi vengono definiti come "locali siti in fabbricati rurali, nei quali viene data ospitalità a turisti da parte di imprenditori agricoli". Dal momento che la Legge-quadro sull'agriturismo del 1985 ha disciplinato in maniera ulteriore l'ospitalità da parte degli imprenditori agricoli, l'ospitalità rurale esercitata da figure diverse da questi ultimi va ricondotta ad altre strutture ricettive, quali l'ospitalità alberghiera o extralberghiera. Alcune regioni come l Emilia Romagna, il Molise, le Marche e l Umbria, hanno legiferato in maniera autonoma in tema di turismo rurale, attribuendogli un carattere alternativo e complementare rispetto all agriturismo tradizionale, sebbene con soluzioni molto diverse tra loro. L esempio più articolato e significativo pare essere quello dell Emilia Romagna che, con la L.R. n. 26 del 28/06/94, all art. 20 dà la seguente definizione: per turismo rurale si intende una specifica articolazione dell offerta turistica regionale composta da un complesso di attività che può comprendere ospitalità, ristorazione, attività sportive, del tempo libero e di servizio, finalizzate alla corretta fruizione dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale. Inoltre, sono abilitati a svolgere turismo rurale gli imprenditori commerciali che gestiscono strutture di ristorazione, o di ricezione alberghiera o extra-alberghiera, o di supporto alle attività sportive, o all'aria aperta, o di tempo libero. In particolare, l attività deve essere esercitata nel rispetto delle seguenti condizioni: 15

16 - l offerta di ricettività e/o ristorazione esercitata in immobili già esistenti, ubicati all esterno del territorio urbanizzato, così come delimitato dai PRG vigenti ai sensi dell art. 13, della L.R. 7 dicembre 1978, n. 47; tale attività può essere altresì esercitata in frazioni delimitate dal PRG vigente, purché in immobili con caratteristiche proprie dell edilizia tradizionale della zona; - la ristorazione basata su un offerta gastronomica tipica della zona in cui l edificio è ubicato, preparata con l utilizzazione di materie prime provenienti, in prevalenza, da aziende agricole locali; - la dotazione di arredi e servizi consoni alle tradizioni locali e, in particolare, alla cultura rurale della zona. La stessa Legge definisce come zone di prevalente interesse per il turismo rurale, le aree montane e le aree interne a parchi e riserve (art. 21) e la tipologia degli esercizi (art.22): - alberghieri; - extralberghieri; - di ristorazione e per la somministrazione di pasti; - per la gestione di servizi di organizzazione di supporto ad attività didattiche all aria aperta per il tempo libero. È previsto un elenco provinciale degli operatori di turismo rurale. Viene quindi mantenuta una netta distinzione tra imprenditore agricolo (che esercita le attività di agriturismo) ed imprenditore commerciale (che esercita quelle di turismo rurale) ed i conseguenti inquadramenti fiscale, assicurativo e tributario. Anche gli strumenti di incentivazione vengono mantenuti distinti, mentre comune risulta il piano di promozione commerciale. Un altro esempio significativo di legislazione regionale in tema di turismo rurale è quello della Regione Marche con la Legge Regionale 18 ottobre 1999 n.27, all art. 24 definisce il turismo rurale, alla stregua dell Emilia Romagna, come una specifica articolazione dell offerta turistica regionale composta da un complesso di attività che può comprendere ospitalità, ristorazione, attività sportive, del tempo libero e di servizio, finalizzate alla corretta fruizione dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale. 16

17 La ristorazione deve basarsi su un offerta gastronomica tipica della zona che utilizza come materie prime almeno il 70% dei prodotti acquisiti direttamente da aziende e cooperative agricole della regione. Gli arredi ed i servizi degli immobili e delle strutture debbono ispirarsi alla cultura rurale della zona. All art. 25 vengono definiti gli esercizi di turismo rurale e cioé: - le country-houses così come definite dalla L.r. 12 agosto 1994, n. 31; - i centri rurali di ristoro e degustazione. Si tratta di aziende che trasformano immobili e strutture non più necessarie alla conduzione dell attività agricola per offrire ristorazione e degustazione di piatti tipici della zona utilizzando materie prime ottenute dall azienda o provenienti dalle produzioni regionali di riferimento; - i centri sportivi, i centri di organizzazione del tempo libero ed i centri culturali: si tratta di aziende che trasformano immobili e/o attrezzano gli spazi aperti disponibili per gestire attività culturali, didattiche, di divulgazione delle tradizioni rurali e per il tempo libero all aperto. Con la Legge Regionale del 3 aprile 2002, n. 3 sono state apportate delle modifiche all art.24, al comma 3, della precedente legge poiché viene ulteriormente enfatizzata l importanza dell uso dei prodotti provenienti da aziende o cooperative agricole locali che devono concorrere per almeno il 70% nella composizione del menù, e dare preferenza alle produzioni DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT, ai prodotti tradizionali di cui al d.m. 350/1999 e ai prodotti biologici. La regione Marche quindi, a differenza della Regione Emilia Romagna, richiede agli operatori turistici un aumento della percentuale di prodotti provenienti dalle aziende locali ed aventi un origine controllata. Nella tabella 1 sono riportati i principali provvedimenti legislativi varati dalle regioni in materia di turismo rurale. 17

18 Tabella 1 - Leggi regionali in materia di Turismo rurale REGIONE LEGGE ANNO Molise L.R Toscana L.R Veneto L.R Liguria L.R Emilia Romagna L.R Umbria L.R Abruzzo L.R Calabria L.R Sardegna L.R Marche L.R Sicilia L.R Marche L.R

19 2.3 Legislazione Siciliana La Regione Sicilia è stata una delle ultime regioni, in ordine di tempo, a legiferare in tema di turismo rurale con la Legge Regionale 10 dicembre 2001, n. 21, con successivo Decreto di attuazione del 6 giugno 2002 emanato dall Assessorato al turismo, comunicazione e trasporti, e con la Legge Regionale 16 aprile 2003, n. 4. In particolare all art. 30 della L.R. n. 21 la Regione Sicilia (come l Emilia Romagna) definisce turismo rurale una specifica articolazione dell offerta ricettiva turistico regionale, composta da un complesso di attività che comprende ospitalità, ristorazione, attività sportive e del tempo libero, finalizzate alla corretta fruizione dei beni ambientali e/o culturali del territorio rurale. L attività di turismo rurale va esercitata nell Isola nel rispetto delle seguenti condizioni: a) offerta di ospitalità e/o ristorazione esercitata in immobili già esistenti e catastati come edifici rurali; b) ristorazione basata su una offerta gastronomica tipica della zona in cui l edificio è ubicato preparata con l utilizzazione di materie prime provenienti da aziende agricole locali; c) dotazione di arredi e servizi consoni alle tradizioni locali e, in particolare, alla cultura della zona. Nel Decreto di attuazione del 6 giugno 2002 dell Assessorato per il Turismo, le Comunicazioni e i Trasporti, si specifica che per lo svolgimento di tale attività non è richiesta, da parte dell operatore, la qualifica di imprenditore agricolo, bensì la successiva iscrizione del soggetto al registro ditte della camera di commercio, dal quale risulti l attività di gestione di strutture turistico-ricettive. La licenza all esercizio dell attività viene rilasciata dal comune in cui si trova la struttura ai sensi del D.P.R. 27 del luglio 1977 n Ai fini del rilascio dell autorizzazione comunale è necessario 19

20 acquisire il parere igienico-sanitario e la delibera di classifica dell A.A.P.I.T. competente per territorio prevista dalla Legge regionale n. 27/96 3. Le aziende rurali sono classificate in stelle sulla base dei parametri posseduti e sono divise in cinque classi, contrassegnate in ordine decrescente da cinque ad una stella. I parametri sulla base dei quali viene attribuita la classifica sono: - requisiti e servizi 4 ; - contesto ed attività caratteristiche 5 ; - attrezzature sportive e del tempo libero, rapportati alle stelle da assegnare 6. 3 Gli alloggi di turismo rurale devono possedere in relazione a quanto previsto dalla suddetta normativa ed in analogia a quelli agrituristici i seguenti requisiti minimi: acqua corrente calda e fredda; riscaldamento, si prescinde da tale requisito nei casi in cui l attività della struttura è limitata alla stagione estiva; condizionamento e/o sistemi alternativi di ventilazione nei locali comuni ed in tutte le camere, si prescinde da tale requisito nei casi in cui la struttura è ubicata in località montane; impianti idroelettrici conformi alla norme di sicurezza; bagni comuni completi (lavabo, vasca da bagno o doccia, bidet, wc con cacciata di acqua) almeno uno ogni sei persone, ivi comprese le persone appartenenti al nucleo familiare o conviventi; apparecchio telefonico comune o similari a disposizione del cliente; sala comune che può coincidere con la sala di somministrazione di alimenti; deposito e/o magazzino; pulizia degli alloggi ogni giorno se a cinque o quattro stelle; cambio biancheria: lenzuola e fodere a giorni alterni e in ogni caso ad ogni cambio cliente, asciugamani tutti i giorni; arredamento confortevole ed adeguato alla categoria, consono alle tradizioni locali, ed in particolare alla cultura rurale della zona; interno ed esterno degli edifici in buono stato di manutenzione. 4 Requisiti e servizi: servizio di ristorazione con offerta gastronomica tipica della zona, preparata con l utilizzazione di materie prime provenienti da aziende agricole locali; edifici di pregio; arredi di pregio; biancheria di pregio; ampi spazi interni; riscaldamento; condizionamento e/o sistemi alternativi di ventilazione nei locali comuni ed in tutte le camere; cucina; bagni completi in tutte le camere; bagni completi per il 50% delle camere; telefono nell alloggio e/o nella struttura; cambio biancheria ogni giorno; cambio biancheria a giorni alterni; cambio biancheria due volte alla settimana. 5 Contesto ed attività caratteristiche: assistenza agli ospiti; sala comune diversa da quella destinata alla ristorazione; attività artigianali e culturali; spazio espositivo di prodotti tipici della zona; significativo contesto paesaggistico e naturalistico. 20

21 3. ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE 3.1 Caratteristiche pedoclimatiche La Sicilia è la più estesa regione d'italia e la principale isola del Mediterraneo (kmq ), situata al suo centro fra lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez. E' separata dall Italia dallo stretto di Messina (3 km) e dal continente africano dal canale di Sicilia (140 km). Per la sua peculiare forma, gli ellenici, le diedero l appellativo di Trinacria (isola dei tre promontori). A Nord è bagnata dal Mar Tirreno, a Sud dal mare di Sicilia, ad Est dallo Ionio. Alle sue estremità stanno: a Nord-Est il capo Faro; a Sud-Est il capo delle Correnti; ad Ovest il capo Boeo o Lilibeo. La Sicilia possiede vari arcipelaghi e isole: a Nord Ustica e le isole Eolie; ad Ovest le Egadi; a Sud Pantelleria e le isole Pelagie, che costituiscono la parte più meridionale del territorio italiano; ed ancora alcuni gruppi di isole più piccole come quelle dello Stagnone di Marsala. Di formazione geologica abbastanza recente (terziario), sembra che sia sempre stata un isola; pur tuttavia la catena montuosa settentrionale siciliana presenta caratteristiche identiche a quelle dell'appennino calabrese e va considerata quindi come sua appendice. L Appennino siculo comprende i Monti Peloritani, costituiti da rocce metamorfiche, con versanti ripidi che danno origine a valli strette e profonde, procedendo verso ovest si trovano i Monti Nebrodi caratterizzati prevalentemente da arenarie, meno scoscesi rispetto ai Peloritani. Nel settore centrale e 6 Attrezzature sportive e ricreative: piscina; tennis; bocce; campo da gioco; parco bambini; ping pong; agricampeggio; equitazione; attività faunistico-venatoria; pesca; bicicletta; spazi attrezzati; sauna e centro fitness; palestra e/o attrezzature ed impianti ginnico-sportivi; altro. 21

22 occidentale si sviluppano il gruppo montuoso delle Madonie e, verso l interno il gruppo dei Monti Sicani. Questi gruppi montuosi di natura carbonatica sono caratterizzati dalla presenza di valli strette e acclivi. Riguardo l orografia del territorio siciliano, l incidenza della collina supera di un buon 20% la media nazionale (Tab. 2), e questo dato si riflette in maniera significativa sulle attività agricole esercitabili nell isola. Tabella 2 - Ripartizione della superficie territoriale per zone altimetriche in Italia (*) Zone Sicilia Italia ha % ha % - Pianura , ,2 - Collina , ,6 - Montagna , ,2 TOTALE , ,0 (*) Fonte: ISTAT, Annuario statistico italiano, Le principali pianure dell'isola, in generale molto fertili, sono: la Piana di Catania, attraversata dal Simeto, il principale corso d acqua siciliano; la Val di Noto; la Val di Mazara; la Conca d'oro. Tra i fiumi più importanti abbiamo il Dittaino e il Gornalunga che sfociano nel Mar Ionio, il Salso e il Platani che sfociano nel mare di Sicilia, mentre ad oriente troviamo l' Alcantara (famoso per le sue Gole) e ad occidente il Torto e il Belice. Tra i laghi naturali, l unico degno di menzione è quello di Pergusa. 22

23 Il clima siciliano, estremamente vario, ha caratteristiche sensibilmente diverse a seconda della zona considerata. Le temperature medie annue risultano comprese tra gli 11 C a Floresta ed i 20 C di Gela. Lungo la costa settentrionale è caratterizzato da estati calde (26 ) e inverni miti (in media 10 ). Più elevate sono le temperature della costa meridionale e spesso anche dell'interno, in cui molto forti sono le escursioni termiche. Le precipitazioni sono rare e aumentano in special modo col crescere dell altitudine, infatti oscillano dai 385 mm di Gela ai 1192 mm di Zafferana Etnea (Carta climatica della Sicilia, 2000). Sui monti, oltre i 1600 metri, la neve crea un manto abbastanza persistente, tale da permettere la pratica di sport invernali. Fra i venti, tipico è lo scirocco, caldo-umido, e il libeccio, di provenienza africana. Il paesaggio agrario siciliano si caratterizza principalmente per l'aridità del terreno durante la stagione estiva. Nonostante ciò, gli antichi celebrarono queste terre come estremamente fertili, collocandovi figure mitiche come Cerere, Minerva, Diana, Dioniso, personaggi a cui erano sacri elementi simbolo di fertilità come grano, olivo, boschi e vite. Per le caratteristiche geografiche (vicinanza ai tropici) e topografiche (netta maggioranza della zona collinare sulla pianura e sulla montagna), in Sicilia i boschi naturali (anche se alcuni degradati) sono ancora insediati, con discreta presenza, quasi esclusivamente sugli alti versanti e sulle creste delle principali catene montuose (Peloritani, Gruppo Etna, Madonie - Caronie, Nebrodi), con scarsa presenza sulle catene montuose secondarie (Iblei, Sicani), mentre sono quasi del tutto assenti sui monti Palermitani e sugli Erei. Ad esclusione di talune pinete litoranee e di certe modeste estensioni di sugherete nella zona centrale dell'isola, si può affermare che i boschi naturali in Sicilia sono concentrati tra il Castanetum e il Fagetum. La superficie a bosco ammonta a Ha (bisogna ricordare che la Sicilia, a partire dal 1948, è stata oggetto di una ingente riforestazione) rappresentando, dunque, circa l'11% della superficie territoriale ed è costituita da conifere (16%), latifoglie (39,3%), misti di conifere e latifoglie (21,3%) e boschi degradati (23,4%) (Fonte: Programma Operativo Regionale Leader+ Sicilia ). 23

24 Tra le conifere predominano, a seconda dell'altitudine e della stazione, i pini mediterranei, quali il d'aleppo, il domestico, il marittimo, il Pino laricio e il Pino nero var. Villetta Barrea. Molto diffusi il Cipresso comune, mentre tra le conifere esotiche ricordiamo il Cipresso dell'arizona e il Cedrus atlantica. Durante l'opera di riforestazione l'impiego delle latifoglie, è stato ostacolato dalla modestissima entità di specie tra cui scegliere, ed ha trovato e trova aspre critiche nell'opera fin qui eseguita. Una delle specie più impiegate, l'eucalipto, sia per la formazione di boschi puri che consociati, viene posta sotto accusa da ecologi e naturalisti, come prosciugatrice di falde acquifere e desertificatrice del territorio. Tra le specie impiegate per la formazione di boschi misti insieme alle conifere, si segnalano il frassino minore, l'acero campestre, il castagno, l'ontano napoletano e qualche altra specie d'impiego molto limitato. Le specie indigene quali le querce (leccio, roverella e cerro), il carrubo e il faggio sono state poco impiegate principalmente per motivi pedologici, per le difficoltà di attecchimento iniziale e per la lentezza degli accrescimenti. 3.2 Dotazione Infrastrutturale Con una popolazione residente pari a abitanti (ISTAT, 2002), la Sicilia è tra le regioni più popolose d Italia; pur tuttavia sconta un arretratezza generale del sistema trasportistico, che viene ulteriormente aggravata dall insularità e dalla marginalità geografica. La Sicilia possiede una rete ferroviaria inadeguata che si caratterizza per la mancanza di sbocchi diretti ai porti ubicati nel cuore delle città più densamente abitate. Il 90% del tracciato ferroviario è ancora a binario unico (meno di 150 Km di raddoppi già funzionanti su circa 1500 Km di rete), l intera area sud-orientale, da Siracusa fino ad Agrigento, non è servita poiché manca una ferrovia moderna ed efficiente. A proposito 24

25 del sistema viario in Sicilia ci sono Km di strade (Ministero dei Trasporti, 1998) di cui 600 di autostrade, quest ultime non interessano la parte centro-meridionale dell Isola. In questi territori la viabilità è costituita da un sistema di strade statali, provinciali e comunali certamente inadeguato ed insufficiente alla popolazione ed al sistema commerciale. Il confronto con le reti nazionali è abbastanza sconfortante; infatti, in Italia ci sono ben Km di rete ferroviaria a doppio binario e Km di autostrade con un rapporto di strade pari a 123,7 Km ogni abitanti ( dato medio del Nord Italia). Il divario consistente della Sicilia nei confronti della altre regioni italiane è riscontrabile anche nella dotazione dei porti e degli interporti. Fortemente critica è la situazione della portualità nella quale l assenza di specializzazione, l eccessiva quantità di porti minori, la carenza di raccordi ferroviari e stradali, l incapacità di programmazione, non consentono di raccogliere i frutti di un significativo rilancio del traffico merci, ma anche della ripresa del movimento crocieristico del Mediterraneo. Tale situazione risulta di detrimento per l intero sistema produttivo, fortemente penalizzato da queste insufficienze; tutto ciò comporta maggiori costi per le imprese siciliane che puntano all esportazione, ma anche un appesantimento degli oneri per l approvvigionamento di materie prime. Per altro, le tendenze in atto nel comparto turistico dimostrano che è in espansione il segmento relativo alla nautica da diporto: per intercettare un target turistico di particolare rilievo qualitativo e quantitativo, è indispensabile puntare ad un significativo incremento ed alla specializzazione della portualità minore. Con riferimento poi alla logistica integrata, mancano del tutto gli interporti con la conseguente difficoltà di realizzare l intermodalità. Nonostante questo quadro di criticità, notevoli risultano le potenzialità di sviluppo, anche in ragione del fatto che la politica dell UE di apertura ai paesi terzi del Mediterraneo assegna alla Sicilia un ruolo fondamentale di ponte politico, economico e culturale all interno di un area che assumerà un ruolo strategico nel continente europeo. 25

26 3.3 Attrattori turistici del territorio (aree protette, attrattori storico-culturali, enogastronomici, eventi folkloristici) Le componenti di base dell attività turistica sono le risorse, queste possono considerarsi come attrattori, ossia impulsi che da un lato spingono il turista a lasciare il luogo di residenza e dall altro lo attirano a visitare posti nuovi. Non sono solo risorse naturali ( foreste, parchi, isole minori, spiagge,ecc.), ma anche storico-architettoniche e culturali (monumenti, manifestazioni, musei, prodotti enogastronomici, ecc.). Tutte queste risorse rese fruibili ai visitatori, diventano beni di consumo capaci di esercitare un influsso attrattivo ed un incremento della domanda turistica. Infatti, nel momento in cui i visitatori vengono a conoscenza delle peculiarità di un territorio e sono spinti dal desiderio di recarvisi, si assiste ad un fenomeno per il quale le risorse facenti parte del sistema divengono potenziali leve di sviluppo turistico, proprio perché capaci di richiamare i clienti-consumatori. La Sicilia è ricchissima di attrattori legati in qualche modo al territorio, al paesaggio e alla cultura. Infatti gli attrattori sono il punto di partenza per la creazione di percorsi tematici (dell arte, didattici, escursionistici) personalizzabili in funzione delle esigenze dei turisti e che, abbinati a soste in strutture rurali e collegati a manifestazioni tradizionali, possono offrire la possibilità di scoprire le tradizioni e la cultura del luogo Aree protette La presenza di un area tutelata all interno di un comune rappresenta una risorsa importante sia perché costituisce una valida meta per occupare il tempo libero e sia per la sua capacità di attirare visitatori che, motivati da un iniziale interesse per la natura, sono spinti ad una fruizione globale delle altre risorse turistiche del territorio. Di seguito si riporta una descrizione delle principali caratteristiche delle aree protette presenti in Sicilia per le differenti tipologie riscontrate. 26

27 3.3.1.a I Parchi Il parco dell Etna Il Parco dell'etna è risultato il primo ad essere istituito nella regione Sicilia (marzo 1987). Si estende interamente nel territorio della provincia di Catania ed interessa 20 Comuni per una superficie complessiva pari a ettari che risultano ripartiti in: zona "A", ettari di riserva integrale (quasi tutti di proprietà pubblica); zona "B", ettari, è caratterizzata dalla presenza di piccoli appezzamenti agricoli privati e da pregevoli esempi di antiche casolari contadini, ricoveri per animali, palmenti, case padronali, segno di una antica presenza umana ed un'area di pre-parco nelle zone "C" e "D": ettari, per consentire anche eventuali insediamenti turistici. Alle pendici del vulcano trovano habitat ideale alcune coltivazioni le cui produzioni possono essere considerate di elevatissima qualità, fra tutte ricordiamo il pistacchio di Bronte, la fragola di Maletto, il ficodindia dell etna, le ciliegie etnee, ecc... Il Parco dei Nebrodi I monti Nebrodi costituiscono un ambiente variegato e suggestivo sotto vari punti di vista: geografico, storico, naturalistico e culturale. Il Parco dei Nebrodi (il più esteso dell Isola) è una tra le più importanti aree protette d Italia. Si estende per oltre ettari (quasi il 40% del territorio dei Nebrodi) di cui 50 mila sono boschi di raro pregio, che rappresentano il 25% dell intero patrimonio forestale della Sicilia. Esso include 21 comuni, di cui 17 appartenenti alla provincia di Messina, 3 a quella di Catania, 1 a quella di Enna. Le popolazioni nebrodensi si connotano per la millenaria civiltà contadina e pastorale. Ciò si riflette sulle numerose produzioni artigianali che è possibile reperire nei centri abitati dell areale del parco. 27

28 Il Parco delle Madonie Istituito nel 1987 il Parco delle Madonie interessa 15 comuni dell areale centrorientale della sola provincia di Palermo. Occupa una superficie complessiva di ettari suddivisa in 4 zone. Paesaggi di rara bellezza associati a fenomeni carsici (unici casi in Sicilia) fanno del parco una delle aree naturali più interessanti dell isola. All interno del parco è la flora la maggiore attrattiva poiché l area protetta ospita oltre la metà delle specie presenti in Sicilia e circa 150 dei 200 endemismi. Tra questi il più rappresentativo è l'"abies Nebrodensis" con 29 esemplari. Il Parco fluviale dell Alcantara È il più giovane dei parchi siciliani (istituito nel 2001) occupa una superficie di 2000 ettari ed interessa 9 comuni ricadente nelle province di Messina e Catania. Nato per preservare il bacino idrografico del fiume ( la cui superficie e pari a 573 Kmq), preserva un patrimonio naturale unico dal punto di vista sia geologico che archeologico. Le gole, create dall interazione delle forze naturali acqua e vulcano, localizzate lungo il corso del fiume (52 Km) raggiungono la loro massima espressione nel territorio di Motta Camastra b Le Riserve La tutela del vastissimo patrimonio naturale della regione viene assicurata anche dalle riserve dislocate su tutto il territorio; nelle tavole 3-11 sono state suddivise per provincia. 28

29 Tabella 3 - Aree protette in provincia di Agrigento (*) - Foce del fiume Platani - Grotta di S. Angelo Muxaro - Isola di Lampedusa - Isola di Linosa e Lampione - Monte Cammarata - Monte Genuardo e S.M. del Bosco - Monte S. Calogero - Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio - Torre Salsa - Riserva marina Isole Pelagie (*) Fonte: http// 29

30 Tabella 4 - Aree protette in provincia di Caltanissetta (*) - Il Biviere di Gela (zona umida) - Lago Sfondato - Lago Soprano - Monte Capodarso e Valle dell' Imera Meridionale - Monte conca - Riserva geologica di contrada Scaleri - Sughereta di Niscemi (*) Fonte: http// Tabella 5 - Aree protette in provincia di Catania (*) - Bosco di Santo Pietro - Complesso Immacolatelle e Micio Conti - Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi - Oasi del Simeto - La Timpa - Riserva marina Isola dei Cicolpi (*) Fonte: http// 30

31 Tabella 6 - Aree protette in provincia di Enna (*) - Lago di Pergusa - Monte Altesina - Monte Capodarso e Valle dell' Imera Meridionale - Rossomanno-Grottascura-Bellia - Sambuchetti-Campanito - Vallone di Piano della Corte (*) Fonte: http// Tabella 7 - Aree protette in provincia di Messina (*) - Bosco di Malabotta - Fimedinisi e Monte Scuderi - Isola di Alicudi - Isola Bella - Isola di Filicudi - Isola di Panarea e scogli viciniori - Isola di Stromboli e Strombolicchio - Isola di Vulcano - Laghetti di Marinello - Laguna di Capo Peloro - Le montagne delle felci e dei porri - Vallone Calagni sopra Tortorici (*)Fonte: http// 31

32 Tabella 8 - Aree protette in provincia di Palermo (*) - Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella - Bosco della Favara e Bosco Granza - Bosco della Ficuzza e Rocca Busambra - Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago - Capo Rama - Grotta Conza - Grotta di Carburangeli - Grotta di Entella - Grotta dei Puntali - Isola delle Femmine - Isola di Ustica - Monte Carcaci - Monte Genuardo e S.M del Bosco - Monte Pellegrino - Monte S. Calogero - Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio - Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto - Serre di Ciminna - Serre della Pizzuta - Riserva marina isola di Ustica (*) Fonte: http// 32

33 Tabella 9 - Aree protette in provincia di Ragusa (*) - Macchia foresta fiume Irminio - Pino d' Aleppo (*) Fonte: http// Tabella 10 - Aree protette in provincia di Siracusa (*) - Cavagrande del Cassibile - Complesso speleologico Villasmundo-S. Alfio - Fiume Ciane e Saline di Siracusa - Grotta Monello - Grotta Palombara - Oasi faunistica di Vendicari - Pantalica, Valle dell'anapo e Torrente Cava Grande - Saline di Priolo (*) Fonte: http// 33

34 Tabella 11 - Aree protette in provincia di Trapani (*) - Bosco di Alcamo - Foce del Fiume Belice e dune vicine - Grotta di Santa Ninfa - Isola di Pantelleria - Isole dello Stagnone di Marsala - Lago Preola e Gorghi Tondi - Monte Cofano - Saline di Trapani e Paceco - Zingaro - Riserva marina Isole Egadi (*) Fonte: http// 34

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