Un impresa su tre paga il pizzo

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1 Presentati presso la Prefettura di Catanzaro i risultati dell indagine su estorsioni e usura realizzata da Confindustria Catanzaro Un impresa su tre paga il pizzo Serve maggiore collaborazione fra Magistratura, Forze dell Ordine e Imprese La tutela della vittima è il vero problema con cui occorre confrontarci : hanno sostenuto all unanimità le personalità intervenute nel corso della conferenza su Criminalità e imprese, svoltasi il 20 giugno scorso presso il palazzo della Prefettura di Catanzaro su iniziativa dell associazione degli industriali catanzaresi e dall Ufficio territoriale del Governo. Un occasione di incontro fra i protagonisti di una vicenda a tinte fosche qual è quella della libertà d impresa in Calabria, concretizzatosi in un tavolo di lavori per illustrare, alle numerose autorità istituzionali intervenute, gli esiti di un indagine avviata all inizio del 2008, da parte di Confindustria Catanzaro, per sondare negli oscuri e torbidi traffici delle estorsioni e dell usura. Un indagine conoscitiva svolta mediante la sottoposizione di un questionario in forma anonima alle imprese aderenti all associazione, che è stata oggetto di apprezzamento a livello nazionale. «Un iniziativa che ho il piacere di ospitare - ha chiosato il prefetto Salvatore Montanaro - a seguito della proposta avanzatami dall avv. Dario Lamanna, direttore generale di Confindustria Catanzaro, il quale mi ha rappresentato l impegno e la dedizione profusi da parte dell associazione, intorno a fenomeni che non possono non destare preoccupazione per la gravità dei dati emersi». «Il racket e l usura - ha proseguito - costituiscono, difatti, gli strumenti privilegiati dalla mafia per intervenire nei traffici commerciali, viziando la libertà d impresa, tanto da essere dinanzi ad un progressivo aumento della recrudescenza della minaccia mafiosa che pone sotto gli occhi di tutti l inadeguatezza dell azione dello Stato nella prevenzione e nella repressione del crimine malavitoso». «E d uopo contribuire, dun- 6

2 Il Prefetto di Catanzaro Dott. Salvatore Montanaro que, affinché si introducano dei valori aggiunti - ha vivamente sostenuto - anche per il tramite di iniziative culturali come questa, immettendo un patrimonio di dati e di informazioni che possano essere un ausilio per l intelligence In tale senso, è da reputarsi imprescindibile un azione congiunta fra le forze dell ordine e l autorità giudiziaria ed è proprio in tale direzione che ci stiamo orientando mediante, ad esempio, il protocollo d intesa stipulato con la Banca d Italia, la Camera di commercio, Confindustria per favorire l accesso al credito per le imprese; si è istituito presso la Prefettura un minipool di appartenenti alle forze dell ordine per monitorare e rimuovere gli ostacoli alla celere definizione delle procedure; si è costituito un nucleo di valutazione tra la Banca d Italia, la Guardia di finanza e l Agenzia del territorio, per quantificare il danno emergente ed il lucro cessante; si è progettata un iniziativa di tutoraggio, mediante la previsione di un agenzia di servizio, per rendere assistenza alle imprese Se vogliamo, pertanto, che l azione contro il racket e l usura non risulti monca e rallentata è necessario che si costruisca un rapporto di mutua collaborazione fra le forze dell ordine, la magistratura e le vittime di questi crimini». Un appello al quale hanno fatto seguito gli interventi di Giuseppe Speziali, presidente di Confindustria Catanzaro e del dott. Emilio Ledonne, procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia. «Certo, prendere atto che il 40% delle imprese calabresi ha subito un tentativo di estorsione, che il 28% di esse paga il pizzo e, che solo il 48% denuncia i propri aguzzini, desta più di una mera preoccupazione, specie ove si consideri che, a mala pena il 20% degli imprenditori si sente protetto dallo Stato», ha sostenuto la giornalista Emanuela Gemelli. «E innegabile che in Calabria la ndrangheta rappresenti un macigno che opprime l economia - ha asserito Giuseppe Speziali - ed il risultato cui si è approdati con il questionario ci pone faccia a faccia con la gravità del problema. Si tratta, evidentemente, di una visione parziale del fenomeno, essendo stati tralasciati i settori del commercio e dell impresa manifatturiera, ma si tratta pur sempre di un lavoro che fa da traino affinché anche nelle altre province calabresi si proceda a indagare le dinamiche e lo spessore di questi crimini». «Ciò che mi preme sottolineare - ha aggiunto - è che vi sia un salto di qualità nella collaborazione, per decidere se stare al di qua o al di la del fosso l imprenditore che denuncia, difatti, non deve sentirsi solo e, l operazione Domino, da ultimo conclusa, è l esempio più calzante di ciò che sostengo, circa il fatto che proprio attraverso una stretta collaborazione si possono ottenere ottimi risultati». «Perché si possa procedere in tal senso - ha spiegato - non si può non tener conto di talune esigenze: il presidio del territorio e, la certezza della pena, quale elemento psicologico insostituibile per chi decida di denunciare». Da qui, lo spunto per rimarcare il suo Il procuratore nazionale antimafia Emilio Ledonne: La Calabria è una terra che brucia di mafia e non ci si può esimere dal contribuire a spegnere questo incendio 7

3 Il presidente di Confindustria Giuseppe Speziali: In Calabria la ndrangheta rappresenta un macigno che opprime l economia profondo dissenso rispetto la scelta di procedere all espulsione dei membri coinvolti in vicende delittuose, manifestata da Confindustria Sicilia, ribadendo con forza la convinzione che, solo mediante la costituzione di parte civile si evita il rischio di vanificare il lavoro dei magistrati che, «diversamente che in Sicilia, in Calabria sono pochi e lavorano in condizioni critiche ed altamente disagiate». «Un obiettivo al quale miriamo - ha da ultimo dichiarato - è quello di costituire la stazione unica appaltante, cosi come prevista dal Codice degli appalti, al fine di scongiurare pressioni indebite della malavita». «La Calabria è una terra che brucia di mafia e non ci si può esimere dal contribuire a spegnere questo incendio», ha metaforicamente affermato Emilio Ledonne il quale, nel corso dell intervento, ha precisato come sia possibile scindere gli imprenditori in più categorie: quelli coraggiosi, che denunciano; quelli subordinati, che pagano per avere la protezione dalla minaccia proveniente dagli stessi che gli impongono di pagare il pizzo; quelli collusi, che entrano spudoratamente in affari con la mafia, la cosiddetta borghesia mafiosa fatta di galantuomini dalla faccia pulita e dalle mani sporche. Un intervento, avvertito da taluno come provocatorio, tanto da suscitare uno scambio di battute al fulmicotone con il procuratore Ledonne, da parte dell ingegnere Giuseppe Gatto e Roberto Molinaro, imprenditore di Lamezia Terme i quali, ciascuno secondo la propria esperienza, hanno inteso precisare che il vero problema, benché sia innegabile l incidenza di un atteggiamento più o meno consapevolmente omertoso, non consista tanto nel denunciare, quanto in ciò che accade dopo la denuncia, nelle misure volte a tutelare l imprenditore, la sua famiglia ed il suo patrimonio, che allo stato dell arte, risultano insufficienti. «La proposta che rivolgo ai rappresentanti dell autorità giudiziaria qui presenti - ha calorosamente sostenuto Giuseppe Gatto - è di chiedere alle imprese di dimostrare l origine delle fonti dei loro finanziamenti, ancor prima di sindacare sul merito delle opere costruite; che si indagasse su chi e come si scelgono le imprese in subappalto perché la realtà dei fatti, è che i mafiosi non chiedono più il pizzo, ma ostacolano, sfiniscono, tanto da portare lo stesso imprenditore a decidere di pagare». Un intervento decisamente forte al quale sono seguite le drammatiche testimonianze di Raffaele Zinzi e di Roberto Molinaro, vittime del racket e, soprattutto, delle lungaggini e 8

4 delle contraddizioni di un sistema giudiziario in cui, talvolta, accade che il proprio carnefice lo si incontri per strada a delinquere come e più di prima, facendosi beffe della legge e del coraggio degli imprenditori. I RISULTATI IN BREVE Il 28 per cento degli imprenditori di Catanzaro ammette di aver pagato il pizzo, anche se solo il 30 per cento ha risposto al questionario; il 49 per cento di chi ha ricevuto minacce ha sporto denuncia e, di questi, solo il 18 per cento dichiara di aver ricevuto una risposta soddisfacente dalle istituzioni. In questi tre dati si riassume un'indagine su estorsioni e usura, realizzata da Confindustria Catanzaro. I questionari sono stati sottoposti in forma totalmente anonima agli imprenditori, ma solo il 30 per cento ha voluto rispondere. Gli imprenditori spesso dichiarano di sentirsi abbandonati dalle istituzioni, anche quando denunciano, e in molti casi cedono alla criminalità. 9

5 Il presidente di Confindustria Catanzaro, Giuseppe Speziali, analizza i dati emersi dall indagine su racket e usura Non discriminare chi denuncia Più mezzi alle forze di polizia e più giudici applicati a questi reati Il presidente di Confindustria Catanzaro, Giuseppe Speziali, ha commentato i dati piuttosto preoccupanti che sono emersi dall indagine su imprese, racket e usura presentata presso i saloni della Prefettura di Catanzaro. Dall indagine di Confindustria risulta che nella nostra regione i dati relativi all incidenza di fenomeni come racket e usura siano sottostimati: pochi imprenditori ricorrono alla denuncia perché sopraffatti dal timore di subire rappresaglie e dalla sfiducia nei tempi della giustizia. Eppure i procedimenti che riguardano i reati di criminalità organizzata sono raddoppiati nel giro di poco tempo Una forma di reticenza è sempre stata insita quando si parla di questo tipo di fenomeni. Il fatto che abbia risposto alla nostra ricerca un numero di imprenditori così elevato in proporzione ai nostri associati significa che la sensibilità è aumentata tanto. Il dato più rilevante è che moltissimi hanno affermato, tra i vari quesiti posti loro, di avere scarsa fiducia nella risposta dello Stato. Dobbiamo fare in modo che questa percezione sia invertita, che le istituzioni siano più vicine a chi è stato vittima del reato con dimostrazioni concrete. Questo discorso è riferibile specialmente a chi subisce l usura e non denuncia perché convinto che un uscita pubblica lo porterebbe ad isolarsi completamente dal contesto economico. Bisogna riflettere su questo dato pensando, ad esempio, al rafforzamento dei Confidi, che hanno anche una funzione sociale: questa è una delle strade da intraprendere affinché il fenomeno dell usura possa essere quantomeno limitato. Nonostante gli organici soffrano di pesanti carenze, i magistrati ricevono una massa di denunce importanti e spesso non riescono assolutamente a stare dietro al fenomeno. Per questo motivo servono più mezzi alle forze di Polizia, anche in termini di risorse investigative, e più giudici applicati per tale tipo di reati. Questa è la risposta che lo Stato può dare. Da Confindustria Catanzaro sono arrivate importanti proposte progettuali rivolte alla politica affinché si facciano scelte forti necessarie a non far scappare via gli imprenditori calabresi: quali sono le condizioni per vedere crescere una zona franca avente come poli Lamezia Terme- Gioia Tauro? La zona franca ha come presupposto la sicurezza che passi dal controllo del territorio e dall aumento delle forze dell ordine. Bisogna capire che se vogliamo fare sviluppo con l ausilio di strumenti agevolativi di questo genere dobbiamo rafforzare le risorse da destinare a tal tipo di prevenzione e ribadire il fatto che il fenomeno del racket e dell usura si sradica solo se si è in grado di portare avanti l azione di contrasto sulle risorse patrimoniali che le organizzazioni mafiose hanno a disposi- Stare dalla parte dello Stato ha dei vantaggi e non essere protetti dall antistato porta ad essere più liberi nell iniziativa economica e nella vita quotidiana. Cedere anche solo una volta alla mafia significa condizionare la propria esistenza e quella dei propri figli per tutto il resto della vita. 10

6 Il fenomeno del racket e dell usura si sradica solo se si è in grado di portare avanti l azione di contrasto sulle risorse patrimoniali che le organizzazioni mafiose hanno a disposizione. In tal senso il legislatore dovrebbe promuovere delle misure più forti. zione. In tal senso il legislatore dovrebbe promuovere delle misure più forti Confindustria in Calabria, rispetto alle altre regioni, ha assunto una posizione decisa convinta del fatto che l esclusione dalla categoria di coloro che pagano il pizzo si risolva in un ulteriore emarginazione... L immagine della Calabria ha un valore economico come è stato dimostrato da tutti gli imprenditori seri ogni qualvolta si sono costituiti parte civile nei processi di mafia. Solo così possiamo affermare di essere dalla parte dello Stato. Chi denuncia il pizzo non deve sentirsi discriminato, anzi deve essere consapevole del suo ruolo di elemento essenziale nella lotta alla criminalità organizzata. Stare dalla parte dello Stato ha dei vantaggi e non essere protetti dall antistato porta ad essere più liberi nell iniziativa economica e nella vita quotidiana. Cedere anche solo una volta alla mafia significa, invece, condizionare la propria esistenza e quella dei propri figli per tutto il resto della vita. Il presidente di Confindustria Calabria De Rose ha espresso tutta la sua preoccupazione sugli imminenti tagli ai fondi destinati al Sud e sulla presunta riallocazione delle risorse rientranti nel Por Come commenta questi possibili scenari futuri che potrebbero rallentare la strada verso lo sviluppo? Non deve passare l equazione che la pervasività della criminalità organizzata debba portare ad un taglio dei fondi solo per il timore che questi si rivelino uno strumento a disposizione dei mafiosi per incidere sull economia del territorio. E un pensiero che noi non accettiamo: dobbiamo fare in modo che il nostro grido d allarme sia portato in seno a Confindustria nazionale e diventi argomento importante nei tavoli di discussione con il governo. Tra le soluzioni prospettate per combattere il fenomeno delle intimidazioni, dall indagine emerge l importanza funzionale degli esposti collettivi. In questo senso è vero che l unione fa la forza? Abbiamo sempre detto che i piccoli imprenditori hanno bisogno di quello che io chiamo un front-office, cioè di avere un associazione di categoria forte che riesca a recepire le esigenze di tutti e a portare avanti le istanze di ciascuna parte anche nel momento in cui vanno esposte le denunce. L imprenditore deve sapere che alle sue spalle c è un gruppo forte che lo tutelerà in tutte le situazioni e in tutti i gradi di giudizio. L immagine della Calabria ha un valore economico come è stato dimostrato da tutti gli imprenditori seri ogni qualvolta si sono costituiti parte civile nei processi di mafia. Solo così possiamo affermare di essere dalla parte dello Stato 11

7 Allarmanti i dati emersi dall indagine di Confindustria Catanzaro sulla criminalità Estorsioni, è vera emergenza Solo il 30 per cento delle imprese risponde al questionario. Denunciato un solo caso di usura Nel mese di gennaio 2008, Confindustria Catanzaro ha avviato un indagine conoscitiva relativa all incidenza dei fenomeni delle estorsioni e dell usura tra i propri associati. L indagine è stata svolta inviando un questionario alle imprese aderenti all Associazione. Il questionario, predisposto dalla stessa Confindustria Catanzaro, è stato strutturato in maniera tale da garantire l assoluto anonimato alle imprese interessate dall indagine. L iniziativa si inserisce all interno di un azione più ampia che Confindustria ha, da tempo, avviato sul tema della legalità, convinta che la presenza criminale sia uno dei principali vincoli alla crescita del territorio: come più volte è stato ribadito, sicurezza e legalità sono precondizioni essenziali, imprescindibili, dello sviluppo economico. La criminalità, infatti, limita fortemente la stessa libertà di fare impresa. Un imprenditore non è libero di svolgere la propria attività quando subisce minacce e intimidazioni; non lo è quando diventa vittima; non lo è quando le modalità di svolgimento della sua attività subiscono, in maniera diretta o indiretta, condizionamenti da parte della criminalità. In tal senso sono chiare sono le recenti dichiarazioni diffuse agli organi di stampa dal presidente regionale di Confindustria, Umberto De Rose, e da quello della Provincia di Catanzaro, Giuseppe Speziali. I vertici regionali e provinciali dell associazione degli industriali si sono interrogati sulla delicata questione concernente l espulsione Solo il 28% dei rispondenti ammette di aver pagato il pizzo, mentre il 19% degli imprenditori dichiara di aver avuto richieste di pagamenti da Confindustria degli imprenditori rimasti vittime delle estorsioni. La posizione che è emersa è quella secondo la quale il fenomeno delle estorsioni deve essere affrontato sostenendo le vittime e non, invece, condannandole attraverso l allontanamento. Tale fenomeno deve essere, cioè, aggredito offrendo un sostegno concreto, che dia fiducia agli imprenditori, che dia loro la forza e la sicurezza necessarie per ribellarsi; un sostegno che si avvalga, anche, di strumenti quali la presentazione di esposti collettivi e che, dunque, non lasci ancor più solo chi ha subito la violenza e il sopruso criminale. Ben diversa è la posizione di Confindustria nei confronti di quegli associati che fossero collusi con la criminalità o accondiscendenti a logiche e pratiche illegali. In tal caso, l espulsione dall Associazione sarebbe immediata. Nel contesto di tale dibattito ha preso avvio l indagine su criminalità e imprese. L elaborazione dei questionari ha permesso a Confindustria Catanzaro di delineare un quadro ovviamente parziale, ma statisticamente rappresentativo dell intera popolazione d imprese della provincia catanzarese relativo all incidenza dei fenomeni delle estorsioni e dell usura tra i propri associati. I risultati permettono, inoltre, di trarre alcune indicazioni sulla percezione degli imprenditori circa le possibili modalità d intervento per migliorare le condizioni di sicurezza nel territorio della provincia di Catanzaro. 12

8 Le imprese sottoposte nell ultimo anno a richieste di estorsione possono essere stimate attorno al 40% I dati ufficiali, relativi al numero di denunce per abitanti, collocano la provincia di Catanzaro tra le province italiane con maggiore incidenza del fenomeno delle estorsioni. I casi di usura denunciati sono, invece, assolutamente marginali, sebbene le caratteristiche del reato rendano i dati sulle denunce scarsamente rappresentativi circa la reale entità del fenomeno. L indagine avviata da Confindustria ha avuto un tasso di risposta di poco superiore al 30%. I settori più rappresentati sono quelli dei servizi e quello dell edilizia-costruzioni. Le imprese che hanno dichiarato di aver subito minacce da parte della criminalità con finalità di estorsione nel corso del 2007 sono state il 30,5% del totale. Come accade nelle victim survey, il numero di coloro che si dichiarano vittime di estorsioni può essere significativamente sottorappresentativo della consistenza effettiva del fenomeno. Solo il 28% dei rispondenti ammette di aver pagato il pizzo, mentre il 19% degli imprenditori ammette di aver avuto richieste di pagamenti in denaro (o equiva- lenti). Nel 27% dei casi le richieste riguardano importi che vanno da 0 a euro, nel 16% importi superiori. Incrociando le risposte, le imprese sottoposte nell ultimo anno a richieste di estorsione possono essere stimate (prudenzialmente) attorno al 40% di quelle operanti nel territorio provinciale nei settori classificati da Confindustria. Il numero delle vittime effettive può essere stimato, assai prudenzialmente, attorno al 25% delle imprese rispondenti. Dalle risposte emerge una sensazione di solitudine e di sfiducia nei confronti delle Istituzioni. Tale sensazione si riflette nei comportamenti degli imprenditori che, spesso, non denunciano le pressioni della criminalità. Solo il 49% degli imprenditori dichiara di aver sporto denuncia e, di questi, solo il 18% afferma di aver ricevuto una risposta soddisfacente da parte delle Autorità competenti. Emerge, nel contempo, anche una forte domanda di sicurezza e di legalità, insieme con la richiesta di un maggiore controllo del territorio e di forme più efficaci di prevenzione. L indagine conferma come l usura sia un reato di difficile 13

9 quantificazione. Un solo imprenditore rivela di esserne stato vittima, pagando tassi d interesse pari al 120% sul prestito usuraio. Tuttavia le risposte rilevano le forti criticità relative alle relazioni tra sistema creditizio e sistema delle imprese: la quasi totalità degli imprenditori dichiara difficoltà di accesso al credito ed eccessivi oneri dello stesso. Ne consegue che, in Calabria, le modalità di sostegno al credito alternative al canale bancario risultano ancora scarsamente efficaci e poco utilizzate e, dunque, da migliorare o riformare. 14

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