Distribuzione del reddito, produttività del lavoro e crescita: il ruolo della distribuzione dei guadagni di produttività

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1 Distribuzione del reddito, produttività del lavoro e crescita: il ruolo della distribuzione dei guadagni di produttività Leonello Tronti (Aiel) Cgil, Inflazione, produttività e salari, Giornata di studio, 10 luglio 2007

2 Premessa: salari e inflazione Indicizzazione dei salari, esperimenti di politica dei redditi concertata degli anni 80 e rientro dell inflazione. L ipotesi di politica dei redditi di Tarantelli: La stabilità dei prezzi come bene pubblico, La stabilità delle quote distributive, La tutela dei salari dal passato al futuro: la politica salariale d anticipo, Il rientro dell inflazione attraverso il raffreddamento concertato della scala mobile. 2

3 Gli accordi del , il referendum sulla scala mobile e gli accordi di luglio 1992 e ,0 Prezzi al consumo (f.o.i.) Retribuzione lorda per ula Referendum abrogativo Disdetta della scala mobile Protocollo di Luglio 20,0 15,0 10,0 5,0 0, Fonte: Istat, Prezzi al consumo, Conti nazionali 3 Primo shock Secondo shock petrolifero Lodo Scotti Decreto di s. Valentino

4 La riforma della negoziazione delle retribuzioni La disdetta della scala mobile (1991), la sua abolizione (1992), in cambio del riconoscimento della salvaguardia del potere d acquisto delle retribuzioni come obiettivo della politica economica; il nuovo meccanismo di negoziazione dei salari previsto dal Protocollo di Luglio 1993: il primo e il secondo livello negoziale; la politica salariale d anticipo e l inflazione; gli altri contenuti del Protocollo. È mancato l obiettivo della stabilità delle quote distributive. 4

5 Effetto macroeconomico combinato dei due livelli negoziali Contrattazione nazionale Produttività del lavoro Contrattazione decentrata Quota del lavoro nel reddito Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Cresce Non distribuisce tutti i guadagni di produttività Si riduce Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Cresce Distribuisce tutti i guadagni di produttività Stabile Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Non cresce Si ferma Stabile Si riduce Si ferma Cresce 5

6 Retribuzioni di fatto e produttività del lavoro 8,0 7,0 6,0 5,0 Produttività non distribuita Retribuzione lorda Valore aggiunto per occupato 4,0 3,0 2,0 1,0 - -1,0-2,0 Media=3,2 Media=0,8 Media=0,1 Media=-0, Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali. 6

7 Il periodo più recente ( ) Si indebolisce l inflazione programmata come obiettivo comune a tutti gli attori dell economia; Le retribuzioni di primo livello accelerano oltre l inflazione programmata e anche effettiva; La produttività del lavoro ristagna e si contraggono gli spazi salariali per il secondo livello contrattuale; La quota del lavoro torna a crescere. 7

8 Retribuzioni contrattuali e inflazione Prezzi al consumo (Foi) 130 Inflazione programmata 120 Retribuzioni contrattuali

9 Inflazione, retribuzioni e produttività ,5 4,0 3,5 Inflazione effettiva (Foi) Inflazione programmata Retribuzioni contrattuali Retribuzioni di fatto Prodotto per occupato 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,

10 Conveniva ai lavoratori fare produttività? 2,00 1,69 1,67 1,50 1,34 1,00 0,80 1,04 0,50 0,45 0,27 0,27 0,26 0,00 0,05-0,03-0,50 Produttività del lavoro Retribuzione lorda reale -0,52-0,64-0,54-1,00 Elasticità della retribuzione alla produttività -1,08-1, Differenze tra e Fonte: Istat, Conti nazionali 10

11 La crisi di produttività dell economia italiana in prospettiva internazionale 11

12 Produttività oraria in PPA 1995 e 2005 (numeri indice media Ue15=100) EU (15 countries) Belgium Denmark Germany Ireland Spain Italy Austria Portugal Finland Sweden Norway United States

13 Produttività oraria Differenze (numeri indice media Ue15=100) 50,0 45,2 40,0 30,0 24,5 20,0 10,0 2,5 0,0 0,7 1,3 0,0-0,8-2,0-1,0-2,7-4,2-10,0-20,0-14,8 7,6 13 EU (15 countries) Belgium Denmark Germany Ireland Spain Italy Austria Portugal Finland Sweden Norway United States

14 Pil pro capite in PPA 1995 e 2005 (numeri indice media Ue15=100) 160, , ,0 100, , , , , Svizzera USA Giappone Eu25 Eu15 Danimarca Germania Irlanda Grecia Spagna Francia Italia Paesi Bassi Austria Polonia Portogallo Finlandia Svezia Regno Unito Norvegia

15 Pil pro capite Differenze (numeri indice media Ue15=100) 50,0 40,0 40,8 40,4 30,0 20,0 10,0 15,1 11,7 10,6 10,5 10,8 8,8 0,0-10,0 2,5 1,5 1,8 2,8 0,0-0,3-2,9-4,2-6,3-13,5-12,1-20,0-7,9 15 Eu25 Eu15 Danimarca Germania Irlanda Grecia Spagna Francia Italia Paesi Bassi Austria Polonia Portogallo Finlandia Svezia Regno Unito Norvegia Svizzera USA Giappone

16 Effetti sulla quota del lavoro nel reddito e sulla crescita economica 16

17 Gli effetti sulla quota del lavoro 26,0 90,0 24,0 85,0 80,0 22,0 20,0 Quota dei profitti (scala di sinistra) Quota del lavoro (scala di destra) 75,0 70,0 18,0 65,0 16,0 Quota del lavoro dipendente (scala di destra) 60,0 55,0 14, ,0 17

18 La quota del lavoro italiana in prospettiva internazionale (1992 e 2005) Australia Austria Belgium Czech Republic Denmark Finland France Germany Greece Hungary Ireland Italy Japan Korea Luxembourg Netherlands Norway Poland Spain Sweden United Kingdom United States Euro area

19 La caduta della quota del lavoro in Italia e nei principali paesi avanzati ( ) Australia Austria Belgium Czech Republic Denmark Finland France Germany Greece Hungary Ireland Italy Japan Korea Luxembourg Netherlands Norway Poland Spain Sweden United Kingdom United States Euro area

20 Dinamica delle rendite nell economia italiana (quote percentuali sul valore aggiunto) 40,0 Constructions 30,0 20,0 Manufacturing, energy, gas and water 10,0 Trade, repair, hotels and restaurants, transport and communication Total (excluding public administration) 0,0-10,0 Health, education and other social and personal services Banking, finance and business services Agriculture, forestry and fishing -20,0-30, Source: Istat, National Accounts and Author s own calculations.

21 Investimenti: rapporti caratteristici 27,5 110,0 26,5 104,0 25,5 98,0 24,5 23,5 In rapporto al prodotto lordo (scala di sinistra) 92,0 86,0 80,0 22,5 74,0 21,5 68,0 20,5 19,5 In rapporto ai profitti lordi (scala di destra) ,0 56,0 21

22 Investimenti: relazione con la quota del lavoro 120,0 86,00 110,0 84,00 100,0 90,0 ln Ifl = 15, ,4527 ln S L R 2 = 0, ε 82,00 80,0 80,00 70,0 78,00 60,0 Investimenti f.l./profitti lordi Quota del lavoro (scala di destra) 76,00 50, ,00

23 È servita all economia italiana la caduta della quota del lavoro? Elasticità della crescita del Pil alla variazione della quota del lavoro ( ) Belgium Denmark Finland France Germany Greece Hungary Ireland Italy Japan Netherlands Norway Poland Spain Sweden United Kingdom United States Euro area 23

24 Competitività 1: rendite a prezzi costanti e in rapporto al Pil 12, , , , , Rendite00 Rendite/Pil 2,

25 Competitività 2: saldo commerciale

26 Conveniva alle imprese fare produttività? 5,000 4,000 3,000 2,000 Tradeoff produttività-occupazione 1,000 0,000-1,000-2,000-3,000-4,000 Elasticità profitti/produttività Elasticità profitti/occupazione Elasticità produttività/investimenti Elasticità produttività/occupazione Accelerazione dei profitti rispetto alla produttività e all'occupazione Indebolimento del legame investimenti-produttività A) B) Differenze B-A Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali 26

27 Occupazione senza crescita, produttività bloccata PIL 110 OCCUPATI (PERSONE) UNITA' DI LAVORO A TEMPO PIENO 105 PRODUTTIVITA' 100 UNITA' A T.P. PER OCCUPATO

28 Produttività del lavoro, produttività totale e crescita 2,5 2,0 1,5 Produttività del lavoro Produttività totale (TFP) 1,0 Prodotto lordo 0,5 0,0-0,5-1,

29 Crescita reale media annua del Pil ,0 8,0 7,6 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 4,4 3,8 3,9 3,8 3,8 3,0 3,0 3,1 3,2 2,8 2,7 2,3 2,3 2,4 2,3 2,2 2,2 2,0 1,5 1,5 1,5 1,0 0,0 29 1,3 EU (25 countries) EU (15 countries) Belgium Denmark Germany Ireland Greece Spain France Italy Hungary Netherlands Austria Poland Portugal Finland Sweden United Kingdom Norway Switzerland United States Japan Fonte: Eurostat

30 Tre aree di intervento 1. Eliminare le rendite. 2. Completare il disegno del Protocollo di luglio. 3. Riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro. 30

31 Eliminare le rendite Liberalizzare i settori protetti; Regolamentare in modo fine i monopoli e le attività pubbliche; Migliorare il tradeoff tra imposizione fiscale e costi dei servizi. 31

32 Completare il disegno del Protocollo di luglio Far rispettare a tutti gli attori l inflazione programmata. Assicurare la stabilità delle quote distributive. Sviluppare la contrattazione di secondo livello. Completare il meccanismo per il pubblico impiego, con variabili di sostenibilità della spesa. 32

33 Assicurare la stabilità della quota del lavoro - 1 Riformare il meccanismo negoziale in modo da garantire nel medio periodo la tenuta della quota del lavoro. Oltre ad essere un costo per l impresa, infatti: il salario non è soltanto la principale componente della domanda aggregata; è anche il principale incentivo all aumento della produttività dei lavoratori, e il principale pungolo alle imprese per l innovazione tecnologica e organizzativa (Sylos Labini). 33

34 Assicurare la stabilità della quota del lavoro - 2 Negoziare sul primo livello gli incrementi di produttività che non si riescono a distribuire attraverso il secondo; fino a quando e nei comparti in cui il secondo livello negoziale (impresa/territorio) è diffuso in modo insufficiente. Incentivo a imprese e rappresentanze sindacali locali a sviluppare il secondo livello. 34

35 Riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro Spingere lavoratori e imprese: ad adottare nuove tecnologie, modelli innovativi e learning di organizzazione dei luoghi di lavoro e di gestione delle risorse umane e delle r.i., a investire in ricerca e innovazione, a monitorare e disseminare a tutto il tessuto produttivo i modelli organizzativi, le pratiche di lavoro e gli accordi di eccellenza. 35

36 Il Manifesto per un nuovo patto sociale sulla produttività e la crescita A livello nazionale i tre attori siglano un protocollo in cui: le parti sociali si impegnino a riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro secondo i principi dell impresa innovativa; e il governo si impegna: a sostenere finanziariamente le riorganizzazioni; e ad applicare gli stessi principi nel pubblico impiego. A livello aziendale, di categoria o territoriale le imprese e le RSU sottoscrivono progetti di riorganizzazione delle imprese secondo i principi del protocollo; le imprese possono accedere (a stato di avanzamento) alle risorse pubbliche; e i lavoratori aumentano il potere d acquisto delle retribuzioni nella misura della crescita della produttività del lavoro. il Manifesto si può consultare e sottoscrivere sul sito: 36

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