INTERVENTO INTRODUTTIVO ALLA GIORNATA Stefano Vitali

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1 ARCHIVI E VOCI D AUTORITÀ METODOLOGIE ED ESPERIENZE A CONFRONTO PER I BENI ARCHIVISTICI, LIBRARI E STORICO-ARTISTICI BOLOGNA, 3 OTTOBRE 2000 INTERVENTO INTRODUTTIVO ALLA GIORNATA Stefano Vitali Le motivazioni di questo incontro sono più ampie e profonde di quanto il tema specifico cui la giornata è dedicata possa, a prima vista, far pensare e vanno cercate in quella sensazione oggi sempre più diffusa che sia necessario mettere in discussione separatezze disciplinari che hanno fino adesso caratterizzato le diverse professionalità di coloro i quali, in ambiti diversi e con competenze differenziate, operano all interno del mondo dei beni culturali. Sempre più archivisti, bibliotecari, storici dell arte, operatori in genere nel mondo dei beni culturali si rendono conto di quanto i confini che ne circoscrivono competenze professionali ed attività e che un tempo sembravano netti e definitivi siano diventati oggi permeabili ed incerti. Allo stesso tempo viene emergendo una insoddisfazione crescente nei confronti di chiusure settoriali cui fa riscontro l esigenza di mettere a confronto i differenti approcci e le diverse metodologie di lavoro, di verificare possibili elementi di incontro e di scambio fra discipline che si trovano ad operare su territori contigui e fra le quali tuttavia scarso è stato, fino al recente passato, il dialogo e il confronto. Una possibile chiave di lettura di questo fenomeno sta negli imperativi dettati dalle tumultuose trasformazioni tecnologiche degli ultimi decenni e dall avvento dell informatica e della telematica che hanno avuto un impatto profondo in ambiti professionali come i nostri, nei quali largo spazio rivestono da sempre la produzione e la comunicazione di descrizioni o rappresentazioni - tradizionalmente assai differenziate: schede catalografiche, strumenti di ricerca archivistici, descrizioni inventariali di opere ed oggetti d arte ecc. - di oggetti od entità, fino ad ieri fisiche e

2 materiali, oggi e in futuro sempre più anche immateriali (elettroniche o virtuali che dir si voglia), delle quali siamo non solo i custodi, ma anche gli studiosi, i divulgatori, in una parola i mediatori nei confronti degli utenti e di tutta la società. All interno dell ambiente elettronico e, a maggior ragione, nella spazio telematico, le differenze specifiche che hanno caratterizzato i nostri strumenti descrittivi sembrano attenuarsi nella comune riduzione a produzione e comunicazione di pura, semplice e indifferenziata informazione. Una volta ridotte ad informazione le descrizioni sembrano disponibili ad essere manipolate e rese omogenee attraverso tecnologie informatiche che, riducendo al minimo il rumore, contrastando il silenzio ed ottimizzando l efficienza dei risultati delle ricerche, ne dovrebbero rendere un recupero comune, indipendentemente dai caratteri fisici degli oggetti trattati e dalla natura delle diverse metodologie descrittive. Quella che emerge da questa prospettiva è una motivazione dell esigenza di incontro e di lavoro comune, che appare totalmente segnata dagli imperativi della tecnologia e della logica - elementare - delle macchine. Ma c è una seconda chiave di lettura che ricerca invece le ragioni dell attenuazione delle rigide barriere disciplinari in motivazioni culturali più profonde: ad esempio nei caratteri comuni dei beni culturali che sono oggetto delle cure di archivisti, bibliotecari, storici dell arte; nel loro essere prodotti di una vicenda storica unitaria. Archivi, raccolte bibliografiche, collezioni artistiche che oggi si trovano ad essere conservate in istituzioni separate per la prevalenza, nel corso dei secoli più vicini a noi di modalità di trattamento e di conservazione che fanno riferimento ai caratteri materiali più che alle modalità originarie di aggregazione e trasmissione, hanno infatti spesso avuto origine all interno dei medesimi contesti. La sottolineatura di questi aspetti fonda proposte di collaborazione e di contaminazione metodologica sulla prospettiva di una valorizzazione unitaria dei beni culturali quali commutatori di storia, cioè strumenti che portano il passato dentro il presente, rendono possibile costruire un rapporto fra le generazioni presenti e quelle passate, contribuiscono ad elaborare una memoria culturale (per riprendere il titolo del bel libro di Asmmann)

3 complessa e a molte voci di cui ha bisogno la società contemporanea. Una prospettiva del genere punta alla ricomposizione oppure, alternativamente, all intreccio dei contesti, alla restituzione delle stratificazioni storiche, che proprio un uso intelligente delle tecnologie informatiche e di Internet rende oggi possibile. I due punti di vista (quello che insiste su un uso efficiente delle tecnologie informatiche e telematiche e quello che sottolinea come tale uso debba essere comunque fondato su progetti culturali solidi e di ampio respiro) non sono necessariamente in conflitto fra loro. Al contrario, all interno del mondo dei beni culturali, solo la capacità di tenere uniti i due aspetti, come ha ben sottolineato in più occasioni Salvatore Settis, può portare a risultati non effimeri, ma capaci di durare nel tempo. E questo un punto su cui si tratta di insistere con forza di fronte a quanto accade oggi, quando l utilizzo delle tecnologie diventa spesso fine a se stesso, e l obbiettivo di buttare a tutti i costi qualcosa su Internet per dimostrare semplicemente di esserci, prevale talvolta sulla qualità dei contenuti. Il rapporto fra tecnologia e qualità dei contenuti dovrebbe invece essere sempre al centro del nostro lavoro. Infatti è indubbiamente vero che all interno del mondo digitale (e nella rete in particolare) ogni conoscenza è ridotta necessariamente ad informazione e deve fare i conti con i problemi specifici delle modalità di produzione, di comunicazione, di organizzazione, di recupero efficiente (con i problemi del rumore e del silenzio cui si accennava prima), nonché di conservazione e di trasmissione nel tempo che sono imposti dalla logica della tecnologia utilizzata. Non è tuttavia altrettanto vero il contrario, cioè che informazione vuol necessariamente dire conoscenza e quindi arricchimento culturale, possibilità di produzione di nuove conoscenze. Così come non è vero che a maggior quantità d informazione (sia nel senso della scienza dell informazione, che in quello dell ordinario senso comune) corrisponda necessariamente maggior quantità di conoscenza. E qui, ovviamente, che gli orizzonti delle nuove tecnologie e la rete in particolare pongono la sfida maggiore per professioni come le nostre, che da sempre hanno prodotto e mediato informazioni ad alto contenuto culturale, e che hanno reso

4 fino ad oggi possibile produrre e comunicare nuove conoscenze, quando non lo hanno fatto esse stesse all interno dei propri specifici campi. Riproporre all interno dei nuovi media il nostro ruolo di produttori e mediatori di conoscenza e di cultura è, nella sostanza, il problema che abbiamo oggi di fronte. Il ché significa essere in grado di farsi carico dei linguaggi e delle modalità specifiche di comunicazione, imposti dalle nuove tecnologie, e nello stesso tempo, adeguare l offerta di contenuti alle potenzialità implicite in esse. Ed allora una positiva risposta a queste sfide può davvero essere costituita dalla ricerca di terreni di incontro, dalla costruzione di strumenti che possano connettere universi informativi di provenienza diversa che fino adesso sono stati posti in relazione e fatti interagire reciprocamente solo attraverso percorsi di ricerca e di creazione intellettuale totalmente esterni alle pratiche descrittive tradizionali, in una parola dalla prefigurazione di itinerari conoscitivi basati su una feconda transdisciplinarietà. Quale miglior terreno di quello del controllo dell autorità può quindi verificare la percorribilità di questa ipotesi e porre le basi di una collaborazione costruttiva fra discipline e professionalità come le nostre? Nelle problematiche del controllo di autorità si condensano infatti molti dei punti che sono venuto rapidamente delineando. L esigenza, in primo luogo, di predisporre strumenti che permettano un efficiente gestione e recupero dell informazione all interno dei sistemi di catalogazione e di descrizione. La possibilità, in secondo luogo, di fare di questi strumenti un ponte fra universi informativi contigui (biblioteche, archivi, musei, raccolte in genere). L esigenza infine di qualificare ed arricchire di contenuti conoscitivi i nostri sistemi informativi, attraverso quella ricostruzione e intreccio di contesti di cui parlavo prima. Quest ultimo aspetto è indubbiamente presente in modo forte nell uso che del controllo di autorità ci si propone di fare in ambito archivistico, dove agli authority file dei soggetti produttori non dovrebbe essere affidata solo la gestione delle forme del nome prescelte e delle informazioni necessarie a giustificarne l adozione e a segnalare le forme non adottate, ma anche dati di carattere più complesso e cioè le quelle notizie di contesto, che, all interno della

5 descrizione archivistica, danno conto del soggetto produttore della documentazione: della sua origine, struttura, organizzazione, funzioni, della sua storia ed evoluzione, nel caso si tratti di un ente; della sua biografia, attività pubblica o privata, della sua produzione intellettuale, nel caso si tratti di una persona. Ovviamente, se il terreno del controllo di autorità appare fra i più pertinenti e proficui per avviare momenti di confronto e prospettive di lavoro unitario, una tale prospettiva è tutta da costruire ed è una prospettiva che sconta comunque punti di partenza, approcci al problema e prospettive che conservano una loro specificità all interno di ciascun ambito disciplinare e settore di lavoro. Per quanto riguarda noi archivisti in particolare, l interesse per il controllo d autorità è tutto sommato recente e risale all elaborazione da parte di una Commissione ad hoc del Consiglio internazionale degli Archivi, alla metà degli anni Novanta, dell International Standard for Archival Authority Records (Corporate Bodies, Persons, Families), attraverso il quale sono state dettate regole per la creazione di file d autorità per i soggetti produttori d archivio. Occorre dire che fin dall inizio la possibile collaborazione su questo terreno fra archivisti e bibliotecari è stata ricercata ed incoraggiata da parte degli archivisti, almeno a livello internazionale. Non solo un rappresentante dell IFLA è stato invitato alle riunioni del Committee on Descriptive Standards, ma lo stesso comitato ha contribuito al dibattito in seno all IFLA sugli authority records, proponendo a suo tempo a confronto ISAAR (CPF) e il documento preparatorio dei Mandatory Data Elements for International Shared Resource Authority Control in corso di elaborazione sa parte dell IFLA. L esito di questo primo tentativo di collaborazione è rimasto, per il momento, allo stato di proposta, ma ciò non toglie che ulteriori passi possano essere compiuti in futuro a cominciare dal processo di revisione di ISAAR (CPF) che sarà avviato entro le fine dell anno e al quale saranno invitati a prendere parte, a livello internazionale e nazionale, le organizzazioni dei bibliotecari e di altre professioni che possano essere interessate alla gestione di record di autorità di enti, persone e famiglie.

6 La mia speranza è che nel corso di questa giornata possano emergere dal nostro dibattito tematiche, terreni, proposte di lavoro che rendano possibile avviare una collaborazione di professioni e discipline fra le quali il confronto reciproco e fruttuoso è stato fino adesso troppo scarso ed episodico.

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