20 01 Le Specie Autoctone 21

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1 20 Le 21

2 22 Nessuna misura minima Alborella Alburnus alburnus alborella Alborella Nome comune: Alborella Nome scientifico: Alburnus alburnus alborella (De Filippi, 1844) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Alborela Taglia: piccola (al massimo 16 ) Distribuzione geografica: è diffusa nei corsi d acqua e nei bacini lacustri dell Italia settentrionale, nella Dalmazia e Croazia fino all Albania; nell Italia centro-meridionale è presente in seguito ad introduzione. Presenza in provincia: presente soprattutto nella parte meridionale del territorio. La testa è piccola con occhio grande e bocca inclinata verso l alto con la mascella inferiore leggermente prominente; l inserzione della pinna dorsale è retroposta rispetto quella delle pinne ventrali; la pinna anale è lunga e dispone di molti raggi; le scaglie sono facilmente staccabili. Livrea: colorazione di fondo brunoverdastra con riflessi argentei sul dorso e bianco-argentei sui fianchi e sul ventre. Le pinne sono grigie. Status della specie: in contrazione. Fattori limitanti la specie: alterazione dell ambiente fisico. 23 Riproduzione: avviene tra giugno e luglio, in prossimità delle rive su fondali ghiaiosi e/o sabbiosi. La deposizione delle uova avviene in più riprese in numero compreso tra 1000 e La schiusa avviene in 4-5 giorni alla temperatura di 20 C. Habitat: vive in diversi ambienti acquatici di pianura con acque sufficientemente limpide ed ossigenate a corrente lenta o moderata. Rapporto con l uomo: utilizzata come pesce da esca nella pesca sportiva.

3 24 Misura minima 40 Anguilla Anguilla anguilla 25 Anguilla Nome comune: Anguilla Nome scientifico: Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) Famiglia: Anguillidae Nome dialettale: Bisata Taglia: medio-grande (le femmine, più grandi dei maschi, possono raggiungere i 120 di lunghezza e 2 kg di peso). Livrea: colore di fondo bruno-nero, con riflessi verdastri, ventre bianco o giallastro. Riproduzione: specie catadroma, la fase migratoria verso il Mar dei Sargassi avviene tra la tarda estate e l autunno, mentre la fase riproduttiva tra gennaio e luglio con un picco nel mese di marzo. Ogni femmina depone da 1 a 5 milioni di uova che si schiudono solo a temperature superiori ai 20 C. Dopo la frega gli adulti muoiono. Alla schiusa le larve, dall aspetto fogliaceo e completamente depigmentate (dette leptocefali ) iniziano la migrazione di ritorno facendosi trasportare dalle correnti atlantiche verso l Europa e il Nord Africa. Dopo circa 3-4 anni le giovani anguille lunghe 6-8, (allo stadio di cieca ) raggiungono le foci dei fiumi ed iniziano la risalita. Nelle acque interne inizia la metamorfosi e l animale assume l aspetto definitivo, a questo stadio vengono chiamate ragani. Le anguille adulte, durante la fase trofica nelle acque dolci assumono una colorazione bruno-verdastra (anguille gialle ), quando iniziano la fase migratoria verso il mare a scopo riproduttivo mostrano un colore più scuro e argenteo sul ventre (anguille argentine ) e occhi più grandi. Habitat: dispone di un ampia valenza ecologica che gli consente di vivere in una straordinaria varietà di ambienti. Nelle acque interne predilige i corsi d acqua a corrente moderata, ricchi di vegetazione, a substrato sabbioso o fangoso. Corpo serpentiforme ricoperto da abbondante muco. Scaglie invisibili; testa piccola e conica con opercoli ed occhi assai ridotti; pinna dorsale ed anale molto sviluppate ed unite alla caudale in un unica soluzione. Pinne ventrali assenti. Distribuzione geografica: Atlantico settentrionale e Mar Mediterraneo; in Europa è presente in tutti i paesi (più rara in quelli orientali), mentre in Italia risulta ampiamente diffusa in tutti i corsi d acqua. Presenza in Provincia: presente in tutto il reticolo idrografico. Status della specie: in leggero declino. La specie non è comunque a rischio di estinzione. Fattori limitanti la specie: presenza di sbarramenti che impediscono la risalita dei fiumi, inquinamento delle acque, depauperamento degli stocks selvatici derivante dal prelievo dei giovani esemplari da destinare alla piscicoltura e al ripopolamento. Rapporto con l uomo: specie importante per la pesca e l acquacoltura; non essendo riproducibile in allevamento, viene catturata negli stadi giovanili alle foci dei fiumi.

4 26 Barbo Barbus plebejus Misura minima 20 Specie a basso rischio Barbo Nome comune: Barbo Nome scientifico: Barbus plebejus (Bonaparte, 1839) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Barbo, Zio sessualmente maturi risalgono i corsi d acqua alla ricerca di aree idonee alla deposizione; ogni femmina depone fino a uova su fondali ghiaiosi o sabbiosi, le quali possono venire fecondate da maschi diversi. La schiusa avviene all incirca dopo una settimana alla temperatura di 16 C. Bocca infera con labbra carnose, munita di 2 paia di barbigli: la coppia posteriore è più lunga di quella anteriore. 27 Taglia: medio-grande (la lunghezza totale massima può raggiungere i 70 e il peso circa 4 kg). Livrea: colore del dorso bruno o bruno-verdastro, più chiaro sui fianchi che presentano riflessi dorati; ad eccezione della regione ventrale bianca, il corpo si presenta cosparso di piccole macchie scure spesso presenti anche sulle pinne, specialmente nella dorsale e nella caudale. Le pinne sono grigie o brune, ma durante il periodo riproduttivo assumono tonalità rossastre o aranciate. Riproduzione: avviene tra aprile e giugno in relazione alla temperatura dell acqua. In questo periodo i soggetti Habitat: predilige i tratti medio-alti dei corsi d acqua, anche di piccole dimensioni, con acque correnti e ben ossigenate, poco temperate a fondo ghiaioso, sassoso o sabbioso. Lo si rinviene comunque anche in acque di fondovalle mostrando la capacità di tollerare una discreta torbidità e una moderata velocità di corrente. Distribuzione geografica: l areale interessa tutta la Regione Padana e gran parte della Regione Italico-peninsulare. Presenza in Provincia: presente in tutte le acque correnti di maggior portata, Piave, Livenza, Sile e Musone. Status della specie: un po ovunque in sensibile diminuzione; la specie è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie a più basso rischio. È inoltre inclusa nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, alterazione degli habitat e degli alvei idonei alla riproduzione, predazione da parte degli uccelli ittofagi. Rapporto con l uomo: occasionalmente oggetto di pesca sportiva.

5 28 Carpa Cyprinus carpio Dal 15 maggio al 30 giugno Misura minima Carpa Nome comune: Carpa Nome scientifico: Cyprinus carpio (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Carpa, Reina Taglia: grande (può raggiungere la lunghezza totale di 130 e il peso di oltre 30 kg. Le taglie superiori sono raggiunte solamente dalle femmine). Livrea: colorazione bruno-verdastra sul dorso e sui fianchi, che possono avere riflessi bronzeo-dorati;il ventre è giallastro o biancastro. Le pinne sono grigie o brune, le pettorali, le ventrali e l anale possono assumere tonalità rossastre. Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; la deposizione avviene presso le rive in acque poco profonde. Ogni femmina depone uova per kg di peso sulla vegetazione acquatica; la schiusa avviene dopo 5-6 giorni e le larve rimangono per circa 2 giorni attaccate alla vegetazione prima di condurre vita libera. Habitat: predilige le acque a lento decorso o stagnanti, la si rinviene quindi nei tratti inferiori dei fiumi, nei canali di bonifica e nei bacini lacustri. Vive in acque calde, profonde, a substrato fangoso e ricche di vegetazione. Distribuzione geografica: di origine asiatica, è stata importata in Italia al tempo dell impero romano; attualmente è uno tra i pesci più diffusi, in quanto ben acclimatata nelle acque dolci insulari e peninsulari. Presenza in Provincia: presente in tutti i bacini idrografici con maggior frequenza nel Bacino Scolante in Laguna, nel Brian e nel Sile. Status della specie: popolazioni difficilmente strutturate e miste, con un elevato grado di variabilità. Bocca estroflessibile munita di 2 paia di piccoli barbigli; pinna dorsale sviluppata che si protrae fin quasi alla pinna caudale; corpo tozzo, sviluppato in altezza. La presenza e la dimensione delle scaglie varia a seconda delle diverse varietà: la carpa regina con scaglie normalmente sviluppate e distribuite su tutto il corpo; la carpa a specchi, con poche e grosse scaglie disposte soprattutto sul dorso e sui fianchi; la carpa cuoio con corpo quasi completamente privo di squame. Fattori limitanti la specie: nessuno. Rapporto con l uomo: oggetto di forte pesca sportiva, è una delle specie più importanti per la piscicoltura d acqua dolce. Spesso viene allevata in policolture estensive o semi-estensive (es. nelle risaie).

6 30 Misura minima 20 Cavedano Leuciscus cephalus 31 Cavedano Nome comune: Cavedano Nome scientifico: Leuciscus cephalus (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Squal Taglia: media (la lunghezza totale massima è di circa 60 e il peso di 4 kg). Livrea: dorso grigio o brunastro gradualmente più chiaro sui fianchi, che possono presentare riflessi argentei o dorati. Regione ventrale chiara. Le pinne sono grigie, talvolta, in periodo riproduttivo, assumono una colorazione che tende all arancio. Occhio con riflessi metallici. Riproduzione: avviene da maggio a tutto giugno; in questo periodo i maschi presentano piccoli tubercoli nuziali sul capo e sul corpo. Le femmine depongono in acque basse su fondali ghiaiosi o sabbiosi e in taluni casi anche sulla vegetazione acquatica. La schiusa avviene in 3-7 giorni a seconda della temperatura dell acqua. Habitat: vive in una grande varietà di ambienti; trova il suo habitat d elezione nel tratto medio e medio-alto dei corsi d acqua con acque limpide e moderatamente correnti, ma è in grado di spingersi fino in acque salmastre. Popola inoltre tutti gli ambienti lacustri adattandosi ad acque sia oligotrofiche che eutrofi c h e. Distribuzione geografica: Europa e parte del vicino Oriente. In Italia è indigeno nell intera Regione Padana e in tutta quella Italico-peninsulare. Presenza in Provincia: diffuso in tutto il bacino idrografico provinciale. Status della specie: è una delle poche specie indigene in Italia considerate non a rischio ; ciò è dovuto a diversi Corpo slanciato e massiccio. In tutta la regione dorsale e laterale è evidente un disegno a reticolo dato dalla pigmentazione scura del bordo delle scaglie; pinna dorsale inserita a livello delle pinne ventrali; bocca piuttosto grande posta in posizione mediana con la mascella superiore leggermente più lunga di quella inferiore. fattori tra cui la grande valenza ecologica, la buona tolleranza verso alcune tipologie di alterazione ambientale (scarichi urbani, canalizzazione dei corsi d acqua), l ampio areale di diffusione. Fattori limitanti la specie: debole predazione da parte degli uccelli ittiofagi. Rapporto con l uomo: occasionalmente costituisce oggetto di pesca sportiva.

7 32 Cefalo Mugil cephalus Nessuna misura minima 33 Cefalo Nome comune: Cefalo Nome scientifico: Mugil cephalus (Linnaeus, 1758). Nella famiglia sono comprese anche le specie Liza ramada (Risso, 1826), Liza aurata (Risso, 1810) Liza saliens (Risso, 1810) e Chelon labrosus (Risso, 1826). Famiglia: Mugilidae Nome dialettale: Bosega, Volpina, Caostelo, Siegolo Taglia: media (lunghezza totale massima di circa 70 ed un peso di 5 kg; è il Mugilide che raggiunge le dimensioni maggiori fra quelli presenti nel Mediterraneo). Livrea: colorazione del dorso nerastra con sfumature blu-metallico; fianchi chiari con riflessi argentei, regione ventrale bianca. Riproduzione: la migrazione riproduttiva verso le acque marino-costiere avviene a partire da agosto e la riproduzione vera e propria ha luogo entro settembre. Ogni femmina viene seguita da più maschi, riconoscibili per la taglia minore e il corpo più slanciato; al momento dell emissione delle uova, i maschi affiancano la femmina ed effettuano la fecondazione. La deposizione è unica nel corso di ogni stagione riproduttiva. Le uova sono provviste di una goccia oleosa che le rende pelagiche. Habitat: specie eurialina che vive sia in mare, in prossimità della superficie, sia nelle lagune, negli stagni costieri, nelle zone estuariali e nei tratti bassi dei fiumi, prediligendo substrati fangosi o sabbiosi e ricchi di vegetazione. Distribuzione geografica: diffuso in tutti gli oceani ed è presente nell intero bacino del Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. In Italia è una delle specie più comuni nelle acque costiere marine e nelle acque interne estuariali e lagunali. Corpo slanciato, leggermente schiacciato sul dorso e ricoperto di grandi scaglie ctenoidi. Pinne pettorali corte, le dorsali sono molto separate tra loro: la prima è sorretta da 4 raggi spinosi, la seconda ha il primo raggio spinoso ed i restanti molli; capo e bocca piccoli. Occhio con palpebra adiposa molto evidente. Presenza in Provincia: presente nei tratti terminali dei grandi fiumi. Status della specie: non a rischio; è comunque inserita nel Regolamento n 1626/94 del Consiglio dell UE che istituisce misure tecniche per la conservazione delle risorse della pesca nel Mediterraneo. Fattori limitanti la specie: non rilevati. Rapporto con l uomo: oggetto di forte pressione alieutica, sia professionale, che sportiva, il cefalo è una specie molto pregiata e tra quelle maggiormente utilizzate in piscicoltura, sia per il rapido accrescimento che per la qualità delle carni.

8 34 Cheppia Alosa fallax Nessuna misura minima Specie vulnerabile 35 Cheppia Nome comune: Cheppia In Italia esiste in due forme: una migratrice anadroma (Alosa) ed una stanziale lacustre (Agone). Nome scientifico: Alosa fallax (Lacèpède, 1803) Famiglia: Clupeidae Nome dialettale: Cepa Taglia: media (l Alosa misura fino a 55 di lunghezza per un peso massimo di 2 kg; l Agone è più piccola, misurando al massimo 40 con un peso di circa 500 g). Livrea: dorso azzurro-verdastro, fianchi e ventre chiari con riflessi metallici; anteriormente, sui fianchi, ci sono delle macchie scure in numero massimo di 8. Nell Agone questo numero può arrivare fino a 12. Riproduzione: nell Alosa avviene tra aprile e maggio; gli individui sessualmente maturi migrano dalle zone costiere, risalendo i fiumi per la deposizione. Le piccole uova (1,6 mm), si schiudono in circa una settimana. Gli avannotti rimangono in acque dolci fino a di lunghezza. Nell Agone avviene tra la metà di giugno e la metà di agosto, in ambienti litorali, a temperature superiori ai C. Habitat: l Alosa vive in acque marine litorali con migrazioni a scopo riproduttivo in corsi d acqua a bassa profondità e fondali sabbiosi o ghiaiosi. L Agone vive nella zona pelagica dei laghi interni, spostandosi nel litorale durante l inverno e la stagione riproduttiva. Distribuzione geografica: l Agone è distribuito nei principali laghi dell Italia settentrionale, del Lazio ed in alcuni laghi artificiali della Sardegna. L Alosa è diffusa lungo la fascia costiera tirrenica dell Italia centrale e delle isole maggiori, nonché lungo la costa del medio-alto Adriatico. Presenza in Provincia: presente nel corso medio e inferiore dei fiumi Piave e Corpo allungato e schiacciato lateralmente. La regione ventrale presenta delle escrescenze ossee che formano un profilo dentellato (carena pungente); la testa è piccola con occhio dotato di palpebra adiposa. La bocca è inclinata verso l alto con la mascella inferiore leggermente prominente; pinne ventrali in posizione opposta rispetto alla dorsale. Pinna caudale bilobata con margine appuntito. Livenza durante il periodo tardo primaverile ed estivo, quando risale dalle acque costiere per deporre le uova. Status della specie: l Agone è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie in pericolo, mentre l Alosa tra quelle vulnerabili. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, inquinamento e/o eutrofizzazione delle acque, eccessiva pressione alieutica, spesso condotta anche su di individui in età pre-riproduttiva. Rapporto con l uomo: oggetto di pesca, sia professionale, che sportiva.

9 36 Nessuna misura minima Specie a basso rischio Cobite comune Cobitis taenia 37 Cobite comune Nome comune: Cobite comune Nome scientifico: Cobitis taenia (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cobitidae Nome dialettale: Forapiera, Forasassi Taglia: piccola (lunghezza massima di I maschi sono in genere più piccoli rispetto le femmine). Livrea: colorazione di fondo brunogiallastra con una serie di grosse macchie scure allineate lungo i fianchi e nella parte superiore del dorso, che spesso tendono a fondersi formando due fasce, soprattutto nel periodo riproduttivo. Riproduzione: avviene tra aprile e giugno. Il maschio esegue un rituale di corteggiamento attorcigliandosi intorno alla femmina, che risponde deponendo le uova sulla vegetazione o sulla sabbia. Le uova misurano 1-1,5 mm di diametro e si schiudono dopo due o tre giorni. Habitat: tipico pesce bentonico, predilige le acque limpide, con corrente moderata, ricche di macrofite e con fondali sabbiosi o fangosi, nei quali è in grado di infossarsi. Distribuzione geografica: specie endemica in Italia; è presente in tutte le regioni settentrionali e parte di quelle centrali, fino alle Marche nel versante adriatico e alla Campania in quello tirrenico. Al Sud e in Sardegna esistono popolazioni originatesi da materiale introdotto. Presenza in Provincia: comune nelle acque di risorgiva e nelle acque della fascia centrale e meridionale. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie a più basso rischio. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei Corpo allungato, anteriormente cilindrico e compresso lateralmente nella parte posteriore, ricoperto di piccole scaglie poco visibili perché ricoperte di muco, serie di grosse macchie scure; testa piccola con profilo anteriore obliquo, bocca in posizione infera, munita di corti barbigli (in numero di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una spina mobile; nei maschi le pinne pettorali sono più lunghe ed appuntite. fluviali, inquinamento delle acque (scarichi civili, pesticidi). Rapporto con l uomo: utilizzato come pesce da esca nella pesca sportiva ai pesci predatori.

10 38 Nessuna misura minima Specie vulnerabile Cobite mascherato Sabanejewia larvata 39 Cobite mascherato Nome comune: Cobite mascherato Nome scientifico: Sabanejewia larvata (De Filippi, 1859) Famiglia: Cobitidae Nome dialettale: Forapiera, Forasassi Taglia: piccola (raggiunge la lunghezza massima di 10. Le dimensioni maggiori sono raggiunte dalle femmine). Livrea: colorazione di fondo grigiobruna, tendente al rossastro con una serie di grosse macchie scure che formano una banda ben evidente lungo i fianchi. Il ventre è bianco. Tra l occhio e l apice del capo è presente una banda scura, mentre tra gli occhi e il profilo dorsale del capo è presente un disegno a forma di Y. Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; in questo periodo il dimorfismo sessuale diventa particolarmente evidente in quanto i maschi presentano due rigonfiamenti lungo ciascun fianco. È probabile che ciascuna femmina deponga una sola volta in ogni stagione riproduttiva. Habitat: vive nei tratti medi dei corsi d acqua, preferibilmente presso le rive; predilige acque limpide e ben ossigenate, con fondali sabbiosi o fangosi e presenza di macrofite acquatiche. È rinvenibile anche nelle risorgive. Distribuzione geografica: specie endemica dell Italia settentrionale; il suo areale comprende il versante alpino del Po, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. La sua presenza è però discontinua. Sono presenti anche popolazioni nell Italia centrale, in Umbria e in Lazio, queste ultime originatesi da materiale introdotto. Presenza in Provincia: raro e presente soprattutto nelle acque della fascia meridionale. Corpo allungato e compresso lateralmente, soprattutto nella parte posteriore. Pinna dorsale inserita in posizione avanzata rispetto le ventrali. Peduncolo caudale munito di due evidenti pliche cutanee; testa piccola, bocca in posizione infera munita di corti barbigli (in numero di 3 paia). Occhi piccoli dotati di una robusta spina mobile. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie vulnerabili. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: utilizzato come pesce da esca nella pesca sportiva ai pesci predatori.

11 40 Dall ultimo lunedì di settembre al primo sabato di marzo Misura minima 30 Coregone Coregonus lavaretus Coregone Nome comune: Coregone o Lavarello Nome scientifico: Coregonus lavaretus (Linnaeus, 1758) Famiglia: Salmonidae Nome dialettale: Coregone Taglia: media (può raggiungere la lunghezza massima di circa 60 e il peso di circa 4 kg). Livrea: colore di fondo sabbia ogrigioverdastro, più scuro sul dorso, bianco in tutta la regione ventrale; scaglie argentee. Pinne dorsali e caudale grigie, pettorali, ventrali ed anale giallastre. Habitat: vive negli ambienti lacustri occupando per la maggior parte dell anno la zona pelagica. Distribuzione geografica: diffuso in buona parte del nord America, dell Asia e dell Europa, è stato introdotto in Italia nel 1861 nei grandi laghi prealpini. Attualmente, data la sua recente introduzione, la specie viene considerata alloctona, ma la sua classificazione è ancora in fase di discussione. Nelle acque provinciali viene regolamentata come un salmonide autoctono. Presenza in Provincia: è presente nel lago Morto, che è in collegamento tramite condotte con il lago di S. Croce. Corpo fusiforme ed allungato, leggermente compresso ai fianchi, ricoperto da scaglie argentee e facilmente staccabili. Due pinne dorsali di cui la seconda adiposa. Pinna caudale fortemente forcuta; capo piccolo ed appuntito. Bocca ridotta in posizione infero-mediana. 41 Riproduzione: avviene in dicembregennaio su fondali ghiaiosi o sassosi lungo il litorale. Le uova, di 2,5-2,8 mm di diametro sono demerse ed ogni femmina è in grado di produrne circa per kg di peso corporeo. La schiusa avviene dopo un mese o poco più alla temperatura di 6-8 C. Status della specie: in fase di forte contrazione. Fattori limitanti la specie: eutrofizzazione delle acque, competizione trofica con altre specie introdotte (es. la Bondella), eccessivo sfruttamento alieutico. Rapporto con l uomo: oggetto di pesca sportiva e professionale.

12 m 42 Dal 1 gennaio al 31 dicembre Specie in pericolo Gambero di fiume Austropotamobius pallipes italicus 43 Gambero di fiume Nome comune: Gambero di fiume Nome scientifico: Austropotamobius pallipes italicus (Lereboullet, 1858) Famiglia: Astacidae Nome dialettale: Gambero Taglia: piccola (lunghezza totale media di circa ). Livrea: variabile da bruno a brunoverdastro, più chiaro ventralmente. Riproduzione: avviene nei mesi autunnali; la madre porta le uova fecondate attaccate al ventre per un periodo di 5-6 mesi e alla schiusa i piccoli rimangono attaccati fino alla prima muta. Habitat: acque correnti limpide, fresche e ben ossigenate. Distribuzione geografica: è presente in tutta Italia, ad eccezione della Puglia e delle isole. Presenza in Provincia: limitata ad alcune risorgive. Status della specie: in forte decremento; la specie è inserita nella Direttiva Habitat (all. II e V) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, distruzione degli habitat, introduzione di specie alloctone (es. il Gambero della Luisiana o il Gambero Americano), maggiormente competitive e vettori di parassiti. Rapporto con l uomo: localmente oggetto di pesca illegale. Curiosità Sono in via di sperimentazione alcuni progetti volti alla riproduzione in cattività della specie e quindi al reinserimento in ambiente naturale. Osservando con attenzione la zona posta dietro all occhio si vede una sola sporgenza, tecnicamente detta cresta post-orbitale ; in realtà il Gambero di fiume è facilmente confondibile con altre specie astacicole; in generale il Gambero della Luisiana ha una colorazione decisamente rossa e le chele presentano molte spine e protuberanze; il Gambero Americano ha delle bande violacee o bruno-rossastre sull addome. Particolare della chela del Gambero della Luisiana. Particolare dell addome del Gambero Americano.

13 44 Nessuna misura minima Specie vulnerabile Ghiozzo padano Padogobius martensii 45 Ghiozzo padano Nome comune: Ghiozzo padano Nome scientifico: Padogobius martensii (Gunther, 1861) Famiglia: Gobidae Nome dialettale: Lardello, Marsonetto Taglia: piccola (la lunghezza massima non supera i 10 ). Livrea: colorazione bruno-giallognola con bande e macchie scure trasversali. Durante il periodo riproduttivo i maschi assumono una livrea più scura e la prima pinna dorsale assume riflessi azzurro-metallici. Riproduzione: avviene tra maggio e luglio; in questo periodo vi sono dispute territoriali ed il corteggiamento avviene con segnali visivi e acustici, che inducono la femmina ad entrare nel nido predisposto dal maschio. Le uova, deposte in posizione capovolta, aderiscono alla volta del sasso usato come nido attraverso dei filamenti adesivi. Dopo la fecondazione il maschio esercita cure parentali fino alla schiusa, che avviene dopo circa 18 giorni alla temperatura di 22 C. Habitat: predilige acque limpide e ben ossigenate, moderatamente correnti, con substrati ghiaiosi e/o ciottolosi. Vive nel tratto medio-alto dei corsi d acqua di piccola e media portata. Distribuzione geografica: specie endemica della Regione Padana, è diffusa in tutto il bacino del Po, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. È presente anche nelle Marche e in Dalmazia. Sono presenti inoltre popolazioni acclimatate in Italia centrale. Presenza in Provincia: molto comune in tutti i corsi d acqua. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie vulnerabili. A livello europeo è tutelato dalla Convenzione di Berna. Corpo allungato e leggermente appiattito ricoperto da squame nella parte dorsale. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta di disco; testa grossa con occhi grandi in posizione dorsale e bocca obliqua. Fattori limitanti la specie: artificializzazione degli alvei, eccessive captazioni idriche, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: spesso costituisce oggetto di esca viva.

14 46 Gobione Gobio gobio Nessuna misura minima Specie a basso rischio 47 Gobione Nome comune: Gobione Nome scientifico: Gobio gobio (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Nono, Curaramon Taglia: medio-piccola (raggiunge la lunghezza massima di eccezionalmente può arrivare a 20 ). Livrea: colorazione del corpo grigio bruna sui fianchi e sul dorso, con numerose piccole macchie distribuite irregolarmente. Lungo i fianchi è presente una serie di grandi macchie scure, più marcate negli individui giovani. Riproduzione: avviene tra aprile e giugno quando la temperatura dell acqua raggiunge i C; la deposizione dei gameti ha luogo su fondali ghiaiosi o sabbiosi ma anche sulla vegetazione acquatica ad una profondità di Ciascuna femmina depone dalle 500 alle uova in relazione alla taglia, in più riprese. La schiusa avviene entro 7-8 giorni. Habitat: tratto medio dei corsi d acqua; predilige acque ben ossigenate, limpide, con corrente moderata e fondali ghiaiosi o sabbiosi. Lo si può rinvenire anche nei laghi e nelle acque salmastre. Distribuzione geografica: euro-asiatica, dai Pirenei alle coste del Pacifico. In Italia è distribuita in tutta la Regione Padana ma la sua presenza non è frequente. È presente inoltre in alcuni corsi d acqua dell Italia centrale per introduzione accidentale. Presenza in Provincia: presente nel fiume Piave e nel Livenza, più raro negli altri corsi. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia tra le specie a più basso rischio. Corpo fusiforme ed allungato, il capo è massiccio e la bocca, dotata di labbra carnose, è provvista di un paio di barbigli. Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, soprattutto degli alvei, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: nessuno.

15 48 Dal 1 gennaio al 31 dicembre Specie in pericolo Lampreda padana Lampetra zanandreai 49 Lampreda padana Nome comune: Lampreda padana Nome scientifico: Lampetra zanandreai (Vladykov, 1955) Famiglia: Petromyzontidae Nome dialettale: Lampreda, Furegon Taglia: piccola (raggiunge una lunghezza massima di circa 20 ). Livrea: colore del corpo grigiastro, più o meno scuro sul dorso e sui fianchi, regione ventrale più chiara; pinne grigie. Durante il periodo riproduttivo la regione boccale e anale diventano rossastre. Riproduzione: avviene una sola volta nella vita tra gennaio e marzo; la deposizione avviene su substrati ghiaiosi o sabbiosi in corsi d acqua a velocità di corrente moderata. La fase larvale, detta ammocete, è priva di occhi e la bocca non è munita di denti; questa fase dura 4-5 anni, mentre la vita dell adulto dai 6 agli 8 mesi. Habitat: vive nei tratti medio-alti dei corsi d acqua con acque limpide e fresche su substrati ghiaiosi. La fase larvale predilige invece i tratti più a valle o le aree ripariali dove la corrente è debole, vivendo infossata nei substrati sabbiosi o fangosi. La specie si può rinvenire anche nelle risorgive. Distribuzione geografica: specie endemica della Regione Padana; è presente nel versante alpino del bacino del Po, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia. È stata segnalata anche nel versante adriatico della Slovenia e della Dalmazia. Presenza in Provincia: segnalata nel fiume Piave ed affluenti, nel Meschio, nel Sile e in alcuni corsi d acqua secondari. Status della specie: in forte decremento; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia nella categoria delle specie in pericolo. corpo serpentiforme, cilindrico, compresso solo caudalmente. Nella parte anteriore dei fianchi sono presenti 7 fori allineati che mettono in comunicazione le branchie con l ambiente esterno; bocca a forma di disco, munita di numerosi denti in grado di fungere da ventosa. È riportata inoltre nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e V) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: localmente è oggetto di forte pressione di pesca. Curiosità La lampreda non è un pesce ma un vertebrato acquatico primitivo privo di mascelle e di arti (Agnate). La fase adulta è brevissima e ha soltanto finalità riproduttiva.

16 50 Nessuna misura minima Specie vulnerabile Lasca Chondrostoma genei 51 Lasca Nome comune: Lasca Nome scientifico: Chondrostoma genei (Bonaparte, 1939) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Marcandola Taglia: medio-piccola (normalmente la lunghezza totale massimanon supera i 20, con un pesodi circa 100 g. Eccezionalmente può arrivare ai 25 ). Livrea: il dorso è grigio-verde, il ventre e i fianchi sono argentati, questi ultimi percorsi da una banda scura abbastanza marcata. Le pinne pettorali, ventrali ed anale sono giallastre o aranciate e la loro colorazione si accentua maggiormemente durante il periodo riproduttivo, soprattutto negli individui di sesso maschile. Riproduzione: avviene tra aprile e maggio su fondali ghiaiosi poco profondi. Gli individui sessualmente maturi compiono brevi migrazioni risalendo in gruppi numerosi i grandi fiumi per deporre i gameti. Le uova sono deposte in numero di poche migliaia per femmina; la schiusa avviene in 10 giorni, in relazione alla temperatura ambientale. Habitat: vive nei tratti medio-alti dei corsi d acqua con acque correnti e limpide e substrati ciottolosi e/o sabbiosi. Alcune popolazioni numericamente scarse sono presenti anche in alcuni laghi oligotrofici. Distribuzione geografica: endemica dell Italia settentrionale e delle regioni adriatiche fino all Abruzzo, è stata introdotta in alcuni bacini dell Italia centrale tirrenica. Presenza in Provincia: diffusa nel Livenza, nel Piave ed in tutte le acque da esso alimentate. Status della specie: ovunque in fase di contrazione demografica; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci Il corpo è slanciato caratterizzato da un muso dotato di robuste labbra cornee che delimitano un apertura boccale decisamente infera. d acqua dolce indigeni in Italia come specie vulnerabile. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, alterazione fisica degli habitat, costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo riproduttivo. Rapporto con l uomo: da sempre molto rinomata per la sua bontà alimentare come pesce da frittura.

17 52 Dal 1 gennaio al 31 marzo Misura minima 45 Specie vulnerabile Luccio Esox lucius 53 Luccio Nome comune: Luccio Nome scientifico: Esox lucius (Linnaeus, 1758) Famiglia: Esocidae Nome dialettale: Luz Taglia: grande (le femmine, più grandi dei maschi, possono raggiungere la lunghezza totale di 1,5 m e 35 kg di peso. Nelle nostre acque i valori sono di poco inferiori: 1,25 m e 20 kg circa). Livrea: variabile sia in relazione all ambiente che all età; il colore di fondo è generalmente verde-giallastro con una vermicolatura irregolare di colore più scuro. In età avanzata il colore scurisce tendendo al bruno o al grigiastro. Regione ventrale bianca. Le pinne pettorali e ventrali sono rossastre, le restanti brune, arricchite da macchie o variegature nere. Riproduzione: la deposizione avviene da metà febbraio a marzo, a seconda della temperatura dell acqua. Le uova, in numero di per kg di peso corporeo, vengono deposte in più riprese sulla vegetazione acquatica e possono venir fecondate anche da più maschi. Alla schiusa le larve hanno un aspetto molto diverso da quello dell adulto e restano attaccate alla vegetazione fino al riassorbimento del sacco vitellino. Solo dopo una decina di giorni iniziano a condurre vita libera. Habitat: predilige le acque ferme o poco correnti, ben ossigenate e ricche di vegetazione. Lo si rinviene negli ambienti lacustri, sia interni che costieri (purché questi ultimi non abbiano percentuali troppo alte di salinità), negli ambienti di risorgiva, nelle lanche e nei punti morti dei fiumi. Distribuzione geografica: presente in tutta l Europa centrale e in gran parte di quella del nord. In Italia è diffuso in tutte le regioni settentrionali e parte di quelle centrali, fino al Lazio e all Abruzzo. Al Sud è comunque Muso appiattito, a forma di becco d anatra. Bocca molto grande con numerosissimi denti acuminati rivolti all indietro; corpo fusiforme ed allungato. Pinna dorsale retroposta ed inserita al di sopra di quella anale. presente in seguito ad immissioni operate negli ultimi decenni. Presenza in Provincia: presente nelle risorgive e nei settori inferiori dei vari bacini. Buona presenza nel bacino del fiume Sile. Status della specie: in diminuzione su tutto il suo areale; la specie è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia nella categoria vulnerabile. Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, distruzione degli habitat soprattutto quelli idonei alla deposizione delle uova, forte pressione alieutica, inquinamento genetico con materiale proveniente dall esteuropeo, competizione con specie alloctone (es. Persico trota). Rapporto con l uomo: oggetto sia di pesca professionale che sportiva.

18 54 Nessuna misura minima Specie in pericolo Panzarolo Knipowitschia punctatissima 55 Panzarolo Nome comune: Panzarolo Nome scientifico: Knipowitschia punctatissima (Canestrini, 1864) Famiglia: Gobidae Nome dialettale: Marsonetto Taglia: piccola (la lunghezza massima non supera i 5-6 ). Livrea: la colorazione del maschio è brunastra con bande scure trasversali lungo i fianchi; presenta una macchia nera, seguita da un altra più piccola nella prima pinna dorsale. La femmina ha colorazione più chiara e piccole macchie brune irregolari sui fianchi. Il ventre, durante il periodo riproduttivo, diventa giallastro. Riproduzione: avviene da febbraio a giugno; in questo periodo il maschio diventa molto territoriale e prepara il nido tra substrati sassosi o legnosi e la vegetazione sommersa; il corteggiamento avviene con segnali visivi e acustici, che inducono la femmina ad entrare nel nido. Le uova, deposte in posizione capovolta, aderiscono alla volta del riparo e più femmine possono deporre presso lo stesso nido; dopo la fecondazione il maschio esercita cure parentali fino alla schiusa, che avviene dopo circa giorni dalla fecondazione. Habitat: ambienti di risorgiva, con acque limpide e ben ossigenate, moderatamente correnti, con fondale sabbioso e abbondanza di vegetazione macrofitica. Distribuzione geografica: specie endemica della Regione Padana, l areale originario comprende tutta la fascia delle risorgive dell alta pianura a nord del Po, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia. Presenza in Provincia: raro e confinato a pochissimi ambienti di risorgiva. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua Corpo privo di squame. Pinne ventrali fuse assieme a formare una sorta di disco; testa grossa con occhi grandi in posizione dorso-laterale e bocca grande; il dimorfismo sessuale è evidente: oltre alla colorazione differente della livrea, i due sessi si distinguono anche per la diversa conformazione della papilla genitale, corta e rotondeggiante nella femmina, lunga e conica nel maschio. dolce indigeni in Italia tra le specie in pericolo. Fattori limitanti la specie: alterazione degli habitat, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: nessuno.

19 56 Nessuna misura minima Passera Platichthys flesus italicus Passera Nome comune: Passera Nome scientifico: Platichthys flesus italicus (Gunther, 1862) Famiglia: Pleuronectidae Nome dialettale: Passarin Taglia: media (raggiunge una lunghezza massima di e il peso di circa 500 g). Habitat: vive nelle acque marinocostiere e nelle acque interne lagunari ed estuariali. Predilige fondali sabbiosi o fangosi e modeste profondità. Distribuzione geografica: specie endemica dell Alto Adriatico; è presente dal Friuli Venezia Giulia all Emilia Romagna. Presenza in Provincia: presente nella parte bassa del Sile, Piave e Livenza. Corpo piatto di forma ellittica e ricoperto da piccole scaglie cicloidi molto aderenti al corpo. Pinne pettorali diversamente sviluppate, con la pinna rivolta verso l alto più grande. Pinna caudale grande e con margine arrotondato. Pinne dorsale ed anale molto lunghe con raggi centrali più lunghi rispetto agli altri che conferiscono al pesce un aspetto romboidale; capo piccolo con bocca terminale ed occhi disposti entrambi generalmente sul lato destro. 57 Livrea: colorazione del lato rivolto verso l alto bruno-olivastro o grigiastro ornato a volte da macchie irregolari più scure. Lato inferiore biancastro, a volte punteggiato di nero. Le pinne sono bruno chiaro. Riproduzione: avviene in acque marine costiere tra l autunno e l inverno. Le uova sono sferiche e, pur essendo provviste di una goccia oleosa, sono flottanti. Alla schiusa la larva è pelagica lunga 2,5 mm e metamorfosa, acquisendo le abitudini bentoniche, dopo circa due mesi, a taglie di circa 10 mm. Status della specie: non è inserita tra le specie che necessitano di norme di tutela. Fattori limitanti la specie: inquinamento delle acque, forte pressione alieutica soprattutto se a carico di individui che non hanno raggiunto la maturità sessuale. Rapporto con l uomo: oggetto di pesca sia professionale, che sportiva. Curiosità Il recente rinvenimento di un esemplare nel fiume Piave a Ponte di Piave, è sintomatico dell avanzata del cuneo salino nel territorio trevigiano.

20 58 Dal 1 aprile al 31 maggio Misura minima 20 (12 nei laghi e bacini artificiali) Specie a basso rischio Persico reale Perca fluviatilis 59 Persico reale Nome comune: Persico reale Nome scientifico: Perca fluviatilis (Linnaeus, 1758) Famiglia: Percidae Nome dialettale: Pesce persico Taglia: media (raramente supera i 50 di lunghezza e i 3 kg di peso) Livrea: variabile, tendente al verde scuro-olivastro con 5-7 bande trasversali scure che attraversano i fianchi. Le pinne pettorali sono giallognole, quelle ventrali, l anale e la caudale di colore rosso-arancio mentre le dorsali sono di norma grigiastre. Riproduzione: ha luogo tra marzo e giugno e ciascuna femmina può deporre decine di migliaia di uova sulla vegetazione acquatica. Le uova, inglobate in nastri gelatinosi a funzione protettiva, sono fecondate da più maschi. La schiusa avviene in circa 15 giorni. Habitat: dispone di una discreta valenza ecologica che gli consente di vivere in ambienti diversi: bacini lacustri purché dispongano di una buona concentrazione di ossigeno, tratti medio-bassi dei fiumi, acque salmastre e mari con bassa salinità. Distribuzione geografica: euro-asiatica; in Italia la specie è presente in tutte le regioni settentrionali mentre la sua presenza nella parte centromeridionale e sulle isole risulta legata a pratiche di immissione condotte negli ultimi decenni. Presenza in Provincia: presente nei bacini lacustri, nel Piave, nella parte alta del Soligo, nel torrente Follina e nella parte medio-alta del Sile. Status della specie: è inserito nella Lista Rossa dei pesci italiani nella categoria delle specie considerate a più basso rischio. Fattori limitanti la specie: eccessiva pressione alieutica, soprattutto se Due pinne dorsali: l anteriore è più ampia e sviluppata della posteriore e presenta una macchia scura; opercolo branchiale provvisto posteriormente di una robusta spina. condotta anche su esemplari in età pre-riproduttiva, inquinamento/eutrofizzazione delle acque, competizione trofica con specie aliene (es. Persico trota). Rapporto con l uomo: è oggetto sia di pesca professionale che sportiva, costituendo uno dei pesci d acqua dolce più pregiati.

21 60 Misura minima 20 Specie vulnerabile Pigo Rutilus pigus 61 Pigo Nome comune: Pigo Nome scientifico: Rutilus pigus (Lacèpède, 1804) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Avaià Taglia: media (raggiunge una lunghezza totale di circa 45 e il peso di circa 1,5 kg). Livrea: dorso bruno e fianchi di colore bronzeo-dorato, con scaglie orlate di nero che formano un disegno a reticolo sull intero corpo; il ventre è biancastro. Le pinne pettorali, ventrali e anale sono di colore arancio, molto marcato durante il periodo riproduttivo, le pinne dorsale e caudale sono grigio scure. Riproduzione: ha luogo tra aprile e maggio quando la temperatura dell acqua raggiunge i 14 C; i maschi, in questo periodo, assumono una pigmentazione più scura e presentano vistosi tubercoli nuziali sul capo e sulla regione dorso-laterale del corpo. Le uova vengono deposte in acque basse con fondale ciottoloso o ghiaioso, attaccate alla vegetazione acquatica o su substrati sassosi. Habitat: vive nelle acque dei laghi e nei tratti dei fiumi a maggiore profondità e corrente moderata, prediligendo le zone ricche di vegetazione. Distribuzione geografica: è indigeno nell Italia settentrionale, dal Piemonte al Veneto, e nella Regione del Danubio. In seguito ad immissioni, ora è presente in alcuni bacini lacustri artificiali dell Appennino Tosco-Emiliano e del Lazio. Presenza in Provincia: segnalato nel fiume Livenza e nel fiume Sile. Status della specie: in forte decremento demografico; è inserito nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia nella categoria vulnerabile. A livello europeo è Il Pigo si differenzia dagli altri ciprinidi del genere Rutilus per le grandi dimensioni e per l assenza della banda scura lungo i fianchi. Può essere confuso facilmente con il Cavedano il quale però ha il corpo più slanciato, testa più grande e bocca ampia in posizione mediana. Il Pigo a differenza presenta un corpo più arcuato, con capo piuttosto contenuto, occhi piccoli e bocca in posizione infero-mediana. presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II e V) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo riproduttivo, inquinamento delle acque. Rapporto con l uomo: oggetto sia di pesca sportiva che professionale, soprattutto negli ambienti lacustri.

22 62 Nessuna misura minima Specie vulnerabile Sanguinerola Phoxinus phoxinus 63 Sanguinerola Nome comune: Sanguinerola Nome scientifico: Phoxinus phoxinus (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Lanfresca Taglia: piccola (raggiunge normalmente la lunghezza totale di 9 ; eccezionalmente può raggiungere i 12 ). Livrea: dorso bruno-olivastro, la parte superiore dei fianchi presenta una striscia verdastra con bande verticali nere, la parte inferiore dei fianchi è chiara, l addome è bianco. Durante il periodo riproduttivo il dorso e i fianchi dei maschi assumono una colorazione tra il verde ed il blu metallico, le macchie scure si fanno più marcate, mentre la base delle pinne pettorali, delle ventrali e dell anale, oltre alla porzione ventrale del corpo, si colorano di rosso acceso. Nelle femmine può colorarsi di rosso solo il ventre. Riproduzione: avviene tra maggio e giugno; ogni femmina depone, in più riprese, un numero variabile di uova ( ) in acque basse su fondali ghiaiosi o ciottolosi. La schiusa avviene all incirca dopo 8-10 giorni alla temperatura di C. Habitat: predilige le acque limpide, fredde, ricche di ossigeno con fondali ghiaiosi, tipiche dei tratti alti e medioalti dei corsi d acqua; è presente anche nelle risorgive e nei laghi oligotrofici. Distribuzione geografica: euroasiatica; in Italia è distribuita in tutto l arco alpino, in gran parte della Pianura Padana ed in alcuni affluenti appenninici del Po. Presenza in Provincia: diffusa nel Piave, più rara negli altri corsi d acqua. Status della specie: è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia nella categoria vulnerabile. Corpo slanciato, fusiforme nella parte anteriore e allungato in quella posteriore. Pinna dorsale inserita a livello dello spazio tra le pinne ventrali e l anale; testa con profilo arrotondato, bocca in posizione infero-mediana con mascella superiore leggermente prominente; livrea bruno-olivastra con bande verticali nere sulla parte superiore dei fianchi, regione ventrale bianca. Fattori limitanti la specie: degrado degli habitat, inquinamento delle acque, forte pressione predatoria da parte di Salmonidi introdotti a favore della pesca sportiva. Rapporto con l uomo: spesso viene utilizzata come esca viva.

23 64 Misura minima 20 Specie vulnerabile Savetta Chondrostoma soetta Savetta Nome comune: Savetta Nome scientifico: Chondrostoma soetta (Bonaparte, 1840) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Soetta Taglia: media (raggiunge la lunghezza totale massima di circa 40 e peso di oltre 900 g). la schiusa avviene dopo circa una settimana, in relazione alla temperatura ambientale. Habitat: vive in acque profonde e poco correnti dei tratti medio-bassi dei fiumi di maggiori dimensioni e negli ambienti lacustri oligo e mesotrofici. Solo durante il periodo riproduttivo migra nelle zone medio-alte dei corsi d acqua, anche di scarsa portata e di ridotte dimensioni. Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza caratterizzato da un muso con profilo appuntito e bocca inarcata, infera, dotata di labbro inferiore corneo. 65 Livrea: il dorso è di colore grigio-bruno, il ventre è bianco mentre i fianchi sono argentati. Le pinne pettorali, ventrali ed anale sono giallastre o aranciate mentre la dorsale e caudale grigie. Riproduzione: ha luogo tra aprile e maggio; gli individui sessualmente maturi si riuniscono in gruppi numerosi e risalgono i corsi d acqua portandosi anche verso gli affluenti di minori dimensioni. Depongono parecchie migliaia di uova su fondali ghiaiosi in prossimità delle rive, Distribuzione geografica: endemica della regione padano-veneta, recentemente è stata introdotta in alcuni bacini del versante tirrenico fino al Lazio. Presenza in Provincia: poco diffusa e presente prevalentemente nel tratto terminale dei fiumi Livenza e Monticano. Status della specie: un po ovunque in decremento demografico; è inserita nella Lista Rossa dei Pesci d acqua dolce indigeni in Italia nella categoria vulnerabile. A livello europeo è presente nella Direttiva 92/43/CEE (all. II) e nella Convenzione di Berna. Fattori limitanti la specie: alterazione fisica degli habitat, costruzione di sbarramenti che impediscono il raggiungimento dei luoghi adatti alla riproduzione, forte pressione alieutica soprattutto durante il periodo riproduttivo. Rapporto con l uomo: oggetto di pesca sportiva.

24 66 Nessuna misura minima Scardola Scardinius erythrophthalmus 67 Scardola Nome comune: Scardola Nome scientifico: Scardinius erythrophthalmus (Linnaeus, 1758) Famiglia: Cyprinidae Nome dialettale: Sgardola Taglia: media (normalmente raggiunge una lunghezza di e 0,5-0,8 kg di peso. Eccezionalmente può arrivare ai 45 e 2 kg). Livrea: colore di fondo tendente al grigio, più scuro sul dorso, con riflessi dorati. La regione ventrale è biancastra; le pinne sono più o meno intensamente colorate di rosso, soprattutto negli individui giovani. L iride dell occhio è di colore gialloaranciato. Riproduzione: avviene tra maggio e giugno in relazione alle condizioni termiche dei corsi d acqua; le uova, prodotte in gran numero (fino a ), sono adesive e vengono deposte sulla vegetazione acquatica in acque poco profonde. Dopo la schiusa, che avviene nel giro di 3-10 giorni, le larve restano attaccate alla vegetazione fino al riassorbimento del sacco vitellino. Habitat: predilige le acque a lento decorso o stagnanti, ricche di vegetazione e substrati sabbiosi o fangosi. Colonizza i tratti medi e medio-bassi dei corsi d acqua, i canali e i bacini lacustri (laghi meso ed eutrofici e gli stagni). Distribuzione geografica: euroasiatica; in Italia è ampiamente diffusa in tutte le regioni settentrionali e peninsulari fino al Lazio e alle Marche. La presenza di popolazioni nelle restanti regioni del Sud Italia sono probabilmente da attribuire ad immissioni antropiche. Presenza in Provincia: ampiamente diffusa, soprattutto nella parte meridionale. Il corpo è tozzo, piuttosto sviluppato in altezza e compresso in senso laterale. Le squame sono grandi; la pinna dorsale è retroposta rispetto alla linea di inserzione delle pinne ventrali; il capo è piccolo, la bocca è obliqua e rivolta verso l alto con la mascella inferiore sporgente rispetto alla superiore. Status della specie: è una delle poche specie indigene in Italia considerate non a rischio ; ciò è dovuto a diversi fattori tra cui la grande valenza ecologica, la buona tolleranza verso alcune tipologie di alterazione ambientale (scarichi urbani), ampio areale di distribuzione. Fattori limitanti la specie: non rilevati. Rapporto con l uomo: oggetto di pesca sportiva, soprattuttoda parte di principianti.

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