Intervento Giorgio Calcagnini
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- Cornelia Riccio
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1 Intervento Giorgio Calcagnini Innanzitutto vorrei ringraziare la Provincia e anche Letizia Dini per l invito e per aver organizzato questa iniziativa. Gli studi di genere in economia hanno avuto in Italia uno sviluppo decisamente meno intenso rispetto ad altre realtà, in particolare i paesi di origine anglosassone. Ma il progressivo declino dei tassi di crescita sperimentati dall economia italiana nel corso degli ultimi anni ha di fatto determinato un accentuazione delle disuguaglianze all interno del nostro paese tra soggetti forti, da un lato, e soggetti deboli, dall altro lato, tra i quali, di solito ma non sempre in modo appropriato, vengono incluse le imprese femminili. Mi sono occupato la prima volta di economia di genere due-tre anni fa partecipando ad un progetto comunitario Equal. All interno del progetto, in particolare, ho analizzato l accesso delle donne imprenditrici al credito. I risultati di questo studio evidenziavano che, almeno limitatamente alla provincia di Pesaro-Urbino e con le informazioni ottenute essenzialmente da una solo banca locale, in media la probabilità di ottenere credito da parte delle donne non era inferiore a quella degli uomini, casomai sorprendentemente era vero il contrario. Ritornerò su questo punto più avanti. Immagino che, soprattutto oggi nel mezzo di una delle crisi economiche più intense degli ultimi cento anni, questo risultato sollevi qualche perplessità in particolare tra le donne imprenditrici presenti. Negli interventi che mi hanno preceduto ho sentito, parlando della crisi economica, affermazioni secondo cui nei prossimi anni tutto sarà diverso. La mia opinione è che non necessariamente sarà così; dobbiamo tenere presente che le crisi o l instabilità dell economia sono fenomeni propri dei sistemi economici. Guardando le datazioni dei cicli economici, solo negli ultimi trenta-quaranta anni ci sono state tantissime crisi economiche (o cicli economici). Il problema, come ho sottolineato sopra, è l intensità della crisi economica attuale. Esistono diverse similarità tra la crisi della metà degli anni 70 con la crisi attuale, ma anche alcune diversità. Nel 1973, alo scoppio della crisi energetica, l economia italiana e internazionale, si sono trovate a fare i conti con una tecnologia che era diventata improvvisamente obsoleta. Per questo credo la crisi della metà degli 70 vada ricercata principalmente nella tecnologia. Proprio per la natura della crisi, la sua soluzione ha richiesto un periodo relativamente lungo, con cambiamenti rilevanti tanto riguardo al modo di produrre che a quello di 1
2 consumare. Poi vedremo come questo riferimento alla tecnologia abbia un collegamento con l argomento specifico del mio intervento. La mia opinione sulla crisi corrente è che, a parte l intensità della recessione, i cambiamenti che ne deriveranno saranno meno rilevanti di quello che si sente dire. La crisi, infatti, ha origine in comportamenti non sempre corretti (o non razionali) da parte di famiglie, imprese e banche e non tanto da un problema tecnologico. Al contrario, le nostre economie dispongono di una tecnologia molto importante che ci ha permesso di crescere per un lungo periodo a tassi sostenuti ma con bassi livelli di inflazione. Questo risultato dimostra che il sistema produttivo dispone di una tecnologia efficiente. Il problema va ricercato nel modo in cui il reddito prodotto da questa tecnologia è stato distribuito e utilizzato. Quale relazione esiste tra crisi economica, tecnologia e il tema di questo incontro? Se osserviamo l evoluzione dell economia negli ultimi anni, vediamo che c è stato una progressiva partecipazione delle donne alla vita economica. Quindi è molto importante pensare che la crisi attuale non si risolverà con cambiamenti radicali nell organizzazione dell economia; proprio quel tipo di organizzazione che ha favorito progressivamente nel corso degli ultimi decenni la partecipazione femminile. Basti pensare allo sviluppo del settore dei servizi che tradizionalmente offre maggiori opportunità di occupazione e di sviluppo di imprenditoria femminile. Il mio ruolo in questa giornata di studio è cercare, anche in modo provocatorio, di pensare uno scenario futuro all interno del quale focalizzare l attenzione sul ruolo delle donne nell economia. All università insegno proprio un corso che si chiama Analisi di scenario che fornisce metodi per fare previsioni nel breve periodo. La difficoltà del mio compito attuale è invece che in questo caso ci troviamo di fronte a previsioni di lungo periodo. Infatti, quando facciamo previsioni di breve periodo, quando cioè ci chiediamo sarà l inflazione o il tasso di crescita del Pil l anno prossimo, il risultato pur incerto è spesso non troppo diverso dai valori che poi si realizzano perché, in condizioni normali, le previsioni di breve periodo sono fortemente condizionate dalla situazione attuale. Nel caso delle previsioni di lungo periodo bisogna invece usare un po di fantasia. Ma la fantasia non è una delle qualità proprie degli economisti! Un modo per attaccare il problema, che ripeto spesso agli studenti, è quello di iniziare ad analizzare cosa è accaduto nel passato. Questo modo di fare non è molto razionale, perché guardando al passato è come guidare un auto con una benda agli occhi seguendo le istruzioni di qualcuno che, invece di guardare davanti, guarda dal finestrino posteriore. Fin quando la strada è diritta non ci sono problemi: in un contesto di crescita stabile dell economia, guardare al passato è sicuramente un aiuto per cercare di prevedere il futuro. Ma in condizioni come quelle attuali guardare al passato potrebbe essere di poco aiuto se i cambiamenti imposti dalla crisi saranno rilevanti. Diversamente, le esperienze passate potranno fornire indicazioni rilevanti per il futuro se i 2
3 cambiamenti, pur necessari, non modificheranno significativamente i modelli organizzativi attuali o se si ritiene che certe esperienze osservate negli anni precedenti possano ripetersi. Nella ricerca di materiali per questo intervento mi è capitato di fare un salto virtuale molto all indietro nel tempo, fino al 1300, nel Medioevo al tempo della prima industria della birra. Le informazioni che ho utilizzato e sintetizzato in questo intervento sono tratte dal lavoro di Bennet (1996) 1. L industria inglese della birra nel 1300, probabilmente la bevanda più diffusa dell epoca, era caratterizzata da una forte presenza di donne, anche in veste di imprenditrici, il che non voleva dire avere uno status sociale di rilievo. Al contrario, proprio il carattere localistico dell attività, il fatto che fosse svolta all interno delle case, con nessun tipo di organizzazione teneva lontano gli uomini dalla produzione della birra. Inoltre, le caratteristiche del mercato, in particolare il fatto che il prodotto birra fosse molto standardizzato e la presenza di un numero elevato di imprese produttrici, contribuivano a comprimere i profitti e a rallentare l accumulazione di capitale. Tra l altro nel 1300 il gap salariale tra uomini e donne era di circa il 30%, e lo stesso gap salariale nel Regno Unito lo si ritrova oggi! Per la Comunità europea a 25 il gap salariale è un po più basso, intorno al 18%, l Italia risulta al 4,4%. E un dato un po strano. Bisognerebbe capire cosa c è dietro, però in Italia sembrerebbe che questo differenziale, almeno nell occupazione dipendente, non sia così rilevante. 2 Intorno alla metà del 1300 la vita dell Europa e anche dell Inghilterra è stata condizionata dalla diffusione della peste. In Italia una delle conseguenze della peste è stata la nascita del periodo rinascimentale grazie alle maggiori disponibilità economiche, soprattutto delle famiglie più ricche, ed alla possibilità di finanziare gli artisti. In Inghilterra, e con specifico riferimento all industria della birra, è accaduta una cosa diversa. Le maggiori disponibilità economiche hanno determinato un cambiamento del regime alimentare e un consumo procapite più elevato di birra. Questo maggior consumo di birra ha conseguentemente fatto lievitare i prezzi e i profitti dei produttori di birra. Si sono così venute a formare le pre-condizioni per lo sviluppo economico moderno: una accumulazione del capitale che permette, ad esempio, l investimento in tecnologie. Ricorderete che all inizio del mio intervento avevo detto che la tecnologia è importante per capire i cambiamenti che avvengono sia nelle economie che nelle società. Quali sono stati i principali cambiamenti dell industria della birra intervenuti tra la fine del 1300 e il 1600? La maggior domanda di birra ha in primo luogo implicato un aumento delle dimensioni delle imprese e ha quindi richiesto un organizzazione del lavoro più avanzata. Inoltre, si è verificato un importante cambiamento tecnologico: l uso del luppolo nella produzione di 1 Bennet J. (1996), Ale, Beer, and Brewsters in England: Women's Work in a Changing World, 1300 to 1600, Oxford University Press. 2 Cfr. 3
4 birra. Questa innovazione ha fatto sì che la birra fosse meno costosa da produrre, più facilmente conservabile, e quindi anche più facilmente trasportabile. Di conseguenza il consumo di birra ha continuato ad espandersi così come i profitti dei produttori. In maniera parallela è accaduto che le donne imprenditrici che lavoravano in quel settore ne venissero progressivamente escluse. I motivi di questa esclusione non sono ne di tipo biologico, ne genetico. Se produrre birra all inizio del 1300 era molto faticoso e richiedeva molte ore di lavoro, con l introduzione del luppolo questo tipo di attività era diventato più semplice. Inoltre, nel periodo che stiamo osservando esisteva una correlazione negativa tra l aumento dei figli per ogni donna, quindi i tassi di natalità, e gli abbandoni del lavoro. In altri termini, le donne dell epoca non vedevano il fatto di avere più figli come una ragione che portasse loro ad abbandonare il lavoro. Le spiegazioni vanno invece ricercate nei cambiamenti che hanno interessato l organizzazione industriale della produzione di birra. In qualche modo l organizzazione dell industria della birra cambia perché nascono le corporazioni e all interno delle corporazioni gli uomini acquisiscono più potere (nel 1600 il peso delle donne all interno delle corporazioni era diminuito al 7% da un iniziale 33%). Inoltre, nello stesso periodo, nasce l esigenza di controllare lo sviluppo del mercato della birra considerato eccessivo o caotico. Lo strumento utilizzato fu il ricorso alle licenze per produrre birra con conseguente aumento dei costi di produzione che è andato a gravare in misura maggiore sulle donne rispetto agli uomini. L aumento delle dimensioni aziendali ha richiesto agli imprenditori della birra anche una maggiore disponibilità di capitali. Le donne che non avevano capitali propri si sono trovate in difficoltà e progressivamente hanno visto perdere quel ruolo che avevano nel Veniamo ai giorni nostri e vediamo se troviamo qualche elemento comune con la situazione appena descritta dell industria inglese della birra tra il 1300 e il Sulla base delle statistiche più aggiornate il peso delle donne è aumentato nel corso dello sviluppo economico un po in tutti i paesi, da quelli meno ricchi ai paesi più sviluppati. La cosa più interessante è che secondo alcuni studi la partecipazione delle donne al processo di sviluppo del Pil più del progresso tecnologico. 3 Le spiegazioni dietro questo risultato sono diverse, ma sicuramente un ruolo importante è stato svolto sia nei cambiamenti intervenuti nella struttura industriale, sia nella composizione della domanda di beni e servizi. In entrambi i casi, questi cambiamenti hanno favorito una maggior partecipazione al processo di creazione del reddito da parte delle donne e, vale la pena sottolineare, non hanno nulla a che fare con la crisi attuale dal momento che sono espressione di un percorso iniziato almeno 40 anni fa. Credo che in futuro queste tendenze a favore delle donne saranno rafforzate 3 Economist (2006), The Importance of Sex, 12 Aprile. 4
5 proprio dal tipo di economia che si sta affermando, anche grazie alle nuove tecnologie. Tra l altro, già oggi il 60% di tutti i laureati nella Unione Europea sono donne. 4 Quali sono quindi i problemi che questo processo di maggior partecipazione femminile all economia può incontrare in futuro? Analizziamo le Figure 1 e 2 che riportano informazioni quantitative dell Eurostat e della Commissione Europea. La Figura 1 mostra l importanza delle donne leader a capo di società. L Italia è il secondo paese (insieme a Polonia e Spagna) per importanza di donne a capo di società con un valore di circa il 35%. Solo la Francia ha un valore un po più alto, vicino al 40%. Le cose cambiano in maniera significativa quando andiamo a considerare il peso delle donne all interno delle società nel caso delle grandi imprese quotate in borsa. L Italia si trova esattamente nella posizione opposta. Meno del 5% delle posizioni manageriali più elevate delle società quotate è in mano a donne, contro il 25% della Svezia, il 15% della Germania e il 10% circa della Francia (Cfr. Figura 2). Una possibile interpretazione di questo fenomeno è che la struttura produttiva e dimensionale dell economia italiana, basata su imprese di piccole dimensioni, sembra favorire la partecipazione femminile alla gestione e conduzione delle imprese. Tuttavia, sono presenti anche diversi aspetti proprio legati alle dimensioni aziendali che possono essere ricollegati a quanto descritto con riferimento al caso inglese nel Medioevo. Un primo aspetto è sicuramente la presenza (o l eccesso) di regolamentazione presente nell economia italiana che ostacola la crescita dimensionale delle imprese e, quindi, anche la possibilità delle donne di svolgere ruoli importanti in società, ad esempio, quotate. Non credo invece che il ruolo degli uomini all interno delle associazioni degli imprenditori possa svolgere un ruolo negativo per le donne. Basti ricordare che il presidente attuale di Confidustria è una donna. Un altro aspetto sul quale invece porrei l attenzione è sul ruolo della disponibilità di capitali o di credito nello sviluppo delle imprese femminili. L Italia non ha una tradizione di studi di genere come i paesi anglosassoni, ma recentemente sono state resi disponibili i risultati di due ricerche sulle capacità di accesso al credito e sul costo di finanziamenti delle imprese femminili rispetto a quelle maschili. La prima è stata condotta con riferimento alla province di Pesaro-Urbino e di Teramo, la seconda ha invece utilizzato dati di fonte Banca d Italia che coprono l intero territorio nazionale. 5 Vorrei precisare 4 European Commission (2009), Equality between women and men. 5 Calcagnini G. (2007) Imprese femminili e accesso al credito nella Provincia di Pesaro- Urbino in I. Favaretto (a cura di), Quanto vale la differenza. L'imprenditoria femminile come fattore di sviluppo locale, Milano: Franco Angeli; Calcagnini G., E. Lenti (2008) L accesso al credito per l imprenditoria femminile in A. Zazzaro (a cura di), I vincoli finanziari alla crescita 5
6 che mentre la prima ricerca, anche per mancanza di informazioni specifiche, ha avuto come oggetto la sola probabilità di accesso al credito, la seconda si è concentrata sul costo differenziale del credito tra imprese maschili e femminili. I risultati delle due ricerche sono apparentemente in contraddizione. Infatti, mentre nel primo caso la probabilità di ottenere credito da parte delle donne è mediamente più elevata di quella delle imprese maschili, secondo i risultati della ricerca Banca d Italia il costo dei finanziamenti è mediamente più elevato nel caso di imprese femminili. Naturalmente, un risultato non esclude necessariamente l altro: la maggior probabilità di accesso al credito delle imprese femminili nelle province di Pesaro-Urbino e di Teramo potrebbe avvenire a tassi di interesse più elevati rispetto a quelli praticati alle imprese maschili se le prime fossero percepite più rischiose delle seconde. Tuttavia, i risultati della ricerca di Calcagnini e Lenti (2008) mettono in evidenza un altro aspetto che ritengo importante. Si tratta del fatto che esistono differenze nell accesso al credito tra imprese femminili che assumono forme giuridiche semplici (tipicamente ditte individuali) dalle altre forme di impresa (ad esempio, società di capitali o di persone), che chiamo anche forme di impresa moderne. Nello specifico, le ditte individuali femminili hanno una probabilità di accesso al credito significativamente più bassa di quella delle imprese maschili. Una possibile spiegazione di questo risultato è che, probabilmente, le imprese femminili organizzate in ditte individuali hanno un organizzazione aziendale meno sviluppata delle corrispondenti imprese maschili e che fanno più difficoltà a presentare progetti la cui redditività può essere valutata correttamente dalle banche. Di conseguenza, la probabilità di rifiuto del finanziamento è più elevata. Sulla base di questi risultati è possibile trarre una semplice conclusione. Non è tanto il genere dell imprenditore che determina la possibilità di accedere al credito quanto la capacità dell imprenditore di comunicare correttamente con i finanziatori in merito alla redditività dei progetti di investimento che, tra l altro, dipende anche dal livello di sviluppo organizzativo delle imprese. Potremmo far ricorso al concetto di capitale umano, ipotizzando che lo stesso sia inferiore in alcuni casi tra le imprese femminili rispetto a quelle maschili. In prospettiva, ci sono molte opportunità per le donne di partecipare in modo più significativo alla produzione del reddito, anche tramite una più incisiva capacità di fare impresa. Gli ostacoli a questo processo vanno rimossi anche con il contributo delle politiche pubbliche. In particolare, mi preme sottolineare il ruolo che in questa direzione potrebbe positivamente svolgere la formazione imprenditoriale. Credo che una maggior presenza di imprese femminili moderne e ben organizzate aiuterebbe a risolvere in modo decisivo anche il problema dell accesso al capitale finanziario, che sia credito o capitale di rischio. delle imprese, Roma Carocci Editore; Alesina A., Lotti F. e P. Mistrulli (2008), Do Women Pay More for Credit? Evidence from Italy NBER WP 14202, July. 6
7 DOMANDA DEL PUBBLICO: Mi hanno molto incuriosito i dati delle ricerche del prof. Calcagnini, in modo particolare quelle emerse dall accesso al credito. Forse ho fatto male a fare i conti, ho fatto due più due uguale quattro e lei mi spiegherà che due più due non fa quattro. Ho riflettuto su questa cosa. Intanto i progetti che vengono rifiutati dalle banche da parte delle imprenditrici o da chi vuole diventare imprenditore. Nei suoi dati diceva che non si sa se sono bocciati a priori oppure se sono presentati male, ma esistono dei dati paralleli di imprenditori uomini da paragonare? L altra cosa riguarda sempre l accesso al credito. Dire che i costi del credito per le donne sono più elevati non è la stessa cosa di dire bocciare il credito? Per rispondere alla domanda, avrei avuto bisogno di molto più tempo di quello che mi è stato concesso. Un problema che il ricercatore incontra in questo tipo di analisi è che non dispone del dato relativo alla redditività attesa del progetto rispetto al quale viene chiesto il finanziamento. Questo è il dato principale, perché chiunque vada in banca e presenti un progetto con poche prospettive di reddito, probabilmente non viene finanziato. Questo vale per le donne, vale per gli uomini, vale per le società, vale per le ditte individuali. Nelle nostre analisi cerchiamo di stimare la redditività attesa di un progetto controllando per l influenza sulla decisione dei finanziatori di altri fattori. In ogni caso, questo modo d procedere è sicuramente impreciso e può portare anche a conclusioni non sempre corrette. Spesso l alternativa a un risultato impreciso è quella di non disporre di alcun risultato. Tra le due alternative, personalmente preferisco la prima. Nell analisi che abbiamo fatto non avevamo dati sul tasso dell interesse perché le banche non hanno potuto o voluto fornici questo tipo di informazione. Le informazioni che ci hanno fornito contenevano le caratteristiche di chi ha chiesto il prestito e se il prestito è stato concesso o è stato rifiutato. Controllando per tutte le caratteristiche che avevamo a disposizione di chi ha chiesto il prestito, risulta che mediamente le donne non sono discriminate nell accesso al credito nelle due province di Pesaro-Urbino e di Teramo. Questo risultato sconta, tra l altro, il problema di come misurare un impresa al femminile: dal numero di proprietari donne, dalla quota di capitale detenuto da donne, dal numero di donne manager? Un ultima osservazione riguarda il tema del microcredito. Si guarda al microcredito come la soluzione ai problemi di accesso al credito. Nei paesi nei quali questa forma di finanziamento si è sviluppata si parla di somme di poche decine di dollari. Non sono sinceramente in grado di dire a quanto potrebbe corrispondere in Italia. Credo che nel nostro paese esistano già finanziatori che svolgono un ruolo analogo a quello del microcredito, non solo per quanto riguarda la dimensione delle somme prestate, ma anche per i valori sui quali si 7
8 regge (mercato locale, importanza della reputazione, ecc.) e sono le banche di credito cooperativo. 8
9 Figura 1 9
10 Figura 2 10
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