APICOLTURA di MONTAGNA
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1 PAOLO FONTANA & VALERIA MALAGNINI Fondazione Edmund Mach, Centro Trasferimento Tecnologico APICOLTURA di MONTAGNA SECONDA LEZIONE ROVERETO - GIOVEDÌ 28/02/2013 PROGRAMMA DEL CORSO Argomento Data Argomento Data Biologia dell ape mellifera e della colonia Le razze dell ape mellifera L arnia razionale e cenni di storia dell apicoltura. Valore ecologico ed agronomico dell apicoltura giovedì 14/02/13 h 19,00-22,00 I prodotti dell alveare Produzione di miele, polline, propoli, pappa reale e cera giovedì 11/04/13 h 19,00-22,00 Attrezzature apistiche Il calendario dell apiario La registrazione e la gestione dei dati dell apiario Risveglio e ripresa primaverile. La sciamatura. Il raccolto. La preparazione all inverno L invernamento giovedì 28/02/13 h 19,00-22,00 Visita ad un apiario Lezione pratica di traslarvo Pratica di costituzione nuclei Marcatura delle regina Valutazione dell infestazione da Varroa sabato 13/04/13 h 9,00-13,00 La Varroa Biologia della Varroa Virosi e Varroa Pratiche apistiche contro la Varroa Sostanze acaricide contro la Varroa giovedì 14/03/13 h 19,00-22,00 Produzione di api regine e selezione Produzione di nuclei Il pacco d api Giovedì 02/05/13 h 19,00-22,00 Malattie delle api (ad esclusione della Varroa) Sintomi Modalità di controllo giovedì 28/03/13 h 19,00-22,00 Adempimenti Burocratici dell apicoltura. Il regolamento attuativo legge provinciale sull apicoltura Sicurezza alimentare e gestione igienico sanitaria nella produzione e lavorazione del miele giovedì 16/05/13 h 19,00-22,00 1
2 DOVE POSIZIONARE UN APIARIO La posizione ideale per un arnia è un luogo soleggiato d inverno e fresco d estate (ad esempio sotto un Albero con foglie caduche). La sua orientazione dovrà essere sud sud est, in modo da essere colpita dai primi raggi di sole del mattino per stimolare le bottinatrici ad uscire nel momento in cui i fiori hanno il maggior contenuto di nettare. La posizione di un alveare nell'apiario può essere: permanentemente buona temporaneamente buona permanentemente cattiva temporaneamente cattiva Un apiario deve avere un facile accesso con un automezzo SI NORD - NW SI SI NO NO DISPOSIZIONE DELLE ARNIE NELL APIARIO 5 m NORD- NW 2
3 DISPOSIZIONE CIRCOLARE Legge 313 del 24 dicembre 2004 L articolo 8 dice: Gli apiari devono essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprieta' pubbliche o private. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non e' obbligatorio se tra l'apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuita', muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere una altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti salvi gli accordi tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione. Spesso ci sono anche regolamenti regionali da prendere in considerazione. 3
4 ATTREZZATURE APISTICHE Arnie Diaframmi Escludiregina Aapiscampo Prendisciami Telaini Fogli cerei Maschera e guanti Leve Affumicatori Spazzole Smielatore Maturatore Filtri Gabbiette per api regine Candito Nutrimento liquido Nutritori Rev. Lorenzo Lorraine Langstroth (25 December 1810 October 6, 1895) 1853: The Hive and the Honey Bee 4
5 SPAZIO D APE: è esattamente lo spazio che permette ad un ape di passare facilmente tra due strutture (7.5 mm +/- 1.5 mm per l ape mellifera, un po meno per l ape cerana, less for the eastern hive bee). Se lo spazio è maggiore viene ostruito con cera, se minore, tappato con propoli. SPAZIO LARGO, CHIUSO CON CERA SPAZIO STRETTO, CHIUSO CON PROPOLI SPAZIO D APE, NON CHIUSO TETTO SOFFITTA MELARIO ESCLUDIREGINA NIDO FONDO BASE 5
6 ARNIA STANDARD: DADANT BLATT La vecchia arnia Italica Carlini ARNIA DADANT IN POLISTIROLO ARNIA TEDESCA 6
7 Conviene sempre avere una buona scorta di diaframmi, solidi e ben costruiti. Ce ne sono di vari modelli ma è facile costruirsene usando un telaino senza fili, riempendo lo spazio con materiale isolante come legno etc. SOFFITTA 7
8 ARNIA SOLARIZZATA 8
9 SECONDO I FAUTORI DELL ARNIA SOLARIZZATA CON QUESTA ARNIA: Si possono controllare meglio le api in inverno senza aprire l'arnia. Le api partono prima la mattina e lavorano quindi di più, si abituano alla luce e sono decisamente più docili. Il volo delle api è sempre maggiore rispetto alle altre famiglie di pari forza in arnie tradizionali. Ciò sembra dovuto al fatto che le api ricevono la luce del sole prima la mattina e per più tempo la sera. Con il freddo l'interno delle arnie si scalda di più e quindi la famiglia dovrebbe incontrare meno problemi ad affrontare l'inverno. Le api non escono all'aperto se è troppo freddo, riconoscendo quindi lo sbalzo di temperatura. Un altro fattore è la ridotta aggressività, limitata ai periodi ed ai giorni peggiori. Per l'inverno invece il fatto che le api siano più attive può causare due problemi: consumo eccessivo di scorte e presenza di covata per periodi più lunghi rispetto alle altre. 9
10 Molti apicoltori in Austria e Germania ma anche in Alto Adige mettono sotto la soffitta un film plastico. Questo ha lo scopo di mantenere una certa umidità e temperatura ed ha un effetto sulla docilità delle api. L apertura dell arnia è meno traumatica e può essere parziale. In inverno poi si ha una certa visibilità della colonia. ARNIA TOP BAR 10
11 ARNIA WARRÉ 11
12 CASE DI API LE API ED I COLORI Le api non vedono i colori come noi, sono in grado di riconoscere il giallo, il verde, l azzurro ma non distinguono il rosso, lo vedono nero In compenso, a differenza degli uomini, vedono perfettamente l ultravioletto. Spesso le arnie, disposte una vicina all altra, vengono colorate dagli apicoltori di colori diversi per far sì che le api riconoscano la propria. 12
13 SEMBRA TUTTAVIA CHE NELLE API LA DISTINZIONE DEI COLORI SIA MOLTO NITIDA NEI VIAGGI DALL ALVEARE PIUTTOSTO CHE VERSO L ALVEARE. QUESTO SIGNIFICA CHE LA VISIONE DEI COLORI VIENE UTILIZZATA SOPRATTUTTO PER LA RICERCA DEI FIORI. Molto più utile è dipingere sull arnia dei simboli che aiutino le api a riconoscere subito la propria casa. Le api riconoscono solo le forme raggiate, ossia concave, che ricordano un fiore, mentre non riescono a distinguere le figure convesse come un triangolo, un quadrato, un rettangolo, un cerchio. In effetti solo le figure raggiate forniscono un impressione visiva tremolante che viene notata dalle api. NO SI 13
14 ESCLUDIREGINA APISCAMPO Costruito da E. C. Porter, negli Stati Uniti, nel 1891, divenne possibile liberare il melario dalle api, prima di togliere i telaini carichi di miele. 14
15 FOGLIO CEREO ZIGRINATORE SALDAFILI FOGLIOCEREO CORRETTAMENTE MONTANATO LASCIARE UNO SPAZIO SOTTO LA STECCA SUPERIORE 15
16 TELAINI CON FOGLI CEREI MONTATI TELAINO HOFFMAN: NON NECESSITA DISTANZIATORI NELL ARNIA 16
17 PRENDISCIAMI PRENDISCIAMI ARNIETTA 6 TELAINI PER NUCLEI 17
18 ARNIETTA 6 TELAINI PER NUCLEI IN POLISTIROLO MASCHERA E GUANTI CE NE SONO DI TUTTI I TIPI E PER TUTTI I GUSTI LAVORARE PROTETTI SIGNIFICA LAVORARE SERENI CIOE LAVORARE MEGLIO 18
19 LEVE PINZA PER L ESTRAZIONE DEI TELAINI SPAZZOLA 19
20 AFFUMICATORI GABBIETTE PER API REGINE 20
21 A COSA SERVONO LE GABBIETTE PER REGINE??? Inserire una nuova regina Ingabbiare una regina di una colonia molto piccola volendola rafforzare con telaini di api e covata Trasportare eventuali regine vergini nate da celle eliminate Trasferire una regina da una colonia ad un altra.. BISOGNA SEMPRE AVERE DEL CANDITO FRESCO E MORBIDO CON CUI TAPPARLE LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE DELLE API Alimenti solidi/liquidi A base di miele o di zucchero Autoprodotti o commerciali L apicoltore sottrae alle api molto miele, ma in alcuni momenti dell anno è necessario offrire alle api una alimentazione sostitutiva, con un valore economico inferiore a quello del miele sottratto, ma ugualmente nutriente. 21
22 CANDITO Miele o glucosio + zucchero a velo Rapporto 1/3-2/3 UNA RICETTA BASE Il candito si prepara a freddo mescolando, con un'impastatrice meccanica 25 kg. di zucchero impalpabile (a velo) 8 kg. di miele di produzione propria, preventivamente e riscaldato fino all'ebollizione (previa aggiunta di un po di acqua per evitare la caramelizzazione) Far bollire il miele serve ad evitare problemi con malattie tipo la peste. Si aggiungono 3 g. di acido citrico per Kg di candito, durante la fase di impasto, allo scopo di facilitare l'inversione dello zucchero da parte delle api. Il miele può essere sostituito con glucosio sempre riscaldato a bagnomaria per facilitarne l'impastatura. Il candito va confezionato in pacchetti da 1 Kg. circa 22
23 CANDITO ARRICCHITO DA SOMMINISTARE SOLO DOPO GENNAIO Zucchero a velo: kg. 5 Miele (preferibilmente acacia) ben riscaldato (non > 40 C.): kg. 1,500 Lievito di birra liofilizzato: gr. 150 Latte scremato in polvere: gr. 15 Farina di castagno o di soia sgrassata: gr. 150 Tuorlo di uova: 4 o 5 Procedimento: ben mescolare zucchero, lievito, farina, latte in polvere scremato, volendo anche un 100 gr. di polline fatto sciogliere in pochissima acqua o passarlo allo sfarinatore; quindi aggiungere il miele e i torli di uova ed impastare il tutto. L'impasto finito deve avere la consistenza dello stucco per le finestre. Lasciar riposare per 24 ore prima di distribuirlo alle famiglie,dandone loro anche 1 kg e più se necessario a testa. NUTRITORI 23
24 NUTRITORI A DEPRESSIONE NUTRITORI A TASCA IN LEGNO 24
25 NUTRITORI A SOFFITTA DI GRANDE CAPIENZA NUTRITORI A DEPRESSIONE USA E GETTA 25
26 ALIMENTI LIQUIDI FATTI IN CASA Sciroppo stimolante al miele Per la nutrizione stimolante di primavera 1 kg d'acqua, 1 kg di miele. Fate sciogliere il miele nella quantità d'acqua prescritta a una temperatura di C; distribuire quando la temperatura sarà scesa a 25 C, e solo alla sera per evitare saccheggi Somministare 250 g per 8-10 giorni, 8-10 giorni di pausa e altri 8-10 giorni di somministrazione Sciroppo per la nutrizione autunnale Le proporzioni sono identiche a quelle della nutrizione stimolante di primavera. Sciroppo stimolante a base di zucchero Per la nutrizione stimolante di primavera 1 kg di zucchero, 1,2 kg d'acqua Usando solo zucchero (saccarosio) è necessario invertirlo in levulosio e glucosio per mezzo del cremortartaro (si trova in farmacia) o acido tartarico. Mescolare bene in una casseruola la soluzione di zucchero e acqua, mettere poi sul fuoco e, quando la soluzione sarà quasi al punto di ebollizione, aggiungere 2 g di cremortartaro, lasciando bollire per 15 minuti. Ritirate dal fuoco e lasciate raffreddare. Il cremortartaro non costa poco e lo si può sostituire con l'acido tartarico, in ragione di 1 g per kg di sciroppo. Si conserva per circa una settimana in un luogo molto fresco. Si può, e si dovrebbe, almeno per i primi giorni, migliorare questo sciroppo con l'aggiunta di 500 g di miele per la quantità sopra indicata, sciogliendolo quando lo sciroppo è ancora tiepido. Somministare 250 g ogni sera per 8-10 giorni, 8-10 giorni di pausa e altri 8-10 giorni di somministrazione 26
27 Sciroppo per la nutrizione integrativa Questo sciroppo deve essere più concentrato dei precedenti e, se fatto a base di miele, le proporzioni saranno le seguenti: 4 l di acqua tiepida, 8 kg di miele. Come si diceva precedentemente, se si è sicuri della provenienza del miele, lo si può utilizzare come è, altrimenti bisognerà farlo bollire per almeno 30 minuti. Se invece siamo costretti ad adoperare lo zucchero per fare questo sciroppo, le proporzioni saranno: 7 kg di zucchero, 4 l d'acqua. Si proceda quindi secondo le indicazioni fornite per la ricetta n. 2. Mescolare bene la soluzione di zucchero e acqua, mettere poi sul fuoco e, quando la soluzione sarà quasi al punto di ebollizione, aggiungere 2 g di cremortartaro, lasciando bollire per 15 minuti. Ritirate dal fuoco e lasciate raffreddare. Il cremortartaro non costa poco e lo si può sostituire con l'acido tartarico, in ragione di 1 g per kg di sciroppo. SCIROPPI EFFICACI E MOLTO FACILI DA PREPARARE A base di acqua molto calda, zucchero e 3-5 % (ripestto all cqua) di aceto (in base all acidità dell acqua utilizzata) in modo da ottenere uno sciroppo con PH pari a 5,9 SCIROPPO STIMOLANTE 5 litri di acqua 5 kg di zucchero 0,15-0,25 litri di aceto bianco (per ogni litro di acqua) SCIROPPO INTEGRATIVO 5 litri di acqua 7-8 kg di zucchero 0,15-0,25 litri di aceto bianco 27
28 SMIELATORE Il maggiore austriaco Francesco Hruschka, in ritiro a Dolo (Venezia), inventò nel 1865 lo smielatore. Avendo egli osservato che suo figlio aveva vuotato un favo posto in un paniere roteato come una fionda, ebbe l idea di estrarre il miele dai favi, senza guastarli, applicando la forza centrifuga e riuscì, così, a costruire lo smielatore. SMIELATURA TANGENZIALE I telaini sono ortogonali al raggio e l estrazione è in tre fasi: 1. si ruotano lentamente per alleggerire la parete esterna del favo 2. si girano i favi e si completa la smielatura della parete interna 3. si rigirano i favi per completare la smielatura SMIELATURA REVERSIBILE I telaini vanno inseriti all'interno di apposite gabbie in acciaio inox, all'interno delle quali rimarranno fino a che non saranno stati completamente smielati, senza il bisogno di estrarli e/o ruotarli SMIELATURA RADIALE I telaini si mettono perpendicolarmente alle pareti; con la parte superiore verso l esterno, in modo da sfruttare la naturale inclinazione delle cellette. 28
29 SMIELATORE TANGENZIALE SMIELATORE RADIALE FORCHETTA E COLTELLI PER DISOPERCOLARE 29
30 DISOPERCOLATURA BANCO DISOPERCOLATURA 30
31 DISOPERCOLATURA MECCANICA IL MIELE APPENA SMIELATO HA IN SOSPENSIONE MOLTE IMPURITÀ, SOPRATTUTTO CERA 31
32 FILTRI FILTRANDO IL MIELE PRIMA DI METTERLO NEL MATURATORE SI ELIMINANO MOLTE IMPURITÀ FILTRO A SACCO MATURATORI NEL MATURATORE LE IMPURITÀ SI SEPARANO, SALENDO A GALLA O SCENDENDO SUL FONDO 32
33 TORCHIETTO PER CERA Utilizzando le arnie razionali a telaini mobili occorre spremere gli opercoli. Con le arnie naturali è necessario spremere i favi di miele. In entrambi i casi si usano dei piccoli torchi idraulici per separare la cera ed il miele. IL CALENDARIO DELL APIARIO Visite invernali Nutrizione di fine inverno Controllo Primaverile Ricerca della regina Controllo della covata Nutrizione stimolante Misure contro la sciamatura Produzione di miele Controllo della Varroa Preparazione all invernamento Invernamento 33
34 LA REGISTRAZIONE E LA GESTIONE DEI DATI RACCOLTI DURANTE LE VISITE IN APIARIO QUADERNI DI CAMPO PER APICOLTORI IL GRUPPO APICOLTURA E APIDOLOGIA DELLA FEM-CTT HA PREPARATO PER GLI APICOLTORI DUE QUADERNI CHE PERMETTONO AGLI APICOLTORI DI REGISTRARE E ORGANIZZARE LE OOSERVAZIONI FATTE IN APIARIO. DATI 34
35 Scopo del quaderno La moderna apicoltura, in seguito alle nuove malattie delle api, ha sempre più bisogno di programmazione e di verifiche. Il gruppo apicoltura del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach ha pensato di fare cosa utile agli apicoltori trentini, fornendo due strumenti semplici ma accurati con cui registrare le osservazioni che ogni apicoltore svolge quando controlla il proprio apiario. Si tratta di due quaderni di campo. Questo, denominato Quaderno visite apiari, permette all apicoltore di registrare lo stato di ogni alveare e le operazioni su esso compiute ad ogni visita. Registrare lo stato delle colonie ad ogni visita in apiario, segnando se c è covata, se ci sono uova, se la regina si è vista, se la colonia ha scorte, può sembrare oneroso, ma permette di avere sotto controllo le proprie api e aiuta l apicoltore a verificare i singoli aspetti di ogni alveare. Il quaderno vuole inoltre stimolare l apicoltore a verificare lo stato sanitario delle colonie oltre che il loro valore produttivo. I dati raccolti in questo quaderno potranno poi essere organizzati per colonia nel secondo, denominato Quaderno colonie, registrando con agio in azienda i dati raccolti in ogni visita in apiario. In questo modo sarà facile seguire lo sviluppo, la produttività e la storia sanitaria di ogni colonia. 35
36 NUMERO ARNIA E CODICE DELLA COLONIA OGNI RIGA CORRISPONDE AD UNA COLONIA SIGLA COLONIA COME DA TABELLA IN TERZA DI COPERTINA DATA DELLA VISITA 36
37 SIGLA DELL APIARIO COME DA TABELLA IN TERZA DI COPERTINA DATI SULLA DIMENSIONE E FORZA DELLA COLONIA LA DOPPIA COLONNA PERMETTE DI INDICARE LA SITUAZIONE INIZIALE E LE MODIFICHE APPORTATE 1. NUMERO DI TELAINI PRESENTI SENZA CONTARE QUELLI OLTRE IL DIAFRAMMA. 2. TELAINI COPERTI DALLE API, ANCHE SE IN COSTRUZIONE 3. TELAINI CON COVATA FEMMINILE, SIA OPERCOLATA CHE APERTA 4. TELAINI CON SCORTE 37
38 DATI SULLA PRESENZA E FECONDITÀ DELLA REGINA OK= VISTA; NV= NON VISTA; NM= NON MARCATA; VE = VERGINE SE MARCATA: G = GIALLA; R = ROSSA; V = VERDE; A = AZZURRA; B = BIANCA POSA E/O PRESENZA DI MELARI VUOTI O PIENI (ANCHE PARZIALMENTE) MELARI VUOTI = 1V, 2V ETC. PRESENZA MELARIO PIENO= 1P, 2P (SE PARZIALE 0,5P ETC) AGGIUNTA MELARIO = +1P. +2P. PRELIEVO MELARIO = -1P, -2P (MA ANCHE -1,5P), -1V.. 38
39 EVENTUALI OPERAZIONI SVOLTE NELLA COLONIA COME: RIMOZIONE CELLE REALI, AGGIUNTA O RIMOZIONE TELAINI (COSTRUITI TC, CON FOGLIO CEREO FC, CON COVATA TCOV O SCORTE TSCO), ETC. OSSERVAZIONI PARTICOLARI: PROBLEMI SANITARI; CELLE REALI, SCIAMATURA ETC. COMPORTAMENTO API: AG = AGGERSSIVE; DO = DOCILI; VI = VIVACI POTREBBE ESSERE INOLTRE ANNOTATO IL RISULTATO DEL MONITORAGGIO VARROA COL METODO TEDESCO O LE CADUTE NATURALI O POST TRATTAMENTO 39
40 GIUDIZIO SINTETICO SULLA COLONIA: OK = STATO IDEALE OR = ORFANA FA = AFFAMATA FU = FUCAIOLA SA = SACCHEGGIATA NN = NUCLEO DI NUOVA FORMAZIONE MA = MALATA EL = DA ELIMINARE OSSERVAZIONI PARTICOLARI SULL APIARIO IN GENERE, SULLE FIORITURE MA ANCHE ANNOTAZIONI SU STARTER, NUCLEI DI FECONDAZIONE ETC 40
41 SIGLE E DATI DEI DIVERSI APIARI GESTITI CODICI DEI CEPPI O RAZZE ALLEVATI E ULTIMO NUMERO USATO PER RAZZA/CEPPO 41
42 Scopo del quaderno Il Quaderno colonie, serve per trascrivere (comodamente in azienda) i dati raccolti nel Quaderno visite apiari. I dati saranno dunque organizzati per colonia permettendo all apicoltore di programmare le attività da svolgere di volta in volta. Sarà poi un utile strumento soprattutto per la selezione delle proprie api rendendo facile individuare le colonie che hanno avuto una migliore ripresa primaverile, una produzione notevole, un comportamento docile e che non abbiano avuto particolari problemi sanitari. Solo con questi dati si potrà attuare un corretto piano di selezione all interno del proprio apiario. Inoltre avere una serie di dati sullo stato delle colonie, permette di ricostruire gli eventi che potrebbero aver provocato malattie più o meno gravi. Il quaderno poi potrà servire per mettere in atto un corretto piano sanitario. Sarà inoltre di grande utilità, permettendo di fornire un quadro esaustivo delle proprie colonie, agli specialisti (esperti apistici delle associazioni o dei servizi sanitari ma soprattutto veterinari incaricati dei controlli periodici) che potranno visitare l apiario durante attività di consulenza o di prevenzione malattie. Anche questo quaderno, che va compilato in azienda, dovrà essere portato in apiario dall apicoltore, per avere sottomano la situazione ancor prima di aprire le arnie, e per verificare i progressi delle proprie colonie.. NELL INTESTAZIONE DELLA PAGINA SI METTONO LE INFORMAZIONI RELATIVE ALLA COLONIA E DELLA REGINA: CODICE COLONIA DATA COSTITUZIONE TIPO DI NUCLEO DI COSTITUZIONE (SCIAME, ARTIFICIALE, ETC..) RAZZA/CEPPO MADRE ORIGINE TRASLARVO (DATA) STAZIONE DI FECONDAZIONE (LUOGO) DATA PRESUNTA DI FECINDAZIONE 42
43 I DATI RIPORTATI SONO GLI STESSI DEL QUADERNO VISITE IN APIARIO OGNI DOPPIA PAGINA APERTA CORRISPONDE AD UNA COLONIA OGNI RIGA CORRISPONDE AD UN RILIEVO IN UNA DETERMINATA DATA OSSERVAZIONI PARTICOLARI SU SINGOLE COLONIE, CONTATTI DI ALLEVATORI DI REGINE, ETC 43
44 SIGLE E DATI DEI DIVERSI APIARI GESTITI CODICI DEI CEPPI O RAZZE ALLEVATI E ULTIMO NUMERO USATO PER RAZZA/CEPPO IL CALENDARIO DELL APIARIO Visite invernali Nutrizione di fine inverno Controllo Primaverile Ricerca della regina Controllo della covata Nutrizione stimolante Misure contro la sciamatura Produzione di miele Controllo della Varroa Preparazione all invernamento Invernamento 44
45 03/05/2013 VISITE INVERNALI In inverno conviene visitare l apiario con una certa regolarità per: Verificare che le arnie non siano capovolte o danneggiate da picchi od orsi Controllare che le api abbiano ancora a disposizione del candito e come lo stanno consumando Auscultare l arnia dandole un colpo secco ed accostando l orecchio alle pareti Osservare che, se è una giornata soleggiata, ci sia una minima attività di volo o alla porticina DANNI DA PICCHIO In molti paesi europei i picchi costituiscono un grave problema per l apicoltura tanto che in certe zone sono necessarie protezioni contro questi uccelli 45
46 DANNI DA ORSO I danni da orso sono poco frequenti ma possono essere disastrosi. Fortunatamente l apicoltore viene risarcito e poi gli orsi sono ancora pochi. 46
47 DANNI DA ORSO 03/05/
48 DANNI DA RODITORI O TOPIRAGNO TOPRAGNO CATTURATO CON IL VISCHIO NEL VASSOIO DI UN ARNIA IN UN APIARIO TRENTINO 48
49 RIPRESA: CONSUMO SCORTE E INIZIO COVATA SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API NUTRITORE PER SCIROPPO CANDITO 49
50 VARROA DESTRUCTOR QUANDO INIZIARE LA LOTTA ALLA VARROA La Varroa è il più grave problema dell apicoltura contemporanea. Si devono adottare tutte le strategie possibili per combattere questo parassita. Normalmente la lotta alla Varroa ha inizio dopo l ultimo raccolto. Generalmente ciò avviene alle basse quote a fine giugno e più in alto ad inizio luglio. In alcune annate ed in alcuni apiari questo momento può essere già troppo tardi. Occorre quindi monitorare il grado di infestazione anche durante il raccolto. Oltre all uso di prodotti naturali o di sintesi si devono adottare tecniche apistiche idonee (blocco di covata, eliminazione covata, etc ) 50
51 PRINCIPALI PERIODI DI LOTTA CONTRO LA VARROA TRATTAMENTO PRIMAVERILE: Recenti ricerche canadesi dimostrano che fino a marzo il 75% della Varroa non entra nella covata. In questa fase potrebbe risultare utile fare un trattamento se si ha il dubbio che il trattamento invernale sia stato non del tutto efficace. Potrebbe bastare un acido ossalico gocciolato o un intervento più prolungato con APIVAR. Le metodiche e l efficacia dei trattamenti primaverili sono però da verificare e mettere a punto. Un trattamento primaverile dovrebbe essere fatto entro marzo. TRATTAMENTO ESTIVO: Il trattamento estivo è considerato un trattamento tampone, che consenta cioè alle colonie di sopravvivere e di produrre api sane fino all intervento invernale. L efficacia del trattamento estivo può essere ottimale solo se abbinato ad una delle tecniche apistiche. Il trattamento estivo deve iniziare prima possibile e comunque non oltre la metà di luglio. TRATTAMENTO INVERNALE: è il trattamento di pulizia e ha la massima efficacia se effettuato in assenza di covata. Occorre quindi attendere il più possibile (se il grado di infestazione lo permette) o utilizzare magari prodotti a lento rilascio come l APIVAR. CONTROLLO PRIMAVERILE 51
52 CONTROLLO PRIMAVERILE OCCORRE FARE UNA VERIFICA: DELLA VITALITÀ DELLE COLONIE (Eliminare al più presto quelle morte) DELLA CONSISTENZA DELLE SCORTE DELLO STATO SANITARIO DELLA FECONDITÀ DELLE REGINE DURANTE IL CONTROLLO PRIMAVERILE POSSIAMO VALUTARE QUALI SONO LE COLONIE CHE POTRANNO PRODURRE E QUELLE CHE, PER VARI MOTIVI, SONO MOLTO DEBOLI E CHE POTRANNO PRODURRE SOLO IN UN SECONDO MOMENTO. NON DOBBIAMO PUNTARE A PORTARE A MELARIO TUTTE LE COLONIE CHE ABBAIMO INVERNATO E CHE SONO SOPRAVISSUTE ALL INVERNO. LE COLONIE INDIVIDUATE COME PRODUTTIVE POSSONO ESSERE PAREGGIATE FIN DALLE PRIME VISITE CON QUALCHE LIEVE SPOSTAMENTO DI TELAINI. IMPORTANTE: COLONIE CHE NECESSITANO SEMPRE DI UN AIUTINO VANNO SMEMBRATE O IN SEGUITO SI PUÒ SOSTITUIRE LA REGINA. RICERCA DELLA REGINA 52
53 SE CI SONO UOVA DISPOSTE REGOLARMENTE LA REGINA C È SE CI SONO PIÙ UOVA PER CELLETTA LA COLONIA È PROBABILMENTE FUCAIOLA 53
54 CONTROLLO DELLA COVATA COVATA OMOGENEA E COMPATTA COVATA NON OMOGENEA Se la covata presenta molti buchi qualcosa non va. Spesso è la regina che è poco efficiente e andrebbe sostituita quanto prima 54
55 NUTRIMENTI COMPLESSI PER LE API CANDITO ARRICCHITO DA SOMMINISTARE SOLO DOPO GENNAIO Zucchero a velo: kg. 5 Miele (preferibilmente acacia) ben riscaldato (non > 40 C.): kg. 1,500 Lievito di birra liofilizzato: gr. 150 Latte scremato in polvere: gr. 15 Farina di castagno o di soia sgrassata: gr. 150 Tuorlo di uova: 4 o 5 Procedimento: mescolare bene zucchero, lievito, farina, latte in polvere scremato, volendo anche un 100 gr. di polline fatto sciogliere in pochissima acqua o passarlo allo sfarinatore; quindi aggiungere il miele e i torli di uova ed impastare il tutto. L'impasto finito deve avere la consistenza dello stucco per le finestre. Lasciar riposare per 24 ore prima di distribuirlo alle famiglie, dandone loro anche 1 kg e più se necessario a testa. 55
56 SOMMINISTRAZIONE DI POLLINE ALLE API Se durante la stagione precedente abbiamo raccolto polline in aree incontaminate e lo abbiamo conservato disidratandolo o congelandolo, possiamo somministrarlo semplicemente alle api mescolandolo al candito (se ce lo produciamo) o allo sciroppo anche direttamente nel nutritore. Questo è il modo più semplice per ottenere un alimento proteico per le api, senza correre il rischio di contaminare la colonia con sostanze che potrebbero trovarsi in farine etc UNA RICETTA PER CANDITO AL POLLINE 4.5 kg di miele 18 kg di zucchero a velo 2 kg di polline congelato LA RICETTA NON È FISSA E DIPENDE DA QUANTA ACQUA C'È NEL POLLINE E NEL MIELE QUESTI SONO VALORI MEDI POI BISOGNA GIOSTRARE CON UN PO' D'OCCHIO AGGIUNGENDO MIELE O ZUCCHERO SE SI VUOLE RISPETTIVAMENTE AMMORBIDIRLO O SOLIDIFICARLO. 56
57 SVILUPPO: NUTRIZIONE STIMOLANTE SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API NUTRITORE PER SCIROPPO NUTRIZIONE STIMOLANTE Quando le temperature notturne cominciano a salire e le api volano bene durante il giorno, si deve passare alla nutrizione liquida, usando sciroppi diluiti, che simulino l importazione di nettare. In questo periodo l ideale è fornire poco nutrimento ogni sera giorni di nutrizione, 8-10 giorni di sospensione e poi altri 8-10 giorni di nutrizione. Questa nutrizione è detta stimolante 57
58 SVILUPPO: IMPORTAZIONE SIGNIFICATIVA SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API NUTRITORE PER SCIROPPO 58
59 SVILUPPO: INIZIO SINDROME SCIAMATORIA SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API NUTRITORE PER SCIROPPO SCIAMATURA 59
60 LA SCIAMATURA Per avere un buon raccolto é necessario avere: - una famiglia forte - una fioritura abbondante Queste condizioni sono ideali per l'istinto sciamatorio delle api. Il periodo della sciamatura si presenta, usualmente, tra marzo e giugno, ma possono aversi anche sciamature precoci o tardive in febbraio, fino a settembre. Gli elementi che spingono le api alla sciamatura sono: Mancanza di spazio per lo stoccaggio del nettare e nella camera di covata Scarsa secrezione feromonale della regina con debole coesione della famiglia. La combinazione scatenante della sciamatura é favorita dalla scarsità di circolazione del feromone mandibolare della regina e del feromone emesso dalla covata non opercolata. La Sciamatura è il modo in cui si riproducono le famiglie di api (considerando la colonia come un superorganismo non essendo in grado i singoli individui di sopravvivere da soli), tra le quali l'ape europea. La nuova colonia si forma quando l'ape regina lascia la colonia con un nutrito numero di api operaie. Tale sciame è detto primario ed è formato dalla vecchia regina. Qualora vi siano più vergini nella famiglia rimasta è possibile una nuova sciamatura detta secondaria che potrebbe essere seguita da una molto più rara sciamatura terziaria. Gli sciami secondari e terziari, formati quindi da regine vergini, sono di dimensioni ridotte rispetto allo sciame primario. La sciamatura è un fenomeno prevalentemente primaverile, che dura usualmente due o tre settimane, dipendenti dalle condizioni locali. Occasionalmente possono però verificarsi sciamature fuori periodo, in stagione inoltrata, di solito causate da problemi sanitari. 60
61 SCIAMATURE PRECOCI E TARDIVE Particolari casi di sciamatura precoce si possono avere qualora i favi polline (barriera oltre i quali la regina non depone) siano a ridosso dei favi di covata e vi sia scarso spazio per la deposizione delle uova da parte della regina. Bisogna controllare alla ripresa della deposizione lo spazio disponibile. Vi sono anche casi di sciamature tardive, così dette "per disperazione". Queste si hanno usualmente quando per fattori interni od esterni l'alveare diventa inospitale o scarsamente idoneo alla biologia dell'ape. Casi del genere si hanno quando invasioni di formiche rendono invivibile la coesistenza dei due insetti (specie le formiche argentine, piccole e molto aggressive verso la covata e le api stesse). Ancora si hanno casi di sciamature tardive con abbandono della covata e delle scorta da parte di famiglie fortemente colpite da Varroasi. Le api hanno scoperto prima di noi che la sciamatura può essere un metodo per ridurre l'infestazione. SEGNALI PREMONITORI DELLA SCIAMATURA Vi sono numerosi segni premonitori della sciamatura: aumento del numero di fuchi Comparsa delle coppe reali (inizi di cele reali) Sospensione della deposizione (la regina si alleggerisce per volare meglio) Minore attività dell'arnia Numerose api esploratici" alla ricerca di un potenziale nuovo nido, 61
62 62
63 L'APE REGINA È IL PROTAGONISTA DELLA SCIAMATURA DEPONE LE UOVA (APPARATO GENITALE DELL ALVEARE) MANTIENE LA COESIONE DELL ALVEARE (FEROMONE REALE) PORTA I CARATTERI GENETICI (MADRE DI TUTTE LE API) ABBOZZO DI CUPOLINO REALE: COPPETTA 63
64 CELLE REALI CHIUSE E PUPA DI REGINA NASCITA DI UNA REGINA 64
65 APE REGINA VERGINE FECONDATA V ADDOME A V MOLTO MOBILI, VELOCI, ABILI AL VOLO ADDOME A U, LENTE, INABILI AL VOLO U USO DELLE CELLE REALI DI SCIAMATURA Le celle reali di sciamatura non devono essere utilizzate per produrre regine per la costituzione di nuovi nuclei. In questo modo non si fa altro che aumentare l attitudine sciamatoria delle proprie colonie. La sciamatura naturale infatti è un problema perché: Comporta spesso la perdita di sciami Riduce la popolazione delle colonie nel momento del raccolto Alcune volte gli sciami si attaccano in posizioni pericolose Gli sciami possono infastidire vicini e animali domestici POSSONO ESSERE UTILI PER: Sostituire temporaneamente una regina in una colonia orfana o con regina fucaiola. Fare dei nuclei anticipatamente. poi la regina andrà sostituita 65
66 SCIAMATURE PRECOCI E TARDIVE Particolari casi di sciamatura precoce si possono avere qualora i favi di polline (barriera oltre i quali la regina non depone) siano a ridosso dei favi di covata e vi sia scarso spazio per la deposizione delle uova da parte della regina. Bisogna controllare alla ripresa della deposizione lo spazio disponibile. Vi sono anche casi di sciamature tardive, così dette "per disperazione". Queste si hanno usualmente quando per fattori interni od esterni l'alveare diventa inospitale o scarsamente idoneo alla biologia dell'ape. Casi del genere si hanno quando invasioni di formiche rendono invivibile la coesistenza dei due insetti (specie le formiche argentine, piccole e molto aggressive verso la covata e le api stesse). Ancora si hanno casi di sciamature tardive con abbandono della covata e delle scorte da parte di famiglie fortemente colpite da Varroasi. Le api hanno scoperto prima di noi che la sciamatura può essere un metodo per ridurre l'infestazione. SEGNALI PREMONITORI DELLA SCIAMATURA Vi sono numerosi segni premonitori della sciamatura: Aumento del numero di fuchi Comparsa delle coppe reali (inizi di celle reali) Sospensione della deposizione (la regina si alleggerisce per volare meglio) Minore attività dell'arnia Numerose api esploratici" alla ricerca di un potenziale nuovo nido, 66
67 MISURE CONTRO LA SCIAMATURA Al fine di controllare la sciamatura vi sono due ulteriori metodi: - Soppressione delle celle reali - Clippaggio della regina La soppressione delle celle reali richiede il controllo, almeno ogni 9 giorni (meglio ogni settimana), di tutti i favi per scoprire se vi sono celle reali, sapendo che, in genere, lo sciame puo' partire con l'opercolazione delle celle reali (al nono giorno dalla deposizione). Clippare le regine vuol dire amputare una delle ali (destra anni pari sinistra anni dispari), al fine di impedirne il volo. Questo metodo già usato dai romani più che evitare la sciamatura può ritardarla, poiché lo sciame puo' partire con la prima regina vergine emergente, oppure sciamare per terra avanti la bocca dell'arnia (dato che la regina non riesce a volre). SOPPRESSIONE DELLE CELLE REALI Generalmente un controllo settimanale può bastare per verificare la presenza di celle reali, ma in casi di stagioni molto produttive, in colonie forti e predisposte alla sciamatura, si possono osservare sciami ripetuti che escono dalla colonia anche in presenza di celle reali ancora aperte. PRIMA DI SOPPRIMERE LE CELLE REALI ACCERTARSI DELLA PRESENZA DELLA REGINA O ALMENO DI UOVA FEMMINILI. SCIAMI PRIMARI E SCIAMI SECONDARI Per sciame primario si intende lo sciame che parte con la regina vecchia, cioè con una regina fecondata. Per sciame secondario si intende quello che parte con una nuova regina, quindi vergine. Molto spesso se ci sono sciami secondari questi sono più di uno. In genere lo sciame primario è il più cospicuo mentre quelli secondari sono via via più piccoli. Questo deriva dal fatto che regine vergini hanno una minore attrattività sulle api, che seguono in minor numero la regina non ancora fecondata. 67
68 SOPPRESSIONE DELLE CELLE REALI CLIPPAGGIO DELLA REGINA 68
69 CATTURA DEGLI SCIAMI Materiale occorrente: Prendisciami, arnietta da nuclei o arnia Telaini con foglio cereo Telaino con scorte Cesoia o sega Scala Si recide il ramo dove lo sciame è attaccato. Si scuote lo sciame entro la nuova arnia Quando tutte le api sono entrate si può subito collocare l arnia nella posizione desiderata, anche nello stesso apiario. QUANDO LE API DELLO SCIAME ENTRANO FRETTOLOSAMENTE NELLA NUOVA ARNIETTA, QUESTO DIMOSTRA CHE LA REGINA È ALL INTERNO. IN POCO TEMPO TUTTE LE API ENTRERANNO E L ARNIA POTRÀ ESSERE SPOSTATA 69
70 DOPO LA CATTURA DELLO SCIAME Cercare di stabilire da quale colonia lo sciame sia partito per non perdere le informazioni genetiche della regina. Trattare con acido ossalico dopo 4-5 giorni, sfruttando l assenza di covata opercolata per ripulire la colonia dalla Varroa. Nutrire la nuova colonia per accellerarne lo sviluppo. Aggiungere gradualmente telaini con foglio cereo per sfruttare la produzione di cera delle api sciamanti e ottenere favi nuovi e sani. Dopo una settimana controllare la regina, la sua ovideposizione e stabilire se si tratta di regina vecchia o vergine di uno sciame secondario. UN METODO PARTICOLARE PER AVERE FAMIGLIE FORTI E POPOLOSE PRONTE AL RACCOLTO SENZA CORRERE IL RISCHIO DI SCIAMATURA Questo metodo è valido solo se applicato prima che le famiglie entrino in febbre sciamatoria, cioè prima delle costruzioni di celle reali. SI PARTE DA UNA COLONIA BEN SVILUPPATA SU 10 TELAINI 70
71 MATERIALE NECESSARIO PER APPLICARE QUESTO METODO: 2 melari vuoti 12 telaini da melario costruiti Un escludi regina Tre telaini da nido costruiti vuoti Escludiregina COME SI PROCEDE: Individuata la famiglia forte si prelevano tre telaini di sola covata opercolata coperti di api senza prelevare la regina. (Togliendo covata aperta alle famiglie invece di annullarla si favorisce la sciamatura). Si inseriscono al centro di due melari che saranno completati con telaini da melario Al loro posto, intercalandoli con altri telaini già presenti nell alveare, si mettono tre telaini da nido costruiti vuoti, in modo che la regina abbia subito a disposizione celle vuote da poter deporre. Sopra alla famiglia, si pone l escludiregina e si mettono sopra i due melari completi di telaini da nido e da melario, infine si coprono con il coprifavo e il tetto. Dopo una settimana si controllano i tre favi di covata nido nei melari, se si trovano celle reali o si distruggono o si utilizzano per fare sciami artificiali. Si lascia nascere la covata e le cellette dei telaini da nido man mano che si liberano saranno riempiti di miele e potranno essere usati per integrare le scorte ai nuclei, sostituendoli con telaini da melario. 71
72 ARNIA ROTANTE Per evitare problemi di sciamatura è stata recentemente messa a punto un arnia a telaini rotanti, che fa in modo che le celle reali non si sviluppino. Sembra che questa arnia riduca anche le problematiche della Varroa ma la cosa non è ancora ben chiara. PRODUZIONE: POSA MELARI SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API ESCLUDIREGINA 72
73 PRODUZIONE: DUE NUCLEI UNITI A MELARIO SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API PRODUZIONE: DUE NUCLEI UNITI A MELARIO SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURE LATERALI SPAZIO VUOTO COPERTURA DI API ESCLUDIREGINA 73
74 PRODUZIONE: POSA SECONDO MELARIO PRODUZIONE DI MIELE Stanziale Nomade TIPO DI APICOLTURA NOMADISMO All interno di una vallata (bassa quota-alta quota) All interno della provincia (aree climatiche e floristiche diverse) Nell arco alpino (aree climatiche e floristiche diverse) Nell ambito nazionale (Nord-Sud Italia) 74
75 NOMADISMO = MEZZI DI TRASPORTO ADEGUATI ALCUNE NOZIONI FONDAMENTALI Le api bottinatrici sono quelle nate da almeno 20 giorni, quindi bisognerà avere una ottimale presenza di covata opercolata almeno 25 giorni prima della prima fioritura che si intende sfruttare. Si deve prevenire la sciamatura. Anche colonie ben popolate ma su 8 telaini possono essere messe a melario. Se i telaini del melario non sono costruiti, bisogna mettere il melario qualche giorno prima. Se si utilizza l escludiregina, spruzzare i telaini del melario con un po di acqua e miele favorisce la salita a melario. Non mettere a melario colonie ancora non pronte, ma farle sviluppare per la fioritura successiva. 75
76 IL MIELE mieli di nettare mieli di melata prodotti a partire dal nettare dei fiori raccolta delle escrezioni di insetti che si nutrono della linfa delle piante MIELI DI NETTARE Differenziati sulla base dell origine botanica in: MIELI UNIFIORALI derivano principalmente da una sola specie vegetale presentano colore, odore e aroma caratteristici MIELI MILLEFIORI costituiti da nettari di numerose piante possiedono caratteristiche diverse a seconda delle specie vegetali che lo compongono MIELE MONOZONALE: TERRITORIO IN BARATTOLO Le api sono in grado di bottinare in un raggio di 5 Km intorno all alveare. Il miele raccolto rappresenta quindi il territorio circostante. La sua composizione è caratteristica per ogni zona rispecchiandone la composizione della flora. ANALISI MELISSOPALINOLOGICA (contenuto del miele in pollini) area geografica di provenienza 76
77 COME MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL PROPRIO MIELE Ogni alveare di un apiario, e a maggior ragione alveari di apiari diversi, producono un miele leggermente diverso, per colore, sapore e consistenza. Queste differenze spesso sono lievi ma percettibili. Mescolare mieli raccolti in apiari diversi, distanti anche pochi km, riduce la fragranza e la luminosità del miele. Questo perché mettendo assieme mieli di zone diverse, anche se relativi alla stessa fioritura, si annacquano le caratteristiche apportate dalle essenze secondarie, presenti in modo specifico in ogni singola zona. Conviene quindi dividere mieli provenienti da apiari diversi in lotti distinti, anche per una garanzia in caso di inquinamenti involontari. In questo modo si aumenta la propria gamma di mieli 77
78 LA POSA DEI MELARI Se si vuole ottenere un miele monoflorale la posa dei melari deve essere fatta a fioritura iniziata, per evitare l importazione di miele estraneo, che sarà lasciato alle api per le scorte del nido. Per mieli tipo millefiori o comunque poliflorali non serve essere così precisi. Mettere a melario solo le colonie pronte. Se possibile utilizzare l escludiregina. ESCLUDIREGINA IN POSIZIONE 78
79 CONTROLLO DELL IMPORTAZIONE Dopo alcuni giorni verificare l importazione. Un melario può essere riempito in pochi giorni e per questo è opportuno verificare spesso. POSA DI ULTERIORI MELARI Quando il primo melario è quasi pieno, anche se non del tutto opercolato, aggiungerne uno nuovo, meglio se collocandolo sotto il primo. Poi si va avanti così. 79
80 QUANDO RACCOGLIERE IL MIELE Il miele è un prodotti finito quando ha meno del 18-19% di umidità. Quando i telaini del melario sono opercolati, il miele è maturo e può essere raccolto. MATURITÀ DEL MIELE Se i telaini sono solo parzialmente o non opercolati, si deve verificare l umidità. Lo strumento adatto è il refrattometro ma un metodo semplice è quello di scuotere i telaini tenendoli orizzontali. Se escono gocce di miele, è troppo liquido e deve essere lasciato ancora nel melario. 80
81 POSIZIONAMENTO DEGLI APISCAMPO Verificata la maturità del miele si mettono gli apiscampo, sotto i melari con miele maturo ed eventualmente sopra quelli con miele non maturo. Meglio fare l operazione alla sera. Se non si usano gli apiscampo o se lo svuotamento dei melari con l apiscampo non è stato completo i telaini del melario devono essere spazzolati per rimuovere tutte le api. Una tecniche per allontanare tutte le api è quella di caricare i melari sul camion o sul carrello (ma anche nel bagagliaio dell auto) senza chiuderli. Ci si allontana dall apiario di qualche centinaio di metri (meno di 1 km) e ci si ferma, lasciando che le api ritornino ai loro alveari 81
82 Molto usato dai professionisti è il soffiatore, che si usa al posto dell apiscampo. Il soffiatore permette di ridurre le visite agli apiari e non disturba o danneggia le api. 82
83 RACCOLTA DEI MELARI Una notte spesso non è sufficiente per svuotare i melari, meglio prelevarli ore dopo Portati i melari in azienda vanno immagazzinati in luogo fresco e asciutto, meglio se con un deumidificatore per asciugare le porzioni di favo non del tutto opercolate. Dopo qualche giorno si procede alla smielatura. 83
84 PREPARAZIONE ALL INVERNAMENTO Quando finiscono le grandi fioriture, quelle che forniscono la produzione per l apicoltore, per le api inizia in pratica l autunno. Da questo momento la loro attività sarà volta a rafforzare la colonia e a prepararsi all inverno. L apicoltore deve assecondare e favorire questo processo. Questa è anche la stagione in cui l apicoltore incrementa il numero delle sue colonie. È fondamentale non ridurre il proprio impegno verso le api, perché è questo il momento critico, in cui le api devo armoniosamente iniziare a predisporre le scorte dell alveare e a produrre la covata che nel corso di alcuni mesi dovrà portare alla formazione della colonia svernante, formata da api invernali. SE VOGLIAMO API SANE DOBBIAMO CONTROLLARE LA VARROA. PRIMA FASE DELL INVERNAMENTO: NUTRIZIONE ESTIVA Negli ultimi anni si registrano estati molto calde e secche. Inoltre i cambiamenti del paesaggio agrario hanno ridotto ulteriormente le possibili fonti di alimento per le api. Occorre perciò garantire alle api una adeguata alimentazione estiva, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Questo si può ottenere in tre modi: 1. Fornendo alimenti alle api (zuccherini e non solo) 2. Seminando presso gli apiari miscugli di piante nettarifere 3. Trasferendo le api in zone di montagna con molti prati fioriti 84
85 INVERNAMENTO Invernare le api significa prepararle a passare l inverno. Si deve fare in modo che le colonie siano: Ben popolate da api sane (devono vivere almeno 5 mesi) Con molte scorte Alloggiate in arnie di misura adeguata Ben isolate dalle temperature esterne, specialmente in alto In apiari climaticamente favorevoli Perché in autunno si devono stringere le colonie? Per ridurre lo spazio da riscaldare nell arnia Per rendere le scorte accessibili durante i mesi molto freddi RESTRINGIMENTO Se le colonie al momento dell invernamento sono su 9-10 telaini, andranno ristrette a 6-7 telaini. Asportando all inizio telaini di scorte e non di covata. Con la nutrizione autunnale le api riempiranno via via i telaini che non saranno usati per la covata. Colonie su 6-7 telaini a fine estate, vanno invernate in arniette da 6 telaini, meglio se strette su 5 telaini. Queste operazioni non devono essere fatte in ritardo, per dare alle api il tempo di riequilibrare gli spazi e per sistemare le scorte al meglio. Dopo il trattamento autunnale contro la Varroa le api vanno sistemate definitivamente, le soffitte vanno imbottite di materiale isolante (anche un sacco o della carta vanno bene). Si devono togliere o isolare i fondi di lamiera. 85
86 RESTRINGIMENTO SCORTE COVATA-SCORTE TELAINI POCO ABITATI O POCO COSTRUITI DIAFRAMMA EVENTUALI TELAINI DI SCORTE IN ECCESSO POSSONO ESSERE DISTRIBUITI ALLE COLONIE CON UN DEFICIT DI SCORTE O IMMAGAZZINATI. PIEDI FREDDI E TESTA CALDA ISOLANTE ISOLANTE L ARIA CALDA SALE VERSO L ALTO, QUINDI È IMPORTANTE ISOLARE LA SOFFITTA DELL ARNIA. LA LAMIERA DEL FONDO ASSORBE E DISSIPA CALORE, QUINDI MEGLIO TOGLIERLA O ISOLARLA. LE ARNIE NON DEVONO AVERE L APERTURA IN DIREZIONE DI VENTI FREDDI. LE ARNIE DOVREBBERO ESSERE SOLLEVATE DA TERRA ALMENO 40 cm. IL CANDITO DEVE ESSERE ACCESSIBILE DAL CENTRO DEL GLOMERE QUINDI LE SOFFITTE DOVREBBERO AVERE UN FORO DECENTRATO. VERIFICARE CHE LE SCORTE NON SIANO COSTITUITE DA MANNA, NON UTILIZZABILE DALLE API. RICORDARSI DI RIDURRE LE PORTICINE. IN AREE MOLTO FREDDE RIEMPIRE IL VUOTO OLTRE IL DIAFRAMMA CON LASTRE DI MATERIALE ISOLANTE. 86
87 NUTRIZIONE DELLE COLONIE PER L INVERNAMENTO NUTRIZIONE ESTIVA per stimolare la produzione di covata sana (dopo il trattamento estivo contro la Varroa) con nutrimento liquido. All inizio il nutrimento deve essere diluito (stimolante) e poi più concentrato. NUTRIMENTO LIQUIDO. NUTRIZIONE AUTUNNALE: per raggiungere un adeguato livello di scorte. Devono esserci almeno kg di miele per colonia, a seconda che sia un nucleo su 5 telaini o una colonia su 8. Un telaino pieno di scorte pesa circa 5 kg. NUTRIMENTO LIQUIDO. CON TEMPERATURE DIURNE INFERIORI AI C NON SI DEVONO SOMMINISTRARE ALIMENTI LIQUIDI. NUTRIZIONE INVERNALE: Nelle colonie con buone scorte, conviene iniziare l eventuale somministrazione di candito verso fine gennaio. Le morie per fame in genere avvengono alla ripresa della deposizione di covata, che può verificarsi già in tale periodo. CANDITO Al contrario di quanto si può pensare, i consumi invernali sono minori nelle zone con inverni freddi e assenza di covata e risultano invece elevati in zone con inverni miti che permettono alle api di volare e di proseguire nell allevamento della covata come, ad esempio, si verifica nel litorale ligure. 87
88 INVERNAMENTO: RESTRINGIMENTO E NUTRIZIONE SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API NUTRITORE PER SCIROPPO SVERNAMENTO: NUTRIZIONE CON CANDITO SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API GLOMERE NUTRITORE PER SCIROPPO CANDITO 88
89 NUTRIZIONE DI FINE INVERNO SVERNAMENTO: CONSUMO SCORTE E INIZIO COVATA SCORTE-TELAINO MELARIO COVATA OPERCOLATA COVATA APERTA DIAFRAMMA TELAINI VUOTI (NO SCORTE NO COVATA) COPERTURA DI API GLOMERE CANDITO 89
90 Prima dell invernamento e durante le visite invernali è opportuno soppesare le arnie per avere un idea delle loro scorte. Verificare che le colonie che non consumano il candito abbiano un reale e agevole accesso a questo alimento (talvolta ci si dimentica di bucare la busta del candito o si posiziona male sopra il foro della soffitta). In colonie invernate su 7-8 telaini controllare, in giornate tiepide, controllare che le scorte non siano troppo lontane dal glomere. L applicazione di un telo plastico trasparente (resistente alle basse temperature come quello per le serre) può facilitare le ispezioni invernali, sollevando la soffitta senza esporre le api al freddo. Questo telo plastico deve avere un foro in corrispondenza dell apertura per il nutritore. Molti apicoltori in Austria e Germania ma anche in Alto Adige mettono sotto la soffitta un film plastico. Questo ha lo scopo di mantenere una certa umidità e temperatura ed ha un effetto sulla docilità delle api. L apertura dell arnia è meno traumatica e può essere parziale. In inverno poi si ha una certa visibilità della colonia. 90
91 VISITE INVERNALI In inverno conviene visitare l apiario con una certa regolarità per: Verificare che le arnie non siano capovolte o danneggiate da picchi od orsi ma anche topi Auscultare l arnia dandole un colpo secco ed accostando l orecchio alle pareti Osservare che, se è una giornata soleggiata, ci sia una minima attività di volo o alla porticina Controllare che le api abbiano ancora a disposizione del candito e come lo stanno consumando GRAZIE DELL ATTENZIONE PAOLO FONTANA Fondazione Edmund Mach, Centro Trasferimento Tecnologico 91
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