Lo stress lavorativo: un rischio emergente

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1 Dossier Lo stress lavorativo: un rischio emergente Introduzione...2 Lo stress...3 Lo stress lavoro correlato...4 Conseguenze dello stress sulla salute...7 Disturbi emozionali e comportamentali...7 Disturbi psicosomatici e patologia d organo...7 Disturbi psichici...9 Editore Zadig via Calzecchi 10, Milano segreteria@zadig.it tel.: fax: Dossier Direttore: Pietro Dri Redazione: Annalisa Miglioranzi Autore dossier: Luciano Romeo

2 Introduzione In ambito europeo lo stress legato al lavoro è un rischio emergente. Secondo la European Foundation for the Improvement of Living and Working Condition interessa, infatti, circa un lavoratore su quattro (23%). Gli effetti negativi sulla salute sono rilevanti tanto che si stima che una percentuale compresa tra il 50 e il 60% delle giornate lavorative perse in un anno nei paesi della Comunità Europea sia correlata allo stress lavorativo. La ricaduta economica sulle aziende e sulle economie nazionali è notevole; nel 2002 l Unione Europea (allora composta da quindici paesi) valutò che il costo economico dello stress legato alla attività lavorativa era di circa 20 miliardi di euro. A questi si aggiungono i costi dovuti alla minor produttività, al più elevato turnover del personale e alla ridotta capacità innovativa. Lo stress lavorativo rientra tra i rischi psicosociali lavorativi, cioè gli aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici (Cox & Griffiths, 1995). La European Agency for Safety and Health at Work ha individuato cinque aree di variabili che rendono emergenti i rischi psicosociali : 1) utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro, associati all incertezza e all insicurezza del lavoro; 2) forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turnover; 3) alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management; 4) tensione emotiva elevata, per violenze e molestie sul lavoro; 5) interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata. E ormai comunemente accettato che i rischi psicosociali possono incidere sulla salute sia fisica sia psichica del lavoratore attraverso l esperienza dello stress. Lo stress in ambito lavorativo è anche la matrice comune di comportamenti inadeguati caratterizzata da minacce di violenza, violenza fisica e vessazioni morali

3 Lo stress Il termine stress è stato introdotto in medicina da Seyle nel 1936 e ha assunto il significato di reazione adattativa fisiologica a qualunque stimolo esercitato sull organismo da un ampia gamma di fattori definiti stressors. Tali fattori possono essere esogeni (eterostressors), endogeni, ovvero provenienti da processi di pensiero e stati affettivi (autostressors) oppure possono derivare da situazioni fisiche come malattie o handicap (somatostressors). Nella nostra cultura il termine stress ha comunemente una valenza negativa; esiste tuttavia una condizione di stress positivo (eustress) che rappresenta una reazione neuroendocrina e psichica adeguata a sollecitazioni ambientali proporzionate alla capacità di risposta dell individuo. Invece si definisce negativa (distress) una condizione di stress in cui la sollecitazione eccede per intensità o durata la capacità di risposta o, all opposto, quando la sollecitazione è troppo povera e non attiva le potenzialità psicologiche e biologiche dell individuo. Secondo il modello cognitivo dello stress uno stimolo di natura fisica o socio-relazionale deve essere preventivamente elaborato dalla mente dell individuo esposto per poter indurre una reazione di stress. Solo in seguito alla valutazione cognitiva, se lo stimolo induce una reazione emozionale si attivano nell organismo una serie di reazioni adattative (modificazioni neuroendocrine, cognitive e comportamentali) che servono a porre l individuo nelle condizioni di poter affrontare l esposizione allo stimolo. Riveste un ruolo fondamentale anche la vulnerabilità dell individuo agli stressors presenti in ambiente lavorativo o in ambito extralavorativo. Sono particolarmente vulnerabili allo stress i soggetti iperattivi, impulsivi, competitivi, con elevate aspettative verso se stessi e verso gli altri e che sovrappongono il lavoro con la propria identità (tipo A). Al contrario sono relativamente resistenti allo stress gli individui riflessivi, concreti che non identificano se stessi con il lavoro e possono contare su risorse quali la formazione culturale, la coscienza delle proprie capacità e il supporto sociale (tipo B). La somma o il sinergismo degli stressors sul soggetto vulnerabile determinano reazioni psicofisiche che in una prima fase sono finalizzate al mantenimento dell equilibrio omeostatico, ma che in fasi successive possono assumere caratteri francamente patologici. Negli anni cinquanta Seyle, sulla base degli studi effettuati sui meccanismi neuroendocrini di risposta agli stimoli, ha elaborato il concetto di stress come Sindrome Generale di Adattamento (GAS) costituita da tre fasi: allarme, resistenza ed esaurimento, finalizzata a mobilitazioni muscolari, riassunte nell atteggiamento di lotta/fuga ( fight/flight ) a seconda della capacità dell individuo di affrontare o meno lo stimolo stesso. Nella fase di allarme l individuo tenta di neutralizzare gli effetti dannosi degli stressors; a livello molecolare si verifica l attivazione acuta del sistema neurovegetativo mediata da noradrenalina e adrenalina e quella dell asse ipotalamo-ipofisi-surrene con produzione di ACTH e cortisolo, principale mediatore della risposta allo stress. La fase di resistenza è caratterizzata, per un tempo più o meno lungo, dall adattamento alla situazione; in questa fase si assiste alla cronicizzazione dell attivazione neurovegetativa e ormonale, che risulta tuttavia ancora reversibile. Alla resistenza può far seguito la fase di esaurimento caratterizzata da manifestazioni patologiche clinicamente evidenti di tipo psicocomportamentale od organico determinate dalla iperattivazione stabile e non reversibile dei suddetti meccanismi neuroendocrini di compenso. Oltre alla risposta attiva, prevista da Selye di fronte a una situazione minacciosa, è possibile una risposta passiva, caratterizzata da inibizione, che si esprime come giocare a fare il morto ( playing dead reaction ). Nel corso di questo atteggiamento si osservano blocco motorio, vasocostrizione, probabile ipertono vagale e aumentata produzione di testosterone. Bibliografia Linee guida SIMLII Valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro Documento di consenso - 3 -

4 Lo stress lavoro correlato Negli ultimi anni è stata posta particolare attenzione allo studio dello stress correlato al lavoro. Lo stress lavorativo è il processo stressogeno che coinvolge l individuo nell interazione con l ambiente lavorativo: si manifesta per uno squilibrio tra le richieste dell organizzazione e le sue capacità, squilibrio la cui risoluzione può essere positiva per la persona e l organizzazione o negativa (strain) per l inadeguatezza delle risposte possibili, con situazione conflittuale e sofferenza sia individuale sia organizzativa. Il lavoro è un valore fondamentale che è in grado di influenzare l uomo e la sua personalità; non risponde solo alle esigenze di guadagno ma nella nostra cultura ha soprattutto una valenza simbolica in quanto è indicatore di successo e risponde al bisogno dell uomo di appartenenza e di relazioni sociali. In virtù del ruolo fondamentale che il lavoro riveste nella vita di un uomo, si comprende come condizioni di stress in ambiente di lavoro possano incidere negativamente sulla qualità di vita e sullo stato di salute del lavoratore (ISPESL, 2003). Il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) ha definito lo stress lavorativo come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore. Può influire negativamente sulle condizioni di salute e favorire la comparsa di infortuni (NIOSH, Stress at work, 1999). Lo stress lavorativo è associato alle caratteristiche di contesto e contenuto del lavoro (Hacker, 1991). Nelle caratteristiche di contesto lavorativo rientrano gli aspetti organizzativi del lavoro, la comunicazione, i rapporti interpersonali; nelle caratteristiche di contenuto gli aspetti legati all ambiente di lavoro, alla pianificazione dei compiti, al carico e al ritmo di lavoro, all orario lavorativo. Contesto lavorativo Cultura organizzativa Ruolo nell organizzazione Sviluppo di carriera Autonomia decisionale, controllo Relazioni interpersonali sul lavoro Interfaccia casa-lavoro Scarsa comunicazione, bassi livelli di sostegno per la risoluzione di problemi e lo sviluppo personale, mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi Ambiguità e conflitto di ruolo, responsabilità di altre persone Incertezza/blocco della carriera, insufficienza/eccesso di promozioni, bassa retribuzione, insicurezza dell impiego, scarso valore sociale attribuito al lavoro Partecipazione ridotta al processo decisionale, carenza di controllo sul lavoro (il controllo, specie nella forma di partecipazione rappresenta anche una questione organizzativa e contestuale di più ampio respiro) Isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitto interpersonale, mancanza di supporto sociale Richieste contrastanti tra casa e lavoro, scarso appoggio in ambito domestico, problemi di doppia carriera Contenuti lavorativi Ambiente di lavoro e attrezzature Pianificazione dei compiti Carico/ritmi di lavoro Orario di lavoro Condizioni fisiche di lavoro, problemi inerenti l affidabilità, la disponibilità, l idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture e attrezzature di lavoro Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato o inutile, sottoutilizzazione, incertezza elevata Sovraccarico o sottocarico di lavoro, mancanza di controllo sul ritmo, alti livelli di pressione temporale Lavoro a turni, orari di lavoro rigidi, imprevedibili, eccessivamente lunghi o che alterano i ritmi sociali - 4 -

5 La condizione lavorativa stressante si aggrava particolarmente quando il lavoratore non riceve adeguati supporto sociale da parte dei colleghi e dei responsabili e/o ricompensa (intesa non solo come compenso economico, ma anche come riconoscimento sociale). Tra i rischi psicosociali lavorativi in grado di generare una condizione di stress lavorativo sono segnalati quelli che riguardano i rapporti interpersonali (Fourth European Working Condition Survey, febbraio 2007). Nel 6% dei casi sono riportate minacce di violenza (di cui il 4% da parte di utenti), nel 5% dei casi violenza fisica e nel 6% dei casi violenza psichica. Un altro aspetto rilevante in grado di causare stress è la difficoltà di conciliare il lavoro e gli aspetti di vita extralavorativi. Numerosi studi epidemiologici hanno individuato alcune categorie lavorative maggiormente esposte a elevati livelli di stress. In particolare risultano a rischio i lavoratori che hanno contatti con utenze, sia per la gestione della sofferenza (medici, infermieri, assistenti sociali, vigili del fuoco, forze dell ordine, insegnanti), sia per la risoluzione di problemi (operatori di call center, insegnanti), persone che effettuano lavori monotoni o ripetitivi (lavoratori manuali in generale e, soprattutto, gli addetti alle catene di montaggio). Risultano a rischio anche i lavoratori che svolgono attività in cui è elevato soprattutto il rischio di conseguenze gravi o disastrose in relazione a riduzione dell attenzione e della vigilanza e/o a sviste, errori o ritardi decisionali come nel caso dei conducenti di treni e autobus, autotrasportatori, piloti e controllori di volo, naviganti, addetti alle sale controllo di impianti chimici o termo-nucleari. Oltre a queste categorie, molte altre indagini hanno evidenziato elevati livelli di stress tra i manager e i lavoratori che svolgono lavoro a turni e in particolare quello notturno. Considerando le nuove tipologie di lavoro, risulta che gli addetti ai call center svolgono un attività particolarmente stressante. L attività dell addetto al call center impone al lavoratore di sviluppare spiccate capacità di gestione dell imprevisto (problem solving) e rende necessario l accesso a quantità notevoli di informazioni, generando condizioni di sovraccarico cognitivo. I lavoratori dei call center sono costantemente sotto pressione per la frequenza elevata dei contatti con gli utenti, che spesso sono gestiti con difficoltà. Il lavoro ha caratteristiche di ripetitività. Vi è spesso un elevato controllo dei superiori e uno scarso supporto. Sono previste poche pause e l attività è svolta quasi esclusivamente di fronte a un video terminale. I contratti di lavoro degli addetti al call center infine sono spesso sfavorevoli dal punto di vista economico e le possibilità di crescita professionale e di avanzamento di carriera sono quasi nulle. Il grado di soddisfazione nello svolgimento di quest attività è molto basso. Va tenuto presente che lo stress lavorativo può riguardare, potenzialmente, tutte le attività lavorative. Le caratteristiche della postazione di lavoro e quelle ambientali (rumorosità, illuminamento e microclima) possono contribuire all innalzamento del rischio stress (Linee guida SIMLII). Tra i modelli teorici sviluppati per spiegare lo stress lavoro-correlato, uno dei più accreditati è quello proposto da Karasek, Theorell e Johnson che si basa sulla relazione tra domanda e controllo del lavoro e considera inoltre il supporto come ulteriore variabile determinante (apprezzamento e appoggio da parte di superiori e colleghi sia quantitativo sia qualitativo). Karasek sostiene che attività lavorative caratterizzate da elevata domanda (job demand, JD), bassa libertà decisionale (decision latitude, DL) e scarso supporto definiscono una condizione di job strain (Karasek e Theorell 1990, Johnson et al., 1988). La domanda lavorativa (job demand) prevede due sottodimensioni: 1. domanda fisica, che fa riferimento a condizioni lavorative che richiedono attività fisica statica o dinamica; 2. domanda psicologica, che si riferisce a un carico di natura mentale derivante dallo svolgere mansioni che richiedono per esempio lunghi periodi di concentrazione, con scarsa chiarezza organizzativa e forte pressione. L autonomia decisionale (decision latitude, DL) comprende: 1. skill discretion, che identifica condizioni connotate dalla possibilità di imparare cose nuove, dal grado di ripetitività dei compiti e dall opportunità di valorizzare le proprie competenze; 2. decision authority, che individua fondamentalmente il livello di controllo dell individuo sulla programmazione e organizzazione del proprio lavoro. In accordo con questo modello le situazioni più a rischio sono quelle a elevata domanda lavorativa, bassa possibilità decisionale e basso supporto. Queste situazioni sono associate a un maggior rischio di effetti negativi sulla salute

6 Figura 1 Il modello di Karasek Siegrist (Siegrist, 1996) ha elaborato un modello diverso di valutazione dello stress, basato sullo squilibrio tra l impegno (sforzo) messo nel lavoro e il riconoscimento (ricompensa), materiale e immateriale, che da esso si ricava (ERI: effort-reward imbalance model). Lo sforzo può essere: 1. estrinseco: carico di lavoro, interruzioni, pressione del tempo, richiesta di lavoro straordinario, responsabilità; 2. intrinseco: necessità di approvazione, competitività elevata, irritabilità sproporzionata, incapacità di staccare dal lavoro. La ricompensa percepita si valuta in termini di stima da colleghi e superiori, stipendio, prospettive di carriera, possibilità di promozione, sicurezza e stabilità lavorativa. Il modello configura una condizione di reciprocità contrattuale tra sforzo e ricompensa. Quando tale reciprocità viene a mancare, lo squilibrio determina quella che viene definita ingiustizia di scambio o ingiustizia distributiva

7 Conseguenze dello stress sulla salute Condizioni di distress lavorativo protratte nel tempo possono causare la comparsa di patologie a carico della sfera psichica, patologie cardiovascolari, gastrointestinali, cutanee, lombalgia, disturbi del sistema immunitario, disturbi emozionali e del comportamento. In alcuni casi condizioni lavorative normalmente accettabili possono essere ugualmente situazioni di distress per i lavoratori particolarmente fragili, che hanno patologie psichiche o fisiche di tipo cronico, oppure per soggetti diversamente abili o giovani e anziani. Disturbi emozionali e comportamentali Nelle fasi iniziali dello stress l individuo manifesta prevalentemente disturbi socioemotivi e comportamentali. I disturbi emozionali più frequenti sono la comparsa di una depressione del tono dell umore che si alterna a reazioni d ansia, sensazione di pericolo imminente e labilità emotiva. L insonnia è un disturbo comune e si può manifestare sia come alterazione quantitativa del sonno, ovvero difficoltà ad addormentarsi o risveglio precoce, sia qualitativa, ossia con frequenti interruzioni nel corso della notte. Altri sintomi di frequente riscontro sono la difficoltà di concentrazione, i disturbi della memoria, l anedonia, ovvero l incapacità di provare piacere dalla vita, l apatia, ossia il disinteresse per quanto attiene agli affetti familiari e/o sociali fino a una vera e propria anestesia reattiva (Cassitto, 1999). I disturbi comportamentali si esprimono soprattutto come aggressività autolesiva e riguardano l alterazione del rapporto con il cibo che può portare a quadri di anoressia o bulimia, oppure l intensificazione dell abitudine tabagica, l aumento del consumo di alcolici, farmaci o droghe. L aggressività eterolesiva si manifesta soprattutto come tendenza alla litigiosità fino a vere e proprie azioni di violenza nei riguardi di oggetti o persone. Tra le reazioni comportamentali sono da ascrivere anche gli atteggiamenti finalizzati a realizzare un desiderio di fuga dal lavoro, come per esempio l assenteismo. I disturbi del comportamento possono inoltre predisporre il soggetto agli infortuni. Lo stress lavorativo sembra infine essere la causa del 60% degli incidenti mortali sul lavoro (ISPESL, 2008). Disturbi psicosomatici e patologia d organo I sintomi psicosomatici sono una conseguenza della risposta dell organismo a una situazione di stress protratto nel tempo. L attivazione del sistema neurovegetativo mediato dal rilascio dei neurotrasmettitori adrenergici e noradrenergici è responsabile della vasocostrizione periferica e dell aumento della frequenza cardiaca che provocano ipertensione arteriosa e comparsa di tachicardia. L attivazione dell asse ipotalamoipofisi-surrene e il conseguente rilascio di cortisolo comportano effetti a carico del metabolismo, del sistema immunitario, dell apparato digerente. Inizialmente l attivazione neuroendocrina determina alterazioni funzionali che in caso di persistenza della situazione di stress possono strutturarsi in vere e proprie patologie d organo. Il cortisolo è considerato uno dei più importanti indicatori di alterazione dello stato fisiologico in risposta a stimolazioni stressogene e sembra poter spiegare in parte gli effetti patologici dello stress sull organismo: è stata documentata l associazione tra livelli di cortisolo e irritabilità sul posto di lavoro, nervosismo, disturbi del sonno, immunosoppressione. Molti studi si sono focalizzati sulla risposta corticosurrenalica a episodi acuti e transitori di stress, ma solo alcuni hanno documentato la relazione tra innalzamento dei valori di cortisolo e condizioni di stress lavorativo cronico (Lundberg, 1989). I disturbi a carico dell apparato cardiocircolatorio sono rappresentati frequentemente da comparsa di aritmia, ipertensione arteriosa fino a quadri clinici di infarto miocardico acuto. Lo European Heart Network (1998) sostiene che lo stress sul lavoro è associato al rischio di patologie cardiovascolari, soprattutto nei casi in cui l impegno richiesto è elevato, il controllo è scarso, il sostegno sociale è insufficiente e lo sforzo compiuto non viene ricompensato. La percentuale di malattie cardiovascolari dovute allo stress sul lavoro (calcolate sul totale dei casi di patologie cardiovascolari) è valutata intorno al 16% dei lavoratori e al 22% delle lavoratrici (includendo nel calcolo anche il lavoro sedentario la percentuale sale a oltre il 50%). I sintomi legati all interessamento dell apparato gastroenterico sono prevalentemente nausea, vomito, epigastralgia; non di rado compaiono ulcera peptica e colon irritabile. Situazioni di stress prolungato sono associati con l insorgenza e l esacerbazione della sintomatologia in alcune delle più comuni patologie - 7 -

8 croniche del sistema digestivo, quali i disturbi funzionali gastrointestinali (prevalentemente colon irritabile), l ulcera peptica, le malattie infiammatorie intestinali e il reflusso gastroesofageo (Mayer, 2000). Gli stress fisici e mentali sono uno dei principali fattori riconosciuti nell eziopatogenesi dell ulcera peptica insieme all infezione da Helicobacter pylori, l acidità gastrica e l assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei. Lo stress inciderebbe sull insorgenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali attraverso disfunzioni del sistema nervoso autonomo e aumentando la risposta del colon all infiammazione indotta da sostanze chimiche. I meccanismi biologici di risposta allo stress sembrano coinvolti nella comparsa o esacerbazione del reflusso gastroesofageo attraverso alterazioni del sistema nervoso autonomo che determinano il rilasciamento transitorio spontaneo dello sfintere esofageo inferiore e il rallentamento dello svuotamento gastrico, oltre a cambiamenti della funzionalità diaframmatica correlati alle modificazioni respiratorie indotte dallo stress. Il coinvolgimento dell apparato genito-urinario si manifesta nella donna con dismenorrea e alterazioni del ciclo mestruale, mentre nell uomo non sono infrequenti disturbi della minzione e dell attività erettile. A carico dell apparato respiratorio possono manifestarsi difficoltà respiratoria, tosse e asma bronchiale. Il sistema endocrino può essere coinvolto con alterazione della funzionalità tiroidea (iper o ipotiroidismo) e del metabolismo glucidico (diabete mellito). La depressione del sistema immunitario mediata dal cortisolo aumenta la suscettibilità dell individuo a contrarre malattie infettive e secondo alcuni studi contribuisce anche all insorgenza di neoplasie. Negli ultimi anni diversi studi di psiconeuroimmunologia hanno concentrato la loro attenzione sulle possibili correlazioni esistenti tra stress e rischio di cancro e sulla sua progressione: la soppressione di alcune componenti specifiche e non della risposta immunitaria, compresa l attività delle cellule NK, la fagocitosi, la produzione di citochine infiammatorie (interleuchina 2, interferone e TNF delle cellule Th1) e l attività delle cellule T citotossiche, compromettendo i più importanti responsabili della risposta immunitaria verso lo sviluppo di tumori e le alterazioni biologiche che possono scaturire dallo stress (incremento della percentuale di danno sul DNA, accumulo di mutazioni somatiche, alterazioni dei meccanismi di riparo del DNA o inibizione dell apoptosi) potrebbero contribuire allo sviluppo o alla progressione di alcuni tipi di cancro. Nonostante ciò i risultati spesso discordanti degli studi in questo delicato settore impediscono di trarre conclusioni univoche e confermano la necessità di ulteriori approfondimenti. E certo che lo stress può contribuire a una serie di comportamenti che aumentano secondariamente il rischio di essere colpiti da una patologia tumorale (alcol, fumo, sovralimentazione, eccessivo consumo di grassi) (Linee guida SIMLII). Numerosi studi hanno rilevato come lo stress possa avere un ruolo nell insorgenza e nell aggravamento delle patologie cutanee; in particolare nell esacerbazione di psoriasi, orticaria, dermatiti eczematose, infezioni da herpes virus e altre patologie cutanee (Kimyai-Asadi, 2001); il ruolo degli eventi stressanti è risultato controverso o non indagato a sufficienza, nello sviluppo/aggravamento di vitiligine, lichen planus, acne, pemfigo e dermatite seborroica (Picardi, 2002). Si ritiene che le caratteristiche psicosociali lavorative siano importanti fattori di rischio per i disturbi muscolo-scheletrici. Alcuni studi mostrano che un elevata domanda lavorativa o uno scarso controllo sono spesso correlati a disturbi o sintomi a carico dell apparato muscolo-scheletrico. Lo stress percepito risulta correlabile in modo consistente con i disturbi del collo e dell arto superiore (NIOSH, 1997). Alcuni autori hanno ipotizzato che la scarsa soddisfazione lavorativa è predittiva di dolore al collo, spalle e arti inferiori (Andersen, 2007). Esiste un crescente consenso sul fatto che i fattori psicosociali giochino un ruolo nell evoluzione del mal di schiena lombare. Uno studio epidemiologico di coorte ha valutato il ruolo dei fattori psicosociali somministrando a un campione di uomini e donne di mezza età un questionario che indagava aspetti psicologici, ponendo in relazione casi prevalenti di lombalgia a un intervallo medio di sei anni e mezzo. Dopo una correzione per fattori di rischio individuali e fisici, la prevalenza di lombalgia era significativamente correlata a uno scarso livello decisionale e a uno scarso supporto sociale al lavoro, non significativamente a un elevato carico di lavoro, alla bassa retribuzione e alla soddisfazione lavorativa, al sentirsi stressato e depresso; l elevata insicurezza lavorativa, il sentirsi stressato al lavoro e depresso non aumentava significativamente il rischio relativo di lombalgia nelle donne (Clays, 2007). Altri studi ipotizzano che i fattori psicosociali abbiano un ruolo importante nell aumentare il rischio di futuri episodi di mal di schiena, nella transizione da dolore acuto a cronico e la relativa disabilità (Manek, 2005)

9 Disturbi psichici Le psicopatologie conseguenti a condizioni di distress si instaurano attraverso l attivazione protratta ed eccessiva del sistema ipofisi-ipotalamo-surrene, che conduce all esaurimento delle risorse psicofisiche. (Piet, 2010). Il legame biologico che collega stress, ansia e depressione è stato identificato, nel corso di una serie di esperimenti condotti prima a livello molecolare, quindi sul modello murino, da un gruppo di ricercatori dell Università del Western Ontario (UWO) (Piet, 2010). Il meccanismo individuato nello studio coinvolge l interazione fra il recettore 1 del fattore di rilascio della corticotropina (CRFR1) un ormone prodotto dalle cellule neuroendocrine dell ipotalamo che partecipa in modo cruciale alla risposta agli stress dell asse ipotalamo-ipofisi-surrene e specifici tipi di recettori della serotonina (5-HTR). In particolare, lo studio rivela che il CRFR1 opera in modo da aumentare il numero di 5- HTR sulla superficie cellulare dei neuroni cerebrali, che può causare un segnale anomalo. Dato che l attivazione di CRFR1 porta all ansia come risposta allo stress, e i 5-HTR sono legati allo sviluppo della depressione, la ricerca mostra come i cammini biochimici sottostanti a stress, ansia e depressione siano fra loro connessi attraverso distinti processi cerebrali. In letteratura sono riportati diversi studi compiuti a partire dagli anni ottanta che riguardano le psicopatologie correlate al lavoro. Emerge che situazioni di distress lavorativo protratto nel tempo possono indurre la comparsa di patologie a carico della sfera psichica rappresentate principalmente da: disturbo dell adattamento (DDA), disturbo d ansia generalizzata (DAG), disturbo ansioso-depressivo misto ed episodio (disturbo) depressivo maggiore, disturbo post traumatico da stress (DPTS). Il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders fourth edition) classifica queste patologie nell ambito dei disturbi d ansia (DAG, DPTS, Disturbo ansioso depressivo misto), disturbi dell umore (disturbo depressivo), disturbi dell adattamento (DDA). Mausner (2000) riconosce tre principali forme di depressione associabili a distress lavorativo: sindrome depressiva, episodio depressivo maggiore e disforia. Alcuni autori (Melchior, 2007) ritengono che i lavoratori esposti ad alta richiesta lavorativa (eccessivo carico e scarso tempo per eseguire i compiti assegnati) abbiano un rischio raddoppiato di sviluppare un disturbo depressivo maggiore (MDD) o un disturbo d ansia generalizzato (GAD) rispetto a lavoratori con adeguati carichi di lavoro. Uno studio condotto in Inghilterra per valutare l incidenza di malattie mentali correlate al lavoro che ha coinvolto medici del lavoro, psichiatri e oltre tremila lavoratori ha evidenziato che le psicopatologie più frequentemente riscontrate erano l ansia e la depressione (Cherry, 2009). Tra le cause scatenanti i disturbi mentali sul lavoro, al primo posto si trovavano i fattori intrinseci al lavoro (più frequentemente il sovraccarico lavorativo) seguiti dai problemi nelle relazioni interpersonali e dai cambiamenti lavorativi (per esempio le nuove responsabilità). Il disturbo post traumatico da stress era più frequente nei maschi e nella maggioranza dei casi era legato a specifici eventi traumatico-infortunistici. Nella tabella a pagina seguente sono indicati gli eventi sentinella che possono indurre a pensare che ci sia una forma di disagio psichico individuale

10 Eventi sentinella di disagio psichico individuale 1. Uso di psicofarmaci in soggetti che prima non li utilizzavano, o aumento della loro quantità 2. Abuso di antinfiammatori o antispastici per algie 3. Incremento dei giorni di malattia rispetto a periodi precedenti 4. Eccessivo ricorso a medici o esagerata preoccupazione per la propria salute 5. Incremento di fumo, alcol, caffè 6. Modificazione del ritmo alimentare 7. Disturbi del sonno 8. Riduzione degli interessi al di fuori del lavoro 9. Segni di sarcasmo o di rabbia 10.Riduzione delle relazioni con i colleghi 11.Sensazione soggettiva di richieste esagerate nei propri confronti da parte dei superiori 12.Eccessiva reattività 13.Peso della gestione familiare (lavoratrici donne) 14.Alta resistenza ad andare al lavoro 15.Guardare spesso l orologio durante le ore di lavoro 16.Eccessiva stanchezza dopo il lavoro 17.Disturbi psicosomatici, in particolare cefalea e turbe gastroenteriche 18.Errori frequenti 19.Infortuni frequenti BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders-fourth edition. Masson, Andersen JH, Haahr JP, Frost P, Risk factors for more severe regional musculoskeletal symptoms: a two year prospective study of a general working population. Arthritis Rheum 2007;56: AA VV. Stress e lavoro nell Europa in espansione. ISPESL WHO Collaborating Centre, Roma, Cassitto M. Mobbing e disturbi emozionali. Atti del 1 e 2 Seminario Nazionale Le molestie morali (mobbing): uno dei rischi derivanti da un alterata interazione psicosociale nell ambiente di lavoro, ISPESL, 1999, Milano e Roma. Cassitto M, Gilioli R. Aspetti emergenti dello stress occupazionale. Med Lav 2002;94: Cherry N, Chen Y, Mc Donald J. Reported incidence and precipitating factors of work related stress and mental illhealth in the United Kingdom ( ). Occupational Medicine 2006;56: Clays E, De Bacquer D, Leynen F, Kornitzer M, Kittel F, De Backer G. The impact of psychosocial factors on low back pain: longitudinal results from the Belstress study. Spine 2007;32: Cox, T, Griffiths A.J. The assessment of psychosocial hazard at work. In M.J.A. Winnubst &CL Cooper Ed. Handbook of Work and Health Psychology. Chichester: Wiley & Sons, European Agency for Safety and Health at Work. New and emerging risks in occupational safety and health. European Risk Observatory, European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions. Fourth European working conditions survey Framework agreement on harassment and violence at work: apr/harassment_violence_at_work_en.pdf Hacker W. Objective work environment: analysis and evaluation of objective work characteristics. Paper presented to: A healtheir work environment : basic concept & methods of measurement. Hogberga, Lidingo, Stockholm, Ispesl. Psychological harassment at work. Roma, Ispesl. Psychosocial risk management. European Framework. Conferenza europea sui rischi psicosociali nel lavoro, Roma, Karasek R, Theorell T. Healthy work: stress, productivity and the reconstruction of the working life. New York Basic Books,1990. Kimyai-Asadi A, Usman A. The role of psychological stress in skin disease. J Cutan Med Surg 2001;5: Johnson JV, Hall EM. Job strain, work place social support and cardiovascular disease: a cross-sectional study of a random sample of the Swedish working population. Am J Public Health 1988;78: Lundberg U, Granqvist M, Hansson T, et al. Psychological and physiological stress responses during repetitive work at an assembly line. Work Stress 1989;3: Maneck NJ, MacGregor AJ. Epidemiology of back disorders: prevalence, risck factors and prognosis. Curr Opin Rheumatol 2005;17: Mayer EA. The neurobiology of stress and gastrointestinal disease. Gut 2000;47: Mausner Dorsch H, Eaton WW. Psychosocial work environment and depression: epidemiologic assessment of the demand-control-social support model. Am J Public Health 2000;90:

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