INDICE Tacchino bronzato dei Colli Euganei ... Tacchino di Benevento. Tacchino di Romagna. Tacchino di Treviso

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2 INDICE Tacchino bronzato dei Colli Euganei... Tacchino di Benevento Tacchino di Romagna Tacchino di Treviso Tacchino ermellinato di Rovigo Tacchino di Treviso Tacchino lilla di Corticella Tacchino nero d Italia... 2

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4 PRESENTAZIONE Il recupero e la valorizzazione del Tacchino di Parma e Piacenza rappresenta una delle attività promosse dalla provincia di Parma nel quadro delle iniziative a sostegno della biodiversità in agricoltura. La redazione di questo manuale si propone di fornire un supporto pratico agli agricoltori e allevatori custodi che intendono essere parte attiva in questo percorso di riscoperta. Attraverso la realizzazione di buone pratiche di gestione nell allevamento di questa antica razza avicola, non solo si raggiungerà l obiettivo di metterla al riparo dal rischio di estinzione, ma si potranno avviare nuove filiere produttive e commerciali significative per le imprese e il nostro territorio. 1. DOMESTICAZIONE DEL TACCHINO Il primo a parlare del tacchino, nel 1525, fu lo spagnolo Gonzalèz Fernando de Oviedo, governatore di Hispaniola, nel suo "Summario de la Historia Natural de las Indias Occidentales": lo descrive qui come una varietà del Pavone, con una coda meno grande del Pavone comune e con una carne ancora più saporita. Proveniente dal Messico, fu introdotto in Spagna intorno al 1520; da qui raggiunse la Francia - dove fu chiamato Pollo d'india (Coq d'inde, da cui deriva l'attuale Dindon e Dinde) - e poi, in seguito, in tutto il Continente, divenendo sempre più comune. In Inghilterra comparve per la prima volta sotto il regno di Enrico VIII nel 1524; gli storici di quel tempo, credendo che provenisse dai possedimenti turchi dell'asia Minore, lo chiamarono Gallo Turco (Turkey-cocks) e, per abbreviazione, Turkey, mantenuto fino ad oggi. Fernandez, nel suo "Tesoro di cose nella Nuova Spagna" del 1576, già distingue il tacchino domestico da quello selvatico, ed aggiunge che gli spagnoli ed i portoghesi lo chiamavano "Pavones de las Indias". Già intorno al 1565, in Francia, in un convento vicino a Bourges i monaci avevano impiantato un allevamento, con soggetti direttamente importati dall'america: si dice anche che il primo tacchino servito a tavola fosse quello delle nozze di Carlo XI con Elisabetta d'austria il 20 novembre La prima descrizione scientifica del tacchino è dovuta al naturalista viaggiatore francese Pierre Gilles, edita a Lione nel 1553; a lui seguirono Pierre Belon, sempre francese, che fornì nella sua "Histoire Naturelles des Oiseaux" (Lione, 1555) il primo disegno del tacchino; indi Gesner da Zurigo ed il nostro grande Ulisse Aldrovandi. I Tacchini che noi oggi conosciamo derivano tutti dai tacchini selvatici del genere "Meleagris". Si contano sette sottospecie con caratteristiche più o meno simili che vivevano in un'area molto vasta, dal Canada al Messico. Ecco cosa diceva Brehm del tacchino selvatico nel suo lavoro "La Vita Degli Animali" (Torino, 1869): «Il tacchino vive allo stato selvatico anche al giorno d'oggi, è di una grande bellezza e prolifico assai. Era sparso nei piani dell'america del Nord, particolarmente nell'arkansas, nell'illinois, l'alabama, l'ohio, Kentucky, l'indiana, il Missouri e il 4

5 Missisipi. I grandi branchi condotti da vecchi maschi i quali sono di una meravigliosa vigilanza che temono del continuo l'insidia, che non cercano il cibo se non quando si vedono rimpiazzati da altri vecchi di ugual tempra. Fanno lunghissimi giri di strada a piedi e possono in un giorno fare tanto cammino quanto ne può fare un robusto cane; in caso di bisogno fanno anche forti voli per oltrepassare corsi di acque. Si nutrono di semi, frutti di alberi, ghiande, bacche, insetti, verdure ed ogni sorta di tuberi che trovano. Sono ghiotti specialmente di lumache e di insalate tenere, e sovente fanno indigestioni pel troppo mangiare. Certi scrittori a torto prendono questo animale come prototipo della collera stupida ed inconscia; ma molti altri lo difendono, ed alcuni americani, come Beniamino Franklin, ebbero a proporre agli Stati Uniti che si mettesse nello stemma nazionale l'emblema del Tacchino in luogo della superba e antisociale aquila; mentre il tacchino è di origine essenzialmente americana".» Riporto anche integralmente quello che il grande naturalista G. Buffon ( ) scriveva, sia per la sua importanza storica che per la sua pittoresca e scrupolosa descrizione: «E' rimarchevole per la grandezza della sua statura come per certe naturali inclinazioni che non gli sono comuni con un piccol numero di altre specie. La sua testa che è molto piccola a proporzione del corpo, è quasi interamente spogliata di piume e solamente coperta, del pari che una parte del collo, di una pelle turchina carica di capezzoli rossi nella parte anteriore del collo e di capezzoli biancastri sulla parte posteriore della testa con alcuni piccioli peli neri sparsi raramente tra i capezzoli e con piume più rare all'alto del collo. Dalla base del collo gli scende sul collo fino ad un terzo circa della sua lunghezza una specie di barba carnosa rossa ondeggiante, composta di una doppia membrana. Sulla base del becco superiore gli si innalza una caruncola carnosa di figura conica e solcata di grinze traversali assai profonde: questa allo stato naturale ha poco più di un pollice, cioè quando il gallo d'india passeggia tranquillamente senza oggetti intorno a lui che lo tormentino; ma se qualche straniero oggetto gli si presenta inaspettatamente, massimo nella stagione degli amori, lascia questo uccello il suo portamento semplice ed umile, si ingalluzza immediatamente con fierezza, la sua testa e il suo collo si gonfiano, la caruncola si spiega, s'allunga e discende due o tre pollici più basso coprendosi il becco interamente; tutte le dette parti carnose si colorano di rosso vivo, nel tempo stesso le piume del collo e del dorso si arruffano, e la coda si alza a guisa di ventaglio, mentre le ali spiegandosi si abbassano fino a trascinarsi a terra. In tale attitudine or va camminando fieramente intorno alle sue femmine, accompagnando la sua azione con un sordo rumore, prodotta dall'aria del petto che esce pel becco, e che è seguito da un lungo sussurro; ora abbandona la sua femmina come per minacciare quelli che lo turbano; e in tal caso la sua andatura è grave, e soltanto si accelera nel momento in cui fa sentire il rumore suddetto; di tempo in tempo egli interrompe siffatto esercizio per gettare un altro grido più forte, e che gli si può, tante volte, far ripetere quanto si vuole o fischiando o facendogli sentire qualsiasi altro tono acuto; egli ricomincia in seguito a far la ruota, la quale esprima ora il suo amore per la femmina, ed ora la sua collera contro quel che non conosce. Ventotto penne si contano in ciascuna delle ali, e diciotto nella coda; egli ha peraltro due code, l'una superiore e l'altra inferiore, 5

6 la prima formata come sopra di penne grandi piantate intorno al groppone, è quella che l'animale rialza facendo la ruota, la seconda poi consiste in altre penne men grandi e non l'alza dalla sua situazione orizzontale. Due attributi sensibili distinguono il maschio dalla femmina; un mazzetto cioè di crini duri e neri, lungo da 5 a 6 pollici, che gli esce quando è adulto dalla parte inferiore del collo, e l'altro che è uno sperone cha ha a ciascun piede, che è più o meno lungo, ma più corto e spuntato che quel del gallo ordinario. La gallina d'india è diversa dal maschio non solo per gli attributi suddetti, per la caruncola del becco superiore più corta ed incapace di allungarsi e pel rosso più pallido della barba carnosa e della barba glandulosa che le copre la testa, ma eziandio per gli attributi propri del sesso, essendo più piccola, avendo una fisionomia meno caratteristica, con men di forza nell'interno, e men d'azione all'esterno: di più il suo grido non è che un accento lamentevole, i suoi movimenti non sono che per cercare il nutrimento o per fuggire il pericolo; finalmente è priva della facoltà di far la ruota, non già perché non abbia la coda doppia, ma perché manca dei muscoli atti a levare e raddrizzare le penne più grandi (in questo devo purtroppo smentire il Buffon in quanto, come abbiamo detto, anche la femmina saltuariamente fa la ruota, ndr). Un maschio può avere cinque o sei femmina, ove sianvi più maschi, si fanno fra loro la guerra battendosi, non però col furore dei galli ordinari. La femmina non è così feconda coma la gallina ordinaria, non fa essa le uova che una volta all'anno per quindici giorni circa, il suo accoppiamento col maschio non è così breve come quello del gallo, appena ha terminato di far l'uovo che si mette tosto a covare; cova pure le uova di ogni sorta di uccello, basta che abbia il nido in luogo asciutto e nascosto, vi si abbandona ella a questa occupazione con tanto ardore ed assiduità che morrebbe di inazione sulle sue uova se non si avesse la cura di levarla una volta al giorno per darle da bere e da mangiare. Quando il maschio vede a covare la sua femmina cerca di rompervi le uova, riguardandole forse come un ostacolo ai suoi piaceri, il perché essa si nasconde allora con tanta cura. Finito il tempo in cui debbono schiudersi tali uova, i pulcino battono col becco il guscio dell'uovo che li chiude; talvolta ancora per essere il guscio troppo duro, vengono aiutati a romperlo, il che si fa con molta circospezione. Appena schiusi dal guscio, hanno questi pulcini la testa coperta di una specie di lanugine, e non hanno ancora né carne glandulosa, né barba carnosa, parti che si sviluppano in capo a sei settimane o due mesi. La madre li guida con la stessa sollecitudine onde la gallina conduce i suoi; essa li riscalda sotto le proprie ali col medesimo affetto e li difende collo stesso coraggio. Quando questi sono divenuti forti, lasciano la loro madre, o piuttosto ne sono abbandonati, amano andare a pollaio in aria libera, e passano così le notti più fredde dell'inverno or sostenendosi sopra un sol piede, ritirando l'altro nelle piume del loro ventre come per riscaldarlo, ora al contrario annicchiandosi in equilibrio sul lor bastone, per dormire, mettendosi la lor testa sotto l'ala, e durante il loro sonno hanno il moto della respirazione sensibile e notabilissimo. Essi hanno diversi toni e differenti inflessioni di voce secondo l'età e il sesso e secondo le passioni che vogliono esprimere. La loro andatura è lenta e il loro volo pesante, bevono, mangiano ed inghiottiscono dei piccoli sassolini digerendo presso a poco come i galli. Se credesi ai viaggiatori, sono essi originari dell'america e delle isole adiacenti e prima della scoperta di quel 6

7 nuovo continente essi pure non esistevano nell'antico. I galli d'india selvaggi non sono differenti dai domestici se non perché sono molto più grossi e più neri, del resto essi hanno gli stessi costumi, le stesse naturali inclinazioni, e la medesima stupidità; vanno a pollaio nei boschi sui rami secchi e quando se ne fa cadere qualcuno a colpi di fucile, gli altri se ne restano al lor sito, e non ne vola via neppure uno. Ha questi la carne più dura, e se ne allevano facilmente dovunque trovansi nei parchi e nei boschetti.» Oggi il Tacchino allo stato selvatico, a causa della caccia di cui è stato oggetto, è diventato molto più raro, anche se si sono tentate reintroduzioni, alcune delle quali andate a buon fine. I Meleagridi sono i più grandi galliformi oggi esistenti. Molteplici sono le denominazioni volgari con cui esso è stato ed è chiamato; eccone alcune, tratte da una lista ben più lunga riportata nel libro di Savorelli: - Piemonte: Pitu/Pita, ma anche Biru e Bira come pure Dindi e Dinda o Bibin e Bibina. - Veneto: Dindio/Dindia- Brianza: Polin e Pola- Crema: Pulù/Pola- Ravenna: Tachèn e Tachena- Toscana: Lucio o Tacco- Arezzo: Billo/Billa- Roma: Gallinaccio- Cagliari: Dindu e Piocce- Messina: Ciurro e Gaddu d'india 2. IL TACCHINO NELL'ANTICHITA' Gli autori che parlano dell'importazione del tacchino in Europa non sono univoci nello stabilire la data esatta della sua comparsa, tutto ciò forse a causa dei notevoli fraintendimenti che lo volevano originario delle Indie. Tracce più antiche si trovano in Messico e appartengono al periodo che va dal 200 a. C. al 700 d. C.. Il primo cronista che parla del tacchino sembra essere Gonzalès Fernando di Oviedo, governatore di Hispaniola nel "Summario de la historia natural de las Indias Occidentales" Toledo 1525, dove minuziosamente egli descrive questo volatile che egli ritiene essere una varietà del pavone. Riporta inoltre che esso è diffuso nella Nuova Spagna e che i suoi compatrioti, sedotti dalla finezza della carne, l'hanno già introdotto nella Nuova Castiglia, trovandolo invece già addomesticato dai coloni cristiani nelle Antille. Il naturalista spagnolo Godron nel suo trattato "Delle specie e delle razze negli esseri organizzati", riporta dallo storico Herrera che la domesticità dei tacchini doveva aver avuto il suo principio dai messicani, e che Fernando Cortez trovò moltissimi di questi animali nutriti nelle basse corti delle proprietà di Montezuma. Così Lopez de Gomara nella sua "Storia del Messico" stampata ad Anversa nel 1554 vanta il valore delizioso del Gallopabo. Fernandez nel suo "Tesoro di cose nella Nuova Spagna" 1576 distingue il tacchino domestico da quello selvatico, e aggiunge che gli indigeni gli davano il nome di Huescolot; mentre gli spagnoli e i portoghesi lo chiamavano Pavones de las Indias. Pizzaro segnalò la presenza del tacchino selvatico nell'istmo di Panama, e Dampier lo trovò nello Yucatan durante le sue spedizioni. Renato de La Laudoniere ugonotto francese trova il tacchino selvatico nell'america settentrionale e pure Walter Raleigh uomo d'armi e letterato inglese, nelle sue opere parla del tacchino selvatico in Virginia. In Inghilterra il tacchino comparve per la prima volta sotto il regno di Enrico VIII nel 1524; gli storici del tempo chiamano i tacchini Galli di Turchia Turkey-cochs, poi abbreviato in turkeys. Nel 1585 il tacchino teneva già uno dei primi posti fra le carni 7

8 nel menù degli aristocratici banchetti inglesi. La Francia ebbe il tacchino circa al medesimo tempo dell'inghilterra. Certi monaci nel 1565 presso Bourges avevano fatto del tacchino un grande allevamento e si pensa fosse da attribuire a tale ordine di monaci missionari l'averlo importato. Un'altra tradizione francese dice che il primo tacchino in Francia fosse giunto a Mezières nel festino di nozze di Carlo IX con Elisabetta d'austria, il 20 novembre Viene poi riferito da Amerigo Scarlatti in "Ars et Labor" che Carlo IX nel 1575 mandò in regalo a Papa Gregorio XIII dodici tacchini e tale dono parve degno di un re. Nel 1557 un regolamento promulgato a Venezia poneva dei limiti al consumo di carni di tacchino se non per determinate tavole.la prima descrizione scientifica del tacchino fu però del naturalista francese Pierre Gilles che fu edita a Lione nel 1533, seguita ben presto da quella di Pierre Belon, che diede nella sua "Historie naturelles des Oiseaux" Lione 1555 la prima figura del tacchino; seguirono poi Gesner di Zurigo e successivamente l'italiano Ulisse Aldovrandi (Savorelli G., 1928, 1929). 3. ALLEVAMENTO TRADIZIONALE L'allevamento tradizionale del tacchino, da sempre molto diffuso nell'italia Settentrionale, in particolare in Romagna, aveva come obiettivo sia la produzione di animali da carne sia lo sfruttamento delle tacchine come vere e proprie incubatrici. Non è raro infatti osservare foto risalenti all'inizio del XX secolo che ritraggono grandi stanze di incubazione dove alloggiate all'interno di ceste singole potevano essere stabulate alcune centinaia di tacchine. L'allevamento familiare prevedeva la deposizione annua per capo di uova, partendo da Febbraio-Marzo. Dopo un paio di covate agli animali veniva permesso l'allevamento della propria nidiata. Le tacchine venivano liberate all'aperto, tenute legate ad un palo in modo che i tacchinotti potessero pascolare liberamente in vicinanza della madre, pronti a ripararsi sotto le sue ali. Solo dopo la terza settimana di vita dei pulcini, la tacchina era libera di vagare al pascolo. Nel secondo mese di vita, quando le caruncole del collo diventavano rosse, era consuetudine trattare i giovani con particolare attenzione in ragione della cosiddetta "crisi del rosso" o "crisi del corallo"; era difatti questo un periodo particolarmente delicato, superato il quale gli animali diventavano rustici e poco sensibili alle malattie. Produzione che integrava quella della carne e delle uova era quella delle piume del sottocoda e delle cosce, chiamate rispettivamente in termini francesi pied tourné e marabout, molto apprezzati un tempo nell'industria della moda. (Savorelli G., 1928, 1929; Ghigi A., 1936, 1968; Bonadonna T., 1951; Fracanzani C. L., 1985). 4. INDUSTRIALIZZAZIONE DELL'ALLEVAMENTO La notevole richiesta di carni bianche e gli interessanti indici di conversione dimostrati dalla specie hanno nel breve volgere di alcuni decenni mutato radicalmente sia il tipo di animale allevato che la tecnica di allevamento. La produzione moderna del tacchino da carne, attraverso un percorso di selezione dei genotipi più meritevoli e l'utilizzo della fecondazione artificiale, ha permesso di produrre ibridi commerciali 8

9 per lo più a piumaggio bianco in grado di sopperire alle richieste commerciali, compiendo l'intero ciclo in clausura con il metodo su lettiera permanente in capannoni a ventilazione forzata. L'allevamento estensivo all'aperto è stato completamente abbandonato, seppur utilizzato ancora negli Stati Uniti. La selezione volta ad aumentare la taglia degli animali è talmente spinta che alcuni ceppi non sono in grado di riprodursi se non tramite la fecondazione artificiale (Balasini D., 1995; Arduin M., 1992). 5. MUTAZIONI INSORTE NEL TACCHINO DOMESTICO 5.1 CIUFFO Si tratta di una mutazione saltuariamente presente nella specie, ma mai fissata in una razza. Il ciuffo si presenta come un pennello di piume lanose alla sommità dell'occipite che non è però accompagnato da ernia cerebrale della base ossea. Un raro esemplare di questa mutazione viene conservato impagliato presso il Museo di Storia Naturale di Parma. Rare immagini del T. con il Ciuffo T. con il Ciuffo foto A.Zanon 5.2 CONFORMAZIONE E DIMENSIONI Con la domesticazione il tacchino è andato incontro ad un duplice percorso che ha portato alla formazione di razze notevolmente più grandi rispetto al selvatico come alla nascita di vere e proprie razze nane osservate già ai tempi dei Conquistadores presso le popolazioni Indios del Messico. Le esigenze produttive industriali hanno inoltre volto la selezione alla creazione di animali dotati di enormi masse pettorali (ibridi giganti) incapaci di riprodursi se non con la riproduzione artificiale. 5.3 COLORE DELLA PELLE, TARSI E CARUNCOLE La colorazione della pelle è per lo più biancastra, potendo raramente diventare giallastra con un'alimentazione ricca di pigmenti (mais Plata). I tarsi variano dal colore viola nerastro negli animali a colorazione nera al carnicino ed al roseo negli animali a livrea bianca. Le caruncole variano di colorazione dal rosso al blu e al 9

10 bianco a seconda dello stato di eccitazione del maschio. Unica mutazione rilevata potrebbe essere quella del tacchino Brianzolo. 5.4 LIVREE Le livree presenti nel tacchino sono numerose e nella maggior parte la colorazione identifica la razza, salvo eccezioni (Ronquieres). Nel centro del petto il maschio presenta un fitto pennello di setole nerastre di lunghezza variabile a seconda del ceppo; questo carattere sessuale secondario è però soggetto ad eccezioni in quanto saltuariamente compare anche nelle femmine. 5.5 COMPORTAMENTO RIPRODUTTIVO Il tacchino, nonostante la domesticazione sembra mantenere inalterato il comportamento riproduttivo, infatti mantiene una forte attitudine alla cova (nonostante la selezione volta ad eliminare questa caratteristica). La selezione attuale indirizzata ad ottenere animali sempre più pesanti sembra creare gravi problemi nella riproduzione naturale, tanto che è ormai pratica consueta la fecondazione artificiale. Sembra inoltre che con l'aumento della taglia la capacità di deposizione vada progressivamente scemando (Cornoldi G., 1965). 10

11 6. TACCHINO DI PARMA E PIACENZA 6.1 Cenni storici Il tacchino di Parma e Piacenza è una delle numerose razze autoctone tuttora presenti sul territorio italiano. Un progetto di recupero di esemplari appartenenti alla razza partì nel 1999 con l utilizzo di alcuni soggetti reperiti a Centenaro (PC) e altri provenienti da Vicomero nei pressi di Parma. Il progetto che prevedeva, fin dal suo esordio, la partecipazione attiva della Provincia di Parma si concentrò su due principali aspetti. 1. Studio accurato della risorsa genetica attraverso l acquisizione di tutte le fonti bibliografiche ed iconografiche disponibili. 2. Intenso piano di moltiplicazione degli effettivi allo scopo di scongiurare la definitiva estinzione della razza. Sul piano bibilografico molte sono le citazioni di questo gruppo etnico. Trattando questa popolazione, si parla di una taglia alquanto più grossa rispetto agli altri tacchini locali. La pelle del tacchino di Parma e Piacenza viene citata spesso di un bianco intenso, tanto che le carcasse di questi animali venivano facilmente distinte dai tacchini di Romagna, dotati spesso di pelle giallastra (Vecchi A., 1944; Cornoldi G., 1965). Numerose testimonianze iconografiche di pittori dell areale emiliano lo ritrassero spesso in scene agresti. Ricordiamo a titolo di esempio Stefano Bruzzi, Gaetano Chierici ed altri minori. 11

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13 T. di P. e Piacenza f. A.Zanon T. di Parma e Piacenza

14 6.2 Standard della razza Nel corso del tempo fu realizzato uno standard dettagliato delle sue caratteristiche morfologiche STANDARD - Aspetto generale e caratteristiche della razza 1 - FORMA Tronco: cilindrico, leggermente inclinato verso la groppa Testa: di media grandezza. Becco: Occhi: Faccia: Collo: Spalle: Dorso: Ali: Coda: Petto: Zampe: Ventre: Pelle: piuttosto corto ma forte e leggermente curvo di colore corno grandi, molto vivaci da bruno scuro a nero con pupilla prominente. Caruncole: di medio sviluppo, i coralli presentano granulazione piuttosto fine, di colore rosso tendente dal bluastro al bianco secodo il grado di eccitazione dell animale. Il processo erettile della fronte, molto più sviluppato nel maschio, si presenta pendente durante la parata nuziale mentre viene retratto durante l alimentazione.. di lunghezza media ed arcuato. Presenta caruncole nella parte craniale; nella parte ventro-craniale è presente una larga giogaia di pelle nuda maggiormente sviluppata nel maschio. larghe e ben arrotondate. lungo, largo convesso ed inclinato verso la groppa. ben aderenti portate chiuse. grande con attaccatura larga portata ben aperta a ventaglio quando il soggetto è eccitato. largo e profondo. Muscolatura ben evidente. piuttosto corte, generalmente con quattro dita. I tarsi si presentano chiari. Ventre: poco sviluppato. morbida sottile bianchiccia, a volte giallo pallido. 14

15 2 PESI Maschio: kg 12,0 Femmina kg 6,5 Difetti gravi 3 PIUMAGGIO Conformazione: IV - COLORAZIONI Maschio e Femmina Piumaggio in generale: Nel collo, parte delle penne non in vista nera, la superficie in vista di ogni penna grigio acciaio che si avvicina al bianco e termina con una stretta banda nera che aumenta in larghezza avvicinandosi al dorso. Il dorso è nero metallico intenso assolutamente senza tracce di riflessi bronzei; sella nera, ogni penna termina con una larga banda grigio acciaio che si avvicina al bianco, la banda chiara aumenta in larghezza avvicinandosi alle copritrici della coda. Spalle e piccole copritrici grigio acciaio chiaro, che terminano con una stretta banda nera; le grandi copritrici grigio acciaio chiaro con alla fine una netta banda nera; ad ala chiusa si forma una larga banda attraverso l'ala che, come un nastro, le separa dalle remiganti secondarie. Tutte le remiganti primarie, in tutta la loro lunghezza, sono disegnate con nette barre parallele alternativamente nere e bianche di uguale larghezza. Anche nelle remiganti secondarie presentano nette barre parallele, bianche e nere, che si alternano; nelle penne più alte e più corte la barra nera prende riflessi grigio acciaio chiaro e la barra bianca diventa meno netta (esistono soggetti con remiganti a barratura imprecisa o con ala nera). Nella coda, le timoniere, le grandi e piccole copritrici sono nero opaco, ogni penna regolarmente disegnata con linee parallele marrone rossiccio, vicino alla fine della penna una larga banda nero metallico, assolutamente senza sfumature bronzee termina in una larga orlatura grigio acciaio che si avvicina al bianco. Nel petto, la superficie del piumaggio non in 15

16 vista è nera, ogni penna termina con una larga banda grigio argento chiaro che diventa più scuro verso il ventre; alla gola ogni penna termina con una netta, stretta banda nera e si allarga gradatamente scendendo verso il basso. Parte dietro le cosce nero opaco, ogni penna termina con una netta banda bianca. Ventre nero che termina con bianco. Le cosce sono di colore nero intenso con orlo grigio acciaio; i tarsi e le dita nei soggetti maturi sono color salmone intenso; nei soggetti giovani sono scuri tendenti al salmone. Il piumino è color ardesia molto scuro. Nella femmina il piumaggio è uguale a quello del maschio in tutte le parti eccetto che sul dorso, dove l'orlatura nera finirà in corrispondenza della mantellina; da lì le penne dovrebbero iniziare a terminare con un netto orlo bianco di larghezza media. L'orlatura del petto cambia gradatamente verso il bianco e gradualmente, verso il ventre, si allarga Difetti gravi: Pulcini: piumino bruno variegato, tendenzialmente più chiaro rispetto al pulcino bronzato I tacchinotti sono grigio scuro. La colorazione è pressoché identica a quella del tacchino di razza Narragansett (razza pesante di origine USA). 7. ALTRE RAZZE ITALIANE DI TACCHINI 7.1 TACCHINO BRIANZOLO Non si tratta di una vera e propria razza, ma può ascriversi ad una popolazione di individui dotati di una certa uniformità somatica, ricercati nella zona per le loro buone caratteristiche produttive. In particolare il tacchino Brianzolo di media mole è un buon pascolatore, è alquanto precoce nella crescita e si dimostra resistente alle più comuni malattie dei tacchini. Presenta livree varie: nero, bronzato, grigio reticolato, bronzato ad ali bianche. Localmente è noto come tacchino nostrano e, a giudicare da testimonianze orali, sembra che in passato la colorazione grigia reticolata fosse quella degli animali comunemente allevati nelle aie della Brianza. Altra sua caratteristica somatica è la colorazione delle caruncole della testa che spesso, anziché rosse, sono di colore aranciato. Non vi è alcun cenno a livello bibliografico su questa popolazione e le aziende agricole che ne curano l'allevamento sono per la maggior parte a conduzione familiare, indirizzando l'intera 16

17 produzione in ambito locale. Il tacchino Brianzolo presenta similitudini sia per la taglia che per le colorazioni con la razza belga Ronquieres. T. Brianzolo f. A.Zanon T. Brianzolo nel 1946 juv. T. Brianzolo foto A.Zanon 7.2 TACCHINO BRONZATO COMUNE Si tratta di una razza veneta di tipo leggero assai diffusa in ambito locale. La colorazione è quella classica bronzata, pelle bianca a volte giallastra, tarsi carnicini; peso del maschio 6 kg, peso della femmina 3-4 kg. Attualmente alcune aziende venete, orientatesi verso la produzione di pollame biologico, commercializzano questo tipo di animale durante le festività natalizie ottenendo un certo riscontro. Il tacchino Bronzato Comune conserva una buona attitudine alla cova e una discreta deposizione. Può essere essere utilizzato nella cova di razze meno propense all'allevamento naturale. (Arduin M., 1991, 1992). T. Bronzato Comune foto A.Zanon 7.3 TACCHINO BRONZATO DEI COLLI EUGANEI Si tratta di un tacchino di piccola mole, estremamente leggero. Sembra differenziarsi rispetto al Bronzato Comune per una colorazione più ricca di riflessi bronzati e per una maggiore dimensione delle caruncole della testa (Cornoldi G., 1965, Mazzon I., 1932). Attualmente un gruppo in purezza del tacchino Bronzato dei Colli Euganei sembra essere allevato presso il parco avicolo dell'istituto San Benedetto da Norcia di Padova. Nella zona di origine dei Colli Euganei attualmente vengono allevati animali 17

18 di grossa mole, probabilmente di origine commerciale e non sembra più essere allevato questo tacchino di piccola mole. Bronzato dei Colli Euganei f. A.Zanon Bronzato dei Colli Euganei f. C.L. Fracanzani 7.4 TACCHINO CASTANO PRECOCE (CASTANO D'ITALIA) Selezionato alla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo dal Prof. Raffaello Quilici, si tratta di un tacchino di media mole; in entrambi i sessi il colore di fondo ha una tonalità rosso castagna uniforme con piumino bruno. E' tollerata? (richiesta quale carattere di razza) la presenza del disegno barrato sulle ali e l'orlatura biancastra sulle timoniere e sul sopracoda (Arduin M., 1991, 1992, 1996; Cornoldi G., 1965). La pelle è biancastra (per alcuni autori dovrebbe essere giallastra), i tarsi sono carnicini. Da un punto di vista genetico il colore è dovuto all'effetto di un gene recessivo legato al sesso, avente la proprietà di diluire il colore nero bronzato. Questa caratteristica peculiare del tacchino Castano Precoce lo rende utile nella produzione di pulcini autosessabili alla nascita mediante la colorazione del piumino. Infatti accoppiando maschi Castani a femmine di razza Bronzata Comune si ottengono nella prole maschi Bronzati e femmine Castane, nettamente distinguibili sin dalla nascita. La tutela del tacchino Castano è quindi importante quale raro esempio di razza autosessabile in ambito della specie. Attualmente la consistenza della razza si è molto ridotta, forse a causa della chiusura di alcuni centri che ne curavano la riproduzione. Segnalato un progetto di ricostituzione da parte dell'università di Padova. 18

19 coppia di T. Castano Precoce (o Castano d'italia) T. Castano Precoce f. M.Arduin Gruppo di Castano Precoce Coppia di Castano Precoce Tacchinotti di Castano Precoce f. M.Arduin 19

20 7.5 TACCHINO DI AVELLINO Si trattava di un tacchino di taglia assai limitata di cui si sfruttava in particolare la propensione alla cova. La livrea era di colore bianco con rare macchie nere all'estremità delle remiganti. Sembra da documenti dell'epoca che tale colore derivasse da reiterati incroci fra tacchini neri e bianchi. La razza di Avellino è attualmente estinta. (Vecchi A., 1944; Cornoldi G., 1965; Falaschini A., 1965). disegno (coppia) di tacchino di Avellino ill.ne di.s.zanon 7.6 TACCHINO DI BENEVENTO Il tacchino di Benevento si presentava di colore rossiccio cupo, rosso mattone o più spesso fulvo con rare macchie nere all'estremità delle penne. Era una razza assai rustica buona pascolatrice e con ottima propensione alla cova. Purtroppo anche la razza di Benevento è estinta a causa dell'introduzione di razze più precoci e produttive. (Vecchi A., 1944; Cornoldi G., 1965; Falaschini A., 1965). disegno (coppia) di tacchino di Benevento ill.ne di.s.zanon 7.7 TACCHINO DI ROMAGNA Il Tacchino di Romagna non aveva caratteri ben definiti per quanto riguarda la colorazione, autori dell'epoca affermano che derivasse da più razze fra loro da tempo meticciate, incrociate e trascurate. La taglia era per lo 20

21 più ridotta (4-7 kg in media con punte massime di 8-9 kg ad un anno di età.) e generalmente la pelle era gialla paglierina. Questo carattere che poteva ad alcuni risultare gradito, era però sgradito dalla maggior parte dei commercianti di pollame, poiché toglieva uniformità al prodotto; pertanto anche le cronache dell'epoca mettono in evidenza il minor prezzo al quale venivano acquistati questi animali a ragione della loro pelle gialla (Vecchi A., 1944; Cornoldi G., 1965). Il tacchino Romagnolo quando le produzioni italiane varcavano le alpi, aveva un ottima reputazione sui mercati di Parigi e Londra dove si apprezzavano animali di taglia ridotta 2,5-3 Kg. Sembra da documentazioni fotografiche (vedi foto sotto) dell'epoca che l'allevamento del tacchino per utilizzarlo nell'incubazione delle uova fosse una pratica estremamente diffusa, tanto che in ampi casali di campagna intere stanze venivano riempite di ceste nelle quali le tacchine si dedicavano alla cova (Savorelli G., 1928, 1929). Allevamento del T. di Romagna nel 1927 Colorazioni molto comuni di tale gruppo etnico erano: bianco picchiettato di nero, bianco picchiettato di rosso, bronzato ad ali nere, grigiastro(?), variopinto(?), screziato con aree del piumaggio simili a quelle del pavone?, rosso paonazzo, nero sbiadito.(tortorelli N.,1926) Il Babini di Russi Parla pure di un ottimo incrocio (Inglese X Romagnolo) che raggiungeva i 9-10 kg. Sembra plausibile supporre che per Inglese si intendesse il Nero di Norfolk o il Bronzato di Cambridge. Segnalata sopravvivenza? gruppo di tacchini bronzati ad ali nere dall'aspetto molto simile al Romagnolo foto L.Rizzini 21

22 7.8 TACCHINO DI TREVISO Le descrizioni parlano esclusivamente di animali a piumaggio scuro e pelle bianca; pertanto non è possibile esprimere un giudizio seppur sommario sul tipo di animale descritto. L'ipotesi più plausibile fa supporre che il tacchino di Treviso potesse sovrapporsi per conformazione e peso al tacchino Bronzato Comune (Vecchi A., 1944; Cornoldi G., 1965). 7.9 TACCHINO ERMELLINATO DI ROVIGO Creatore di questa razza di tacchini fu il Prof. Raffaello Quilici che nell'annata 1958 presso l'istituto Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo, allo scopo di migliorare le caratteristiche produttive del tacchino comune, iniziò l'introduzione di sangue della pregevole razza americana Narragansett con l'intento di trasmettere alla progenie le eccezionali caratteristiche di precocità e taglia della succitata razza. In prima generazione, come ci si poteva del resto aspettare, la progenie risultò favorevolmente influenzata tanto che gli F1, oltre ad essere più precoci rispetto ai genitori, risultavano uniformi come piumaggio di un intenso grigio argenteo come nella razza Narragansett. Negli anni successivi, la selezione prese una svolta quando apparve per mutazione un esiguo gruppo di animali a piumaggio ermellinato, dotati delle seguenti caratteristiche di peso: Periodo del controllo Peso del maschio Peso della femmina 14 settimane di età 3,400 kg 2,500 kg 24 settimane di età 6,800 kg 4,200 kg 35 settimane di età 9,500 kg 5,200 kg Gruppo di T. Ermellinato di Rovigo Ermellinato di Rovigo tacchinotto (di un giorno) di Ermellinato di Rovigo Fu proprio su questi animali che si concentrò la selezione del Prof. Quilici che, una volta uniformati taglia e colorazione degli animali, 10 kg il maschio, 4-5 kg la femmina, battezzò la nuova razza con il nome di tacchino Ermellinato di Rovigo e fu in grado di proporla commercialmente (Arduin M., 1991, 1992, 1996; Cornoldi G., 22

23 1965). La sorte di questa razza fu poi come per molte altre quella di essere superata e sostituita dai moderni ibridi commerciali e solo piccoli gruppi furono conservati a scopo didattico. Attualmente su questa nostra razza si tende a fare notevole confusione con un'altra pregevole razza tedesca, anch'essa dotata di mantello ermellinato (Crollwitzer). Per chiarire l'equivoco in cui si cade spesso di considerare l'ermellinato di Rovigo una brutta copia del Crollwitzer, occorre fare un passo indietro nella formazione delle razze ermellinate di tacchino. Bisogna infatti precisare, come del resto confermatomi dal Club per la conservazione del tacchino belga ( Turkey Breeders Club De Filisoof van Ronquieres), che le prime testimonianze di tacchini di questa colorazione risalgono storicamente a molti secoli addietro, quando si andava formando nelle campagne belghe una razza di tacchino di taglia minuta (Ronquieres). Questo tacchino, originato dalle prime importazioni provenienti dall'america, una volta reintrodotto negli Stati Uniti per le sue buone capacità di deposizione, fu alla base della formazione di molte pregevoli razze da reddito e servì inoltre nella creazione del tacchino Ermellinato Statunitense (Royal Palm). Allo stesso modo i tedeschi si servirono del Ronquieres nella formazione della loro razza Crollwitzer. Risulta pertanto chiaro come la comparsa di tacchini ermellinati nella popolazione di incrocio selezionata dal Quilici fosse da ascrivere a più o meno recenti incroci con la razza Ronquieres. Da molti allevatori viene lamentata la scarsa uniformità della colorazione dei tacchini Ermellinati di Rovigo e molto spesso si procede a sconsiderati incroci con la Crollwitzer, molto più uniforme a ragione della notevole selezione eseguita dagli allevatori tedeschi. L'attuale indirizzo selettivo dovrebbe invece essere volto ad appurare se esistono ancora caratteristiche somatiche o produttive in grado di caratterizzare questa nostra razza, interessandosi inoltre al miglioramento morfologico degli animali. Il tacchino Ermellinato di Rovigo presenta tuttora un certo numero di allevatori e sembra pertanto importante tutelare la razza nella sua purezza genetica, nell'intento di valorizzarne le caratteristiche produttive. Ermellinato di Rovigo f. A.Zanon Ermellinato di Rovigo f. A.Zanon 23

24 Ermellinati di Rovigo 1960 Ermellinato di Rovigo f. V.Masconni 7.10 TACCHINO LILLA DI CORTICELLA (BOLOGNA) Durante lo studio da parte del prof. Ghigi della trasmissione della colorazione blu (azzurro) negli avicoli, nella prima metà del 1900 furono oggetto di allevamento presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo numerose razze avicole dotate di questo carattere. Tra queste fu acquistato un gruppo di tacchini di razza Blu (Slate) che, nelle generazioni che seguirono, produssero una discendenza per metà di colorazione Bluardesia, per un quarto di colorazione Bronzata e per il restante quarto di un vago lilla pallido, "color del cielo all'aurora". Le penne del groppone e del sopracoda mantenevano l'orlatura bianca e per i restanti caratteri di fertilità, peso e rusticità gli animali erano perfettamente simili a quelli della razza pura progenitrice. Da questo iniziale gruppo di animali il Ghigi volle fissare stabilmente questo fenotipo ed incrociando gli animali di colorazione Lilla fu ben presto in grado di stabilizzare definitivamente la nuova razza. L'allevamento del tacchino Lilla fu poi affidato alle cure della Dott. Anita Vecchi, che operava presso l'allevamento nella Stazione Provinciale di Avicoltura di Bologna a Corticella e, in onore del suo impegno nel curare la selezione della nuova razza, il Ghigi volle infine battezzarla come Lilla di Corticella o di Bologna (Ghigi A., 1936; Vecchi A., 1944). Si può dire che il tacchino Lilla di Corticella aveva un mantello uniformemente colorato di azzurro pallido, quasi grigio acciaio, con leggeri riflessi rosei. Le timoniere, le penne del groppone, del sopracoda e le posteriori dei fianchi avevano un margine di colore più chiaro tendente al bianco. Tarsi da rosa a bianco; peso tra i 9 e i 10 kg per il maschio, 6-7 kg per le femmine. Con il sopraggiungere dei moderni ibridi a piumaggio bianco, l'allevamento del tacchino Lilla fu interrotto e sembra che questa razza andò completamente distrutta. Visitando il Parco avicolo dell'istituto San Benedetto da Norcia risulta essere allevato un tacchino molto simile al Lilla di Corticella di origine incerta. Gli animali infatti, sottoposti ad un intenso piano di riproduzione, fanno emergere oltre al fenotipo lilla soggetti a piumaggio alquanto simile alla razza Narraganssett; sarebbe quindi opportuno ampliare le conoscenze sull'origine di questi animali ed eventualmente sottoporli ad una selezione volta a fissare definitivamente 24

25 la colorazione Lilla. Tacchini di colorazione Lilla vengono allevati comunemente negli Stati Uniti e sembra che questi animali godano di una certa popolarità in alcuni stati. Segnalata sopravvivenza? tacchino Lilla di Corticella o di Bologna nel TACCHINO NERO D'ITALIA Si tratta di un tacchino la cui selezione è stata curata da un gruppo di allevatori lombardi che, operando una sorta di controselezione volta a ridurre la taglia degli animali, sono riusciti ad ottenere animali di piccola taglia, maschio 4-6 kg, femmina 2,5-3,5 kg. Gli animali hanno tarsi piuttosto corti, ma ben proporzionati e presentano livrea nero cangiante su tutto il corpo, tarsi da rosso scuro a viola e pelle perfettamente candida. Seppur di recente selezione, il Nero d'italia si rifà ad una popolazione di tacchini neri diffusa in modo puntiforme in Italia Settentrionale e antecedente all'introduzione del tacchino Bronzato Americano, come del resto confermato dalle fonti bibliografiche (Cortese M., 1978; A.A.V.V., 1996). Volendo ipotizzare l'origine di questa popolazione, sembra plausibile pensare che i tacchini neri presenti in Italia fossero originati dall'introduzione dell'antica razza francese Noir de Sologne, un tempo molto apprezzata come razza incrociante nel miglioramento di popolazioni locali. Descrizione delle razze T. Nero d'italia foto A.Zanon 25

26 I tacchinotti appena nati già si differenziano per tipo di razza (e colorazione), eccovi un esempio in questa foto. Il piccolo di tacchino Bronzato avrete notato che ha conservato le stesse caratteristiche della specie progenitrice selvatica. RAZZA BRIANZOLO BRONZATO COMUNE REGIONE DI ORIGINE Lombardia BRONZATO DEI COLLI Veneto EUGANEI CASTANO PRECOCE (*) DI AVELLINO DI BENEVENTO DI PARMA E PIACENZA CARATTERI MORFOLOGICI Livree varie, più comune la Peso: reticolata,caruncole 3-4 kg spesso aranciate Nord Italia Livrea bronzata Veneto Campania Campania Emilia- Romagna Livrea bronzata Livrea castana Livrea bianca con rare macchie scure alle remiganti Livrea rosso cupo, rosso mattone o più spesso fulvo con rare macchie nere all'estremità delle penne 26 PARAMETRI PRODUTTIVI Peso: 3-4 kg Peso: 3 kg 6 kg; 6 kg; 5 kg; Peso: 8-10 kg; 5-7 kg STATO DELLA POPOLAZIONE Minacciata Diffusa - Estinta - Estinta Minacciata (**) Minacciata (**) Livrea grigia - Raro(**) DI ROMAGNA Emilia- Livree varie pelle - Estinta (?)

27 Romagna giallastra DI TREVISO Veneto Piumaggio scuro? - Estinta ERMELLINATO DI ROVIGO LILLA DI CORTICELLA NERO D'ITALIA (*) Veneto Veneto, fissato poi in Emilia- Romagna Lombardia Livrea ermellinata Livrea lilla cinereo Livrea nera, tarsi nerastri Peso: 10 kg; 4-5 kg Peso: 9-10 kg; 6-7 kg Peso: 4-6 kg; kg Scarsamente diffusa(**) Estinta.(?) Scarsamente diffusa (*): Razza con standard; (**): Razza oggetto di finanziamenti per il recupero genetico,(?) voci di sopravvivenza 27

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