BARUCH DE SPINOZA (brevi note)

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1 BARUCH DE SPINOZA (brevi note) *** 1. VITA E SCRITTI La ragione di cui Cartesio aveva chiarito la natura e le regole, celebra i suoi trionfi nei grandi sistemi del 600. Il più notevole di questi sistemi è quello di Spinoza. Nasce ad Amsterdam da una benestante famiglia ebraica costretta ad abbandonare la Spagna per l intolleranza religiosa. Nel 1656 viene scomunicato ed espulso dalla comunità israelitica a causa di eresie pratiche ed insegnate. Qualche anno dopo abbandona Amsterdam e si stabilisce dapprima presso Leyda e poi presso l Aja, dove trascorse il resto della sua vita. In ottemperanza al precetto rabbinico che prescrive a ogni uomo di imparare un mestiere, egli aveva appreso l arte di fabbricare e di pulire lenti per strumenti ottici. Questo mestiere gli permise di sopperire ai suoi limitati bisogni e gli diede una certa fama di ottico che precedette la celebrità di filosofo. Spinoza condusse una vita modesta e tranquilla. La prima sua opera fu un Trattato su Dio e su l uomo e la sua felicità (in cui già si notano l'influenza neoplatonica e cartesiana). Nel 1663 venne pubblicato l unico scritto al quale dette il suo nome, Principi di filosofia cartesiana. Pensieri metafisici. Nel 1670 comparve anonimo il Trattato teologico politico che era destinato a dimostrare che in una libera comunità dovrebbe essere lecito ad ognuno pensare quello che vuole e dire ciò che pensa. Il libro fu subito condannato sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Protestante. Da anni egli lavorava alla sua opera più importante l Etica dimostrata secondo l ordine geometrico che nel 1674 era finita e cominciava a circolare manoscritta tra le mani dei suoi amici. Spinoza ne rinvio sempre la pubblicazione, poiché essa ne avrebbe determinato l immediata condanna. 2. LE FONTI E IL CARATTERE DEL SISTEMA SPINOZIANO La tesi centrale di Spinoza, seppure nel suo pensiero convergono tesi dalle origini più disparate, è il cosiddetto PANTEISMO: Dio e la natura coincidono. Per essere più precisi: con Spinoza, il mondo è Dio stesso, cioè manifestazione di Dio, ma Dio non è il mondo: egli rimane al di sopra di esso. Se qui trovate Dio fra virgolette è precisamente perché l idea che Spinoza si fa di Dio, come vedremo, è qualcosa di ben diverso da ciò che noi siamo abituati a chiamare con questo nome! La caratteristica base del pensiero di Spinoza è la sintesi, quindi l unione fra la tradizionale visione metafisico-teologica del mondo e gli esiti della nuova scienza. L idea che rende possibile la fusione è il concetto di Dio come ordine geometrico del mondo. 1

2 Con Spinoza, dopo tanti secoli, l occidente cessa di essere Cristiano: egli, infatti, rigetta la concezione biblico-cristiana di Dio, del mondo e dell uomo, che sino allora era stata sostanzialmente supposta da tutti gli studiosi. 3. LA FILOSOFIA COME CATARSI ESISTENZIALE E INTELLETTUALE Nel 1661 Spinoza pubblica il Trattato sull emendazione dell intelletto, che è stato considerato dai critici come una sorta di Discorso sul metodo spinoziano. Qui Spinoza rivela una concezione della filosofia come via verso la salvezza esistenziale che va ben oltre le preoccupazioni gnoseologiche e metodologiche, dunque scientifiche, di Cartesio. Come abbiamo notato, infatti, gli interessi fondamentali di Cartesio erano certamente orientati verso la scienza. Spinoza si concentra invece soprattutto sull uomo e sulla sua esistenza. Che cosa ha davvero valore nella vita dell uomo? Cosa è bene? Spinoza, con una rapida analisi, mostra come, a suo avviso, i beni universalmente agognati dagli uomini le ricchezze, gli onori e i piaceri dei sensi siano di fatto futili, vani: non appagano davvero l animo e i suoi bisogni profondi, sono transeunti (cioè passeggeri) ed esteriori, generano per lo più inquietudini e inconvenienti vari. Nonostante ciò, questi beni essi hanno la forza di incatenare la mente oscurandone le facoltà e ostacolando la ricerca dei valori superiori. Egli, sia chiaro, non condanna i beni finiti dell esistenza, ma la loro assolutizzazione e la loro trasformazione da mezzi a fini. Non bisogna ridere, né piangere, né indignarsi, ma comprendere. Il modello di bene che Spinoza ha in mente e che vuole inseguire deve essere tale da poter soddisfare appieno l animo, procurandogli l agognata serenità e letizia. Ma, come già diceva Agostino, l unico bene in grado di far riposare l uomo è il metatemporale ed il metafinito. L amore per la cosa eterna ed infinita riempie l animo di pura letizia e lo rende immune da ogni tristezza. Ma se per Agostino la meta è Dio, per Spinoza l infinito e l eterno si identificano con il Cosmo e la gioia suprema è l unione della mente con la natura. 4. METODO E VERITÀ La conversione esistenziale dai beni finiti a quello infinito presuppone una analoga purificazione dell intelletto, ossia una improrogabile necessità di curare la mente. Spinoza è convinto che il progresso etico proceda di pari passo a quello intellettuale. Per questo motivo il filosofo distingue diversi gradi della conoscenza. Spinoza dice che non c è un modo preliminare, cioè un metodo, per giungere alla verità, in quanto solo la verità, già posseduta, è via a se stessa. Se ciò non fosse ogni metodo presupporrebbe un secondo metodo, e così via. La verità invece è direttamente indice di sé e del falso. Così come non si potrebbe uscire dalle tenebre se non si scorgesse già un bagliore di luce, non si potrebbe mai distinguere il vero dal falso se in qualche modo non si intuisse già il vero. 2

3 Ma dove risiede e in che cosa consiste la verità? Conformemente a tutto il razionalismo del XVII secolo Spinoza dice che essa risiede nel pensiero e, in particolare, nelle idee innate e consiste nella loro chiarezza e distinzione. L idea vera per eccellenza, quella con il massimo grado di certezza, è quella di Sostanza (o Dio ), che rappresenta, al tempo stesso, il paradigma di ogni idea adeguata e il punto di partenza da cui deve muovere il sistema della scienza (la metafisica), che Spinoza concepisce come un procedimento attraverso il quale, poste delle definizione di base, ne seguono necessariamente certe conseguenze. la sua è quindi una concezione deduttivistica del sapere: tratto tipico del razionalismo! 5. LA METAFISICA: IL PANTEISMO Il capolavoro di Spinoza, l Etica, è una sorta di enciclopedia delle scienze filosofiche, che tratta delle varie discipline con particolare attenzione all etica. Il metodo che Spinoza segue è di tipo geometrico (Euclide). - Perché fa questo? Spinoza è forse influenzato dalla moda matematizzante del tempo; Spinoza, ammiratore delle matematiche, vede nella trattazione geometrica una garanzia di precisione e di sinteticità espositiva, nonché di distacco emotivo nei confronti dell argomento; Spinoza è convinto che l intera realtà costituisce una struttura necessaria, di tipo geometrico, per cui le cose sono collegate logicamente fra loro e deducibili l una dall altra. È un po come se l universo fosse tutto un immenso teorema. Il concetto da cui Spinoza parte per dedurre tutto il sistema del sapere è, come già detto, quello di SOSTANZA. In relazione alla sostanza, Cartesio era stato ambiguo: da un lato la sostanza era ciò che per esistere non ha bisogno che di sé (Dio, la sostanza infinita) e dall altra ciò che per esistere ha bisogno solo di Dio, le sostanze finite (res cogitans e res extensa). La sostanza è per Spinoza, più rigorosamente, ciò che in sé e per sé si concepisce, ossia come ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un altra cosa da cui debba essere formato. La sostanza, dovendo solo a sé la sua esistenza, è ontologicamente autosufficiente, inoltre la nozione di sostanza, essendo concepibile solo per mezzo di sé medesima, è un pensiero che non abbisogna di altri pensieri per essere pensato (è, quindi, anche gnoseologicamente autosufficiente). essa non presuppone nulla, ma è presupposta da ogni altra realtà. È concetto che non si basa su nulla, ma, al contrario, fonda ogni altro pensiero. Da questa definizione Spinoza deriva una serie di proprietà della sostanza: 1) è increata, essendo causa di sé, cioè un ente la cui essenza implica l esistenza. 2) è eterna perché possiede l esistenza come proprietà costitutiva. 3) è infinita perché, se non lo fosse, dipenderebbe da altro. 4) è unica poiché nella natura non si possono dare due o più sostanze della medesima natura ossia del medesimo attributo. 3

4 Questa sostanza non può che essere il Dio o l Assoluto di cui hanno parlato le filosofie e le religioni. Della sostanza Spinoza è certo più che di ogni altra cosa: perché? Noi esistiamo in noi o in un altra cosa che esiste necessariamente in quanto le cose o esistono per virtù propria o per mezzo di un ente necessario. Fin qui pare che Spinoza sia poco originale rispetto a pensatori precedenti. In realtà, egli si stacca nettamente da gran parte della metafisica occidentale, e in particolare dal filone ebraico-cristiano, in quanto ritiene che Dio e mondo non costituiscano due enti separati, ma uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal mondo ma nel mondo e costituisce con esso quell unica realtà che è la natura. Spinoza perviene a questo principio fondandosi sull unicità della sostanza. La Sostanza ha in sé tutte le cose. Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita. Per esemplificare meglio il rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di ATTRIBUTO e di MODO. Gli attributi sono ciò che l intelletto percepisce della sostanza come costitutivo della sua essenza ossia le qualità essenziali o strutturali della sostanza. Essendo questa infinita, infiniti saranno pure i suoi attributi. Tuttavia, degli infiniti attributi della sostanza, quindi degli infiniti volti della natura, noi ne conosciamo solo due: l estensione e il pensiero, ovvero la materia e la coscienza. Qui Spinoza è costretto a interrompere la deduzione logica per rifarsi all esperienza, infatti questi due attributi sono accolti a posteriori grazie all esperienza stessa! I modi invece sono i modi di essere, cioè le manifestazioni o le concretizzazioni particolari degli attributi e si identificano quindi con i singoli corpi e le singole idee, che non hanno sostanzialità, in quanto esistono e possono essere pensati solo in virtù della sostanza e dei suoi attributi. Se la sostanza è ciò che è in sé e per sé si percepisce i modi saranno ciò che è in altro e per quest altro si concepisce. Vi sono, per essere più precisi, modi finiti e modi infiniti. I modi infiniti seguono direttamente o indirettamente da qualche attributo, di cui rappresentano proprietà strutturali. Ad esempio dato l infinito attributo dell estensione, ne seguono, da sempre, il movimento o la quiete, come dato quello del pensiero ne seguono l intelligenza e la volontà. I modi finiti invece sono gli esseri particolari, questo corpo o quella idea, che derivano gli uni dagli altri secondo una catena infinita. Il sistema Sostanza attributi modi infiniti si mantiene in eterno tale e quale, così come l oceano, pur continuando a specificarsi nella serie infinita delle onde, i modi finiti. Spinoza distingue fra Natura naturante (Dio e gli attributi, considerati come causa) e Natura naturata (l insieme dei modi, visto come effetto): la natura è madre e figlia di sé medesima, in quanto è attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori da essa, secondo lo schema che Spinoza chiama di causalità transitiva, bensì in lei stessa, secondo lo schema di ciò che Spinoza definisce causalità immanente. Essenzialmente due sono gli interrogativi di base che emergono dall Etica. 1) Che cos è, in definitiva, la sostanza di Spinoza? 2) Che rapporti esistono, precisamente, fra la sostanza e i suoi modi? 4

5 -1- Il Dio-natura di Spinoza è l ordine geometrico dell universo, cioè il Sistema o la Struttura globale delle leggi o delle relazioni necessarie tra le cose. La natura di Spinoza non è il puro insieme o la semplice somma delle cose, ma il Sistema o l Ordine intrinseco che regola e struttura il mondo secondo precise e immutabili concatenazioni. In qualche modo lo spinozismo può essere considerato una traduzione metafisica del modo galileiano di considerare la natura. -2- Per il problema del rapporto tra sostanza e modi, si deve dire che Spinoza ha scartato i due modelli tradizionali: la dottrina della creazione e quella dell emanazione. Egli esclude formalmente la dottrina della creazione, in quanto si fonda sull impossibile riduzione del modo d agire della sostanza al modo d agire dell uomo. La creazione supporrebbe intelletto, volontà, arbitrio, scelta, tutte cose che, secondo Spinoza, non hanno senso riferite a Dio (cioè alla Sostanza). Questo significa che egli accetta la dottrina dell emanazione? Nella dottrina di Spinoza non c è traccia alcuna di questa accettazione. Potremmo, piuttosto, immaginare la Sostanza come una sorta di Teorema infinitamente complesso, gli attributi come le singole parti di questo teorema, i modi come le conseguenze necessarie degli attributi, un po' come dalla definizione di triangolo segue che la somma degli angoli interni è uguale a due retti. Nulla è, per Spinoza semplicemente possibile: tutto ciò che accade è necessario. Il mondo non è che un eterno seguire di determinate conseguenze da determinate premesse. Nulla vi è di contingente nell universo di Spinoza. Delle tre categorie modali (possibilità, realtà, necessità) in Spinoza rimane solo la necessità. La concezione di Dio (Sostanza) come ordine geometrico dell universo pone Spinoza in antitesi a quella millenaria visione finalistica del mondo che si era espressa nella metafisica greca e nella dottrina ebraico-cristiana di un Dio che crea il mondo subordinando le cose all uomo (finalismo antropocentrico). Si dice spesso che l anti - finalismo spinoziano è un portato della Rivoluzione scientifica. Ciò è vero solo in parte, perché qui Spinoza va oltre gli esiti della scienza moderna e della meccanicità cartesiana. Galileo non aveva affatto escluso le cause finali, limitandosi a sostenere che noi non possiamo conoscerle. E Cartesio aveva incluso il suo universo meccanico nei piani liberi e razionali del Creatore. Spinoza invece afferma che le cause finali, semplicemente, non esistono. Secondo Spinoza ammettere l esistenza di cause finali è un pregiudizio dovuto alla costituzione dell intelletto umano. Gli uomini agiscono, sempre o quasi, in vista di un fine: sono quindi portati a credere che ciò accada sempre. Nascono così molti pregiudizi: vedere una malattia come castigo divino, o un successo come un premio... La critica al finalismo si accompagna ad un deciso rifiuto di ogni riduzione di Dio nei limiti dell umano e quindi nel rigetto di ogni antropomorfismo religioso. La visione biblica di un Dio come una specie di super-uomo, che ama, odia e si ingelosisce, è solo il prodotto dell immaginazione superstiziosa degli individui, che si vennero forgiando Dio a immagine dell uomo.... Al Dio del volgo e dei teologi, Spinoza sostituisce la propria idea filosofica di un Dio sovra-personale coincidente con il tutto cosmico. 5

6 6. L ETICA Come si è visto nel Trattato sull emendazione dell intelletto, Spinoza ritiene che l amore della ricerca filosofica nasca dal desiderio di trovare quella serenità e beatitudine dell animo che ricchezze, onori e piaceri non possono assicurare. Di conseguenza, la metafisica risulta finalizzata all etica, alla maniera ellenistica, come ars vivendi, ossia come tecnica del saggio vivere. Il presupposto di base del discorso morale di Spinoza, che discende coerentemente dalla sua ontologia, è la tesi della naturalità dell uomo. Contro la tradizione che vuole vedere nell uomo un eccezione rispetto a tutto il resto del creato, Spinoza lo considera una creatura naturale come tutte le altre. Essendo solo casi particolari di leggi universali, le azioni umane obbediscono a regole fisse come quelle della geometria, per cui possono essere studiate con analoga matematica obiettività. Considererò i comportamenti umani e gli umani appetiti come se si trattasse di linee, di punti e di corpi. L unico atteggiamento filosofico conveniente di fronte alle passioni non è quello di deriderle, compiangerle o condannarle, ma solo di comprenderle, trattandole non come vizi della natura umana, ma quali proprietà che le appartengono necessariamente. Non si tratta di schierarsi a favore o contro un certo comportamento, si tratta solo di capirlo! Su questi presupposti Spinoza costruisce la sua geometria delle emozioni proponendosi di: 1) individuare le leggi e le forze basilari che reggono la condotta pratica degli individui; 2) studiare la schiavitù e la libertà umana, considerando la potenza delle passioni sull uomo e la potenza dell uomo sulle passioni. - Il principio fondamentale che regge il comportamento dell individuo è lo sforzo di autoconservazione. Quando questo sforzo si riferisce solo alla mente si chiama volontà, quando riguarda la mente e il corpo si chiama desiderio. Il desiderio è l essenza stessa dell uomo, dalla cui natura derivano necessariamente tutte quelle azioni che servono alla sua conservazione e che perciò sono dal desiderio state necessariamente determinate. Quando il desiderio è cosciente di sé si ha la cupidità. Dallo sforzo alla autoconservazione seguono la gioia, passione connessa alla conservazione e perfezione del proprio essere, e la tristezza, che è la passione connessa alla depressione della potenza dell individuo. Da questi tre affetti primari, che costituiscono la struttura della psiche, derivano tutti gli altri affetti. In particolare, quando gioia e tristezza sono accompagnate dall idea di una causa esterna che le produca si hanno l amore e l odio, passioni per le quali l uomo ricerca ciò che gli procura gioia (bene) e fugge ciò che procura tristezza (male). È il desiderio a fondare il desiderato, in quanto bene e male non sono più entità assolute preesistenti all atto morale, ma il bene è solo ciò che giova e il male ciò che nuoce nell ambito dello sforzo di autoconservazione. Il libero arbitrio di cui i filosofi e i teologi hanno favoleggiato è solo illusione. Gli uomini si credono liberi, perché consci dei loro voleri e desideri, ma ignorano le cause per cui sono condotti a desiderare e a bramare. In ciò fanno venire in mente una pietra 6

7 che, una volta messa in movimento da una forza esterna, credesse di essere lei a dirigere la traiettoria e a decidere luogo e tempo della caduta. Molti credono di agire per libera iniziativa, anziché trasportati da un impulso. Poiché questo è un pregiudizio innato in ogni uomo, è difficile liberarsene. Spinoza si chiede, tuttavia, se l uomo, pur senza evadere dal determinismo naturale, possa con la ragione raggiungere una qualche forma di autodominio e libertà. Ora, se l uomo fosse solo passione non sarebbe mai libero, ma egli è anche ragione, cioè conoscenza. Come tale egli, anziché subire lo sforzo di autoconservazione, può manovrarlo consapevolmente e intelligentemente. Quando Spinoza parla di libertà non intende riferirsi ad un impossibile tentativo di mettere tra parentesi il determinismo naturale, ossia la ferrea legge dell autoconservazione e dell utile, ma semplicemente all eventualità di assumerne consapevolmente e razionalmente la direzione. L uomo può scegliere se agire per l utile in modo istintivo ed emozionale o agire per l utile in modo intelligente e lungimirante. L unica forma di libertà è porsi come soggetto attivo della propria autoconservazione. Tant è vero che per Spinoza la virtù è agire secondo le leggi della propria natura. Per esempio, il rifiuto razionale delle passioni negative fa sì che l uomo che vive secondo ragione non risponda all odio con l odio, bensì con amore e generosità, convinto che l odio è accresciuto da un odio reciproco e può invece essere distrutto dall amore. Spinoza vitupera l umiltà (il sentire di sé meno del giusto) e la superbia (il sentire di sé più del giusto) come gravi errori. Il pentimento è invece l inutile indugiare su uno sbaglio commesso. Spinoza biasima anche ogni forma di paura o timore, in particolare il timore della morte, affermando che l uomo libero a nessuna cosa pensa meno che alla morte, in quanto la sua sapienza è una meditazione non della morte, ma della vita. La ragione, inoltre, spinge spinge l uomo ad unirsi ai suoi simili. Nulla è più utile all uomo dell uomo stesso. L accordo fra gli uomini è la cosa migliore. Gli uomini guidati dalla ragione non appetiscono a nulla per sé che non desiderino anche per gli altri uomini e perciò sono giusti, fedeli e onesti. La liberazione etica dalle passioni e l intelligente e moderato godere della vita non è ancora il gradino ultimo dell elevazione mentale ed esistenziale dell uomo, che si ha solo con la contemplazione del Dio-natura, ossia ciò che Spinoza chiama l amore intellettuale di Dio. 7

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