PATRIMONIO CULTURALE E VOLONTARIATO CONTESTO NORME E PROGETTAZIONE Bologna, 10 marzo 2009

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1 PATRIMONIO CULTURALE E VOLONTARIATO CONTESTO NORME E PROGETTAZIONE Bologna, 10 marzo 2009 IL SISTEMA DI RETE E I RAPPORTI CON IL TERRITORIO PER LA GESTIONE DEI PROGETTI DI VOLONTARIATO a cura di Renato Frisanco - Fondazione Europa Occupazione e Volontariato Feo-Fivol 1 1. La dimensione del fenomeno La rilevazione nazionale 2006 della FIVOL (oggi Fondazione Roma Terzo Settore) realizzata per l aggiornamento della Banca dati sulle organizzazioni di volontariato (OdV) ha esaminato unità impegnate nel campo della cultura e dei beni culturali. Nel 35,8% dei casi vi operano in modo prevalente o esclusivo, mentre per la parte maggioritaria di questa componente l attività di tipo culturale è secondaria e connessa ai diversi settori della partecipazione civica, in particolare agli interventi di tutela e valorizzazione dell ambiente. Si tratta di un segmento di volontariato che rappresenta il 16% del campione nazionale esaminato nel 2006 che è stato di unità. Proiettando tale dimensione sull universo della solidarietà organizzata noto al termine della rilevazione possiamo ragionevolmente stimare la consistenza del volontariato culturale in unità di cui circa impegnate in modo esclusivo o preminente. Esse sono in grado di mobilitare circa volontari continuativi e 750 mila soci. I dati denotano un ulteriore crescita del fenomeno rispetto alla precedente rilevazione del Le leggi che ne favoriscono e accompagnano lo sviluppo La prima legge con cui è stato riconosciuto il volontariato nel settore specifico è la più che centenaria L. 386/1907 che ha introdotto la figura del volontario operante nel settore del patrimonio culturale storico-artistico, con la qualifica di ispettore volontario. I DPR del 1963 e del 1966 hanno esteso al settore degli archivi e alle biblioteche pubbliche la presenza dei volontari. Successivamente il volontariato da fenomeno di singoli diviene fenomeno associativo, di organizzazioni che si confrontano con gli enti pubblici sulla base di progetti e stipulano protocolli di intesa e convenzioni per la realizzazione di servizi e interventi 3. Con una propria autonomia e capacità di proposta e di sperimentazione che le caratterizza più come soggetto politico che come esecutore di servizi ad esse affidati. La legge 266/ 91 che disciplina il rapporto tra le OdV e le Amministrazioni pubbliche, riconosce il ruolo del volontariato per il conseguimento delle finalità di carattere culturale degli enti pubblici e tale riconoscimento viene poi riaffermato dalla legge di settore, la legge Ronchey, la n. 4 del Successivamente l art. 118 ultimo comma della legge di modifica della Costituzione (n. 3/2001) legittima l intervento dei cittadini singoli o associati che operano per l «interesse generale» e chiede alle istituzioni pubbliche di facilitarne l azione. 1 L elaborazioni dati è stata realizzata da Marco Giovannini. 2 Nel 2001 rappresentavano il 15,2% delle unità esaminate e la stima sull universo nazionale ammontava a circa organizzazioni impegnate, in modo prioritario o non, nel campo della cultura e dei beni culturali. 3 I volontari singoli sono più funzionali alle istituzioni (che infatti li scelgono) mentre le OdV sono più funzionali ai bisogni culturali della gente a cui intendono rispondere. 1

2 Tale modifica costituzionale apre una fase nuova nel rapporto tra le OdV e le istituzioni pubbliche: le prime non sono più solo risorse da utilizzare all interno dei servizi pubblici o a complemento degli stessi (prima fase del rapporto), né sono solo da valorizzare come risorse aggiunte e da consultare per pianificare politiche sociali di territorio o di settore (seconda fase), bensì soggetti autonomi da sostenere in un Welfare plurale e partner propositivi delle Amministrazioni pubbliche. E questo il sigillo di una pari dignità tra Amministrazioni Pubbliche e volontariato nello svolgere la funzione pubblica e l inizio di un auspicabile sussidiarietà circolare, per cui l un soggetto non può fare a meno dell altro e ciascuno dei due è interessato alla crescita e al buon funzionamento dell altro al fine di concorrere a garantire meglio i diritti dei cittadini e la qualità della vita delle comunità. Nonostante una normativa centenaria non è stato facile fino all inizio degli anni 90 per questo volontariato considerato atipico, rispetto a quello sociale, trovare attenzione e ascolto nelle istituzioni 4 e far acquisire a una vasta opinione il concetto che anche il bisogno di cultura è un esigenza da soddisfare, che un quadro, un museo, un opera d arte, una biblioteca, un paesaggio, un archivio, sono da salvaguardare e promuovere, perché sono un bene che arricchisce la vita di persone, di città, di popoli 5. Un importante contributo in tal senso è stato dato dal Centro Nazionale per il Volontariato di Lucca che fin dal 1988 si è fatto promotore di questo volontariato con varie iniziative e attività di ricerca Qualità della vita e sviluppo dei beni comuni La tendenziale generalizzazione nella popolazione dei bisogni che determinano la qualità della vita spiega eloquentemente l emergente presenza del volontariato che si fa carico dei beni comuni, di pubblica utilità, come la cultura, l ambiente, la legalità, la sicurezza e la salute pubblica etc, che costituiscono risorse a disposizione delle comunità la cui espansione arricchisce tutti, mentre la relativa restrizione comporta limiti per tutti nel godimento di tali beni. Uno di questi è la cultura intesa come complesso di tradizioni, lingue, manifestazioni antropiche di saperi e di costumi nonché patrimonio di beni storici, artistici, architettonici che si stratificano nel tempo in un ambiente e in un luogo specifico e che nel loro insieme fondano l identità stessa di una comunità. Il volontariato è un fenomeno che cresce con la società, permeabile ai bisogni che mutano e reattivo rispetto alle esigenze dell uomo storicamente dato. Da qui la sua progressiva espansione negli ultimi 20 anni nei nuovi settori della partecipazione civica e non più solo nella cura delle persone in stato di disagio nel Welfare tradizionale. 4 Non è un caso che le Regioni che, precedendo lo Stato, avevano legiferato sul volontariato, prevedevano che nei loro registri si iscrivessero solo le associazioni che operavano negli ambiti sociali e sanitari e che dopo la L. 266 tali registri venissero gestiti da Assessorati rappresentativi di tali ambiti. Così come presso l Osservatorio Nazionale per il Volontariato non vi è alcun rappresentante di questo settore di intervento. 5 Martini M.E., in Il volontariato nei beni culturali, Atti Conferenza Regionale di Lucca, I Quaderni CESVOT, Firenze, 2001, p Dal primo seminario realizzato dal CNV a Lucca nel 2008 con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali che si concluse con la proposta di costituire una commissione paritetica (volontari e istituzioni) che mise subito in atto protocolli d intesa sperimentali da realizzare tra piccole sovrintendenze ai monumenti e associazioni di volontariato e, analogamente li fece poi per gli archivi e le biblioteche ( ). Il CNV si incaricò di realizzare la prima ricerca-censimento sulle associazioni per la cultura nel 1991 che è stata replicata nel 1996 e i cui materiali sono stati pubblicati dalla Fondazione G. Agnelli. Nel 2001 realizzò anche una Conferenza nazionale a Lucca sul volontariato culturale. 2

3 4. Caratteristiche del volontariato moderno Le rilevazioni FIVOL (ma anche quelle dell ISTAT sulle OdV iscritte ai registri pubblici) attestano che il fenomeno della solidarietà organizzata è sempre più connotato da quattro caratteristiche: 1) crescente espressione della cittadinanza attiva come segnala l aumento delle unità indipendenti (52,4%) che è stato di quasi 8 punti percentuali tra il 2001 e il 2008; 2) maggior presenza e impegno in tutti i settori e campi di intervento della vita sociale con un aumento delle unità che operano in quelli della partecipazione civica; esse costituivano il 30,1% delle OdV esaminate nel 1997, il 37,8% nel 2001 e il 40,1% nel 2006; 3) tendenza alla specializzazione delle attività, il 30,3% delle OdV esaminate risulta essere monosettoriale, il 50,5% è a bassa differenziazione; 4) diffusa propensione alla collaborazione con le Amministrazioni e i servizi pubblici dal momento dell iscrizione al registro (8 unità su 10), alla progettazione comune e collaborazione operativa, alla partecipazione negli organismi consultivi se non anche di elaborazione delle politiche sociali locali. Rispetto alla prima caratteristica la nascita di nuove organizzazioni si deve all intraprendenza di gruppi di cittadini piuttosto che alla tradizionale capacità di affiliazione delle centrali nazionali del volontariato e della promozione ecclesiale. Lo si evince dalla Tab. 1 che mostra come vi sia una maggior incidenza nel tempo delle unità indipendenti andando dal periodo di nascita più remoto a quello più recente delle unità esaminate nel Esse costituiscono il 73,1% delle unità sorte negli ultimi 5 anni a fronte del 62,9% del decennio precedente e del 44,4% del periodo , considerando l anno 1977 spartiacque tra il volontario tradizionale e quello moderno 7. La crescita delle unità indipendenti si realizza soprattutto nei nuovi settori della partecipazione civica, mentre le OdV affiliate/federate sono impegnate in misura molto più cospicua nei tradizionali comparti del Welfare. Questa tendenza nel medio-lungo periodo risulterà decisiva nel configurare il fenomeno come prodotto prevalente della partecipazione diretta dei cittadini organizzati, in coerenza con l affermarsi graduale del principio di sussidiarietà. Anche il rapporto verticale delle singole unità con le sedi nazionali delle grandi reti di appartenenza tende a cambiare per passare da un vincolo di tipo affiliativo a quello di tipo federativo, processo che è già avvenuto per alcune grandi realtà del volontariato nazionale. L origine delle OdV emergenti è correlata quindi all incremento di piccole unità indipendenti che, se amplifica la frammentazione del fenomeno, introduce anche novità di senso nell agire volontario, per l orientamento ai nuovi bisogni e a forme inedite di protagonismo dei cittadini responsabili. L origine oggi crescente di compagini solidaristiche indipendenti tende a far crescere nel tempo anche la connotazione laica e aconfessionale del fenomeno per cui, più che le matrici culturali di appartenenza, conta, per gli aderenti, la focalizzazione sulla mission e sugli obiettivi operativi. L identità comune degli aderenti è nel servizio. La seconda caratteristica del fenomeno, anch essa indicativa di una società che cambia, rivela la tendenziale e progressiva presenza in tutti i settori e campi di intervento, come negli ambiti dell educazione e formazione, della protezione civile, dell ambiente, della cultura e dei beni culturali, e rappresenta un indicatore della reattività del volontariato 7 E l anno in cui si afferma il principio di territorializzazione delle politiche sociali con il DPR 616 e che precede l avvento del Sistema Sanitario Nazionale la cui legge (L. 833/1978) all art. 45 riconosce per la prima volta il ruolo e l importanza del volontariato come risorsa aggiunta dei servizi pubblici. 3

4 rispetto ai temi e ai problemi sociali emergenti nonché della sua forte connotazione funzionale. La terza caratteristica segnala una tendenza alla specializzazione dell offerta di servizi/interventi delle OdV 8 che indica presumibilmente che esse oggi sono meno tese ad operare nell emergenza e che quindi tendono a passare dalla logica del fare giorno per giorno, rincorrendo i problemi e i bisogni, alla logica della programmazione e progettualità specifica 9. La quarta caratteristica, infine rivela una dinamica di progressivo avvicinamento delle OdV alle istituzioni e di queste al volontariato, sia in ragione della stagione normativa favorevole e incentivante così come lo sono stati la depubblicizzazione dei servizi degli anni 90 e il difficile cammino della Legge 328/2000 nel nuovo secolo che ha visto un regresso di risorse pubbliche disponibili per il sociale. Nelle ultime ricerche si rileva che pressoché tutte le OdV iscritte ai registri collaborano o interagiscono in diverso modo con le Amministrazioni e i servizi pubblici, in quattro casi su dieci attraverso apposite convenzioni. Tuttavia altrettante segnalano come bisogno importante quello di essere maggiormente valorizzate e sostenute dalle Amministrazioni pubbliche. Tab. 1. OdV appartenenti o meno alle reti del volontariato in totale, per area geografica, epoca di nascita e macrosettore di appartenenza STATUS IN TOTA- LE AREE GEOGRAFICHE EPOCA DI NASCITA MACRO- SETTORE Parte- Wel- cipaz. fare civica CEN- SUD Fino a NORD TRO ISOLE affiliate/federate 47,6 43,9 43,8 51,9 83,2 55,6 37,1 26,9 59,0 30,9 - indipendenti 52,4 56,1 56,2 48,1 16,8 44,4 62,9 73,1 41,0 69,1 totale % totale v.a Fonte: rilevazione FIVOL La società civile per la cultura: non solo volontariato Quando si parla di volontariato culturale occorre sempre tener presente il fine della solidarietà oltre alla intrinseca gratuità dell azione, per cui un organizzazione è tale se ha come scopo quello di valorizzare, salvaguardare, promuovere e mettere a disposizione di tutti - e non solo degli eventuali soci - un bene altrimenti da acquisire sul mercato. Si può parlare di una tipologia di associazioni culturali che pur essendo tutte in linea con il paradigma dell «utilità sociale» non rientrano tutte nella definizione di OdV. Vi sono associazioni culturali tout court basate sull interesse comune dei soci per uno specifico obiettivo. Ad esempio, il gruppo filatelico o quello degli scacchi o della musica jazz. Altre associazioni come le bande e i cori svolgono una funzione socialmente utile basandosi sulla gratuità dei soci ma non perseguono il fine esclusivo della solidarietà. Le Pro-loco sono anch esse importanti ma mancano del principio di autogoverno dei volontari. Vi sono associazioni che esistono perché hanno interesse a fare un prodotto culturale da mettere sul mercato; vi è chi, ad esempio, organizza mostre di quadri di giovani autori per farli conoscere. 8 Lo conferma la rilevazione ISTAT 2003 sulle unità iscritte: la quota di OdV che offre un solo servizio passa dal 27,4% del 1997 al 34,7% del Cfr. Rilevazioni ISTAT sulle organizzazioni di volontariato in Italia al 1997 e al La situazione non è omogenea nel Paese, dato che nelle aree settentrionali si rileva una più diffusa specializzazione e in quelle sud-insulari la più elevata differenziazione. 4

5 Vi sono oggi molte associazioni di promozione sociale, regolamentate con la L. 328/2001, che organizzano attività culturali centrate soprattutto sui loro soci che possono anche essere remunerati a questo scopo. Diverso è invece il caso dell associazione che gestisce una biblioteca o un museo o degli spettacoli teatrali offrendo dei servizi gratuitamente alla popolazione laddove l ente pubblico non è in grado di coprire tale onere nella sua interezza o per una esigenza di totale autonomia degli aderenti. 6. Quale ruolo del volontariato nel settore della cultura? Il volontariato è anzitutto forma di dono - di competenze, capacità, esperienze - messe liberamente e gratuitamente a disposizione del patrimonio culturale; esso esprime anche una volontà di partecipazione della comunità alla salvaguardia e conoscenza del patrimonio culturale e corrisponde all assunzione di una responsabilità dei singoli e dei gruppi nei suoi confronti che tutte le Amministrazioni pubbliche dovrebbero avere l interesse a incentivare e sviluppare; propone al tempo stesso un modello di cittadinanza attiva che, nell operare a favore del patrimonio culturale, dà rilievo al contributo che esso può dare alla crescita del senso di appartenenza ad una storia e ad una comunità, ovvero all identità comunitaria e alla coesione sociale. Il volontariato per la cultura, non diversamente dal fenomeno complessivo, svolge una triplice funzione: di educazione alla solidarietà e alla cittadinanza attiva per una partecipazione responsabile dei cittadini; di contributo al miglioramento dell offerta di servizi con molteplici, differenziati e originali interventi; di advocacy o di tutela rispetto ai beni culturali abbandonati o trascurati dalle Amministrazioni pubbliche responsabili. Rispetto all offerta di servizi e strutture culturali il ruolo del volontariato non è quello di colmare i deficit di personale di organizzazione dell offerta pubblica di tali mezzi, surrogandone le disfunzioni, ma quello di aggiungere servizi ed efficacia a quelli esistenti. E intervento aggiuntivo e originale oltre che gratuito. Il volontariato opera soprattutto in riferimento ai bisogni dei fruitori dei beni culturali, migliorando la qualità dei servizi (dall accoglienza all animazione) allargando la possibilità a tutti di goderne (ad esempio favorendo l accesso e la fruizione ai beni culturali delle persone non vedenti o ipovedenti od occupandosi degli allestimenti museali universalmente accessibili) 10. Tale servizio di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale del volontariato non si può esplicare a latere delle Amministrazioni pubbliche ma in modo integrato e sussidiario. E previamente concertato tra soggetti partner pur con distinte funzioni e responsabilità. Il volontariato in una logica di sistema territoriale locale partecipa alla individuazione del bene culturale e alla programmazione degli interventi e non solo nelle attività degli stessi beni. 7. I dati ISTAT delle ultime rilevazioni sul volontariato per la cultura Cosa si sa di questo fenomeno alla luce dei dati delle rilevazioni ISTAT sulle organizzazioni di volontariato e sul primo censimento degli enti nonprofit del 1999? 10 Il concetto di cultura accessibile trova sponda favorevole nel Decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del con l istituzione di una commissione permanente per la cultura accessibile. Il Ministero con decreto ha altresì predisposto un bando di gara per assegnare ,00 di euro per la creazione di percorsi mussali, bibliotecari e archivistici, finalizzati alla fruizione da parte di ipovedenti e non vedenti e di persone con disabilità, nonché alla realizzazione di un sistema di qualità per la fruizione del patrimonio mussale da parte di ipovedenti e non vedenti. E un esempio di Istituzione pubblica che favorisce l iniziativa autonoma dei cittadini sulla base del principio di sussidiarietà. 5

6 Dalla prima rilevazione sulle OdV iscritte ai registri del volontariato dal 1995 all ultima del 2003, le OdV del settore ricreazione e cultura salgono per peso specifico dall 11,7% al 14,6% 11, diversamente dai volontari che nella prima rilevazione rappresentano il 13,9% del totale e nella seconda il 13,5%. Infatti i volontari sistematici, ma anche quelli saltuari diminuiscono nel tempo: dal dato medio di 22 sistematici e 47 saltuari del 1995 si scende rispettivamente a 19 e 17 nel In quest ultima rilevazione sono le unità prevalentemente se non esclusivamente operative nel campo della cultura (il 9,5% in Emilia Romagna, pari a 291 OdV, al nono posto nella graduatoria regionale), ma sono ben che si occupano con diversa priorità della cultura. Si nota anche una tendenza alla specializzazione dell attività: nel 1995 realizzavano 1 solo servizio il 13% delle OdV culturali, nel 2003 il 30,9%. Tra le prestazioni maggiormente riferibili al settore vengono quantificate nell ordine: realizzazione di spettacoli teatrali, musicali e cinematografici; realizzazione di visite guidate; sorveglianza di musei, monumenti e siti archeologici; restauro e conservazione dei beni artistici e architettonici. Le entrate economiche prevalenti sono quelle private, anche perché diminuisce nel tempo il finanziamento di fonte pubblica: dal 50,4% del 1997 al 37,2% del Le OdV per la cultura che si basano esclusivamente o prevalentemente di proventi pubblici scendono dal 32,2% al 26,4%. Tale declino riguarda però tutto l universo della solidarietà organizzata dato che le percentuali corrispondenti sono: 41,5% e 35,2%. Con il primo censimento delle istituzioni nonprofit in Italia (INP) al realizzato dall ISTAT, le organizzazioni che svolgono attività culturali e artistiche ammontano al 18,3% delle unità censite. In valore assoluto sono , di cui operano in Emilia Romagna, pari al 7,7% del totale delle INP e l 8,1% del totale dei volontari. Di esse, 8 unità su 10 svolgono un attività continuativa e regolare nell anno e in 7 casi su 10 sono associazioni non riconosciute. Nel 61,7% dei casi sono nate a partire dagli anni 90 e la destinazione dei loro servizi è promiscua, ovvero rivolta ai soci e ai non soci (nel 74,7% del totale). I volontari sono variamente presenti nell 83,1% dei casi (nell 80,2% sulla totalità delle unità censite) e in un caso su due costituiscono nuclei piuttosto piccoli, con meno di 10 unità (nel 49,6% nel totale). Il sostegno finanziario di fonte pubblica riguarda il 35,3% del totale (il 36,1% sul totale) 12. Quattro organizzazioni su dieci che svolgono attività culturali e artistiche sono assimilabili alle OdV in quanto operano fuori del mercato e non operano nell interesse esclusivo dei soci ( cosiddette di pubblica utilità ). Lo sono ancora meno se si considerano le unità con presenza determinante e prevalente dei volontari come richiesto dalla L. 266/ 91, calcolo che però non è possibile fare con i dati pubblicati. In esse vi opera il 48,7% dei volontari del settore. 8. Principali caratteristiche descrittive del volontariato per la cultura alla luce dei dati delle rilevazioni Fivol e Feo-Fivol Rilevazione 2001 Nel 2001 si rilevava un fenomeno discretamente distribuito sul territorio, non peculiare delle realtà metropolitane (oltre i 500 mila ab.). L impegno in questo settore appariva piuttosto recente (il 25,3% risultavano sorte negli ultimi 5 anni) e nasceva soprattutto in 11 Nel Nord-Est raggiungono il valore massimo 21,6% e nel Nord-Ovest quello minimo, del 10,7%. 12 Nella ricerca Feo-Fivol successivamente presentata nei risultati salienti - le OdV per la cultura con entrate di fonte prevalentemente pubblica sono il 36,8% (il 39,1% per le altre OdV) e quelle dipendenti da fonte pubblica il 31,6% rispetto al 34,4% delle altre. 6

7 virtù dell'iniziativa precipua di gruppi di cittadini che si facevano portavoce di denunce e di istanze rispetto ai beni culturali. Questo settore rappresentava le organizzazioni più asettiche sulla base dei valori di fondo e ideologici degli associati che miravano soprattutto alla condivisione e realizzazione degli obiettivi operativi. Si trattava di realtà relativamente meno formalizzate in termini di personalità giuridica, di regolamento interno, di organi sociali e meno propense ad iscriversi ai registri del volontariato. Esprimevano un forte impegno di informazione e sensibilizzazione e organizzavano anche momenti ricreativi collegati con tali iniziative. Alla tutela dei beni e alla realizzazione di servizi, per lo più orientati ad una fruizione maggiore di cultura, essi univano in modo non episodico una consapevole attività di ricerca, studio, documentazione. I servizi gestiti non erano però molto strutturati e di tipo permanente; essi realizzavano piuttosto iniziative che nascevano e si concretizzavano in collaborazione con altri soggetti o partner del territorio, in primis con il Comune e con le altre realtà di terzo settore. Era un volontariato presente anche nelle scuole - più di altri "volontariati" - con azioni di sensibilizzazione fra i giovani. Partecipava invece meno alle reti dei coordinamenti e delle consulte locali/provinciali, preferendo il collegamento mirato e su progetto con singoli partner ai tavoli di rappresentanza. In questa componente del volontariato erano relativamente poche le unità remunerate e quindi la presenza di gruppi semiprofessionalizzati, in ragione anche della più ridotta funzione gestionale. La stessa consistenza numerica dei gruppi era ridotta: 44 unità su 100 non contavano su più di 5 attivisti non remunerati. Anche considerando tutto il personale attivo (operatori remunerati, obiettori di coscienza, volontari occasionali, religiosi etc..) eravamo in presenza di gruppi più piccoli della media nazionale 13. I volontari erano per lo più di genere femminile, mentre pressoché una unità su due era prevalentemente composta da ultraquarantacinquenni, che dedicavano in media 5 ore alla settimana all'attività dell'organizzazione. Il loro budget annuale era per lo più modesto e sostenuto soprattutto dalle attività di autofinanziamento, pur riuscendo nella maggioranza dei casi ad avere qualche contributo pubblico. Rilevazione 2006 La rilevazione 2006 (Tab. 2) - realizzata con un questionario più leggero - conferma alcune importanti tendenze del 2001 e ne specifica altre così come permette una valutazione comparata con il fenomeno complessivo. Inoltre essa consente di apprezzare le caratteristiche delle OdV che svolgono, come secondarie, attività connesse con la cultura e la cura dei beni culturali. Le unità esaminate sono state 728, mentre quelle parzialmente impegnate nel settore della cultura sono La disamina condotta nel 2006 conferma la più recente origine di tali organizzazioni (epicentro temporale di sviluppo è il 1990) così come la buona distribuzione nei comuni di diversa ampiezza demografica e quindi nelle diverse aree geografiche, almeno in modo commisurato con la totalità del fenomeno. Viene ribadita anche la loro natura di gruppi prevalentemente indipendenti alla nascita e la loro minor propensione ad iscriversi ai registri del volontariato. La dimensione media di queste compagini è piuttosto ridotta per numero di volontari continuativi (10.5 in media a unità) anche in relazione al fenomeno complessivo (18.3); rispetto a questo, rivela una composizione più scevra di operatori a vario titolo remunerati ma più ampia per l origine associativa di una proporzione superiore di esse. La forma associativa dei gruppi per la 13 Non più di 20 unità nel 67,2% di queste unità a fronte del 45,1% del totale nazionale. 7

8 cultura (77 unità su 100) è rimarcata dall orientamento bivalente dell attività svolta sia a vantaggio dei soci che di terzi e della comunità. Una minor presenza giovanile conferma anche la prevalenza dell età anagrafica matura dei suoi volontari e il loro livello di istruzione piuttosto elevato 14 Esse svolgono anche attività secondarie significativamente correlate con quella principale, da quelle educativa-formativa a quella di difesa e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale e animale. Hanno altresì come destinatari, oltre ai cittadini in generale, verso cui veicolano messaggi per informarli e sensibilizzarli rispetto ai temi e problemi che affrontano, soprattutto i giovani e gli anziani. I primi soprattutto come beneficiari di una cultura improntata al rispetto dei beni culturali, i secondi come fruitori di attività culturali specifiche. Sono infine gruppi che rivelano nel breve periodo una certa stabilità delle risorse umane - nel 23% dei casi le aumentano negli ultimi due anni - e di quelle economiche, che per un quarto del campione invece diminuiscono. 14 Lo attestano le rilevazioni condotte nel 1991 e 1996 dal Centro Volontariato di Lucca. Nella seconda rilevazione 38 volontari su 100 risultavano laureati e altre 43 diplomati. «in questo specifico settore la scolarità è ancora vista come un aspetto fondamentale per l ammissione in un associazione che si occupi di beni culturali», in a cura di Bertolucci M.P., Solidali con l arte. Secondo rapporto sul volontariato per i beni culturali e artistici in Italia, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1997, pag

9 Tab. 2. Caratteristiche distintive delle ODV culturali a confronto con le OdV parzialmente impegnate nel settore e con la totalità del fenomeno in Italia VARIABILI 1 ODV CULTURALI 2 ODV PARZ. CULTURALI 3 ODV IN TOTALE Anno inizio attività area geografica: - Nord - Centro - Sud 51,7 21,7 26,6 40,8 21,4 37,8 52,3 20,4 27,3-0,6 1,3-0,7 - indipendenti da sigle nazionali del volontariato 77,3 58,4 52,4 24,9 - l attività è svolta a vantaggio sia degli aderenti che di terzi 74,0 75,1 60,1 13,9 % OdV con soci non attivi, sostenitori 76,6 78,6 65,7 10,9 - iscrizione ai registri del volontariato 66,2 74,9 82,2 16,0 - attività secondaria: - educazione/formazione - difesa e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale, animale 48,5 27,5 66,5 35,0 41,5 13,5 7,0 14,0 - destinatari dell azione culturale (o di educazione culturale): - giovani generazioni - anziani 54,8 44,9 48,9 47,7 33,0 31,0 21,8 13,9 - composizione interna: - solo volontari - presenza di personale retribuito - più figure non retribuite - classe di volontari continuativi: - fino a 10 - oltre 40 75,1 8,8 63,9 15,4 61,4 14,8 13,7 6,0 N medio volontari continuativi classe di volontari continuativi e saltuari: - fino a 40 88,2 82,7 81,9 6,3 N medio volontari non continuativi classe di ore di volontariato per unità: oltre 60 15,2 26,8 26,7 11,5 - presenza di volontari continuativi giovani 40,8 49,2 47,2-6,4 % volontari giovani su totale 19,0 23,7 21,5-2,5 - andamento risorse umane (ultimi 2 anni): - stabili - aumentate - diminuite - andamento risorse economiche: - stabili - aumentate - diminuite 15,7 18,0 66,3 68,2 23,0 8,8 60,5 15,2 24,4 12,0 26,7 61,4 60,8 31,3 7,9 56,6 17,3 26,1 15,5 25,3 59,2 64,1 26,6 9,3 58,0 19,8 22,2 Totali v.a Fonte: rilevazione FIVOL 2006 DIFF. % 1-3 0,2-7,3 7,1 4,1-3,6-0,5-2,5-4,6 2,2 9

10 9. Ultimi dati sul fenomeno Nel 2008 la FEO-FIVOL ha condotto degli approfondimenti sul volontariato in alcune aree del Paese. I primi dati disponibili riguardano 836 OdV di campioni statisticamente rappresentativi di regioni come Sardegna e Veneto e delle province di Modena e di Biella. 136 OdV sono impegnate nel settore della cultura e dei beni culturali (Tab. 3). Tale ricerca ha consentito di rilevare alcuni processi di funzionamento delle OdV al loro interno e nei rapporti con i soggetti del territorio. La comparazione con le altre OdV permette di identificare le caratteristiche peculiari o distintive dei gruppi connotati per l impegno nella cultura. Si conferma anzitutto il loro carattere prevalente di unità indipendenti e viene specificato il loro raggio di azione che è più marcatamente sovracomunale. Le parole chiave con cui identificano in misura più marcata la loro mission sono: educazione e promozione, paradigmatiche di un volontariato moderno che alimenta la cittadinanza e che ha un approccio attivo e di valorizzazione nei confronti dei beni artistici e culturali, non solo di tutela e conservazione. I servizi ritenuti più utili da tali compagini per funzionare meglio sono il sostegno finanziario alla loro progettualità, le informazioni su eventi e opportunità e i servizi di tipo tecnico-logistico (disporre di sedi e di attrezzature nelle more delle loro scarse risorse medie), servizi oggi acquisibili presso i Centri di Servizio per il Volontariato. Scandagliando i bisogni da esse percepiti come maggiormente acuti ne emergono due, non a caso correlati con i servizi ritenuti più utili: disporre di più finanziamenti e avere una maggiore conoscenza delle normative e delle opportunità quali bandi e finanziamenti su progetti. Vi è invece, comparativamente, una minore urgenza di colmare il bisogno di più volontari e di più formazione. Si tratta di bisogni soddisfatti o non urgenti? Coerentemente con tale situazione, non brillano per l utilizzo di modalità strutturate di reperimento di nuovi volontari, da quelle più impegnative ( apposite campagne di reclutamento ) a quelle più consuete come la partecipazione a manifestazioni a contatto con la cittadinanza, per cui il loro punteggio-indice di promozione del volontariato è prevalentemente medio-basso. In considerazione del fatto che si tratta di piccoli gruppi, abbastanza stabili e omogenei al loro interno, esse tendono presumibilmente a reclutare per cooptazione soggetti idonei e quindi ben selezionati per sensibilità e conoscenza specifica. Il rischio può essere quello dell elitarismo. Non è un caso che tra le qualità apprezzate dai nuovi volontari vi siano quelle delle esperienze professionali pregresse e affini e l attitudine e conoscenza specifica del campo di intervento. Negli ultimi due anni anche le attività di formazione per i loro volontari vengono realizzate da aliquote inferiori di OdV per la cultura, forse proprio per il fatto che i loro attivisti dispongono di una formazione più elevata e specifica che, per altro, li abilita ad essere essi stessi formatori per gli altri e i cittadini. Non è un caso che nelle scelta delle attività da programmare e realizzare tengano conto, più delle altre OdV, delle risorse e delle competenze in esse già presenti. Viene altresì ribadita la loro propensione a realizzare progetti e a collaborare con altri soggetti nonprofit nell esecuzione degli stessi. La loro vocazione reticolare viene confermata dall apposito indice di collegamento/collaborazione con gli altri attori territoriali e tra questi hanno un peso importante anche le Amministrazioni e le istituzioni pubbliche, soprattutto in connessione con la loro progettualità nello specifico settore. Il referente primo è il Comune, ma anche Provincia e Regione sono partner o sostenitori più frequenti di quanto non si verifichi per le altre OdV. Tale collaborazione è più centrata su progetti specifici che su convenzioni per la gestione ordinaria di attività o servizi e non è scevra di osservazioni critiche dato che poco meno della metà dei loro presidenti 10

11 sottolineano, in proporzione più marcata, «i limiti e le difficoltà delle Amministrazioni pubbliche» con cui sono in rapporto. La progettualità e il lavoro di rete o in rete con altri soggetti non produce però forza di pressione efficace e partecipazione diffusa nelle Consulte e ai Tavoli dell elaborazione delle politiche culturali. Così come è limitata la loro appartenenza a coordinamenti di OdV, tematici o non, antidoto altresì alla loro frammentazione data la costitutiva dimensione media più piccola e la più ridotta appartenenza alle reti nazionali del volontariato. Esse sembrano preferire il collegamento operativo al coordinamento politico Un aspetto in cui invece eccellono è la comunicazione nei confronti dei soggetti esterni, in particolare della cittadinanza dato che il loro fare si coniuga costantemente con il dire della denuncia, dell informazione, della sensibilizzazione. Questi gruppi utilizzano molteplici strumenti e forme di comunicazione e sono in misura superiore alle altre OdV partner dei mass media sia come fornitori assidui di documenti, dati e valutazioni, che poi fanno notizia, sia come diretti produttori di messaggi veicolati dai media locali. L utilizzo privilegiato dei mezzi di comunicazione online conferma la loro spiccata propensione all esternalizzazione massiccia con l auspicata possibilità di agganciare l interesse dell universo giovanile, più sensibile a colloquiare con tali mezzi. Si tratta di lavorare per fare sì che si imponga un modello di cittadinanza attiva e responsabile perché non ci sia solo la «doverosità del gratuito» che spetta ai volontari ma soprattutto la «gratuità del doveroso» che spetta a tutti i cittadini, come ci richiama la stessa Carta costituzionale all art

12 Tab. 3. Caratteristiche distintive delle ODV culturali a confronto con le altre OdV esaminate in alcune aree del Paese (Sardegna, Veneto, province di Biella e di Modena) VARIABILI 1 ODV CULTURALI 2 ALTRE ODV DIFF. % Raggio di azione delle OdV: sovracomunale 80,2 63,3 16,9 - Iscrizione al registro del volontariato 82,4 91,9-9,5 - OdV indipendenti (non appartenenti a reti nazionali) 66,2 47,6 18,6 - Parole chiave per interpretare la mission: - educazione - promozione 58,8 55,9 28,9 39,1 29,9 16,8 - Nella scelta delle attività da realizzare tengono conto: - delle risorse umane e delle competenze presenti nell OdV 69,1 56,0 13,1 - Servizi ritenuti più utili per la loro OdV: - finanziamento di progetti (o sostegno finanziario ai progetti) - informazioni su eventi e opportunità - servizi di tipo tecnico-logistico - Bisogni più acuti delle OdV: (punteggi medio-elevati) - più volontari - più finanziamenti - maggiore conoscenza delle normative - più formazione - Hanno realizzato attività formativa per i volontari (ultimi 2 anni) 55,1 41,2 33,8 63,2 79,4 59,6 42,6 38,5 31,2 22,2 79,5 70,0 52,6 50,7 16,6 10,0 11,6-16,3 9,4 6,9-8,1 50,0 63,8-13,8 - Livello medio-basso di attenzione alla formazione 71,3 61,1 10,2 - Modalità strutturate di acquisizione di nuovi volontari: - nessuna - apposite campagne di reclutamento - manifestazioni con contatto diretto con la popolazione 43,4 8,8 40,4 32,1 18,4 48,1 11,3-9,6-7,6 - Requisiti attesi dai nuovi volontari: - esperienze professionali pregresse o affini - attitudini e conoscenze 26,4 31,0 16,3 24,1 10,1 6,9 - Indice di livello medio-basso di promozione del volontariato 63,2 56,3 6,9 - Realizzazione di 1 o più progetti nel corso del ,1 46,6 8,7 - Livello medio-elevato di collaborazione con altri soggetti 44,9 35,0 9,8 - Collaborazione con altre organizzazioni nonprofit (al momento dell intervista) 37,5 25,5 12,0 - Collegamento/collaborazione con: - Comune (ultimo anno) - Provincia - Regione - istituzioni formative (scuole ) 73,5 42,6 23,5 47,1 60,8 29,9 12,9 38,3 - Convenzionate con un Ente Pubblico 32,4 48,0-15,6 - Motivo della collaborazione: la realizzazione di progetti (è anche il prevalente) 47,1 34,6 12,5 - I problemi maggiori dell OdV sul territorio in cui opera: i limiti e le difficoltà delle AP locali con cui l OdV è in rapporto 48,5 37,9 10,6 - Partecipano a: - Coordinamenti di OdV - Consulte di area - Tavoli di concertazione/progettazione servizi - Modalità di informazione e sensibilizzazione dei cittadini: (2007) - propria pubblicazione - diffusione di brochure, manifesti, altro materiale informativo - attraverso il proprio sito web - con almeno 1 conferenza stampa - più di 1 articolo o intervista per stampa locale - fornito ai mass media locali materiali di documentazione poi pubblicati - Indice di livello medio-alto di attenzione alla sensibilizzazione dell OP 26,5 15,4 17,6 34,6 69,9 37,5 27,9 61,8 58,8 37,7 19,3 21,5 20,5 58,6 26,4 17,6 50,6 37,9 12,8 12,7 10,6 8,8-11,2-3,8-3,9 14,1 11,2 11,1 10,4 11,2 20,9 52,2 37,9 14,3 - Utilizzano sia la posta elettronica che il sito web 41,2 29,7 11,5 Totale OdV Fonte: rilevazione FEO-FIVOL

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