III seminario: Come si svolge il tirocinio: l osservazione narrata e la fase operativa

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Scienze dell educazione Seminari metodologici propedeutici al tirocinio A.A. 2009/2010 III seminario: Come si svolge il tirocinio: l osservazione narrata e la fase operativa Prof. Emanuela Spaggiari

2 Da dove veniamo Fasi del tirocinio: 1. Informativo-conoscitiva 2. Progettuale 3. Osservativa 4. Operativa 5. Valutativa e di riflessione personale

3 E verso dove andiamo Focus su: Fase osservativa (alcuni approfondimenti sul diario di campo) Fase operativa

4 Osservazione partecipante: una sintesi degli obiettivi Capire il funzionamento dell organizzazione Osservare la scena manifesta ma anche il retroscena Essere consapevoli dei propri filtri creativi (Manghi) che orientano e limitano la nostra osservazione e interpretazione Costruire interazioni e relazioni di qualità (attenzione e rispetto verso i soggetti analizzati, ascolto attento, correttezza nell uso delle informazioni, discrezione)

5 Le mappe del contesto operativo (I) Mappa materiale: spazi e tempi Mappa istituzionale: l ente nel territorio, il suo mandato,i committenti Mappa linguistica: il gergo, i termini più ricorrenti, il modo in cui le cose vengono dette Mappa normativa: regole esplicite ed implicite e loro finalità, divieti, obblighi, premi, punizioni

6 Le mappe del contesto operativo (II) Mappa progettuale: obiettivi, azioni, strategie, metodi, risorse umane Mappa relazionale: ruoli in campo, interazioni possibili, interazioni non tollerabili, ecc.

7 Descrizioni dense Il diario di campo, da compilare quotidianamente e subito dopo la conclusione della giornata di tirocinio, dovrebbe contenere descrizioni dense (Geertz) su due livelli: livello descrittivo livello interpretativo

8 Il livello descrittivo (I) Si registra la realtà concreta del contesto, ciò che sta succedendo, ciò che le persone fanno e dicono. Si annotano e si descrivono anche le impressioni suscitate da ciò che è stato osservato. Si tenta di oggettivare l esperienza riportando i dettagli di ciò che è accaduto, al fine di consentire a se stessi e agli altri di analizzare e rileggere l accaduto.

9 Il livello descrittivo (II) Questo livello di narrazione dovrebbe essere il più possibile ricco e analitico: riportare meticolosamente impressioni e eventi, citazioni complete di ciò che è stato detto e di come è stato detto, emozioni associate a tali eventi, ma anche commenti e considerazioni che costituiscono la base delle prime interpretazioni.

10 Il livello descrittivo (III) Ciò consente allo sguardo degli altri (e al proprio, a posteriori) di entrare nella scena per indagare vissuti, emozioni, implicazioni cognitive, significati, e risalire alle strategie dell azione. E già una sorta di interpretazione in nuce, poiché non si riferisce alla situazione là fuori, ma a come noi l abbiamo potuta percepire*

11 Il livello interpretativo (I) Riguarda lo sviluppo intellettuale del percorso di apprendimento esperienziale e l interpretazione data dal soggetto in tirocinio Concentrarsi sul significato delle situazioni osservate, anche grazie alle descrizioni prodotte.

12 Il livello interpretativo (II) Costruire percorsi di senso ricomponendo le interpretazioni della realtà educativa indagata Le ipotesi progettuali assumono valore formale grazie alle idee emergenti (circolarità tra teoria e pratica)*

13 Un testo autentico (I) Caratteristiche delle note dal campo: Immediatezza Concretezza Attenzione al dettaglio Attenzione a ciò che pare marginale Non serve la bella forma Percezioni, sensazioni, intuizioni, associazioni

14 Un testo autentico (II) Le note sul campo (livello di dettaglio nel descrivere gli ambienti, la quotidianità degli attori, i rapporti tra sé e gli operatori, tra operatori e utenti, tra sé e utenti, ecc.) dimostrano se il tirocinante si è realmente posto in relazione con i membri dell organizzazione e se ha realmente compreso i modi attraverso cui essi attribuiscono significato al loro mondo.

15 Narrazione come arte? (I) La narrazione non è solo una forma letteraria o artistica, ma è soprattutto la forma tipica di strutturazione dell esperienza. Gli eventi della nostra vita hanno tutti una forma narrativa: non sono immagini, non sono elenchi. Narrazione da gnarus, chi sa in un particolare modo: raccontare implica dunque un modo di conoscere e un modo di narrrare (Bruner J.).

16 Narrazione come arte? (II) Attraverso la narrazione organizziamo e capiamo il mondo in forme comunicabili. Mediante la narrazione trasformiamo la linearità del tempo cronologico nella complessità del tempo umano. Pensare per storie ci consente di costruire mondi educativi possibili, nuove opportunità formative.

17 Gli strumenti della documentazione Insieme dei materiali prodotti durante le osservazioni: Note dal campo Schede osservative Schede di aiuto alla riflessione Eventuali fotografie o riprese video o trascrizioni di registrazioni (se opportune e solo se autorizzate)

18 Uno specchio per tutti La lettura o visione del materiale documentale prodotto può essere uno strumento importante anche per gli utenti e gli operatori coinvolti, che riconoscono se stessi e possono reinterpretarsi attraverso una nuova visione di sé e del proprio fare in relazione con altri. Vedersi riprodotti crea spaesamento e stupore e porta in sé il desiderio di capire e capirsi di più.

19 La fase operativa Lo studente inizia a sperimentarsi nel lavoro educativo vero e proprio, sempre supportato dal tutor interno, e sulla scorta degli apprendimenti raggiunti durante la fase osservativa. Si verificano le proprie conoscenze, si mettono in gioco le proprie competenze, ci si assumono le proprie responsabilità.

20 L unicità del soggetto/gruppo Durante la fase operativa entriamo direttamente in relazione con uno o più utenti che ha caratteristiche specifiche che lo rendono un soggetto o un gruppo unico. Occorre innanzitutto conoscerlo per non restare ancorati ad una rappresentazione astratta o stereotipata, ma considerarlo una persona reale con caratteristiche peculiari, interessi e bisogni.

21 Progettare sul soggetto (I) Un progetto o un intervento educativo non possono essere standard, ma occorre che siano pensati e articolati sul soggetto o sul gruppo destinatario dell intervento stesso, per poter essere efficaci. Pertanto l osservazione partecipante non si esaurisce mai, ma perdura anche durante la fase dell operatività, in quanto elemento che ci consente di conoscere i soggetti con cui entriamo in relazione.

22 Progettare sul soggetto (II) Osservare per conoscere, non per valutare, tantomeno per giudicare (evitare etichettamenti, stigmatizzazioni) e per capire le motivazioni che spingono un soggetto a mettere in atto un determinato comportamento. E, di conseguenza, individuare strategie da attuare come possibili risposte alle richieste implicite del soggetto.

23 Progettare sul soggetto (III) Cercare di capire chi si ha di fronte: non cercare risposte immediate ma favorire l emergere di nuove domande che diano spazio ad una conoscenza sufficientemente approfondita. Valorizzare il soggetto nella sua interezza, e non smembrarlo idealmente in parti che non sono separabili, ma si influenzano reciprocamente. Essere curiosi nei confronti del soggetto.

24 Riprogettare Utilizzare l osservazione in corso d opera, sempre, induce a continue verifiche e può portare a cambiamenti di rotta sulla base dei mutamenti avvenuti. La riprogettazione segue i processi di crescita e di cambiamento degli utenti, consente di individuare nuove ipotesi e di mettere in atto soluzioni alternative.

25 Riferimenti bibliografici Dovigo F. (2003), Osservazione e formazione. Manuale per l osservazione dei contesti educativi, Milano, Angeli. Czerwinsky Domenis L., Grassilli B. (a cura di) (2005), Nuovi contesti della formazione. Pratica professionale e processi riflessivi nel tirocinio, Franco Angeli, Milano. Piccardo C., Benozzo A. (1996), Etnografia organizzativa, Milano, Raffaello Cortina. Palmieri C., Pozzoli B., Rossetti S.A., Tognetti S. (a cura di) (2009), Pensare e fare tirocinio. Manuale di tirocinio per l educatore professionale, Franco Angeli, Milano.

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