ORCHIDEE SPONTANEE E PAESAGGIO VEGETALE NELLA PROVINCIA DI RIMINI. Loris Bagli. Distribuzione e iconografia

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1 Loris Bagli ORCHIDEE SPONTANEE E PAESAGGIO VEGETALE NELLA PROVINCIA DI RIMINI Distribuzione e iconografia Distribuzione, habitat e caratteri di 41 specie

2 2 Colophon Loris Bagli ORCHIDEE SPONTANEE E PAESAGGIO VEGETALE NELLA PROVINCIA DI RIMINI Distribuzione e iconografia 2013 Provincia di Rimini e Ass. WWF onlus Rimini Assessorato all Ambiente e alle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile Ass. WWF Rimini onlus Oasi Cà Brigida Biblioteca WWF Rimini Bruno Marabini Fotografie copertina e interno Loris Bagli Testi Loris Bagli Altre referenze fotografiche Alessandro Alessandrini, pp. 119, 121 Elisa Casadei, p. 123 (in basso a sinistra); p. 89 (in basso a destra) Leonardo Forbicioni, p. 83 (in basso a destra) GEV Rimini, pp. 97, 127 (in alto; in basso al centro) Jan Marten Ivo Klaver, pp. 150, 151, 153 Danila Masini p. 89 (in alto) Simone Morolli, p. 88 Giuliano Salvai, p. 83 (in alto) Citazione consigliata Bagli L., Orchidee spontanee e paesaggio vegetale nella provincia di Rimini. Provincia di Rimini, Ass. WWF Rimini, La Pieve Editore Verucchio. Progetto grafico Handydandy - Stampa La Pieve Poligrafica Editore - Finito di stampare nel mese di Novembre 2013 CREDITI Il curatore della ricerca e del volume ringrazia per la loro fattiva collaborazione: Alessandro Alessandrini, dell Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna (Bologna), per la costante e gentile disponibilità, per la lettura critica del lavoro e per avermi concesso le immagini di Ophrys speculum e Ophrys bombyliflora. Stefania Sabba, Assessore all Ambiente, Energia e Politiche per lo sviluppo sostenibile della Provincia di Rimini; Viviana De Podestà, già dirigente del Servizio Politiche Ambientali della Provincia di Rimini e Francesco Bosco, attuale dirigente del Servizio, per aver sostenuto il progetto con il finanziamento della presente pubblicazione. Massimo Nicolò e Gabriele Sartini, del Servizio Sistema Informativo Territoriale Urbanistico Ambientale e Cartografia digitale della Provincia di Rimini (SITUA), per la produzione delle mappe di distribuzione delle specie. Il direttore dell Ente Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello (PU), e in particolare Silvia Soragna, responsabile settore tecnico, per aver consentito la consultazione della Cartografia floristica del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. Jan Marten Ivo Klaver, per il proficuo scambio di informazioni che riguardano l alta valle del Marecchia e per avermi gentilmente concesso le foto di Epipactis purpurata. Carlo Belluomini, ex presidente dell Associazione WWF Rimini e Antonio Cianciosi, attuale presidente, per aver sostenuto il progetto di ricerca. Il corpo delle Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia di Rimini e in particolare Luca Montanari, presidente dal 2008 al 2011, coordinatore dei rilevatori che hanno collaborato al progetto di ricerca fornendo dati e immagini. Simona Casavecchia del Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali dell Università Politecnica delle Marche di Ancona, per le informazioni riguardanti il territorio di Pennabilli. Leonardo Forbicioni e Giuliano Salvai per aver concesso le immagini di Orchis pauciflora. Massimo Fucci dell agenzia di comunicazione Handydandy per la disponibilità e professionalità profusa nella realizzazione grafica del volume. Seguono i nominativi di coloro che hanno collaborato alla ricerca mediante segnalazioni e documentazione fotografica. I componenti delle Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia di Rimini: Luca Montanari, Marina Barbanti, Sonia Bellucci, Giovanna Beltrammi, Giancarlo Campana, Elisa Casadei, Cristina Castellani, Giancarlo Castellani, Cerillo Ferdinando, Daniele D Asaro, Gilberto Degli Innocenti, Pier Giorgio Della Pasqua, Benedetta Leoni, Sergio Morri, Mariuccia Piccolo, Raffaella Pozzi, Roberto Romani, Carmen Semprini, Bruno Sergiani. Ad Alberto Giorgi va il mio particolare ringraziamento per le segnalazioni puntuali e documentate riguardanti il territorio di Mondaino; a Simone Morolli, del Centro Naturalistico Valconca di San Giovanni in M. (RN), per le segnalazioni riferite in particolare alla Valle del Conca. A titolo personale hanno inoltre contribuito: Renzo Bagli, Maurizio Berardi, Teresa Bertozzi, Patrizia Biagianti, Raffaella Bonatta, Manuel Bruschi, Lino Casini, Laura Gabrielli, Natalino Gasparini, Lorenzo Fabbri, Pietro Paolo Maiani, Claudio Papini, Paolo Saponi, Stefano Tosi, Claudio Urbinati. Ophrys bertolonii Torriana (RN), 13 maggio 2010

3 4 Indice Schede 06 Presentazione Stefania Sabba Assessore Alta Valmarecchia, Ambiente, Energia e Politiche per lo sviluppo sostenibile Provincia di Rimini 07 Antonio Cianciosi Presidente Associazione WWF Provincia di Rimini 08 Fabio Semprini Presidente Associazione per gli Studi Naturalistici della Romagna 09 Luca Montanari Ex Coordinatore Guardie Ecologiche Volontarie Provincia di Rimini 10 Prefazione Alessandro Alessandrini IBC Regione Emilia-Romagna, Bologna 12 Perché le orchidee 14 Origine, mito, scienza e usi pratici 22 Il territorio della provincia 26 Clima e bioclima 30 Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee 50 Le conoscenze orchidologiche 54 Il censimento, obiettivi e metodologia 58 Le schede 162 Bibliografia e sitografia 60 Genere Spiranthes 60 Spiranthes spiralis 62 Genere Platanthera 62 Platanthera bifolia 64 Platanthera chlorantha 66 Genere Gymnadenia 66 Gymnadenia conopsea 68 Genere Coeloglossum 68 Coeloglossum viride 70 Genere Dactylorhiza 70 Dactylorhiza sambucina 72 Dactylorhiza maculata 108 Genere Serapias 108 Serapias lingua 110 Serapias vomeracea subsp. vomeracea 112 Genere Ophrys 112 Ophrys fusca 114 Ophrys insectifera 116 Ophrys speculum 118 Ophrys bombyliflora 120 Ophrys apifera 122 Ophrys bertolonii subsp. bertolonii 124 Ophrys holoserica 128 Ophrys sphegodes 130 Genere Cephalanthera 130 Cephalanthera damasonium 132 Cephalanthera longifolia 134 Cephalanthera rubra 76 Genere Orchis 76 Orchis anthropophora 78 Orchis mascula subsp. mascula 80 Orchis pauciflora 82 Orchis provincialis 84 Orchis purpurea 88 Orchis simia 136 Genere Epipactis 136 Epipactis helleborine subsp. helleborine 140 Epipactis microphylla 142 Epipactis muelleri 146 Epipactis palustris 148 Epipactis purpurata 152 Genere Limodorum 92 Genere Anacamptis 152 Limodorum abortivum 92 Anacamptis coriophora 94 Anacamptis laxiflora 96 Anacamptis morio 98 Anacamptis pyramidalis 154 Genere Neottia 154 Neottia nidus-avis 102 Genere Neotinea 102 Neotinea tridentata 104 Neotinea ustulata 106 Genere Himantoglossum 156 Genere Listera 156 Listera ovata 158 Gli ibridi 106 Himantoglossum adriaticum

4 6 Neotinea ustulata (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase 1997 Presentazione Presentazione La Provincia di Rimini ha promosso e sostenuto, negli ultimi anni, numerosi progetti di studio volti al miglioramento delle conoscenze delle diverse componenti della biodiversità. L operazione ha lo scopo di arricchire e completare il quadro conoscitivo degli aspetti naturali del territorio con informazioni di dettaglio, indispensabili per adempiere ai doveri istituzionali di tutela e corretto uso delle risorse naturali. L Amministrazione provinciale è consapevole della grande ricchezza e varietà del patrimonio ambientale presente all interno dei suoi confini soprattutto dopo l annessione dei Comuni dell Alta Valmarecchia, in occasione della quale vaste porzioni di territorio collinare e montano si sono aggiunte al Riminese, incrementando la bellezza e la varietà dei paesaggi e la diversità degli ecosistemi. È nell ambito di questa attività che sono state prodotte, da diversi servizi della Provincia di Rimini, pubblicazioni come l Atlante dei Vertebrati, la Carta Ittica, la Guida al riconoscimento dei fiori spontanei protetti. Per contribuire al completamento del quadro conoscitivo sulle risorse naturali del territorio provinciale ecco, giunto alle stampe, l attesissimo volume sulle Orchidee spontanee. Le Orchidee, con le loro specie, rappresentano una delle più vaste famiglie di vegetali. Sono presenti ai tropici come piante epifite dai grandi e vistosi fiori (crescono appoggiandosi ai rami delle chiome degli alberi) e nelle zone temperate, come piante terrestri, più modeste nella forma ma non meno belle ed interessanti. Le forme e i colori dei loro i fiori sono molteplici e dipendono per gran parte dalle peculiari modalità di impollinazione, strettamente legata a certi gruppi di insetti (api e farfalle). Il tipo di impollinazione ha determinato nel tempo l evoluzione delle forme e dei meccanismi di attrazione, caratteristiche che rendono oggi le Orchidee così interessanti ed attraenti. Sono però piante molto vulnerabili, come del resto lo sono gli habitat nei quali vivono: inquinamento, degrado, sottrazione dell habitat, esplosione demografica del cinghiale e raccolta diretta dei fiori sono solo alcune delle cause di rarefazione e di scomparsa di molte specie da ampi territori. Per contrastare alcuni fattori di minaccia la Regione Emilia Romagna, con la legge regionale n.2 del 24 gennaio 1977, ha tutelato integralmente, tutte le specie della famiglia. La presenza e la distribuzione geografica ed ecologica delle Orchidee nel territorio provinciale è stata dunque indagata, con una ricerca pluriennale, dal Dott. Loris Bagli, insegnante di scienze e botanico, il quale, con l ausilio delle Guardie Ecologiche Volontarie, ha pazientemente percorso i diversi ambienti del Riminese per ottenere lo status delle diverse specie. Ritengo che le preziose informazioni ricavate e contenute ora nel presente volume, oltre ad arricchire il patrimonio di conoscenze naturalistiche legate al territorio, siano necessarie per intraprendere azioni mirate di conservazione e di oculata gestione delle risorse naturali. Mi auguro che la lettura e l uso del presente volume possa contribuire ad accrescere l attenzione verso questi straordinari rappresentanti del mondo vegetale ma anche verso il più vasto tema della conservazione e dell incremento della biodiversità, una delle sfide più impegnative ed ambiziose delle società dei nostri giorni. Stefania Sabba Assessore Alta Valmarecchia, Ambiente, Energia e Politiche per lo Sviluppo Sostenibile Provincia di Rimini Preservare il patrimonio naturalistico è uno dei maggiori impegni del WWF. Un obiettivo che è possibile raggiungere grazie al grande lavoro di documentazione svolto soprattutto da volontari. Per merito di queste persone il WWF ha raccolto una quantità ricchissima di informazioni naturalistiche. Materiale estremamente prezioso poiché apre scenari nuovi e imprevedibili anche sul nostro territorio, nonostante l entroterra riminese risenta pesantemente dell intensa attività umana. Per me è un grande onore presentare questo lavoro letterario di Loris Bagli, che oltre ad essere un amico è un esperto botanico, naturalista e grande conoscitore del territorio. Loris Bagli da moltissimi anni si dedica con passione alla ricerca e allo studio della flora spontanea e in particolar modo delle orchidee presenti nel territorio della provincia di Rimini. Questo libro non è altro che la trasposizione su carta della grande passione che Loris Bagli ha nei confronti di questi affascinanti e meravigliosi gioielli creati dalla natura. Le orchidee, seppur più piccole di quelle tropicali, osservate da vicino svelano una complessità e un fascino tutto particolare. È innegabile che queste piante costituiscano un prezioso patrimonio botanico del nostro territorio. Questo magnifico volume racchiude nelle sue pagine la sintesi della bellezza che la natura riesce a regalarci; le stupende foto realizzate dallo stesso autore e i testi contenuti in questa opera, trasmettono l immensa soddisfazione e l emozione che Loris Bagli prova per le sue scoperte. Un microcosmo attraente fatto di colori, forme, ma anche di notevoli strategie riproduttive e d interazione con il mondo degli insetti e altri organismi per consentire la continuazione delle specie. Questo libro è frutto di cinque anni di lavoro, letteralmente sul campo, un esplorazione svolta nei primi tre anni nelle aree dei comuni costieri e collinari dell originario perimetro della provincia di Rimini, per estendersi negli ultimi due, anche al territorio dell alta Valmarecchia, già pertinenza della provincia di Pesaro-Urbino. Tutte le specie di orchidee sono tutelate da normative internazionali, europee e regionali. Queste piante godono di provvedimenti di tutela che purtroppo non ne garantiscono una reale salvaguardia. Avere elementi puntuali sulla diffusione delle orchidee spontanee nel territorio provinciale riminese consente di valorizzare la biodiversità nel suo insieme, preservare gli ecosistemi e porre le basi per un piano di tutela integrale degli ambiti di maggiore valore naturalistico. Sono certo che il libro consentirà di ampliare la conoscenza dei nostri beni naturali e promuovere un approccio vero e consapevole alla tutela, in sintonia con la natura e il territorio. Antonio Cianciosi Presidente WWF Rimini

5 8 Presentazione Presentazione È con grande piacere che raccolgo l invito dell amico Loris Bagli per una succinta presentazione di questo bel volume sulle orchidee del Riminese, soprattutto perché lo si può inserire a pieno titolo nel novero delle ricerche che la Società per gli Studi Naturalistici della Romagna promuove da più di un venticinquennio sul nostro territorio. Fra i primi scopi statutari del nostro sodalizio viene infatti la divulgazione e la sensibilizzazione per la salvaguardia del patrimonio naturalistico in generale e di quello romagnolo in particolare e qui siamo davanti ad una strumento che centra entrambi gli obiettivi, tenuto conto che le orchidee spontanee sono piante protette dalla Legge Regionale. Ma oltre al naturale compiacimento per l opera di divulgazione e di sensibilizzazione che questo lavoro comporta mi preme sottolineare come la ricerca qui pubblicata vada a colmare una avvertita lacuna nelle nostre conoscenze floristiche. Mi riferisco soprattutto al censimento della flora protetta intrapreso dal WWF di Bologna negli anni All epoca mi trovai a coordinare le ricerche nel territorio romagnolo e ci accorgemmo ben presto che la zona riminese era quella dove erano più carenti i dati storici e, per ragioni fortuite, scarseggiavano i volontari residenti. Nonostante quindi le escursioni organizzate appositamente per ovviare alla situazione, tutta la zona collinare a sud di Rimini e più ancora quella della cosiddetta collina litoranea rimasero scarse di dati. Ringrazio quindi l autore che ha intelligentemente intrapreso il lavoro di ricerca e il WWF locale che si è fatto carico della sua pubblicazione. Fabio Semprini Presidente della Società per gli Studi Naturalistici della Romagna Con il censimento delle orchidee spontanee della Provincia di Rimini le Guardie Ecologiche Volontarie hanno avuto la grande opportunità di contribuire, una volta di più, alla tutela e alla salvaguardia della flora protetta e della biodiversità del nostro territorio. Il progetto di censimento, voluto e organizzato dal Prof. Loris Bagli del WWF di Rimini, ci ha messo nelle condizioni di sviluppare al meglio e con passione quelle tematiche ambientali che da sempre sono parte integrante e specifica delle attività di volontariato dell associazione stessa. La presenza e la conseguente conoscenza delle orchidee selvatiche che ricordiamo fanno parte della flora spontanea protetta, e di altre entità botaniche, in un contesto territoriale come il nostro, arricchiscono e valorizzano la consapevolezza che una giusta cultura ambientalista, associata ad una attenta opera di vigilanza sui disturbi e le minacce incombenti, contribuiscono al sostenibile sviluppo del nostro patrimonio naturale. È un equilibrio che va monitorato e controllato, che unisce a sé insetti, animali e piante, in una catena di associazioni naturali e di biodiversità che vanno mantenute il più possibile integre. E poi esiste l aspetto estetico e piacevole del fiore: le orchidee spontanee sono belle e particolari, ogni specie assume caratteristiche uniche e curiose, crescono e vivono in ambienti diversi, lungo i margini delle strade, nei prati, lungo fiumi e torrenti, in boschi, monti e colline, ed anche in alcuni centri urbani. È bello e stimolante cercarle, trovare specie rare o poco conosciute, fotografarle, condividerne la ricerca e la scoperta. È curioso conversare e argomentare sull etimologia dei nomi associati, volgari e scientifici. È curioso scoprirne gli inganni : sembra un calabrone, un ragno, una vespa, un ape... una lingua o uno specchio! È per questo, e tanto altro, che durante quei mesi primaverili ed estivi ci aiutano a vivere meglio. Le GEV della Provincia di Rimini nascono di fatto nel La Legge Regionale n. 23 del 1989 conia per la prima volta il nome di Guardie Ecologiche Volontarie. Dal quel momento i volontari, dotati di Decreto Prefettizio di guardia giurata particolare, assumono un potere di accertamento, su illeciti amministrativi, che spazia attraverso le più importanti tematiche di tutela ambientale. Le GEV sono organizzate in gruppi di lavoro: vigilanza ambientale, vigilanza venatoria, educazione ambientale nelle scuole, censimento arboreo, protezione civile, e negli ultimi quattro anni si è costituito anche un gruppo sul censimento della flora spontanea protetta, che non mancherà di fornire il suo contributo anche per i progetti futuri di controllo e monitoraggio. Un ringraziamento particolare va a tutti quei volontari e soci GEV che hanno sostenuto questo progetto, giunto a compimento, con le loro disponibilità, passioni e conoscenze. Luca Montanari Responsabile Guardie Ecologiche Volontarie Rimini e coordinatore dei rilevatori GEV

6 10 Neotinea ustulata (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase 1997 Prefazione Le Orchidee costituiscono una famiglia botanica molto caratterizzata e ricchissima di specie che vivono in quasi tutto il pianeta e in quasi tutti gli ambienti. La percezione più diffusa associa a questo termine quei fiori grandi, vistosi, di forme singolari e che occupano un posto d onore nelle vetrine dei fioristi o allevate e riprodotte in serra da appassionati collezionisti. Quelle Orchidee sono nella maggior parte ibridi artificiali e comunque derivano da forme che non vivono nei nostri territori, ma provengono dalle zone tropicali ed equatoriali. Sono spesso piante epifite, che cioè vivono appoggiate agli alberi della foresta pluviale, anche a grande altezza e del tutto svincolate dal suolo. Le Orchidee nostrane si presentano invece in modo molto diverso; affondano le proprie radici nel terreno, producono fiori di dimensioni non particolarmente grandi e occorre un pò di attenzione per poterle individuare. Ma anche le nostre Orchidee sono molto belle. Nei decenni più recenti queste piante hanno attirato l attenzione non solo degli studiosi, ma di un pubblico più ampio di appassionati. La pubblicistica sull argomento è molto ricca e sono sorte riviste che trattano esclusivamente innumerevoli aspetti di questa affascinante famiglia botanica. L Italia è il giardino d Europa ; questa definizione, negli ultimi decenni un po appannata, prende origine dalla grandissima ricchezza della flora che vive nel territorio italiano, grazie alla sua elevatissima diversità ambientale e a condizioni climatiche che favoriscono la vita di un gran numero di viventi sia animali che vegetali. Le Orchidee non fanno eccezione, tanto è vero che in Italia sono note più di cento specie diverse. Questa stima non tiene conto delle grandi Isole che a loro volta possiedono una flora molto ricca e in più caratterizzata da non poche endemiche. Le opinioni sul numero di entità presenti differiscono a seconda del valore che viene dato alle diverse forme. Chi pensa che le conoscenze sul patrimonio biologico siano concluse e definitive sarà sopreso leggendo che esistono opinioni diverse addirittura sul numero di specie presenti. Tuttavia siamo ben lontani da una conoscenza esauriente sulla sistematica del nostro patrimonio biologico e le Orchidee sono una evidente testimonianza di quanto il mondo che ci circonda sia ancora da conoscere. Alcuni generi come ad esempio Ophrys o Epipactis sono oggetto di approfondimenti continui, che danno luogo al rinvenimento e alla descrizione di entità nuove (a volte di riconoscimento assai problematico). Va accennato anche il fatto che i confini genetici tra le diverse specie sono spesso poco netti e che ciò rende possibile la formazione di ibridi che arricchiscono ancor di più la diversità e che possono aprire la strada alla formazione di nuove specie. È bene sottolineare che comportamenti come questi (instabilità sistematica, produzione di ibridi) sono ampiamente diffusi anche in molte altre famiglie botaniche; tuttavia nelle Orchidee sono particolarmente evidenti anche grazie al gran numero di studiosi che hanno concentrato l attenzione su questi organismi. Tra questi va ricordato Charles Darwin, lo scopritore dell evoluzione biologica. Un suo lavoro pubblicato nel 1862 e frutto di osservazioni approfondite è dedicato proprio ai rapporti tra insetti impollinatori e orchidee. Esso costituisce una prima dimostrazione di quanto sia potente la selezione naturale e di come questa agisca attraverso complesse e reciproche relazioni evolutive tra le orchidee e gli insetti impollinatori. Avvicinandosi agli specifici contenuti di questo volume, va premesso che in tempi relativamente recenti i confini amministrativi del Riminese sono stati ampliati notevolmente, andando a comprendere territori che in precedenza appartenevano alla Provincia di Pesaro e Urbino. Questo cambiamento ha richiesto ulteriori esplorazioni e ha prodotto un sensibile incremento sia delle specie presenti che del numero di località di presenza. Allo stato attuale delle conoscenze è accertata la presenza, attuale o recente, di quarantuno orchidee diverse. Alcune sono relativamente frequenti, mentre altre sono rarissime o in forte rarefazione. Alcune sono invece scomparse o non è stato possibile confermarne la presenza. Ancora una volta, va detto, le Orchidee seguono i destini del resto della flora presente nel territorio; i censimenti come questo sono utili perché permettono di comprendere quello che sta avvenendo nel territorio. Concentrando l attenzione sulle specie in rarefazione, va sottolineato che queste sono spesso minacciate in modo diretto da alcune attività umane come in particolare l edificazione e le alterazioni degli ambienti umidi. Ma minacce provengono anche da modifiche meno dirette, più graduali ma non per questo meno efficaci; in particolare l ampliamento delle superfici forestate conseguente anche all abbandono del pascolo o degli sfalci delle praterie causa dapprima la rarefazione e poi la scomparsa delle specie di prati. Più specifico è il fatto che gli apparati radicali sono particolarmente apprezzati soprattutto dai cinghiali che costituiscono un fattore di minaccia molto serio sia per le Orchidee che in generale per i vegetali con bulbi, tuberi e rizomi. Le Orchidee quindi possono essere utilizzate anche come indicatori ambientali e lo studio della loro presenza e dei cambiamenti nel tempo può fornire dati sintetici sulle condizioni dell ambiente e su come queste vengano a modificarsi. La flora del Riminese non è stata per ora indagata in modo specifico come invece meriterebbe; viene a trovarsi ai margini tra aree esplorate da due grandi naturalisti: Pietro Zangheri, romagnolo di Forlì che lasciò le sue raccolte al Museo di Storia Naturale di Verona, e Aldo Brilli-Cattarini fondatore del Centro Ricerche Floristiche di Pesaro. Entrambi questi studiosi, pur nella diversità delle loro opinioni, riconoscevano al Riminese e in particolare alla Valle del Marecchia un ruolo di confine biogeografico nel quale molte specie mediterranee trovano il limite settentrionale della loro distribuzione.studi recenti hanno più che confermato questa caratteristica, sottolineando anche quanto questi territori siano ricchi e importanti per il loro contenuto naturalistico. La ricchezza della flora è conseguenza della diversità ambientale; nel Riminese sono infatti rappresentati quasi tutti i principali tipi di habitat: fiumi, boschi, prati, rupi e moltissimi ambienti di passaggio dove spesso si concentra maggiormente la diversità biologica. Questa ricchezza viene esaltata dalla posizione biogeografica e bioclimatica cui si accennava. Lo studio che viene qui presentato concretizza una modalità di analisi che potrebbe e dovrebbe essere esteso a tutta la flora o perlomeno a quella di maggiore importanza biogeografica e conservazionistica. Dobbiamo quindi la massima riconoscenza a Loris Bagli e al suo pluriennale impegno, a tutti coloro che l hanno aiutato per conseguire questo risultato e alla Provincia di Rimini che ne ha reso possibile il consolidamento attraverso la pubblicazione di questo bel volume, che rende piena giustizia a un tema così suggestivo e affascinante. Quello che possiamo augurarci è che grazie a questo lavoro insieme a una migliore conoscenza del patrimonio naturale del Riminese si diffonda la consapevolezza di quanto sia importante la sua tutela. Alessandro Alessandrini Istututo per i Beni Culturali Regione Emilia-Romagna

7 12 Perché le orchidee L interesse dello scrivente per le orchidee spontanee risale a tre decenni fa. Non è immediato precisare il motivo dell attrazione che queste singolari piante esercitano su quanti, professionisti o dilettanti, operano nel campo della botanica. Esiste indubbiamente un fattore primitivo predisponente, insito in tutti coloro che si sentono coinvolti dall universo naturale nelle sue infinite espressioni, in particolare dal mondo delle piante. Forme, colori e strategie riproduttive non sono però sufficienti a motivare un interesse specifico per le orchidee. Molte specie vegetali superiori competono con esse quanto a peculiarità morfologiche e creatività procreativa. Chi si avvicina a queste piante è senz altro colpito dall armonia talvolta inquietante del fiore, dalla evidente variabilità interna a specie e generi, dalla loro diffusione in contesti naturali intatti o, all opposto, dalla capacità di colonizzare ambienti fortemente connotati dall azione antropica. A individui minuscoli, spesso seminascosti dalla vegetazione, fanno da contraltare specie vistose che, per forme e variazioni cromatiche, richiamano le nobili e celebrate forme tropicali. E poi ancora la loro diversa associabilità, per cui a fronte di individui che tendono a isolarsi, altri contribuiscono a connotare determinati paesaggi vegetali con dense ed eterogenee comunità. La scoperta delle orchidee nel loro ambiente diviene per il naturalista un momento di emozione, accentuato dalla possibilità di imbattersi in ibridi tra specie, in forme teratologiche, i cosiddetti lusus, o variazioni cromatiche intraspecifiche che vanno dalla apocromia all ipercromatismo. È poi frequente notare la piccola vita animale che gravita attorno ad esse: bruchi intenti a cibarsi di fiori o foglie, insetti che esplorano le piante o altri invertebrati, in particolare aracnidi, che tessono le loro tele e stazionano nelle parti sommitali per predare gli insetti che si avvicinano. Ciò che però costituisce motivo di particolare interesse nei confronti di questa famiglia botanica riguarda le notevoli strategie riproduttive poste in atto per la continuazione delle specie. Il legame con il mondo degli insetti impollinatori è spesso strettissimo e su un altro versante, altrettanto esclusivo è il rapporto con gli organismi di natura fungina che consentono la germinazione dei piccolissimi semi, rapporto che spesso perdura nella crescita in una forma di mutualismo. Piante apparentemente orgogliose e diverse nel loro presentarsi, ma profondamente legate, pena la loro scomparsa, ad altre forme viventi. Al termine, ma non ultima, una motivazione di tipo conservazionistico. La Famiglia Orchidaceae è protetta sul piano globale fin dal lontano 1973 mediante la Convenzione di Washington, nota come CITES. Con la Direttiva Habitat N.43 del 1992 la Comunità Europea ha posto sotto tutela quali habitat prioritari i siti a pascolo che presentano, alla lettera, stupende fioriture di orchidee. La Legge dell Emila-Romagna N.2 del 1977 Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale - istituzione di un fondo regionale per la conservazione della natura - disciplina della raccolta dei prodotti del sottobosco, tutela tutte le specie che rientrano nella Famiglia Orchidaceae. Sappiamo però che le disposizioni normative come tali non assicurano la salvaguardia delle orchidee spontanee. Come per ogni altra espressione di biodiversità vegetale o animale, la conoscenza delle specie presenti e della loro distribuzione nel territorio costituisce la condizione primaria per ogni intervento di reale conservazione. La concreta protezione dei contesti ambientali che esprimono la maggiore ricchezza di specie ma anche dei siti che conservano singole specie rare o di particolare interesse biogeografico, diviene la forma irrinunciabile perché la conservazione di queste delicate espressioni della natura possa trovare solida attuazione. Loris Bagli Orchis simia San Leo, 30 aprile 2012

8 14 Origine, mito, scienza e usi pratici ORIGINE DELLE ORCHIDEE L origine della famiglia Orchidaceae, che al momento conta oltre 800 generi e un numero di specie superiore a ( secondo la lista ufficiale dei Kew Gardens di Londra), distribuite su tutto il pianeta, è sempre stata molto dibattuta. Solo la famiglia Asteraceae precede le Orchidaceae in termini numerici. L incertezza trova il suo motivo nella estrema rarità di resti fossili attribuibili a queste piante, determinata in primo luogo dalla delicatezza delle strutture fiorali che ostacolano la conservazione post-mortem e quindi la fossilizzazione. La distribuzione planetaria, le orchidee sono cosmopolite e ubiquitarie, unita a una sorprendente diversità, lasciano immaginare una origine antica. La carenza di campioni fossili e la specializzazione depongono al contrario per una origine recente. Non sono mancati negli ultimi decenni rinvenimenti utili a chiarire la questione. Uno di questi in particolare ha attirato l attenzione degli specialisti. A partire dal 2005 è stata studiata un ape fossile, Problebeia domenicana, inglobata nell ambra di Santo Domingo risalente a milioni di anni. Il rinvenimento è stato particolarmente fortunato in quanto l ape reca sul dorso le masse polliniche dell orchidea Meliorchis caribea. Ciò ha comportato notevoli conclusioni sull origine delle orchidee. Il reperto dimostra indubbiamente la relazione tra la funzione impollinatrice dell insetto e la specializzazione riproduttiva di queste piante. Santiago R. Ramírez e lo staff della Harvard University hanno pubblicato gli esiti della ricerca in un articolo su Nature. Gli studiosi hanno ricostruito l albero della famiglia sulla base della sequenza del DNA estratto dai pollini, calcolandone l età a partire dalla Meliorchis fossile. Le conclusioni asseriscono che il più antico antenato comune alle orchidee visse probabilmente tra 84 e 76 milioni di anni fa, precedentemente alla estinzione dei grandi rettili avvenuta tra il Cretaceo e il Terziario, circa 65 milioni di anni fa. Polline di Meliorchis caribea su ape Problebeia domenicana. Fossile in ambra di milioni di anni. Santo Domingo, Repubblica Dominicana ( DAL MITO ALLA SCIENZA Nell antica Cina le testimonianze di interesse verso le orchidee risalgano alle prime dinastie, oltre 3000 anni fa. L attenzione dei cinesi verso il mondo vegetale è ben nota nelle espressioni artistiche, dalla pittura alla porcellana. Le orchidee erano associate alle celebrazioni primaverili e utilizzate per scacciare gli influssi malefici. In particolare venivano usate contro la sterilità, come avvenne poi nel mondo occidentale. Le orchidee del genere Cymbidium, note in Europa a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, erano indicate con il termine Lan, dai molteplici significati, quali uomo forte, donna elegante o forte, virile e bello. L arte cinese e giapponese è ricorsa spesso a raffigurazioni di orchidee come forme iniziali di scrittura descrittiva. Un riferimento si trova in Confucio ( a.c.): Il sapere e la bontà degli uomini sono paragonabili alla fragranza che si coglie in una stanza piena di Lan. Troviamo Lan anche nei testi medici. L imperatore Sheng Nung indica le caratteristiche curative di Dendrobium. La letteratura giapponese riporta una cronaca della Casa imperiale. La Principessa Yohki-Hi, consorte dell Imperatore Shi-Kotei, da anni non riusciva a dare un erede al trono. Essa venne inebriata con la fragranza di un Cymbidium ensifolium, con 13 steli fiorali. La principessa concepì presto il primo di 13 figli. Il primo organico trattato di coltivazione delle orchidee vede la luce nell XI secolo, in Cina. Con un balzo temporale veniamo al mondo greco classico, culla della cultura occidentale. Ci troviamo in Epiro, una regione posta tra la Grecia nord-occidentale e l Albania meridionale, più precisamente tra la Macedonia occidentale ed il Mare Ionio. Una leggenda racconta che a Orchide, un giovane bellissimo, all inizio della sua adolescenza crebbero due vistosi seni. Egli perse l identità sessuale, sentendosi a volte timido e schivo come una ninfa, a volte lussurioso come il dio Pan. Orchide era un androgino, tutti lo evitavano a causa della sua diversità. Preso dalla disperazione, Orchide si gettò da una rupe. Dal suo sangue disperso spuntarono presto dei fiori, diversi tra loro ma tutti accomunati dalla evidente e insolita sensualità delle loro parti, a volte riproducenti gli attributi della mascolinità, a volte l intimità femminile. Fu dato loro il nome di orchidee. A tale leggenda si deve il fatto che gli efebi ateniesi incoronavano la fronte con le orchidee nel rivolgere le lodi agli dei dell Olimpo. Ogni leggenda che si rispetti possiede però più versioni. Si tramanda ancora che per gli antichi Greci Orchide fosse un giovane bellissimo e assai focoso, figlio di una Ninfa e di un Satiro. Per aver osato insidiare una sacerdotessa del dio Dioniso subì la terribile punizione di essere dato in pasto alle belve feroci. Gli dei dell Olimpo vollero però tramandare il ricordo della sua avvenenza, facendo nascere sui suoi resti una pianta esile e modesta che conservava il ricordo delle parti anatomiche maschili che erano state la causa della sua fine. I Greci chiamavano inoltre alcune orchidee kosmosàndalon, sandalo del mondo, a causa del labello tondeggiante che richiamava l estremità di una piccola scarpa. Leggende e superstizioni popolari prendono puntualmente origine dal mito. Tra i medici e gli alchimisti dell antichità classica, il mito Da Caruel, 1930 di Orchide ha dato corso a credenze che conferivano alle orchidee potenzialità afrodisiache e curative della sterilità femminile. Teofrasto di Ereso ( a.c.), filosofo greco allievo di Platone e Aristotele, del quale fu successore, è considerato il più grande botanico dell antichità. De historia plantarum, opera in cui egli classifica le piante in alberi, frutici, suffrutici ed erbe, può essere oggi definito il primo trattato di botanica farmaceutica. Lo studio delle piante, fin dai primordi e per lunghissimo tempo, ha avuto essenzialmente una connotazione officinale e terapeutica. Teofrasto tratta di alcune piante che presentavano due tubercoli rotondeggianti alla base delle radici. Dalla somiglianza con i testicoli umani, le chiamò Orchis. Il nome orchidea trova quindi fondamento

9 16 Origine, mito, scienza e usi pratici nelle applicazioni mediche dei tuberi radicali. Il folosofo precisa che il maggiore, assunto con latte di capra, incentiva le funzioni sessuali; il minore esercita una funzione opposta. Dioscoride (40-90 d.c. circa), medico greco vissuto a Roma, nell opera De Materia Medica scende nei particolari descrivendo cinque specie di orchidee utili alla farmacopea. Rispetto a quanto affermato da Teofrasto, puntualizza che se è un uomo a cibarsi del bulbo più grande avrà un maschio. Una donna che consumerà il minore, darà vita a una femmina. Le orchidee offrono quindi un potente rimedio contro la sterilità. Nella sua opera si riscontra anche che i bulbi del Satyrium, orchidea così denominata perché immaginata cibo dei Satiri, una volta ingeriti con vino rosso risultano particolarmente afrodisiaci. Medici e alchimisti medievali hanno reiterato la tradizione classica legata alle capacità curative e stimolanti delle orchidee, attribuendo loro facoltà fecondatrici, secondo la nota teoria della segnatura o dei segni. Le forme, in questo caso di parti di piante, palesano le loro presunte proprietà terapeutiche. L alchimista e medico Paracelso, vissuto tra il 1493 e il 1541, riteneva ad esempio che i tuberi delle orchidee che richiamano la forma dei testicoli, erano in grado di conferire maggiore virilità all uomo, così come la linfa gialla delle piante era capace di curare l itterizia e le foglie cuoriformi capaci di curare i problemi cardiaci. Il botanico e medico tedesco Leonhard Fuchs, da annoverare tra i principali rappresentanti del neo-galenismo e tra i fondatori della botanica tedesca, nel 1542 pubblica De Historia Stirpium commentarii insignes, un hortus pictus di piante medicinali all interno della quale rappresenta undici specie di orchidee. Il suo nome è legato a Dactylorhiza fuchsii. Al tempo di Fuchs arrivarono in Europa le prime orchidee tropicali grazie allo spagnolo Francisco Hernandez. I nativi americani, in particolare gli Aztechi, conoscevano le orchidee del genere Vanilla, usata per creare bevande a base di caffè Da Hooker, 1878 e cacao. Ancora nel 1735, in Istoria delle piante che nascono né lidi intorno a Venezia,Gian Girolamo Zannichelli riporta integralmente la credenza per la quale Le radici di tutte le spezie d Orchide hanno virtù afrodisiaca, cioè sono proprie ad accrescere il seme, e a fortificare le parti della generazione. Le forme evocative delle orchidee sono inoltre alla base di varie leggende popolari. Si narra di un monaco che trovò la morte in preda a sensi di colpa dopo aver seppellito il braccio di una statua miracolosa di Gesù Bambino del quale si era appropriato. In quel punto nacque una piantina che riportava nella radice la forma della mano di un bambino. Non manca una leggenda di lontanissima origine che riguarda Cypripedium calceolus, la Scarpetta di Venere, forse l orchidea europea più nota, il cui nome è cristianizzato in Pianella della Madonna. Si dice che la dea Afrodite, Venere per i Romani, durante una tempesta perse un prezioso calzare. Prima di essere profanato dal mortale che lo ritrovò, il calzare prese la sembianza della nostra Scarpetta di Venere. È intuitivo che il fiore dell orchidea richiama, con un pò di fantasia, la forma di una piccola calzatura. Ricordiamo infine che le orchidee compaiono spesso nelle formule magiche con i più vari e classici ingredienti del mondo arcaico del sortilegio e della negromanzia. Carl Nilsson Linnaeus, Carl von Linné, noto ai più come Linneo (Råshult, 23 Maggio Uppsala, 10 Gennaio 1778), svedese, considerato il padre fondatore della moderna botanica, segnò un preciso spartiacque tra i secoli del mito e un nuovo approccio scientifico. Nel 1758 diede alle stampe Systema naturae, una catalogazione degli esseri viventi in cui venne introdotta la nomenclatura binomia. Ricorse al nome Orchis per indicare sia un Genere che l intera Famiglia (Species Plantarum e Genera Plantarum). Nel mondo aglosassone l interesse per le orchidee trovò presto terra fertile. Nel XIX secolo Charles Darwin fissa un punto fermo negli studi con I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti. La traduzione italiana è del 1883, l originale del 1862 (seconda edizione del 1877). Il suo lavoro venne seguito da una pletora di ricerche di altri studiosi. La Royal Horticultural Society inglese si pone in evidenza ancora oggi come principale istituzione attiva nella ricerca di nuove specie. Vennero introdotti nelle serre europee per primi i generi Cymbidium, Epidendrum, Phaius e Vanilla. Furono in primo luogo l Inghilterra, e in seguito l Olanda, a diffondere le orchidee tropicali nel mondo. Molte specie di orchidee portano il nome di ricercatori e appassionati del tempo. Ne sono esempi James Veitch da cui deriva il nome di Epiphronitis veitchii, e William Cattley, al quale John Lindley ha dedicato il genere Cattleya. USI PRATICI Le immagini delle orchidee sono legate a significati estetici e simbolici ed evocano le fitte foreste dei tropici. Meno noti sono gli impieghi pratici svincolati da miti e superstizioni. Una testimonianza a noi vicina, e per questo di specifico interesse, riguarda l opera di Costanzo Felici, medico e botanico di Piobbico (1525 Pesaro 1585), il quale ricorda nella sua dotta Lettera sulle insalate composta tra il 1565 e il 1572, che le foglie di alcune Orchis vengono utilizzate a scopo alimentare. Con evidenza, il riferimento si basa su una tradizione antica, ancorché marginale, di uso di tali piante come cibo. Dal XVI secolo ci portiamo a epoche più recenti. Carlo Berti Pichat, nel suo Corso teorico e pratico di Agricoltura, del 1867, cita espressamente le applicazioni alimentari delle orchidee, tradizione di origine mediterraneo orientale che sembra non trovi diffusione colturale in Italia: Se ne contano molte specie e quasi tutte ponno dare il Salep, o Salap, o Salop che ci viene di Turchia. Le loro radici bulbose, le quali scotate in acqua e poi seccate, ovvero spogliate della buccia e poi seccate nella stufa, si fanno trasparenti, e danno gran nutrimento, il Dombasle insegnava si raccogliessero appena hanno cessato di fiorire, e come si dovessero preparare. Non so tuttavia se alcuno abbia intrapreso di coltivarle. Pichat auspica che la loro coltivazione possa trovare un futuro meritandolo la loro speciale qualità di prosperare ne luoghi alquanto ombrosi ed in mezzo ad altre erbe, mentre poi il Targioni non dubitava di dichiararle di grande utilità nelle carestie e nelle navigazioni. Felice Cassone, medico, fornisce nella sua Flora medico-farmaceutica pubblicata nel 1852, trattando di Orchis morio (tomo VI), accurati dettagli a proposito del salep: I bulbi dell orchide si raccolgono alla fine dell autunno dopo averli mondati e sottomessi per alcuni minuti all azione dell acqua bollente, si sospendono ad un filo e si espongono al sole ardente oppure in un forno per disseccarli. Egli è in tal guisa che si prepara il salep o salap di Persia che trovasi in commercio. Esso è in piccoli pezzi ovali di un colore giallo biancastro talvolta mezzo trasparenti, cornei durissimi inodorosi e dotati di un debole odore di un gusto somigliante a quello della gomma adagrante. Essi sono composti pressoché intieramente di materia fecolenta e conseguentemente assai propria a fare alcune pappe che sono in grandissima riputazione principalmente presso gli Orientali come analettici, vale a dire capaci di ristaurare le forze spossate. Geoffroy e Retzius ed altri autori di farmacologia raccolsero i bulbi di orchide che cuoprono le nostre praterie e le nostre montagne e diedero la maniera di preparare questi bulbi e renderli perfettamente identici

10 18 Origine, mito, scienza e usi pratici al salep degli Orientali. Perciò si trascelgono i più grossi bulbi, si nettano, si lasciano qualche tempo nell acqua calda poi si portano sino all ebollizione, si infilzano in fiscelle e si fanno seccare esponendoli ad un aria calda e secca. Così seccato il salep può essere ridotto in polvere che disciolta nell acqua bollente forma una gelatina che si rende più gradevole coll aggiunta dello zucchero e di diversi aromi. Dietro la grossolana analogia che credettero esserci tra questi bulbi ed i testicoli, li decantarono come afrodisiaci e come tale vuolsi sieno ritenuti in Oriente. Ma siccome questi popoli sogliono mescolare al salep varii aromi egli è piuttosto a questi che devesi attribuire la facoltà di eccitare gli organi genitali anziché al salep, il quale composto di fecola amilacea e di mucilaggine non può certamente esercitare una siffatta azione. Furono questi bulbi raccomandati nella gotta, nell epilessia, nelle palpitazioni di cuore, nella cura delle febbri etiche, nelle febbri nervose, nelle affezioni dei reni, della vescica e simili. Nessun fatto positivo però adducesi in prova di tutte queste virtù le quali avuto riguardo ai componenti del salep debbonsi tenere come immaginarie ed assurde. L unica proprietà che puossi attribuire al salep è quella di servire di alimento come se ne servono gli Orientali, i Persiani ed i Turchi in specie. Secondo l autore sono utilizzabili per la produzione di salep anche l Orchide militare, l Orchide bruciata e l Orchide robertiana. Vittorio Nigrisoli e il grande naturalista Pietro Zangheri, in Le piante medicinali della Romagna del 1935, includono le orchidee Orchis militaris, Orchis morio, Orchis mascula, Orchis purpurea, Ophrys arachnites, tra le specie di interesse officinale, attribuendo loro proprietà emollienti, astringenti e ricostituenti. Troviamo poi in Ostermann (1940) un riferimento all uso di Orchis morio in Friuli. L Autore riferisce che i decotti sono ritenuti potenti afrodisiaci. L uso pratico delle orchidee spontanee è oggi fortunatamente solo un ricordo, scomparso dalle tradizioni locali e assente dai manuali erboristici moderni. A conferma degli Autori Da Caruel, 1930 del XIX secolo, il Paese mediterraneo che tramanda ancora oggi l impiego di certe orchidee, la citata Turchia, produce il salep a fini alimentari, per bevande e gelati. I preparati sono ritenuti da secoli un medicinale dall azione ricostituente. Il vocabolo salep deriva dall arabo sahlab, alterazione di khusa al thahlab, traducibile con genitali di volpe. Il salep viene ottenuto essenzialmente da Anacamptis morio, Orchis mascula, Orchis militaris, Neotinea ustulata, Anacamptis pyramidalis; secondariamente dai tuberi di Dactylorhiza maculata, Dactylorhiza incarnata e Gymnadenia conopsea. Ai tuberi, amarognoli e dall odore sgradevole, estratti dopo il periodo di fioritura, viene asportato il rivestimento per essere essiccati e tostati. Dopo l essiccatura si presentano minuti e leggerissimi, con un debole aroma. Vengono prodotte due varietà dette salep Preparato turco a base di salep e spezie ( di Germania e salep di Levante. Oltre alle tradizionali applicazioni medioorientali, il salep è usato anche come appretto per tessuti e addensante per colori. Il prodotto ha raggiunto gli onori delle cronache quando il Corriere della Sera, nel 1993, ha denunciato il pericolo di estinzione corso da una rara orchidea in Turchia a causa di un gelato, il salep dondurma, ritenuto carico di virtù mediche e afrodisiache. Il gelato presenta un gusto di vaniglia e di burro di yak, un odore di pelo di capra e una consistenza cremosa e sorprendentemente gommosa, dovuta a una percentuale di mucillagine così alta che per degustarlo sono necessari il coltello e la forchetta, e può perfino essere utilizzato nella fabbricazione di corde. Kahramanmaras, una città turca ai piedi dei monti Tauri nel sud-est della penisola anatolica, è il luogo di provenienza del gelato, originato forse casualmente da una bevanda ghiacciata a base di tuberi, zucchero, latte e cannella che porta lo stesso nome. La produzione di un chilo di salep richiede circa mille fiori. La grande richiesta minaccia la sopravvivenza delle orchidee per cui il governo turco ne ha vietato l esportazione. Le orchidee legate alla produzione di salep sono oggi tutelate da leggi nazionali ed internazionali. Nello specifico, l Unione Europea ha posto sotto tutela tutte le specie, per cui il commercio di salep è vietato. A fronte del consumo localizzato di salep, l aroma più utilizzato al mondo in campo alimentare e industriale, la vaniglia, proviene dalle capsule di una orchidea del genere Vanilla. Delle almeno 110 specie che rientrano in questo genere, solo 15 producono frutti aromatici e solo tre hanno un interesse commerciale. Vanilla planifolia è di gran lunga la più importante. La possibilità di condurre oggi accurate ricerche di laboratorio ha consentito di isolare le sostanze presenti nelle orchidee, come riportato in Di Massimo e Di Massimo (2005). Gli elementi costitutivi sono vari. Mucillaggini, dalle proprietà emollienti e antiflogistiche, cumarina, appartenente a un gruppo di eterogenee molecole con attività farmacologiche e terapeutiche molto diverse, amido, proteine, lipidi e sali minerali. Possiamo quindi considerare non del tutto prive di fondamento le tradizioni popolari che associano a determinate orchidee proprietà medicinali. Ciò che non trova conferma scientifica è la millenaria credenza afrodisiaca e fecondativa, ancora oggi ben radicata in Oriente. L interesse per lo studio delle orchidee spontanee è ampiamente accresciuto negli ultimi anni. Le orchidee esotiche hanno ottenuto un vasto successo di pubblico, sia per il loro effetto estetico e decorativo, con ampie ripercussioni commerciali, sia per una vera e propria passione per la loro coltivazione. Sono così sorte nuove tendenze, in verità solo formali in quanto sembra ripetersi un rituale dal sapore antico, in cui vengono recuperati elementi simbolici e applicativi di antica tradizione. Come esempio basti pensare che da determinate orchidee tropicali vengono oggi ricavate essenze ritenute in grado di interagire con i vari chakra superiori. Le orchidee epifite nientemeno vibrano all interno della sfera angelica e stabiliscono il collegamento Cosmo-Uomo-Terra, mettendo l uomo in contatto con i diversi livelli dell amore cosmico.

11 20 Orchis mascula, Passo dei Ladri (Pennabilli), 6 Maggio 2011 Origine, mito, scienza e usi pratici Su un piano più prosaico, di alcune orchidee coltivate dalla olandese Koppert Cress, Dendrobium in particolare, vengono consumate le foglie al pari del radicchio o della cicoria. Vengono usate in alternativa per decorare piatti di classe da chef che cercano un tocco originale per la presentazione delle proprie opere gastronomiche o per aperitivi molto scenografici. Si chiamano Karma e sono l ultima moda in fatto di alta cucina. Al di là di mode e tendenze contingenti, vogliamo esprimere la nostra propensione a considerare il mondo delle orchidee come espressione di una mirabile sintesi tra adattamenti morfologici ed ecologici e quella che ci appare nell insieme una sorprendente manifestazione di armonia e bellezza. Bevanda turca a base di Salep ( Disidratazione dei tuberi per la preparazione del salep (

12 22 Il territorio della provincia La Provincia di Rimini è la più meridionale dell Emilia- Romagna, con una superficie di 863,58 kmq e una popolazione di abitanti al 31 Marzo 2011 (ISTAT), distribuiti in 27 comuni. La densità media è di 382,1 abitanti per km². L altitudine raggiunge i 1375 metri s.l.m.. I limiti amministrativi sono a meridione con la provincia marchigiana di Pesaro e Urbino e con la Repubblica di San Marino, a settentrione con la provincia di Forlì- Cesena; a Ovest, lungo la catena appenninica, con la provincia toscana di Arezzo. A Est si affaccia sul Mare Adriatico, con la conurbazione costiera che unisce Cattolica con Bellaria per circa 30 km. La provincia di Rimini è stata istituita nel 1992, in seguito al distacco dalla provincia di Forlì. Nel 2009 ha inglobato sette comuni dell Alta Valmarecchia: Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant Agata Feltria e Talamello, in precedenza parte della provincia di Pesaro e Urbino. I comuni della Provincia di Rimini PROVINCIA DI RIMINI + SETTE COMUNI DELL ALTA VALMARECCHIA - DATI AL POPOLAZIONE RESIDENTE, SUPERFICIE TERRITORIALE, DENSITÀ ABITATIVA ED ALTITUDINE Comune Superficie territoriale in kmq Densità abitativa (abitanti per kmq) Altitudine (metri s.l.m.) Totale Residenti BELLARIA IGEA MARINA 18, , CATTOLICA 6, , ,668 CORIANO 46,85 208, GEMMANO 19,20 63, MISANO ADRIATICO 22,36 529, MONDAINO 19,79 73, MONTECOLOMBO 11,91 253, MONTEFIORE CONCA 22,42 95, MONTEGRIDOLFO 6,80 151, MONTESCUDO 19,98 155, MORCIANO DI ROMAGNA 5, , POGGIO BERNI 11,89 280, RICCIONE 17, , RIMINI 135, , SALUDECIO 34,10 85, SAN CLEMENTE 20,77 229, SAN GIOVANNI IN MARIGNANO 21,25 418, SANTARCANGELO DI ROMAGNA 45,09 463, TORRIANO 23,24 61, VERUCCHIO 27,07 368, *CASTELDELCI 49,31 9, *MAIOLO 24,22 34, *NOVAFELTRIA 41,98 174, *PENNABILLI 69,41 44, *SAN LEO 53,32 57, *SANT AGATA FELTRIA 79,67 29, *TALAMELLO 10,63 105, TOTALE PROVINICA DI RIMINI 864, , ,471 Fonti: anagrafi comunali Elaborazione: UFFICIO STATISTICA - Provincia di Rimini *Comuni della provincia di Pesaro- Urbino che sono entrati a far parte della provincia di Rimini (Legge pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.188 del 14 agosto 2009) Con il loro ingresso la superficie territoriale della Provincia di Rimini è passata dai 535,38 Kmq agli attuali 863,58, con un incremento di 328,20 Kmq. All interno dell alta valle, a cavallo del Marecchia, Santa Sofia e Ca Raffaello rientrano in un isola amministrativa (esclave) della regione Toscana facente parte del Comune di Badia Tedalda. Dal punto di vista idrografico la provincia è percorsa da sette corsi d acqua principali a carattere torrentizio. Da nord a sud: l Uso, il Marecchia, l Ausa, il Marano, il Conca, il Ventena e il Tavollo. Il maggiore è il Marecchia, l antico Ariminus; nasce dal Monte Zucca, sull Alpe della Luna (1263 m), in provincia di Arezzo, e scorre per circa 90 km sfociando nel Mare Adriatico presso la città di Rimini. Il suo bacino idrografico è di 462 Kmq. Il torrente Conca segue per importanza, origina a oltre 1200 m sul Monte Carpegna in provincia di Pesaro e Urbino (Marche), ha un corso di 47 km e sfocia in Adriatico tra Cattolica e Misano Adriatico. Provincia di Rimini ( I torrenti Ausa e Marano nascono nella Repubblica di San Marino. Non sono presenti laghi di rilievo ad eccezione dell invaso artificiale del Conca, a monte del tracciato dell autostrada A14, tra i comuni di Misano Adriatico e San Giovanni in Marignano. Il territorio provinciale è delimitato parzialmente a nord dalla provincia di Forlì-Cesena dal torrente Uso, e a sud dalla provincia di Pesaro-Urbino dal torrente Tavollo. Il sistema territoriale può essere suddiviso in una serie di settori morfologicamente e paesaggisticamente omogenei. Ad iniziare dall area orientale prospiciente l Adriatico, la lunga fascia rivierasca pianeggiante (spiaggia e retrospiaggia) è quasi completamente interessata dalla conurbazione che collega Bellaria a Cattolica. La città di Rimini ne rappresenta il fulcro urbanistico nonché un fondamentale incrocio di collegamenti viari in direzione delle direttrici costiere, a nord con la via Romea e a sud con la via Flaminia; con la pianura padana e il settentrione mediante la Via Emilia; L Emilia-Romagna e la Provincia di Rimini

13 24 Presentazione Il territorio della provincia con la via Marecchiese, l antico Iter arretinum, verso l entroterra e la Toscana. La costa sabbiosa, un tempo ampia e provvista di apparati dunali, è oggi per lunghi tratti ristretta e conservata artificialmente a causa di incalzanti processi erosivi. La pianura padana trova il suo limite meridionale nell angolo nord-occidentale della provincia, coincidente con i comuni di Bellaria-Igea Marina, Santarcangelo di Romagna, e un ampio settore del comune di Rimini. Il territorio pianeggiante era dedito principalmente all agricoltura, oggi residuale a causa della espansione di insediamenti residenziali, produttivi e commerciali, infrastrutture stradali e ferroviarie (SS 9 Via Emilia, Autostrada A14, linea ferroviaria Bologna-Ancona e Rimini- Ravenna). L estremo vertice padano, la bassa costa sabbiosa e i conoidi pianeggianti dei corsi d acqua maggiori e minori che si alternano verso sud prolungando irregolarmente l estensione padana, costituiscono i piedi del complesso collinare che interessa gran parte dei settori occidentale e meridionale della provincia. Con progressione moderata ma continua i sistemi collinari accrescono la loro importanza in direzione dell entroterra, incisi dai sistemi fluviali. Le valli del Marecchia, del Conca e del Marano, le maggiori, alternate con valli minori, percorrono la fascia collinare dopo aver modellato i complessi montuosi interni. Una serie di colline alte sovrasta i deboli rilievi antistanti la costa, fino ad una altitudine indicativa di metri di quota, inglobando localmente affioramenti gessosi. Gran parte della provincia è occupata dai terreni argillosi della Coltre alloctona, profondamente erosi da calanchi sovrastati dalle tipiche emergenze calcaree e arenacee che dominano la Valle del Marecchia medio-alta. Tra questi gli speroni di Torriana, Montebello, Saiano, Verucchio, San Leo, Pietracuta e il Monte Titano, attorno al quale è raccolta la Repubblica di San Marino. Di natura geologica diversa ma sempre legati alle vicende della Coltre alloctona, sono i macigni di Monte Pincio, Monte Perticara e Maioletto, nonché il comprensorio montano del Monte Carpegna e Monte Canale. L alta valle del Marecchia si identifica con il settore montano della provincia. Le spettacolari sequenze sedimentarie autoctone della formazione Marnoso-arenacea connotano un paesaggio erto e boscoso, moderatamente popolato, dalle forme insediative antiche, con un assetto agrario tradizionale e ampie superfici a pascolo. La Valle del Marecchia da Torriana (RN)

14 26 Clima e bioclima* Il clima Il bioclima Il clima condiziona in modo determinante la distribuzione e le modalità di aggregazione delle piante. Dal generale al particolare è possibile distinguere tre piani climatici: il macroclima, il mesoclima e il microclima. La tipologia climatica che si manifesta su vasta scala, determinata da fattori geografici e fisici, è definita macroclima. Un esempio è il clima regionale mediterraneo. Il mesoclima o topoclima o clima locale è quella espressione del macroclima che si differenzia in conseguenza di fattori morfologici locali quali una vallata, l esposizione dei versanti, la presenza di bacini marini o lacustri. Su macro e mesoclima incidono più gradienti quali la latitudine, la longitudine e l altitudine. Il microclima trova espressione all interno di ambienti circoscritti quali vallecole, il sottobosco, pareti rocciose, cavità carsiche, risorgenti, forre. Temperatura e precipitazioni sono i parametri prioritari per mezzo dei quali il clima viene classificato. In termini complessivi l Italia rientra nel Domino Temperato Umido, frazionato in una Divisione Temperata e in una Mediterranea. Il territorio di nostro interesse è parte della Divisione Temperata. Sul piano macroclimatico il territorio provinciale viene inserito nella regione padano veneta, alto adriatica e peninsulare interna, caratterizzata da un clima temperato subcontinentale. Più precisamente interessa parte della pianura veneta, la pianura friulana, la fascia costiera dell alto adriatico e la peninsulare interna con media annua da 10 C a 14 C; media del mese più freddo da -1 a 3.9 C; 2 mesi con temperatura > 20 C; escursione annua da 16 a 19 C. ( Altri autori, opportunamente, indicano il clima costiero centro-settentrionale, influenzato direttamente dal mare, come clima adriatico, distinguendolo dal clima temperato fresco continentale della media montagna appenninica e alpina. (Accordi, Palmieri & Parotto, 1993). Pignatti (1995), fa rientrare la nostra area nella fascia di transizione tra la zona climatica centroeuropea, priva di aridità estiva, e la zona mediterranea, caratterizzata da aridità estiva. Un metodo utilizzato per individuare la tipologia climatica è quello definito da Walter e Lieth (1960), basato sul confronto tra l andamento delle precipitazioni e quella delle temperature. Si individua un periodo arido o xerotermico, indice di un clima mediterraneo, nel caso in cui i due grafici su base annuale si intersechino. Ponendo a confronto i climatogrammi di Rimini, San Marino, Novafeltria e Carpegna (Biondi et al., 1995), si osserva che per Rimini i due andamenti mostrano un contatto privo di sovrapposizione e quindi di un vero periodo xerotermico. Le due linee per San Marino, Novafeltria e Carpegna si allontanano progressivamente, evidenziando un clima che dal carattere mediterraneo temperato si avvicina ad un clima sempre più vicino a quello temperato oceanico. Carta climatica d Italia ( Quando il clima viene classificato in relazione alla composizione e distribuzione degli organismi viventi in un dato territorio si parla di bioclima; di fitoclima quando i dati climatici sono correlati allo studio della vegetazione. Possiamo avvalerci oggi di ricerche di grande interesse sul bioclima vegetale delle Marche e dell Emilia-Romagna in quanto basati sul confronto tra dati floristici, vegetazionali e climatici. Ubaldi (1988; 1993) ha condotto ricerche sulla zonazione bioclimatica della vegetazione della provincia di Pesaro e Urbino. La quasi totalità del territorio, dal litorale fino ai m di altitudine, è inserito dall Autore nella Fascia supramediterranea. Le aree collinari litoranee e sublitoranee rientrano a loro volta in una Sottofascia calda. Biondi et al. (1995) hanno pubblicato una ricerca sul fitoclima delle Marche che include l alta e media valle del Marecchia, oggi in provincia di Rimini. Utilizzando i dati climatici riferiti alle stazioni meteorologiche di Rimini, San Marino, Novafeltria e Carpegna, i climatogrammi regionali di Walter e Lieth nonché i diagrammi del bilancio idrico di Thornthwaite, gli Autori propongono una classificazione in zone fitoclimatiche attraverso l individuazione delle difficoltà incontrate dalla vegetazione nella stagione avversa (Biondi & Baldoni, 1994). A partire dalle carte tematiche relative alla distribuzione delle temperature medie delle minime di Gennaio e di Marzo, concludono che nelle Marche i bioclimi sono di tipo mediterraneo e temperato. A loro volta essi vengono suddivisi in piani. Al primo bioclima appartiene il piano mesomediterraneo che dal meridione si arresta in corrispondenza del Monte Conero. Il secondo viene suddiviso in più piani. Per estensione, la provincia riminese rientra, a partire dalla costa, nel piano collinare, subzona basso collinare e subzona alto collinare, (probabilmente confrontabili con i piani subumido e umido della classificazione di Rivas-Martinez), ai quali seguono all interno un piano montano, distinto in basso montano e alto montano. Secondo Casavecchia (2011), il Parco del Sasso Simone e Simoncello che, ricordiamo, include il Monte Carpegna e il Monte Canale, parzialmente compresi in provincia di Rimini, rientra nel macrobioclima temperato, bioclima temperato oceanico della classificazione bioclimatica di Rivas-Martinez. Nel 1996 Ubaldi et al. hanno prodotto la Carta fitoclimatica dell Emilia-Romagna, sulla base delle correlazioni tra parametri climatici e aree individuate secondo le loro espressioni vegetazionali (floristiche per le aree planiziali). La Carta fitoclimatica evidenzia una ripartizione del territorio che si basa sulla distribuzione delle tipologie vegetazionali in cui è stato individuato un determinismo climatico prevalente. La ricerca ha condotto a una classificazione in aree a significato geobotanico, denominate Fasce di vegetazione e Zone di vegetazione. Le prime descrivono il variare della vegetazione al variare del gradiente altitudinale, interessano la collina e la montagna e sono suddivise in Paesaggi fitoclimatici. Le seconde sono ripartizioni del solo territorio di pianura che descrivono il variare della vegetazione secondo un gradiente climatico orientato in senso O-NO; E-SE, che include gli estremi dell Emilia- Romagna fino al Riminese. Il territorio riminese vede una doppia zonazione. Il comprensorio collinare è parte della Fascia submediterranea calda la quale, secondo gli Autori, deve essere considerata il protrarsi lungo il pedeappennino di una fascia costiera semimediterranea che proviene dalle Marche, ovvero dal centro-sud d Italia. Questa fascia potrebbe collegarsi al piano collinare del bioclima temperato di Biondi et al. (1995) sopra ricordato. A partire dai dati fitosociologici le Fasce vengono suddivise in Paesaggi fitoclimatici, aree vegetazionali la cui composizione floristica risulta dalla interazione del gradiente altitudinale e geografico-climatico. L intera prima collina Riminese, con limite nella valle dell Uso, rientra nel Paesaggio delle colline romagnole sublitoranee, a rimarcare una maggiore caratterizzazione mediterranea della locale vegetazione rispetto ai Paesaggi della Fascia submediterranea calda posti a settentrione.

15 28 Il bioclima All interno di tale Paesaggio la vegetazione boschiva climatico-zonale mostra una sensibile rappresentanza di specie floristiche mediterranee e termofile. Per quanto riguarda la pianura, dal Riminese, con limite Bellaria, al Modenese, la Carta fitoclimatica stabilisce una stretta fascia al piede delle colline, denominata Zona B. Qui mancano le più termofile tra le specie prese in considerazione, la temperatura media annua è tra 13 e 13,5 C, la media delle temperature minime di dicembre è tra 0 e 0,4 C, escursione termica annuale tra 20,5 e 21,8 C, media annua delle precipitazioni tra 760 e 800 mm, periodo di aridità critica tra Luglio e Agosto. Climatogrammi di: 1 Rimini 2 San Marino 3 Novafeltria 4 Carpegna secondo Walter e Lieth. I diagrammi riportano in ascissa i mesi dell anno, in ordinata le temperature e precipitazioni medie mensili. Per la costa riminese il diagramma indica un clima temperato mediterraneo. Il diagrammi di San Marino, Novafeltria e Carpegna indicano un clima temperato, tendenzialmente oceanico nelle aree montane. 1 2 Bioclimates map Bioclimates Variants Bioclimates thresholds Ic Io Tp 3 4 * Vengono qui riprese nelle linee generali le voci Il clima e Il bioclima in Paesaggio vegetale e flora, Bagli L., 2008, dal volume: Casini L. & Gellini S. (a cura), Atlante dei Vertebrati tetrapodi della Provincia di Rimini, Provincia di Rimini, La Pieve, Villa V. (RN). Il testo è ampiamente modificato e integrato con elementi relativi al settore medio e alto della Valmarecchia, corrispondente ai comuni entrati in Provincia di Rimini nel (da Biondi et al., 1995) Stralcio della Bioclimatics Map of Europe, Rivas-Martinez et al (www-globalbioclimatics.org )

16 30 Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee* Le forme fisiche costituiscono le strutture cardine del paesaggio. Si concretizzano nel variare delle altimetrie, nel gioco di piane e rilievi che disegnano costa, valli incise dai corsi d acqua, colline e montagne con i loro versanti, crinali e sommità. La vegetazione spontanea è espressione delle forme di aggregazione delle piante, a sua volta risultante dinamica degli elementi abiotici e biotici dell ecosistema e degli interventi umani che ne hanno condizionato da millenni distribuzione, composizione e struttura. Il paesaggio esprime quindi in modo mutevole nel tempo e nello spazio il complesso delle interazioni che agiscono al suo interno. Faremo riferimento a determinate forme di vegetazione (paesaggi vegetali) presenti all interno delle singole unità di paesaggio delineate su base morfologica e riporteremo le specie appartenenti alle Orchidaceae rinvenute nel corso della ricerca all interno delle principali forme di vegetazione. Il criterio fisico-geografico adottato consente di riconoscere nella provincia di Rimini le seguenti unità paesaggistiche: nelle varie unità di paesaggio. LA FASCIA SABBIOSA COSTIERA Carta altimetrica della Provincia di Rimini (elaborazione SITUA) maritima, Salsola kali, Xanthium orientale subsp. italicum, Diplotaxis tenuifolia, Elymus farctus. A Rivazzurra, presso le ex colonie tra Riccione e Rimini e l ex colonia Bertazzoni a Riccione, persistono precarie superfici sabbiose dove è possibile osservare piante un tempo distribuite tra le dune mobili e i cordoni dunali stabili. Tra le psammofile troviamo Silene colorata, Lagurus ovatus, Medicago marina, Medicago litoralis, Ambrosia psylostachya, Cyperus capitatus, Oenothera sp. A sud della ex colonia Novarese prevale una associazione caratterizzata da Fumana procumbens e Helianthemum apenninum, unica testimonianza superstite nel Riminese di vegetazione delle lande retrodunali. Fanno parte dell insieme la rara Centaurea tommasinii, Scabiosa argentea, Echinophora spinosa, Stachys recta, Ononis natrix, Aristolochia clematitis e Plantago coronopus. In questo contesto, unico in tutta la costa, sono state rinvenute le orchidee Anacamptis pyramidalis e A. coriophora, nonché un nucleo di Epipactis palustris lungo un fossato. Il sito rappresenta quindi il punto più prossimo alla riva marina di tali specie nonché l attestazione della presenza di orchidee nella vegetazione psammofila. Presso l Orto botanico delle sabbie di Riccione, in zona terme, persistono Eryngium maritimum e Calystegia soldanella. Queste compagini floristiche racchiudono quanto resta delle comunità originarie, dove sarebbe stato possibile riconoscere, oltre all associazione di retrobattigia già ricordata, un Agropyretum, un Echinophoro-Ammophiletum, un Tortulo- Scabiosetum e forse uno Junipero-Hippophäetum sulle dune lontane dal mare, secondo una tipica successione delle sabbie marine medio e alto-adriatiche. LA FASCIA SABBIOSA COSTIERA LE PIANE ALLUVIONALI I CORSI D ACQUA LE BASSE COLLINE ARGILLOSE LE COLLINE DELLA DORSALE MIOCENICA LA COLTRE ALLOCTONA I RILIEVI MARNOSO-ARENACEI * È stato qui ripreso il testo Paesaggio, vegetazione e flora, Bagli L., 2008, in: Casini L. & Gellini S. (a cura), Atlante dei Vertebrati tetrapodi della Provincia di Rimini, Provincia di Rimini, La Pieve, Villa V., (RN), ampiamente rielaborato, integrato con elementi di carattere geomorfologico e dati floristico-vegetazionali relativi al settore medio e alto della Valmarecchia corrispondente ai comuni entrati in Provincia di Rimini nel Sono inoltre riportati i riferimenti ai popolamenti orchidologici in base alle principali forme di vegetazione presenti La stretta fascia costiera si allunga per circa 33 km. E delimitata dalla battigia e dalla discontinutà morfologica della paleofalesia. Il Rio Tavollo a Sud e il torrente Uso a Nord ne delimitano gli estremi. La linea di costa ha subito importanti fluttuazioni in epoca olocenica, fino ad arretrare all altezza odierna, abbandonando dietro di sé una vasta landa sabbiosa. In seguito alle trasformazioni agrarie e ai processi insediativi dei secoli XIX e XX sono scomparsi i rilievi dunali e la loro flora, la bassa vegetazione dei suoli sabbiosi interni, le foci naturali e le depressioni paludose. Oggi, solo in corrispondenza dello sbocco dei corsi d acqua maggiori e nelle pertinenze di alcune ex colonie marine è possibile rintracciare elementi residuali della originaria flora delle sabbie marine. Tra la battigia e la ex colonia Bolognese, a Miramare di Rimini, si rintracciano alcune piante di una associazione pioniera, Salsolo-Cakiletum xanthietosum, tipica delle sabbie marine raggiunte dalle mareggiate. Tra queste Cakile Incolto su sabbie marine. Ex Colonia Bolognese (Rimini)

17 32 Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee LE PIANE ALLUVIONALI Tra il Pleistocene e l Olocene i corsi d acqua appenninici hanno costruito le pianure alluvionali con il loro carico di ghiaie e sabbie. La pianura è oggi dominata da opere di urbanizzazione. È l unità di paesaggio, con l adiacente costa sabbiosa, più povera di flora autoctona. Ricordiamo, per l area urbana costiera considerata nel suo insieme, sporadici ritrovamenti di Orchis purpurea all interno di giardini incolti di abitazioni private nei pieni centri abitati di Riccione e Rimini. La specie dimostra la capacità di colonizzare in profondità, come nessun altra, l habitat urbano locale. Torrente Conca presso Santamonica (Misano A.) I CORSI D ACQUA Tra i i corsi d acqua che solcano il territorio provinciale emergono per rilevanza paesaggistica e ambientale il Marecchia, il Conca, il Ventena, il Marano e l Uso. I primi presentano una struttura torrentizia per l intero corso; il Marano e l Uso solo per i tratti collinari. Marecchia, Conca e Marano evidenziano aspetti vegetazionali differenziati. Le zone umide impostate su cave di inerti in abbandono e gli stagni a uso venatorio si susseguono nella media e bassa valle del Marecchia. Nel tratto di conoide il Conca è interessato da una sequenza di sbarramenti artificiali. La vegetazione del Conca a monte di Morciano di Romagna e soprattutto del Marecchia a monte di Novafeltria e per tutto il tratto montano, mostra caratteri di naturalità. Gli ambienti fluviali sono costituiti da un greto ghiaioso con aggruppamenti erbacei e arbustivi stagionali, arbusteti alveali, suoli aridi a copertura erbacea, bassure umide, arbusteti e limitate formazioni boschive. Riassumiamo i lineamenti fisionomici della vegetazione fluviale, con indicazioni sulla sintassonomia delle associazioni vegetali ad oggi note, riguardanti in primo luogo il Marecchia, con specifico riferimento alle associazioni in cui sono presenti orchidee. Sui settori di greto e terrazzamenti non raggiunti dalle piene, la permeabilità del substrato determina aridità superficiale e carenza di nutrienti. I prati aridi ospitano numerose specie xerofile, talvolta con una parziale copertura arbustiva. Quando è in grado di trattenere acqua in corrispondenza di cave, depressioni, fossati, scoli e canali, le comunità vegetali mutano radicalmente, passando a cenosi erbacee igrofile e a comunità a idrofite. I boschi di riva, ridotti a brevi tratti, costituiscono l espressione forestale dei suoli alluvionali a falda elevata. I maggiori corsi d acqua includono siti di interesse orchidologico sia nel contesto delle piane alluvionali che lungo i segmenti superiori. Le fitocenosi fluviali dei tratti di conoide contribuiscono ad una essenziale funzione di diversificazione floristica dell intero settore planiziario e basso collinare provinciale, dove l impatto insediativo è invadente. Costituiscono inoltre importanti prominenze planiziarie degli areali collinari e montani di alcune specie di orchidee. I boschi e gli arbusteti igrofili La vegetazione arborea dei corsi d acqua maggiori, pressoché cancellata negli anni dell assalto alle risorse estrattive, si è ricostituita spontaneamente per ampi tratti nelle aree raggiunte raramente dalle piene. È dominata da Populus nigra e da Salix alba, che diviene esclusivo su suoli limosi allagati o umidi. Alnus glutinosa, comune nel tratto alto della valle, è presente con pochi esemplari nel basso Marecchia. Le boscaglie igrofile, a tratti aperte e con suolo superficiale drenato ospitano Populus nigra, P. alba, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna e nuclei di Arundo donax. Tra le orchidee presenti in questi ambienti troviamo Dactylorhiza maculata, Gymnadenia conopsea, Anacamptis pyramidalis e, raramente, Listera ovata. Gli arbusteti interessati periodicamente dall azione delle piene fluviali sono caratterizzati principalmente da Salix purpurea e S. eleagnos. Le unità sintassonomiche dei suoli alluvionali umidi del Marecchia sono riconducibili alle seguenti associazioni: Junipero-Hippophäetum fluviatilis. L associazione tende ad assumere posizione di margine rispetto alle formazioni arboree a salici. Appartiene alla classe di vegetazione Rhamno-Prunetea. L olivello spinoso (Hippophäe rhamnoides subsp. fluviatilis) è distribuito nel tratto medio e finale del greto del Marecchia. Salicetum elaeagni. Di questa associazione fanno parte Salix elaeagnos e Salix purpurea, specie che in forma arbustiva dominano la fascia di vegetazione di tipo forestale più prossima al corso d acqua, interessata dalle piene. Salicetum albae è un associazione dei suoli alluvionali allagati o molto umidi dominata da Salix alba, il quale può formare popolamenti arborei quasi puri, in particolare lungo le rive canalizzate, ai bordi o all interno di bacini lacustri. La seconda e terza associazione appartengono alla classe Salicetea purpureae. Salici-populetum nigrae è un associazione dei suoli umidi o temporaneamente allagati, caratterizzata da Salix alba e Populus nigra. Presente in fasce o nuclei lungo le rive fluviali e all interno di depressioni umide. Il settore medio-alto del corso del Marecchia è interessato da boschi mesoigrofili dominati da Alnus glutinosa riferibili all associazione Alno-Fraxinetum oxycarpae. Al loro interno è possibile rinvenire Epipactis palustris.

18 34 Presentazione Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee Le zone umide Lungo i maggiori corsi d acqua sono distribuiti depressioni umide, bacini di cava, stagni venatori, fossati e scoli. La composizione degli aggruppamenti igro-idrofili varia sensibilmente. Acque eutrofiche di fossati e stagni favoriscono Polygonum lapathifolium, P. mite, Echinocloa crus-galli, Lycopus europaeus, Alisma plantago-aquatica, Apium nodiflorum, Veronica anagallis-aquatica, Paspalum paspaloides, Juncus articulatus, Juncus effusus, Holoschoenus romanus, Schoenoplectus tabaernaemontani. I laghi di cava e i bacini venatori mostrano la tipica bordatura di canne palustri a Phragmites australis e Tipha latifolia. Elenchiamo alcune unità sintassonomiche legate ai suoli da umidi ad allagati con acque poco profonde. Helosciadetum nodiflori è una vegetazione erbacea ad Helosciadium nodiflorum, con elofite di taglia modesta parzialmente sommerse. L associazione appartiene alla classe Glycerio- Nasturtietea officinalis. Phragmitetum communis è un associazione dominata da Phragmites australis distribuita nel tratto medio e finale di Marecchia e Conca, su suoli umidi, in acque ferme di sponda di bacini e canali. Typhetum angustifoliae. Associazione dominata da Tipha angustifolia, in acque da ferme a debolmente correnti. Typhaetum latifoliae. Tipha latifolia, affine a T. angustifolia, domina questo tipo di vegetazione in acque con profondità tra i 10 cm e i 30 cm. Phragmiti-Tiphaetum minimae è un associazione con presenza di Tipha minima, specie poco comune, presente sia nel Marecchia che nel Conca. Cyperetum flavescentis. Cyperus flavescens, con altre terofite di piccola taglia, è localizzata presso stagni, anche di breve persistenza, ma con suolo sempre umido. L associazione appartiene alla classe Isoeto-nanojuncetea. Paspalo paspaloidis-polygonetum viridis è un associazione formata da Paspalum paspaloides, specie erbacea di origine tropicale, del margine di corsi d acqua e bacini. Epipactido palustris-schoenetum nigricantis. È una associazione delle depressioni umide istituita ex novo in seguito a rilevazioni effettuate sul Marecchia presso Villa Verucchio (Biondi & Baldoni 1993). Le specie caratteristiche dell associazione sono Carex distans, Schoenus nigricans e Epipactis palustris. di Ophrys bombyliflora, la prima nota per l Emilia- Romagna, era situata in tale ambiente. Alcune Ophrys mostrano un comportamento pioniero, comparendo anche su suoli alterati e ghiaie seminude. Ancora tra le orchidee sono comuni Anacamptis pyramidalis e A. morio, più rare Anacamptis coriophora, Serapias vomeracea e Spiranthes spiralis. Sotto il profilo sintassonomico l associazione erbacea perenne dei suoli ghiaiosi e sabbiosi aridi viene riferita a Peucedano verticillaris- Ononidetum natricis. Biondi & Baldoni (1993) hanno identificato questa nuova associazione a dominanza di Ononis natrix e Peucedanum verticillare nel tratto medio e alto del Marecchia, presso i depositi ghiaiosi con sabbie e limi. Si tratta di una compagine erbacea arida che interessa gli isolotti fluviali più alti e parte dei terrazzamenti stabilizzati inondabili. I prati aridi Rio di Monte Pietrino (Saludecio) Si tratta di comunità erbacee xerofile poco estese ma ben distribuite tra gli ambienti vegetali dei terrazzamenti fluviali, talvolta intercalate a mosaico ad arbusteti e depressioni umide. Tra le numerose specie presenti ricordiamo Botriochloa ischaemum, Bromus erectus, Triticum ovatum, Ononis natrix, Peucedanum verticillare, Linaria vulgaris, Sanguisorba minor, Sedum acre, Polygala nicaeensis, Euphorbia cyparissias, Agrimonia eupatoria, Foeniculum vulgare, Scolymus hispanicus, Cota tinctoria, Galium verum, Centaurea nigrescens, Origanum vulgare, Lotus corniculatus, Allium sphaerocephalon, Blackstonia perfoliata, Centaurium erythraea. In questi prati magri a suolo detritico si possono rinvenire varie ofridi: Ophrys apifera, O. bertolonii, O. holoserica, O. sphegodes subsp. sphegodes. Sul torrente Conca una stazione Prato arido. Torrente Marecchia (Poggio Berni)

19 36 Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee LE BASSE COLLINE ARGILLOSE Tra sette e otto milioni di anni fa la dinamica tettonica ha determinato l emersione della dorsale miocenica nel Sud-Est della provincia. Successivamente, tra il Pliocene e il Quaternario antico, sono emersi i terreni argillosi che formano l ossatura delle prime colline. Lungo il margine pedeappenninico emiliano-romagnolo si allunga questa unità morfologica, dove il paesaggio collinare si raccorda gradualmente alla pianura. Il paesaggio è caratterizzato da lunghi ripiani declinanti verso valle, dove affiorano le Sabbie Gialle, come a Covignano, San Fortunato di Rimini e Monte Vici di Cattolica. Questo paesaggio è in continuità verso l entroterra tra la valle del Conca, del Marano e della media valle del Marecchia, con ampi bacini argillosi calanchizzati, dove affiorano argille plioceniche grigio-azzurre. Nonostante il dilagare dell urbanizzazione troviamo nella prima collina lembi di bosco e cespuglieti comparsi in seguito all abbandono dei terreni agrari più impervi. Il vasto territorio delle argille autoctone della media Valmarecchia propone una maggiore incidenza di formazioni spontanee. Boschi, arbusteti, prati-pascolo, cenosi erbacee di calanco, diversificano sensibilmente il paesaggio vegetale. Arbusteti e boschi Nella collina prospiciente la città di Rimini troviamo comunità vegetali su suolo arenaceo che presentano carattere spiccatamente mediterraneo. Un esempio di rigogliosa vegetazione subspontanea il cui sottobosco riporta alla macchia mediterranea copre i ripidi versanti tra l Abbazia di Scolca e Villa Belvedere. Quercus pubescens e Robinia pseudoacacia dominano lo strato arboreo. Lo strato arbustivo è ricco di sclerofille: Quercus ilex, Phillyrea latifolia, Laurus nobilis e Viburnum tinus. Altre specie accentuano ulteriormente la mediterraneità della compagine: Ligustrum vulgare, Teucrium chamaedrys, Rosa sempervirens, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina. Hedera helix copre estese superfici, accompagnata da Melica uniflora, Tamus communis, Campanula trachelium e Cyclamen repandum. Presso San Lorenzo in Correggiano, a Villa Des Vergers, si è sviluppato un bosco a roverella e leccio. La vegetazione della bassa collina su suolo arenaceo, mostra quindi una versione floristica più calda rispetto ai querceti della restante collina. Per quanto riguarda la caratterizzazione fitosociologica delle formazioni arbustive il riferimento è la classe Rhamno-Prunetea; le formazioni arboree a roverella appartengono all ordine Quercetalia pubescenti-petreae. La caratterizzazione orchidologica di tali ambienti non è precisabile a causa dell estrema parcellizzazione e inaccessibilità delle proprietà. LE COLLINE DELLA DORSALE MIOCENICA Appartata nel settore sud-orientale della provincia, l unità di paesaggio della dorsale miocenica consiste nella sequenza di alture che superano di poco i 400 metri, corrispondente ai terreni autoctoni con estremi Mondaino e Albereto di Montescudo. L ossatura rocciosa è data da formazioni di età miocenica la cui composizione litologica comprende arenarie e sabbie poco cementate, calcari marnosi e marne tripolacee. Il sistema orografico è inciso dai torrenti Ventena, Ventena di Gemmano, Conca e Marano, i quali lo frammentano in isole collinari. I versanti espongono un mosaico di fitocenosi prative, arbusteti, boschi e coltivazioni disposti secondo geometrie dettate dall altimetria e dall uso dei suoli. Siepi, annose alberature sparse e filari arborei affiancano i campi e un antico reticolo di carraie, integrando un paesaggio dai molti angoli tradizionali e suggestivi. Valle del Rio di Monte Pietrino (Saludecio) Prati, pascoli e arbusteti La dorsale ospita forme di vegetazione a vari stadi di evoluzione, appartenenti a più serie di vegetazione. Troviamo aggruppamenti erbacei spontanei post-colturali, prati-pascolo, prati arbustati, arbusteti e formazioni boschive di versante e ripariali, vasti impianti a olivo e vigneti. A questi vanno aggiunti siepi, filari arborei e alberature isolate. Ne risulta un paesaggio vivace e complesso, ricco di fitodiversità. Gli elementi delle comunità vegetali di tipo prativo che si instaurano in seguito all abbandono delle pratiche agricole comprendono Dittrichia viscosa, Blackstonia perfoliata, Dorycnium pentaphyllum, Centaurea nigrescens, Pastinaca sativa. Altre forme prative comuni e durature si devono ad uno stadio vegetazionale successivo caratterizzata da brometo. Bromus erectus è la graminacea dominante, con Dactylis glomerata, Helycrisum italicum, Schedonorus pratensis, Helianthemum nummularium, Trifolium ochroleucum. Il brometo su suoli arenacei può assumere un aspetto xerico. Con Bromus erectus compaiono allora erbacee xerofile quali Eryngium campestre e Botriochloa ischaemum. I brometi evolvono verso arbusteti polifiti che anticipano i querceti o, su suoli poveri e luoghi impervi, verso arbusteti duraturi a ginestra odorosa, i quali marcano sensibilmente il paesaggio della collina. Con la ginestra, sono presenti in percentuale variabile Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rosa canina, Cytisus sessilifolius, Pyracantha coccinea, Pyrus pyraster. Tra le erbacee Genista tinctoria, Geranium sanguineum, Serratula tinctoria, Geum urbanum. I brometi ospitano talvolta popolazioni ricchissime di Anacamptis pyramidalis a Onferno di Gemmano, nella valle del Rio Mandrio presso

20 38 Neotinea ustulata (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase 1997 Presentazione Forme del paesaggio, vegetazione e orchidee Albereto di Montescudo e in numerosi altri siti della dorsale miocenica. In generale gli ambienti prativi più o meno arbustati ospitano Dactylorhiza maculata Orchis purpurea, Anacamptis morio, A. pyramidalis, Neotinea tridentata, Serapias vomeracea subsp. vomeracea, Ophrys apifera, O. bertolonii subsp. bertolonii, O. holoserica, O. sphegodes subsp. sphegodes, Cephalanthera damasonium, Limodorum abortivum. Sul piano sintassonomico le forme prative a Bromus erectus fannno riferimento all ordine Brometalia erecti della classe Festuco-Brometea. Le associazioni post-colturali erbacee sono inquadrate nell ordine Agropyretalia intermediirepentis della classe Artemisietea vulgaris. Gli arbusteti sono da riferirsi all alleanza Cytision sessilifolii, della classe Rhamno-prunetea. I boschi Le formazioni boschive spontanee presentano caratteri differenziati sia sul piano fisionomico che floristico. Si tratta generalmente di boschi cedui, eccezionalmente di alto fusto. I castagneti si alternano localmente ai boschi spontanei. Il diverso rapporto nella dominanza si limita alle tre specie arboree quasi sempre presenti: Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus. I tipi boschivi variano da un estremo a roverella, talvolta xerofilo e parasteppico, ad aspetti mesofili a carpino nero. Nelle versioni più calde dove è notevole l incidenza di entità a gravitazione mediterranea, lo strato arbustivo vede Fraxinus ornus, Chamaecytisus hirsutus, Colutea arborescens, Lonicera etrusca; lo strato erbaceo Ruscus aculeatus, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Hepatica nobilis, Melittis melissophyllum; Cyclamen hederifolium. Smilax aspera si situa in questi contesti con densi nuclei. Quando i versanti si affacciano a settentrione, a dominare è Ostrya carpinifolia. In questi boschi troviamo Carpinus betulus, Fraxinus ornus, Acer campestre, A. obtusatum, Quercus pubescens, Sorbus domestica, Corylus avellana, Cornus mas, Viburnum lantana. Le forme erbacee del sottobosco mostrano una buona diversità. Alcune specie vi trovano il limite altitudinale inferiore. Vi partecipano Tamus communis, Viola alba, V. reichenbachiana, Sanicula europaea, Melica uniflora, Lathyrus venetus, Buglossoides purpurocaerulea, Euphorbia dulcis, Polypodium interjectum, Cyclamen repandum, Orobanche hederae, Anemone trifolia, Fragaria vesca, Stachys officinalis. Le orchidee distribuite nei boschi della dorsale miocenica, come anche nei rari rimboschimenti maturi, comprendono Dactylorhiza maculata, Neottia nidus-avis, Cephalanthera longifolia, C. damasonium, Listera ovata, Orchis simia, Limodorum abortivum, le rare elleborine Epipactis muelleri e Epipactis microphylla. Orchis purpurea è molto comune. Diviene numerosissima e quasi esclusiva nel sottobosco di oliveti maturi e impianti arborei da legno o da frutto. Le boscaglie spontanee a Robinia pseudoacacia, di modesto valore floristico, contrassegnano in modo rilevante la collina, competendo con le essenze autoctone soprattutto in vicinanza degli abitati, su ex coltivi, terreni marginali e scoscesi. I boschi della fascia alto collinare dominati dalla roverella appartengono all ordine Quercetalia pubescenti-petreae, classe Querco- Fagetea. I boschi a carpino nero all alleanza Laburno-Ostryenion, medesimo ordine e classe. Asparago acutifolii-ostryetum carpinifoliae è l associazione cui appartengono i boschi a carpino nero. I terreni arenacei a carattere edafoxerofilo, caratterizzati cioè da aridità del substrato, ospitano l associazione Peucedano cervariae-quercetum pubescentis. LA COLTRE ALLOCTONA. I RILIEVI CALCAREI E ARENACEI, I CALANCHI Il quadro geologico Una vasta superficie della media Valle del Marecchia è interessata dal complesso alloctono caotico noto come Coltre della Valmarecchia, composta da rocce di origine marina appartenenti ai Complessi sedimentari Liguri ed Epiliguri. I Complessi Liguri o Liguridi sono caratterizzati da numerose formazioni. I monti Carpegna e Canale sono costituiti da peliti, calcari rosati e calcareniti della Formazione Liguride di Monte Morello (Eocene medio-inf.). La Formazione di Pugliano (Eocene inf.-paleocene) è data da calcareniti, argilliti e calcilutiti. La Formazione di Sillano (Cretaceo sup.-eocene inf.) è composta da litofacies pelitiche, marne, Calcari epiliguri presso Senatello (Casteldelci) calcari e argilliti. Le Argille varicolori (Cretaceo inf.-eocene inf.) da argilliti policrome. Le unità Epiliguridi sono sedimentate al di sopra dei complessi Liguri. Delle Unità Epiliguri fanno parte le Argille di Montebello (Serravalliano sup.-tortoniano inf.), affioranti tra Montebello e il fiume Marecchia, la Formazione di Monte Fumaiolo (Langhiano sup.-serravalliano), con arenarie grigiastre e biocalcareniti, la Formazione di San Marino (Langhiano-Serravalliano) costituita da biocalciruditi e biocalcareniti. Le maestose zolle calcaree e gli affioramenti minori di quest ultima formazione sono disseminati all interno della Coltre e imprimono un carattere deciso al paesaggio della media Valmarecchia. Oltre alla titanica massa rocciosa di San Marino ne fanno parte le emergenze di Verucchio, Tausano, Monte Gregorio, Monte Severino, San Leo, Torriana e Montebello.

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