sociale MSETTIMANALE DELLA UGL - ANNO XVII - N. 8 DEL 1 MARZO Direttore Stefano Cetica

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1 In primo piano La piaga del lavoro minorile Nel mondo i minori costretti a lavorare sono 246 milioni e di questi 73 milioni hanno meno di 10 anni. Un dato preoccupante che ha risvolti anche nel nostro Paese. A PAGINA 3 la ETA L Ugl sociale MSETTIMANALE DELLA UGL - ANNO XVII - N. 8 DEL 1 MARZO Direttore Stefano Cetica Direttore resp. Francesco Signoretta Direzione, redazione, amministrazione via Margutta, , Roma tel: fax redazione@lametasociale.it Edizioni sindacali srl via Barberini 11, Roma Stampa Iger srl viale C.T. Odescalchii 67/A Roma 1,55 Abbonamento annuo ordinario 41,32 sostenitore 59,39 vers. c/cp n Reg. Trib. Roma Aut. n.25 del 5/1/1988 Periodico associato all Uspi chiuso in redazione il 27/2/2004 Sped. in a.p. comma 20 lett. B art.2 L.23/12/96 n Roma Romanina sindacato - stati generali Portieri, contratto e legge Biagi Terziario ha promosso a Roma un interessante convegno per discutere dell ultimo ccnl dei portieri, un contratto innovativo che introduce alcuni aspetti della legge Biagi. A PAGINA 11 Per l Istat l inflazione è al 2,4%, ma si tratta soltanto della punta di un iceberg. Il pil, invece, è fermo Il freddo non congela il carovita Gli italiani non si sono dimenticati degli eroi di Nassiriya, nonostante parte della classe politica faccia di tutto attraverso continue polemiche sulla nostra missione in Iraq e sul proseguimento della permanenza del contingente militare per non rendere o- nore a chi ha perso la vita indossando una divisa e, soprattutto, credendo in quel che faceva. Ragazzi che, con il loro sacrificio, costituiscono un esempio per tanti altri coetanei. Anche così si spiega l aumento delle domande come volontario in ferma breve che nell ultimo bando di concorso del 2003 sono state ben a fronte delle circa registrate l anno prima. I giornali, negli ultimi giorni, hanno intervistato alcuni di questi giovani: emergono motivazioni importanti, ideali, intese in primo luogo come passione per il proprio lavoro. Certo, la mancanza di occupazione e un lavoro praticamente sicuro sono un forte incentivo all arruolamento. Ma si tratta di una considerazione marginale, perché non si indossa una divisa, sapendo che in certi casi è possibile rischiare la vita, per mille euro al mese. No. Una buona parte dei giovani di oggi, per fortuna, coltiva valori, convinzioni, ideali. Forse perché, in molte famiglie, vero nucleo fondante della nostra società, l amore per la patria e per le nostre Forze Armate resta forte, anche grazie all esempio, tragico ed emblematico al tempo stesso, dei caduti di Nassiriya. La morsa del freddo e della neve che attanaglia mezza Italia non congela l inflazione che a febbraio, secondo le consuete stime per difetto dell Istat, torna a salire, attestandosi al 2,4%. In realtà, l istituto nazionale di statistica, i cui dati sono sempre fonte di discussione e sempre meno attendibili, registra semplicemente la punta di un iceberg, visto che famiglie e lavoratori italiani hanno visto il potere di acquisto dei loro redditi, negli ultimi due anni, scendere di almeno il 20%. Chi ha fiducia nei dati diffusi dall Istituto presieduto da Biggeri, si era illuso, a gennaio, di poter sostenere che il carovita fosse in calo. L Istat, invece, ha tradito certe attese, anche se le cifre che fornisce rappresentano il fenomeno dell inflazione soltanto in maniera abbozzata. L Ugl ha chiesto da mesi l avvio di un tavolo sui prezzi per un confronto serio con il Governo sulle cause del rialzo dell inflazione, che non possono essere attribuite solo e soltanto all introduzione dell euro, anche perché le statistiche che provengono dai paesi europei dicono il contrario. Purtroppo, il tavolo sui prezzi è rimasto una chimera. E gli effetti dell impennata dei prezzi si fanno sentire su tutto il complesso della nostra economia: il prodotto interno lordo è cresciuto appena dello 0,3% nel 2003, contro lo 0,5% previsto dal Governo e contro lo 0,4% della prima stima preliminare dell Istat, che di errori ultimamente ne sta commettendo un pò troppi. I consumi sono fermi, con l eccezione evidente dei generi alimentari, che anche l istituto nazionale di statistica deve riconoscere Mezzogiorno e sistema bancario, antinomia da superare Il sistema bancario è inadeguato a sostenere lo sviluppo economico del mezzogiorno. La tesi, che l Ugl sostiene da tempo, emerge con forza da una approfondita ricerca condotta dal Dipartimento di Economia ed Istituzioni dell Università Tor Vergata di Roma sull evoluzione del sistema bancario meridionale. La validità empirica di questa tesi è affermata anche da vari ed autorevoli centri di ricerca, nonché dal Rapporto 2003 sull economia del mezzogiorno edito dalla Swimez. E- merge, tra l altro, che si ha più fame di credito nel sud piuttosto che nel resto del Paese: questa maggior richiesta è rapportabile al tasso di crescita del pil reale, che risulta superiore rispetto al nord. Un economia, dunque, che ha bisogno di sostegno finanziario per crescere. Ma a questa esigenza non corrispondono, purtroppo, dati di fatto: la concessone degli impieghi continua a vedere la prevalenza del nord. Uno degli indicatori più preoccupanti resta, inoltre, quello del differenziale tra i tassi attivi praticati al centronord rispetto a quelli, più elevati, applicati nel Mezzogiorno. La premessa più importante e propedeutica ad una vera inversione di tendenza e di prassi della mancata presenza del credito bancario al sud non può prescindere da una decisione azione pere ottenere trasparenza e fisiologica correttezza nei rapporti tra banche ed imprese. MORETTI ALLE PAGINE 4 E 5 Dopo Nassiriya, cresce l amore dei giovani per le Forze Armate in aumento dell 8 10%, valore più o meno uguale a quello dell inflazione percepita da famiglie e lavoratori. Nel frattempo, il Senato ha dato via libera all aumento dei pedaggi autostradali che rappresenta un costo non di poco conto per tantissimi lavoratori pendolari, anche se il cosiddetto paniere I- stat non valuta sufficientemente questa voce. E, a tal proposito, non possiamo non pensare ai disagi che hanno patito gli automobilisti a causa del maltempo, disagi che forse si sarebbe potuto evitare se la società Autostrade, anziché pensare troppo agli aumenti dei pedaggi, avesse provveduto a dar ascolto concretamente alla Protezione Civile, chiudendo subito i tratti stradali a rischio e intervendo celermente per ripristinare la circolazione bloccata. COORDINAMENTO DONNE UGL Otto marzo alla Reggia di Caserta Anche quest anno il Coordinamento Donne dell Ugl festeggerà l otto marzo in modo diverso. Un occasione per stare insieme e riflettere, utilizzando la splendida cornice della Reggia di Caserta. E qui, in questo luogo magico voluto da Carlo III di Borbone nel 700 e realizzato dal talento artistico di Luigi Vanvitelli, l Unione Generale del Lavoro celebrerà la sua giornata per tutte le donne, per quelle che quotidianamente vivono soprusi e angherie nei luoghi di lavoro, per quelle che combattono in ogni parte del pianeta perché i diritti siano affermati nella prassi e non solo nei principi, per tutte le lavoratrici che, con fatica, riescono a coniugare impegni professionali e familiari in una società sempre più complessa e frenetica. L otto marzo, dunque, si pone come momento di riflessione, al di là dei riti delle mimose e delle scatole di cioccolata. L appuntamento è presso il Teatro della Corte. Nel primo pomeriggio, si terrà un dibattito che vedrà insieme esponenti delle istituzioni, sindacaliste e donne impegnate nel sociale. Previsto anche l intervento finale del vice segretario generale dell Ugl, Renata Polverini. A seguire, 16 musiciste donne, componenti dell orchestra Maria Carolina di Borbone, eseguiranno dei brani musicali di particolare suggestione. L Unione Generale del Lavoro crede nella forza delle donne e ci crede nella pratica quotidiana e concreta, nelle azioni e nelle rivendicazioni che vengono portate avanti con convinzione, nel ruolo sempre più importante e determinante che assume, anno dopo anno, il Coordinamento Donne della Confederazione. Per questo, l otto marzo diventa per l Ugl un momento di riflessione e di socializzazione, per rendere un vero e sincero tributo a tutte le donne. SEGUE A PAGINA 2

2 primo piano 1 marzo IL PROGRAMMA DELL OTTO MARZO La giornata si svolgerà presso il Teatro della Corte della Reggia di Caserta. Alle 15:30 è previsto l arrivo e l accredito dei partecipanti. Dalle 16:00 alle 17:30 si terrà un dibattito a cui parteciparanno il sindaco di Caserta, Luigi Falco, il presidente della Provincia, Riccardo Ventre, il presidente della Commissione Pari Opportunità casertana Gaetana Conti, il Soprintendente ai Beni Architettonici e Culturali Giovanna Petrenga, la responsabile pari opportunità della Confederazione Ugl Ivette Cagliari e segretario dell Utl Giuseppe Marro. Concluderà gli interventi il vice segretario generale dell Ugl, Renata Polverini. Alle ore 17:30 verranno eseguiti brani musicali dall orchestra Maria Carolina di Borbone composta da 16 musicisti donne dirette dal maestro Francesca Marchesiello. Nel suggestivo scenario della Reggia, un concerto al femminile per celebrare l'8 marzo ACaserta per festeggiare le donne L'iniziativa del Coordinamento donne dell Ugl come momento di riflessione e di svago. Dibattito e concerto a partire dalle ore 15 Un modo diverso per vivere la Festa della donna, a cura del Coordinamento Donne dell'ugl. L'occasione, quest'anno, è un concerto al femminile nella magnifica cornice del Teatro di Corte della Reggia di Caserta, unica opera ultimata sotto la direzione dell'architetto Luigi Vanvitelli. In questo contesto singolare e suggestivo, il Coordinamento Donne, in sinergia con l'ugl, la Provincia di Caserta e la Commissione Pari opportunità della Provincia, intende dar vita a una giornata diversa, rendendo un tributo a tutte le donne che ogni giorno, sul lavoro, in famiglia e nella società, trasmettono quei valori che sono i principi fondamentali dell'unione generale del lavoro. Da sempre attivo nella promozione del ruolo delle donne in tutti i campi della società civile, il Coordinamento le sostiene, attraverso l'impegno sindacale e politico, ogni volta che il cammino per l'affermazione dei pari diritti si rivela particolarmente accidentato. Un'occasione di riflessione è rappresentata anche dal problema sempre attuale e drammatico degli infortuni sul lavoro, problema sul quale l'ugl e il Coordinamento donne da tempo stanno sollecitando l'attenzione del pubblico e delle istituzioni. Non solo divertimento e svago, quindi, ma anche l'impegno e la cura che caratterizzano l'attività di questo sindacato. Senza dimenticare il valore aggiunto, e l'ulteriore occasione d'interesse, rappresentata dallo scenario del teatro, vero gioiello architettonico dell'epoca. Impostato su una pianta a forma di ferro di cavallo e situato nel lato occidentale della reggia, ha tre ingressi (quello centrale era riservato al re e agli alti dignitari) e due scale semicircolari che consentono l'accesso ai cinque ordini di palchi e alla platea (costruita al disotto del livello dei cortili). Compiuto nel 1768 e inaugurato nel carnevale dell'anno successivo, alla presenza di Ferdinando IV e della regina nonché, naturalmente, dell'aristocrazia napoletana al gran completo, presenta una volta divisa in spicchi da costoloni di stucco e decorata con affreschi di Crescenzo La Gamba raffiguranti "Apollo che calpesta il serpente", le nove Muse e i quattro elementi (aria, terra, fuoco e acqua); nelle due nicchie ai lati del boccascena, le statue di Morfeo e Anfione. Una cornice insolita, quindi, per rendere quest'evento davvero indimenticabile. La struttura è stata creata tre anni fa Coordinamento donne Ugl: una storia di successi Il Coordinamento Donne nasce nell ambito del convegno di Chianciano Terme del 25 e 26 maggio 2001: nel corso di questa manifestazione, crea cinque commissioni (Flessibilità, No Profit Cooperazione, Congedi Parentali, Mezzogiorno e Politiche Contrattuali) col compito di monitorare le problematiche. Sul manifesto dell'incontro si legge "Quando le idee nascono dalle donne" e nello spirito di questo motto il Coordinamento va avanti vivace e propositivo. Il 4 luglio 2002 si svolge il nuovo Indipendence Day a Roma, Milano e Napoli. Sul tappeto temi di stretta attualità: flessibilità, telelavoro, lavoro interinale, mobbing. Il successivo appuntamento del 2002 si articola in due giornate, il 18 e il 19 ottobre. Il 18, a Roma, si tiene il convegno Donne di Valori, con esponenti del mondo sindacale e politico (Annamaria Parente e Giacomina Cassina della Cisl, Donatella Vercesi della Uil, Barbara Saltamartini del gruppo An della Provincia di Roma, Luigi Pelaggi del ministero per le Pari opportunità, Stefania De Luca, consigliera di parità della Regione Lazio, per citarne solo qualcuna). Viene lanciata l idea del libro "Storie di Donne", basato su percorsi di vita narrati dalle protagoniste. Il 19 ottobre 2002, le rappresentanti sindacali della Ugl eleggono le rappresentanti sul territorio. Il libro del Coordinamento prende vita negli ultimi mesi del 2002: pubblicato e presentato a Roma il 31 gennaio 2003, è accolto con molta generosità. L attività del Coordinamento è stata, anche nel 2003, instancabile. Alla Festa delle donne è stato dato un significato particolare, con l udienza papale del 5 marzo e, l 8 marzo, con una bellissima funzione presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Il primo maggio 2003 prende il via il giornale del Coordinamento, La Pagina. Il "Donna Day" viene celebrato anche nel 2003, il 4 luglio, con manifestazioni a Roma, Milano, Napoli e Catania. L autunno si è aperto con l'iniziativa a Pitigliano, nella maremma toscana, dedicata alle donne e all agricoltura. Ed ecco i mesi conclusivi del L impegno del Coordinamento si concretizza nell iniziativa del Cineforum: Immagini di Donne nel Cinema è il titolo della rassegna, aperta da L Onorevole Angelina, con Anna Magnani. Questo è il Coordinamento Donne: l unione di donne animate da un instancabile amore per l impegno nel sociale e nel lavoro. Reggia di Caserta, capolavoro unico Il capolavoro di Vanvitelli per le donne Ugl Costruita dall'architetto Luigi Vanvitelli a partire dal 1752, per incarico del re Carlo III di Borbone, la reggia di Caserta è uno dei palazzi più fastosi mai realizzati. La pianta, rettangolare, copre un'area di migliaia di metri quadri: al suo interno, oltre mille stanze, illuminate da più di millesettecento finestre (duecentoquarantacinque delle quali si aprono sulla facciata, che ha una delicata tinta rosea). Molti dei vani sono adibiti a sala di rappresentanza e tappezzati dal soffitto al pavimento con la costosa seta di San Leucio: nel progetto vanvitelliano, infatti, solo 134 Opera settecentesca con oltre mille stanze e un parco con cascate erano le stanze effettivamente destinate alla famiglia reale. La reggia comprende il Palazzo Reale e il bellissimo parco sormontato da cascate (che ospita persino un giardino inglese e si allunga dalla facciata posteriore verso le colline, per circa tre chilometri). Ci sono un piccolo lago, il Bagno di Venere e, secondo il gusto romantico, rovine artificiali complete di finti ruderi, con statue provenienti dagli scavi di Pompei. Durante il regno di Ferdinando IV, la grandiosa residenza, spesso teatro di feste all aperto, ricevimenti e battute di caccia, ospitava la corte in primavera e in estate. Sfarzoso è l arredamento di quasi ogni spazio, con arazzi, specchi e mobili riccamente decorati, molti in stile impero. Nell ala settecentesca, particolarmente interessante, è visibile una nutrita collezione di oggetti dell artigianato partenopeo della fine del Settecento; in questa sezione si susseguono sale di ricevimento, salotti e boudoir, tutti arredati in stile tardo barocco o rococò. Tra le curiosità, la scalinata d onore di 117 gradini ricavati da un unico blocco di pietra lumachella di Trapani, la ricca biblioteca, che ospita oltre diecimila volumi, e il suggestivo Presepe napoletano, con pastori d epoca. Sfarzosa anche la Cappella Palatina, carica di marmi, ori, stucchi, che s ispira alla cappella della reggia di Versailles e ha una volta a botte con cassettoni e rosoni dorati. L'Appartamento nuovo (così detto perché costruito nell'ottocento) comprende la sala del trono, che è la più grande dell intero palazzo. L'Appartamento del re, anch'esso ottocentesco, risente negli arredi dell'influenza francese, specie nelle stanze da letto di Francesco II e di Gioacchino Murat. Splendido, poi, il Teatro di Corte, che è la sola struttura interamente firmata da Luigi Vanvitelli: sia la reggia che il parco circostante, infatti, vennero completati dal figlio Carlo, che ultimò i lavori nel 1774.

3 primo piano 1 marzo Zanichelli e Bonomi (confermato) alla guida della compagnia di bandiera. Ma serve un nuovo piano industriale Alitalia, non basta la soluzione Smart «La soluzione adottata per la compagnia di bandiera può essere utile per superare l emergenza, ma è difficile andare lontano con una Smart». Stefano Cetica, segretario generale dell Ugl, esprime con una significativa battuta tutte le preoccupazioni del nostro sindacato per la situazione di Alitalia, che ormai si trascina da Ugl: non basta il cambio del vertice, ci aspettiamo ora dal Governo un forte indirizzo politico mesi. E cambiato, dunque, il management dell azienda, dopo che il Governo aveva praticamente costretto alle dimissioni Francesco Mengozzi. Lo sostituirà nella carica di amministratore delegato Marco Zanichelli, che mantiene il ruolo di direttore generale. Per Zanichelli si parla di un incarico temporaneo. Al suo fianco, confermato, il presidente Giuseppe Bonomi. Questo ticket sarà supportato da due vice direttori generali che già ricoprono incarichi manageriali all interno della compagnia: si tratta di Glenn Hauenastein e Luca Egidi. «Ci aspettiamo dal Governo qualcosa in più di un semplice cambio della guardia», dice ancora Stefano Cetica: «ci aspettiamo sostiene il segretario generale un forte indirizzo politico per il varo di un piano industriale che non si basi sugli esuberi, ma sul rilancio della compagnia oltre lo scenario domestico». Adesso, infatti, occorrerà capire cosa intende fare Alitalia e, soprattutto, l Esecutivo. Zanichelli rappresenta pur sempre una soluzione di continuità con Mengozzi, essendo stato il suo braccio destro. E non molti giorni fa il nuovo a.d. se ne era uscito con una infelice battuta sul fatto che le perdite della compagnia di bandiera dipendevano, a suo dire, anche dai numerosi scioperi effettuati. La strada da intraprendere non è certamente questa. E necessaria una politica di alleanze che non riduca Alitalia ad un ruolo subalterno. Occorre una decisione azione di rilancio, guidata da un management capace, per parare il colpo degli oltre 450 milioni di euro di perdite previsti nel bilancio Serve, soprattutto, una strategia occupazionale che confermi gli oltre lavoratori della compagnia come elemento di insostituibile valore per la crescita di Alitalia. Lavoratore e minorenne, un fenomeno che in Occidente non è legato solo alla povertà materiale Il lavoro minorile ha due facce Nel mondo i minori costretti a lavorare sono 245 milioni, un terzo ha meno di dieci anni Mentre parti sociali e governo si confrontano sui processi di definizione e di attuazione di una riforma epocale come quella del mercato del Lavoro costruita dal professor Marco Biagi, in Italia e nel resto del mondo la piaga del lavoro minorile stenta a scomparire. «Anzi sta assumendo connotati diversi dal passato ha commentato Clara Valli, responsabile dell Ufficio lavoro minorile dell Ugl che denotano povertà culturale piuttosto che economica, almeno per quanto riguarda Paesi occidentali come il nostro». Nel mondo i minori costretti a lavorare sono 246 milioni, di questi 73 milioni hanno meno di 10 anni. Il dato è stato diffuso il 19 febbraio durante il meeting di Fiuggi sull'occupational health risks for children organizzato dall'oms e dall'ispesl, emerge dalle statistiche dell'organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Ma veniamo all Italia. Una recente indagine dell Istat ha rilevato che la quota di minori che ha fatto qualche lavoro in età precoce è maggiore nel Nordest (19,4%) e minima al Centro, seguendo un andamento opposto rispetto alla propensione a proseguire gli studi. Relativamente al settore di attività, i ragazzi figli di agricoltori hanno maggiori probabilità di essere chiamati fin da piccoli ad aiutare i genitori (30,6%), seguiti dai lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione (24,1%). Tra maggio e settembre 2003, quattro giovani italiani di età compresa tra i 12 e i 17 anni sono morti per incidenti sul lavoro (ribaltamento di un trattore, schiacciamento, cedimento di una impalcatura). Per Clara Valli «la salute e la sicurezza dei minori non viene messa a repentaglio solo da un punto di vista materiale ma anche psicologico. Lo strisciante sfruttamento familiare oppure la scarso valore che si attribuisce al corso degli studi in favore di una precoce indipendenza economica, che di fatto avviene prima di quella interiore, fanno crescere i minori in un contesto di valori assai discutibile e a maturare troppo in fretta e male». Nella riforma dei servizi ispettivi ci vuole pluralismo Ha avuto inizio il confronto tra Governo, Parlamento e parti sociali su uno dei nodi fondamentali della legge Biagi: la riforma dei servizi ispettivi. Nel mese di febbraio si sono svolti già due incontri sul tema, uno al Ministero de Welfare e l altro presso la Commissione Lavoro del Senato, mentre la corrispondente Commissione della Camera ha chiesto il semplice invio di un documento con le osservazioni. Prima di illustrare la materia e le relative osservazioni dell Ugl, occorre sottolineare l importanza dell argomento sia per quanto riguarda la tutela del lavoro e la lotta al sommerso, sia per la portata dei mutamenti che essa sarebbe in grado di realizzare. Si tratta infatti di una profonda innovazione che, in primo luogo, intende ampliare le competenze attribuite alla funzione ispettiva e l organizzazione del sistema che verrà centralizzato in capo al Ministero del Lavoro, assumendo anche il coordinamento delle funzioni ispettive svolte dagli Enti previdenziali Inps ed Inail. Già questo punto è stato interpretato da sindacati e rappresentanti datoriali, per diverse e opposte ragioni, come un eccesso di autorità con rischi di trasparenza e di efficacia. Ma esistono altri importanti cambiamenti. L ispettore ricoprirà diverse funzioni diventando anche un consulente\formatore dell azienda sulla legislazione sociale e contrattuale. Nelle vesti ispettive propriamente dette le competenze si spingeranno fino all ambito giudiziario poiché i verbali di accertamento possono costituire "fonti di prova per l adozione di eventuali provvedimenti sanzionatori, amministrativi e civili" (art.10). Inoltre, l ispettore può avviare il tentativo di conciliazione tra datore di lavoro e lavoratore qualora accertasse la necessità di tutelare i diritti disponibili dei lavoratori (art.11) e può anche diffidare il datore di lavoro a "corrispondere gli importi risultanti dagli accertamenti" relativi all esistenza di crediti retributivi in termini perentori (art.12). L ispettore del lavoro può essere chiamato dal lavoratore tutte le volte che ritenesse violate le "leggi che tutelano i livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti sul territorio nazionale, di tutela di rapporti di lavoro e di legislazione sociale ovunque sia prestata attività di lavoro a prescindere dallo schema contrattuale, tipico e o atipico, di volta in volta utilizzato" (art. 7). Il datore di lavoro, invece, può avvalersi della consulenza dell ispettore qualora ritenesse necessario avere maggiori informazioni sia in materia di doveri che di diritti. Ma la realizzazione di questi intenti per l Ugl pecca di difetti sia per lo scarso pluralismo esistente negli organi di vigilanza e nei momenti di conciliazione sia, in senso più generale, in un interpretazione troppo estensiva della legge 30. Nel documento consegnato dalla Confederazione è scritto che «lo schema organizzativo del servizio ispettivo è stato costruito in modo piramidale e verticistico. Ciò potrebbe rallentare, anziché sviluppare, l attività ispettiva e potrebbe non essere adeguato ad affrontare situazioni di emergenza o di diversità strutturale del sistema produttivo di alcune specifiche aree produttive». Ma non basta perché il ruolo delle parti sociali appare secondario, occasionale e lasciato alla discrezionalità del Ministero, mentre l esperienza dei Cles non viene assunta a base della riorganizzazione dei servizi ispettivi, soprattutto per quanto concerne l assistenza alle aziende per la regolarizzazione delle loro situazioni previdenziali e lavorative. È difficilmente attuabile, e presenta seri rischi di conflitti d interesse, il cumulo di ruoli assegnati nel decreto agli ispettori: quelli di consulente aziendale, di ispettore propriamente detto, di conciliatore. L istituzione della cosiddetta conciliazione monocratica rileva, a cominciare dalla terminologia, una concezione dell attività di conciliazione dei diritti disponibili del lavoratore, della sussistenza e della qualificazione dei rapporti di lavoro contraria ai principi giuridici vigenti di terzietà del conciliatore, di tutela delle parti, di definizione degli effetti della conciliazione ai sensi degli articoli 410 e 411 del Codice di procedura civile e dell articolo 2113 del Codice civile. Resta infine l osservazione relativa alla carenza di nuove risorse (umane, finanziarie e materiali) indispensabili per lo svolgimento di questa complessa attività ispettiva, così come si evince dall articolo 20 del decreto in oggetto. Francesca Novelli WELFARE, NO ALLA CONTABILITÀ SOCIALE Nuovo stop per il progetto di legge che dovrebbe a questo punto il condizionale è d obbligo istituire il Fondo nazionale per le persone non autosufficienti. Le Camere hanno, rinviato, in Commissione affari sociali il testo perché mancano le risorse necessarie. Ovviamente, non sono mancate le dichiarazioni di intenti per reperire al più presto le risorse necessarie. Ma i fatti, per adesso, dicono che l iter della legge subirà un pesante rallentamento. La contabilità del sociale è quanto di peggio ci possa essere, ha affermato Giovanni Scacciavillani, responsabile dell Ufficio H dell Ugl, secondo il quale il Parlamento deve operare una seria riflessione sulla necessità di trovare sistemi di finanziamento per i non autosufficienti tali da superare le logiche ragionieristiche che finora sembrano prevalere". Secondo Scacciavillani, resta valida a questo proposito la proposta dell Ugl che mira ad i- stituire fondi regionali, con un fondo perequativo nazionale, per la gestione di una assicurazione sociale obbligatoria non onerosa per i contribuenti, implementata da altri flussi finanziari quali contributi ed elargizioni di fondazioni bancarie e di soggetti pubblici e privati, oltre a quote di imposte già esistenti come l Ici.

4 attualità 1 marzo Una ricerca dell Università Tor Vergata di Roma conferma quello che l Ugl sostiene da tempo Le banche non sostengono il Sud Una approfondita ricerca compiuta dal Dipartimento di Economia ed I- stituzioni dell'università di Tor Vergata di Roma, sull'evoluzione del sistema bancario meridionale, conferma - con il rigore dell'indagine scientifica basata sui numeri - ciò 2 SUD CENTRO - NORD che da tempo andiamo sostenendo: la sostanziale inadeguatezza del sistema bancario a sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Anzitutto si rileva che permane, nell'area considerata, un sostanziale e diverso regime di erogazione del credito rispetto al resto del Paese. La validità empirica di questa tesi, che è sostenuta anche da vari centri di ricerca (tra i quali molto recenti gli studi di Confindustria, di Unioncamere e del l'ex- Mediocredito Centrale), nonchè dall'autorevolissimo "Rapporto 2003 sull'economia del Mezzogiorno" edito dalla SVIMEZ, è verificata da una indagine condotta presso un campione di imprese manufatturiere, imprese che avrebbero desiderato maggior credito al tasso prevalente sul mercato (vedasi tabella 1) In altri termini si ha più "fame di credito" nel mezzogiorno che nel resto del Paese. La maggiore richiesta di accesso al credito è comprensibilmente rapportabile ad una migliore performance del tasso di crescita del PIL reale che, come noto, è attualmente dello 0,8 nel sud contro lo 0,4 del nord, segno evidente che ci troviamo di fronte ad un'economia - quale quella del Mezzogiorno - che ha urgente bisogno di sostegno finanziario per ottenere la crescita e lo sviluppo della regione. In altri termini, considerato anche il perdurante forte differenziale storico e infrastrutturale esistente tra le due parti della Penisola (in rapporto al PIL nazionale il Sud è 1/4 ed il Centro Nord 3/4), permangono più credibili previsioni di sviluppo e riduzione della disoccupazione al Sud, rispetto al resto del Paese. Ciò dovrebbe comportare, per un e- lementare nesso di indirizzamento delle risorse, un maggiore impegno BANCO DI NAPOLI BANCO DI SICILIA BANCO DI SARDEGNA BANCA CARIME creditizio delle Banche e l'apertura incondizionata del rubinetto del credito. Invece accade esattamente l'opposto: a questo dato di fatto, corrisponde un dualismo territoriale nelle politiche di razionamento delle concessioni che vede, sistematicamente, il Centro Nord attrarre la gran parte degli impieghi (vedasi tabella 2) Il forte decremento dei prestiti concessi nel Sud è, inoltre, associato ad un fenomeno parallelo ed altrettanto significativo: il credito commerciale che gli operatori meridionali ricevono fuori del circuito interbancario ammonta, nel 2003 secondo la citata fonte, al 51% contro il 38% del centro nord, anche questo segno evidente che - ove il sistema bancario non è nelle condizioni di concedibilità dei finanziamenti - i clienti delle banche del Sud sono costretti a rivolgersi a forme diverse: i commercianti al credito commerciale, gli imprenditori a quello finanziario ed i privati lasciati in balia dell'usura. L'andamento in flessione dell'aggregato dei prestiti concessi nel Sud - tranne che nel , è confermato anche a livello dei principali Istituti di credito regionali, come evidenziato dalla tabella 3 La conclusione alla quale giunge la ricerca della II Università di Roma, è che esiste ed è riscontrata una sensibile differenziazione nelle politiche espansive degli impieghi, a seconda che le Banche presenti sul territorio siano state incorporate nei grandi Gruppi del centro-nord, ovvero PRESTITI IN MILIONI DI EURO siano state semplicemente acquisite da questi ultimi, mantenendo la proprio sede legale nel Mezzogiorno. Come noto, secondo dati forniti dalla Banca d'italia, le banche meridionali "indipendenti" dal Centro Nord sono poche (ad eccezione delle Banche di Credito Cooperativo la cui rete è ancora molto diffusa) e si può tranquillamente affermare che i centri decisionali del credito, nel Mezzogiorno, sono gli stessi del Centro Nord. Ma l'unicità dei centri decisionali, non determina affatto l'adozione di politiche di sviluppo e di intervento ponderate in base ad esigenze di carattere nazionale, che vorrebbero la necessità - da parte dei banchieri - di concentrare gli sforzi e l'attività ove occorre, cioè nel Sud. Al contrario, la logica del massimo utile col minimo impiego dei mezzi sovraintende a tutta questa attività, permanendo anche un forte divario di sportellizzazione in relazione alla popolazione residente, pressocchè doppio nel Centro Nord (vedasi tabella 4) Anche se non basta lo sportello a "fare" la banca, nel senso che è carente, oltre la rete, anche la politica del credito nel Mezzogiorno, ci sembra alquanto fuorviante la semplice constatazione - più volte ribadita dal Governatore della Banca d'italia - che la massa dei depositi raccolti nel Mezzogiorno equivale, grosso modo, alla massa dei prestiti concessi dal sistema. Non è così. I dati raccolti dalla SVI- MEZ e confermati, sostanzialmente, dalla citata ricerca ci consentono di affermare che, nel suo complesso, l'evoluzione nel corso degli anni '90 e fino ad oggi del rapporto impieghi/depositi mostra un nettissimo IMPRESE CHE AVREBBERO A DESIDERATO MAGGIORE CREDITO AL TASSO T PREVALENTE SUL MERCATO 1995/1997 CENTRO - NORD 12,10% SUD E ISOLE 26,40% fonte: Dip.Economia - Università di Tor Vergata 2003 PRESTITI CONCESSI AL SUD (IN EURO) / ,00% 32,20% fonte: rapporto Svimez 2003 peggioramento nel Mezzogiorno (vedasi tabella 5) Il divario del rapporto impieghi/depositi tra Centro-nord e Sud, che nel 1990 era di 16 punti, si è quindi attestato, nel 2002, a 60 punti. Ciò comporta una visione meno ottimistica di quella ripetutamente manifestata dal Governatore circa l'operosa attività delle banche nel Sud, ma anche la infondatezza di un ragionamento, al massimo, fondato sulla speranza che le banche aventi sede legale nel mezzogiorno ed acquisite da quelle centrosettentrionali, dovrebbero adeguarsi al comportamento definito "più aggressivo" delle banche aventi sede legale al Nord. (cfr. le conclusioni della citata ricerca). Questa "aggressività" è inesistente, se si ragiona in termini complessivi e si quantifica il divario che sussiste tra il rapporto tra gli impieghi ed il prodotto lordo regionale, in flessione nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord (tabella 6) Dalla lettura dei dati, si ricava la percezione di un progressivo deterioramento del credito del Sud rispetto al Centro Nord, anche considerando la diversa incidenza delle sofferenze. A fronte di un rapporto che nel 1995 è del al Centro Nord ed il nel Mezzogiorno, nel 2002 si passa rispettivamente all' ed al (cfr. tab 5). Si noti, ancora, che la quota dei prestiti a breve nel 2002 è del 34.5% nel Mezzogiorno, contro il 49,4% del Centro Nord, segno evidente della carenza nel meridione di finanziamenti operativi, finalizzati cioè all'attività corrente. Ma veniamo all'indicatore - a nostro avviso - più preoccupante, il quale, fonte: Dip.Economia - Università di Tor Vergata 2003

5 speciale 1 marzo SPORTELLI BANCARI PER ABITANTI ANTI CENTRO - NORD 3,47 3,88 4,15 4,45 4,7 4,93 5,15 5,35 5,52 5,71 5,92 6,13 6,36 MEZZOGIORNO 1,85 2,11 2,29 2,45 2,56 2,62 2,68 2,73 2,89 2,95 3,04 3,14 3,25 fonte: Dip.Economia - Università di Tor Vergata 2003 nonostante i ripetuti appelli che in quanto forza sociale rappresentativa anche delle lavoratrici e dei lavoratori meridionali, abbiamo più volte ed in ogni sede rivolto all'associazione Bancaria Italiana. L'indicatore simbolo dell'incomprensione delle banche circa l'insufficienza delle politiche che applicano, è il differenziale tra i tassi attivi praticati nel Centro Nord, rispetto a quelli, più e- 5 CENTRO - NORD MEZZOGIORNO levati, applicati el Mezzogiorno (vedasi tabella 7) Eppure, nonostante questa evidenza, c'è chi sostiene ancora strumentalmente che il divario tra i tassi praticati è ai minimi storici nel Infatti, lo è in termini di numeri relativi, ma che non tengono conto della generalizzata ed ampia flessione dei tassi sul mercato internazionale. Il divario tra il tasso medio praticato dalle Banche nel Mezzogiorno, in termini percentuali rispetto alle condizioni rilevate in precedenza ed applicato sui finanziamenti per cassa è, al contrario, in costante aumento ed appaiono almeno pretestuose e del tutto infondate le dichiarazioni circa una presunta diminuzione del citato divario, che in realtà non esiste. Non vale più, inoltre, la eccezione generalmente addotta in proposito circa il diverso peso delle sofferenze sul costo del denaro, il quale come noto presenta margini più elevati ,09 67,31 nel mezzogiorno. Si dimentica, infatti, che il ricorso ormai largamente praticato dai grandi Gruppi bancari, allo smobilizzo dei crediti in sofferenza mediante operazioni, secondo noi non opportunamente valutate dagli Organi istituzionali di controllo e vigilanza, di cartolarizzazione, consente un forte ridimensionamento della incidenza di tale elemento sui prezzi applicati ,45 73, ,35 72,87 6 dalle Banche. In altri termini, non ci appare più giustificata la tesi secondo la quale il divario tra i tassi attivi quantificherebbe una maggiore rischiosità del credito nel Mezzogiorno. Esperienza insegna, infatti, che i maggiori default del credito degli ultimi mesi si sono verificati là ,7 115, ,89 114,98 proprio questo costa di meno. Al fine di evitare il collasso sul nascere di un'economia che associa ai lievi segnali di flessione della disoccupazione e di maggior tenuta del PIL regionale, la brusca e secolare realtà di una profonda arretratezza strutturale nei confronti del Centro Nord, occorre un ripensamento complessivo dei gestori istituzionali e finanziari delle politiche del credito, valutando magari con maggiore attenzione quelle proposte - che da parte sindacale - sono ad essi formulate. Non a caso, nella piattaforma rivendicativa del contratto del Credito, l'unione Generale del Lavoro ha volutamente inserito un paragrafo riguardante la richiesta di un maggiore impegno, in termini economici e normativi, delle banche nei confronti dei dipendenti che lavorano nel Sud. Noi riteniamo, infatti, che l'adozione di istituti contrattuali che pongano i dipendenti di banca nelle migliori condizioni economiche e normative per svolgere proficuamente e serenamente il loro delicato lavoro, consente un più e- levato grado di responsabilizzazione degli operatori e crea le premesse per ottenere maggiori risultati, anche nell'interesse delle aziende di credito.. Non siamo antagonisti di principio all'attività delle banche, che riteniamo indispensabile nel contesto socio-economico del Paese, ma ne contestiamo fortemente gli attuali vertici che non sanno o non vogliono attuare serie e concrete azioni di intervento nel Mezzogiorno. Occorre, allora, dare coerenza e concretezza alle belle affermazioni di circostanza che ripetutamente ascoltiamo, quali quelle del Governatore Antonio Fazio nella sua relazione 2003: " Le potenzialità di sviluppo del Mezzogiorno, proprio per il più basso livello di partenza, per la vitalità demografica, per un'abbondanza di forza lavoro giovanile, più aperta all'apprendimento di nuove tecniche e delle professionalità richieste da un'economia modera, sono, in un'ottica di medio termine, più elevate di quelle del Centro Nord". Se questo è vero, l'unione Generale del Lavoro avverte l'obbligo civile e sindacale di segnalare che quell'ottica citata non è di medio termine, RAPPORTO IMPIEGHI/DEPOSITI ( AL LORDO DELLE SOFFERENZE) CENTRO - NORD MEZZOGIORNO DIVARIO TRA I TASSI T MEDI APPLICATI SUI FINANZIAMENTI PER CASSA RAPPORTATO TO AL TASSO T MEDIO NAZIONALE 13,30% 15,50% ,50% ,10% % 29% fonte: Rapporto Svimez ,2 48, ,3 46, ,36 131, , ,02 108, ,8 105, ,66 106,43 fonte: Rapporto Svimez ,7 49, ,3 50,2 ma è il presente del Sud d'italia, il quale attende da fin troppo tempo risposte immediate, ora e subito, Le Istituzioni e tutti coloro che possono essere artefici del suo riscatto economico, devono muoversi: in primis le Banche, alle quali spetta il compito di assecondare e promuovere la crescita, magari guadagnando un pò di meno e rischiando un pò di più. Ma la premessa più importante e propedeutica ad una vera inversione di tendenza e di prassi della mancata presenza, come abbiamo visto, del credito bancario nel Mezzogiorno, non può prescindere da una decisa azione per ottenere trasparenza e fisiologica correttezza nei rapporti tra le Banche e le imprese. E' fuor di dubbio, infatti, che esiste un finanziamento indiretto concesso a tutte quelle imprese, generalmente di grosse dimensioni, che pur avendo localizzazione principale nel Centro Nord, spostano le loro attività produttive nel Mezzogiorno. Ecco, quindi, che non basta finanziare di più a Sud, ma è necessario finanziare meglio per il Sud, preferendo - attraverso serie politiche governative di facilitazione all'accesso al credito speciale - quelle iniziative produttive ed imprenditoriali che siano direttamente riconducibili allo sviluppo economico del meridione. Le banche, invece, sembrano preferire canali di impiego assai diversi, soprattutto concentrandosi sui grandi finanziamenti, ai quali corrispondono, evidentemente, anche grandi rischi. L''indebitamento dei grandi Gruppi industriali italiani, ha ormai assunto dimensioni preoccupanti ( milioni di Euro solo per Fiat, Enel, Pirelli ed Autostrade), superiori di un terzo circa al patrimonio netto (54.93 milioni di Euro). Eppure le Banche continuano a finanziare preferibilmente questi colossi dell'economia italiana in operazioni che, dal punto di vista gestionale della rischiosità, appaiono veramente incoscienti. E' di tutta evidenza, infatti, che dalla frammentazione delle operazioni e dalla loro distensione sull'intero territorio nazionale, deriva la minor rischiosità ed una migliore performance complessiva dei rientri. Affidandosi, invece, alla concentrazione del rischio, in tempi di assoluta incertezza di analisi dei bilanci (Parmalat docet), si rischia di travolgere la Banca in qualcuno degli imprevedibili, ma possibili, crack finanziari di questi anni. E' verità, infatti, che anche la vigente formalità e certificazione dei bilanci delle imprese, non garantisce affatto dai cosiddetti "rischi fuori bilancio", a cui corrispondono - per esempio - gli impegni finanziari futuri assunti con fidejussioni, avalli RAPPORTO IMPIEGHI/DEPOSITI RISPETTO AL PRODOTTO LORDO ,7 43, ,4 41, ,3 43 fonte: Rapporto Svimez 2003 ed altre garanzie. Per non parlare della enorme incertezza che può riguardare una qualsiasi impresa legata ad operazioni su strumenti derivati, che costituisce un vero pericolo in merito alla solidità patrimoniale. Tutto questo per dire, che il mestiere del banchiere - anche alla luce dei recenti fatti avvenuti - deve essere rivisto, dal punto di vista professionale e da quello sociale. Non ci pare che i maggiori banchieri italiani appartengano alla migliore specie della categoria, ma non sono solo i fatti a sostenerlo. Più che le cantonate prese ultimamente, dicono a loro totale insaputa, è sotto gli occhi di tutti che sono incapaci da una parte di mantenere un forte legame fiduciario coi loro cliente, dall'altro ad indirizzare gli investimenti in un contesto generale di adeguatezza e sostegno allo sviluppo nazionale. E' una responsabilità grave, che chi la assume dovrebbe onorare con le immediate dimissioni nel caso di manifesta omissione di atti e di interventi. Questa è l'amarissima conclusione di queste riflessioni: le banche sono bocciate, i banchieri no e restano ai loro banchi per ripresentarsi, alla prossima occasione, più forti e lucidati di prima. Alfredo Moretti

6 speciale 1 marzo L Italia, attualmente, è il primo produttore europeo e il quinto mondiale di sigarette Il tema affrontato nell ultima riunione del Cese a Bruxelles Una POLITICA agricola comune Il nodo principale da sciogliere è quello relativo alla produzione di tabacco. In Italia a rischio settantamila posti di lavoro Il Comitato economico e sociale europeo, che si è riunito a Bruxelles per la sua 406ª sessione plenaria lo scorso 25 e 26 febbraio, ha affrontato diversi argomenti di importanza notevole per i lavoratori italiani ed europei, fra i quali ha suscitato grande interesse quello riguardante la proposta della Commissione europea per la riforma della politica agricola comune (PAC) nei settori del tabacco, dell olio d oliva e delle olive da tavola, del cotone e del luppolo. Il parere in questione, il NAT/226, CESE 1728/2003, della sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente, del relatore Moraleda Quilez, ha esaminato la proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento CE n 1782/2003, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori. Il Comitato ha inteso sottolineare i punti critici della riforma proposta dalla Commissione, sulla quale, peraltro, hanno già avanzato richieste di radicali revisioni i cinque Ministri dell'agricoltura di Francia, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, che hanno inviato una lettera al commissario europeo Franz Fischler, chiedendo più flessibilità ed il mantenimento degli aiuti. Sull onda delle manifestazioni di agricoltori e trasformatori del tabacco tenutesi negli scorsi mesi in tutta Europa, come la protesta dei cinquemila produttori agricoli, provenienti in modo particolare dall'europa meridionale, Italia compresa, che, lo scorso novembre hanno bruciato, nel quartiere Schuman di Bruxelles, rotoli di tabacco, scandendo slogan contro la "riforma canaglia" decisa dalla Commissione, anche il Parlamento europeo, nella propria Commissione agricoltura, ha proposto una modifica della riforma della OCM (organizzazione comune di mercato) del tabacco. La proposta avanzata dall Europarlamento, che dovrebbe essere votata in Aula entro marzo, chiede l introduzione del disaccoppiamento parziale, ossia di mantenere accoppiato il 70% dell aiuto, nonostante lo schema della Commissione europea preveda di arrivare al disaccoppiamento totale ed al facing out nell arco di tre anni. L elemento principale di questa complessa riforma è, infatti, il disaccoppiamento del premio comunitario e la conversione di questo nel pagamento unico per azienda. Finora gli aiuti sono erogati agli agricoltori in base alle quote produttive possedute nell ambito di una soglia di garanzia stabilita a livello europeo ( tonnellate di tabacco in foglia) e di limiti specifici fissati per ogni gruppo di varietà di tabacco prodotta e per ciascuno Stato membro. Con la riforma, il sussidio comunitario non dipenderà più dalla produzione, ma progressivamente, nell arco di un triennio, diverrà un aiuto unico di integrazione al reddito dei produttori. Il disaccoppiamento avverrà per fasi e nel periodo di transizione comporterà una decurtazione del premio a seconda della quantità di tabacco prodotta. I possessori di quote, in definitiva, possono decidere di ridurre le superfici coltivate e a- vere lo stesso diritto a percepire il premio integralmente. Per chi rimane entro le 3,5 tonnellate di tabacco prodotte il premio viene convertito per intero in diritto al pagamento unico aziendale; chi, invece, produce tra le 3,5 e le 10 tonnellate ha un pagamento all 80 per cento, mentre il restante 20 per cento va a confluire in una sorta di fondo per la riconversione delle aree coltivate a tabacco, utilizzato per creare alternative occupazionali. Se la produzione supera le 10 tonnellate la decurtazione del premio è, invece, pari a un terzo. Il CESE ha sottolineato, inoltre, la mancanza di una connessione diretta fra la lotta contro il tabagismo e la produzione di tabacco: la lotta contro il fumo, infatti, per il CESE non va finanziata mediante fondi sottratti ai produttori di questa coltivazione, bensì attraverso gli ingenti proventi derivanti dal consumo di tabacco nell'unione europea, pari a milioni di Euro. Attraverso la riforma proposta della Commissione, infatti, non si ostacola la vendita di tabacco e sigarette, ma si mette soltanto a repentaglio quella parte di produzione e lavorazione del tabacco proveniente dall Europa (che corrisponde circa al 20% del mercato Europeo) con il risultato offrire la quota di mercato occupata dalle coltivazioni europee ai produttori di paesi terzi, molti dei quali riducono i costi grazie al dumping sociale e non garantiscono qualità e sicurezza dei prodotti. D altra parte, l Unione europea è il primo importatore mondiale di tabacco, con un deficit commerciale pari a circa milioni di Euro, il 75% del consumo europeo deriva, infatti, dall importazione da paesi extracomunitari. L Italia è attualmente il primo produttore europeo ed il quinto produttore mondiale di sigarette, ed è specializzata nella fattura di merce di alta qualità come sigari, sigaretti, tabacchi trinciati e da fiuto pari a circa 670 tonnellate. Fino a vent anni fa, la quota di mercato italiana era superiore al 60%, oggi si è più che dimezzata, mentre le sigarette di marca estera hanno superato il 51% dei consumi sul mercato nazionale già dal Il Ministro italiano per le politiche agricole, Gianni Alemanno, data l importanza di tale settore per la nostra economia, ha convocato un tavolo di confronto nazionale sul tabacco ed ha dichiarato senza mezzi termini che l'italia non vuole bloccare la riforma, ma vuole ottenere una modifica della proposta. È su questo fronte che concentreremo al massimo la nostra iniziativa politica - ha detto Alemanno - in quanto è un tema su cui tutto il sistema Italia, le organizzazioni agricole, i sindacati, le Regioni, tutte le realtà istituzionali hanno sottolineato un grave attentato ad interessi vitali del nostro Paese. L'obiettivo ha aggiunto - non è bloccare la riforma ma modificarla per consentire ai produttori che vogliono continuare a produrre di farlo. La politica agricola comune è stata creata per realizzare gli obiettivi definiti nel Trattato che i- stituisce la Comunità europea, ovvero: stabilizzare i mercati, accrescere la produttività, garantire un livello di vita equo agli agricoltori ed elevarne il reddito. Le proposte avanzate dalla Commissione, invece, secondo il Comitato potrebbero compromettere il conseguimento di tali obiettivi mettendo in crisi i coltivatori europei di tabacco o meglio l intera filiera, visto che in gioco sono tutti i comparti che ruotano intorno alla lavorazione del tabacco e migliaia di posti di lavoro. La Commissione di Bruxelles sostiene che la perdita di posti di lavoro è solo temporanea che la riforma porterà ad un maggior orientamento al mercato e dal rafforzamento della competitività. Tuttavia, non esiste inoltre alcuna alternativa a- gricola economicamente sostenibile, che sia capace di generare gli stessi posti di lavoro e radicare quindi la popolazione nell'ambiente rurale come fa attualmente il tabacco, inoltre il CESE lamenta la mancanza, nella proposta di adeguate misure per favorire la riconversione di tali zone ad altre produzioni e per la salvaguardia dell ambiente (il tabacco in Europa è quattro volte meno contaminante di altre produzioni vegetali). Sono a rischio posti di lavoro solo in I- talia. Nel nostro paese operano, attualmente, aziende agricole produttrici di tabacco che danno lavoro e reddito a coltivatori diretti con le loro famiglie. Inoltre, i lavoratori agricoli stagionali, con le nuove regole, non percepiranno più alcun reddito. La drastica riduzione della produzione di tabacco porterà alla crisi le fabbriche di prima lavorazione ed essiccamento, col rischio chiusura per 53 stabilimenti, che impiegano un totale di lavoratori dipendenti tra fissi (circa 3.000) e stagionali. Per non considerare l indotto, carta, imballaggi, trasporti, logistica; intere aree del nostro paese, come l alta Umbria, la Campania e la provincia di Lecce, si troveranno in grave difficoltà. Il CESE ritiene che la OCM del tabacco contribuisce in modo considerevole allo sviluppo sostenibile delle regioni produttrici, in quanto combina sviluppo economico, rispetto ambientale e condizioni di lavoro decorose, il tutto in regioni generalmente svantaggiate e dell'obiettivo 1, pertanto sollecita la Commissione a far sì che, nell'ambito della riforma della OCM, il tabacco venga trattato alla stregua delle altre colture e propone un sistema di disaccoppiamento parziale degli aiuti che tenga conto dell'importanza sociale della produzione e lasci grande flessibilità agli Stati membri in modo da tener conto delle diverse realtà produttive. Sabina Andreuzzi

7 speciale 1 marzo Un progetto di cooperazione regionale per l Europa. Il ruolo dell Ugl L integrazione possibile di Renata Polverini L Unione europea poggia sulla cooperazione regionale. L esperienza degli Stati membri fondatori e di quelli entrati successivamente dimostra che l intesa politica e la prosperità e- conomica e sociale dipendono da una stretta collaborazione con i paesi vicini nella più ampia gamma possibile di attività. L UE ha dimostrato come i popoli possano vincere l odio e superare le divisioni e unirsi per una causa comune. L integrazione nell Unione europea è possibile soltanto se i futuri membri saranno in grado di dimostrare la propria intenzione e la propria capacita di interagire con i paesi vicini come avviene tra gli Stati membri dell UE. Viene da sé che i paesi in questione hanno un evidente interesse strategico a ricollegare i corridoi di trasporto regionali e le reti energetiche tra loro e con il resto dell Europa. Da ciò dipendono l ulteriore sviluppo economico della regione e la futura integrazione nell UE e nelle grandi reti transeuropee. Occorre altresì considerare e sostenere i programmi regionali quali il mercato regionale dell etettricità per l Europa sudorientale e lo studio regionale sulle infrastrutture di trasporto. In collaborazione con i paesi partner e con il sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali (segnatamente la BEI, la BERS e la Banca mondiale), nel 2001 la Commissione ha elaborato strategie a lungo termine in materia di trasporti ed energia nella regione balcanica. Tali strategie sono state approvate net quadro del Patto di stabilità e vengono integrate da una iniziativa della BERS net settore idrico. Quadro economico La dimensione economica della regione resta modesta. Il PIL è stimato complessivamente a circa 40 miliardi di euro, un dato paragonabile, ancora una volta, a quello delta Romania. La somma del PIL delle vicine Ungheria e Slovenia, la cui popolazione è pari alla metà di quella dei Balcani occidentali,è quasi superiore del 70%. Nel 2000, le esportazioni complessive della regione ammontavano a 7,7 miliardi di euro (meno di tre quarti delle esportazioni rumene); oltre la metà era destinata all Unione europea (che contribuisce anche a più della metà delle importazioni delta regione). La crescita degli scambi nella regione è costante benché irregolare, ma il commercio intraregionale resta deludente, pari al 7% degli scambi regionali complessivi. La Croazia, che conta meno di un quinto della popolazione della regione, detiene metà dei suoi scambi con l estero. Inoltre, gli ostacoli al commercio La stabilizzazione dei Balcani e dell Europa dell Est restano obiettivi prioritari per il futuro dell Unione all interno degli Stati stessi (ad esempio, Bosnia Erzegovina e Repubblica federale di Jugoslavia) sono equivalenti, se non addirittura superiori a quelli tra loro, e la mancanza di un mercato interno non ne agevola l integrazione nell Unione europea. Il PIL pro capite varia i- noltre sensibilmente da un paese all altro: da euro in Albania a euro in Croazia. Tali cifre nascondono sacche significative di povertà ed emarginazione sociale. Nonostante un quadro poco promettente e un avvio irto di difficoltà, tutti i paesi della regione hanno registrato progressi significativi. Dagli avvenimenti che hanno sconvolto il paese nel 1997, l Albania ha compiuto alcuni passi avanti verso il consolidamento dell ordine pubblico, la riforma del contesto economico e sociale e l apertura nei confronti della regione e dell Unione europea, sebbene all inizio del 2002 alcuni segnali preoccupanti abbiano rivelato problemi politici interni. La Bosnia Erzegovina sta cercando di riprendersi da un orrenda guerra civile. La Croazia ha adottato misure decisive per emulare le principali istituzioni e pratiche democratiche europee. Anche la ex Repubblica iugoslava di Macedonia sembrava ben avviata sullo stesso cammino, fino alla grave crisi dello scorso anno dalla quale sta incominciando ad e- mergere. La prospettiva di una Repubblica federale di Iugoslavia democratica, libera dal giogo di un regime dispotico sembrava un sogno remoto nel Con la caduta di Milosevic e il suo trasferimento all Aia, dove viene processato dal tribunale penale internazionale per l ex Iugoslavia, il paese ha dimostrato la propria determinazione a rompere con il passato recente e ad impegnarsi fermamente in un processo di transizione politica e socioeconomica. Ciononostante, i paesi della regione hanno ancora di fronte un lungo cammino prima di poter conseguire i livelli di stabilità democratica e di sviluppo socioeconomico dell Unione europea. La loro integrazione nelle strutture europee si conferma un impresa di vasta portata e a lungo termine. Relazioni contrattuali La preparazione e il negoziato delle relazioni contrattuali, ossia gli accordi di stabilizzazione e di associazione, tra l Unione europea e i paesi della regione, sono in fase avanzata di sviluppo. Sono stati firmati accordi con la ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Croazia ed è stato proposto un mandato di negoziato per l Albania. Per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina e la Repubblica federale di Iugoslavia, la creazione di task force consultive si è dimostrata un mezzo efficace per aiutare le autorità nazionali a concentrarsi sulle riforme nazionali e su quelle imperniate sui requisiti dell Unione europea e per assisterle, senza soluzione di continuità, nel processo di attuazione di tali riforme, nell ottica del negoziato di un accordo di stabilizzazione e di associazione. Preferenze commerciali. Nel novembre 2000, su iniziativa della Commissione, l Unione europea ha concesso u- nilateralmente ai prodotti provenienti dai Balcani il quasi libero accesso ai suoi mercati. L obiettivo era chiaro: aumentare i livello generate delle importazioni dai paesi dei Balcani occidentali, rimaste fino ad allora assai modeste (meno dello 0,6% di tutte le importazioni comunitarie), favorendo cosi la crescita economica detta regione. Il regime commerciale serve da catalizzatore alto sviluppo di una rete di accordi di libero scambio tra i paesi interessati dal processo di stabilizzazione e di associazione e al di là di questo. Conformemente agli ASA, i paesi interessati devono adoperarsi per instaurare un regime di libero scambio con l UE - e tra di essi entro un termine stabilito. La decisione dell UE di aprire i suoi mercati ha già dato un impulso indispensabile alle esportazioni. RIASSUNTO DELL AZIONE Il progetto mira a rafforzare le competenze del Governo romeno e dei partner sociali in ordine al miglioramento della capacità di realizzare una legislazione nel settore dell'antidiscriminazione al fine di u- niformarsi alle migliori pratiche degli Stati membri della UE. La proposta italiana è orientata su: rafforzamento delle competenze dell'amministrazione e dei partner sociali; rafforzamento del ambito legislativo; organizzazione di una struttura pubblica per combattere la discriminazione secondo standard europei che servirà a guidare anche l addestramento dei responsabili verso un efficiente e competitivo sistema anti discriminazione. Il progetto intende dare sostegno alle carenze presenti nella legislazione rumena in ordine al gap tra la legislazione nazionale egli standards UE. Si svilupperà una struttura efficiente in ordine al sostegno verso la società civile al fine di lottare contro i problemi originati da pratiche discriminatorie contro Rom, omosessuali, minoranze religiose e così via. La realizzazione del progetto assicurerà un sistema efficiente di coordinamento fra le Istituzioni nazionali coinvolte. La proposta italiana vuole sostenere il NCCD e le autorità Assistenza finanziaria L Unione europea ha fornito alla regione una cospicua assistenza finanziaria (oltre 5 miliardi di euro dal 1991), che ha assunto net tempo forme diverse in funzione delle esigenze della regione. Nel 2000 è stato adottato un nuovo regolamento, che prevede che l assistenza a favore dei paesi della regione poggi su un impostazione più strategica e rafforza gli obiettivi del processo di stabilizzazione e di associazione. Parallelamente al maggiore coinvolgimento di ciascun paese nel processo, l assistenza verrà destinata sempre più al sostegno alle riforme e al potenziamento delle istituzioni, necessari per adempiere agli obblighi degli accordi di stabilizzazione e di associazione.per il periodo è stato approvato un aiuto di 4,65 miliardi di euro a favore della regione. Un importante passo avanti nella programmazione dell assistenza CARDS consiste nella recente adozione delle strategie nazionali e di una strategia regionale per il periodo I programmi, elaborati in stretta consultazione con i paesi partner, gli Stati membri, le organizzazioni internazionali interessate e altri donatori, prevedono che nel periodo CARDS sia imperniato su settori prioritari chiave del processo di stabilizzazione e di associazione. Tali settori spaziano dalla ricostruzione di base all adozione di misure specifiche volte a sviluppare la capacità istituzionale di ciascun paese di comprendere, recepire e attuare i principali pubbliche al fine di stabilire un'organizzazione efficiente da contrapporre a tutti i generi di discriminazione e per riconoscere i diritti civili nei modi previsti dall acquis communautaire. Il piano sarà sviluppato sia come assistenza tecnica sia attraverso la formazione di risorse umane. In particolare, la proposta italiana, ha come obiettivo principale il rafforzamento delle competenze del NCCD e il miglioramento della sua struttura tecnica. Azioni previste: 1) valutazione della legislazione nazionale e del ruolo del NCCD. 2) analisi in profondità di casi reali di discriminazione e dei sistemi adottati dal NCCD per 3) di conseguenza definizione di un programma. 4) Comparazione tra situazione nazionale e della UE per stabilire i passi adeguati verso una acquisizione di standards europei per la Romania Obiettivi: - assistenza tecnica per l'analisi di situazione interna; - assistenza tecnica sul piano legislativo controllare i provvedimenti della legge richiesti da EU; - organizzazione di attività di formazione. elementi dell acquis, nonché consolidare lo Stato di diritto. Il miglioramento non riguarda soltanto la programmazione ma anche l attuazione. Nel complesso, 1 assistenza CARDS viene fornita in maniera rapida ed efficace. In particolare, 1 Agenzia europea per la ricostruzione ha al suo attivo notevoli successi, dato che, dalla sua creazione nel febbraio 200, ha fornito rapidamente ed efficacemente aiuti nelle regioni di sua competenza inizialmente in Kosovo, ma ora anche in Serbia e Montenegro e nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia. In altre località della regione, il processo decisionale è affidato alle delegazioni locali, il cui organico viene potenziato per facilitare la fornitura dell aiuto. I paesi della regione dovranno intensificare gli sforzi a lungo termine ed effettuare ingenti investimenti per porre in essere gli elementi essenziali del modello europeo. Ciò significa una migliore comprensione degli obblighi del processo e il vero significato di attuazione del sistema dell UE. Questi paesi sono chiamati ad un impegno specifico e determinato per fare dello Stato di diritto una condicio sine qua non per la stabilità e l avanzamento delle riforme. Tenuto conto della gravità del problema della criminalità organizzata, è essenziale adottare misure adeguate per potenziare le capacità della polizia e conferire i necessari poteri alla magistratura. Occorre accelerare i lavori volti a creare le opportune basi giuridiche per combattere la corruzione. L Unione europea dovrà mantenere il proprio impegno nei confronti del processo di stabilizzazione e di associazione, che rappresenta 1 unica strategia politica rigorosa, sostenibile e a lungo termine per la regione. Il processo dovrà essere adeguato a ciascun paese, affinché i progressi compiuti siano commisurati alla capacità di questo di rispettare i propri obblighi. L Unione europea deve sorvegliare costantemente il processo e i progressi compiuti dai vari paesi e continuerà ad operare in tal senso attraverso le task force consultive e la presentazione di relazioni annuali. L Unione europea deve garantire che le risorse finanziarie di cui la Comunità dispone per l attuazione del processo di stabilizzazione e di associazione (4,65 miliardi di euro nell ambito di CARDS) siano completamente ed efficacemente utilizzate entro la fine delle attuali prospettive finanziarie. Tali risorse devono essere integrate dalle iniziative degli Stati membri e di atri partner internazionali e attentamente coordinate con esse. L UGL è coinvolta fornendo professionalità e soprattutto sfruttando canali e interazioni i- stituzionali. La sfida per i prossimi anni sarà impegnativa e sarà quindi necessario iniziare a creare le condizioni per operare al meglio in questi nuovi settori. UN PROGETTO DI PARTNERSHIP CON LA ROMANIA ENTI PROPONENTI: Provincia di Rieti; Comune di Trani, Ugl PERIODO ATTIVITÀ: Marzo 2004 Marzo 2005 BUDGET: euro SETTORE: Sociale DESTINATARIO DELL AZIONE: National Council for Combating Discrimination (NCCD) - Romania AZIONE: Rafforzamento Istituzionale nel settore dell anti-discriminazione sociale STAFF: 1 Project Leader 1 Consigliere di Preadesione 3 esperti di settore METODOLOGIA: Steering Committe Commissione europea - Stato membro - Romania Project leader (coordina l azione dallo Stato membro verso tutti i partners) Consigliere preadesione (si reca per 12 mesi sul territorio romeno e coordina l azione) Esperti 3 (svolgono missioni sul territorio di durata variabile)

8 rubriche 1 marzo Prescrizione dei crediti da lavoro La Cassazione a Sezioni Unite (sentenza n. 575 del 16 gennaio 2003) è intervenuta sul controverso tema del termine di decorrenza della prescrizione estintiva con riferimento al caso abbastanza frequente di una successione di contratti a termine. Per inquadrare i termini del problema è opportuno ricordare che con la nota sentenza del 10 giugno 1966, n.63, la Corte Costituzionale ha affermato il principio che il termine di prescrizione dei crediti di lavoro stabilito dagli articoli 2948, 2955 e 2956 codice civile non decorre durante il rapporto poiché il lavoratore è dissuaso dal richiedere il pagamento del suo credito dal timore di perdere il posto di lavoro. Per questo motivo il termine di prescrizione comincia a decorrere dal giorno della risoluzione del rapporto stesso. Successivamente sia la stessa Corte Costituzionale sia la Cassazione hanno riveduto questo principio (anche alla luce delle garanzie introdotte a favore del lavoratore dallo Statuto dei lavoratori) stabilendo che esso non può trovare applicazione tutte le volte in cui il rapporto di lavoro subordinato sia caratterizzato da una particolare forma di resistenza, come quella derivante da una normativa che assicuri stabilità al rapporto e fornisca la garanzia di appositi rimedi giurisdizionali. In questa ottica la Corte (sentenza n.143 del 20 novembre 1969) ha precisato come il principio non debba trovare applicazione nei rapporti di pubblico impiego in ragione della sussistenza di garanzie di efficaci rimedi giurisdizionali contro ogni illegittima risoluzione. Successivamente (sentenza n.174 del 12 dicembre 1972) ha evidenziato come non si assicuri una vera stabilità del rapporto di lavoro tale da far decorrere la prescrizione in costanza di detto rapporto se all annullamento dell avvenuto licenziamento non si faccia seguire la completa reintegrazione nella posizione giuridica preesistente fatta illegittimamente cessare. La Cassazione ha poi più volte ribadito che la decorrenza del termine prescrizionale nel corso del rapporto lavorativo si ha soltanto in presenza della cosiddetta stabilità reale, riscontrabile allorquando venga riconosciuto al lavoratore il diritto alla eliminazione degli effetti del licenziamento ingiustificato con accertamento della persistenza del rapporto. Posto quanto sopra che succede nel caso in cui il lavoratore venga assunto con contratto a termine rinnovato ogni anno a intervalli regolari? Anche per questo lavoratore vale il principio di cui sopra dal momento che può essere spinto a non richiedere il pagamento di eventuali crediti dal timore che il datore di lavoro una volta scaduto un contratto a termine non lo richiami per un nuovo contratto? A questo interrogativo la Cassazione ha dato nel tempo risposte diametralmente opposte fino a che, proprio a causa del contrasto giurisprudenziale, la questione è stata sottoposta alle Sezioni Unite. Un primo indirizzo ha ritenuto che a seguito dell intervento della Corte Costituzionale (volto ad impedire la decorrenza Le Chicche al vetriolo... dal Nautilus di Giovanni Magliaro LA SENTENZA DELLA SETTIMANA Nel caso di successione di due o più contratti di lavoro a termine, ciascuno dei quali valido, il termine di prescrizione dei crediti retributivi decorre normalmente dal giorno della loro insorgenza e non si sospende durante gli intervalli di tempo intercorrenti tra un rapporto di lavoro e quello successivo. I crediti derivanti da ciascun contratto vanno considerati - ai fini della decorrenza della prescrizione autonomamente e distintamente da quelli scaturenti dagli altri della prescrizione durante il rapporto di lavoro in ragione del timore del lavoratore in ordine alla cessazione del rapporto lavorativo) sia da escludere il decorso della prescrizione anche in presenza di un meccanismo di riassunzioni e di successive stipulazioni di contratti a termine. Ciò sul presupposto che anche in tale ipotesi si configura una situazione psicologica di timore, seppure con riferimento alle future possibili riassunzioni, e cioè alla continuità dei contratti a termine. Il supporto logico- giuridico di questo orientamento si rinviene nella considerazione che il lavoratore finisce per versare in una situazione di timore (metus) nei confronti del datore di lavoro assimilabile a quella riscontrabile nei rapporti privi di stabilità, atteso che a seguito della successione dei contratti a termine si concretizza una forma di inserimento del lavoratore nell impresa in base alla quale è lasciata al datore di lavoro la decisione sulla continuazione o meno della prestazione lavorativa, in una situazione di assoluta precarietà del rapporto. L altro orientamento ritiene, invece, che in caso di rapporti a tempo determinato plurimi e successivi, scaturenti tutti da contratti legittimi ed efficaci, la prescrizione decorre regolarmente dalla cessazione dei singoli rapporti ovvero dalla maturazione dei crediti. Il principio della non decorrenza della prescrizione durante lo svolgimento del rapporto di lavoro opera rispetto ad un unico rapporto e non è applicabile rispetto ad un arco di tempo comprendente rapporti plurimi stagionali, ciascuno dei quali si sia esaurito con il compimento dell attività lavorativa, onde durante lo svolgimento di ciascuno di essi decorre la prescrizione relativa ai diritti derivanti da precedenti e cessati rapporti di lavoro. Le Sezioni Unite hanno condiviso questa seconda interpretazione, affermando di concordare con quelle posizioni per cui il principio della non decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro può trovare applicazione solo in presenza di un unico ed ininterrotto rapporto di lavoro a tempo indeterminato e non con riguardo all intero arco temporale all interno del quale si susseguano tra le stesse parti distinti, autonomi e legittimi contratti di lavoro a termine. E decisiva, secondo la Corte, la considerazione che nel nostro ordinamento le cause di sospensione di cui agli articoli 2941 e 2942 codice civile sono tassative e non e- stensibili al di là dei casi in dette norme e- spressamente previsti. Va ribadito che il timore del licenziamento, richiamato dal giudice costituzionale per pervenire alle indicate statuizioni, non può essere isolato dal contesto delle altre considerazioni poste a base di dette statuizioni e non può quindi essere utilizzato al fine di patrocinare interpretazioni analogiche in relazione alla specifica problematica del computo del termine di prescrizione quando, cessato un rapporto di lavoro, se ne instauri uno nuovo tra i medesimi soggetti. Quel metus, ritenuto motivo decisivo per addivenire alla ricordata dichiarazione della Corte Costituzionale, presuppone l esistenza di un rapporto a tempo indeterminato nel quale non sia prevista alcuna garanzia di continuità. Nel contratto a termine, di contro, posto che il lavoratore ha solo diritto a che il rapporto venga mantenuto in vita sino alla scadenza concordata, non è nemmeno configurabile quel metus costituente ragione giustificatrice della regolamentazione della prescrizione nel rapporto a tempo indeterminato non assistito dal regime di stabilità reale. In conclusione la Cassazione a Sezioni Unite a stabilito questo principio di diritto : Nel caso che tra le stesse parti si succedano due o più contratti di lavoro a termine, ciascuno dei quali legittimo ed efficace, il termine prescrizionale dei crediti retributivi di cui agli articoli 2948, 2955 e 2956, inizia a decorrere per i crediti che sorgono nel corso del rapporto dal giorno della loro insorgenza e per quelli che si maturano alla cessazione del rapporto a partire da tale momento. Ai fini della decorrenza della prescrizione i crediti scaturenti da ciascun contratto devono considerarsi autonomamente e distintamente da quelli derivanti dagli altri e non possono assumere alcuna efficacia sospensiva della prescrizione gli intervalli di tempo intercorrenti tra un rapporto lavorativo e quello successivo, stante la tassatività della elencazione delle cause sospensive di cui agli articoli 2941 e 2942 codice civile e la conseguente impossibilità di estendere tali cause al di là delle fattispecie da queste ultime norme espressamente previste. LE PECCHE DEL "CASO ITALIA" Crescita del Pil dell 1,7%; export in ripresa (+4,5%); investimenti in macchinari ed impianti in risalita (+3,1%); consumi delle famiglie a +2,3%. Archiviato un difficile 2003, i tassi di crescita del nostro Paese per il 2004, mostrano una graduale, seppur sensibile dinamica positiva, secondo l ultima analisi del Centro Studi di Unioncamere. La ripresa sarà più incisiva nelle regioni del Centro e del Nord-Ovest (rispettivamente +2,0% e +1,8%), mentre poco sotto la media nazionale è l incremento del Prodotto interno lordo del Mezzogiorno e del Nord-Est (1,6% il tasso di queste ripartizioni). L analisi poi segnala le regioni che riprendono la loro corsa : nel 2004 saranno la Toscana e le Marche a presentare i maggiori tassi di sviluppo a livello nazionale, con una crescita del 2,2%. Seguono Abruzzo (2,1%), Lombardia e Liguria (1,9%), Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lazio e Sardegna (tutte con l 1,8%). Al di sotto della media nazionale, sebbene in ripresa rispetto allo scorso anno, si collocano Molise (0,7%), Val d Aosta (0,8%) e Friuli Venezia Giulia (1,2%). Sono dati intereressanti che si inseriscono in un quadro internazionale di rilancio dell economia mondiale trainati da quella Usa. Certo il caso Italia mostra tutte le sue pecche e le sue peculiarità di cui le crisi Parmalat e Cirio sono la punta di iceberg e le difficili trattative sul territorio per la siderurgia, da Taranto a Genova, a Terni che certo dimostrano la necessità di impostare con cura una fase post-11 settembre e guerra irachena a livello industriale che non deve essere sottovalutata. O peggio ancora rinviata. Un dato da non sottovalutare riguarda, per non esagerare nelle aspettative di ripresa, viene dagli indicatori per i consumi: si prevede il mantenimento di uno sviluppo simile a quello del 2003, ma una diversa evoluzione a livello territoriale, con una decelerazione prevista nelle regioni centro-settentrionali ed un recupero del Mezzogiorno che quest anno dovrebbe crescere ad un ritmo analogo a quello medio nazionale (2,4% rispetto al 2,3% in Italia). Ps dal fondo del mare L iscrizione nel registro degli indagati non è indicazione di colpevolezza, anzi dovrebbe essere a difesa. Di questo siamo convinti. Ma vogliamo anche dire che i pasticci sono così visibili che il giudizio politico, quello che conta molto di più, perché emesso con tanti fatti a sostegno (Parmalat, Cirio, Banca 121, piccoli e grandi errori a cui chiunque è stato sottoposto) sono il sintomo di una necessità di rinnovare il sistema dei controlli che è più che urgente. Rinviare anche qui è ormai impossibile. Capitan Nemo Forum Contratto formazione e mansioni svolte «Sono A.S., dipendente di una azienda alberghiera di Torino, desidero sapere se il contratto di formazione e lavoro richiede che il lavoratore venga assegnato allo svolgimento delle sole mansioni tipiche della qualifica professionale». La disoccupazione giovanile è stata affrontata, in parte, con l introduzione del contratto di formazione e lavoro mediante il quale è stata agevolato l accesso al lavoro dei giovani mediante il beneficio, in favore della impresa, di una riduzione dei costi e degli oneri previdenziali oltre che contributivi. La causa tipica dell istituto in parola, regolato dalla legge n. 863 del 1984, è quella di assicurare al lavoratore l apprendimento delle nozioni tecniche e teoriche utili all acquisizione della professionalità nello svolgimento dell attività lavorativa. In tal senso, quindi, l imprenditore è tenuto ad impartire ogni opportuno insegnamento per facilitare l ingresso qualificato del dipendente nel mondo del lavoro. Va da sé, quindi, che l eventuale accertamento giudiziale della omessa esecuzione delle obbligazioni formative tipiche, configurandosi come vizio funzionale della causa contrattuale, determina l automatica conversione del rapporto di lavoro alla disciplina generale del lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il progetto formativo, infine, non può disporre l acquisizione delle sole operazioni riguardanti la specifica qualifica professionale come dispone la sentenza che qui si segnala: nel contratto di formazione e lavoro, l addestramento finalizzato all acquisizione da parte del lavoratore della professionalità necessaria all immissione nel mondo del lavoro è compreso nella causa del contatto e, pertanto, detto contratto non può avere ad oggetto l esclusivo svolgimento delle mansioni tipiche di un determinato profilo professionale. Cass. Sez. Lavoro Sent. n del 7/6/2003 Forum La contestazione del licenziamento «Sono T.R., dipendente di una impresa commerciale di Napoli, mi domando se è legittimo il licenziamento fondato su fatti diversi da quelli in precedenza addebitati per iscritto al lavoratore con la lettera di contestazione». Il recesso datoriale dal rapporto di lavoro subordinato, come prescrivono gli artt.2118 e 2119 c.c., deve essere esercitato in presenza di una giusta causa o un giustificato motivo. In altri termini, la validità del licenziamento presuppone una condotta illecita ovvero inadempiente del lavoratore che giustifica l irreparabile risoluzione del rapporto di lavoro. L art.7 della legge n.300 del 1970 obbliga il datore di lavoro a comunicare per iscritto al lavoratore i fatti e gli atti posti a base della contestazione disciplinare. La comunicazione scritta, inoltre, garantisce al destinatario la facoltà di esercitare il proprio diritto di difesa. Al riguardo, le norme processuali stabiliscono l osservanza del principio della immutabilità della contestazione, secondo le quali non è ammessa la divergenza tra i fatti su cui si fonda la medesima contestazione iniziale e quelli che sorreggono il provvedimento disciplinare. Non costituisce violazione dell anzidetto principio, come assevera la sentenza della Suprema Corte in commento, l ampliamento della valutazione di ulteriori fatti che abbiano valore come mere circostanze confermative del fatto contestato e della sua gravità: poiché il principio di immutabilità della contestazione dell addebito al lavoratore assolve la funzione di garanzia del diritto di difesa di quest ultimo, non risultano precluse dalla operatività di tale principio le modificazioni dei fatti contestati che non si configurino come e- lementi integrativi di una fattispecie di illecito disciplinare diversa e più grave di quella contestata. Cass. Sez. Lavoro Sent. n del 7/6/2003

9 sindacato - stati generali 1 marzo I problemi della chimica in Sicilia Lavoro e ambiente da tutelare Ora la palla passa agli industriali. Sintetizzando, questo potrebbe essere il senso di quanto accaduto lo scorso 24 febbraio a Roma, in occasione del tavolo di trattative che dovrebbe portare all'accordo di programma per la chimica in Sicilia. La questione è conosciuta, vi è l'esigenza di contemperare i livelli occupazionali con il recupero ambientale del territorio, in particolare per quel che riguarda il petrolchimico di Priolo. «Le aziende devono passare dalle parole ai fatti». È questo il messaggio che il segretario dell'utl di Siracusa, Antonino Galioto, e il segretario provinciale dell'ugl Chimici, Silvano Gibilisco, hanno voluto lanciare al termine del vertice romano che ha visto la partecipazione, fra gli altri, del vice ministro dell'economia, Gianfranco Miccichè, dei ministri all'ambiente, Altero Matteoli, e alle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, dell'assessore regionale siciliano, Marina Noè, del prefetto di Siracusa, Francesco Alecci. «Il governo è pronto a fare la propria parte, mettendo a disposizione i soldi necessari» ha assicurato Micchichè, il quale, di concerto con l'assessore Noè, ha sollecitato le aziende interessate a presentare dei progetti e- secutivi. Ed è proprio questa la nota dolente, come ha ricordato Galioto: «Ad eccezione della Erg, che si è dimostrata attenta alle esigenze del territorio, le altre imprese sembrano essere colpevolmente insensibili ai pressanti richiami che provengono dai lavoratori, dalle istituzioni e dai singoli cittadini». L Utl di Venezia sollecita un tavolo di confronto sul problema nebbia Rischi per il lavoratori della laguna «Da oltre un anno e mezzo abbiamo chiesto un tavolo di confronto sul problema della nebbia, in cui fossero coinvolti l azienda Actv, ma anche tutti gli operatori della laguna, oltre al sindaco-commissario per il motondoso, gli enti locali e il prefetto. Anche il prefetto ha sollecitato, ma finora non abbiamo avuto riscontri». Enea Passino, segretario dell Utl di Venezia, lancia l allarme sul tema della navigazione in condizioni di scarsa visibilità e mette in guardia sui pericoli che corrono lavoratori del settore e passeggeri. Anche perché in condizioni di nebbia la laguna, come è successo nel recente passato, è nel caos. Tutti infatti si muovono alla cieca, seguendo magari le imbarcazioni più grosse e ignorando le più elementari regole di precedenza. Da qui, prima che avvenga qualche disastro, il monito dell Ugl. Il settore soffre di un generale fenomeno di deindustrializzazione Ccnl Tessili, pausa di riflessione Secondo l Ugl di categoria è prioritario puntare sulla formazione. Il nodo della Biagi. Non più rinviabile la lotta ai marchi contraffatti L'ennesimo rinvio per il rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori del settore tessile. Tutto questo, mentre dalle pagine dei quotidiani economici, le associazioni datoriali continuano a lamentare le difficoltà del settore. Nel corso dell'ultimo incontro che si è tenuto a Milano, presso l'associazione tessile italiana, le parti hanno voluto ribadire, per l'ennesima volta, l'importanza di alimentare un circolo virtuoso nelle relazioni industriali. In un comunicato della segreteria nazionale dell'ugl Tessili, si è rimarcato la necessità di arrivare alla creazione di un osservatorio ad hoc che dovrebbe ereditare molteplici funzioni. In questo contesto, assumerebbe particolare importanza il tentativo di arrivare ad un percorso finalizzato allo sviluppo di una politica di informazione e di sostegno alle iniziative di confronto sindacale ai diversi livelli, sia di Gruppo che territoriale. Dai partecipanti al tavolo, è emersa una sostanziale convergenza sulla formazione. «Si è arrivati - hanno fatto sapere dall'ugl Tessili - alla condivisione di progetti formativi con l'individuazione di profili e degli standard professionali». Fra i temi principali dei percorsi formativi, naturalmente la sicurezza e l'igiene nei posti di lavoro. «In questo modo - si evidenzia - si arri- verebbe ad un generale miglioramento del settore e della produzione, nel rispetto della centralità della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza». Secondo la segreteria nazionale dell'ugl Tessili, il settore soffre per un generale fenomeno di deindustrializzazione, davanti al quale è assolutamente necessario intervenire con strumenti a difesa della produzione nazionale. In particolare, non appare più rimandabile l'avvio di «una serrata lotta alla contraffazione dei marchi e alla importazione e produzione illegale di merci». L'incontro di Milano è servito anche per puntualizzare lo stato dell'arte in merito all'applicazione nel settore delle riforme introdotte dalla legge Biagi. Le parti si sono soffermate, nello specifico, sulle questioni attinenti l'orario di lavoro, il part-time e le nuove forme contrattuali, ad iniziare dal lavoro a chiamata. Ma è proprio su questo punto, oltre che sulla definizione degli incrementi retributivi, da individuare nell'ambito degli accordi sulla Politica dei redditi del luglio del 1993, che si è registrato una sostanziale divergenza, tanto che le parti hanno convenuto per una pausa di riflessione. Una delegazione Ugl ha visitato la struttura Capua, un centro di ricerche aerospaziali all avanguardia La sede del Cira a Capua Un'Italia del sud all'avanguardia. Accade con il Centro italiano ricerche aerospaziali di Capua. Il Cira, questa è la sigla in acronimo dell'importante struttura, è stata visitata in questi giorni da una delegazione del nostro sindacato, che ha potuto, così, toccare con mano il livello di professionalità raggiunta dai nostri scienziati impegnati in un settore tanto importante per gli sviluppi del futuro. «Si deve vedere con i propri occhi per rendersi conto della vastità e dell'importanza di quanto si sta facendo a Capua». Il commento entusiasta è del segretario dell'unione territoriale di Caserta, Giuseppe Marro, che nella sua visita al Cira è stato accompagnato dal responsabile territoriale dell'ugl Metalmeccanici, Luigi Greco. Ad accogliere la delegazione dell'ugl, il nostro rappresentante sindacale in azienda, l'ingegnere ricercatore Antonio Concilio, mentre le attività che si svolgono nel Centro sono state illustrate dal direttore generale, Massimo Cavaliere, e dal responsabile delle relazioni esterne, Carmine De Rosa. «È importante sottolineare l'entusiasmo che anima i tanti ricercatori che operano nel Cira - ha aggiunto Marro - cosa che ha contribuito a fare del Centro un fiore all'occhiello». Secondo Marro, ciò è stato possibile grazie alla presidenza di uno scienziato, quale il professor Vetrella, «il quale ha dimostrato che anche con una gestione pubblica si possono raggiungere risultati di eccellenza, tanto da poter competere, sotto molti profili, con la stessa Nasa». Nel futuro del Cira, vi è la definizione del Programma nazionale di ricerche aerospaziali. Concludendo la visita, Marro ha, infine, auspicato che «si arrivi presto alla fusione fra il Cira e l'asi, l'agenzia spaziale italiana, cosa per la quale l'ugl non mancherà di impegnarsi». AVITERBO SUCCESSO DEGLI AUTOFERROTRANVIERI Vola a Viterbo l Ugl, che conquista la vittoria assoluta alle elezioni delle Rsu della Francigena srl, la società delle autolinee urbane comunali. Si sono infatti state rinnovate, nei giorni, le rappresentanze sindacali unitarie dell azienda e la lista del nostro sindacato ha raccolto il 46% dei consensi, conquistando due seggi. L altro seggio disponibile è andato alla Cgil. Primo sindacato alla Francigena, dunque, con l ottima performance di Rossano Baccelloni e Giuseppe Francesco Calabrese. «Si è trattato di un risultato importante ha commentato Marcello Polleggioni, segretario provinciale dell Ugl-Autoferrotranvieri che conferma l impegno del nostro sindacato e la fiducia che i lavoratori hanno deciso di accordarci, una fiducia che continueremo a ripagare come sempre». L Utl di Ascoli: combattare il declino In difesa del lavoro e dell economia Un'intera comunità scende in piazza per difendere il proprio lavoro. Dopo l'abruzzo, nel quale si è manifestato nelle scorse settimane, e l'umbria, dove ci si è stretti intorno ai lavoratori della Ast di Terni, anche i marchigiani hanno voluto lanciare un messaggio chiaro: istituzioni e lavoratori, senza distinzioni di sorta, sono impegnati nella difesa dell'economia e dell'occupazione. È accaduto lo scorso 20 febbraio, quando migliaia di lavoratori, studenti e semplici cittadini hanno voluto significare le loro preoccupazioni per il prossimo futuro. Già nei mesi passati, il nostro sindacato, anche nel corso di alcune iniziative pubbliche, aveva lanciato il grido d'allarme sulla situazione che si stava creando nelle Marche, ove la produzione locale, forse più che in altre regioni, sta subendo pesantemente gli effetti della globalizzazione, con molte a- ziende multinazionali che hanno abbandonato il territorio per rivolgersi ai più convenienti mercati dell'asia orientale. «È stata una scossa salutare» ha subito commentato il segretario dell'unione territoriale di Ascoli Piceno, Giuseppe Marucci. «Con questa manifestazione unitaria - ha continuato il nostro dirigente sindacale - si è stato messo in primo piano il drammatico declino industriale del territorio». Secondo Marucci, infatti, «è in gioco il futuro di tutta la comunità picena», in quanto è molto stretta l'interdipendenza fra la grande industria e l'indotto. In uno scenario sicuramente difficile, il segretario dell'unione territoriale di Ascoli trova, comunque, dei motivi per essere fiducioso. «La massiccia partecipazione di tanti lavoratori - ha detto Marucci - rappresenta un importante segnale di svolta. Il 20 febbraio non è una data di arrivo, quanto, piuttosto, un punto di partenza: l'inizio di un patto per lo sviluppo capace di ridisegnare lo scenario delle nuove opportunità industriali». Quella di Marucci vuole essere «una chiamata a tutto campo di istituzioni, forze sociali, imprenditoriali e politiche per fermare il declino industriale e rilanciare lo sviluppo, oltrepassando l'attuale difficile nodo strutturale». Secondo il nostro dirigente locale, occorre, piuttosto che andare a ricercare i colpevoli nel mondo della politica attuale e passata, guardare avanti. «Non possiamo arenarci nella dietrologia - ha invitato Marucci -; dalla piazza, dove sempre scocca la scintilla che avvia la macchina del fare, dobbiamo passare subito al tavolo concertativi per delineare in schemi concreti ed operativi di sviluppo virtuoso di sviluppo industriale». In questo senso, il nostro responsabile dell'unione territoriale di A- scoli, ha apprezzato la presenza nel corteo del presidente della provincia, Colonnella, e del capogruppo di Alleanza nazionale nel consiglio comunale cittadino, Giannelli. Lo stesso Marucci si è, invece, detto dispiaciuto per l'assenza del sindaco, che, in qualunque modo voglia essere considerata, «è sbagliata».

10 sindacato - stati generali 1 marzo Gravi disparità di trattamento tra Forze dell ordine civili e militari Poliziotti senza "privilegi" Ugl-Chimici per la Val Bormida La Segreteria Nazionale dell Ugl-Chimici, assieme alla nostra Unione di Savona, ha partecipato presso l aula consiliare del comune di Cengio alla riunione indetta dal commissario delegato per la conferenza di servizio relativa ai progetti di bonifica della Val Bormida. Le aziende interessate sono la Aquater, la Syndial, l Enipower e la Cestar. Durante la presentazione dei piani di bonifica sono emerse alcune inadempienze di carattere tecnico quali il posizionamento dei previsti strumenti per misurare la profondità dell acqua di falda, che risulta contaminata con arsenico e fenolo. Per questo la Segreteria Nazionale dell Ugl-Chimici sollecita, pur trattandosi ancora di una fase preliminare, la velocizzazione di tutte le procedure di recupero ambientale, anche perché il perdurare di tale situazione inciderà fortemente sui lavoratori interessati che vedono allontanarsi l auspicato rilancio occupazionale della Val Bormida. Il problema riguarda, in particolare, il riconoscimento della pensione privilegiata. Rinnovamento sindacale per l Ugl avvia una importante battaglia Nonostante i recenti pronunciamenti della Sezione Centrale di Appello della Corte dei Conti e l evidente quanto inaccettabile disparità di trattamento che danneggia i poliziotti rispetto ai militari (ivi compresi carabinieri e finanzieri), non si registra alcuna decisiva iniziativa per risolvere la questione del mancato riconoscimento della pensione privilegiata in presenza di una causa di servizio ascritta a tabella, secondo le vigenti normative. «E appena il caso di ricordare sottolinea Paolo Varesi, segretario nazionale di Rinnovamento Sindacale per l Ugl e responsabile della Federazione Polizia Penitenziaria della Confederazione come tale grave e persistente disparità di trattamento abbia creato un diffuso malessere tra il personale della Polizia di Stato e fatto crescere legittime aspettative che non possono più essere tradite». Si consideri, in proposito, che la Terza Sezione Centrale d Appello della Corte dei Conti, con sentenza del 16 marzo 2002, ha accolto il ricorso di un poliziotto in pensione, riconoscendo il suo diritto alla pensione privilegiata ex art. 67 del Dpr 1092/73. In considerazione di ciò, Rinnovamento Sindacale ha provveduto ad attivare dirette e concrete i- niziative parlamentari finalizzate alla predisposizione di un intervento legislativo d urgenza che riaffermi la perfetta parità di trattamenti pensionistici tra militari e poliziotti, assicurando a questi ultimi il recupero degli arretrati, oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria. Tutto questo dovrà avvenire con procedure d ufficio attivate automaticamente dalle amministrazioni di appartenenza. Sull iter e sull esito di questa iniziativa, informeremo tutti gli interessati in tempo reale. Importante risultato ottenuto grazie all Ugl-Fedep EX LSU, PROROGA FINO AL 31 DICEMBRE 2004 Grazie anche all iniziativa dell Unione Generale del Lavoro, il Senato ha approvato nel cosiddetto Decreto mille proroghe, l articolo 23 quinquies che differisce al 31 dicembre 2004 la scadenza del rapporto di lavoro per le centinaia di ex lavoratori socialmente utili in servizio con contratto a tempo determinato presso Inail, Inps, Inpdap. In un primo momento, il Ministero dell Economia aveva espresso parere sfavorevole per carenza di copertura finanziaria e soltanto grazie all azione repentina dell Ugl Fedep, l articolo è stato riproposto con la necessaria copertura. L Ugl continuerà la sua battaglia, insieme ai lavoratori interessati, fino alla stabilizzazione del loro rapporto di lavoro con contratto a tempo indeterminato. Catania, siglata un intesa La Cesame verso una svolta? Un importante protocollo d intesa è stato siglata a Catania tra sindacati, istituzioni e azienda per la Cesame, l azienda di sanitari siciliana in crisi di tempo. Oltre 300 lavoratori sperano adesso che la situazione possa migliorare e, soprattutto, che la produzione possa ripartire. I provvedimenti di cassa integrazione previsti dureranno un massimo di sei mesi. Nel protocollo d intesa siglato dall Ugl, Cgil, Cisl e Uil insieme al commissario straordinario dell azienda e alle istituzioni regionali, provinciali e comunali, si conviene di riconoscere prioritari gli obiettivi della salvaguardia della unità produttiva; della salvaguardia dei livelli occupazionali: del rilancio dell immagine dell azienda; della collocazione dell azienda sul mercato a compagini imprenditoriali di alto profilo ed affidabilità. Questi obiettivi devono essere perseguiti attraverso interventi sul top management, sulla riorganizzazione della struttura piramidale a- ziendale e sulla riqualificazione del personale; riattivazione dell attività commerciale; ricorso ad ammortizzatori sociali di natura temporanea e collegati ad esigenze produttive ed opportunità di mercato; impiego di risorse interne anche per alcune attività esterne; apertura di un tavolo tecnico finalizzato a migliorare la produttività azienda e razionalizzare i relativi costi; ricerca di nuove risorse finanziarie; eventuale dismissione di Cesame 2; miglioramento della procedura di recupero crediti; riduzione del magazzino prodotti. Prosegue l agitazione dell Ugl-Mare Il 5 marzo scioperano i lavoratori del Tct di Taranto Prosegue l agitazione dell Ugl-Mare per i lavoratori del Tct di Taranto, che nella giornata del marzo si a- sterranno dalle proprie mansioni con una azione di sciopero. Il segretario nazionale di categoria, Dino Russo, si è dichiarato «assolutamente insoddisfatto» per la mancanza di volontà ed interesse da parte della Terminal Contenitori del porto di Taranto in ordine a tutta una serie di importanti problematiche. In particolare, restano L Utl di Latina, dopo le denunce del 2002, pronta ad altre mobilitazioni Tecnoprima, ancora intossicazioni per i lavoratori irrisolti i nodi delle mansioni, dell inquadramento professionale, dell adeguamento dell orario di lavoro a 36 ore settimanali a partire dal 2004 e della flessibilità. «Per la continua disapplicazione delle norme del ccnl vigente spiega Russo -abbiamo indetto lo sciopero per la giornata del 5 marzo». Le modalità dell agitazione prevedono l astensione dei turnisti per una ora o due all inizio e alla fine del proprio turno. E di questi giorni la notizia dell intossicazione dei lavoratori della Tecnoprima, l azienda di Latina che produce materiali plastici. L Unione Territoriale del nostro sindacato aveva già denunciato, nel marzo 2002, la grave situazione dei dipendenti, visto che le normative di base per la sicurezza e l igiene del lavoro risultavano scarsamente applicate. Dopo la denuncia dell Ugl, gli ufficiali giudiziari si sono recati in fabbrica siamo al maggio 2002 riscontrando la presenza di sostanze chimiche pericolose nei reparti produttivi di verniciatura e stampaggio. Dalle verifiche, inoltre, è risultata l assenza di prove circa lo svolgimento delle prove antincendio, obbligatorie ai sensi delle vigenti disposizioni di legge. Gli ufficiali giudiziari intimarono alla Tecnoprima di eliminare le irregolarità entro trenta giorni. Questa la breve storia che ci riporta ai nostri giorni, con l intossicazione dei lavoratori che abbiamo accennato. «E passato un anno da questi controlli dice Filippo Frezza, segretario provinciale dell Ugl-Metalmeccanici e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L Unione Generale del Lavoro è stata l unica organizzazione sindacale ad aver denunciato l azienda». A- desso, la battaglia continua. Anche perché la salute dei lavoratori è al primo posto nelle rivendicazioni dell Ugl. L iniziativa dell Ugl-Agroalimentari Cosenza: aggiornamento sulla Legge Biagi Si è svolto, ad Altomonte (Cosenza), un corso di aggiornamento sulle problematiche della legge Biagi. L iniziativa è stata organizzata dall Ugl Agroalimentari e vi hanno preso parte numerosi sindacalisti e responsabili delle varie categorie dell Utl di Cosenza. Durante l incontro è stata annunciata e promossa la formazione de la rappresentanza positiva, un corso di formazione a distanza voluto dal Coordinamento Donne dell Ugl. All iniziativa, che ha visto in cattedra il responsabile nazionale dell ufficio formazione quadri della Confederazione, Paolo Capone, erano presenti tra i tanti il segretario nazionale dell Ugl Agroalimentari, Rolando Vicari, il coordinatore territoriale Pietro Civale, i componenti della segreteria regionale Forestale Domenico Russo e Domenico Baldino, il supervisore dell Enas della provincia di Cosenza Gregorio De Luca, Franco Mazzuca per l Utl della cittadina calabrese e il responsabile zonale dell Ugl di Altomonte, Giuseppe Brogni.

11 sindacato - stati generali 1 marzo Importante iniziativa dell Ugl-Terziario per spiegare il Ccnl di categoria Portieri, un CONTRATTO innovativo Una sala gremita di addetti del settore e iscritti al nostro sindacato ha fatto da cornice al convegno promosso dall Ugl Terziario e dedicato al nuovo contratto dei portieri. All iniziativa, svoltasi lo scorso 24 febbraio all Hotel Diana a Roma, hanno preso parte il vice segretario generale dell Ugl e responsabile nazionale della Federazione Terziario, Renata Polverini; Mario Al dibattito ha partecipato il vice segretario generale dell Ugl, Renata Polverini. L attenzione è stata posta sulle novità introdotte dalla Legge Biagi Gaetani, dirigente della Federazione Ugl Terziario; Marco Pepe, coordinatore nazionale Ugl Servizi Privati; Vincenzo Caratelli, responsabile provinciale romano dell Ugl Servizi Privati; Giuliano Bologna, componente del Civ dell Inail; Renzo Cardella, coordinatore della commissione nazionale di Confedilizia; Fabrizio Carrega, responsabile amministratori di condominio. Un contratto importante, quello siglato dall Ugl Terziario lo scorso 10 dicembre, che riguarda ben dipendenti da proprietari di fabbricati, cioè portieri ed addetti ai servizi. Un ccnl innovativo, soprattutto nelle materie dell inquadramento e dell orario di lavoro, visto che oggi il portierato è chiamato a svolgere attività e mansioni più articolate rispetto alla tradizionale custodia dell immobile. «Quello che abbiamo cercato di studiare con attenzione ha detto Renata Polverini è l impatto violento che la legge Biagi ha avuto soprattutto per alcune categorie di lavoratori, a cominciare dai portieri. Credo che da parte di tutti, dalle associazioni datoriali alle organizzazioni sindacali, serva un maggior impegno per comprendere quanto questa nuova legge impatti sulla vita delle persone. Lo sforzo dell Ugl è sempre stato teso ad una applicazione di queste nuove regole in considerazione delle tipologie di lavoro. Ad esempio, il contratto di sommininistrazione, che a noi non piace, non può in ogni caso essere e- steso in maniera generica. Grazie all azione del nostro sindacato, abbiamo impedito che settori come la vigilanza privata e i trasporti fossero toccati da questa nuova tipologia di contratto. L orario ripartito, invece, rappresenta una interessante opportunità per i portieri, che possono tanto per dirne una scambiarsi tra marito e moglie». Tornando ancora sui portieri, il vice segretario generale dell Ugl ha riconosciuto l importanza dell ultimo contratto firmato, con particolare riferimento alle novità legislative intervenute con la Riforma Biagi e il Dlgs 66/03 sull orario di lavoro: «in fase di contrattazione ha affermato Polverini occorre stabilire delle griglie per i singoli istituti, visto che per altro la Biagi contiene in tal senso dei precisi rimandi. Nel caso dei portieri, ad esempio, c è la questione della reperibilità. E anche sulle ore di straordinario, occorre sempre valutare che per alcune categorie di lavoratori, come i portieri e gli addetti alla vigilanza, questo istituto è necessario anche come fonte di reddito aggiuntivo. Per altre invece, penso al settore delle comunicazioni, le cose sono diverse». Renata Polverini ha, inoltre, ringraziato tutta la Federazione Terziario dell Ugl che negli ultimi tre anni è cresciuta molto in Nella foto accanto, da sinistra, Mario Gaetani, dirigente della Ugl-Terziario, Renzo Gardella, coordinatore della Commissione nazionale di Confedilizia, Renata Polverini, vice segretario generale dell Ugl, Vincenzo Caratelli, responsabile provinciale romano dell Ugl-Servizi privati, Marco Pepe, coordinatore nazionale Ugl- Servizi privati,fabrizio Carrega, responsabile amministratori di condominio e Giuliano Bologna, componente del Civ Inail termini di i- scritti, a conferma dell impegno e della professionalità del sindacato e dei suoi rappresentanti. Il dibattito sul contratto dei portieri è stato molto interessante ed è stato ben moderato da Mario Gaetani. Il dirigente dell Ugl Terziario non ha mancato di sottolineare come i mutamenti intervenuti nel settore della proprietà immobiliare, a causa della crescente dismissione degli enti pubblici e delle grandi proprietà aziendali, «hanno determinato una contrazione del numero dei portieri. A tutto questo occorre aggiungere la diffusione di consorzi, residence e complessi immobiliari e le citate novità legislative della Biagi e del decreto 66/03, fattori che ci hanno spinto a lavorare per un contratto che prevede importanti novità». Un contributo importante è venuto anche da Confedelizia, presente col dottor Renzo Gardella: «questo contratto ha asserito è abbastanza complicato e da parte di tutti c è la necessità di studiarlo a fondo. Una delle particolarità si è determinata con il Dgls 66/2003, entrato in vigore proprio durante le trattative. Questo decreto, come è noto, stabilisce che l orario di lavoro settimanale, per tutte le categorie, dev essere di 40 ore più 8 di straordinario. Marco Pepe, nel suo intervento, ha parlato di «un contratto di grande interesse soprattutto nelle materie dell inquadramento e dell orario di lavoro. Nel previgente contratto, infatti, l orario era stabilito in 59 ore settimanali, mentre oggi il tetto massimo non potrà superare le 48 ore. Per i portieri senza alloggio l orario sarà portato entro il 2006 a 45 ore. Per i pulitori è fissato a 40 ore con un notevole aumento della parte economica». Pepe ha anche evidenziato come «il nuovo testo contrattuale classifichi i lavoratori in 4 categorie, A,B,C e D. Le categorie B e C restano invariate, ma nella A sono state aggiunte nuove figure professionali, come i portieri addetti alla vigilanza con mezzi telematici di particolare complessità che abbiano almeno sei schermi video. Inoltre, è stata creata ex novo la categoria D, che prevede l attività di vigilanza per i portieri negli orari non coperti dal servizio di portineria, esclusivamente negli stabili a prevalente utilizzo commerciale, i complessi residenziali e gli immobili di notevoli dimensioni». Vincenzo Caratelli, dal canto suo, ha ricordato la difficoltà, per il comparto, di essere rappresentati da sindacalisti attivi, ma ha anche posto l accento sugli ottimi risultati che la Federazione Terziario ha raggiunto, soprattutto in termini di consenso tra i lavoratori: «è importante ha asserito che in questo contratto sia stato specificato l ambito territoriale nel quale va esercitata la contrattazione di 2 livello, quello cioè regionale. E proprio in questa sede occorrerà operare e trovare un compromesso per l orario di lavoro. La riduzione dell orario viene vissuta da molti condomini in maniera non positiva. Noi stiamo cercando di far comprendere che il nuovo istituto della reperibilità, che prevede 12 ore settimanali, va incontro a tutte le esigenze del condominio e determina condizioni di lavoro più accettabili». Caratelli ha anche ricordato l importanza della formazione, soprattutto per le nuove figure professionali. Dopo i nostri sindacalisti, è toccato al dottor Giuliano Bologna intervenire. Come componente del Civ dell Inail, Bologna ha posto l accento sul problema degli infortuni, sottolineando come vi siano profonde differenze, sia in termini di contributi richiesti che di prestazioni effettuate, tra i portieri dipendenti privati e quelli che hanno invece un rapporto di lavoro con enti pubblici: «è una incongruenza che va sanata ha detto perché poi si determinano prestazioni diversificate da parte del nostro ente, con lavoratori che percepiscono nei primi tre giorni di malattia il 60% della retribuzione e addetti a cui è riconosciuto il 100%». Bologna ha anche fatto notare come, a suo avviso, occorra rivedere l attuale ccnl nella parte che si richiama al testo sugli infortuni del 1965, perché restano fuori i riferimenti alle normative degli ultimi anni sul danno biologico e sull infortunio in itinere. Ovviamente, sono restati esclusi i portieri e gli addetti alla vigilanza, ma nel decreto si esprime anche il concetto di orario medio/massimo. In sostanza, le ore giornaliere possono anche essere superate, purché in un periodo di riferimento di 6 mesi, per il nostro contratto, la media settimanale sia sempre di 48 ore». E sulla questione dell orario di lavoro è tornato, infine, anche Fabrizio Carrega, che ha espresso la posizione degli amministratori di condominio: «noi spesso ha affermato ci troviamo in mezzo tra le esigenze dei portieri e quelle dei proprietari. Nella mia attività sto cercando di far comprendere ai condomini che la riduzione dell orario di lavoro non comporta problemi e che il ruolo del portierato, con le nuove figure previste, assume una importanza sempre maggiore». Massimo Montebove

12 controcanto globale 1 marzo GLI OGM (ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI) CONTRO LA BIODIVERSITÀ Se non sappiamo cosa mangiamo, non sappiamo veramente chi siamo di Aldo Ercoli Si chiama terapia genica. Si modifica un gene (ossia il Dna) di un organismo vegetale (ma anche animale) per cambiarne la natura, per creare un essere diverso. Niente a che vedere con gli incroci botanici di Mendel, vero scienziato acclamato solo dopo molti anni dalla sua morte. Lui, Mendel, aveva solo il torto di essere un semplice frate che lavorava da solo in un chiostro di un monastero. Oggi gli scienziati lavorano in gruppo per proporci questo nuovo toccasana che finirà per distruggere definitivamente gli equilibri di biodiversita su cui è nato ed ha vissuto il nostro pianeta. Dietro il progetto di modificare geneticamente alimenti quale il grano, il mais, il riso ed ogni coltura ogricola c è sempre un brevetto, un marchio di fabbrica, la voce del padrone. Ma si può dire tutto ciò? No. Perchè scoprire gli altarini? Brevetto significa guadagno. Non sono forse brevettati i farmaci contro l Aids? E non ne muoiono forse a migliaia in Africa? Tanti poveri cristi che non possono comprarsi i farmaci? Brevetto significa non riproducibilità. È mio e me lo tengo. Ci guadagno sopra e basta. Se vuoi paga altrimenti sono affari tuoi. Ma si può pensare così a voce alta? No, non è possibile. Meglio capovolgere il discorso e dire che migliaia di persone muoiono di fame e che noi dobbiamo fare qualche cosa per salvarli. Con gli ogm si possono ottenere alimenti vegetali resistenti alle siccità ed agli insetti con maggior raccolti a minor prezzo. Ma chi ci guadagna? Chi dirige le operazioni? Non finirà che ci saranno pochi padroni e tanti schiavi che continueranno a morire di fame? Siamo poi sicuri che i nuovi organismi geneticamente modificati siano innocui? Che certezze abbiamo? In verità nessuna, perché nussuno studio, a lungo raggio, è stato mai fatto. In pratica le cavie gratuite saremo sempre e solo noi. Con il rischio, anzi la certezza, della completa distruzione di o- gni altra coltivazione naturale soprattutto quella di tipo biologico. Abbiamo tanto voluto il biologico per rispettare il creato, u- niformarci alle leggi della natura. Curare il simile con il simile. Senza antiparassitari, anticrittogamici, insetticidi e veleni di ogni sorta. Avevamo detto basta a tutto questo. Non ci aspettavamo però che nuovi mostri (gli ogm) dalla faccia perbene (lo facciamo per salvare l umanità) potessero dare il colpo finale al moribondo pianeta terra. Se sarà così non vivremo solo in una fogna a cielo aperto in cui sarà sempre più facile continuare ad inquinare ma anche con gli spettri ed i fantasmi di un futuro senza più leggi. Non sapremo più che cosa mangiamo. Non sapremo più chi veramente siamo. Forse saremo solo dei mostri come quelli che abbiamo volutamente creato, come gli ogm. E ci pentiremo allora, ancora una volta, di essere andati contro natura. Il sindacalismo come aristocrazia rivoluzionaria di Andrea Marcigliano La critica rigorosa e radicale -dei fondamenti i- deologici della società capitalista, condusse, dunque, Angelo Oliviero Olivetti ben oltre i confini propri dell analisi marxista. Un andare oltre che ben presto si configurò come un esplicito ripudio del marxismo tout court, logica conseguenza della posizione assunta dal teorico del sindacalismo rivoluzionario nei riguardi della cultura dell illuminismo. Quell illuminismo razionalista che Marx aveva riconosciuto nonostante tutto come fondamento implicito ed innegabile della sua stessa analisi, avendo a- vuto l illuminismo ideologia borghese per eccellenza - l indiscutibile merito di aver sgombrato il campo da ogni forma di oscurantismo, sradicando, in sostanza, la politica da ogni fondamento mitico. Ma Olivetti - come abbiamo già accennato muovendo dalla critica del capitalismo di matrice marxista, osò spingersi sino alla critica dei fondamenti culturali e teorici di questo. Che, in quanto tale, non poteva non risolversi in una critica e al contempo in un rifiuto radicale di tutta la cultura dell illuminismo. Un rifiuto, anzi una demolizione sistematica dell ideologia dei Lumi che, tuttavia, nulla aveva in comune con le polemiche della tradizione di pensiero controrivoluzionario o reazionario che fosse. Olivetti non approdò, né prese le mosse, dai Doloso Cortès o dai Solaro della Margherita, nulla nel suo pensiero è, in qualche modo ascrivibile, ad una temperie controrivoluzionaria, ad un anti-illuminismo di matrice vetero-conservatrice. All opposto, egli rappresenta, nell ambito della cultura italiana del primo 900, un atteggiamento filosofico per molti versi completamente nuovo, nel quale la critica dell illuminismo è il portato del rigetto di quel razionalismo algido di sé pago e compiaciuto, che a- veva informato in modo crescente gli ultimi secoli della vita intellettuale europea. E che era, infine, culminato, in quel positivismo nel quale l Olivetti identificava l ideologia fondante del capitalismo borghese. In sostanza, Olivetti si mosse sulla stessa linea di quella parte della cultura europea - di fine secolo XIX ed inizio XX - che operò nel segno di una profonda frattura con il dettato del razionalismo e del sostanziale materialismo che a- veva connotato forma mentis comune a partire dal tardo 600. Una linea che si era incarnata nelle figure dei grandi irregolari dell arte e del pensiero, da Nietzsche a Verlaine, da Stirner a Wagner la linea, insomma, di quello che viene solitamente indicato come l irrazionalismo europeo. Definizione impropria e fuorviante, ché non di irrazionalismo realmente si trattò, quanto piuttosto di un riappropriarsi di ragioni altre da quelle meramente intellettuali, le ragioni del sangue e del cuore, le ragioni della passione ed il Olivetti si mosse sulla stessa linea di quella parte della cultura europea - di fine secolo XIX ed inizio XX - che operò nel segno di una profonda frattura con il dettato del razionalismo e del sostanziale materialismo che aveva connotato forma mentis comune a partire dal tardo 600 Georges Sorel senso del mistero un riscoprire la complessità e quindi la contraddittorietà dell uomo e della società in cui questo vive e si organizza. Rottura con i letti di Procuste delle pur grandi e suggestive architetture intellettuali ed ideologiche dei secoli appena trascorsi e rivendicazione, orgogliosa e disperata insieme, di una solitudine titanica, di un grado zero della cultura e della storia che veniva ad incarnarsi, finalmente, nell esperienza di un mondo, di una società alienata, ormai, da ogni vincolo e supporto tradizionale e che, pure, necessitava di trovare un nuovo centro, un nuovo fulcro di forza su cui rifondarsi. Dal quale prendere nuovo slancio vitale e creativo insieme. Per far questo era, però, necessario far tabula rasa, spazzare via non come credevano i marxisti ortodossi le ultime vestigia del mondo antico, ma anzi proprio quella cultura, quel razionalismo-illuminista su cui si fondava il capitalismo borghese e, più profondamente, l alienazione della società e dell uomo contemporaneo. Di qui l approdo di Olivetti al pensiero di Sorel, troppo spesso frainteso come esaltazione della violenza rivoluzionaria o dell uso della violenza come levatrice della storia. In realtà la concezione della violenza soreliana va trasferita da un piano meramente fattuale ad un altro, che potremmo definire etico e, per certi aspetti anche metafisico. Per violenza andava intesa e correttamente così la intese l Olivetti l irrompere della forza creatrice e germinatrice nella vita in una realtà asfittica ed ormai in avanzato stato di putrefazione. Violenza è quella della natura che distrugge e crea, che trasforma ogni cosa in un moto incessante, infaticabile. Processo di distruzione/rigenerazione che si trasferisce dal piano fisico a quello etico e da questo a quello politico. Di qui, anche, il particolarissimo socialismo aristocratico che Olivetti distaccatosi ormai in modo definitivo da ogni forma di ortodossia - andò progressivamente elaborando. Ché il mondo nuovo generato da una rivoluzione purificatrice aveva, appunto, bisogno di una nuova aristocrazia che guidasse e portasse a compimento il processo rivoluzionario. Una aristocrazia, però, non più di retaggio o di denaro. Una aristocrazia che fosse davvero espressione del senso etimologico della parola, élite rivoluzionaria, avanguardia di un nuovo ciclo storico. Una a- ristocrazia che doveva sorgere e forgiarsi nelle lotte rivoluzionarie, nelle battaglie del sindacalismo così come quella antica aveva avuto origine nei secoli terribili e magmatici successivi alla caduta dell Impero Romano. E ad una nuova caduta, ad una nuova svolta epocale ci si trovava, secondo, Olivetti, di fronte. Una svolta radicale della storia, o meglio, la conclusione di un ciclo storico e l av- vio di un altro. Concezione ciclica della storia, dunque, in netta antitesi ad ogni linearità storicista e progressista; un riallacciarsi del teorico del sindacalismo-rivoluzionario al filone del pensiero classico ed allo stesso Vico, la storia come succedersi di cicli, la visione organicista della realtà sociale. Ad Olivetti, infatti, la società appariva come un vasto organismo vivente il Macroantropos della tradizione greca che, come tale, conosceva un processo di nascita, sviluppo, decadenza e morte. Ma dalla morte, poi, si ingenerava, sempre e comunque, un nuovo organismo, rinnovato nella sua energia spirituale e nella sua forza vitale. Nel sindacalismo-rivoluzionario Olivetti intuì, dunque, le potenzialità di una nuova élite, di una rinnovata a- ristocrazia capace di assumere la guida della società e di portarla ad attraversare il necessario processo di morte e rigenerazione. Posizione che lo avvicinò, sostanzialmente, ai teorici dell elitismo i- taliano, a Mosca, a Pareto, a Michels. Elitismo la cui influenza sul configurarsi del movimento sindacale e soprattutto delle sue avanguardie d inizio 900 non deve e non può venire sottovalutata. In effetti, i sindacalisti-rivoluzionari ebbero per lo meno nei loro esponenti di maggior caratura e spicco - sempre chiara l idea di essere e rappresentare l avanguardia e la guida di un processo di trasformazione radicale della società, volto a risolvere le aporie e le ingiustizie proprie di quel capitalismo borghese che era sorto con la rivoluzione industriale e che si era poi affermato come portato dell 89 francese. Ma fu tra loro proprio Olivetti quello che con maggior chiarezza i- dentificò il senso ultimo, epocale di questa svolta epocale. E quindi di questo loro dover essere, ad un tempo, avanguardia delle masse proletarie e nuova aristocrazia rivoluzionaria. Una chiarezza frutto di lucida disamina intellettuale che pone O- livetti come il più articolato e deciso contraltare delle posizioni dell ortodossia marxista-leninista e- spresse, di lì a non molto, nel pensiero di Antonio Gramsci. Per Gramsci, infatti, il processo storico inteso in senso deterministica dell avvento ed affermazione del proletariato andava necessariamente organizzato nella forma del partito, che assumeva l aspetto impersonale e gelido di un nuovo principe, o meglio di un principe dei tempi moderni capace di far trionfare sempre e comunque le ragioni dell organizzazione socialista delle masse su quelle dell individualismo borghese. Al contrario, per Olivetti, era la scelta etica dei singoli uomini scelta di coscienza, scelta di destino che portava al formarsi di una nuova é- lite in grado di dirigere le masse irrompenti nella storia come i barbari nella decadenza dell Impero Romano verso la terra promessa della giustizia sociale e di un sistema politico totalmente nuovo, prodotto di fantasia e volontà creatrice. (2. continua)

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