La certifi cazione etica SA8000 Casi di imprese lombarde e italiane a cura di Andrea Mezzadri

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1 Industria, Piccola e Media Impresa e Cooperazione La certifi cazione etica SA8000 Casi di imprese lombarde e italiane a cura di Andrea Mezzadri Un edizione di ALTIS e Regione Lombardia

2 2 La certifi cazione etica SA8000 Casi di imprese lombarde e italiane a cura di Andrea Mezzadri

3 INDICE PREFAZIONE 3 INTRODUZIONE 5 PARTE PRIMA: LO STANDARD SA Alle origini di SA I requisiti di SA8000 e la situazione italiana Il requisito relativo alle procedure: la novità per le PMI Costi e benefici per le aziende Il processo di certificazione 25 copyright 2008 Università Cattolica del Sacro Cuore ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società Via S. Vittore, Milano Tel Fax altis@unicatt.it Sito: Regione Lombardia Direzione Generale Industria, PMI e Cooperazione Via Taramelli Milano Tel Fax Sito: 6. SA8000 nel mondo, in Italia e in Lombardia 29 PARTE SECONDA: CASI DI ADOZIONE DELLA SA8000 NELLE PMI LOMBARDE E ITALIANE 35 Casi Lombardi 37 CASO MARIANI spa 39 CASO PULISTAR srl 44 CASO TIPOGRAFIA GALLI srl 48 Casi di altre Regioni 53 CASO GRUPPO BOLZONI 54 CASO MOLLE INDUSTRIALI CONTE srl 61 L edizione del presente quaderno si colloca all interno dell iniziativa Borsa Progetti Sociali CONCLUSIONI 66

4 PREFAZIONE di Massimo Corsaro Assessore all Industria, Piccola e Media Impresa e Cooperazione L importanza strategica delle azioni a favore della certificazione etica di qualità per le piccole e medie imprese rappresenta uno dei punti cardine della politica fino ad ora sostenuta da Regione Lombardia per la qualificazione, in termini di competitività, delle stesse. E sufficiente scorrere il Manifesto per la Competitività, e la successiva Legge Regionale n 1 Strumenti di competitività per le imprese e per il territorio della Lombardia in vigore da febbraio 2007, per comprendere la centralità degli interventi mirati allo sviluppo della responsabilità sociale nel settore imprenditoriale. La prosperità e la produttività di un sistema dipendono direttamente dalla valorizzazione del capitale umano, tanto in termini formativi quanto sotto l aspetto dell etica del lavoro. Gli standard internazionali introdotti dalla Social Accountability 8000, relativi a sicurezza, salute, lavoro infantile, discriminazione, retribuzione e orario di lavoro - per citarne alcuni - tracciano delle linee guida cui le aziende sono chiamate a far riferimento; dei requisiti qualitativi, allo scopo di garantire risposte certe alle nuove esigenze del sistema imprenditoriale e del territorio. Ebbene, tutto ciò che può apparire ovvio agli occhi di una società altamente raffinata, quale è quella occidentale, ancora oggi trova realizzazione solo in parte. A dispetto delle rigide normative che interessano le realtà produttive nazionali, il mercato economico italiano ed europeo è ormai investito dagli effetti di una commercializzazione di prodotti realizzati nella più totale assenza di garanzie etiche per i lavoratori. Grazie anche a un vuoto legislativo sovranazionale, continua a potersi affermare, impunemente, un atteggiamento di ammissibilità delle relazioni imprenditoriali (in termini produttivi o di importazione) con realtà estere, la Cina su tutte, estranee a qualsiasi politica di responsabilità sociale. Ciò che noi sosteniamo con forza è che gli standard qualitativi dovrebbero diventare un imperativo di ordine morale, sia per quanto riguarda la gestione interna delle aziende, sia per la parte relativa ai rapporti delle stesse con partner esterni. I presupposti della responsabilità sociale in materia di lavoro, scontati - se vogliamo - per il nostro modus operandi necessiterebbero - ora più che in passato - di una formalizzazione legislativa convenzionale, proprio in considerazione del diverso panorama presentato dagli ambiti economici internazionali. Con la Legge 1 per la competitività, ancora una volta, la nostra regione si assume l onere di fare da motrice di un intero sistema che, purtroppo, non sembra aver ancora compreso a pieno le potenzialità di un approccio qualitativo alla produzione. Per poter parlare realmente di un etica del lavoro, dunque, l attuazione delle linee guida deve avvenire a 360 gradi, spingendo le realtà produttive della Lombardia ad intraprendere rapporti commerciali solo con le imprese straniere in accordo con i principi etici delineati. Grazie al progetto Partnership trilaterali. Promozione e realizzazione di iniziative congiunte tra 2 3

5 profit, non profit e Pubblica Amministrazione, approvato dalla Direzione Generale Industria, PMI e Cooperazione della Regione Lombardia, l impresa può contare su una codificazione che garantisce il sostegno e lo sviluppo della cultura della responsabilità sociale d impresa come opportunità che non confligge con le strategie aziendali orientate al mercato. A fronte degli investimenti marginali - per le aziende già di fatto in linea con i requisiti della norma - necessari al fine di ottenere la certificazione etica, garantisce alle stesse benefici di enorme rilevanza sia in termini di vantaggi esterni (agevolazione nelle relazioni con gli enti locali, punteggio supplementare nelle gare d appalto, per citarne due) quanto interni all azienda stessa, come conseguenza del miglioramento del clima aziendale che ne deriva. La presente pubblicazione riguarda la certificazione etica di qualità in base alle norme sociali internazionali, la Social Accountability 8000; la SA8000 è applicabile a qualsiasi settore merceologico e ad aziende di dimensioni diverse, e misura il grado etico e la responsabilità sociale di un impresa attraverso il rispetto di una serie di requisiti minimi riscontrabili all interno dell organizzazione aziendale. Mi auguro, pertanto, che il tentativo compiuto di dare rilievo ai casi significativi di aziende certificate SA8000 possa contribuire a far comprendere, ad un numero crescente di piccole e medie imprese, i vantaggi dell impegno sociale, da intendersi soprattutto come opportunità di business e fattore di competitività. INTRODUZIONE di Mario Molteni Professore ordinario di Economia aziendale dell Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore di ALTIS Questo Quaderno è dedicato alla certificazione sociale SA000, focalizzata sulla verifica della qualità delle condizioni lavorative all interno e a monte dei processi produttivi di un impresa. Lo standard SA8000, la cui adozione si sta diffondendo tra le imprese italiane, è stato sviluppato nel 1997, e poi rivisitato nel 2001, dal SAI (Social Accountability International), che attualmente rappresenta l ente di accreditamento internazionale a cui devono rivolgersi gli organismi terzi (tipicamente le società di consulenza) che intendono certificare le aziende. Il presente Quaderno si rivolge innanzitutto agli imprenditori e ai manager di imprese di piccole e medie dimensioni. Esso ha un obiettivo fortemente operativo, in quanto intende: illustrare i requisiti che vengono presi in considerazione per accordare la certificazione in parola; chiarire i vantaggi che le imprese italiane, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, possono ottenere mediante la certificazione; descrivere brevemente i vari step del processo del certificazione, chiarendo l impegno richiesto alle imprese che scelgono di accreditarsi. Dopo che nella sezione introduttiva del Quaderno sono affrontati questi temi, la Seconda parte propone una serie di esperienze di piccole e medie imprese - appartenenti a diversi settori - che hanno intrapreso con successo la strada della certificazione. Imprese, cioè, in cui l ottenimento della attestazione SA8000 costituisce un punto di forza per la strategia di sviluppo. In questa breve introduzione rimane da rispondere a una fondamentale domanda: perché nell attuale contesto economico e sociale sta assumendo rilevanza una certificazione come SA8000? Perché una nuova incombenza per le imprese, se solo fino a dieci anni fa non c era nulla di simile nell agenda della Direzione aziendale? Di fronte a questi interrogativi, bisogna innanzitutto prendere coscienza del fatto che fenomeni come la globalizzazione, l emergenza ambientale, l ascesa del movimento volto a promuovere i diritti dell uomo e le pari opportunità, hanno allargato i confini di ciò rispetto al quale l impresa deve rendere conto. Un esempio su tutti: se fino a qualche anno fa l impresa doveva rendere conto solo delle condizioni di sicurezza dei collaboratori impegnati all interno dei propri stabilimenti (per altro meno di adesso e ancor meno di quanto sarà - giustamente - richiesto in futuro), ora non può trascurare la qualità del lavoro realizzato a monte dei propri processi produttivi. 4 5

6 Alla ricerca del vantaggio competitivo, infatti, le imprese occidentali (e quelle italiane non fanno certo eccezione) ricorrono in misura crescente a fornitori - di materie prime, di componenti, di fasi di lavorazione, di servizi - localizzati in Paesi a basso costo della manodopera. Tali Paesi sono per lo più connotati da livelli di tutela dei diritti dei lavoratori ben al di sotto degli standard tipici dei Paesi industrializzati (standard esplicitati in numerosi documenti di organismi internazionali, in primis le Convenzioni ILO). Così le nostre imprese si trovano a essere in qualche modo complici dei comportamenti dei propri fornitori remoti: condizioni di sicurezza inaccettabili, utilizzo di lavoro minorile, orari di lavoro eccessivi, salari insufficienti, instabilità del lavoro e delle retribuzioni, mancanza di libertà associativa, lavoro femminile non tutelato, minacce, abusi fisici, psicologici e sessuali. Tale complicità costituisce certamente per la Direzione dell impresa un problema morale che interpella le coscienze. Ma anche i vertici più spregiudicati non possono ormai evitare di prendere posizione di fronte a questa situazione: lo sviluppo dei consumatori critici (attenti cioè non solo alla qualità dei prodotti, ma anche alle modalità con cui sono realizzati), la finanza etica (che investe solo in imprese attente alle problematiche sociali e ambientali), l attenzione dei media fanno sì che alla qualità della supply chain si accompagni in misura crescente un rischio economico per l impresa. Lo testimoniano i numerosi casi di boicottaggio che hanno interessato - a partire dai primi anni 90 - alcune tra le più note multinazionali europee e statunitensi a seguito della scoperta di situazioni di abuso dei diritti dei lavoratori nei siti produttivi delle rispettive catene di fornitura. Come le imprese hanno risposto alle crescenti pressioni dell opinione pubblica? Una lezione ci viene dal contesto anglosassone, che - anche in virtù della maggiore esposizione all arena internazionale - per primo si è mosso su queste tematiche. La prima risposta fornita da non poche imprese è stata l introduzione di codici etici contenenti norme relative sia al funzionamento interno sia ai rapporti con soggetti terzi. Queste imprese si sono inoltre impegnate in azioni volte a verificare il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori nelle fasi a monte della propria catena del valore. In una seconda fase, a partire dalla fine del secolo scorso, nel Nord Europa e negli Stati Uniti sono sorte le cosiddette iniziative multistakeholder di monitoraggio della supply chain, nel tentativo di superare i limiti dell azione realizzata dalle singole imprese. Tali iniziative sono state poste in essere da enti che rappresentano e valorizzano il contributo delle diverse categorie di soggetti implicate nel problema: ovviamente le imprese, ma anche le organizzazioni non governative (impegnate nella tutela dei diritti umani), le forze sindacali (interessate sia alla promozione delle condizioni di lavoro in ogni parte del mondo, sia alla tutela dei posti di lavoro nei Paesi occidentali minacciati dal cosiddetto dumping sociale) e infine lo Stato e le istituzioni (impegnati nel promuovere la competitività del sistema Paese e la qualità etica dei beni commercializzati all interno dei propri confini). I principali vantaggi delle iniziative multistakeholder sono due: innanzitutto il più alto livello di indipendenza e autorevolezza rispetto all attività di controllo realizzata dalle singole imprese, come diretta conseguenza della composizione multi-soggetto; in secondo luogo, le economie di scala realizzate nell attività di monitoraggio, evitando che il singolo fornitore localizzato in un paese a bassa tutela dei diritti sia esaminato da più imprese a distanza di poco tempo e con approcci simili (ancorché non identici). Una terza risposta, in un certo senso alternativa alle iniziative multistakeholder, consiste proprio in una forma di certificazione quale la SA8000, in cui le attività di verifica sono realizzate dagli enti impegnati nel rilasciare la certificazione, a livello singolo o talvolta mediante iniziative di natura cooperativa. In Italia, in assenza di iniziative multistakeholder promosse anche dalle parti sociali e dalle istituzioni, è proprio la certificazione SA8000 a costituire la risposta data dalle imprese più sensibili all emergenza costituita dalla necessità di monitorare la qualità del lavoro dentro e a monte dei confini aziendali. Una emergenza di vasta portata per il nostro Paese, in considerazione del fatto che molti tra i settori trainanti dell economia italiana sono tra quelli più direttamente interessati dal tema del controllo etico della catena di fornitura: si pensi al tessile, all abbigliamento, alle calzature, ai beni per la casa. In un contesto come il nostro, che certamente non brilla per la sensibilità fin qui dimostrata dalle imprese al tema della gestione responsabile della catena di fornitura, il numero crescente di aziende che si sono sottoposte alla certificazione SA8000 costituisce un segnale incoraggiante. E ci auguriamo che questo Quaderno, rendendo noti la natura e i benefici di SA8000, possa costituire un incentivo in grado di muovere altre imprese in questa direzione. 6 7

7 PARTE PRIMA: LO STANDARD SA Titolo capitolo 9

8 1. Alle origini di SA8000 di Andrea Mezzadri L esperienza dei codici di condotta volontari da parte delle imprese iniziò a diffondersi nel mondo industriale, in particolare nei Paesi anglosassoni, già dalla metà degli anni `70. Buona parte delle aziende operanti nei settori tessile e alimentare si dotarono di regolamenti etici per gestire i rapporti con fornitori, clienti e dipendenti. Tali codici, pur avendo una struttura a grandi linee simile, erano eterogenei e poco confrontabili tra loro, oltre a non consentire verifiche da parte di terzi dell effettiva applicazione. Per ovviare al problema dell eterogeneità negli anni si sono sviluppati codici di condotta applicabili a gruppi di aziende dello stesso settore o della stessa nazione, caratterizzati dal coinvolgimento nella fase di elaborazione di organizzazioni non governative (ONG) e sindacati. Permaneva invece la scarsa verificabilità dell effettivo rispetto dei principi enunciati ad opera di un ente terzo. Nel 1995 una ricerca condotta dal CEP (Council on Economic Properties) su un campione di oltre 300 aziende evidenziò la necessità di definire un codice di condotta etica standard, che fosse valutabile e certificabile da un organismo indipendente. Due anni più tardi, nel 1997, una tavola rotonda a livello mondiale, con la partecipazione di ONG, sindacati, associazioni imprenditoriali, Università e governi portò alla nascita dello standard SA8000 e alla concomitante istituzione dell agenzia autonoma di accreditamento, il CEPAA (Council on Economic Properties Accreditation Agency). Nel 2001, a seguito della diffusione internazionale dello standard si è proceduto alla stesura di una seconda versione - attualmente in vigore - e al cambio di denominazione del CEPAA in SAI (Social Accountability International). Attualmente il SAI rappresenta l unico ente di accreditamento riconosciuto per gli organismi terzi che intendono certificare le aziende e si propone di: 1 promuovere la creazione e lo sviluppo di standard sociali che siano espressione del dialogo tra le parti interessate; favorire l implementazione a livello mondiale di standard sociali volontari da parte delle aziende; creare e mantenere un albo internazionale degli enti di certificazione accreditati e delle aziende certificate. 1 Fonte:

9 La norma SA8000 si caratterizza per la sua flessibilità in quanto può essere adottata da ogni tipo di impresa (pubblica o privata), di ogni dimensione, in qualunque settore 2 e area geografica del mondo agisca. Essa si propone di operare secondo una logica win-win, per cui il miglioramento delle condizioni di lavoro, genera valore: per le imprese, contribuendo al miglioramento dei sistemi di gestione e, in seconda battuta, delle performance economiche; per i consumatori, guidandoli verso scelte d acquisto più consapevoli; per i governi, promuovendo lo sviluppo economico a beneficio dell intera società. Rispetto all adozione di codici etici individuali da parte di singole imprese, la norma SA8000 presenta i vantaggi della confrontabilità con altre aziende, della verificabilità da parte di un ente terzo accreditato e della possibilità di estensione ai fornitori, garantendo in tal modo l eticità dell intera catena di fornitura. 2. I requisiti di SA8000 e la situazione italiana di Andrea Mezzadri Lo standard SA8000 si fonda sul rispetto da parte delle imprese di nove requisiti, riepilogati in tabella 1. I primi otto traggono ispirazione da dodici convenzioni e raccomandazioni ILO, 3 dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Convenzione ONU per i diritti dei bambini. Nel caso la legislazione nazionale vigente nel Paese in cui opera sia più restrittiva, l azienda deve applicare quest ultima. SA8000 si pone in questo senso come una garanzia minima di base, che non può essere superata da leggi locali meno rispettose dei diritti umani. Il nono requisito prevede invece la definizione di procedure gestionali che permettano l applicazione dello standard all azienda e ai suoi fornitori. Tabella 1 - Requisiti SA Lavoro infantile 2 Lavoro obbligato 3 Salute e sicurezza 4 Libertà di associazione e contrattazione collettiva 5 Discriminazione 6 Procedure disciplinari 7 Orario di lavoro 8 Retribuzione 9 Sistema di gestione Di seguito si presentano in dettaglio gli otto requisiti relativi ai contenuti 4 (il nono è affrontato nel paragrafo seguente) accompagnati da brevi note di commento relative alla situazione italiana. 2 Fanno eccezione per il momento le imprese estrattive, per le quali si stanno predisponendo linee guida ad hoc. 3 L ILO (International Labour Organization) è l agenzia specializzata ONU che segue i temi del lavoro e delle questioni sociali. In essa sono rappresentati gli stati membri delle Nazioni Unite, i rappresentanti nazionali delle organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro. 4 Adattati dalla norma ufficiale del Sai:

10 1. Lavoro infantile 1.1. L azienda non deve utilizzare o favorire il ricorso al lavoro infantile L azienda deve mantenere attive e comunicare le procedure per il recupero dei bambini trovati a lavorare in situazioni che ricadono nella definizione di lavoro infantile, fornendo in particolare supporto per la frequenza scolastica L azienda deve stabilire procedure per la promozione dell educazione dei bambini, inclusi i mezzi per assicurare che nessuno dei suddetti bambini o giovani lavoratori sia impiegato nel lavoro durante le ore scolastiche e che le ore di viaggio (da/per luogo di lavoro a scuola), sommate alle ore di scuola e alle ore di lavoro, non eccedano le dieci complessive al giorno L azienda non deve esporre bambini e giovani lavoratori a situazioni pericolose, rischiose o nocive per la salute, sia all interno che all esterno del luogo di lavoro. Nel suo ultimo rapporto globale, l ILO ha denunciato che nel mondo ci sono circa 200 milioni di bambini sfruttati, concentrati per lo più in Asia e America Latina. In Italia la situazione è migliore, anche se fonti ISTAT indicano in quasi le situazioni di lavoro minorile al limite dello sfruttamento. La certificazione affronta il problema del lavoro infantile non solo impegnando l azienda a non tenere comportamenti lesivi, ma anche spingendola a formulare politiche che diano adeguato sostegno ai bambini e alle loro famiglie (supportando per esempio i genitori in modo che il bambino possa terminare l obbligo scolastico, ecc.). Per le aziende italiane, il problema, si pone in special modo in caso di delocalizzazione o di ricorso a fornitori in Paesi in via di sviluppo. 2. Lavoro obbligato 2.1. L azienda non deve ricorrere a, né sostenere, l utilizzo del lavoro obbligato e non deve essere richiesto al personale di lasciare depositi o documenti di identità al momento dell inizio del rapporto di lavoro con l azienda. La norma comprende nel lavoro obbligato tutte quelle situazioni in cui la scelta di lavorare non è presa liberamente ma in base a un vincolo coercitivo, imposto per ragioni economiche o sessuali. L elemento discriminante, pertanto, non è la corresponsione di una retribuzione, ma l impossibilità dell individuo a una scelta libera. Tra le coercizioni non rientrano solo quelle legate a imposizioni fisiche, invero rare nei Paesi occidentali, ma anche a pressioni indebite di tipo psicologico (il mobbing), che invece sono più diffuse. L adozione della norma SA8000 può consentire di definire regole e procedure volte a evitare il verificarsi di situazioni di questo tipo. 3. Salute e sicurezza 3.1. L azienda deve garantire un luogo di lavoro sicuro e salubre e deve adottare le misure adeguate per prevenire incidenti e danni alla salute durante lo svolgimento del lavoro o in conseguenza di esso L azienda deve nominare un rappresentante della Direzione che sia responsabile della salute e della sicurezza di tutto il personale e dell implementazione dei fattori di sicurezza e salute previsti nella norma L azienda deve assicurare che il personale riceva una regolare e documentata formazione in materia di sicurezza e salute L azienda deve stabilire sistemi per individuare, evitare o fronteggiare potenziali rischi alla salute e alla sicurezza del personale L azienda deve garantire, per l utilizzo di tutto il personale, bagni puliti, accesso ad acqua potabile e appropriate strutture igieniche per la conservazione degli alimenti L azienda deve garantire che i dormitori, se forniti, siano puliti, sicuri e rispondano ai bisogni essenziali del personale. La ratio della norma è di garantire a tutti i lavoratori di poter prestare la propria opera in un luogo salubre e sicuro, senza che debbano temere per la loro incolumità. Anche se apparentemente la normativa italiana è stringente, 5 nell ultimo anno la crescita degli infortuni sul lavoro (o quantomeno della visibilità degli stessi presso l opinione pubblica) ha posto il tema al centro del dibattito in materia di politiche del lavoro. In quest ottica la certificazione SA8000, segnalando l azienda come attenta alla sicurezza e alla salute, potrebbe costituire uno strumento di differenziazione, in particolar modo nei settori più a rischio (edilizia, meccanica, ecc.). 4. Libertà di associazione e contrattazione collettiva 4.1. L azienda deve rispettare il diritto di tutto il personale a formare e aderire ai sindacati liberamente scelti e il diritto alla contrattazione collettiva L azienda deve, nelle situazioni in cui il diritto alla libertà di associazione e alla contrattazione collettiva sia limitato dalla legge, facilitare mezzi analoghi di libera e indipendente associazione e di contrattazione per tutto il personale L azienda deve garantire che i rappresentanti del personale non siano soggetti a discriminazione e che tali rappresentanti possano comunicare coi propri iscritti nel luogo di lavoro. 5 Si veda la legge 626/

11 Il diritto alla libera associazione dei lavoratori è ormai affermato nei Paesi industrializzati. Ciò nonostante la certificazione SA8000 può rafforzare l impegno dei vertici aziendali al rispetto di questo diritto in quelle aziende in cui non è prevista, per le limitate dimensioni, la presenza obbligatoria delle RSU e in quelle che delocalizzano in Paesi la cui legislazione è meno tutelante nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori. 5. Discriminazione 5.1. L azienda non deve attuare discriminazione in base a razza, ceto, origine nazionale, religione, invalidità, sesso, orientamento sessuale, appartenenza sindacale o affiliazione politica L azienda non deve interferire con l esercizio del diritto del personale di seguire principi o pratiche, o di soddisfare bisogni connessi a razza, ceto, origine nazionale, religione, invalidità, sesso, orientamento sessuale, appartenenza sindacale o affiliazione politica L azienda non deve permettere comportamenti, inclusi gesti, linguaggio o contatto fisico, che siano sessualmente coercitivi, minacciosi, offensivi o volti allo sfruttamento. Il concetto di discriminazione è qui esteso, per analogia, a tutti quegli atteggiamenti volti a far percepire alla vittima un senso di esclusione, di ostilità dell ambiente di lavoro nei propri confronti. 6. Procedure disciplinari 6.1. L azienda non deve utilizzare o dare sostegno all utilizzo di punizioni corporali, coercizione mentale o fisica, abuso verbale. In coerenza con i precedenti requisiti, ci si riferisce a tutte le risposte dell azienda a comportamenti censurabili del lavoratore con mezzi sproporzionati e non legittimi, compresa la pressione di tipo psicologico. Altrimenti detto, l impresa deve stabilire regole in merito alla procedure disciplinari e renderle note a tutti i dipendenti, definendo nel contempo idonei strumenti con cui i lavoratori possano difendersi da episodi di violenza. In Italia, così come nei Paesi occidentali, la violenza fisica o verbale è assai rara, mentre è più diffusa quella psicologica, volta a escludere l individuo dalle relazioni sociali all interno dell ambiente di lavoro. L adesione ai principi della norma può consentire all azienda, oltre a benefici di visibilità, anche risparmi economici. 6 6 È stimato che ogni lavoratore che avverte disagio nell ambiente di lavoro, pur non arrivando a patologie vere e proprie, perde almeno 15 giorni di lavoro l anno. 7. Orario di lavoro 7.1. L azienda deve conformarsi all orario di lavoro previsto dalle leggi vigenti e dagli standard dell industria; in ogni caso, al personale non deve essere richiesto di lavorare in maniera continuativa per un periodo superiore alle 48 ore settimanali e deve essere previsto almeno un giorno di riposo ogni 7 giorni lavorativi L azienda deve garantire che il lavoro straordinario (superiore alle 48 ore settimanali) non ecceda le 12 ore settimanali per lavoratore, che non sia richiesto se non in circostanze aziendali eccezionali e a breve termine, e sia sempre retribuito con una tariffa oraria superiore a quella normale. L azienda che intende conformarsi alla SA8000 in merito al presente requisito deve attenersi all orario di lavoro definito dalla contrattazione collettiva e, qualora faccia ricorso agli straordinari, deve comprovarne l effettiva necessità e strutturare la busta paga in modo da palesare la differenza di retribuzione tra ordinario e straordinario. Nelle imprese di piccole dimensioni è forse questo uno dei punti più delicati della normativa. Il ricorso al lavoro straordinario è spesso una leva di flessibilità per le PMI, soprattutto durante i picchi di lavorazione. Non a caso, la gestione dell orario di lavoro, emerge come criticità in due dei casi contenuti nella seconda parte del Quaderno Retribuzione 8.1. L azienda deve garantire che il salario pagato per una settimana lavorativa regolare sia almeno conforme ai minimi retributivi legali o industriali e che sia sempre sufficiente a soddisfare i bisogni primari del personale, oltre a fornire un qualche guadagno discrezionale L azienda deve garantire che le trattenute sul salario non siano dovute a scopi disciplinari e che la composizione dei salari e delle indennità retributive sia indicata chiaramente e regolarmente a beneficio dei lavoratori; l azienda deve inoltre garantire che salari e indennità retributive sono erogati in piena conformità alle leggi vigenti e che la retribuzione sia elargita secondo la modalità più conveniente per i lavoratori L azienda deve garantire che non vengano stipulati accordi di lavoro nero e programmi di falso apprendistato volti a evitare l adempimento degli obblighi aziendali nei confronti del personale, in base alla legislazione vigente in materia di lavoro e di sicurezza sociale. Nel contesto italiano, il rispetto di questo requisito segnala l impegno dell azienda a non ricorrere a forme di lavoro sottopagato e al rispetto integrale delle indicazioni previste dalla contrattazione collettiva. 7 Si rimanda ai casi Gruppo Bolzoni e Tipografia Galli

12 3. Il requisito relativo alle procedure: la novità per le PMI di Andrea Mezzadri D. Pianificazione e implementazione A seguito di una valutazione della posizione dell azienda nei confronti dei requisiti etici, devono essere pianificate e realizzate le attività necessarie per migliorare le prestazioni in materia di responsabilità sociale (definizione di ruoli e responsabilità, formazione per il personale di nuova assunzione e esistente, sensibilizzazione di clienti/fornitori e monitoraggio continuo di attività e risultati). La legge italiana, relativamente ai temi disciplinati dai primi otto requisiti, offre in genere ai lavoratori una tutela pari o addirittura maggiore alla normativa SA8000. Le imprese del nostro Paese dovrebbero quindi essere già in regola con buona parte delle previsioni dello standard etico, per cui gli adeguamenti necessari per raggiungere la certificazione dovrebbero essere abbastanza limitati. Il vero elemento innovativo della SA8000 per le aziende italiane - e particolarmente per le PMI - è l implementazione, prevista dal nono requisito, di un sistema di gestione della responsabilità sociale analogo a quello previsto per la Gestione Qualità e basato su 9 punti, di seguito descritti. 8 A. Politica L azienda deve definire la politica di responsabilità sociale, che comprende l indicazione da parte della Direzione dei principi base e dei valori a cui intende conformarsi. La politica deve necessariamente contenere l impegno al rispetto della norma SA8000 e delle leggi in vigore e al miglioramento continuo e deve essere adeguatamente documentata e resa disponibile al pubblico. B. Riesame della direzione La Direzione aziendale deve - a intervalli regolari e programmati - riesaminare l adeguatezza e l efficacia del sistema di responsabilità sociale, apportando eventuali miglioramenti. C. Rappresentanti dell organizzazione La Direzione Aziendale deve: nominare un proprio rappresentante SA8000 che si occupi dell implementazione del sistema (può essere la stessa persona nominata rappresentante Salute e Sicurezza); provvedere che il personale nomini un proprio rappresentante che si interfacci con essa per tutte le questioni relative ai requisiti SA8000, scelta preferibilmente in accordo con le RSU (anche in questo caso può essere lo stesso rappresentante Salute e Sicurezza). 8 Adattati dalla norma ufficiale del Sai: E. Controllo dei fornitori e subappaltatori L azienda deve valutare e selezionare i propri fornitori (e se opportuno gli eventuali subfornitori) sulla base della loro capacità di soddisfare i requisiti SA8000. Non è richiesto che gli attori della supply chain dell impresa siano certificati ma solo un loro impegno a conformarsi allo standard. Ciò implica la necessità per l azienda di implementare un sistema di controllo dei fornitori, tramite questionari o audit diretti. L estensione del rispetto dei requisiti anche ai fornitori rappresenta spesso un punto critico. Come emerge dai casi presentati successivamente, di fronte alla richiesta di informazioni anche di tipo sensibile, i fornitori tendono a opporre resistenza, superata spesso solo dopo un certo periodo. L estensione dei controlli ai fornitori rappresenta tuttavia uno dei più importanti punti di forza della normativa. Chi aderisce alla certificazione etica deve assicurare che i diritti dei lavoratori vengano rispettati anche dalle aziende fornitrici, sovente di minore dimensione o localizzate in Paesi a rischio. F. Problematiche e azioni correttive L azienda deve: indagare, trattare e rispondere alle problematiche mosse dai dipendenti e dalle altre parti interessate riguardo alla conformità/non conformità della politica aziendale ai requisiti della norma SA8000; astenersi dal discriminare i dipendenti che forniscono rilievi sull osservanza della norma; implementare rimedi e azioni correttive e predisporre adeguate risorse, appropriate alla natura e alla gravità di ogni non conformità. G. Comunicazione esterna L azienda deve comunicare regolarmente a tutti gli stakeholder (interni ed esterni) i dati e le altre informazioni riguardanti la performance aziendale in materia di SA8000, comprendenti i risultati del riesame della Direzione e delle attività di monitoraggio. La norma non dà indicazioni precise sulle modalità e sulla frequenza della comunicazione, che sono lasciate a discrezione della Direzione. Va osservato - e i casi raccolti lo confermano - come l attività comunicativa sia fondamentale per costruire sulla certificazione un vantaggio competitivo

13 H. Accesso alla verifica Se richiesto contrattualmente, l azienda deve permettere l accesso delle parti interessate alla verifica di conformità ai requisiti della norma, anche relativamente ai propri fornitori. 4. Costi e benefici per le aziende di Andrea Mezzadri I. Registrazioni L azienda deve tenere registrazione di tutti i documenti (verbali di riesame, registri delle ore di formazione, registro degli audit ai fornitori, ecc.) che attestino il funzionamento e l avanzamento del sistema di responsabilità sociale. 4.1 I COSTI I costi per l ottenimento e il mantenimento della certificazione SA8000 si possono ricondurre a più categorie (tabella 2). In primo luogo vanno considerate quelle voci di spesa più direttamente legate al processo: consulenza, formazione, audit, verifica ispettiva, costi per l ente di certificazione, ecc. La voce più rilevante è, in assenza di situazioni eccezionali, quella per la consulenza e la formazione durante l iter di certificazione. Al riguardo si può tuttavia notare come sempre più imprese scelgono di internalizzare il più possibile questa attività, utilizzando la struttura già presente per la certificazione Qualità. In occasione della prima certificazione l azienda deve poi sostenere una serie di costi per poter rispettare i requisiti dettati dalla norma. Rientrano in questa categoria, gli investimenti necessari per adeguare impianti e attrezzature, le modifiche nei livelli o nelle tipologie contrattuali (per esempio da tempo determinato a tempo indeterminato), l acquisto di software di aggiornamento del database legislativo, ecc. L ammontare delle risorse da dedicare in questa fase dipende in modo diretto dal livello di partenza dell impresa: aziende che già di fatto ottemperano i requisiti della norma - come è il caso di buona parte delle imprese italiane - non dovranno sostenere costi elevati. Al riguardo si può notare che laddove già esistano sistemi di gestione Qualità o Ambiente (ISO 9000 o ISO 14000), i costi di adeguamento vengono sensibilmente abbattuti. L esperienza, confermata anche dai casi proposti nella seconda parte del Quaderno, mostra come questi sono per lo più relativi a modifiche degli immobili (ampliamento spazi per i dipendenti, miglioramento di alcuni ambienti, ecc.) di importo abbastanza contenuto. Ancora, andrebbe considerato come costo legato alla certificazione l impiego di risorse non monetarie, relativo soprattutto al tempo impiegato dalle persone interne all azienda. In realtà la raccolta delle informazioni inerenti ai costi della certificazione è spesso piuttosto difficoltosa per più ragioni. In primo luogo, raramente nelle imprese si presta attenzione a separare le voci relative agli investimenti per la SA tranne, ovviamente, quelli di pura certificazione - da quelle più generali: ad esempio, la comunicazione in tema di SA8000 rientra nel budget delle pubbliche relazioni e il costo di formazione è compreso in uno stanziamento generico per attività di aggiornamento e formazione. Il problema dell imputazione dei costi si pone anche e soprattutto per il personale interno, di norma impegnato part-time nel processo di certificazione, 20 21

14 per cui raramente si separano i costi connessi a SA8000. Infine si nota come per i costi dovuti agli adeguamenti previsti dall applicazione della norma difficilmente c è una contabilità specifica. Una volta ottenuta l attestato l azienda deve sostenere i costi legati al mantenimento, della stessa natura di quelli di certificazione (retribuzione a consulenti e ente di certificazione) ma di importo minore, oltre a quelli inerenti le azioni necessarie per eliminare le non conformità eventualmente emerse. In ogni caso, nella percezione delle imprese la maggior parte dei costi relativi alla certificazione etica è di tipo una tantum, da sostenere all inizio e in occasione di adeguamenti rilevanti, mentre l incremento di costi annuali legati al mantenimento della stessa è giudicato tutto sommato marginale. 9 Tabella 2 - Costi della certificazione SA8000 Consulenza Ente di certificazione Costi diretti di Formazione certificazione Controllo della catena di fornitura attraverso il monitoraggio (verifica ispettiva e questionario) Comunicazione della certificazione ottenuta Adeguamento impianti e attrezzature Adeguamento alle Modifiche nei livelli contrattuali voci di SA8000 Trasformazione dei contratti di lavoro Altri costi di adeguamento Consulenza Innanzitutto l attestazione da parte di terzi del rispetto dei principi etici legati all utilizzo delle risorse umane può avere una ripercussione importante sull immagine e sulla reputazione aziendale nei confronti degli stakeholder esterni, tanto più se l impresa opera in settori in cui le problematiche etiche sono particolarmente rilevanti (perché, ad esempio, caratterizzati da un alto grado di delocalizzazione in Paesi in via di sviluppo o perché potenzialmente rischiosi per la salute dei lavoratori o per l ambiente). Ancora, la certificazione permette di improntare il dialogo con gli interlocutori sociali, in special modo gli enti pubblici locali e di controllo (ASL, fisco, ecc.) a una maggior trasparenza. In alcuni casi addirittura il possesso dell attestazione SA8000 porta un punteggio supplementare in sede di valutazione per l assegnazione di gare d appalto. Questa pratica, inizialmente ristretta alla Regione Toscana si sta diffondendo in altre zone d Italia. Negli ultimi mesi diversi enti pubblici, a vari livelli, hanno inserito nei bandi clausole di premialità a favore di aziende eticamente responsabili. Da ultimo la visibilità acquisita mediante la certificazione può portare l azienda a diventare un punto di riferimento per il settore/filiera in grado perciò di attrarre con maggior facilità risorse umane di valore e di consentire il controllo dell intera catena di fornitura. Dal punto di vista interno, si rileva come l iter di certificazione è occasione privilegiata per rivedere, ed eventualmente ottimizzare, i processi. Il miglioramento del clima aziendale, il coinvolgimento dei dipendenti, la maggiore trasparenza nella comunicazione interna, l attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, conducono presumibilmente a una riduzione tanto del turnover, quanto dei giorni persi a causa di infortuni e malattie, e quindi un aumento della produttività dell azienda sia in termini qualitativi che quantitativi. Infine la decisione di certificarsi sovente induce il management a una maggiore attenzione ai temi della responsabilità sociale tanto da comprenderli nelle definizione delle linee strategiche. Mantenimento Visita ente di certificazione Eliminazione delle non conformità 4.2 I BENEFICI Se la determinazione dei costi legati alla certificazione SA8000 non è agevole, ancora meno lo è calcolare con precisione i benefici correlati (tabella 3). Come è tipico per le attività di CSR, essa va difatti a impattare direttamente sulle risorse intangibili, 10 e solo in via mediata, sulle performance aziendali. 9 Molteni, Responsabilità sociale e performance d impresa, Vita e Pensiero Con il termine risorse intangibili si identificano beni di natura immateriale (distinti dalle risorse fisiche e monetarie) di cui l azienda detiene il possesso diretto o le potenzialità di accesso, e che costituiscono fonti di valore in quanto sono in grado di contribuire in futuro alle generazione di flussi di reddito, Molteni

15 Tabella 3 - Benefici della certificazione SA8000 Immagine e reputazione presso i clienti Punteggio supplementare in gare di appalto 5. Il processo di certificazione di Rossella Ravagli 11 Esterni Interni Controllo della catena di fornitura Migliori rapporti con gli enti locali (Comune, Regione, ) e di controllo (fisco, ispettorato del lavoro, ASL, ) Capacità dell impresa di attrarre personale di valore Maggior efficienza dei processi interni Motivazione / coinvolgimento del personale (clima aziendale) Riduzione del turnover e dei giorni persi a causa di malattie o incidenti sul lavoro Miglioramento della produttività Maggiore attenzione del management ai temi della responsabilità sociale L iter di certificazione SA8000 si compone di tre fasi (figura 1): preparazione alla verifica iniziale, che ha l obiettivo di raccogliere le informazioni dal contesto in cui l azienda opera e valutare la conformità della documentazione descrittiva del sistema di gestione SA8000 (politiche e procedure); verifica iniziale e rilascio del certificato con validità triennale, che ha l obiettivo di accertare la conformità alla norma delle politiche e delle procedure aziendali e l efficace attuazione delle stesse; mantenimento della certificazione. Figura 1 - Processo di certificazione SA8000 Istituti di ricerca ONG Leggi e regolamenti Analisi fra documenti Sistema di Gestione SA8000 dell azienda e requisiti SA8000 AUDIT CONFORMITA ALLA NORMA? REPORT Verifica periodica Sindacati Raccolta informazioni Verifica documenti Visita Ispettiva Continuo Miglioramento Preparazione FASE 1 Certificazione FASE 2 Mantenimento FASE LA PREPARAZIONE ALLA VERIFICA INIZIALE Nell audit SA800, la fase di preparazione e pianificazione che precede la verifica ispettiva presso l azienda è di importanza strategica. Consiste nell analisi della documentazione relativa al sistema di gestione - che l azienda deve preliminarmente inviare all ente di certificazione - e 11 Responsabile Settore Etica di Bureau Veritas S.p.A. È responsabile tecnico dell accreditamento SAI per lo standard SA8000. Il Gruppo Bureau Veritas detiene un accreditamento worldwide rilasciato dal SAI nel gennaio 1999, che permette l erogazione di servizi di certificazione in tutti i Paesi del mondo e in tutti i settori merceologici

16 nella raccolta, da parte di quest ultimo di informazioni riguardanti l impresa, facendo partecipi i principali stakeholder. Il coinvolgimento di ONG, sindacati e altre parti interessate nella fase di raccolta delle informazioni, prima, durante e dopo l attività di verifica può avvenire attraverso incontri, consultazioni e con l analisi di altri documenti e rapporti pubblicati e riconosciuti. Il grado di approfondimento della ricerca è correlato alla criticità - per il rispetto dei diritti dei lavoratori - del settore e del territorio in cui l azienda opera. Questo processo di consultazione informale costituisce un mezzo efficace sia per raccogliere informazioni sulle possibili aree problematiche, sia per incoraggiare le organizzazioni locali a monitorare il livello di conformità di un azienda nel tempo. Le consultazioni riducono anche il rischio che i valutatori tralascino aspetti di non conformità. La fase di preparazione si conclude con il rilascio da parte dell ente di certificazione all azienda di un report in cui si evidenziano le eventuali aree critiche in cui devono essere concentrati gli interventi in vista della visita ispettiva vera e propria. 5.2 LA VERIFICA INIZIALE Trascorso almeno un mese dalla chiusura della fase precedente, inizia la verifica di certificazione (figura 2). Dopo una riunione di apertura con la Direzione, i valutatori controllano l adeguata ed efficace implementazione del sistema di gestione di responsabilità sociale attraverso: interviste al personale (individuali, di gruppo, focus group, questionari), garantendo l anonimato; analisi dei documenti (contratti di lavoro, buste paga, fogli di rilevazione delle presenze, pratiche relative a infortuni e provvedimenti disciplinari, ecc.); osservazione delle prassi aziendali. Figura 2 - Verifica iniziale Implementazione del SRS Le interviste, in azienda e al di fuori dell ambito lavorativo, sono di importanza cruciale e possono corroborare, completare o invalidare le altre informazioni e aiutare a condurre verifiche incrociate con quanto emerso dai documenti presentati e quanto raccolto nei colloqui con la Direzione. Esse devono garantire l anonimato dei lavoratori: se i dipendenti non hanno la certezza che le loro interviste rimarranno confidenziali, possono sentirsi intimiditi dalla possibilità di future ritorsioni e, di conseguenza, incontreranno difficoltà a parlare liberamente. Le interviste devono inoltre coprire ogni aspetto della SA 8000, focalizzandosi in particolare sulle aree dove esistono potenziali problemi. Il valutatore deve avere garanzie che lo staff manageriale consenta l accesso a ogni parte dell azienda, facilitando il processo di audit. Inoltre la Direzione non deve in nessun caso essere presente durante le interviste rivolte ai lavoratori né essere informata dei dettagli su quanto emerso dalle stesse. Qualora l azienda esternalizzi in modo sistematico alcune fasi del processo produttivo, la verifica deve estendersi al fornitore, così come accade nel caso in cui si ricorra all interno dei confini aziendali a manodopera esterna (cooperative, ecc.). Sulla base delle evidenze oggettive emerse durante l audit, il valutatore nella riunione di chiusura, consegna all azienda il report di verifica che deve indicare, se presenti: osservazioni, ossia situazioni che pur non violando alcun requisito vengono ritenute potenzialmente critiche, tali da meritare un indagine da parte dell impresa e un eventuale azione di tipo preventivo; non conformità minori, che derivano da violazioni non gravi o non sistematiche dei principi dello standard; non conformità maggiori, che derivano da violazioni gravi o sistematiche dei principi dello standard. A ogni non conformità segue una richiesta di azione correttiva (RAC), effettuata dall auditor. Sulla base della categoria di non conformità riscontrate, viene definito l esito dell audit di certificazione: in presenza anche solo di una non conformità maggiore, l impresa non può essere raccomandata per la certificazione e dovrà adottare le opportune azioni correttive prima di poter richiedere all organismo di certificazione un supplemento di verifica, che a quel punto potrà portare al rilascio del certificato. In presenza di sole non conformità minori, anche molteplici, o in assenza di non conformità, l impresa può essere raccomandata per la certificazione a un apposito comitato interno dell ente di certificazione. Questo, dopo aver valutato il report di verifica - e aver chiesto eventualmente approfondimenti d indagine - rilascia il certificato SA8000 e informa il SAI per aggiornare il database. La fase di verifica ha una durata massima che varia in base al numero dei dipendenti dell azienda (tabella 4). Per le PMI varia dai 2 ai 9 giorni lavorativi, che si possono ulteriormente ridurre se l azienda possiede già altre certificazioni. Interviste di Gruppo (Focus) Riunione di Apertura Visita in Osservazioni Interviste individuali Riunione di chiusura Altre evidenze/ registrazioni? Registrazioni 26 27

17 Tabella 4 - Durata della visita di certificazione Numero dipendenti durata della visita (in gg.) Fonte : BVQI 5.3 IL MANTENIMENTO: LE VERIFICHE ISPETTIVE DI SORVEGLIANZA L ottenimento della certificazione rappresenta un traguardo, ma non un punto di arrivo, poiché l azienda, nei tre anni di validità della certificazione è sottoposta a verifiche di sorveglianza con cadenza almeno semestrale. 12 Le visite ispettive si concentrano sull analisi del sistema di gestione della responsabilità sociale e, a campione, sui requisiti della norma. In particolare viene chiesto conto all azienda delle azioni intraprese a correzione di osservazioni o non conformità minori rilevate nelle precedenti ispezioni. Mediante le verifiche periodiche di sorveglianza, gli organismi di certificazione si assicurano che la conformità alle prescrizioni dello standard sia mantenuta e migliorata nel tempo. Qualora durante la verifica di sorveglianza emergano gravi violazioni della norma, la certificazione può essere sospesa o addirittura revocata. Inoltre, in qualunque momento, chi crede di rilevare una violazione dei principi dello standard può effettuare una segnalazione all azienda (al Responsabile SA8000), invitandola ad adottare opportune contromisure. Nel caso in cui la risposta non sia soddisfacente, la stessa parte può inoltrare la segnalazione all ente di certificazione - che solitamente dispone una verifica ispettiva straordinaria - e, in ultima istanza, al SAI. Infine, trascorsi i tre anni dal rilascio, l attestato SA8000 perde validità. L azienda può pertanto chiedere il rinnovo che segue gli stessi passi della prima certificazione, anche se con una durata minore. 12 Le nuove procedure emanate da SAI, nel corso del 2006, richiedono che la seconda verifica ispettiva di sorveglianza venga condotta in modo non annunciato. 6.1 SA8000 NEL MONDO 6. SA8000 nel mondo, in Italia e in Lombardia di Andrea Mezzadri A 10 anni dalla creazione, SA8000 si sta via via diffondendo come standard etico a livello mondiale. Al 30 giugno del 2007, data dell ultima rilevazione disponibile, risultano certificate aziende, dislocate in 64 Paesi e appartenenti a 66 settori differenti. La forza lavoro complessivamente interessata ammonta a quasi unità. 13 La crescita esponenziale del fenomeno è illustrata in figura 3: nel breve volgere di 5 anni si sono moltiplicate per sei le imprese che hanno deciso di certificarsi e, solo nei primi 6 mesi del 2007, quasi 200 nuove aziende si sono aggiunte all elenco. Figura 3 - Numero di certificazioni SA8000 dal 1998 al primo semestre 2007 Fonte: SAI Il dato rilevante dal punto di vista della distribuzione geografica è l assoluta preminenza italiana in termini di aziende certificate (figura 4). Quasi la metà delle imprese che possiedono l attestazione ha infatti sede nel nostro Paese. La motivazione di una così alta adesione è probabilmente riconducibile ai seguenti fattori: la prima organizzazione certificata, nel 1999, è stata Coop Italia. Da qui è derivato un effetto domino in quanto tutte le aziende presenti nella supply chain del Gruppo hanno intrapreso a loro volta l iter certificativo; 13 Fonte: Numero aziende certificate

18 le amministrazioni pubbliche, regionali e provinciali hanno spinto in diversi modi le imprese alla certificazione. Per esempio la Regione Toscana ha individuato nella SA8000 uno strumento per la promozione e la diffusione della responsabilità sociale; in passato le imprese italiane, a differenza di quanto avveniva nel resto del mondo, hanno raramente adottato codici etici interni. La SA8000 rappresenta quindi uno strumento per adeguarsi alle tendenze in atto, saltando la fase del codice aziendale; SA8000 ha di fatto preso il posto di quanto in altri paesi è realizzato mediante l adesione a iniziative multistakeholder. Figura 4 - Primi 10 Paesi per numero di certificazioni al 30/06/07 Taiwan 10 Sri Lanka 10 Spagna 16 Thailandia 23 Vietnam 31 Pakistan 51 Brasile 91 Cina 159 India 217 Italia Fonte: SAI 2007 Segmentando i dati per settore (tabella 5), si evince come oltre la metà delle aziende certificate appartenga a dieci comparti che più di altri sono sensibili alle tematiche coperte dalla normativa. Tessile, abbigliamento e calzature sono stati infatti nell ultimo decennio interessati da un intensa delocalizzazione di alcune fasi di lavorazione in Paesi in cui la tutela del lavoro, specie minorile, è blanda e poco efficace. Una certificazione etica volontaria, che ribadisca l impegno delle aziende del settore a rispettare e tutelare i diritti fondamentali della persona e bandisca ogni forma di sfruttamento lavorativo, rappresenta un efficace strumento di marketing nei confronti del cliente finale. Edilizia, pulizie e, parzialmente, servizi alle imprese sono invece storicamente settori che presentano un elevato ricorso al lavoro in nero e, più generalmente, condizioni contrattuali penalizzanti il lavoratore negli aspetti monetari e di stabilità dell occupazione. Anche in questo caso, la certificazione testimonia - proprio perché attestazione terza - l impegno dell azienda a una maggior cura dei propri collaboratori. Tabella 5 - Primi 10 settori per numero di certificazioni al 30/06/07 Settore Numero di certificazioni % Abbigliamento ,7% Tessile 95 6,9% Pulizie 73 5,3% Servizi alle imprese 71 5,1% Alimentare 63 4,6% Trasporti 53 3,9% Chimica 51 3,7% Edilizia 50 3,6% Lavorazione metalli 41 3% Calzature 36 2,7% Totale primi 10 settori ,5% Fonte: SAI 6.2 SA8000 IN ITALIA Con riferimento alla situazione italiana, analizzando i dati relativi alle certificazioni SA8000 segmentati per Regione, emerge l eccellenza della Toscana, nella quale hanno sede poco meno di 200 delle 676 aziende che, al 30 giugno 2007, disponevano dell attestazione (figura 5). Il ruolo di promozione delle istituzioni pubbliche, sia sottoforma di premialità che di incentivi fiscali, ha spinto un numero rilevante di realtà anche di piccole dimensioni a intraprendere un cammino altrimenti precluso. Il progetto Fabricaethica promosso dalla Regione Toscana prevede, ad esempio, a favore delle imprese certificate, un abbattimento dello 0,5% dell IRAP, un punteggio maggiore nella partecipazione a bandi pubblici per la richiesta di contributi e una migliore visibilità del proprio operato. E da notare che in Toscana, più che nelle altre regioni italiane, la certificazione non è stata chiesta solo da aziende private, ma anche da associazioni di categoria, consorzi e altre aggregazioni interaziendali, nonché da un buon numero di enti pubblici. L analisi settoriale evidenzia la preponderanza del settore dei servizi rispetto a quello manifatturiero. Dal confronto con gli stessi dati a livello mondiale, emerge un minor peso della certificazione delle aziende tessili e dell abbigliamento a favore invece dei servizi alla persona e delle società di consulenza. Ancora si può rilevare come la quasi totalità delle aziende di trasporti e pulizie certificate in tutto il mondo hanno sede nel nostro Paese

19 Figura 5 - Prime 10 regioni italiane per numero di certificazioni al 30/06/07 numero certificazioni per regione Altre 54 Toscana 194 Campania 88 Umbria 58 Lazio 51 Veneto 44 Puglia 37 Lombardia 34 Emilia Romagna 32 E da rilevare una certa prevalenza di aziende grandi, filiali italiane di multinazionali o imprese in qualche modo appartenenti a gruppi transnazionali. L adesione allo standard è qui frutto di un istanza in tal senso della capogruppo, di un orientamento alla CSR ormai consolidato o di pressioni dell opinione pubblica. 15 Sono ancora rari i casi di certificazione in PMI tradizionali, caratterizzate cioè da una forte presenza familiare e dall accentramento delle posizioni di un numero ristretto di soggetti. In queste realtà, come meglio emergerà dai casi della seconda parte, la spinta a certificarsi può derivare da una richiesta in tal senso da parte dei principali clienti o da una forte convinzione da parte dell imprenditore sulla possibilità di utilizzare l attestazione come leva competitiva. Figura 6 - Aziende certificate in Lombardia per provincia al 30/06/07 Marche Piemonte Certificazioni per provincia Fonte: SAI Tabella 6 - Primi 10 settori per numero di certificazioni in Italia al 30/06/07 Pulizie 66 10,5% Servizi alle imprese 54 8,6% Trasporti 45 7,2% Alimentare 43 6,9% Edilizia 39 6,2% Consulenza 26 4,1% Servizi alla persona 26 4,1% Lavorazione metalli 25 4,0% Attrezzature industriali 20 3,2% Chimica 17 2,8% Arredamento 15 2,4% Totale primi 10 settori % Fonte: SAI Fonte: SAI Milano Brescia Como Bergamo Lecco Lodi Figura 7 - Aziende certificate in Lombardia per settore al 30/06/07 Numero certificazioni per settore Altri 4 Informatica 2 Servizi ambientali 2 Arredamento 2 Servizi alla persona 2 Consulenza 2 Trasporti SA8000 IN LOMBARDIA In conclusione è opportuno fare qualche breve cenno alla situazione lombarda. In regione a metà 2007 risultano certificate SA aziende, localizzate prevalentemente nelle province di Milano e Brescia, molto eterogenee in quanto a settore di appartenenza (figure 6 e 7) Non rientrano nella statistica Tipografia Galli srl e Mariani spa, protagoniste di due casi nella seconda parte del quaderno in quanto registrate nel mese di luglio Attrezzature industriali 4 Chimica-farmaceutica 5 Servizi alle imprese Fonte: SAI 15 Buona parte delle grandi aziende certificate operano in Paesi in via di sviluppo

20 PARTE SECONDA: CASI DI ADOZIONE DELLA SA8000 NELLE PMI LOMBARDE E ITALIANE 34 35

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