IL ROMANZO PETRONIO E APULEIO LOCI SCRIPTORUM. Antologia modulare di autori latini. Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza LOCI SCRIPTORUM

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1 2 RT AR I 8 O 8 M 8 NO CI S 8-97 LO IS BN IP T OR U 01 - M 35 LR 81-2 O M Espansioni online per docenti e studenti I ZO 0 AN 0 LOCI SCRIPTORUM Loci scriptorum: una proposta agile e flessibile per lo studio del latino nel triennio: gli autori, le opere, i generi della letteratura latina sono raccolti in un volume di sintesi piana e scorrevole, ma al contempo documentata ed esaustiva. I volumetti monografici, tutti autonomi, gestibili e acquistabili separatamente, con la loro ricca selezione antologica permettono poi approfondimento linguistico ed eccellente lavoro sul testo. Completa la proposta un agile versionario, utile anche quale strumento di raccordo con il biennio. L OPERA COMPLETA Lucrezio Catullo Cesare Sallustio Cicerone Virgilio Orazio Livio Seneca Il romanzo. Petronio e Apuleio Quintiliano e l educazione a Roma Tacito V ersioni latine Le opere Satyricon Metamorfosi I percorsi antologici Il Satyricon di Petronio Le Metamorfosi di Apuleio Le schede Tacito racconta la vita e la morte di Petronio, l anticonformista; Il romanzo antico; Schiavi e liberti nella Roma imperiale; Il dibattito critico sul «realismo» di Petronio; Il monumento di Trimalchione, tra fantasia e realtà; Religioni dei misteri e culto di Iside; L interpretazione psicanalitica della favola di Amore e Psiche Il lessico I grecismi; Le parole dei liberti; Le parole della morte; Le parole della religione e del sacro; Le parole della passione amorosa Figure, temi, motivi Il tema del banchetto, tra sacro e profano La metamorfosi: da Omero ad Apuleio Oltre Petronio Petronio, autore prediletto dall «esteta» Des Esseintes; Petronio e il cinema Oltre Apuleio Amore e Psiche nelle arti figurative I laboratori Verifiche dei percorsi Lavoro sul testo latino e traduzione italiana 3581 MORTARINO, REALI, TURAZZA LOCI SCRIPTORUM IL ROMANZO. PETRONIO E APULEIO 3581_Petronio.indd 1 Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza LOCI SCRIPTORUM Antologia modulare di autori latini IL ROMANZO PETRONIO E APULEIO IL ROMANZO. PETRONIO E APULEIO IL ROMANZO. PETRONIO E APULEIO LOCI SCRIPTORUM P rofilo storico della letteratura latina In copertina: Scena di banchetto, pittura murale da Pompei, I secolo d.c Foto Scala, Firenze/Fotografica Foglia - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali/Museo Archeologico Nazionale, Napoli CR Mortarino, Reali, Turazza QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DEL TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 17, C. 2 L. 633/1941). ESENTE DA IVA (DPR , N. 633, ART. 2, LETT. D). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO (DPR , N. 633, ART. 74). RISORSE ONLINE 30/10/12 18:06

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3 Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza Loci scriptorum Antologia modulare di autori latini Il romanzo. Petronio e Apuleio LOESCHER EDITORE

4 Loescher Editore - Torino I diritti di elaborazione in qualsiasi forma o opera, di memorizzazione anche digitale su supporti di qualsiasi tipo (inclusi magnetici e ottici), di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), i diritti di noleggio, di prestito e di traduzione sono riservati per tutti i paesi. L acquisto della presente copia dell opera non implica il trasferimento dei suddetti diritti né li esaurisce. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, Milano, autorizzazioni@clearedi.org e sito web L editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori dal proprio catalogo editoriale. La fotocopia dei soli esemplari esistenti nelle biblioteche di tali opere è consentita, non essendo concorrenziale all opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell editore, una successiva edizione, le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche. Nel contratto di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti di istruzione, musei ed archivi, la facoltà di cui all art ter legge diritto d autore. Maggiori informazioni sul nostro sito: Ristampe N ISBN Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione di quest opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo al miglioramento dell opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo: Loescher Editore s.r.l. Via Vittorio Amedeo II, Torino Fax clienti@loescher.it Loescher Editore S.r.l. opera con sistema qualità certificato CERMET n A secondo la norma UNI EN ISO Loci scriptorum è un progetto nato dal lavoro comune degli autori. In particolare, il presente volume è stato curato da Mauro Reali e Gisella Turazza per quanto concerne la sezione Petronio, da Marzia Mortarino per quanto concerne le sezione Apuleio. Coordinamento editoriale: Milena Lant Redazione: Cristina Billò Progetto grafico e impaginazione: Silvia Trifone Bollano, Sara Keller - Rubber Band Ricerca iconografica: Valentina Ratto Copertina: Visualgrafika - Torino Stampa: Sograte Litografia s.r.l. Zona Industriale Regnano Città di Castello (PG)

5 Indice Profilo dell autore Il Satyricon di Petronio... 6 L opera e l autore... 6 Il cosiddetto Satyricon e l identità dell autore... 6 Letteratura Tacito racconta la vita e la morte di Petronio, l anticonformista... 6 Un genere letterario composito... 8 La componente satirica... 8 La struttura romanzesca, la parodia epica... 9 Le cinque novelle: racconti popolari, tra folklore e magia È possibile una sintesi? Letteratura Il romanzo antico Petronio tra fantasia e realismo La cena Trimalchionis tra letteratura e storia Il «labirinto», l eros e lo spettro della morte Lingua e stile Indicazioni bibliografiche I CONTENUTI DELL OPERA PERCORSI ANTOLOGICI Percorso 1 Il Satyricon di Petronio «Da chi si va oggi? Trimalchione, un gran signore» (Satyricon 26,7-10; 27) Storia, civiltà, cultura Schiavi e liberti nella Roma imperiale Ingresso nella casa di Trimalchione (Satyricon 29) Trimalchione giunge a tavola (Satyricon 31,3-11; 32) Uno scheletro d argento sulla tavola imbandita (Satyricon 34,6-10) Fortunata, moglie di Trimalchione (Satyricon 37) Lessico I grecismi Analisi del testo Ascesa e caduta sociale dei liberti (Satyricon 38) Lessico Le parole dei liberti Letteratura Il dibattito critico sul «realismo» di Petronio Dionisismo e ubriachezza (Satyricon 41,6-12) Lessico I grecismi Analisi del testo Chiacchiere da banchetto (Satyricon 42) Lessico I grecismi Non didici geometrias, critica et alogas naenias (Satyricon 58) Il lupo mannaro (Satyricon 61,6-9; 62) Il testamento di Trimalchione (Satyricon 71) Lessico Le parole della morte Storia, civiltà, cultura Il monumento di Trimalchione, tra fantasia e realtà La matrona di Efeso (Satyricon ) Lessico Le parole della morte Analisi del testo L arrivo a Crotone (Satyricon 116) Figure temi motivi Il tema del banchetto, tra sacro e profano Oltre Petronio 1 Petronio, autore prediletto dall «esteta» Des Esseintes Oltre Petronio 2 Petronio e il cinema Laboratorio Verifica del percorso Lavorare sul testo I gioielli di Fortunata (Satyricon 67) Versioni e guida all analisi Il vetro infrangibile (Satyricon 51) Tra pietanze e performances canore, durante la Cena (Satyricon 68)

6 Profilo dell autore Lucio Apuleio La vita Le opere Le Metamorfosi Storia, civiltà, cultura Religioni dei misteri e culto di Iside L Apologia Le altre opere Lingua e stile Indicazioni bibliografiche I CONTENUTI DELL OPERA PERCORSI ANTOLOGICI Percorso 2 Le Metamorfosi di Apuleio Trasformazione, avventure e salvezza di Lucio «Attento lettore, ti divertirai» (Metamorfosi 1,1) Analisi del testo Lucio si trasforma in asino (Metamorfosi 3,24-26) Lessico I grecismi Lucio riesce a salvare la pelle (Metamorfosi 4,4-5) Lessico I grecismi Lucio riassume forma umana (Metamorfosi 11,13) Lessico Le parole della religione e del sacro Preghiera a Iside (Metamorfosi 11,25) Lessico Le parole della religione e del sacro Cupido e Psiche C era una volta un re e una regina (Metamorfosi 4,28-33) Lessico Le parole della passione amorosa Lessico Le parole della religione e del sacro Lessico Le parole della passione amorosa Lessico I grecismi Psiche svela l identità dello sposo (Metamorfosi 5,22-23) Lessico Le parole della passione amorosa Letteratura L interpretazione psicanalitica della favola di Amore e Psiche Analisi del testo La prima prova di Psiche (Metamorfosi 6,10) Lessico Le parole della passione amorosa Giove stabilisce le nozze tra Cupido e Psiche (Metamorfosi 6,23-24) Figure temi motivi La metamorfosi da Omero ad Apuleio Oltre Apuleio Amore e Psiche nelle arti figurative Laboratorio Verifica del percorso Lavorare sul testo Lucio diventa sacerdote di Iside (Metamorfosi 11,30) Psiche chiede soccorso a Cerere (Metamorfosi 6,2) Versioni e guida all analisi Lucio chiede a Fòtide di essere trasformato in uccello (Metamorfosi 3,22) Una dura notte per Amore e Psiche (Metamorfosi 6,11) Glossario dei termini di retorica e stilistica

7 «Quid me constricta spectatis fronte Catones, / damnatisque novae simplicitatis opus?» «Perché mi guardate con la fronte corrugata, o Catoni, / e condannate un opera come questa, di moderna semplicità?» (Satyricon 132,15; trad. L. Canali)

8 Il Satyricon di Petronio Il Satyricon di Petronio L opera e l autore Il cosiddetto Satyricon e l identità dell autore Il titolo Satyricon è attribuito da alcuni codici a un opera d argomento erotico e avventuroso (D I contenuti dell opera, p. 17), mista di prosa e versi, pervenutaci in una forma che pare largamente incompleta: di essa resta infatti solo una porzione, relativa ai libri XIV- XVI, modernamente suddivisa in 141 capitoli. Ne sarebbe autore, secondo la tradizione, un certo Petronio Arbitro. Prima di esaminare la complessa questione dell originaria dimensione dell opera, e quella ad essa strettamente connessa della sua difficile codificazione all interno di un genere letterario, è necessario affrontare il problema dell identificazione dell autore con un personaggio di età neroniana menzionato dagli Annales di Tacito (D Tacito racconta la vita e la morte di Petronio, l anticonformista). Tacito racconta la vita e la morte di Petronio, l anticonformista Pochi dubitano ormai che il Gaio Petronio di cui parla Tacito in Annales 16,18-19 sia il Petronio autore del Satyricon. Infatti un uomo dalla vita tanto contraddittoria (fu raffinato edonista e addirittura elegantiae arbiter della corte neroniana, ma anche risoluto uomo politico) ben rispecchia l ambivalenza di quell opera, in bilico tra divertimento narrativo e denuncia morale. Anche Tacito presenta Petronio come uomo di denuncia, che, mentre stava morendo scrisse come testamento un libello d accusa sulle «infamie del principe» e sulle sue perversioni sessuali. Ma è proprio il suo antieroico suicidio il vero capolavoro della descrizione tacitiana: è infatti quasi una parodia delle morti esemplari come quelle di Seneca o Trasea Peto. Denunciato, nel 66 d.c., dal prefetto del pretorio Tigellino come complice della congiura pisoniana, egli si recide le vene; dopo di che chiacchiera con gli amici, ascolta canzoni e addirittura si siede a banchetto, rifiutando invece risolutamente i discorsi filosofici. Ne esce il ritratto di un uomo anticonformista, il cui edonismo estetizzante e la cui leggerezza nell accostarsi alla morte ci riconducono ai precetti della filosofia epicurea, in un epoca in cui l aristocrazia senatoria professava i ben più austeri princìpi dello stoicismo. Si riporta ora il racconto del grande storico latino: 18. Per quanto riguarda C. Petronio devo richiamarmi a cose già dette precedentemente. Egli, infatti, trascorreva le giornate dormendo, le notti, invece, dedicava alle opere ed ai piaceri, in modo che quella rinomanza che altri acquistavano con l attività egli l acquistava con l ozio indolente. Non era giudicato né un crapulone né un dissipatore, come i più che profondano i propri averi, ma era ritenuto uomo di vita raffinata, gaudente. Le sue parole e i suoi atti quanto più erano liberi e mostravano una tal quale disinvolta indifferenza, con tanta maggior simpatia erano accolti, come espressioni di schietta semplicità. Ciò nonostante, come proconsole in Bitinia e più tardi console 1, apparve pieno d energia ed in tutto all altezza del suo compito. In seguito, sia che fosse realmente ripiombato nei vizi o che soltanto si atteggiasse ad uomo vizioso, fu ammesso nel circolo dei pochi intimi di Nerone, tra i quali divenne arbitro di ogni raffinatezza al punto che il principe, pur in mezzo al fasto, nulla riteneva che fosse dolce o voluttuoso, se non ciò che Petronio trovava degno di approvazione. Da tutto ciò nacque l odio di Tigellino 2 che lo avversava quasi fosse un rivale, e ben più valente di lui nella profonda conoscenza di ogni voluttà. Tentò, 6

9 Profilo dell autore Di lui si ricorda la raffinata funzione di elegantiae arbiter (una sorta di «maestro di cerimonie») presso la corte di Nerone, il che legittimerebbe il cognomen Arbiter della tradizione, nonché la personalità eccentrica e gaudente. Inviso al prefetto Tigellino e coinvolto nella congiura antineroniana dei Pisoni (65 d.c.), egli si suicidò come Seneca e Lucano, ma lo fece ascoltando levia carmina et faciles versus. Non sappiamo se questi sia lo stesso Petronio (stavolta chiamato T. Petronius Niger) console nel 62 d.c., cui accennano sia Plinio il Vecchio (Naturalis historia 37,20) sia il greco Plutarco (Moralia 60 d-e), ma quanto vi è nel racconto tacitiano senz altro ben si addice all autore di un opera spregiudicata quale è il Satyricon. Richiami alla vita politica, sociale, culturale dell età di Nerone compaiono poi anche all interno del testo petroniano, e ciò oltre a sostenere l identificazione fra il Petronio del Satyricon e quello descritto da Tacito contribuisce ad allontanare i sospetti che l opera sia di età flavia, antonina o forse anche successiva. Qui di seguito, alcuni degli elementi che legano il Satyricon all età di Nerone. Il ricordo di attori, cantanti, gladiatori tra i più in vista dell epoca di Caligola e Nerone: ad esempio il suonatore di cetra Minarete e il gladiatore Petraite (D TESTO 1.11), nomi- Letteratura dunque, Tigellino di provocare nel principe la crudeltà che in lui prevaleva su tutte le altre passioni ed, accusando Petronio di essere stato amico di Scevino 3, corruppe uno schiavo di lui e lo spinse alla delazione, sottraendo a Petronio qualunque mezzo di difesa, col gettare in carcere la maggior parte della servitù. 19. In quei giorni Cesare 4 per caso era andato in Campania e Petronio che si era spinto fino a Cuma venne qui trattenuto. Egli allora non volle protrarre più a lungo né la paura né la speranza e non volle nemmeno liberarsi con troppa fretta della vita, ma, recise le vene, se le legò ancora a suo piacere, poi di nuovo se le fece aprire, mentre si intratteneva cogli amici, senza, tuttavia, trattare con loro di severi argomenti o tenere, quel contegno col quale egli sembrasse cercare per sé la lode del fermo coraggio. Nessun discorso volle ascoltare dagli amici intorno all immortalità dell anima od a quelle sentenze che piacciono ai filosofi, ma solo volle udire piacevoli canti e facili versi. Ad alcuni servi fece distribuire doni, ad altri percosse. S assise al banchetto e cedette al sonno perché la morte, per quanto obbligata, avesse un apparenza accidentale. Nel suo testamento non scrisse parole di adulazione né per Nerone, né per Tigellino, né per qualunque altro potente, come faceva la massima parte di coloro che stavano per morire, ma vi notò accuratamente le infamie del principe, col nome degli amasi e delle donne, nonché ogni sua strana dissolutezza nei rapporti sessuali; dopo aver sottoscritto tutto ciò, lo mandò a Nerone. Spezzò l anello col sigillo 5, perché non servisse più tardi a trarre altri alla rovina. (Annales 16,18-19; trad. B. Ceva) 1 console: Petronio fu proconsole nella provincia di Bitinia probabilmente nel 60 d.c. e consul suffectus nel 62 d.c. 2 Tigellino: Gaio Ofonio Tigellino celebre per la sua lussuria e la sua crudeltà era prefetto del pretorio dal 62 d.c.; fu, a detta di Tacito, il vero «braccio armato» della tirannide neroniana. 3 Scevino: Elio Scevino era stato uno dei membri della congiura dei Pisoni del 65 a.c. 4 Cesare: è Nerone. 5 Spezzò l anello col sigillo: Petronio spezzò l anello su cui era inciso il sigillo che attestava l autenticità dei documenti affinché non venisse usato, dopo la sua morte per danneggiare altre persone. 7

10 Il Satyricon di Petronio nati durante la Cena Trimalchionis, sono personaggi realmente vissuti in età neroniana; il cantante Apellete era invece molto famoso durante il regno di Caligola. La presenza di liberti tra i personaggi (primo fra tutti Trimalchione), soggetti sociali che in età giulio-claudia ebbero una buona visibilità pubblica giungendo a ricoprire anche importanti ruoli a fianco degli imperatori (D Schiavi e liberti nella Roma imperiale, pp ). L allusione, forse critica o comunque parodistica, ai lussi e agli eccessi propri della corte imperiale dell età neroniana, ben conosciuti dall arbiter Petronio (specialmente nella Cena Trimalchionis). La discussione sulle cause della decadenza dell eloquenza, che doveva essere in quell epoca argomento d attualità, come pure quello sulla natura e sulla funzione del poema epico: il brano di un Bellum civile presente nel Satyricon sembra presupporre l esistenza dell omonimo poema di Lucano, mentre quello relativo alla Troiae halosis è forse parodia dei cimenti poetici di Nerone, autore anch egli di un poema sulla caduta di Troia. Un genere letterario composito La componente satirica Il titolo con il quale l opera è pervenuta, Satyricon, presuppone sottinteso il termine libri. Satyricon appare infatti come una forma di genitivo plurale greco in -on, che prevede un nominativo plurale neutro del tipo Satyrica (come lo sono Bucolica o Georgica). Il legame etimologico con il termine satyri porterebbe a tradurre «libri di storie di satiri». I satiri, però, creature mitologiche tra l umano e il bestiale facenti parte del corteggio di Dioniso e tradizionali protagonisti di avventure licenziose, sono del tutto assenti nell opera quale ci è rimasta. Si deve perciò presupporre che il titolo abbia un significato allusivo, legato forse al contenuto erotico e licenzioso dell opera, che ricorda in qualche modo le gesta dei satiri. È inoltre possibile collegare Satyricon anche alla parola latina satura, cioè «satira» intesa come genere letterario. Pur nella reale difficoltà di determinare l eterogenea esperienza della satira romana, si può affermare che nel corso dei secoli essa sia venuta a indicare sostanzialmente due diverse manifestazioni letterarie. Vi è innanzitutto la satira, per così dire, poetica, che aveva avuto i suoi maggiori esponenti in Lucilio, il suo codificatore, e in Orazio; ma si era pure affermato dall età sillana in poi, per opera di Varrone Reatino, il genere delle cosiddette satire menippee, caratterizzate dall alternanza di prosa e versi: di questo genere ci resta la testimonianza quasi completa dell Apokolokýntosis di Seneca. La ricerca di argomenti e registri linguistici quotidiani, la critica più o meno aspra dei vizi umani, il gusto per la parodia letteraria, sono tra le caratteristiche più rilevanti della satira luciliana e oraziana, e non vi è dubbio che tali elementi compaiano anche nel Satyricon. Non può sfuggire, ad esempio, come il tema della cena con le sue implicazioni gastronomiche (cfr. Orazio, Satire 2,8) o quello del viaggio avventuroso (cfr. Orazio, Satire 1,5) siano centrali anche nell opera petroniana (D Il tema del banchetto, tra sacro e profano, pp ). Dalla satira menippea il Satyricon desume invece la struttura composita, e cioè quell alternanza tra prosa e versi che la fanno definire tecnicamente un «prosimetro». Se a ciò aggiungiamo il fatto che già gli antichi eruditi latini mescolavano e confondevano etimologicamente i satyri e la satura, possiamo affermare in conclusione che Satyricon libri significhi «libri di storie satiriche» piuttosto che «libri di storie di satiri»; l espressione «storie satiriche» include infatti sia gli elementi letterari sopra descritti, propri della tradizione della satura, sia la componente oscena, degna dunque dei satyri, che caratterizza le vicende amorose dell opera. 8

11 Profilo dell autore La struttura romanzesca, la parodia epica L ampiezza della narrazione petroniana impedisce però di considerare il Satyricon un semplice derivato della satira. Se è infatti vero che non c è alcun accordo tra gli studiosi sull originaria lunghezza dell opera (le ipotesi spaziano dai sei ai venti libri), la pluralità di luoghi citati, il gran numero di personaggi coinvolti, la dimensione delle digressioni inserite, lasciano pensare a un estensione notevole del racconto: un estensione del tutto incongrua per una satira menippea. È dunque consueta la definizione del Satyricon come «romanzo», una conclusione tuttavia non meno problematica. Da un lato il Satyricon sarebbe, insieme con le Metamorfosi di Apuleio (fine ii sec. d.c.), l unico «romanzo» latino, il che non facilita certo la reale definizione di questo genere letterario. Dall altro lato i romanzi greci rimastici sono anch essi pochi, d epoca per lo più tarda, e sono oggetto di numerose talora insanabili dispute tra gli studiosi, sempre divisi sulle origini e il ruolo di un esperienza narrativa considerata già in antico come adatta all intrattenimento popolare e non troppo degna d attenzione colta (D Il romanzo antico, p. 11). Fortunata, e per certi versi ancora convincente, è comunque la tesi formulata in un articolo del 1899 da Richard Heinze, il quale sostenne che il Satyricon nient altro sarebbe che una parodia del romanzo greco. Là, infatti, si parlava per lo più di amori tanto virtuosi quanto contrastati, che si realizzavano solo attraverso il superamento di avventurose peripezie; qui si riprende quella «struttura» romanzesca e avventurosa, ma al centro di essa vi sono i legami omosessuali o gli «amorazzi» tutt altro che casti dei protagonisti dell opera. In realtà, come ha scritto un altro critico di fine Ottocento, il tedesco Elimar Klebs, non mancano nel testo petroniano anche elementi di parodia dell Odissea omerica, a cominciare dalla gravis ira Priapi che si abbatte su Encolpio in forme tali da ricordare quella di Poseidone contro Odisseo. La presenza di una donna di nome Circe ( ), l allusione alle greggi di Polifemo (97,4) e all antro del Ciclope (101,7), o la rivisitazione in chiave oscena dell episodio del riconoscimento di Odisseo da parte della vecchia nutrice (105,10), sono addirittura riferimenti puntuali al testo di Omero. Le due ipotesi non si escludono a vicenda. Non solo perché, in un certo senso, l Odissea è considerata una sorta di prototipo del romanzo d avventura, ma anche perché la struttura composita del Satyricon presuppone senz altro diversi obiettivi parodistici, che non risparmiano neppure la poesia nazionale. I 295 esametri del Bellum civile (capp ), ad esempio, se fanno supporre l esistenza dell omonimo poema di Lucano, ne rappresentano una sorta di parodistica rivisitazione in uno stile ricco di reminiscenze virgiliane: tra l altro, il riutilizzo di queste espressioni con un palese ribaltamento del significato originario è stato riscontrato anche in altre parti dell opera, come nella novella della matrona di Efeso ( , D TESTO 1.12). E così i 65 trimetri giambici della Troiae halosis (89) al pari del Bellum civile messi in bocca a Eumolpo oltre a ricordare le velleità poetiche di Nerone, alludono allo stile «barocco» delle tragedie di Seneca. Satiro danzante, affresco dalla Villa dei Misteri, Pompei, i sec. d.c. 9

12 Il Satyricon di Petronio Le cinque novelle: racconti popolari, tra folklore e magia Nel Satyricon compaiono cinque novelle: il vetro infrangibile (51, D Versione e guida all analisi, p. 70), il manichino di paglia (63), il lupo mannaro (61-62, D TESTO 1.10), la matrona di Efeso ( , D TESTO 1.12), il fanciullo di Pergamo (85-87). Il meccanismo narratologico usato è sempre lo stesso: in funzione di narratore compare in prima persona uno dei personaggi dell opera, il che contribuisce a garantire a questi inserti un pur flebile legame con la trama romanzesca. Petronio trae spunto per queste brevi storie da tradizioni diverse e non sempre determinabili con certezza. A questo proposito, la storia dell artigiano che mostra all imperatore l invenzione del vetro infrangibile è un breve aneddoto di sapore contemporaneo, non privo di implicazioni politiche ed economico-sociali; infatti l ignoto imperatore fa uccidere l inventore, per timore che dopo quella scoperta l oro non abbia più alcun valore (D Versione e guida all analisi, p. 70). La cruenta avventura relativa a un lupo mannaro (61-62, D TESTO 1.10) o la dettagliata descrizione di un rito di stregoneria, nella novella del manichino di paglia, sono invece da ricondurre alla tradizione orale, ricca di elementi folklorici o addirittura magici: lupi mannari e streghe occuperanno l immaginario collettivo della cultura popolare anche nei secoli successivi. Di argomento più decisamente erotico sono i racconti relativi alla matrona di Efeso ( , D TESTO 1.12), che cede alle lusinghe di un soldato proprio mentre veglia sulla tomba del marito, e del fanciullo di Pergamo (85-87), che appaga i desideri sessuali di Eumolpo: novelle di questo tipo possono senz altro essere ricondotte alla tradizione delle cosiddette fabulae Milesiae. Così chiamate dalla città di origine del loro iniziatore (il greco Aristide di Mileto, ii sec. a.c.), esse erano storie d argomento licenzioso, tradotte in latino all inizio del i secolo a.c. dall erudito Cornelio Sisenna e accolte a Roma da un certo successo popolare. Alcune vicende di derivazione milesia erano anche state messe in scena dal mimo romano, ed è senz altro dal mimo che l opera petroniana desume parte della sua schiettezza e spontaneità espressiva. È possibile una sintesi? I riferimenti alla tradizione della satura e della satira menippea, la parodia del romanzo greco e dell Odissea, le allusioni alla poesia epica latina, il recupero di una novellistica popolare, delle favole milesie e del mimo mostrano la complessità del Satyricon petroniano, nonché l impossibilità di una definizione sicura del suo genere letterario. Ancora recentemente Edoardo Sanguineti ha provato a sdrammatizzare la volontà di giungere a tutti i costi a una definizione, rilevando che la tradizionale espressione in base alla quale il Satyricon sarebbe «una satira menippea sviluppata sino ai limiti del romanzo» si può agevolmente capovolgere affermando che «si tratta di un romanzo sviluppato fino ai limiti della menippea»; tanto più che, come già si è detto, sia il romanzo antico sia la menippea sono per noi generi non molto conosciuti. Meglio credere, dunque, che l autore del Satyricon abbia compiuto una cosciente mescolanza di generi diversi, il cui filo conduttore è per lo più individuabile in un intento parodistico e sperimentale. Colto, raffinato e disincantato, Petronio propose così al pubblico dell età neroniana un prodotto che era, nello stesso tempo, omaggio e oltraggio alla tradizione letteraria precedente: alla consueta prassi dell aemulatio, infatti, egli sostituì un sapiente gioco di mescolanza e contaminazione, lontanissimo da quella ricerca di classicismo e armonia propri della precedente età augustea. Maschera teatrale di satiro imberbe, marmo, età imperiale (Roma, Museo Nazionale Romano). 10

13 Profilo dell autore Letteratura Il romanzo antico I romanzi pervenuti Siamo soliti definire «romanzi», ricorrendo a un termine moderno, due opere in lingua latina (il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio) e alcuni testi in lingua greca, cinque dei quali ci sono giunti integri: Cherea e Calliroe di Caritone di Afrodisia (i sec. d.c.), le Storie Efesiache di Senofonte Efesio (i-ii sec. d.c.), Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (ii sec. d.c.), le Storie pastorali o Dafni e Cloe di Longo Sofista (fine del ii sec. d.c.), le Storie Etiopiche di Eliodoro (iii o iv sec. d.c.). Indubbiamente questi sono solo alcuni esempi di una produzione assai più vasta (di altri romanzi greci abbiamo frammenti papiracei, dal più antico in nostro possesso, il Romanzo di Nino del ii-i secolo a.c., fino a Le meraviglie oltre Thule di Antonio Diogene, del i-ii secolo d.c.) che rimase ai margini della cultura ufficiale. Nel mondo greco non esisteva neppure un termine specifico per indicare questo tipo di produzione in prosa (si usavano espressioni come diéghema, «racconto», lógoi katá, «storie su»). Infatti tali opere venivano considerate come appartenenti a un genere «minore», di consumo, destinato a un pubblico di cultura non elevata, in cerca solo di evasione e di intrattenimento. Caratteristiche dei romanzi antichi Pur nella diversità delle vicende raccontate, i romanzi pervenuti presentano solitamente una fabula molto essenziale, per contro, un intreccio molto complesso. La forma più diffusa è quella del romanzo d amore in cui si raccontano le vicende di una coppia di innamorati o talora di sposi, di grande bellezza e nobili natali, che, dopo essersi giurati amore eterno e fedeltà, sono costretti a separarsi a causa di eventi imprevisti. I due, una volta separati, affrontano una serie di peripezie (naufragi, rapimenti, viaggi in terre lontane, scambi di persona ) che spesso mettono alla prova la loro reciproca fedeltà; tuttavia non manca mai il «lieto fine» con il ricongiungimento della coppia e lo scioglimento di tutte le complicazioni sorte dall intreccio. I personaggi dei romanzi non hanno alcuna dimensione «sociale», né sono oggetto di indagine psicologica, ma appaiono convenzionali e stereotipati nel loro modo di agire. Anche lo scenario in cui si svolgono le vicende, pur descritto con grande dettaglio, non ha alcuna dimensione realistica; manca inoltre una precisa collocazione cronologica degli eventi. L origine del genere I romanzi greci che possediamo si collocano nel periodo della cosiddetta «Seconda Sofistica», movimento culturale che esercitò un indubbia influenza soprattutto dal punto di vista stilistico su autori come Achille Tazio, Longo Sofista ed Eliodoro. Fino a quando, nel 1893, non furono ritrovati frammenti papiracei del Romanzo di Nino, l opera di Caritone era considerata la più antica; ciò portò a considerare il romanzo greco un prodotto letterario finalizzato al divertimento colto di chi lo scriveva e all intrattenimento piacevole di chi lo leggeva, in armonia con le abitudini degli intellettuali della Seconda Sofistica. Interessante, tra le altre, l ipotesi del critico ottocentesco Erwin Rhode che riteneva il romanzo greco l esito della tardiva fusione, avvenuta proprio sotto l influsso della Seconda Sofistica, fra i racconti di viaggi (dai quali ricavava l elemento avventuroso) e l elegia erotica alessandrina (dai quali desumeva il tema amoroso). Ma proprio il ritrovamento del Romanzo di Nino ha dimostrato che il genere del romanzo risaliva all età ellenistica e che le tesi di Rhode non erano più sostenibili. Pertanto si svilupparono teorie diverse sulle origini del genere: Bruno Lavagnini (1921), ad esempio, evidenziò il rapporto del romanzo con le leggende locali che avevano già avuto un elaborazione letteraria precedente, mentre secondo Karoly Kerényi (1927) il romanzo ebbe un origine religiosa e misterica. Egli infatti ricondusse le sofferenze d amore delle coppie dei romanzi (separazione, prove da affrontare, ricongiungimento) alle vicende della coppia divina Iside e Osiride: secondo il mito, la felicità della coppia fu interrotta a causa della morte di Osiride, fatto a pezzi e ricomposto dopo lunghe ricerche dalla moglie; Osiride resuscita e si ha il ricongiungimento della coppia. La tesi misterica di Kerényi è stata ripresa nel 1962 da Reinhold Merkelbach, per il quale i romanzi greci sarebbero testi allegorici che indicano all iniziato il percorso da seguire attraverso le prove della vita, la morte, la resurrezione e infine l unione mistica con il dio. In tempi più recenti alcuni autori (tra i quali Otto Weinreich) hanno stabilito un rapporto stretto fra l epica arcaica e il romanzo, non sottovalutando il ruolo di modello che un poema avventuroso, romanzesco, rivolto ad un ampio pubblico come l Odissea può avere avuto sulla formazione del genere letterario. Oggi si tende a considerare il romanzo come un genere nato dalla commistione o dall evoluzione di generi diversi, per rispondere a esigenze di individui che non vivono più come cittadini all interno della polis ma come sudditi nella dimensione cosmopolita del mondo ellenistico e greco-romano. Il romanzo dunque offrirebbe, in questa prospettiva, occasione di svago, di intrattenimento, di evasione a un pubblico medio-borghese che si rispecchia nel sistema di valori proposto (l importanza data all amore, ai buoni sentimenti ) dai personaggi. 11

14 Il Satyricon di Petronio Petronio tra fantasia e realismo La lacunosità del testo rimastoci e la difficoltà di connettere il Satyricon a un preciso genere letterario sono fattori che impediscono di «interpretare» univocamente quest opera, in bilico tra fantasia e realismo. La sua composita dimensione allusiva e parodistica ci fa pensare che fosse destinata a un pubblico ben più scaltro e acculturato rispetto agli abituali «consumatori» di favole milesie: un pubblico, ad esempio, capace sia di cogliere i riferimenti culturali dotti sia di scorgere, dietro i luoghi delle avventure e i protagonisti di queste, gli echi realistici della Roma contemporanea. Laddove inizia il testo superstite (che termina con vicende ambientate a Crotone) si parla di una generica Graeca urbs, e altrove compaiono accenni a Marsiglia e forse a una città ligure o tirrenica. Sembra dunque mancare, da parte dell autore, l intento di contestualizzare con precisione le sue vicende, e la stessa Crotone (116, D TESTO 1.13) appare più un luogo immaginario, fantastico, che reale, tant è che Paolo Fedeli l ha definita, a causa delle situazioni paradossali che vi capitano, un esempio di «mondo alla rovescia». Assai più riconoscibili al pubblico erano invece le piazze, le strade, le scuole di retorica, i templi, le case private, le locande, i bordelli o le navi frequentati da Encolpio e dai suoi amici: dovevano essere, infatti, modellati su quelli che era possibile vedere in quegli anni a Roma e in altre grandi città dell impero. Si è dunque parlato, a questo proposito, di «realismo» di Petronio: affermazione senz altro condivisibile, a patto che non si dia al termine un accezione anacronistica (D Il dibattito critico sul «realismo» di Petronio, pp ). Infatti, soprattutto a causa delle grandi esperienze narrative europee dell Ottocento, noi siamo abituati ad associare all idea di realismo quella di un indagine sulla società e sulle sue dinamiche, o addirittura quella di un coinvolgimento spirituale dell autore nella materia trattata. Il grande critico e filologo Erich Auerbach ha invece dimostrato che «per la letteratura realistica antica la società non esiste come problema storico, ma tutt al più come problema moralistico», e dunque l aggettivo «realistico» è adeguato alla narrazione petroniana solo in quanto essa presenta alcune singole immagini del mondo realmente esistente al tempo del suo autore; un mondo nei confronti del quale lo scrittore mantiene però quell aristocratica distanza che ha fatto coniare a Luca Canali la felice espressione «realismo del distacco». È possibile definire «realistici» i personaggi che animano la narrazione del Satyricon, e ciò almeno per tre buone ragioni. Anzitutto perché questi sono espressione di un umanità allora realmente esistente, per lo più socialmente bassa o moralmente degradata, i cui valori sono il cibo, il sesso, il denaro, e che pertanto è solitamente assente dai testi letterari. In secondo luogo perché alcuni soggetti sociali o alcune situazioni proposte sembrano alludere specificamente a situazioni reali della società del tempo. In terzo luogo perché l autore, facendo parlare questi in prima persona, dà prova di un intento mimetico-realistico, cercando di adattare lingua, stile, mentalità al personaggio che vuole delineare. La cena Trimalchionis tra letteratura e storia Senza dubbio l episodio della cena di Trimalchione è il più significativo in tal senso, perché contiene tutti gli elementi appena suggeriti: essa è ampiamente documentata dai testi della presente antologia (D Testi 1.1-9, 1.11). Tra i modelli dell episodio, oltre alla già citata satira oraziana della cena Nasidieni (Satire 2,8), vi è anche sempre in un ottica di parodistico ribaltamento il Simposio di Platone, richiamato puntualmente da alcuni particolari (D Il tema del banchetto, tra sacro e profano, p. 62). L arrivo di Abinna (65), l impresario di pompe funebri amico di Trimalchione, è infatti modellato sull arrivo di Alcibiade al convito platonico, così come le chiacchiere dei commensali (specialmente ai capitoli 41-46) appaiono in qualche punto come la parodia 12

15 Profilo dell autore dei discorsi filosofici del modello greco. Allusioni alle tematiche del Simposio vi sono anche nei frequenti riferimenti ad amori omosessuali. L invito a partecipare alla festa e alla cena a casa del ricco Trimalchione, che i protagonisti riescono a ottenere, conferma il loro stile di vita fatto di espedienti e aperto a qualunque esperienza. Essi si mescolano pertanto agli altri convitati, molti dei quali sono, al pari del padrone di casa, liberti arricchiti: esempio della grettezza di questi ultimi non è solo l avidità con la quale si avventano sulle laute pietanze, ma anche la bassezza morale dei loro discorsi (38, D TESTO 1.6; 41-42, D TESTI 1.7-8), sulla cui lingua e stile si dirà più oltre. Su tutti emerge la figura di Trimalchione, il cui lusso e la cui ricchezza senza limiti (D TESTI 1.1-3) mostrano indubbi aspetti iperbolici («ha terre quanto ci volano i nibbi, e soldi che partoriscono soldi», 37; trad. L. Canali, D TESTO 1.5), tanto che c è chi ha voluto vedere in lui una sorta di caricatura degli eccessi di Nerone. Pur senza negare questa possibile interpretazione, è però altrettanto vero che, per più di un aspetto, egli è un personaggio dai forti contorni realistici, e lo dimostra il confronto con alcune testimonianze storiche del tempo. Che i liberti potessero diventare molto ricchi, talora anche politicamente influenti, è infatti storicamente provato, tant è che dai tempi di Claudio in poi alcuni ex schiavi ricoprivano delicate mansioni anche all interno della corte imperiale (D Schiavi e liberti nella Roma imperiale, pp ). Ci sono inoltre specifici aspetti relativi a Trimalchione che trovano importanti riscontri nella documentazione archeologica ed epigrafica. Pur avendo ricoperto solo la modesta e poco più che simbolica funzione politica di «seviro augustale» (30; 71, D TESTO 1.11 e Schiavi e liberti nella Roma imperiale, pp ), egli fa adornare il suo triclinio con le raffigurazioni dei fasci e delle scuri che tradizionalmente spettavano solo ai magistrati superiori dello Stato romano (30) e si agghinda con oggetti (un tovagliolo listato di porpora, un anello dorato) che alludono ai simboli dell ordine senatorio ed equestre (32, D TESTO 1.3): ma tale «abuso» iconografico doveva essere a Roma socialmente tollerato e ne troviamo traccia in parecchie iscrizioni funerarie di augustali. Inoltre Trimalchione ha una vera e propria ossessione per la morte e cura, ancora vivo, oltre che ogni dettaglio del suo testamento, ogni particolare del suo mausoleo e della sua epigrafe, nella quale ricorda orgogliosamente come «venne su dal niente, lasciò trenta milioni di sesterzi, non fu mai uditore di filosofi» (71; trad. L. Canali, D TESTO 1.11). Anche in questo caso non mancano documentazioni epigrafiche atte al confronto, poiché in numerose iscrizioni funerarie di liberti compare con orgoglio la formula vivus fecit, a ricordare che il defunto si «fece da vivo» il proprio monumento funebre (D Il monumento di Trimalchione, tra fantasia e realtà, p. 53). Trimalchione, dunque, al pari della moglie Fortunata (37, D TESTO 1.5; 67, D Lavorare sul testo, pp ), rappresenta uno splendido esempio di parvenu, soggetto sociale diffuso in età imperiale romana; e se è vero che Petronio non ha alcun interesse per indagare e interpretare le dinamiche sociali del tempo, è altrettanto vero che le informazioni da lui fornite sulla realtà dei suoi anni sono per noi preziosissime. Ne è prova il fatto che uno dei più lucidi studi di storia sociale sulla vita degli schiavi e dei liberti romani (la Vita di Trimalchione, del grande storico francese Paul Veyne) prende proprio il testo petroniano come punto di partenza. Il «labirinto», l eros e lo spettro della morte Il gusto della narrazione è senz altro uno dei motori della stesura del Satyricon, e il gusto della lettura d intrattenimento o, forse, dell audizione pubblica doveva essere ciò che più di ogni altra cosa il pubblico vi trovava. È possibile che l opera contenesse anche messaggi di natura diversa, ed è stato il critico Paolo Fedeli a rilevare «il senso profondamente amaro di un romanzo, a torto considerato troppo spesso solo nel suo lato scanzonato e parodistico». Fedeli ha infatti ravvisato nella figura di Encolpio e nel «labirinto» di luoghi e 13

16 Il Satyricon di Petronio situazioni in cui è coinvolto, quasi irretito, un simbolo delle profonde difficoltà dell uomo nel raggiungere il possesso della verità. Inoltre l eros, uno dei temi chiave dell opera, non compare in forma gioiosa, ma per lo più nelle forme infelici, dolorose o squallide dell impotenza, della perversione, della prostituzione. Analogamente, la pantagruelica Cena Trimalchionis è, nel complesso, tutt altro che lieta, poiché venata da discorsi che hanno come oggetto la morte e la caducità della vita (D Testi 1.4, 1.8, 1.11); diventa inoltre a un certo punto tanto lunga, pesante e insopportabile da invogliare i protagonisti alla fuga. Insomma, se fantasia e realismo sembrano convivere nel Satyricon, non è escluso che un opera di tale complessità strutturale e originaria ampiezza potesse coniugare in sé anche le due finalità, solo apparentemente distanti, di intrattenimento e di riflessione. Infatti il lettore, mentre osserva divertito le rocambolesche imprese di Encolpio e della sua particolarissima compagnia, ci appare costantemente richiamato a non dimenticare che la vita, in tutta la sua cruda ambivalenza, è anche fonte di dolore e di amarezza. Lingua e stile Nel Satyricon si può notare la presenza di diversi livelli di lingua (plurilinguismo) e di stile (pluristilismo): infatti i personaggi si esprimono per lo più con il linguaggio proprio della loro condizione sociale, e si è pertanto a tal proposito parlato di «realismo mimetico». Per quanto concerne il registro linguistico, i personaggi colti (come il narratore Encolpio, il poeta Eumolpo, il retore Agamennone, Gitone e Ascilto) utilizzano un latino semplice ma elegante, abbastanza corretto dal punto di vista grammaticale e lessicale, pur con la presenza di qualche termine colloquiale e di forme del sermo familiaris: un buon esempio è ai capitoli (D TESTO 1.12), dove il pur dotto Eumolpo usa i diminutivi casula, propriamente «casetta» (111,6), o cenula, «cenetta» (111,8), e adopera ripetutamente secundum per apud o per post (uso che diverrà postclassico). Invece i personaggi di livello sociale e culturale basso ad esempio i liberti convitati di Trimalchione si esprimono in una lingua (sermo plebeius), caratterizzata da termini colloquiali (come bellus per pulcher, bucca per os, caldus per calidus), da diminutivi, neologismi (ad esempio l hápax legómenon lupatria, che deriva dal sostantivo lupa, termine volgare per indicare «prostituta», in 37,6, D TESTO 1.5), modi di dire e grecismi presenti già da tempo nella lingua quotidiana: particolarmente interessante è proprio l utilizzo dei grecismi (ad esempio, ancora in 37, D TESTO 1.5, saplutus, «straricco»; topanta, «tuttofare»; babaeculus, «babbeo»), allusivi dell origine ellenofona dei liberti che li adoperano. Più in particolare, possiamo notare la tendenza alla scomparsa del genere neutro (ad esempio in vinus anziché vinum, fatus per fatum) e della coniugazione deponente, l uso di unus come articolo indefinito, la presenza di forme verbali erroneamente coniugate, o di costrutti morfologicamente o sintatticamente irregolari: compaiono ad esempio verbi intransitivi costruiti con il complemento oggetto, proposizioni in cui l indicativo sostituisce il più regolare congiuntivo, infinitive costruite con quod e l indicativo. Per molti aspetti la lingua d uso quotidiano utilizzata nel romanzo trova corrispondenza con quella delle iscrizioni parietali di Pompei e anticipa fenomeni caratteristici poi delle lingue romanze. Attenzione del tutto particolare, nella riflessione sulla lingua di Petronio, merita il fatto che i nomi di molti dei protagonisti siano in realtà dei «nomi parlanti» e caratterizzino dunque la personalità di chi li detiene. Ad esempio, Encolpio è nome d origine greca che significa «che sta in grembo», e allude alla sua ingenuità; Eumolpo, altro grecismo, indica un uomo «dal bel canto»; Trimalchione indica probabilmente un personaggio «tre volte potente» e ben si addice al suo prestigio, come pure il nome latino Fortunata (cioè «aiutata dalla buona sorte») della moglie. Questi sono solo alcuni dei possibili esempi, e l elenco 14

17 Profilo dell autore completo sarebbe lungo: certamente il lettore soprattutto quello colto doveva trovare anche in tali elementi l ennesimo aspetto di originalità e divertimento. Il plurilinguismo si ripercuote anche sulla varietà dei livelli stilistici presenti nell opera. Se infatti i discorsi dei personaggi di livello più basso specialmente durante la Cena Trimalchionis sono caratterizzati da un periodare spezzettato e parattatico, vicino all immediatezza della lingua parlata (magari infarcito di proverbi o interiezioni, come nel capitolo 37, D TESTO 1.5, o addirittura modellato sull ubriachezza di chi parla, come avviene in 41,6-12, D TESTO 1.7), non mancano però nel Satyricon momenti di innalzamento dello stile. Esempi interessanti sono, tra gli altri, gli inserti poetici come la Troiae halosis (89) e il Bellum civile, con reminiscenze senecane o virgiliane, oppure la novella della matrona di Efeso che il «dotto» Eumolpo infarcisce di citazioni e allusioni al IV libro dell Eneide ( , D TESTO 1.12); e Virgilio (Eneide 5,1) è pure recitato da uno schiavetto di Trimalchione (68, D Versione e guida all analisi, p. 71). Spesso, inoltre, Petronio combina nello stesso passo registri linguistici e stilistici diversi con intento parodico e ironico. Di grande rilievo è ad esempio il fatto che nel capitolo 71 (D TESTO 1.11), relativo al testamento di Trimalchione il potente liberto, dal lessico solitamente non troppo forbito, esordisca citando Seneca (il suo et servi homines sunt è modellato sul Servi sunt, immo homines di Seneca, Lettere a Lucilio 47; ed è notevole che, nel parlare del suo futuro sepolcro, egli faccia sfoggio di formule tecnico-giuridiche proprie del diritto funerario (D Il monumento di Trimalchione, tra fantasia e realtà, p. 53). Scena di banchetto, un servitore in piedi di fronte ai commensali sdraiati sulla klíne, affresco, i sec. d.c. (Pompei) _017_Petronio.indd 15 19/10/

18 Il Satyricon di Petronio Indicazioni bibliografiche Edizioni e traduzioni F. Bücheler, Berlino, Weidmann, 1862; A. Ernout, Parigi, Les Belles Lettres, 1922; K. Müller, Monaco, Heimeran, 1961; E. T. Sage, B. B. Gilleland, New York, Appleton-Century-Crofts, 1969 (prima edizione 1929). Un edizione critica della sola Cena Trimalchionis è stata curata da E. V. Marmorale, Firenze, La Nuova Italia, Traduzioni italiane con testo a fronte sono quelle curate da A. Marzullo, M. Bonaria, Bologna, Zanichelli, 1967; V. Ciaffi, Torino, UTET, 1969; U. Dettori, Milano, Rizzoli, 1981; L. Canali, Milano, Bompiani, 1990; G. Reverdito, Milano, Garzanti, 1995; M. Longobardi, Siena, Barbera, Si ricorda anche la traduzione di P. Chiara, Milano, Mondadori, 1980 (senza testo a fronte). Studi R. Heinze, Patron und der griechische Roman, in «Hermes», XXXIV, 1899, pp ; E. Auerbach, Fortunata, in Id., Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, Torino, Einaudi, 1956, pp ; L. 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Vannini, Nove note a Petronio, in «Materiali e discussioni per l analisi dei testi classici», LIX, 2007, pp ; A. D agostino, La matrona di Efeso e la vedova consolata. Il personaggio della vedova nella letteratura medievale, Milano, CUEM, 2008; L. Magnani, Angoscia della morte e paure esistenziali in Petronio, in «Ager Veleias», 3.01, 2008, pp. 1-20; M. Gioseffi, Poeta non humillimi spiritus. Invito alla lettura del Satyricon di Petronio, in AA.VV., Narrazioni di ieri e di oggi. Autori, editori, librai, Milano, Unicopli, 2010, pp

19 Profilo dell autore I CONTENUTI DELL OPERA Il Satyricon Il personaggio principale del romanzo è un giovane studente squattrinato di nome Encolpio che narra in prima persona le vicende e le avventure di un viaggio compiuto in compagnia di Gitone, un bellissimo giovinetto suo amante, e di Ascilto, suo rivale in amore. Da quanto ci è rimasto, possiamo evidenziare alcuni nuclei narrativi, mentre per la parte antecedente (ben 14 libri), andata perduta, si possono fare solo delle ipotesi: probabilmente la narrazione incominciava con la fuga da Marsiglia di Encolpio, perseguitato dall ira del dio Priapo, e con il suo arrivo in Italia insieme con Gitone. I due giovani vivono un avventura erotica con una cortigiana di nome Trifena e con il marito Lica, un mercante di schiavi che comanda una nave. Encolpio e Gitone incontrano dunque Ascilto e violano le cerimonie del dio Priapo compiute dalla sacerdotessa Quartilla. Capitoli 1-26,6 La parte pervenuta inizia in una Graeca urbs (forse Pozzuoli, ma secondo altri potrebbe trattarsi di Cuma, Napoli, Baia o Terracina) dove Encolpio incontra il retore Agamennone che disserta sui motivi della decadenza dell eloquenza. Encolpio e Ascilto, a causa della rivalità in amore, decidono di separarsi; prima però si recano al mercato per vendere un mantello rubato che fortunosamente riescono a barattare con una tunica piena di monete d oro persa in precedenza. Tornati nella locanda dove alloggiano, vengono sorpresi da Quartilla, la sacerdotessa di Priapo di cui i giovani avevano in passato profanato una cerimonia; la donna li costringe a tre giorni di pratiche erotiche. Capitoli 26,7-79 Una volta sfuggiti a Quartilla, i tre giovani seguono il retore Agamennone, invitato a cena a casa di Trimalchione, un ricchissimo ma rozzo liberto. Egli, insieme con la moglie Fortunata, è l assoluto protagonista della parte più nota del romanzo, la cosiddetta Cena Trimalchionis. Viene descritto nei minimi dettagli il banchetto offerto da Trimalchione, che fa sfoggio in modo grossolano della sua ricchezza, ricorda il suo passato di schiavo, litiga con la moglie Fortunata, recita versi e, da ultimo, costringe gli invitati a fare la prova generale del suo funerale. A causa del frastuono provocato dalla marcia funebre, sopraggiungono i vigili del fuoco e così i giovani riescono ad allontanarsi di nascosto e a ritornare alla locanda. Encolpio e Ascilto litigano di nuovo per Gitone che, invitato a scegliere fra i due, indica Ascilto. Capitoli Encolpio dunque, afflitto dal dolore, si reca in una pinacoteca dove incontra Eumolpo, un anziano poeta di scarso successo che per consolarlo gli racconta la novella del fanciullo di Pergamo. Eumolpo, dopo una discussione sulla decadenza dell arte, recita un poemetto dedicato alla distruzione di Troia; i presenti, che non gradiscono la narrazione, costringono Encolpio ed Eumolpo alla fuga, prendendoli a sassate. Una volta tornati alla locanda, incontrano di nuovo Gitone, con il quale vivono rocambolesche avventure. Ascilto non compare più nel romanzo, sostituito da Eumolpo che diventa però un nuovo rivale per Encolpio. I tre decidono di abbandonare la città e si imbarcano su una nave che si rivela essere quella di Lica, in viaggio con la moglie Trifena. Encolpio e Gitone, nonostante il travestimento, vengono scoperti e minacciati di severe punizioni. Eumolpo riesce a placare gli animi; viene poi imbandito un banchetto nel quale egli racconta la novella della matrona di Efeso. Capitoli La nave naufraga a causa di una violenta tempesta: Lica muore, mentre Gitone, Encolpio ed Eumolpo riescono a raggiungere una spiaggia. Un contadino li informa che si trovano vicino a Crotone, città i cui abitanti si dividono in cacciatori di eredità e uomini senza eredi, molto onorati. Eumolpo si finge un vecchio possidente senza figli, e Gitone ed Encolpio si fingono suoi schiavi. Mentre si recano a Crotone, Eumolpo tiene una lezione sul poema epico recitando anche alcuni esametri sulla guerra fra Cesare e Pompeo. Giunti a Crotone, i tre riescono a vivere alle spalle dei cercatori di testamenti. Intanto una matrona di nome Circe si innamora di Encolpio (il quale ha assunto il nome di Polieno), che però è di nuovo perseguitato dall ira di Priapo e ha pertanto perso la sua virilità. La donna irata ordina ai suoi servi di frustarlo; Encolpio si sfoga in un invettiva contro il proprio membro sessuale e infine, grazie all intervento di Mercurio, riuscirà a recuperare la virilità. Eumolpo invece, temendo di essere smascherato, impone la condizione che i suoi eredi, dopo la sua morte, si cibino in pubblico del suo cadavere; l ultima parte rimastaci del romanzo si chiude con il discorso di un abitante di Crotone disposto ad accettare le condizioni poste da Eumolpo. Il testo si interrompe a questo punto: non ci è dato sapere né come si concludesse l episodio né per quanto si estendesse ancora la narrazione. 17

20 Percorsi Antologici percorso Il Satyricon di Petronio La lunga sezione che vede Encolpio e i suoi amici invitati a cena dal liberto Trimalchione la cosiddetta Cena Trimalchionis è tra le più famose del Satyricon: pertanto costituisce il nucleo forte di questa scelta antologica. Si presentano anzitutto alcuni passi che illustrano l immensa ricchezza, ma anche la rozzezza del padrone di casa (D TESTI 1.1-3) e della moglie Fortunata (D TESTO 1.5). Pur tra il lusso e la varietà dei cibi e dei divertimenti, nelle conversazioni dei convitati (D TESTI 1.6-9) aleggia però costantemente un ansia collettiva, causata dalla paura della morte; paura che si concretizza anche nella macabra descrizione di uno scheletro d argento (D TESTO 1.4) e soprattutto nella pubblica lettura, da parte di Trimalchione, delle sue disposizioni testamentarie (D TESTO 1.11). Quando poi costui cercherà di trasformare il banchetto in una prova generale del suo funerale, il terzetto formato da Encolpio, Ascilto e Gitone fuggirà, ormai del tutto nauseato. Compaiono nella presente sezione due esempi della novellistica petroniana: il racconto «nero» a base folklorica del lupo mannaro (D TESTO 1.10) e quello di argomento erotico e di tradizione milesia della matrona di Efeso (D TESTO 1.12). Completa l antologia la paradossale descrizione della città di Crotone (D TESTO 1.13), dove arrivano dopo un avventuroso naufragio Eumolpo (insieme con Corace, suo servo), Encolpio e Gitone: essa diviene quasi un esempio di rovesciamento della realtà. 1.1 «Da chi si va oggi? Trimalchione, un gran signore» (Satyricon 26,7-10; 27) La brigata di amici protagonista del Satyricon, un po rocambolescamente, viene coinvolta nella cena a casa di Trimalchione. Definito «un gran signore», egli è in realtà un liberto (D Schiavi e liberti nella Roma imperiale, pp ), sempre intento a ostentare in forme pacchiane l immensa ricchezza che è riuscito ad accumulare. Qui (cap. 27) gioca a palla, circondato da servi ed eunuchi pronti a ogni suo volere: uno di loro è perfino dotato di un orinatoio d argento. Petronio non si limita però a ridicolizzare gli eccessi di questo parvenu; infatti, nel ricordare che egli «ha nel triclinio un orologio e un trombettiere messo lì apposta per sapere via via quanto tempo della sua vita ha consumato» (26,8; trad. L. Canali), l autore ci presenta un altra caratteristica del suo personaggio e dell ambiente che lo circonda, e cioè il pensiero costante della morte (D TESTI 1.4, 1.8, 1.11). Diviso tra esibizione del lusso e angoscia per il futuro, Trimalchione non è dunque una «macchietta», ma una figura ricca di sfaccettature, che racchiude in sé quella complessità propria di tutta l opera petroniana. 26,7. Venerat iam tertius dies, id est expectatio liberae cenae, sed tot vulneribus confossis fuga magis placebat quam quies. 8. Itaque cum maesti 26,7. Venerat dies: «Era giunto ormai il terzo giorno»; Encolpio, Ascilto, Gitone da tre giorni sono trattenuti a forza da Quartilla, sacerdotessa di Priapo. id quies: «e cioè l attesa della cena di commiato, ma straziati da tante ferite, ci piaceva più la fuga che l inazione»; id est: «e cioè», «vale a dire»; liberae cenae: solitamente il nesso viene interpretato come «cena di commiato», sul modello del pasto offerto ai gladiatori prima del combattimento: se è questo il significato, la cena si rifarebbe all episodio precedente che riguardava i riti erotici organizzati da Quartilla e non alla cena di Trimalchione; tot vulneribus: ablativo di causa efficiente; confossis: participio perfetto da confodio che forma un ablativo assoluto con soggetto sottinteso; quam quies: secondo termine di paragone. 18

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