Tab. 33- Aziende Faunistico Venatorie - Incidenza della superficie boscata sul totale. Denominazione Superficie Totale Superficie Boscata % Bosco

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1 l)#aziende Faunistico Venatorie (Art. 20, l.r. 3/94) Proposte di Indirizzo Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse nel paragrafo relativo all analisi dell attività dei risultati ottenuti da questi Istituti privati nel corso del periodo di validità del precedente piano, si individuano, per le A.F.V. alle quali sarà rilasciata la nuova autorizzazione, una serie di interventi e azioni utili sia per l aumento della loro produttività faunistica che per un miglior funzionamento ai fini di una complessiva gestione faunistica e faunistico venatoria. In termini di pianificazione generale la Provincia di Livorno non prevede nuove istituzioni di A.F.V. oltre quelle già presenti e rispondenti ai requisiti di legge. Una eventuale diminuzione della superficie attualmente destinata ad A.F.V. non potrà essere compensata da nuove istituzioni, salvo se funzionali ad aggiustamenti di confine di quelle già esistenti. Non saranno concesse nuove autorizzazioni inoltrate da A.F.V. comprendenti aree boscate con un estensione totale superiore al 30% della superficie complessiva dell Azienda. La Provincia potrà prendere in esame nuove richieste di autorizzazione con superficie boscata compresa tra il 30% ed 50% unicamente se ripartita in piccole porzioni. L eventuale autorizzazione di nuove aziende con tali caratteristiche sarà subordinata a specifiche prescrizioni in ordine alla gestione faunistica e del territorio. Al fine di garantire un sufficiente livello di produttività delle specie in indirizzo, nonché il conseguimento degli obiettivi principali assegnati a questa tipologia di istituti privati (produzione e irradiamento della piccola selvaggina stanziale), si ritiene che eventuali nuove autorizzazioni di Azienda Faunistico Venatoria potranno essere istruite positivamente esclusivamente se la qualità colturale dei terreni inclusi racchiuderà una superficie boscata accorpata non superiore al 30% della superficie totale. A tale proposito si ripropongono, di seguito, le % di superficie boscata attualmente incluse nelle A.F.V. già autorizzate nei precedenti Piani Faunistico Venatori Provinciali. Tab. 33- Aziende Faunistico Venatorie - Incidenza della superficie boscata sul totale Denominazione Superficie Totale Superficie Boscata % Bosco C.I.T.A.I ,5 Incrociata ,4 Belvedere Guado al tasso ,9 Ricrio ,4 Rimigliano ,6 Terriccio ,7 Villa Donoratico ,2 TOTALE ,3 207

2 Le A.F.V. che hanno inoltrato richiesta di nuova autorizzazione su territori attualmente già destinati a tale tipologia di istituto privato e che presentano % di bosco superiori al 50%, in fase di istruttoria del provvedimento potranno proporre alla Provincia la riduzione di tale tipologia vegetazionale. Gli istituti che in fase di richiesta di nuova autorizzazione non ritengono di dover ridurre la superficie boscata inclusa, la densità minima della specie in indirizzo, da raggiungersi al terzo anno dall istituzione o eventualmente dalla nuova individuazione della stessa, (vedi tabella successiva) è da considerarsi di conseguenza aumentata in misura pari alla percentuale di bosco eccedente la soglia del 50%. Per ciascuna A.F.V., sulla base alle proposte avanzate in sede di richiesta di nuova autorizzazione nell ambito del Programma di Conservazione e Ripristino Ambientale di cui all Art.29, comma 1 lett. e) del DPGR 26/07/2011 n. 33/R, verranno definiti mediante la sottoscrizione di specifici disciplinari tecnici, i criteri di gestione delle specie di piccola fauna stanziale in indirizzo ed accessorie, nonché di mantenimento delle densità obiettivo delle specie ungulate in armonia con le indicazioni formulate per l adiacente territorio a caccia programmata. Nell ambito dei disciplinari tecnici dovranno essere fornite indicazioni circa l entità e la qualità degli interventi di miglioramento ambientale in misura proporzionale rispetto alla percentuale di territorio forestale incluso (maggiore è il bosco e maggiore deve essere la percentuale di superficie agricola da destinarsi a tali iniziative) e potranno essere rimodulati gli obiettivi di densità della specie in indirizzo da raggiungersi al termine del terzo anno di attività. Gli interventi di miglioramento ambientale consigliati sono i seguenti: realizzazione di colture a perdere a semina primaverile (sorgo, mais, girasole, miglio, ecc., anche in miscuglio.); realizzazione di colture a perdere a semina autunnale (grano tenero, avena, favino, ecc., anche in miscuglio); realizzazione di colture foraggere a perdere con sfalcio preferibilmente dopo il 15 giugno (erba medica, lupinella, sulla, veccia, loietto, ecc., anche in miscuglio). realizzazione di margini erbosi naturali agli appezzamenti a seminativi in produzione (i margini devono avere una larghezza minima di 5 metri). Ai fini della redazione del piano annuale di assestamento e prelievo, in un ottica di corretta gestione faunistica, ogni A.F.V. è chiamata ad effettuare i monitoraggi volti a definire la consistenza faunistica sia della specie in indirizzo che di quelle accessorie sottoposte a gestione, secondo i criteri e le modalità per il monitoraggio della fauna fissate dal PRAF. 208

3 Densità specie in indirizzo Sulla base delle caratteristiche morfologiche, vegetazionali ed ambientali si ritiene di individuare, per le Aziende Faunistico Venatorie ricadenti nella Provincia di Livorno, quale specie in indirizzo produttivo una delle seguenti: Lepre, Fagiano e Pernice rossa. Considerati i deludenti risultati ottenuti nella gestione di A.F.V. aventi come specie in indirizzo la Pernice rossa, si ritiene che eventuali nuove autorizzazioni connesse alla tutela ed incremento di questa specie possano essere rilasciate esclusivamente in presenza di un piano pluriennale di gestione che si sostanzi di una analisi sulla vocazionalità dell area riferita a tale specie e descriva le modalità previste per la costituzione e/o sostegno della popolazione, le specifiche iniziative di miglioramento ambientale e le forme di tutela da adottare nei confronti di eventuali cause di nocività ambientale (specie predatrici e antagoniste, pressione venatoria, ecc.). Sulla base delle disposizioni emanate dal PRAF, le A.F.V. autorizzate devono assicurare per le specie in indirizzo, nei piani di assestamento e prelievo, il raggiungimento delle seguenti densità: - Fagiano: 40 capi/kmq; - Pernice rossa: 20 capi/kmq; - Lepre: densità compatibile con le Zone di Ripopolamento e Cattura presenti nell ATC LI9 aventi simili caratteristiche ambientali e comunque non inferiore a 10 capi/kmq. In caso di A.F.V. non autorizzate nel precedente periodo di programmazione e quindi di nuova istituzione, gli obiettivi di densità devono essere raggiunti al termine del terzo anno di gestione. La Provincia procede a verifiche annuali al fine di valutare lo stato di attuazione del programma annuale, i risultati raggiunti per quanto attiene la densità dalla specie in indirizzo nonché per la realizzazione dei programmi di gestione previsti dal disciplinare tecnico sottoscritto al momento del rilascio di nuova autorizzazione. Nel caso in cui, a seguito di controllo della Provincia sulle presenze faunistiche presenti in azienda, risultino valori di stima complessivi insufficienti rispetto alle densità obiettivo programmate, il concessionario può richiedere alla Provincia un nuovo controllo quando ritiene di aver raggiunto la densità obiettivo, e comunque trascorso un tempo sufficiente per l evoluzione naturale della specie di cui si riscontra una presenza insufficiente. Le operazioni di controllo e stima possono essere effettuati anche con mezzi e personale messo a disposizione dell azienda purché sia presente un incaricato della Provincia. Le Aziende Faunistico Venatorie già autorizzate in precedenti piani faunistico venatori ed aventi quale specie in indirizzo una specie ungulata e gli Istituti di prima autorizzazione, dovranno aver conseguito i risultati minimi di presenza della specie in indirizzo di nuova assegnazione al termine del terzo anno di gestione. Qualora non fossero raggiunti gli obiettivi di densità programmati, a partire dall anno successivo, la Provincia provvederà a revocare l eventuale autorizzazione al prelievo di specie migratorie da appostamento fisso o temporaneo. L autorizzazione al prelievo di specie migratorie potrà essere rilasciato 209

4 successivamente a verifiche e controlli che abbiano stabilito il raggiungimento degli obiettivi minimi prefissati. Per le Aziende Faunistico Venatorie già autorizzate in precedenti piani faunistico venatori ed aventi quale specie in indirizzo una fra Lepre, Fagiano e Pernice rossa, che abbiano fatto registrare fin dal primo anno di gestione densità minime al di sotto della soglia concordata in sede di disciplinare tecnico, la Provincia provvederà a revocare l eventuale autorizzazione al prelievo di specie migratorie da appostamento fisso o temporaneo. L autorizzazione al prelievo di specie migratorie potrà essere rilasciato successivamente a verifiche e controlli che abbiano stabilito il raggiungimento degli obiettivi minimi prefissati. Se le densità della specie di indirizzo non dovessero rientrare nei parametri programmati al termine del periodo di validità dell autorizzazione, la Provincia provvederà alla revoca definitiva dell Istituto e comunque a non rilasciare nuova autorizzazione a far data dall approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale. I parametri ed i dati minimi da monitorare ogni anno anche al fine della valutazione del raggiungimento degli obiettivi gestionali propri dell istituto sono quelli fissati dal PRAF. Immissioni L immissione di esemplari di fauna selvatica appartenenti alla specie costituente indirizzo produttivo dell A.F.V. è consentito esclusivamente se previsto nell ambito del disciplinare tecnico sottoscritto in sede di rilascio di nuova autorizzazione e, nel caso di fasianidi, utilizzando strutture di ambientamento. Per le Aziende di nuova istituzione o provenienti da specie ungulate in indirizzo, il disciplinare tecnico dovrà programmare le iniziative di ripopolamento finalizzate al raggiungimento delle densità programmate al termine del primo triennio. Per quanto attiene i fasianidi la Provincia stabilisce che, in assenza delle densità minime stabilite dal PRAF al termine della stagione venatoria, le Aziende Faunistico Venatorie dovranno immettere, esclusivamente all interno di recinti di ambientamento a cielo aperto ampi almeno 1 Ha, le seguenti quantità di galliformi: - 2 capi ad Ha di SAF; Le Aziende Faunistico Venatorie al fine di essere esonerate dall immissione di fasianidi devono avere un patrimonio di base al termine dell attività venatoria pari ad almeno 40 capi/kmq di Fagiano e 20 capi/kmq di Pernice rossa. Piani di prelievo delle specie in indirizzo Per il prelievo annuale delle specie costituenti l indirizzo si adottano i parametri di seguito applicati alle densità di riproduttori indicati nel piano annuale di assestamento e prelievo (Art.31 DPGR 26/07/2011 n. 33/R ) riferiti al termine della stagione riproduttiva. 210

5 Lepre: densità capi presenti su 100 Ha di superficie dell A.F.V., capi abbattibili per 100 Ha di superficie della A.F.V.: da 0 a 20 capi su 100 Ha di superficie dell A.F.V.: nessun prelievo da 20 a 30 capi su 100 ha di superficie dell A.F.V.: 5 capi abbattibili/catturabili da 30 a 50 capi su 100 ha di superficie dell A.F.V.: 10 capi abbattibili/catturabili oltre 50 capi su 100 ha di superficie dell A.F.V.: 20 capi abbattibili/catturabili Fagiano, Starna, Pernice rossa: 25% del contingente censito al termine della stagione venatoria; 50% del contingente immesso all interno di recinti di ambientamento a cielo aperto. Ungulati il piano annuale di prelievo per le specie di ungulati presenti al di fuori dei recinti di caccia deve essere elaborato sulla base della quota di prelievo fissata dal Comitato di Gestione dell ATC nell ambito del distretto confinante e comunque dovrà essere modulato in misura tale da garantire il raggiungimento della densità sostenibili stabilite ai sensi dell art. 28 bis della L.R. 3/94. Per le A.F.V. ricadenti in aree non vocate alle specie ungulate (Cinghiale, Daino, Cervo, Muflone) il piano di prelievo annuale dovrà avere finalità non conservative e tendere, al termine della stagione venatoria, al raggiungimento di densità prossime allo zero. Fatti salvi gli interventi di controllo affidati direttamente al titolare dell autorizzazione, il completamento del piano di prelievo degli Ungulati in periodo di caccia, se necessario, può essere affidato agli ATC con specifici accordi tra il titolare e la Provincia. Attribuzione della responsabilità ai titolari delle Aziende dei danni causati dalla fauna all agricoltura (Art. 28 ter, L.R. 3/94) Per le Aziende Faunistico Venatorie, poiché nelle stesse è previsto il prelievo venatorio secondo piani di assestamento autorizzati dalla Provincia, la determinazione della responsabilità dei danni nei terreni posti a 200 metri dal confine è disposta secondo i seguenti criteri: - le A.F.V. non sono considerate responsabili di danni causati da lepre e/o galliformi, a prescindere dall attuazione del piano di prelievo annuale. - le A.F.V. non sono altresì considerate responsabili per danni causati dalla avifauna migratoria; - le A.F.V. sono invece sempre considerate responsabili di danni causati da specie ungulate: - in Area Vocata alla specie qualora non siano stati rispettati gli obiettivi di piano assegnati dalla Provincia in sede di approvazione del Piano Annuale di Assestamento e Prelievo; 211

6 - in Area non Vocata allorché non siano stati conseguiti gli obiettivi di eradicazione della specie ungulata. Per le specie ungulate il completamento del piano assegnato deve essere considerato l obiettivo minimo della gestione dell AFV. Analoghe disposizioni valgono nel caso di piani autorizzati dalla Provincia ai sensi dell articolo 37 della L. R. 3/94, sia predisposti a completamento dei piani di gestione annuale sia per situazioni problematiche sopraggiunte al di fuori del periodo aperto alla caccia. Sulla base delle indagini condotte e delle richieste pervenute si prevede il rilascio delle seguenti nuove autorizzazioni all istituzione di Aziende Faunistico Venatorie: Tab. 34- Aziende Faunistico Venatorie - PFVP Denominazione Comune Superficie (Ha) C.I.T.A.I. Castagneto C.cci Belvedere Castagneto C.cci 473 Ricrio Bibbona 164 Rimigliano San Vincenzo 570 Terriccio Cecina 144 Villa Donoratico Castagneto C.cci TOTALE Il territorio destinato a questa tipologia di Istituti assomma complessivamente ad Ha 4.434, con una riduzione rispetto alla precedente pianificazione di 487 Ha, pari al 4,21% della SAF provinciale. In considerazione della particolare strutturazione del territorio agro-forestale provinciale, della elevata percentuale di territorio occupato da Aree Protette, Istituti Faunistici e Faunistico-Venatori, nonché di spazi preclusi alla gestione programmata della caccia in virtù di specifici articoli di legge (Fondi Chiusi, ecc.) si prevede che la percentuale di territorio da destinarsi ad Aziende Faunistico Venatorie per il periodo di pianificazione non possa essere superiore al 4,21% della SAF provinciale. 212

7 m) Aziende Agri-Turistico-Venatorie (Art. 21, l.r. 3/94) Proposte di Indirizzo Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse in sede di valutazione dei risultati raggiunti nel corso di validità del precedente Piano Faunistico Venatorio, le A.A.V. alle quali verrà rilasciata nuova autorizzazione per il periodo , saranno chiamate al rispetto di una serie di parametri utili per incrementarne la funzionalità e la produttività economica. In termini di pianificazione generale la Provincia di Livorno non prevede nel corso del presente Piano Faunistico Venatorio l istituzione di nuove A.A.V. oltre a quelle già presenti e rispondenti ai requisiti di legge. Eventuale diminuzione della superficie attualmente destinata ad A.A.V. non potrà essere compensata da nuove istituzioni, salvo se funzionali ad aggiustamenti di confine di quelle già presenti. Il rilascio di nuova autorizzazione alle A.A.V. già esistenti nel PFVP sarà subordinata alla stesura e sottoscrizione di disciplinari tecnici contenenti specifiche prescrizioni gestionali. A questo proposito i disciplinari tecnici dovranno, al fine di assicurare il rispetto delle finalità di questa tipologia di istituto, indicare per ciascuna AATV gli obiettivi minimi annui di produttività che non dovranno comunque essere inferiori a: - immissione di almeno 1 capo di selvaggina stanziale per ettaro di superficie non recintata; - abbattimento di almeno 0,3 capi di specie ungulate per ettaro di superficie aziendale recinta. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi indicati per due anni consecutivi, la Provincia riterrà decaduta l Azienda alla scadenza indicata nell atto di autorizzazione e non provvederà al rilascio di un nuovo atto autorizzativo. I parametri ed i dati minimi da monitorare ogni anno anche al fine della valutazione del raggiungimento degli obiettivi gestionali propri dell istituto sono quelli fissati dal PRAF. In considerazione delle difficoltà evidenziatesi sempre più nel corso degli ultimi anni nel gestire le popolazioni di ungulati al di fuori dei recinti si è provveduto a calcolare l effettiva incidenza, per le AATV, della superficie boscata ponendo cura a scorporare quella ricadente all interno di eventuali recinti di caccia. Tab. 35- Aziende Agri-Turistico Venatorie - Incidenza della superficie boscata sul totale Denominazione Superficie Totale Ha Superficie Boscata Ha % Bosco Insuese ,6 La Torre ,6 Le Arcate ,3 213

8 Denominazione Superficie Totale Ha Superficie Boscata Ha % Bosco Poggiolitone ,9 San Biagio ,1 Vallelunga ,9 TOTALE ,3 Per ciascuna A.A.V. dovrà essere predisposto a cura del titolare dell autorizzazione un piano di controllo del cinghiale ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94 tenuto conto della superficie boscata posta al di fuori delle strutture recintate con una densità minima di prelievo (riferita alla superficie boscata) almeno pari a quella fissata dal Comitato di Gestione dell ATC per il territorio del distretto confinante e comunque adeguato a garantire la densità sostenibile ai sensi dell art. 28 bis della L.R. 3/94. Fatti salvi gli interventi di controllo affidati direttamente al titolare dell autorizzazione, il completamento del piano di controllo del cinghiale, se necessario, può essere affidato agli ATC con specifici accordi tra il titolare e la Provincia. Attribuzione della responsabilità ai titolari delle Aziende dei danni causati dalla fauna all agricoltura (Art. 28 ter, L.R. 3/94) Per le A.A.V., la determinazione della responsabilità dei danni nei terreni posti a 200 metri dal confine è disposta secondo i seguenti criteri: - le A.A.V. non sono responsabili per danni causati dalla avifauna migratoria; - le A.A.V. non sono responsabili per danni causati dalle specie di fauna stanziale (Galliformi e Lepre) - le A.A.V. sono responsabili per le specie ungulate nel caso in cui non siano stati attuati i piani annuali di controllo delle specie presenti al di fuori delle strutture recintate e autorizzati dalla Provincia ai sensi dell articolo 37 della L.R. 3/94; - le A.A.T.V. sono considerate responsabili di danni causati da specie ungulate: - in Area Vocata alla specie qualora non siano stati rispettati gli obiettivi di piano assegnati dalla Provincia in sede di approvazione del Piano Economico e di Gestione (anche mediante attuazione di interventi di controllo); - in Area non Vocata allorché non siano stati conseguiti gli obiettivi di eradicazione della specie ungulata (anche mediante attuazione di interventi di controllo). Con l attuazione del presente Piano questi Istituti rivestono una superficie complessiva di Ha pari al 2,31% della SAF totale. In considerazione della particolare strutturazione del territorio agro-forestale provinciale, della elevata percentuale di territorio occupato da Aree Protette, Istituti Faunistici e 214

9 Faunistico-Venatori, nonché di spazi preclusi alla gestione programmata della caccia in virtù di specifici articoli di legge (Fondi Chiusi, ecc.) si prevede che la percentuale di territorio da destinarsi ad Aziende Agri-Turistico Venatorie per il periodo di pianificazione non possa essere superiore al 2,31% della SAF provinciale. Tab. 36- Aziende Agri-Turistico Venatorie - PFVP Denominazione Comune Superficie (Ha) Insuese Collesalvetti 309 La Torre Castagneto C.cci 289 Le Arcate Collesalvetti 422 Poggio Litone Collesalvetti 585 San Biagio Castagneto C.cci 490 Vallelunga Collesalvetti 333 TOTALE

10 n) Aree per l Addestramento, l Allenamento e le gare dei cani (Art. 24, l.r. 3/94) Proposte di Indirizzo Il presente Piano conferma le Aree per l Addestramento, l Allenamento e le gare dei cani già presenti nel precedente periodo di programmazione e che abbiano fatto richiesto di nuova autorizzazione nei tempi e secondo le modalità indicate dalla vigente normativa. In considerazione della necessità di adottare forme di tutela della fauna selvatica presente naturalmente sul territorio provinciale nonché per la salvaguardia di azioni di ripopolamento eseguite dagli Ambiti Territoriali di Caccia, la Provincia ritiene indispensabile concentrare l attività di addestramento ed allenamento dei cani, in aree appositamente costituite, anche a titolo temporaneo in assenza di attività di prelievo. L accesso e la fruizione all interno di Aree Addestramento Cani è disciplinato da apposito Regolamento di Gestione che dovrà contenere: a) Specie di selvaggina da immettere ed eventualmente abbattere; b) Tempi e modalità di utilizzo dell area; c) Obiettivi gestionali da raggiungere. La Provincia, contestualmente al rilascio di autorizzazione alla costituzione dell Area per l addestramento, allenamento e le gare dei cani, approva il relativo regolamento di gestione proposto. All interno delle Aree per Aree per l Addestramento, l Allenamento e le gare dei cani, la Provincia può autorizzare e/o disporre interventi di controllo su specie antagoniste, concorrenti e predatrici qualora siano ritenuti necessari al raggiungimento di obiettivi di gestione di fauna selvatica di interesse naturalistico e conservazionistico, ivi compresa la piccola fauna stanziale oggetto di caccia, nonché per il contenimento dei danni alle produzioni agricole ed il raggiungimento dei livelli di Densità Agro-Forestale Obiettivo delle specie ungulate individuati nel presente periodo di programmazione. La mancata attuazione da parte del responsabile della gestione dell area delle iniziative programmate comporta l assunzione di responsabilità circa eventuali danni accertati entro i limiti indicati dall Art. 28 ter della l.r. 3/94. La successiva Tab. 37 elenca le aree per l addestramento, l allenamento e le gare dei cani autorizzate nel periodo di programmazione Tab. 37- Aree per l Addestramento, l Allenamento e le gare dei cani Denominazione Comune Superficie (Ha) Specie Sparo La Cerreta Collesalvetti 8,49 Cinghiale No Uccelliera Bozze Collesalvetti 22,02 Cinghiale No 216

11 Denominazione Comune Superficie (Ha) Specie Sparo Lavandone Collesalvetti 3,22 Fasianidi No Canale Scolmatore Collesalvetti 12,46 Fasianidi No La Tagliola Rosignano M.mo 3,74 Fasianidi No Poggio d Arco Rosignano M.mo 1,96 Fasianidi No La Ginepraia Rosignano M.mo 18,72 Fasianidi No Terminone Rosignano M.mo 17,10 Fasianidi No Le Gusciane Rosignano M.mo 37,11 Fasianidi Si Laghetti di Magona Cecina 6,59 Fasianidi Si Aione Fichi Mori Bibbona 65,15 Fasianidi No Le Sughere Bibbona 3,37 Fasianidi Si Il Chiusino Castagneto C.cci 15,80 Fasianidi No San Guido Castagneto C.cci 6,59 Fasianidi Si Il Bruciato Castagneto C.cci 60,36 Lepre No Il Matarocchino Castagneto C.cci 12,55 Cinghiale No Bellavista Belvedere San Vincenzo 3,76 Fasianidi Si La Cagliana Piombino 44,00 Cinghiale No La Diga Piombino 43,21 Cinghiale No Montini Piombino 38,16 Fasianidi Si Ex Campo Aviazione Campiglia M.ma 35,82 Fasianidi Si La Cerreta Sassetta 33,29 Cinghiale No Casetta di Brando Suvereto 24,35 Cinghiale No Montepeloso Suvereto 4,70 Lepre No Acquacavalla Portoferraio 14,48 Cinghiale No Totali 537,00 217

12 11- Territorio a Caccia Programmata In sede di approvazione del PRAF, la Regione Toscana ha proceduto all aggiornamento dei valori relativi alle superfici agro-forestali provinciali; per la provincia di Livorno la SAF è stata rideterminata in Ha rispetto a quella risalente al 2007 pari ad Ha , con una riduzione quindi di Ha. Tale riduzione è dovuta probabilmente a sopravvenute modificazioni nell utilizzazione del suolo ma soprattutto a causa dei più recenti e precisi strumenti di calcolo del territorio in uso presso il Servizio Informativo Territoriale e Ambientale della Regione Toscana. La tabella che segue indica la SAF rideterminata dalla Regione Toscana con DGR n. 262 del 02/04/2012, ripartita per Comune. Tab. 38- Nuova S.A.F. per comune Comune Superficie Comune SAF 2012 Bibbona Campiglia Marittima Campo nell'elba Capoliveri Capraia Isola Castagneto Carducci Cecina Collesalvetti Livorno Marciana Marciana Marina Piombino Porto Azzurro Portoferraio Rio Marina Rio nell'elba Rosignano Marittimo San Vincenzo Sassetta Suvereto SAF Comuni ATC SAF Comuni ATC SAF Totale Provincia Il PRAF ha individuato i criteri per la gestione del territorio a caccia programmata così descritti: Province e Comitati di Gestione degli ATC collaborano per ottimizzare i risultati gestionali programmati a livello locale con particolare attenzione ai seguenti aspetti: razionalizzazione nell allocazione delle risorse umane e finanziarie disponibili, massima utilizzazione di tutte le prerogative disponibili nell ottica di migliorare i livelli di servizio a cacciatori iscritti e agricoltori locali e incentivare accordi e convenzioni fra ATC, Aziende 218

13 Faunistiche, Aziende Agrituristico Venatorie e aziende agricole per favorire ogni forma di indotto economico derivante dall esercizio venatorio. In particolare le Province, nell esercizio delle proprie prerogative di vigilanza, controllo e direttiva nei confronti dei Comitati di Gestione degli ATC si adoprano affinché: 1) siano rispettate, sempre e conformemente su tutto il territorio regionale, le disposizioni normative vigenti in materia di accesso agli ATC, in particolare deve essere garantita l iscrizione a tutti i cacciatori richiedenti fino al limite di saturazione determinato sulla base dell indice di densità venatoria; 2) siano implementate al massimo le misure di prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole; 3) siano utilizzate al massimo le possibilità previste dalla normativa per la valorizzazione economica del patrimonio faunistico presente sul territorio, anche attraverso la cessione di una quota parte dei capi di cervidi e bovidi abbattibili anche a cacciatori non iscritti; 4) sia ridotta progressivamente la spesa per il funzionamento degli ATC, provvedendo, ove possibile, ad unificare a livello provinciale sedi e servizi tecnici. Annualmente la Provincia provvede ad apposite verifiche dell andamento delle spese dell ATC; 5) siano implementate forme di gestione associata per l acquisto di beni e servizi. Le disposizioni del documento di pianificazione regionale si concretizzano nelle indicazioni di cui ai paragrafi che seguono e che contemplano le diverse attività di competenza degli Ambiti Territoriali di Caccia. 219

14 11.1- Comprensori Omogenei In considerazione delle peculiarità ambientali, logistiche e storico-culturali del territorio livornese, si ritiene opportuno mantenere la suddivisione della Provincia in due Comprensori Omogenei così individuati: a) Ambito Territoriale di Caccia Livorno 9- Comprensorio Continentale comprendente i Comuni di cui alla successiva tabella. Tab. 39- A.T.C. LI9 - SAF per Comune Comune Superficie Comune SAF 2012 Bibbona Campiglia Marittima Castagneto Carducci Cecina Capraia Isola Collesalvetti Livorno Piombino Rosignano Marittimo San Vincenzo Sassetta Suvereto SAF Comuni ATC b) Ambito Territoriale di Caccia Livorno 10 - Comprensorio dell Arcipelago Toscano comprendente i Comuni di cui alla successiva tabella. Tab. 40- A.T.C. LI10 - SAF per Comune Comune Superficie Comune SAF 2012 Campo nell'elba Capoliveri Marciana Marciana Marina Porto Azzurro Portoferraio Rio Marina Rio nell'elba SAF Comuni ATC

15 Risorse Economiche - Organizzazione Logistica La progressiva contrazione del numero dei cacciatori cui fa seguito una minore disponibilità di risorse erogate dalla Regione Toscana a Provincia ed Ambiti Territoriali di Caccia per le funzioni delegate e la realizzazione di iniziative volte al miglioramento ed allo sviluppo delle popolazioni di fauna selvatica, all indennizzo ed alla prevenzione dei danni alle produzioni agricole nonché per la gestione di Istituti faunistici, impone l adozione di iniziative volte alla riduzione dei costi ed all ottimizzazione di spese ed investimenti. Il R.R. 13/R/2011 individua una serie di soglie minime e massime all interno delle quali devono essere orientate alcune macrovoci di spesa degli A.T.C.: - le spese di gestione della sede non possono superare il 35% delle entrate; - i costi per le operazioni di riequilibrio faunistico volto al ripopolamento ed alla reintroduzione di galliformi e lagomorfi devono interessare almeno il 30% dei proventi derivanti dalle quote di iscrizione dei cacciatori. Premesso che i costi di funzionamento di un ente quale l ATC non sempre, o meglio, quasi mai, possono essere stabiliti in misura proporzionale alle entrate ma dipendono, piuttosto, direttamente dall entità degli impegni cui sono chiamati a svolgere e dalla qualità dei servizi offerti, si ritiene che il contenimento delle spese sia direttamente proporzionale all adozione di una serie di contromisure destinate a condizionarne inevitabilmente (positivamente) il funzionamento: a) snellimento delle procedure burocratico-amministrative; b) potenziamento della informatizzazione; c) economie di scala; d) valorizzazione delle risorse interne; e) valorizzazione degli investimenti strutturali. a) Snellimento delle procedure burocratico-amministrative: la semplificazione ancora oggi sembra un vero e proprio miraggio, in particolare in un settore quale quello faunistico e venatorio particolarmente poco predisposto all innovazione. Tuttavia, si ritiene che possano essere introdotti alcuni elementi innovativi in grado di produrre economie senza peraltro creare impatti negativi sull utenza. In particolare, elementi di innovazione possono essere positivamente introdotti nel comparto della consegna dei bollettini di iscrizione e in quella dei tesserini regionali. Anche l elaborazione di documenti tecnici produce costi elevati che potrebbero essere altresì contenuti se adeguatamente standardizzati in ciascuna delle diverse fasi di costruzione. b) Potenziamento della informatizzazione: va di pari passi con la semplificazione burocratico-amministrativa. In questo campo la Provincia di Livorno ed entrambi gli A.T.C. livornesi hanno mosso un importante passo in avanti promuovendo la realizzazione di una piattaforma informatica che, una volta a regime, consentirà di 221

16 scambiare informazioni in via diretta senza ricorrere ai consueti canali di comunicazione. c) Economie di scala: si ritiene possano essere attivate nella gestione degli A.T.C., attraverso la riunificazione, per quanto possibile, dei servizi amministrativi e tecnici. Se l ipotesi di una sola sede che comprenda i servizi di entrambi gli A.T.C. livornesi appare complessa a causa della logistica che li contraddistingue, tuttavia è possibile che possano essere radicati presso la sede dell ATC LI9 alcuni servizi essenziali di carattere generale (front-office telefonico, scambi di informazioni, invio bollettini, ricezione e archiviazione posta, ecc.) mentre dovrebbero essere mantenuti sull isola i riferimenti essenziali per consentire al Comitato di Gestione di svolgere positivamente la propria funzione (riunione di Commissione e Consiglio), per incontri tecnici ed amministrativi da organizzarsi eventualmente su appuntamento. Tale ipotesi è resa possibile dall adozione della piattaforma informatica sopra citata che consente, fra l altro, la consultazione del protocollo in entrata/uscita via web. In questa ottica anche i servizi tecnici potrebbero essere opportunamente accorpati favorendo anche in questo caso economie di scala, anche per la maggiore appetibilità di un eventuale affidamento di incarico. Anche il coordinamento degli acquisti può generare economie positive. d) Valorizzazione delle risorse interne: Fra i compiti istituzionali degli A.T.C. rientrano anche operazioni di riequilibrio faunistico volte al ripopolamento ed alla reintroduzione di galliformi e lagomorfi per le quali gli enti sono chiamati ad investire annualmente almeno il 30% delle quote di iscrizione dei cacciatori. L approvvigionamento di selvaggina per il ripopolamento del territorio a caccia programmata ricorrendo all acquisto di soggetti prodotti in allevamenti tradizionali, non sempre dà i risultati sperati. D altra parte anche l attuazione delle disposizioni richiamate nel R.R. 33/R/2011 all art. 115, comma 1, che dispongono che A partire dalla stagione venatoria 2014/2015 le immissioni di fagiani, pernici e starne nel territorio a caccia programmata e nel territorio interessato dalle aziende faunistico venatorie sono consentite esclusivamente con capi allevati secondo quanto previsto nei disciplinari di qualità riconosciuti e approvati dalla Commissione consultiva regionale di cui all articolo 10 bis della l.r 3/1994., sembra ancora lontana. L origine degli animali, il loro svezzamento e finissaggio, le densità di allevamento, ecc. non sono informazioni cui si può facilmente risalire attraverso il solo esame ispettivo, anche se diretto sul luogo di produzione. Anche il ricorso ai bandi di gara non è sufficiente a garantire la qualità della fornitura. Le esperienze messe in campo nell ATC LI9 relativamente alla produzione di fagiano, recentemente allargate a pernice rossa e lepre, il progetto avviato nell ATC LI10 per la realizzazione di un centro di produzione di pernice rossa allo stato seminaturale, costituiscono esempi che, anche in considerazione dei risultati ottenuti, possono essere positivamente replicati fino a rendere gli ATC stessi autosufficienti, limitando il ricorso ad acquisti esterni a casi eccezionali. I vantaggi che si possono trarre da una simile formula di gestione sono molteplici: 222

17 - impiego di risorse sul mercato interno favorendo una maggiore integrazione ed interazione con il mondo agricolo; - possibilità di ottenere soggetti di qualità certificati e sottoposti a periodici controlli da parte di personale qualificato; - ingenerare economie rispetto all acquisto di soggetti provenienti da allevamenti tradizionali non tanto in termini economici diretti quanto per gli effetti indiretti legati alla maggiore capacità di sopravvivenza, di ambientamento e, presumibilmente, di autoriproduzione allo stato naturale. e) Valorizzazione degli investimenti strutturali: si tratta di iniziative direttamente connesse con la gestione della fauna e del territorio che, attraverso programmi pluriennali portano ad investimenti strutturali e quindi destinati a produrre effetti prolungati. Nel caso degli ATC si ritiene che sia necessario organizzare il territorio in un ottica di valorizzazione degli Istituti faunistici esistenti al fine di favorire la produzione e l irradiamento della selvaggina prodotta allo stato naturale od immessa adottando idonee e sperimentate tecniche di ambientamento. La sostituzione del cosiddetto pronta caccia con il ripopolamento in recinti di ambientamento collocati all interno di aree protette, è una tecnica che coniuga risultati e risparmio di risorse. Parimenti il raggiungimento di accordi con il mondo agricolo per il mantenimento del territorio e la tutela delle produzioni agricole, consentono investimenti produttivi trasformando il danno, in quanto evento negativo, in un miglioramento, come fatto positivo. Le proposte contenute nel presente paragrafo costituiscono solo alcuni esempi di evoluzione nella gestione di un organismo che dovrebbe essere connotato da una sempre maggiore operatività, snellezza burocratica, rapidità di azione. In caso contrario, gli appesantimenti burocratici, le difficoltà ad applicare norme e procedure di legge, si potranno tradurre in veri e propri freni al raggiungimento degli obiettivi programmati con lievitazione dei costi ed involuzioni negative destinate a creare insoddisfazione e malcontento. 223

18 Gestione delle specie ungulate a) Cinghiale L attuale organizzazione delle attività di gestione del cinghiale, per quanto attiene l Area Vocata alla specie, ha sostanzialmente prodotto un proficuo controllo della popolazione con un risultato di contenimento dei danni alle produzioni agricole che ha vissuto fasi alterne. Purtroppo, la mancanza di gestione in gran parte delle vaste aree interdette alla caccia non ha consentito fino ad oggi di raggiungere gli obiettivi di densità programmata poiché, nel periodo di attività venatoria, nei vari Distretti di Gestione il cosiddetto effetto spugna, esercitato dalle aree protette, non consente di attuare prelievi uniformemente distribuiti calibrati sulle reali consistenze delle popolazioni presenti. Ciò impone il ricorso sempre più frequente all adozione di Piani di Contenimento e Controllo attuati in periodi di caccia chiusa. Il ricorso a tali strategie straordinarie in condizioni di corretta gestione dovrebbe avere carattere di eccezionalità mentre oggi appare divenuta una pratica consueta ed indispensabile. Nel corso di validità del precedente Piano Faunistico Venatorio Provinciale, l ATC LI9 ha introdotto nella gestione della specie, il concetto di Area Omogenea individuata come l elemento di gestione comprendente Area Vocata, inclusa all interno dei Distretti di Gestione, ed Area non Vocata di competenza di ciascuno di essi dove alle squadre iscritte competevano le attività di gestione complessive sia in termini di prelievo programmato che di interventi di controllo nonché di collaborazione nell attuazione delle iniziative di prevenzione e dissuasione dei danni alle produzioni agricole. Il perseguimento dell esperienza maturata nell ATC LI9 e la sua estensione anche all ATC LI10 può rappresentare una delle iniziative del presente Piano. Il PRAF stabilisce in Ha il territorio vocato al cinghiale in Provincia di Livorno. Il presente Piano individua in Ha le aree vocate alla specie cinghiale di questi,; Ha ricadono nel Comprensorio Omogeneo Continentale e in quello dell Arcipelago Toscano. Le Aree Vocate alla specie Cinghiale sono individuati territorialmente come indicato nella seguente Tabella

19 Tab. 41- Individuazione delle Aree Vocate alla specie Cinghiale Ambito Territoriale di Caccia Denominazione Superficie (Ha) Livorno 9 Monti Livornesi Livorno 9 Macchia della Magona 4948 Livorno 9 Cecina 153 Livorno 9 Bibbona 1 53 Livorno 9 Bibbona 2 21 Livorno 9 Monti Castagneto Monte Calvi Livorno 9 Montioni Livorno 9 Populonia Livorno 9 TOTALE Livorno 10 Monte Capanne Monte Tambone Livorno 10 Monte Calamita Livorno 10 Monte Fico 270 Livorno 10 Volterraio Cima del Monte Livorno 10 TOTALE Provincia Livorno TOTALE Sulla base dei risultati di gestione ottenuti nell ultimo quinquennio, analizzando le entità dei prelievi attuati nei diversi Distretti di Gestione e valutando altresì i danni accertati per ciascuna Area Omogenea, sia in termini di entità che della loro distribuzione, si propongono le seguenti Densità Obiettivo per ciascuno dei Distretti di Gestione attualmente esistenti: Distretto Densità Massima (capi/kmq) Colline Livornesi 3,0 Bibbona 2,5 Castagneto C.cci 3,0 Campiglia Marittima 3,0 Sassetta 3,5 Piombino 2,0 Isola d Elba 2,0 225

20 Le densità programmate dovranno essere raggiunte al termine dell attività venatoria nei Distretti di Gestione. Gli Istituti pubblici e privati, le aree protette dovranno adeguare le densità obiettivo sulla base di quelle indicate nei Distretti di Gestione adiacenti. Criteri e Modalità per il Monitoraggio del Cinghiale Sulla base delle esperienze registrate sia nel territorio della Provincia di Livorno che nelle altre realtà regionali, pur nella consapevolezza delle difficoltà e dei consistenti sforzi economici necessari al raggiungimento di stime di popolazione attendibili, si ritiene che debbano essere assunte iniziative di monitoraggio a carico della specie da attuarsi mediante l implementazione dei seguenti metodi: 1- Analisi dei dati cinegetici e delle principali informazioni relative ai capi abbattuti (classi di sesso ed età, peso, numero dei feti, ecc.); 2- Mappatura delle braccate e registrazione dei dati di prelievo e dei capi presenti all interno dell area di braccata così definita; In caso di specifiche e territorialmente circoscritte necessità (Aree Protette, Istituti Faunistici, ecc.) potranno essere sperimentate forme di monitoraggio tecnologicamente avanzate, quali ad esempio il trappolaggio fotografico su siti di foraggiamento autorizzati, che sembrano in grado di fornire livelli di attendibilità sufficientemente adeguati a costi complessivamente contenuti. Sia per una più tempestiva acquisizione dei risultati di prelievo che per una più snella e rapida elaborazione si prevede l introduzione della teleprenotazione per la gestione della caccia al cinghiale anche al fine di assolvere ai richiamati obiettivi di sicurezza indicati dal PRAF nel paragrafo 2.5 Sicurezza nell esercizio venatorio e nelle operazioni di controllo faunistico allorché dispone, per un corretto svolgimento della caccia al cinghiale, una adeguata segnalazione delle aree di battuta ed individua la necessità di attivazione di un sistema web in grado di verificare in tempo reale le aree occupate, sia ai fini della sicurezza che per migliorare i controlli della Polizia Provinciale sul campo. 226

21 b) Cervidi e Bovidi L attività faunistico-venatoria cui sono sottoposte le popolazioni di Cervidi e Bovidi presenti in Provincia di Livorno, nell ambito delle aree vocate e quindi soggette ad una gestione conservativa delle specie, deve consentire un prelievo venatorio sostenibile, nel rispetto della struttura delle popolazioni, per sesso e classi di età. La gestione faunistico venatoria delle popolazioni di Cervidi e Bovidi presenti negli ATC e negli Istituti Faunistici pubblici e privati della Provincia di Livorno si pone i seguenti obiettivi prioritari: a) nelle aree vocate alle specie la conservazione delle popolazioni presenti ed il mantenimento delle caratteristiche di struttura di popolazione; b) definizione, raggiungimento e mantenimento di densità locali di popolazione compatibili con le attività agro-silvo-pastorali; c) adozione per le singole specie/popolazioni di interventi di contenimento numerico qualora non sia possibile giungere alla densità obiettivo con il prelievo venatorio; d) definizione e monitoraggio nel tempo, con metodi omogenei e comparabili, dei parametri di popolazione delle specie presenti oltre che negli ATC nelle diverse tipologie di istituti e strutture individuate nel PFVP; e) redazione, organizzazione e completamento di appropriati piani di prelievo annuali selettivi. b.1- Capriolo L areale distributivo del Capriolo in Provincia di Livorno si è progressivamente ampliato a testimonianza che la gestione della specie ha prodotto oltre ad un incremento numerico della popolazione anche una più o meno recente colonizzazione di nuovi spazi. Ciò comporta un allargamento delle aree sottoposte a gestione della specie e, soprattutto, l adozione di formule che ne contengano lo sviluppo in aree sensibili ai fini del contenimento e controllo dei danni a produzione agricole. Le Aree Vocate individuate dal Presente Piano assommano complessivamente ad Ha circa. Attualmente, di questi, Ha sono inclusi nei Distretti all interno dei quali si svolge il prelievo programmato; i restanti potranno essere sottoposti a gestione della specie nel periodo di validità del presente piano o comunque allorché sussisteranno i presupposti per una corretta gestione della specie anche in virtù della consistenza dei cacciatori abilitati. Obiettivo prioritario per la gestione della specie Capriolo del presente Piano è di attuare una gestione conservativa della specie nelle Aree Vocate individuate pur con livelli differenziati di densità obiettivo e di attuare una gestione non conservativa nelle Aree non Vocate alla specie. La gestione del Capriolo è attuata con il metodo della caccia di selezione. Il prelievo del Capriolo è attuato anche all interno delle Zone di Rispetto Venatorio in armonia con quanto previsto negli indirizzi di gestione relativi a tali Istituti. 227

22 Gli Istituti pubblici e privati dovranno adeguare le densità obiettivo a quello dell adiacente territorio sottoposto alla gestione programmata della caccia. Sulla base delle indicazioni PRAF, sono individuate le seguenti densità obiettivo per ciascuno dei Distretti di Gestione dell ATC LI9: Distretto Densità Minima (capi/kmq) Densità Massima (capi/kmq) Area Vocata 2 10 Area non Vocata 0 2 b.2- Daino La presenza del Daino sul territorio provinciale è discontinua e localizzata in alcune aree specifiche dove peraltro la specie tende a provocare anche gravi danni alle produzioni agricole. Gli interventi di prelievo programmati non hanno sortito ad oggi gli effetti desiderati e pertanto i nuclei esistenti e allocati in aree sensibili sotto il profilo delle produzioni agricole (AFV Belvedere, Oasi di Bolgheri, Oasi Le Colonne, ecc.) devono essere sottoposti ad una gestione maggiormente impegnativa al fine di ridurne considerevolmente le consistenze. I danni lamentati dagli agricoltori collocati in aree adiacenti questi Istituti e richiesti all ATC di competenza sono diffusi ed economicamente impegnativi. E indispensabile quindi che siano programmate le corrette iniziative di contenimento della popolazione di daino presente, mediante intense e mirate attività di prelievo anche e soprattutto all interno degli Istituti Faunistici e Faunistico-Venatori interessati. L intera superficie della Provincia di Livorno - area continentale- è sottoposta alla gestione non conservativa della specie Daino e pertanto definita Non Vocata. b.3- Cervo Alla pari del daino, il cervo è presente occasionalmente nel territorio continentale della provincia di Livorno e proviene, con tutta probabilità, da esemplari fuoriusciti da recinti di allevamento. La gestione della specie è tesa alla sua massima limitazione fino all eradicazione e pertanto l intera superficie è sottoposta a gestione non conservativa. Sarebbero opportune iniziative da avviare in sinergia con la Provincia di Pisa, territorio che ospita la maggior parte dei nuclei attualmente presenti. b.4- Muflone La presenza del Muflone nel territorio livornese si concentra prevalentemente nelle isole dell Arcipelago Toscano, Elba e Capraia, dove, come descritto nella parte analitica del 228

23 presente piano, presenta consistenze importanti e dove, da pochi anni, grazie al contributo dei due Ambiti Territoriali di Caccia, è stata avviata la gestione della specie in armonia con il Parco Nazionale. Considerata, in questo contesto, l importanza che ha assunto la specie anche in termini di gestione faunistico venatoria, si ritiene opportuno considerare vocate alla specie le porzioni di territorio interessate dal suo areale distributivo seppure con densità obiettivo tali da renderne compatibile la presenza con la vegetazione naturale e con le colture agricole presenti. Cosa diversa invece per la porzione continentale dove la presenza di questa specie è occasionale e legata a piccoli nuclei di origine incerta, presumibilmente frutto di fughe da recinti di allevamento presenti all interno di istituti faunistico-venatori privati. L area vocata al muflone ricadente nel comprensorio omogeneo dell Arcipelago Toscano interessa complessivamente Ha dei quali ricadenti nell Isola d Elba e nell Isola di Capraia. Dell area vocata complessiva una piccola porzione (1.706 Ha) è destinata alla gestione della specie nella forma della selezione all Isola d Elba e 350 Ha all Isola di Capraia. Queste porzioni di territorio vanno a costituire i Distretti per la caccia di selezione al Muflone denominati rispettivamente Distretto 1- Isola d Elba e Distretto 2- Capraia Isola. La Densità Obiettivo del Muflone nelle isole dell Arcipelago Toscano Elba e Capraia deve essere contenuta all interno di valori compresi fra 1,5 e 2,5 capi/kmq. Criteri e Modalità per il Monitoraggio di Cervidi e Bovidi Alla base dell attività di gestione sono i monitoraggi alla specie che possono essere condotti, a seconda delle esigenze specifiche connesse alle caratteristiche ambientali e vegetazionali delle diverse unità di gestione, come segue: per aree-campione mediante il conteggio degli animali presenti in una porzione di una data superficie in un dato momento; per indici, da utilizzarsi per rilevare indici di presenza, espressi come valori relativi per unità lineari o di superficie sottoposta a conteggio; attraverso il conteggio diretto degli animali presenti in una determinata area in un dato momento. Le metodologie di raccolta dati deve essere uniforme per tutti gli istituti interessati alla gestione degli ungulati, puntando ad arrivare ad un'archiviazione centralizzata dei dati censuari e venatori, con pubblicazione annuale dei consuntivi. Nella gestione di cervidi e bovidi mediante la caccia di selezione è stata avviata, nel corso della stagione venatoria 2012/2013, in via sperimentale, la teleprenotazione al fine di monitorare le uscite di caccia ed i risultati conseguiti. Questa nuova tecnologia, oltre a favorire una più agevole e diretta raccolta dei dati di gestione, consentirà di migliorare la sicurezza nello svolgimento dell attività venatoria e di agevolare le operazioni di controllo da parte degli organi di vigilanza venatoria. 229

Ambito Territoriale di Caccia MS 13

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