CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELL I N S E D I A M E N T O GARDESANO TRA ETA ROMANA E ALT O M E D I O E V O : IL CASO DEL PROGETTO ADELAIDE

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1 Fabio Saggioro 11 CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELL I N S E D I A M E N T O GARDESANO TRA ETA ROMANA E ALT O M E D I O E V O : IL CASO DEL PROGETTO ADELAIDE Fabio Saggioro 1. Premessa Dopo oltre tre anni di studio sul territorio gardesano veronese, all interno del Progetto Adelaide- Rocca di Garda, mi sembra opportuno tracciare un primo bilancio per quello che riguarda i risultati archeologici ottenuti e tentare, con le dovute cautele, un primo inquadramento dei problemi insediativi sotto il profilo storico 1. Appare indubbio che quanto andrà esposto di seguito potrà, in un prossimo futuro, essere integrato con nuovi e più precisi dati. Inevitabilmente questa prima lettura dei fenomeni insediativi dovrà essere discussa. Dovrà anche, come già detto, essere integrata da nuove linee di ricerca, nuove domande, ed è pertanto ovvio che il presente contributo non può essere considerato una conclusione, ma piuttosto un punto di partenza per nuove e più analitiche riflessioni. 2. Nuove metodologie, nuovi siti Un dato che è emerso da queste tre campagne di s u r v e y è indubbiamente, unitamente alla presenza di nuovi siti, una forma di frequentazione antropica che per comodità e per convenzione abbiamo definito off-site. Il termine, che non è certamente nuovo alla letteratura archeologica 2, in questo specifico caso vuole indicare la presenza di materiale in superficie 3 non interpretabile o relazionabile in alcun modo con un insediamento, o più in generale, con un sito archeologico. In altri termini si tratta di un indicatore labile, spesso tralasciato nella sintesi di un lavoro territoriale, altre volte del tutto ignorato anche nelle fasi di ricerca sul terreno, poiché difficilmente interpretabile. In realtà, se consideriamo il paesaggio come un oggetto pluristratificato 4, è evidente che anche un singolo elemento può, se inserito in un contesto e relazionato ad altri elementi, assumere un preciso significato. Tuttavia è altresì vero che, non essendo possibile di fatto interpretare tutto (anche i dati di cui non si hanno sufficienti strumenti conoscitivi), si deve distinguere, nel caso dell o f f - s i t e, ciò che risulta interpretabile con una discreta attendibilità da quello che invece non può essere correttamente interpretato. In altre parole, per essere più concreti, si è deciso di tentare una lettura della presenza fuorisito del materiale d età romana. L attestazione di quest ultimo, anche in aree dove le ricognizioni avevano escluso la presenza di insediamenti coevi, doveva dunque essere letta in un ottica più generale, probabilmente, abbiamo ipotizzato, come indicatore di frequentazione della zona. Per fare questo, si è valutato con attenzione, in primo luogo, che il materiale presente off-site non provenisse da movimenti del terreno in seguito a riporti o sbancamenti. Si è pertanto proceduto ad una scrematura dei casi ritenuti dubbi e si è tentato di leggere il dato riferendolo all analisi condotta su tutto il territorio. La ripetizione, in alcune aree, delle ricognizioni, successivamente ad arature, ha consentito di valutare il rapporto tra materiale sporadico (che non coincide sempre con l off-site) e sito. Si potrebbe ipotizzare che, per quanto finora visto, il materiale sporadico rinvenuto in superficie si possa riferire a: 1) siti di modeste dimensioni (per l età romana, piccole abitazioni) solo parzialmente intaccati; 2) materiale traslato o riferito all attività di un sito di medie o grandi dimensioni (fattorie o ville); 3) materiale privo di rapporto con elementi insediativi. Nel terzo caso (o f f - s i t e accertato dunque), abbiamo considerato la presenza di testimonianze archeologiche come indicatore per la frequentazione di un area. 1 Si tiene conto di quanto già sottolineato in MANCASSOLA, SAGGIORO 1998; MANCASSOLA, SAGGIORO 1999a; MAN- CASSOLA, SAGGIORO 1999b; MANCASSOLA, SAGGIORO CAMBI, TERRENATO 1994, con relativa bibliografia. 3 In questo senso è evidente che gli indicatori sono moltissimi: dalle alterazioni del terreno, ai materiali da costruzione, alle ceramiche, ai metalli, ecc. ecc. 4 MANCASSOLA, SAGGIORO 1999b, con relativa bibliografia.

2 12 PROGETTO ARCHEOLOGICO GARDA - II La romanizzazione La presenza romana nell area del Garda veronese è stata già da tempo oggetto di studi e mi limiterò a riprendere, in questa sede, quelli che appaiono come gli elementi principali del processo di romanizzazione del territorio, letti prevalentemente sotto il profilo insediativo, integrandoli con i nuovi dati raccolti e proponendone una prima possibile lettura. L età del Ferro ha rivelato una scarsa quantità di insediamenti nell area, concentrata prevalentemente nella zona della Rocca di Garda 5. A partire dal X secolo a. C. (necropoli di Garda- via S. Bernardo), e più tardi nel VI a. C., si può notare una diffusa presenza sparsa intorno al rilievo, senza tuttavia l evidenza di una stabile frequentazione della sommità. Sulle pendici occidentali, le Unità Topografiche hanno restituito materiale databile genericamente tra X e IV secolo a. C. Ritengo sia probabile che si tratti, almeno in parte, di reperti provenienti proprio dalla sommità, che testimonierebbero una frequentazione della zona certo generica e non ulteriormente precisabile, ma pur significativa, poiché quello che qui ci preme sottolineare è che, nell età del Ferro, l insediamento sembra raccogliersi intorno al rilievo della Rocca. Se si eccettuano infatti le iscrizioni delle senge di Villa Canossa e di Marciaga, inquadrabili anch esse verso la fine dell età del Ferro, si può notare che la presenza insediativa per questo periodo è estremamente ridotta. Per ritrovare un insediamento ci si deve riferire a Rocca di Rivoli, gravitante sul bacino della Val d Adige, che da un punto di vista topografico potrebbe costituire significativo termine di paragone con quanto notato relativamente alla Rocca di Garda 6 : per entrambe, infatti, si può cogliere una presenza sparsa sul territorio prossimo al rilievo ed inquadrabile sempre tra X e IV secolo a. C., ma nel caso di Rivoli appare possibile una frequentazione ancora fino al II secolo a. C. Quest ultima, dalla zona di Caprino e di Pesina, viene invece evidenziata anche nel periodo III - I secolo a. C.: i ritrovamenti nell area, seppur occasionali, mostrerebbero comunque una presenza territorialmente più estesa, ma anche in tale circostanza non sembra possibile approfondire ulteriormente l analisi, mancando ricerche sistematiche sulla zona. Per la Rocca di Garda disponiamo di un ulteriore dato, derivante dall Unità Topografica 4, sul versante meridionale dell Eremo di San Giorgio. Da questo settore provengono materiali che risulterebbero databili al IV secolo a. C., nonostante il dato risenta di alcune difficoltà interpretative dovute alla loro pessima conservazione. L interesse del sito risiede comunque nel fatto che questo insediamento è l unico ad offrire, unitamente a materiale d età protostorica, un significativo numero di reperti d età romana (tra i quali Dressel 6A, Dressel 6B), che ne testimoniano una frequentazione precoce, forse già nel I secolo a. C. Il fenomeno della romanizzazione del territorio sembrerebbe anch esso concentrarsi prevalentemente nell area della Rocca. La stessa Unità Topografica 118, di San Vito di Cortelline, avrebbe evidenziato una frequentazione della zona a partire dal II-I secolo a. C. 7 Seppur le datazioni possano, e debbano, essere ulteriormente dettagliate, sembrerebbe comunque evidente che, unendo a questi dati quelli provenienti dalle Unità Topografiche 101 e dalle UT distribuite sulle pendici occidentali della Rocca, si assista ad una prima fase insediativa sostanzialmente ricalcante quella d età protostorica. Non si esclude certamente che ne siano cambiate le forme, ma a livello esclusivamente topografico è impossibile non notare questa forte continuità d utilizzo dell area, sebbene, d altro canto, non si possa fare a meno di rilevare che anche in questo caso il processo di romanizzazione sarebbe avvenuto gradualmente e senza scosse drastiche. È a partire dal I secolo d. C. che si assiste ad un cambiamento, seppur nemmeno quest ultimo possa in alcun modo essere considerato traumatico. L insediamento sembrerebbe diffondersi maggiormente sul territorio, in maniera più capillare. L Unità Topografica 118 mostra proprio una forte frequentazione già dal I secolo d. C. (Dressel 2-4, Draggendorff 17 e Ritterling 9B in sigillata norditalica). Similmente anche l UT 4, dove si sono rinvenuti frammenti di Dressel 6, nelle varianti A e B. All interno delle aree che per ragioni di visibilità non è stato possibile indagare, è tuttavia d obbligo sottolineare la presenza di monete d età romana a Torri del Benaco e presso Castion di Costermano, nonchè di tombe a Mezzariva di Bardolino. Tutte le attestazioni si possono datare a partire dal I secolo d. C. Comunque, il dato che emerge e sembra essere più interessante, è che nel corso del I e del II secolo d. C. è ancora la Rocca di Garda a rappresentare un importante punto di riferimento topografico. Lo dimostra innanzitutto la presenza di un luogo di culto, un santuario rurale, dove si veneravano contemporaneamente quattro divinità (Fortuna, Vittoria, Mercurio e Vulcano), culto che rifletterebbe un origine indigena, riconducibile per buona parte al sostrato celtico 8. Il santuario è da collocarsi sulle pendici occidentali della Rocca, in località Bosco, affacciato al lago. Un ara votiva con dedica al Lacus Benacus, presso 5 DE STEFANI 1881; FOGOLARI 1965, pp ; ASPES 1980, p. 51; RIZZETTO 1980, p. 112; SALZANI 1984a, pp ; SALZANI 1984b, pp BARFIELD, BAGOLINI 1976; SALZANI Per quanto riguarda fasi protostoriche più antiche (VI-IV secolo a. C.), ritengo al momento di dover essere prudente, visto che si dispone di dati piuttosto limitati e non precisi. 8 BUONOPANE 1997; BUONOPANE 1999.

3 Fabio Saggioro 13 punta San Vigilio, testimonia la pratica anche di un altro culto, probabilmente di medesima origine celtica. Dalla località di Canevini Alti proviene invece un importante documento epigrafico, il quale, datandosi tra la fine del I secolo a. C. e la prima metà del I secolo d. C., testimonia una delle più antiche forme di servitù prediale. Dalla zona di Garda, sul Lungolago Europa, viene segnalato inoltre il ritrovamento di materiali e strutture datate al I II secolo d. C., in associazione ad una sepoltura la cui datazione non è stata comunque precisata. Reimpiegate in vari edifici, prevalentemente religiosi, sono anche un certo numero di epigrafi, come quella all interno di San Giorgio, dedicata al decurione di Verona M. Tussasius Saturni - n u s e databile al I secolo d. C.; certamente tra le più significative si inserisce quella proveniente dal priorato di San Colombano, la quale ricorda il collegio dei Nautae Arilicenses ed una donazione ad essi di sesterzi. Due cippi con la raffigurazione di un genio funebre alato e di un tirso provengono dalla chiesa di San Pietro e sono datati al I secolo d. C., mentre più a sud, verso Bardolino, in località S. Cristina fu rinvenuta un ara con dedica a Venus Augusta, datata tra I e II secolo d. C. Dalla nostra esposizione emerge senza dubbio un quadro piuttosto complesso, che comunque serve innanzitutto a mettere in risalto come, tra I e II secolo d. C., si assista ad un forte sviluppo insediativo dell area considerata. Tale dato si può porre in relazione con quanto è stato notato per altri territori del Garda e sembra evidenziare, in primo luogo, l evolversi del modello insediativo verso forme sparse (ville, fattorie), pur mantenendo, anzi addirittura consolidando, la presenza in alcune zone (la Rocca di Garda). Si deve poi distinguere sostanzialmente quali siano i tempi di diffusione di questo modello insediativo e soprattutto quali ne siano le caratteristiche. È indubbio, infatti, che ad una prima analisi macroscopica si debba notare quanto è già stato evidenziato per la sponda bresciana, ovvero la presenza di ville residenziali per la costa lacustre e ville-fattorie nell entroterra, unitamente a forme accentrate come i villaggi 9. Affrontare questo problema per la sponda veronese non è compito facile, dal momento che mancano dati sulla situazione topografica della riva. Al di là dell individuazione di alcune ville (se ne ipotizzano tre: (1) Scaveiaghe, (2) forse presso località San Pietro, sotto la Rocca, (3) probabilmente a Cisano), non sappiamo nulla sulla loro datazione, né tantomeno sulle loro caratteristiche. Se osserviamo nel complesso l area gardesana, dovremmo ipotizzare che esse trovino fondazione nel I secolo a. C. o al più tardi nel I d. C., come mostrerebbero i numerosi esempi noti dall area bresciana; in effetti si può ben notare che la fondazione di queste ville residenziali coinciderebbe nei tempi con lo sviluppo insediativo del territorio, come hanno evidenziato i dati finora raccolti. Sembrerebbe peraltro possibile che esistano due momenti nel corso del sopra citato sviluppo: il primo di essi (I secolo a. C.) sarebbe caratterizzato dalla comparsa di nuovi insediamenti, i quali vanno dunque a collocarsi in prossimità o all interno delle aree già frequentate in età protostorica. Con l inizio del I secolo d. C., invece, pare avviarsi una fase di espansione dei siti, sia in termini qualitativi che numerici, coincidente, come mostrerebbe anche l iscrizione di Canevini Alti, con una fase di organizzazione amministrativa del territorio La geografia degli insediamenti Lo sviluppo che abbiamo fino a qui osservato conosce un organizzazione topografica che, sulla base dei dati in nostro possesso, sembrerebbe essere piuttosto definita. Con questa affermazione si intende prevalentemente sottolineare che la distribuzione dei siti individuati pare privilegiare alcune caratteristiche morfologiche del territorio, nonché alcune aree, piuttosto di altre. I settori indagati possono essere divisi in tre parti distinte: la prima coincide con la riva ed è la zona che, a causa dei numerosi interventi urbanistici, è risultata la meno indagata sotto il profilo archeologico. La fascia compresa entro i metri dalla sponda del lago risulterebbe caratterizzata dalla presenza di ville, le quali, come abbiamo già detto, possiamo ben ipotizzare avessero una marcata funzione residenziale; valida testimonianza in tal senso è costituita dalle notizie di ritrovamenti di inizio secolo o fine 800, quando parlano in ben due occasioni di grosse mura riferendosi alla villa di Scaveiaghe e a quella Sotto La Rocca, tra Bardolino e Garda, le quali tutt oggi sono solo in parte visibili. A poca distanza da Garda stessa, in località Mezzariva, nel 1892 fu rinvenuto materiale riferibile ad una necropoli. Si tratta di una serie di tombe a cremazione in cassetta di laterizi e di una stele 10 che fornisce il nome di un defunto, Sextus Teudius, e indica le misure del sepolcro (circa 9 metri di larghezza). I materiali possono essere cronologicamente divisi in due gruppi: uno della seconda metà del I secolo d. C., mentre il secondo è riferibile ad un tardo II-III secolo. Sembra significativo sottolineare che la necropoli risulti databile, nella prima fase, al I secolo d. C. Quest area di costa non ha fornito altre indicazioni relativamente a possibili ulteriori forme di insediamento. Nella seconda fascia di territorio si è notata invece una situazione insediativa più diversificata e 9 BROGIOLO 1997a; BROGIOLO 1997b; MANCASSOLA, SAGGIORO C. I. L. V, 3995.

4 14 PROGETTO ARCHEOLOGICO GARDA - II complessa. Le ricognizioni ed i s u r v e y hanno evidenziato una costante presenza di materiale in superficie (o f f - s i t e), che testimonierebbe in primo luogo un utilizzo della zona, probabilmente a scopo agricolo. Parallelamente a questa situazione si nota una modesta incidenza di siti: solo verso Calmasino, presso località La Cà, sono conosciuti alcuni ritrovamenti che potrebbero farci ipotizzare l esistenza certamente di una necropoli e forse di un edificio, anche se di essi non è possibile chiarire la datazione. La scarsità di presenze, in questo secondo settore in cui abbiamo idealmente diviso il territorio, tra l area ai piedi della Rocca e Calmasino, non ci deve far pensare ad una totale assenza di siti, ma piuttosto - e ciò si ritiene invece possibile - a presenze sporadiche e limitate, anche nelle dimensioni. Le ricognizioni nelle aree campionate hanno mostrato solamente sporadiche, deboli attestazioni d età romana ed è pertanto ipotizzabile un insediamento ridotto più che non grandi ville o fattorie. Un terzo settore del territorio è quello che possiamo situare a 2500 metri dalla costa. In questa fascia di terreno si ritrovano nuovamente insediamenti di differente grandezza e probabilmente anche funzione, ascrivibili al periodo romano. Si tratta di ville-fattorie (San Vito e Santa Croce), o di insediamenti di modeste dimensioni che al momento non sappiamo se fossero direttamente dipendenti dalle prime. Sono stati individuati siti nell UT 83, UT 97-98, UT 112, UT 113 e nell UT 119, oltre che in altre aree in corso di verifica. Se i primi due si possono collocare in stretta relazione con la Rocca di Garda, per gli ultimi tre si deve notare lo stretto rapporto con la villa rustica di San Vito di Cortelline, secondo un modello che pare trovare conferma anche per la villa di S. Croce, in merito alla quale infatti, si deve sottolineare la presenza di insediamenti minori nelle immediate vicinanze. In sintesi si può dedurre che esistano tre zone insediative per l età romana: 1) la riva ( metri), caratterizzata da ville di tipo prevalentemente residenziale. Non è possibile per questa fascia territoriale approfondire ulteriormente l analisi a causa del forte livello di urbanizzazione raggiunto. Tuttavia, è altresì evidente che proprio quest ultimo può aver influito sulla percezione del dato, limitando l individuazione alle sole evidenze macroscopiche (le ville residenziali) e obliterando eventuali insediamenti minori. Non si esclude pertanto la coesistenza di più forme insediative tra loro differenti. 2) Una prima fascia interna ( metri), che sembrerebbe avere una funzione prevalentemente agricola e caratterizzarsi per la presenza di pochi e modesti insediamenti 1 1 p o s t i comunque a ridosso dell area 3. 3) Una terza fascia (oltre 2500 metri), dove sembrano trovare spazio ville-fattorie e piccoli insediamenti sparsi (case) che circondano i nuclei principali (le ville-fattorie), andando a determinare una sorta di polarizzazione insediativa La scelta dei luoghi Questa chiara delimitazione degli spazi credo risulti tutt altro che casuale o congiunturale, ma sia piuttosto il frutto di una precisa, quanto costante, scelta. In altre parole, se dobbiamo ben considerare che il territorio non sia rimasto immobile per tre o più secoli, dobbiamo tuttavia osservare la continuità (funzionale e topografica) degli insediamenti nelle medesime aree nel corso dell età romana. Le ville-fattorie dell entroterra sono caratterizzate anche da precise scelte di tipo topografico, le quali paiono svelare alcuni elementi costanti e sembrerebbero riflettere sistemi economici complessi, mostrando paesaggi profondamente diversi da quelli d oggi. Sia per San Vito di Cortelline (UT 118) che per S. Croce (UT 717) si possono notare le seguenti caratteristiche: 1) Insediamento ai piedi della dorsale morenica. Le abitazioni, a quanto risulta, trovano difficilmente spazio nelle conche inframoreniche o nelle piane, collocandosi piuttosto sulla sommità di deboli dossi (solo piccole case), oppure ai piedi di dorsali o colline. Nello specifico le due UT considerate presentano la stessa peculiarità, sorgendo a ridosso del lato occidentale della morena (ed essendo quindi coperte, ad est, dal vento freddo della Val d Adige e del Monte Baldo). 2) Presenza di un area paludosa nelle vicinanze. Le zone di morena sono conosciute anche per le tipiche aree acquitrinose: piccole paludi, laghetti, stagni. Esse, come è stato recentemente m o s t r a t o 1 2, rappresentavano una risorsa, fornendo la possibilità di sfruttare un economia mista fatta di caccia, pesca e raccolta. Per entrambe le Unità Topografiche si deve notare l esistenza di un area paludosa 1 3 : per San Vito essa si situava circa 200 metri a sud dall attuale chiesetta, mentre per S. Croce l area era un po più vicina (circa 150 metri), ma posta a nord dell abitato Cronologie Gli insediamenti fino ad ora considerati mostrano una sostanziale continuità d uso fino almeno al V-VI secolo. Tale aspetto risulta essere piuttosto interessante, anche se si deve indubbiamente rilevare che, mancando scavi estesi, non è 11 Solo notizie di rinvenimenti riferibili a tombe o strutture di modeste dimensioni. 12 TRAINA È stato possibile documentare questa situazione attraverso un analisi morfometrica del terreno e in seguito ad alcuni scassi che hanno portato in superficie strati di torba.

5 Fabio Saggioro 15 possibile capire se si assista a variazioni degli edifici in termini certamente di qualità, ma anche nella funzione. Si può ben presumere che nel corso di tre secoli vi possano essere state alcune modificazioni, ma non così incisive da trasformare gli equilibri complessivi del tessuto insediativo. Neppure nella seconda metà del III secolo, quando Gallieno fermò gli alemanni haud procul a lacu Benaco 14, gli insediamenti sembrano risentire di una qualche situazione di instabilità. Credo sia molto plausibile che nei secoli tra I d. C. e IV d. C. non avvengano radicali trasformazioni a livello topografico. Nel corso del IV secolo d. C. si ritrovano materiali d importazione (sigillata africana) in aree abitate non riferibili a ville. È ben ipotizzabile che questi piccoli centri (case) partecipassero alla gestione economica del territorio, ma non è chiaro se ed in quali forme essi dipendessero dalle ville-fattorie. Sono stati rinvenuti frammenti di Hayes 49 (piatto) e Hayes 91 (vaso a listello), mentre al momento parrebbero mancare anfore, la cui presenza in superficie sembrerebbe piuttosto limitata, a differenza di territori ancora più interni dove invece le attestazioni di questi prodotti si rivelano apparentemente più consistenti 1 5. I materiali finora rinvenuti denoterebbero un sostanziale funzionamento del sistema insediativo per tutto il IV secolo, ma con ogni probabilità si può senz altro supporre che ancora nel V e nel VI il territorio, nei suoi equilibri topografici, non avesse subito modificazioni sostanziali Verso l Alto Medioevo I siti considerati, dal punto di vista archeologico, sembrerebbero dunque non proseguire oltre il V-VI secolo. Le ville-fattorie di San Vito e di Santa Croce restituiscono materiale che ci potrebbe far pensare ad una frequentazione dell area fino al VI secolo 16. È bene tuttavia sottolineare che non sono del tutto chiari i passaggi della transizione: non è chiaro dunque se sia la villa a sopravvivere nelle sue funzioni e, almeno in parte, nelle sue strutture, oppure si tratti di nuove costruzioni sorte nell area e non aventi con il precedente edificio alcuna analogia (economica, funzionale) se non topografica. Mi pare tuttavia piuttosto evidente una costante per entrambi i casi sopra citati (San Vito e Santa Croce), e cioè la presenza di una chiesa sull area della villa. La realizzazione della chiesetta, in ciascuno dei due casi, è strettamente legata all esistenza dell edificio e ciò si deduce chiaramente dal fatto che la struttura religiosa sorga a pochi metri, sopraelevata rispetto all area insediat i v a 1 7 e si collochi sempre su di un terrazzo della dorsale morenica. Il rapporto molto stretto tra le due forme insediative (villa e chiesa) è rappresentato presso S. Croce dal riutilizzo di un frammento di colonna, quasi certamente proveniente dall area della villa sottostante ed ora inserito nella muratura dell edificio religioso. Non è possibile determinare con esattezza la nascita di queste chiese, ma per San Vito si deve segnalare la presenza di frammenti scultorei (VIII-IX secolo d. C.) reimpiegati nelle murature, che ne testimoniano una presenza già in età altomedievale. Tra la chiesa di San Vito e quella di S. Croce si dovrebbero notare anche alcune, almeno attuali, diversità, la prima delle quali è rappresentata dall abside. Quella di San Vito, che è quadrangolare, viene giustamente attribuita ad epoca settecentesca ed è quindi possibile che originariamente le due chiese, dal punto di vista della pianta, fossero abbastanza simili. Un secondo elemento distintivo potrebbe essere individuato nelle dimensioni (sembra leggermente più ampia San Vito), ma non è escluso, anche in questo caso, che gli interventi più tardi abbiano intaccato l originario sviluppo dei perimetrali. Il campanile inoltre, presente solo a San Vito, è romanico e quindi più tardo rispetto all ipotizzabile periodo di fondazione dei due edifici. Quest ultimo si potrebbe collocare, genericamente, tra la tarda antichità e l alto medioevo, ma pare opportuno sottolineare che la scelta topografica per l edificazione di entrambe le chiese presuppone certamente uno stretto rapporto con la villa sottostante o, quantomeno, con un paesaggio non ancora radicalmente modificatosi. Parallelamente ad una graduale trasformazione del tessuto insediativo che causerà la definitiva scomparsa delle ville, si assiste all apparire di centri fortificati quali Castion, presso Costermano 18, e Rivoli. In realtà è bene osservare come non sia ancora del tutto chiaro il rapporto tra le due forme insediative (chiesa e fortificazione), almeno nei casi sopraccitati. Per essere più precisi bisogna sottolineare che, non avendo ancora cronologie dettagliate, possiamo per ora solamente notare come il fenomeno della comparsa di questi nuovi insediamenti possa essere compreso tra V e VII secolo. 4. Insediamenti ed evoluzione del paesaggio: qualche dato intorno agli sfruttamenti del territorio Le riflessioni fino a qui effettuate ed i dati finora esposti, lontani dal poter fornire un quadro completo e definitivo, contribuiscono tuttavia a delineare la forma di un paesaggio complesso e 14 Epit. de Caes., 34, 2; BUONOPANE 1993, p Il territorio di Cavaion ha restituito senza dubbio un maggior numero di frammenti d anfora, tra cui molti da attribuire anche al tardo periodo romano. I materiali sono in corso di studio. 16 Per S. Croce i dati sono preliminari. 17 Non si esclude che essa copra in parte o totalmente l area del precedente insediamento. 18 MALAGUTI et al, infra.

6 16 PROGETTO ARCHEOLOGICO GARDA - II articolato, dove si individuano spazi precisi, aree di insediamento e aree sfruttate a scopo agricolo, aree paludose e strade. Mancando ancora indicazioni dettagliate relativamente all attività economica dei siti, allo stato attuale è possibile solamente soffermarsi su quelli che sembrano essere possibili bacini di sfruttamento agricolo delle ville-fattorie appartenenti alla fascia più interna. È presumibile infatti che il materiale o f f - s i t e individuato in superficie si possa a ragione attribuire, dopo aver opportunamente verificato che esso non sia assolutamente frutto di riporti di terreno, ad una frequentazione definibile genericamente di tipo agricolo. In tal caso la sua presenza può essere valutata come uno dei possibili indicatori per una frequentazione dell area. È evidente che non si ha la pretesa, in questo modo, di giungere ad una precisa definizione degli spazi coltivati, ma è necessario considerare il dato emerso, discuterlo e fornirne una proposta di lettura certamente sottoponibile ad ulteriori e successive rivisitazioni. Il dato o f f - s i t e non è, almeno in linea teorica, un dato del tutto casuale. È frutto di una serie di processi articolati (naturali e antropici) che ne hanno consentito l individuazione durante la ricognizione. Tuttavia, in molti casi, la difficoltà di individuare e riflettere intorno ai processi che hanno consentito la parziale conservazione del dato o f f - s i t e ha scoraggiato alcuni ricercatori a tentarne una, anche parziale, interpretazione. La riflessione sull area gardesana è partita dalla stima dei sistemi di lavoro agricolo, considerando dunque i tipi di coltivazione, il loro impatto sul terreno, gli strumenti e le strategie utilizzate oggigiorno. Si è cercato di valutare il terreno nella sua evoluzione (prima e dopo l introduzione dei mezzi meccanici nelle aziende agricole), ed in secondo luogo sono stati presi in esame il tipo di terreno (morenico), la profondità del deposito archeologico, gli interventi di scasso maggiormente distruttivi e le pratiche agricole più diffuse. In questo modo si è potuto comprendere che il dato o f f - s i t e rappresenta un indicatore non uniformemente distribuito, ma piuttosto stabile. Per l età romana si sono considerati materiali da costruzione quali i laterizi (che trovavano confronto, ad esempio, con i materiali rinvenuti sull area dei siti), oppure le ceramiche. È interessante notare che attraverso la comparazione tra aree è stato possibile escludere alcuni fattori che avrebbero potuto ragionevolmente far sorgere dubbi sull attendibilità del dato. Tra le ipotesi fatte originariamente per interpretare quest ultimo, si era proposta una sua possibile lettura anche come reimpiego del materiale a scopo agricolo in età successiva, ma confrontando tutti i dati ottenuti, i survey hanno portato alle seguenti osservazioni: a) Il materiale in questione (laterizi o ceramiche) viene adoperato in quantità piuttosto limitata anche per i reimpieghi all interno delle murature e tende a concentrarsi, comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, in prossimità del sito da cui proviene. Ciò significa che esso non è stato impiegato in maniera continua e diffusa nei periodi successivi. b) Possiamo notare una diffusa presenza, su tutto il territorio indagato, di materiale rinascimentale e moderno, il quale non ha un rapporto stretto con il materiale d età romana. Le associazioni tra i due tipi di off-site (romano e rinascimentale) risultano spesso del tutto casuali e non tra loro correlabili. Certamente i problemi da affrontare per comprendere appieno il significato di questo materiale e fornirne un interpretazione sono ancora molti, ma si può al momento ipotizzare, sulla base di quanto considerato, che l off-site r a p p r e s e n t i (come sopra era già stato detto) un indicatore di frequentazione agricola per le aree d età romana e, forse, medievale. Per quest ultimo periodo, infatti, sembra mancare del tutto una presenza o f f - s i t e chiaramente leggibile (e. g., ceramiche e laterizi), e non possiamo escludere che proprio in tale arco cronologico si sia utilizzato materiale d età più antica (romana) per la coltivazione dei campi. Tuttavia il rapporto dell off-site con i siti d età romana farebbe comunque propendere per una originaria interrelazione proprio a partire da questo periodo e forse, dunque, solamente per una sua (eventuale, ma non necessaria) continuazione anche in epoca successiva.

7 Fabio Saggioro 17 BIBLIOGRAFIA A. ASPES 1980, Scheda, in Preistoria Lago di Garda, Verona, p. 93. L. H. BARFIELD, B. BAGOLINI 1976, The excavations on the Rocca di Rivoli (Verona) 1963, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, XIV, pp G. P. BROGIOLO 1997a, Le ville rustiche e l organizzazione del territorio perilacustre, in E. ROFFIA (a cura di), Ville romane sul Lago di Garda, Brescia, pp G. P. BROGIOLO 1997b, Continuità tra tarda antichità e alto - medioevo attraverso le vicende delle ville, in E. ROF- F I A (a cura di), Ville romane sul Lago di Garda, Brescia, pp A. BUONOPANE 1993, Regio X. Venetia et Histria. Ager inter Benacum et Athesin a Bardolino usque Roverertum, in Suppl. Italica, n. 11, Roma, pp A. BUONOPANE 1997, Il Lago di Garda e il suo territorio in età romana, in E. ROFFIA (a cura di), Ville romane sul Lago di Garda, Brescia, pp A. BUONOPANE 1999, Un luogo di culto presso la Rocca di Garda, in G. P. BROGIOLO (a cura di), P r o g e t t o Archeologico Garda. I-1998, Mantova, pp F. CAMBI, N. TERRENATO1994, Introduzione all archeologia dei paesaggi, Roma. G. CAVALIERI MANASSE 1997, Testimonianze archeologiche lungo la sponda orientale, in E. ROFFIA(a cura di), Ville romane sul Lago di Garda, Brescia, pp S. DE STEFANI 1881, Garda, Notizie di Scavi dell Antichità, pp S. DE STEFANI 1887, Negrar di Valpolicella, Notizie di Scavi dell Antichità, pp G. FOGOLARI 1965, Una necropoli protoveneta scoperta a Garda, in Atti della X Riunione Scientifica. Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria in memoria di F. Zorzi, Verona, pp C. MALAGUTI, N. MANCASSOLA, B. MANCINI, F. SAGGIO- RO, P. VERGET 2001, Località Castello, Castion Veronese. Costermano (VR), infra. N. MANCASSOLA, F. SAGGIORO 1999a, L a e r o f o t o i n t e r p r e - tazione dei siti d altura tra Garda e Giudicarie, in G. P. BROGIOLO (a cura di), Le fortificazioni del Garda e i sistemi di difesa dell Italia settentrionale tra Tardo Antico e Alto Medioevo, Mantova, pp N. MANCASSOLA, F. SAGGIORO 1999b, Aerofotointerpreta - zione e ricognizioni: impostazione teorica e primi risultati, in G. P. BROGIOLO (a cura di), P r o g e t t o Archeologico Garda I-1998, Mantova, pp N. MANCASSOLA, F. SAGGIORO 2000, Ricerche sul territorio tra tardoantico e altomedioevo: il caso di studio del Garda orientale,in II Congresso Nazionale S.A.M.I., Brescia, 28 Settembre-1 Ottobre 2000, Brescia, pp G. RIZZETTO 1980, Rocca di Garda, in Preistoria Lago di Garda, Verona. L. SALZANI 1984a, La necropoli di Garda (Verona), Bollettino Museo del Civico di Storia Naturale di Verona, XI, pp L. SALZANI 1984b, La necropoli di Garda e altri ritrovamenti dell età del Bronzo finale nel veronese, in Il Veneto nell antichità. Preistoria e Protostoria, II, Verona, pp L. SALZANI 1986, Rassegna dei ritrovamenti preistorici nella Valdadige meridionale, in Atti del Primo Convegno archeologico sulla Valdadige meridionale, Verona, pp G. TRAINA 1994, Paesaggi tardoantichi: alcuni problemi, in R. FRANCOVICH e G. NOYÈ (a cura di), La storia dell Alto Medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell archeologia, Firenze, pp

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