SESSIONE I COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI VIVAISTICHE IN ITALIA

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1 SESSIONE I COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI VIVAISTICHE IN ITALIA

2 Il Progetto POM A32 Vito Savino Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata, Università degli Studi di Bari Premessa La necessità di disporre di norme capaci di garantire lo stato sanitario e la corrispondenza varietale del materiale vivaistico di piante arboree ed erbacee (marze, talee, portinnesti, astoni, piantine da seme, ecc.) è stata con forza evidenziata da tempo, con forme e modalità diverse da parte di tutte le figure dell'intera filiera ortofrutticola (ricercatori, tecnici, vivaisti ed agricoltori) nei confronti delle autorità competenti ma con scarso successo, se si escludono alcune lungimiranti iniziative avviate a livello regionale e di Province autonome (Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Veneto e Province autonome di Trento e Bolzano). È evidente che tali interventi isolati, con validità territoriale limitata, in presenza della libera circolazione delle produzioni vivaistiche, prive di garanzie sanitarie, nell'ambito dei Paesi comunitari, risultano di scarsa efficacia se non del tutto inutile e, come spesso accade, con il solo "merito" di far aumentare i costi di produzione delle poche aziende serie che le applicano. In questo contesto l'emanazione della Direttiva CEE 92/33 e 92/34 del 28 aprile 1992 fu accolta con grande favore da studiosi, tecnici, da quei vivaisti che avevano già aderito a programmi di certificazione volontaria e, soprattutto, dagli agricoltori che vedevano finalmente sancito il loro diritto di realizzare gli impianti ortofrutticoli con materiali di moltiplicazione di cui fossero garantiti lo stato sanitario e la corrispondenza varietale attraverso un impostazione seria e precise indicazioni sui materiali iniziali, sui controlli, sulla professionalità delle diverse figure coinvolte, ecc. Purtroppo, la poca chiarezza in alcuni punti e le non poche imprecisioni delle successive Direttive n. 93/48 del 23 giugno 1993 e n. 93/61 del 2 luglio 1993 (recepite dai DD.MM. del 14 aprile 1997), recanti le schede sui requisiti da rispettare per i materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e di ortaggi, la mancata emanazione di circolari esplicative, le diverse interpretazioni date per alcuni punti di grande rilevanza (accreditamento dei fornitori e dei laboratori, per esempio) dai Servizi Fitosanitari Regionali, la mancanza di metodiche di diagnosi attendibili, di facile applicazione e poco costose per alcuni patogeni, hanno generato delusione e sconforto in tutte le figure della filiera produttiva (controllori, controllati ed utilizzatori).

3 Motivazioni La necessità di interpretazioni univoche delle norme, di indicazioni puntuali relativamente a quali patogeni debbano essere considerati pregiudizievoli per la qualità delle produzioni vivaistiche e per quali debbano essere eseguiti gli accertamenti sanitari di laboratorio, di indicazioni precise sull epoca e modalità di campionamento e sulle tecniche di diagnosi da utilizzare, ecc., portò alla elaborazione dell'idea-progetto "Validazione e trasferimento alla pratica di norme tecniche per l'accertamento dello stato sanitario delle specie ortofrutticole per patogeni pregiudizievoli alla qualità delle produzioni vivaistiche", da parte di Istituzioni scientifiche impegnate nel settore (Tab 1) sfruttando la possibilità offerta dalla Misura 2 Innovazione tecnologica e trasferimento dei risultati della ricerca del Programma Operativo Multiregionale (POM). Il progetto sottoposto all'attenzione dei Servizi di Sviluppo delle regioni dell'obiettivo 1, è stata giudicato positivamente dalle regioni Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia. Una serie di altri elementi ha, inoltre, stimolato la predisposizione del progetto in questione. In particolare, sono stati presi in considerazione: a) la consapevolezza dell'importanza economica del settore ortofrutticolo per le regioni meridionali; b) i gravi danni causati dagli agenti patogeni (batteri, funghi, nematodi e virus) trasmessi attraverso i materiali di moltiplicazione e la difficoltà nel loro controllo con mezzi tradizionali di lotta; c) le difficoltà nella diagnosi di alcuni patogeni previsti dall'allegato II dei DD.MM. del 14 aprile 1997 e ritenuti pregiudizievoli per la qualità delle produzioni vivaistiche; d) la complessità di alcuni protocolli di diagnosi, per i costi elevati di alcuni saggi, per la mancanza sul mercato di adeguati corredi diagnostici di facile e rapida applicazione; e) le scarse conoscenze fitopatologiche da parte di molti operatori della filiera vivaistica; f) l inadeguatezza dei campi e delle strutture della maggior parte delle aziende vivaistiche; g) infine, il ruolo che può svolgere un vivaismo tecnologicamente avanzato non solo riguardo al miglioramento quali-quantitativo delle produzioni ortofrutticole ma anche alle nuove opportunità di lavoro che può creare. L'esigenza di rilanciare il vivaismo delle specie ortofrutticole attraverso il miglioramento dello stato sanitario delle produzioni era già fortemente avvertita anche in alcune regioni meridionali, le quali, anticipando interventi comunitari o nazionali, si sono fatte promotrici di programmi di certificazione volontaria. E' il caso,per esempio, della Regione Puglia che a protezione delle principali specie frutticole regionali ha emanato provvedimenti relativi alla lotta obbligatoria alla sharka (Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 893 del 20/10/89 e Delibera di Giunta Regionale (DGR) n del 6/6/1991) e alla riorganizzazione dell'attività di certificazione delle produzioni vivaistiche regionali, aderendo prontamente al Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria del materiale di propagazione vegetale (DGR del 17 maggio 1993 n.

4 1199 e Deliberazione del Consiglio Regionale del 23 giugno 1994 n. 871). Di rilievo è stata l'esperienza di certificazione volontaria delle piantine di ortive da seme effettuata dal Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura "Basile Caramia" di Locorotondo, con il controllo dell'osservatorio per le Malattie delle Piante della Regione Puglia, sulla base di un protocollo sperimentale approntato dal Dipartimento di Protezione delle Piante dalle Malattie (ora Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata) e con il contributo finanziario di vivaisti pugliesi e molisani. Le esperienze di cui sopra ed i progressi nella messa a punto di tecniche di diagnosi avanzate e nella produzione di nuovi strumenti e reagenti diagnostici per i principali patogeni di importanti colture agrarie mediterranee, hanno costituito la base tecnico-scientifica del progetto, la cui utilità era resa evidente dalle difficoltà di applicazione ed interpretazione delle Direttive Comunitarie per la produzione e commercializzazione di materiale di propagazione qualità nonché delle pressanti richieste dei vivaisti, di indicazioni chiare e di strumenti tecnici per l'applicazione delle Norme Comunitarie e, soprattutto per l ottenimento di produzioni di qualità. Obiettivi Obiettivo principale del progetto è stata la predisposizione di protocolli operativi per il miglioramento qualitativo delle produzioni vivaistiche mediante il controllo degli agenti patogeni delle malattie trasmissibili attraverso i materiali di moltiplicazione. A tal fine si prevedeva di: a) identificare i punti critici del processo produttivo dei materiali di moltiplicazione; b) mettere a punto protocolli affidabili, rapidi, di facile impiego e di costo contenuto per l'accertamento dello stato sanitario delle principali specie ortofrutticole; c) preparare reagenti diagnostici (sonde molecolari, antisieri policlonali, anticorpi monoclonali, ecc.); d) acquisire informazioni sulla presenza e diffusione dei patogeni pregiudizievoli per la qualità delle produzioni vivaistiche; e) contribuire ad una corretta interpretazione e ad eventuali proposte di emendamenti delle norme; f) produrre materiale divulgativo. Risultati attesi Si prevede che il conseguimento di questi obiettivi ed il loro trasferimento alle diverse fasi dell'intera filiera ortofrutticola (dalle fonti iniziali, al seme, al vivaio ed agli impianti ortofrutticoli) determinerà una positiva e rilevante ricaduta a livello economico, sociale ed ambientale. Dal punto di vista economico, l utilizzazione di piante sane produrrà incrementi di reddito sia in vivaio che nei futuri impianti ortofrutticoli, grazie al miglioramento produttivo sia in termini

5 quantitativi che qualitativi. A livello vivaistico, il miglioramento dello stato sanitario determinerà un sensibile aumento delle rese grazie ad una più spiccata capacità rizogena, incremento delle percentuali di attecchimento degli innesti e migliori caratteri biometrici delle produzioni vivaistiche. Negli impianti commerciali si otterranno, oltre ad incrementi di resa, produzioni più uniformi e di buona qualità. A questi vantaggi si sommeranno i minori costi di produzione, per i ridotti fabbisogni di fertilizzanti e fitofarmaci e, conseguentemente, una maggiore salvaguardia dell'ambiente e della salute dei consumatori. Il soddisfacimento dei requisiti qualitativi (sanitari e di corrispondenza varietale) conferirà maggiore competitività alle produzioni vivaistiche consentendo loro di trovare maggiori spazi non solo nei mercati locali ma anche in quelli nazionali ed internazionali. La disponibilità di protocolli tecnici e di diagnostici (corredi di anticorpi, sonde molecolari, substrati selettivi, schemi di campionamento, indicazioni sulle epoche di saggio, ecc.) di semplice manualità, affidabili e a basso costo faciliterà le operazioni di autocertificazione del materiale vivaistico da parte di funzionari e tecnici di laboratorio e contribuirà al passaggio da una attività vivaistica poco avanzata o "preistorica", talora improvvisata ed ai limiti della legalità ad una attività vivaistica tecnologicamente avanzata con standard qualitativi (sanitari, genetici e biometrici) richiesti dai mercati internazionali. In termini sociali l impatto positivo consisterà nei benefici derivabili, sia in termini occupazionali, che di incremento dei redditi conseguibili con il miglioramento degli standard produttivi. Inoltre, il trasferimento di tecnologie utili per la produzione di materiale di propagazione vegetale sano richiederà la creazione di nuove figure professionali capaci di: a) recepire le norme (europee, nazionale e regionali) ed organizzare e gestire piani di difesa a livello territoriale; b) organizzare e gestire laboratori di diagnosi fitopatologica in possesso dei requisiti previsti dai DD.MM. del 14 aprile 1997; c) organizzare e gestire aziende vivaistiche singole od associate per la produzione di materiali di moltiplicazione di "qualità. Il notevole peso attribuito nell ambito di questo progetto al trasferimento delle innovazioni alla pratica agricola contribuirà all innalzamento del livello professionale dei diversi operatori del settore: i tecnici impegnati nelle attività di controllo fitosanitario, i divulgatori dei servizi di sviluppo agricolo regionali; i tecnici dei laboratori accreditati di diagnosi; i vivaisti produttori di materiale autocertificato, anche per la necessità di dover adottare una serie di precauzioni e provvedimenti per adeguare le produzioni agli standard sanitari richiesti. Di tale innalzamento culturale non potrà che beneficiarne l intero comparto agricolo e la collettività.

6 Conclusioni A circa un anno dal termine dei lavori, credo sia prematuro trarre delle conclusioni sull'attività del Progetto. Allo stato attuale, ciò che si può senz altro evidenziare sono i primi risultati presentati in questo Incontro, frutto del lavoro, oltre che delle singole Unità di Ricerca, della collaborazione tra le stesse, e che questo rappresenta una buona premessa per il raggiungimento degli obiettivi complessivi del progetto e quindi, più in generale, della Misura 2 dei POM.

7 Programma Operativo Multiregionale Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l'agricoltura Misura 2 - innovazioni tecnologiche e trasferimento dei risultati della ricerca POM A32: Validazione e trasferimento alla pratica agricola di norme tecniche per l'accertamento dello stato sanitario di specie ortofrutticole per patogeni pregiudizievoli alla qualità delle produzioni vivaistiche Tabella 1. Istituzioni scientifiche Proponente principale e Coordinamento: Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata Bari CNR Centro di Studio sui Virus e le Virosi delle Colture Mediterranee Bari CNR Istituto di Nematologia Agraria Bari Istituto Agronomico Mediterraneo Bari Dipartimento di Scienze Animali, Vegetali e dell Ambiente Campobasso Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agroforestali Dipartimento di Protezione delle Piante, Sez. Patologia Vegetale Sassari Vivaio Governativo di Viti Americane Palermo Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia Locorotondo (BA) Tabella 2. Istituzioni delle Regioni obiettivo 1 coinvolte nel Progetto Regione Puglia, Assessorato Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca Bari Regione Basilicata, Dipartimento Agricoltura e Foreste, Ufficio Sviluppo Agricolo - Potenza Regione Molise, Ente Regionale di Sviluppo Agricolo Campobasso Regione Sicilia, Assessorato Agricoltura e Foreste, Servizi allo Sviluppo - Palermo

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