Il degrado ambientale come fallimento del mercato? * Antonio G. Calafati **

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1 Il degrado ambientale come fallimento del mercato? * Antonio G. Calafati ** Pubblicato in : La Questione Agraria, n. 67, 1997 Ringrazio la Redazione di La Questione Agraria per avermi permesso di rendere accessibile in rete questo saggio * Una versione preliminare di questo saggio è stata presentata alla 6th Annual International Conference on Socio-economics (Parigi, luglio 1994). La ricerca è stata realizzata con finanziamenti M.U.R.S.T. (60%) e C.N.R. ** Del Dipartimento di Economia dell Università degli Studi di Ancona, Ancona.

2 1. Introduzione Il degrado ambientale è interpretato, nel paradigma neoclassico, come l insieme delle «esternalità ambientali» generate dal processo economico, e le esternalità ambientali sono viste come la conseguenza di un «fallimento del mercato». Quando il mercato «fallisce», il processo economico genera esternalità ambientali, ovvero un uso non negoziato (e non compensato) di elementi del capitale naturale impiegati nel processo di consumo o di produzione di un altro agente: un agente A usa nell ambito delle proprie azioni un elemento del capitale naturale x che un agente B sta usando o ha pianificato di usare nell ambito delle proprie azioni 1. Se si considerano gli elementi materia ed energia che vengono manipolati attraverso l azione, una esternalità ambientale e, più in generale, una «interferenza ambientale» si configura come una differenza nello stato di tali elementi e, quindi, una differenza nello stato finale che si realizza o si può potenzialmente realizzare per mezzo dell azione. Ciò che l agente B dovrebbe essere in grado di contrattare con l agente A è il valore di tale differenza, prodottasi come effetto dell azione di A. Se si osserva il processo economico attraverso il filtro del paradigma neoclassico ci si deve chiedere per quale ragione l agente B non sia in grado di impedire ad A l accesso ad x, o permettere l accesso ad x dietro il pagamento di un corrispettivo (prezzo). In altri termini: per quale ragione l agente A non è costretto a ricorrere, per poter accedere all uso dell elemento x, a quella specifica «procedura di risoluzione dei conflitti» che chiamiamo mercato? In effetti, il concetto di «fallimento del mercato» sembra consistere in questo «non entrare in gioco dei mercati» le cui ragioni, tuttavia, appaiono difficili da individuare in una prospettiva neoclassica. Sebbene largamente impiegato, il concetto di «fallimento del mercato», quando utilizzato per spiegare il fenomeno del degrado ambientale, presenta una profonda ambiguità dovuta alla tensione tra le sue interpretazioni statica e dinamica. Secondo l interpretazione statica, si ha un fallimento del mercato quando una merce viene utilizzata senza che tale uso sia compensato sulla base di un prezzo. Esiste un «contesto negoziale», ovvero un mercato, ma il processo di negoziazione non ha luogo, non si forma un prezzo al quale lo scambio potrebbe (e dovrebbe) avvenire e si ha, di fatto, una «transazione involontaria». Da una prospettiva dinamica, non è l incapacità di un dato contesto negoziale di condurre ad un prezzo a definire una situazione di fallimento del mercato, bensì la vera e propria assenza di un contesto negoziale. In questo 1 Cfr. Baumol e Oates (1988, pp ), Laffont (1989, p. 112). 2

3 caso, gli effetti collaterali delle azioni sull ambiente naturale che riducono il benessere di altri individui non hanno lo status di «merci»: tali effetti non si configurano come diritti di proprietà negoziabili. Benché il patrimonio naturale venga utilizzato nel processo economico, il suo uso non può essere negoziato perché non esiste un mercato per farlo 2. In questo caso, si può dare un significato all espressione «fallimento del mercato» in termini di «mancata evoluzione istituzionale»: nei periodi precedenti al periodo di osservazione non si sono realizzate le precondizioni istituzionali per la formazione di un mercato per un dato uso (di un elemento) del capitale naturale. Secondo l interpretazione dinamica, l espressione «fallimento del mercato» si riferisce alla incapacità del «sistema dei mercati» di espandersi come reazione alla comparsa, a seguito di cambiamenti tecnologici e di valori (metapreferenze), di nuove modalità di uso del patrimonio naturale. Entrambi i casi di fallimento del mercato conducono, comunque, ad una incompletezza del sistema dei prezzi, e questa incompletezza sarebbe all origine del degrado ambientale 3. Infatti, la mancata formazione del prezzo sia che esso dipenda dalla dis-attivazione o dalla assenza di un meccanismo di regolazione interrompe il processo di aggiustamento che dovrebbe condurre ad una eliminazione (o almeno ad una riduzione) del dis-equilibrio costituito dall esternalità ambientale. Di fronte ad un fallimento del mercato, ed alle conseguenti esternalità ambientali, la reazione convenzionale degli economisti a partire da Pigou è stata di proporre di intervenire simulando l esito della negoziazione di mercato, ovvero introducendo attraverso una decisione collettiva un «prezzo artificiale» per uno specifico uso di un dato elemento del capitale naturale 4. Completando il sistema dei prezzi, le esternalità ambientali verrebbero internalizzate, ovvero «eliminate» 5. Ma, se è possibile estendere artificialmente il sistema dei prezzi, e in questo modo eliminare i fallimenti del mercato, per quale ragione tale estensione non si è verificata e si è continuato ad osservare fenomeni di degrado ambientale? In questo lavoro sosterrò che l interpretazione del degrado ambientale come fallimento del mercato ha spinto la riflessione economica sugli effetti del 2 Vedi, ad esempio, Dasgupta (1990, p.53) 3 «Economists saw pollution as the consequence of an absence of prices for certain scarce environmental resources [...]» (Cropper e Oates, 1992, p. 675). 4 Dal 1920 dalla prima edizione di The Economics of Welfare di Pigou fino ad oggi, la posizione neoclassica può essere espressa così: «[Economists] prescribed the introduction of surrogate prices in the form of unit taxes or effluent fees to provide the needed signals to economize on the use of [environmental resources]» (Cropper e Oates, 1992, p. 675). 5 «Eliminate» nel senso di «compensate» ovvero, acquistate sulla base di una transazione di mercato e, per effetto del costo che così assumono, ridotte al loro livello ottimale. 3

4 processo economico sull ambiente naturale su una falsa strada. Tale interpretazione ha fatto passare in secondo piano una caratteristica costitutiva delle economie di mercato: i mercati non sono l unico meccanismo di regolazione delle interdipendenze che si stabiliscono tra gli individui attraverso l uso del capitale naturale e i prezzi non sono l unico segnale che gli individui utilizzano nel loro processo decisionale. In effetti, nelle economie moderne non tutte le sfere dell interazione economica sono regolate dal sistema dei mercati; inoltre, non tutte le sfere dell interazione economica possono essere regolate dal sistema dei mercati (reali o virtuali); infine, non necessariamente il mercato è la modalità di governo delle interdipendenze preferita da una collettività di individui. Ma, se nelle economie (di mercato) i mercati regolano e sono in grado di regolare soltanto una parte delle interazioni tra gli individui, per quale ragione si dovrebbe ritenere che uno dei più importanti e pervasivi dis-equilibri delle società contemporanee abbia origine in un fallimento del mercato? 2. Il degrado ambientale e l economia ambientale neoclassica Se si considera il paradigma dell economia ambientale neoclassica da una prospettiva storico-critica ci sono due questioni sulle quali è opportuno soffermarsi. Innanzitutto, la misurazione delle esternalità ambientali è stato un tema a lungo trascurato 6 ; in secondo luogo, la mancata estensione artificiale del sistema dei prezzi non ha attratto molta attenzione. Da una prospettiva neoclassica, entrambi gli atteggiamenti possono essere interpretati come conseguenti ad un giudizio di irrilevanza del fenomeno del degrado ambientale. In effetti, misurare le esternalità ambientali generate dal processo economico significa ricercare e misurare gli effetti collaterali delle azioni non internalizzati attraverso la negoziazione di mercato. Non procedere alla loro misurazione potrebbe essere considerata una scelta corretta avendo fatto l ipotesi della esiguità delle esternalità ambientali oppure della loro transitorietà ovvero della capacità del sistema economico di evolversi internalizzando le esternalità ambientali. (Tuttavia, la transitorietà dovrebbe essere l effetto di interventi di estensione artificiale del sistema dei prezzi cioè, la conseguenza di politiche pubbliche oppure il risultato della formazione spontanea di nuovi mercati). 6 Solo recentemente, con i progetti di riforma della contabilità nazionale, il tema della misurazione delle esternalità ha assunto un rilievo ufficiale (per una riflessione sui temi della contabilità ambientale e sui principi che ne stanno alla base vedi Ahmad, El Serafy e Lutz, 1989). Per una rassegna dei metodi per misurare le esternalità ambientali sviluppati negli ultimi anni nell ambito del paradigma neoclassico vedi Cropper e Oates (1992, pp ). 4

5 D altra parte, il fatto che il processo economico non produca significative esternalità ambientali spiegherebbe anche perché il sistema dei prezzi non sia stato esteso dall agente collettivo: semplicemente non ce ne era motivo. Ma, quale valore ha l ipotesi che le esternalità ambientali siano un fenomeno scarsamente significativo o che, addirittura, non esistano? Nell ambito del paradigma neoclassico, e su un piano strettamente formale, le esternalità ambientali possono essere certamente considerate un fenomeno marginale. Infatti, esse richiedono non una riformulazione della teoria neoclassica della allocazione delle risorse bensì soltanto una sua correzione 7. Tuttavia, su un piano sostanziale, la rilevanza delle esternalità è una questione di carattere empirico. Sebbene non mancassero dei necessari strumenti, gli economisti neoclassici non hanno fatto significativi tentativi di misurare (o valutare) le esternalità ambientali allo scopo di corroborare l ipotesi della loro irrilevanza 8 : la differenza tra costi privati e costi sociali non è stata considerata un fenomeno da indagare empiricamente. Dove poggerebbe, quindi, l ipotesi della marginalità delle esternalità ambientali? Quando, all inizio degli ani Venti Pigou (1960) mise in evidenza l esistenza del fenomeno, le esternalità ambientali potevano essere ancora considerate un fenomeno «trascurabile» sia in termini di numero di casi che per la loro incidenza sul benessere individuale 9. Ma, certo, la irrilevanza delle esternalità ambientali del processo economico è diventata un argomento insostenibile nell ambito della comunità scientifica almeno a partire dagli anni Sessanta. Il fatto che non si sia proceduto ad una loro misurazione (o valutazione) resta un fenomeno da spiegare almeno in parte dovuto, come sosterrò, all ambiguità che caratterizza il concetto di esternalità ambientale. Se gli effetti del processo economico sull ambiente naturale sono valutati direttamente, sulla base delle informazioni di cui si dispone sulle alterazioni dei cicli naturali e indipendentemente dal fatto che i meccanismi collettivi di regolazione percepiscano tali effetti interpretandoli come esternalità, l esistenza del degrado ambientale è indiscutibile. Si riapre, allora, la questione del perché non si sia proceduto a misurare le esternalità e a completare il sistema dei prezzi lungo le linee indicate dalla teoria ambientale neoclassica (cfr. Dietz e van der Straaten, 1992). 7 Sulla teoria neoclassica delle esternalità vedi i classici contributi di Bator (1958), Meade (1952) e Mishan (1971). 8 Un importante e pionieristico tentativo di quantificare i costi ambientali all interno di una più generale analisi dei «costi sociali» del processo economico è stato condotto da K.W. Kapp alla fine degli anni Quaranta in un libro che solo alcuni decenni più tardi ha ricevuto la meritata attenzione (Kapp, 1971). Per un recente contributo lungo una simile linea di ricerca vedi Leipert (1989). 9 Si dovrebbe tuttavia considerare che la consapevolezza (non solo nella comunità scientifica) delle implicazioni ambientali del processo economico era già molto sviluppata all inizio del secolo (vedi Martinez-Allier, 1987). 5

6 La teoria (pura) delle esternalità era già stata completata negli anni Cinquanta, e all inizio degli anni Settanta le esternalità ambientali erano un argomento trattato nei libri di testo di economia ambientale 10. Data la simmetria tra piano teorico e piano normativo che caratterizza il paradigma neoclassico, l estensione artificiale del sistema dei prezzi per superare i fallimenti del mercato è già da alcuni decenni una proposta standard di politica economica 11. Per definizione, l estensione artificiale del sistema dei prezzi è il risultato di una decisione collettiva o, più precisamente, di una decisione che la collettività nazionale assume attraverso il governo centrale 12. Il fatto che tale estensione non sia avvenuta negli anni Cinquanta e Sessanta anni in cui le implicazioni, per il livello e la distribuzione del benessere economico, degli effetti ambientali del processo economico stavano diventando incontrovertibili richiede una spiegazione. Se, sul piano teorico, sembra così semplice e risolutivo estendere il sistema dei prezzi eliminando, in questo modo, la corrispondente esternalità ambientale, per quale ragione tale politica non è stata realizzata alla necessaria scala? Dalla prospettiva del paradigma neoclassico, il fenomeno del degrado ambientale costringe ad introdurre il concetto di «fallimento collettivo». Diversamente, non si potrebbe spiegare il persistere delle esternalità ambientali. Si ha un «fallimento collettivo» quando un agente collettivo non raggiunge l obiettivo che ha formalmente deciso di perseguire. L agente collettivo percepisce le esternalità ambientali come un dis-equilibrio, ma non riesce ad attuare politiche capaci di eliminarle. (Il fatto che, all interno della comunicazione politica, un obiettivo sia ritenuto pertinente da una parte della collettività in quanto «obiettivo collettivo» non significa che esso sia un obiettivo perseguito dall agente collettivo. Manifestazioni della «voce» all interno di una collettività non possono essere 10 Si veda, ad esempio, Baumol e Oates (1988), la cui prima edizione risale al Tra gli economisti neoclassici è da tempo diffusa la tesi che si tratti oramai solo di applicare i risultati della ricerca teorica: vedi, ad esempio, Baumol e Oates (1988, p.1); Dasgupta (1990, p. 52); Cropper e Oates (1992, p. 675). Tuttavia, nell ambito del programma di ricerca neoclassico vi è una certa ambivalenza sulla applicabilità delle politiche suggerite, nonché la percezione di una ostilità dei decisori pubblici verso le misure proposte (Cropper e Oates, 1992, pp ). Ostilità che sembra avere radici lontane se già era stata rilevata quasi due decenni prima (Fischer e Peterson, 1976, p. 26). La difficoltà a seguire gli economisti (neoclassici) lungo la strada da essi indicata per ridurre il degrado ambientale è stata ampiamente discussa in Kelman (1981). 12 Quale debba essere l ambito territoriale delle «tasse ambientali» è una questione con implicazioni molto profonde. Si potrebbe sostenere che i sistemi dei prezzi debbano essere completati non alla scala nazionale bensì locale. D altra parte, in molte economie di mercato ad esempio nei Paesi dell Unione Europea vi sono rilevanti politiche di incentivazione «locali», vale a dire definite per ambiti territoriali ristretti. Perché, quindi, non si potrebbero immaginare estensioni locali del sistema dei prezzi, modellate sulle caratteristiche locali degli ecosistemi? 6

7 scambiate per obiettivi collettivi. Solo per gli obiettivi formalmente individuati come collettivi si può parlare, in caso di mancato perseguimento, di «fallimento».) Da un punto di vista logico, sembra necessario spiegare l esistenza (e la persistenza) di una esternalità ambientale come il verificarsi in sequenza di un fallimento del mercato e di un fallimento collettivo. Se il sistema di scelte collettive (sistema politico) viene considerato un meccanismo di regolazione dei dis-equilibri associati al processo economico prospettiva metodologica che caratterizza l economia sin dalle origini 13, la persistenza delle esternalità non può essere soltanto la conseguenza di un fallimento del mercato. Le esternalità possono persistere perché vi è anche un fallimento collettivo. La spiegazione del degrado ambientale definibile nel paradigma neoclassico come insieme delle esternalità ambientali generate dal processo economico deve dunque avere la struttura causale indicata nella Figura 2.1. fallimento del mercato esternalità ambientale fallimento collettivo Figura Struttura (causale) della spiegazione delle esternalità ambientali nel paradigma neoclassico La struttura (causale) della spiegazione delle esternalità ambientali esposta nella Figura 2.1 deve tuttavia essere specificata. Le espressioni «fallimento del mercato» e «fallimento collettivo» sono categorie generali che contengono eventi da spiegare, ovvero eventi tra cui stabilire nessi causali. Sembra opportuno chiedersi quali siano i fattori che determinano un fallimento del mercato (e un fallimento collettivo) nella sfera delle interazioni ambientali. Nell ambito del paradigma neoclassico non è stata elaborata una spiegazione completa dei fallimenti del mercato. Si può anche affermare che non fosse così urgente, visto che al concetto di «fallimento del mercato» veniva comunque associata una definita politica pubblica la tassazione degli effetti collaterali che sembrava essere in grado di eliminare il dis-equilibrio 14. Tuttavia, se anche 13 Il che, ovviamente, non implica che le decisioni collettive non possano condurre ad effetti non desiderati o che raggiungano sempre gli obiettivi prefissati. Comunque, la tesi che il decisore collettivo sia effettivamente in grado di regolare il sistema ha sempre trovato degli oppositori (vedi Hirschman (1991)). 14 Nel concetto neoclassico di «eliminazione delle esternalità» è implicita una visione antropocentrica secondo cui l effetto ambientale di un azione è considerato non 7

8 la collettività fallisce, e non si riesce ad attuare gli interventi prospettati il sistema dei prezzi non viene esteso, una spiegazione di entrambi i fallimenti diventa necessaria. 3. La teoria neoclassica del valore e il capitale naturale Il concetto di «fallimento del mercato» deve essere esaminato sullo sfondo delle relazioni che intercorrono, nella teoria neoclassica, tra «teoria del valore» e «teoria dei prezzi». In effetti, esso è il punto di arrivo di una specifica interpretazione del ruolo del mercato come modalità di regolazione delle interdipendenze che si stabiliscono tra gli individui come conseguenza delle loro azioni economiche. La rilevanza scientifica della teoria neoclassica del valore benché questo suo aspetto non sia sottolineato dipende dalla validità dell ipotesi che il sistema dei mercati corrisponda perfettamente al sistema delle transazioni. In altre parole, affinché teoria del valore e teoria dei prezzi possano essere identificate, tutte le transazioni devono essere transazioni di mercato. Anche per l ambiguità sulla natura di questa ipotesi asserto empirico o asserto normativo?, la relazione tra teoria del valore e teoria dei prezzi è rimasta ai margini della riflessione benché si tratti di un tema apparentemente difficile da eludere 15. Tale relazione è, tuttavia, molto importante per l analisi delle cause del degrado ambientale. Sul piano formale a meno che non vi siano fallimenti di mercato di tipo statico, il processo di contrattazione è in grado di condurre ad un prezzo per qualsiasi merce, vale a dire per qualsiasi elemento del mondo fisico o biologico al quale gli individui attribuiscono un valore (utilità) o una funzione nella sfera della produzione. Per avere un sistema dei prezzi completo deve esistere un sistema di mercati completo. Ma, poiché tecnologie e preferenze cambiano, per essere completo in ogni momento il sistema dei mercati si deve espandere, quando necessario, così da inglobare le transazioni richieste nella nuova in sé ma per come è valutato dagli individui che ne subiscono gli effetti. Le difficoltà non sorgono nell accettare questo punto di vista. Dalla prospettiva del «paradigma ecologico» cfr., ad esempio, Morin (1985, 1990), ciò che è difficile da determinare è il significato dell effetto ambientale di un azione: l alterazione ecosistemica può manifestarsi nel tempo e nello spazio in forme che non sono prevedibili e calcolabili. Quindi, l «interferenza residua», che resta dopo l introduzione del prezzo, non è così facile da associare ad una posizione di equilibrio. 15 The Great Transformation di Karl Polany (1944) costituisce una delle riflessioni più note su questo tema, ai confini tra riflessione economica e antropologica. L autonomia della teoria del valore dalla teoria dei prezzi è uno dei temi centrali della tradizione istituzionalista americana (cfr. Ayres, 1951). 8

9 configurazione di preferenze e tecnologia. Tale estensione del sistema dei mercati condurrà poi ad una estensione del sistema dei prezzi. La teoria neoclassica dei prezzi deve il suo significato alla capacità del sistema dei mercati di riflettere la dimensione evolutiva del processo economico: qualsiasi cambiamento delle preferenze e della tecnologia si riflette sul sistema dei prezzi relativi. L espansione del sistema dei mercati non è stato un tema oggetto di analisi né da parte dei Classici né dei Neoclassici. La tesi (implicita) che il sistema dei mercati fosse in grado di espandersi spontaneamente e rapidamente così da poter condurre alla determinazione di un prezzo per le nuove merci non ha mai avuto un fondamento analitico 16. Questa ambiguità che caratterizza la teoria neoclassica del valore non era particolarmente rilevante finché l estensione dei fallimenti del mercato e, quindi, l incompletezza del sistema dei prezzi era quella alla quale Pigou si riferiva o che, più in generale, la «teoria del benessere» sembrava prendere in considerazione (Pigou, 1960, cap. X). Tuttavia, l avere concettualizzato le interdipendenze che si stabiliscono tra gli individui per effetto dell uso del capitale naturale in termini di «merci» realmente o virtualmente negoziabili sul mercato ha definitivamente evidenziato l insostenibilità dell identificazione tra teoria del valore e teoria dei prezzi. Quale rilevanza può dunque avere una teoria dei prezzi che si fonda sulla capacità del sistema dei mercati di evolversi dopo avere scoperto che tale evoluzione non ha luogo né naturalmente né artificialmente per un insieme molto rilevante di casi? Se si concettualizza il degrado ambientale come l insieme degli usi non negoziati del capitale naturale (transazioni involontarie) e, al contempo, si assume come rilevante il resoconto del degrado ambientale che ci forniscono le scienze della natura in genere e l ecologia in particolare, l incompletezza del sistema dei prezzi sembra essere veramente estesa 17. Il sistema dei prezzi che si determina attraverso la contrattazione di mercato, se giudicato alla luce delle esternalità ambientali del processo economico, non 16 E ciò spiega l importanza del programma di ricerca di Douglas North (1981, 1990) per il paradigma neoclassico. North sembra dimostrare che esiste un processo (storico e logico) che conduce al «modello di economia di mercato» descritto e analizzato nel paradigma neoclassico. La progressiva riduzione dei costi di transazione dovuta agli interventi dello Stato nella sfera dei diritti di proprietà rende possibile, nell interpretazione di North, l espansione dei mercati e l emergere di quella forma di organizzazione economica che è appunto l «economia di mercato». 17 Un uso non negoziato del capitale naturale che dà luogo ad una interferenza è possibile solo se tra gli agenti coinvolti esiste una asimmetria informativa l agente A non conosce gli effetti (collaterali) dell azione dell agente B oppure una asimmetria di potere l agente A non è in grado di fermare l azione dell agente B. Si tratta di asimmetrie che, in un sistema caratterizzato da innovazione, si verificano continuamente (cfr. Witt, 1996). 9

10 riflette le preferenze degli individui (con un accettabile margine di approssimazione). Il fenomeno del degrado ambientale sembra dunque porre la questione dei confini del mercato, suggerendo una critica radicale all identificazione di teoria del valore e teoria dei prezzi. 4. Fallimenti del mercato Nella teoria ambientale neoclassica il degrado ambientale è interpretato come la conseguenza di una differenza tra il sistema dei prezzi relativi e il sistema delle preferenze degli individui. Tuttavia, finché non si fornisce una spiegazione di tale differenza, il ricondurre la persistenza delle esternalità ambientali alla mancanza di corrispondenti prezzi si configura come una tautologia e non come una spiegazione. La possibilità di interpretare in senso statico e dinamico una situazione di fallimento del mercato richiede che siano due le domande alle quali dare una risposta: a) perché per certi usi del capitale naturale i rispettivi mercati non generano prezzi; b) perché per certi usi del capitale naturale non si sono formati i rispettivi mercati 18. La «teoria dei costi di transazione» sembra essere in grado di fornire una risposta alla prima domanda 19. Per molto tempo, nell ambito del paradigma neoclassico, non si è data alcuna importanza all esistenza di diverse categorie di transazioni. È soltanto attraverso il progressivo riconoscimento della rilevanza dei «costi di transazione» che la specificità delle transazioni definita dall ammontare di costi di transazione richiesto da ciascuna transazione ha assunto un ruolo nei processi esplicativi. Naturalmente, l ipotesi di costi di transazione pari a zero rende le transazioni identiche. Ma, proprio il fatto di considerare l insieme delle merci in modo indistinto impedisce di affrontare il tema del perché si possano verificare situazioni nelle quali l esistenza di un contesto negoziale non riesce a condurre allo stabilirsi di un prezzo. 18 Questa evoluzione si sarebbe dovuta avere, ad esempio, per i casi di «esternalità private» (Baumol e Oates, pp ). Le esternalità private si hanno quando gli effetti collaterali su x non si trasmettono ad altri elementi del patrimonio naturale e quando x è «divisibile», cioè singole parti di x possono essere considerate come parti senza connessioni fisiche: l uso del terreno z non ha alcuna connessione con l uso del terreno y. L espressione «depletable externality», utilizzata al posto di «private externality» (vedi Baumol e Oates, 1988, pp.18-21), evidenzia meglio le condizioni tecniche necessarie per la negoziazione di mercato. 19 La trattazione più completa della teoria dei costi di transazione le cui origini sono in Coase (1937) si trova in Williamson (1985). In Noteboom (1992) viene proposta un interessante estensione della teoria dei costi di transazione. 10

11 Dunque, se si riconosce l esistenza di costi di transazione, la possibilità che un mercato non conduca allo scambio deve essere contemplata: «costi di negoziazione» o «costi di controllo» troppo elevati potrebbero impedire la negoziazione e la formazione di un prezzo. D altra parte, le esternalità ambientali sono «merci complesse», i cui caratteri intrinseci sono difficili da determinare. Se una merce come una «auto usata» sembra porre degli ostacoli alla negoziazione anche in presenza di un mercato sviluppato, a maggior ragione potrebbero sorgere impedimenti per transazioni come quelle determinate dagli effetti, ad esempio, delle emissioni di piombo del traffico urbano 20. Possono esistere, dunque, delle merci che, per le loro caratteristiche, hanno costi di transazione così elevati da impedire la transazione stessa dati i vantaggi della transazione. In questo caso il mercato, interpretato come meccanismo di negoziazione dei diritti di proprietà, «fallisce» nel senso di non riuscire a condurre ad un prezzo (di equilibrio). La teoria dei costi di transazione sembra offrire una spiegazione dei fallimenti del mercato di tipo statico. Ma i costi di transazione possono essere chiamati in causa anche per spiegare gli ostacoli che si frappongono alla formazione dei mercati (cfr. North, 1981, cap. 4). Tuttavia, per evitare il rischio che il concetto di «costi di transazione» produca spiegazioni «circolari», è necessario decomporre analiticamente il processo che conduce alla formazione dei mercati per le esternalità ambientali. In effetti, una prospettiva dinamica (o evolutiva) nell analisi di come emerge nel sistema sociale una esternalità ambientale negoziabile ed effettivamente negoziata sembra permettere una più profonda comprensione del fenomeno del degrado ambientale. L emergere di un diritto di proprietà individuale e la formazione di una rete negoziale per quel diritto costituiscono i due fondamentali aspetti del processo che conduce all esistenza di un mercato. Ma come analizzarli? La tautologia demesetziana 21 ha fatto passare in secondo piano, rendendola superflua, l analisi del processo che conduce ad inglobare nel sistema dei diritti di proprietà individuali le interdipendenze che si stabiliscono tra gli individui attraverso l uso del capitale naturale. Inoltre, l interpretazione neoclassica del «teorema di Coase» ha ulteriormente rafforzato la tesi della auto-generazione del sistema dei diritti di proprietà Le merci, e le relative categorie di merci, possono essere anche classificate rispetto alle asimmetrie informative che esse implicano. A partire da Akerlof (1970), questo tema ha assunto una grande rilevanza nel paradigma neoclassico. I costi per omogeneizzare le asimmetrie potrebbero essere considerati costi di transazione. 21 «[...] property rights arise when it becomes economic for those affected by externalities to internalise benefits and costs.» (Demsetz, 1967, p. 354). 22 L ambivalenza del contributo di Coase (1960) ha condotto ad interpretare in modo opposto le ipotesi di partenza e le conclusioni in esso contenute. In attesa che si dissolva l ambiguità che circonda il «teorema di Coase», la linea di ricerca che ha 11

12 Se si considera come completamente endogeno il processo di estensione del sistema dei diritti di proprietà individuali sostenendo che ogni interdipendenza che emerge nel processo sociale viene inglobata abbastanza rapidamente nel sistema dei diritti di proprietà individuali attraverso una sua evoluzione, è possibile concettualizzare ogni effetto ambientale collaterale dell azione in termini di esternalità ambientale e, quindi, di merce. D altra parte, l ipotesi della «razionalità olimpica» che caratterizza il paradigma neoclassico implica l inesistenza di ostacoli (e costi) per la formazione della rete negoziale. Ostacoli e costi che, nella prospettiva coasiana, sarebbero comunque ridotti dalle dimensioni molto limitate fino al limite del duopolio bilaterale della rete negoziale (mercato). In effetti, l estensione del sistema dei diritti di proprietà individuali e la formazione di una rete negoziale ossia la comparsa di un mercato sono condizionate dal verificarsi di un insieme di condizioni di più difficile realizzazione di quanto la teoria neoclassica sembra suggerire. Il contributo di North, con la sua enfasi sul ruolo dello Stato nella specificazione del sistema dei diritti di proprietà individuali, ha aperto la strada ad una visione più analitica del processo di costruzione di un sistema di diritti di proprietà 23. I costi di transazione potrebbero essere chiamati in causa per spiegare gli ostacoli che incontrano sia il processo di formazione del sistema dei diritti di proprietà sia la formazione di una rete negoziale. Ad esempio, i costi del processo di negoziazione politica che conduce a modificare il sistema giuridico potrebbero essere classificati come costi di transazione. Ugualmente, i costi di apprendimento in cui gli individui incorrono durante il processo di formazione della rete negoziale potrebbero essere ugualmente considerati costi di transazione. Il paradigma neo-istituzionalista sembra tuttavia permettere un interpretazione analitica di come possano emergere nell ambito dei processi di auto-organizzazione dei meccanismi di regolazione per la categoria di dis-equilibri composta dalle interferenze ambientali. 5. I confini dell azione e l auto-organizzazione del sistema economico L analisi delle implicazioni sociali delle azioni individuali e dei meccanismi di negoziazione che governano i conseguenti conflitti è il tema centrale della scienza sociale. Le azioni che devono essere considerate nell analisi del degrado ambientale sono le azioni attraverso le quali si effettua una manipolazione della materia (e dell energia). La materia manipolata origine in Commons (1924) costituisce un utile ancoraggio per l analisi dei diritti di proprietà. 23 «[...] the key problems are to explain the kind of property rights that come to be specified and enforced by the state and to explain the effectiveness of the enforcement [...]» (North, 1981, p. 21). 12

13 «proviene» dagli ecosistemi. Da una prospettiva ecologica, ogni azione economica genera uno shock ecosistemico 24. Le interferenze ambientali sono possibili perché agenti diversi usano gli stessi «elementi» del patrimonio naturale nel loro processo economico. Il grado di interdipendenza degli agenti via patrimonio naturale dipende da come quest ultimo viene interpretato. Se il patrimonio naturale viene considerato nella sua dimensione ecosistemica (vedi Odun, 1983) diversamente da come è stato considerato nella tradizione classica e neoclassica, le interazioni ambientali tra individui risultano straordinariamente numerose. In The Entropy Law and the Economic Process Georgescu-Roegen (1971, capitolo IX) ha richiamato l attenzione sulla difficoltà e sull importanza di determinare i «confini delle azioni (di produzione)», nonché sulla convenzionalità della scelta a fini analitici di tali confini. Il concetto di «esternalità ambientale negoziabile» presuppone l esistenza di un confine, ovvero l identificazione delle implicazioni per gli altri membri della collettività (o comunità) di una data azione. Nel paradigma neoclassico tale confine risulta determinato una volta dati la «funzione di produzione» e il sistema dei diritti di proprietà. Su questa base, i mercati permettono di identificare il sistema dei prezzi completo, in grado di regolare le interdipendenze connesse alla intersezione dei confini 25. Il «paradigma ecologico» (cfr. Morin, 1993) ha radicalmente ridimensionato il significato della «funzione di produzione» come conoscenza della costellazione di effetti dell azione (Georgescu-Roegen, 1971). Muovendo dal «paradigma ecologico», la conoscenza degli effetti delle nostre azioni assume un radicale carattere ipotetico, parziale e soggettivo. Esso costringe a guardare le azioni individuali e il processo economico nel suo complesso come incastonati in un contesto di apprendimento, di costruzione (e diffusione) sociale della conoscenza e di mutamento di valori. Per l analisi del degrado ambientale così come per l analisi di molti altri fenomeni economici sembra dunque opportuno concettualizzare gli individui che compongono il sistema economico in termini della loro conoscenza e dei loro valori. Da questa prospettiva, gli individui possono essere opportunamente descritti attraverso le categorie di «sistema di orientamento» e di «sistema di valutazione» (Parsons e Shils, 1959). Esse sembrano permettere di saldare la 24 Tuttavia, le proprietà omeostatiche degli ecosistemi permettono la metabolizzazione o l assorbimento degli shock che non superano determinati limiti (Odun, 1988, pp ). Di conseguenza, non tutti gli effetti ambientali delle azioni si trasformano, in una prospettiva ecologica, in uso del capitale naturale e, quindi, in interferenze con il processo economico di altri individui. 25 Il sistema dei prezzi completo è dato dai prezzi reali e dai prezzi virtuali. 13

14 tradizione sostanzialista dell analisi dei valori con la tradizione cognitivista della razionalità limitata 26. Il sistema di orientamento di un agente è dato dal suo sistema cognitivo e dalle informazioni che sono nella sua memoria, nonché dalla capacità di utilizzare tali informazioni nella sfera dell azione (conoscenza). Il sistema di valutazione è dato dall insieme di valori (o metapreferenze) che determinano i piani di vita e le scelte di consumo degli individui. Il «sistema dell azione» degli individui composto dal sistema di orientamento e dal sistema di valutazione, con la sua dimensione spazio-temporale, costituisce il punto di partenza dell analisi. Benché abbiano una irriducibile dimensione individuale (Witt, 1987), i sistemi dell azione dei membri di una data comunità hanno un elevato grado di omogeneità che permette di descrivere la popolazione sulla base di un insieme di «modelli di azione» 27. La diffusione relativa dei diversi modelli di azione è un carattere della struttura del sistema 28. Modificandosi la diffusione, si modifica, di conseguenza, la struttura del sistema. Tale mutamento avviene sulla base di un processo evolutivo che può essere studiato solo da una prospettiva transdisciplinare 29. I processi di apprendimento individuali e la dinamica dei valori che guidano l azione degli individui sono all origine dei processi di auto-organizzazione del sistema economico. Per auto-organizzazione si intende la capacità che un sistema ha di modificarsi come risposta alla comparsa di dis-equilibri che si manifestano nell ambito dei processi che sono da esso generati 30. In effetti, la conoscenza e i valori sulla base dei quali viene identificata la differenza tra stato iniziale e stato desiderato, che è all origine dell azione (cfr. Radzicki, 1988) sono gli elementi fondamentali dei meccanismi di regolazione dei disequilibri presenti nei sistemi sociali. A livello individuale, il cambiamento dell azione è una reazione ad una differenza tra gli stati del mondo nei quali l individuo viene a trovarsi come conseguenza del suo agire e gli stati nei quali desidera trovarsi. Un cambiamento di conoscenza così come un cambiamento 26 La tradizione sostanzialista e la tradizione cognitivista sono elementi costitutivi del paradigma neo-istituzionalista. 27 Questa prospettiva di osservazione della popolazione ha distinto sin dalle origini l istituzionalismo dal neoclassicismo (cfr. Veblen, 1898). Benché in forma diversa, essa caratterizza anche il programma di ricerca dell «evoluzionismo deterministico», nel quale l attenzione è posta sulla scoperta di leggi capaci di descrivere l evoluzione di specifiche categorie di istituzioni. 28 Questo carattere è definibile come una «proprietà emergente» del sistema economico (sul concetto di «proprietà emergenti» o «proprietà non riducibili» vedi Odun (1988, pp. 4-8). 29 La prospettiva transdisciplinare in economia ha avuto, negli ultimi decenni, una diffusione e un importanza molto grandi, che si tende costantamente a sottovaltuare. 30 Cfr. Dopfer (1991, 1994). Per una sintetica analisi dei concetti di complessità e auto-organizzazione vedi Morin (1993). 14

15 di valori genera una differenza, e la differenza, percepita dall agente come dis-equilibrio, determina un cambiamento del sistema dell azione che genera, quando possibile, un cambiamento dell azione. Scelte collettive come la definizione di un diritto di proprietà o l introduzione di una tassa ambientale sono il punto di arrivo di un processo di auto-organizzazione, cioè di un processo di mutamento del sistema economico stimolato dalla comparsa di un dis-equilibrio 31. Da questo punto di vista, tutti i processi di auto-organizzazione hanno origine in cambiamenti nei sistemi dell azione degli individui. Tuttavia, tali cambiamenti avvengono sotto il vincolo di una «struttura» (del sistema economico) e di un «ambiente» (del sistema economico) in parte determinati da decisioni collettive e in parte emergenti dall interazione sociale. L interazione tra il cambiamento dei sistemi dell azione degli individui e la struttura (e l ambiente) del sistema economico diventa così analizzabile soltanto in una prospettiva evolutiva, vale a dire sulla base di un insieme di relazioni di causalità circolare (cfr. Bateson, 1979, cap. IV; Dopfer 1991). I processi di auto-organizzazione hanno bisogno di tempo per realizzarsi: i processi di auto-organizzazione hanno una velocità. Nella sfera del degrado ambientale, e con riferimento alle interferenze che producono cambiamenti irreversibili o che si accumulano nei diversi elementi degli ecosistemi (cfr. Kapp, 1976), la questione del tempo di aggiustamento assume una grande rilevanza. 6. Dalle interferenze ambientali alle esternalità ambientali Per capire come emerge una esternalità ambientale si deve comprendere quali cambiamenti avvengono nel sistema economico (e nell «ambiente» del sistema) come reazione al manifestarsi di un conflitto sulle regole di definizione dei confini delle azioni individuali. Sembra utile non identificare il concetto di esternalità con quello di conflitto. In effetti, le esternalità ambientali sono il punto di arrivo di un processo di auto-organizzazione del sistema economico. Le esternalità costituiscono un sotto-insieme delle interferenze ambientali: le interferenze che hanno trovato una loro definita collocazione nel sistema dei diritti di proprietà e nel sistema dei valori collettivi. Il processo di auto-organizzazione generato dal degrado ambientale si compone di due stadi: a) dall azione all interferenza ambientale; b) dall interferenza ambientale all esternalità ambientale (vedi Fig. 6.1). Il primo 31 Il «paradigma sistemico» è stato percepito molto presto in economia come una fondamentale cesura (Boulding, 1956). Esso ha dato luogo in economia ad un programma di ricerca ramificato e ricco per il quale, sorprendentemente, mancano coerenti sistemazioni metodologiche e teoriche (cfr. Clark, 1988) e per questa ragione si stenta ad identificarlo. 15

16 stadio concerne la conoscenza e diffusione della conoscenza della costellazione degli effetti delle nostre azioni. Il secondo stadio riguarda i valori degli individui e l omogeneità culturale della collettività. azione interferenza esternalità conoscenza omogeneità culturale Figura 6.1 Azioni e esternalità La produzione e la diffusione della conoscenza degli effetti ecosistemici del processo economico costituiscono un livello di analisi fondamentale per spiegare il degrado ambientale. Le implicazioni dell azione non sono date: esse sono il punto di arrivo di un processo di apprendimento individuale e sociale. Il processo di apprendimento è in parte spontaneo, determinato dall interazione sociale informale e, ovviamente, dall informazione prodotta dall azione 32. Poiché il processo di apprendimento richiede l uso del tempo (e di altre risorse) e poiché i limiti cognitivi e conoscitivi degli individui costituiscono una caratteristica strutturale di cui gli individui stessi sono consapevoli, il processo di apprendimento è orientato dall agire. La divisione del lavoro di cui la riduzione dell autoproduzione è un aspetto rilevante e l integrazione territoriale dei processi economici hanno determinato la quasi completa scissione tra lo spazio dell azione e lo spazio degli effetti ecosistemici dell azione. Tale scissione, che con la rivoluzione industriale ha avuto una straordinaria accelerazione, ha reso non funzionale all azione l apprendimento dei «confini del processo economico». L apprendimento attraverso l azione e l interazione sociale locale (la conoscenza della comunità) nella sfera degli effetti ecosistemici sono meccanismi disattivati dal fatto che la conoscenza degli effetti ambientali collaterali dell azione umana non è più rilevante per dare un giudizio sulla ripetitività dell azione (ovvero, nel linguaggio attuale, sulla «sostenibilità del processo economico»). Nell ambito dei processi conoscitivi individuali, l informazione sui confini dell azione è diventata inutile. 32 Cfr. Bateson (1979, cap. 7). Se l informazione è una «notizia di una differenza» (Bateson, 1979, p. 68), essa richiede la presenza di due entità: una descrizione dell azione effettiva e una rappresentazione dell azione ipotetica. Ma perché queste due entità dovrebbero essere entrambe presenti nella mente degli individui? 16

17 La scoperta degli effetti ambientali di azioni comunemente svolte che caratterizzano il processo economico è un aspetto fondamentale della riflessione scientifica degli ultimi decenni 33. Lo sviluppo delle scienze della natura e in particolare dell ecologia ha condotto ad una elevata «conoscenza concentrata (o specializzata)» dell impatto delle attività antropiche sull ambiente naturale. Tuttavia, solo quando la «conoscenza diffusa» (Hayek, 1937, 1945) dato il sistema dei valori raggiunge determinati «valori critici» (soglie), il meccanismo di regolazione costituito dal sistema politico inizia ad operare ed i conseguenti processi di auto-organizzazione a realizzarsi. In linea di principio, non ci sono ragioni per assumere che l informazione specializzata si diffonda e si trasformi in conoscenza, con la velocità necessaria, fino a diventare informazione diffusa ad un grado superiore alle soglie critiche necessarie per innescare evoluzioni capaci di eliminare il disequilibrio. D altra parte, non ci sono ragioni neanche per negare che ciò possa avvenire. Inoltre, la velocità stessa di diffusione dell informazione può cambiare bruscamente 34. Per comprendere come emergono le esternalità ambientali non è sufficiente esaminare la diffusione nella società della «conoscenza pertinente». È necessario anche esaminare la diffusione di una specifica prospettiva di valutazione tra gli individui, che può essere definita «razionalità ecologica». Gli individui valutano gli effetti delle proprie azioni all interno di un complesso sistema di interdipendenze che costituisce un aspetto costitutivo della «personalità» dell individuo (Parsons e Shils, 1959, cap. 2; Kapp, 1961). I valori diffusi nella collettività sono un altro elemento della «struttura» del sistema economico. Anche in questo caso, l evoluzione dei sistemi di valutazione degli individui ha un carattere storico specifico, soggetto a cambiamenti repentini o a lente evoluzioni nel tempo. Anche quando non richieda come avviene ad esempio in molti paesi europei una decisione collettiva formale, il riconoscimento di un diritto di proprietà richiede una diffusione nella società, fino ad un qualche valore critico (soglia), di una specifica prospettiva di valutazione degli effetti collaterali dell azione. Finché tale soglia non viene raggiunta, un interferenza non viene percepita dal giudice che interpreta il senso comune o «riconosciuta» dal 33 La letteratura in questo campo è vastissima. Un contributo molto noto in Italia che ripercorre il processo economico alla ricerca di questa straordinaria scissione nella sfera ambientale tra conoscenza comune che informa l azione individuale e, spesso, anche le decisioni collettive e conoscenza scientifica è Commoner (1986). Un altro contributo particolarmente interessante è Sacchetti (1985). 34 Come conseguenza dell incidente di Chernobyl, ad esempio, l informazione sugli effetti negativi sull ambiente naturale della produzione di energia nucleare si è diffusa con una rapidità straordinaria se paragonata alla velocità di diffusione delle stesse informazioni nei dieci anni precedenti. 17

18 sistema giuridico come una lesione di un diritto di proprietà e non si interviene a regolarla con un prezzo artificiale o con una norma. La velocità con cui si accumula la conoscenza degli effetti ambientali del processo economico e la velocità con cui si diffondono nella società specifiche prospettive di valutazione di tali effetti sono due questioni centrali nella spiegazione del degrado ambientale nelle società contemporanee. I sistemi politici non reagiscono ai dis-equilibri individuali se non quando essi hanno raggiunto una certa «massa critica». Ogni meccanismo di regolazione, e quindi anche il sistema politico, opera sulla base della percezione di «soglie». Le esternalità ambientali non sono il semplice prodotto dell azione, bensì un attributo che viene dato agli effetti dell azione stessa da una decisione collettiva o dal sistema dei valori. I processi economici moderni generano molte più interferenze ambientali e molte meno esternalità ambientali di quanto in genere si pensi: per mancanza di conoscenza o come conseguenza degli schemi di valutazione diffusi nella società ci sono interferenze ambientali che non sono esternalità. Una parte rilevante di ciò che nella comunicazione viene considerato degrado ambientale e che, in effetti, in una prospettiva ecologica è degrado ambientale si colloca nello spazio aperto dalla differenza tra l insieme delle interferenze e l insieme delle esternalità. 7. I confini del mercato e la regolazione delle esternalità ambientali La trasformazione di un interferenza in esternalità ambientale non significa che essa abbia perciò assunto il carattere di merce e possa quindi essere negoziata sul mercato. La trasformazione di una esternalità in esternalità negoziabile (negoziazione di mercato) è più complessa di quanto si sia creduto nell ambito del paradigma neoclassico 35. In effetti, i casi in cui un esternalità ambientale è negoziabile o si desidera che sia negoziata sul mercato sono molto limitati (e ciò spiegherebbe perché l estensione del sistema dei prezzi sembra incontrare difficoltà concettuali oltre che pratiche). Benché gli economisti neoclassici abbiano manifestato qualche perplessità di fronte alla regolazione per mezzo di norme formali del degrado ambientale, il ruolo delle norme in questo campo è difficilmente contestabile. Ci sono due ragioni che mettono in relazione fenomeni di degrado ambientale con i processi di auto-organizzazione che avvengono nell ambito delle norme formali (vedi Figura 7.1). In primo luogo, la «non-sommabilità» degli effetti collaterali delle azioni sul patrimonio naturale. Secondariamente, la possibilità di scelta da parte 35 In ambito neoclassico si possono trovare occasionali riferimenti al fatto che «ragioni logiche» permetterebbero in alcuni casi di escludere l esistenza di mercati per le «risorse ambientali» (Dasgupta, 1990, p. 53). Tuttavia, la numerosità dei casi di questo tipo non è stata esaminata nelle sue dimensioni e implicazioni per la teoria del valore. 18

19 della collettività delle modalità di regolazione dell uso del capitale naturale. Entrambe le ragioni contribuiscono a delineare, in questa sfera, i confini del mercato. Le caratteristiche fondamentali degli ecosistemi spesso non permettono di isolare gli effetti delle singole azioni sullo stato del patrimonio naturale 36. Il carattere della non-sommabilità degli effetti ambientali delle azioni rende impossibile o aleatorio il calcolo individuale dei costi di tali effetti. Se il patrimonio naturale viene concettualizzato come un insieme di ecosistemi, il carattere della non-sommabilità appare evidente. Questa conclusione non dipende da una posizione di «olismo radicale» al quale peraltro la prospettiva ecologica non conduce, né implica che tutte le azioni producano effetti nonsommabili sugli ecosistemi. D altra parte, le conseguenze dell effetto collaterale ambientale di un azione dipendono (a) dalle specifiche modalità di uso del patrimonio naturale e (b) dalle caratteristiche del patrimonio naturale coinvolto nel processo economico. La natura delle caratteristiche della «stabilità di resistenza» e della «stabilità di resilienza» di un ecosistema obbliga a considerare le caratteristiche dello shock (effetto collaterale) insieme a quelle dell ecosistema (Odun, 1988, pp ). La non-sommabilità in senso tecnico delle interferenze rende impossibile la formazione di un contesto negoziale. Rende anche impossibile (o aleatorio) il calcolo della differenza tra costo privato e costo sociale sulla base della quale introdurre la «tassa pigouviana». In casi di questo tipo non è possibile trasformare una esternalità in esternalità negoziabile, immaginando per essa un mercato reale o un mercato virtuale. La norma come modalità di azione astratta che fissa le modalità di uso dell ambiente naturale è la principale via di uscita all ostacolo rappresentato dalla non-sommabilità degli shock ecosistemici, ovvero alla indivisibilità del patrimonio naturale. Non può quindi stupire se tutte le società anche le società moderne sono caratterizzate da un complesso e vasto sistema di norme formali che regola l accesso al patrimonio naturale. La prevalenza delle norme sui mercati in questa sfera dell interazione è difficile da comprendere senza concettualizzare il patrimonio naturale come «insieme di ecosistemi» (e la tradizione scientifica meccanicista, che ha avuto una decisiva influenza sugli sviluppi del paradigma neoclassico, con la sua insistenza sulla «decomponibilità in parti» e sulla «autonomia delle parti» non ha facilitato la comprensione di questo aspetto) Questa difficoltà o impossibilità è uno dei temi centrali dell analisi neoistituzionalista del degrado ambientale (cfr. Swaney 1987; Dietz e van der Straaten, 1992). 37 Il passaggio dal «complicato» al «complesso» a cui costringe la prospettiva ecologica è uno dei temi centrali della discussione attuale sul metodo della scienza (cfr. Stengers, 1985; Morin, 1993). La «complessità» ha implicazioni molto importanti per 19

20 (-) norma esternalità ambientale mercato prezzo «non-sommabilità» (-) «preferenze sociali» Figura Sfere di regolazione del degrado ambientale Da un esternalità non-sommabile si giunge alla norma. Ma anche da un esternalità sommabile per la quale la variazione marginale dell uso del capitale naturale può essere espressa come variazione marginale dello stato di un ecosistema si può giungere alla norma. Infatti, la norma può essere scelta dalla collettività come modalità di regolazione. La tesi che il mercato sia la modalità più efficiente di governo delle interdipendenze (regolazione) non ha alcun fondamento analitico (d altra parte, quale significato può avere il concetto di «efficienza» in un contesto nel quale il sistema dei prezzi è largamente incompleto?). Comunque, anche lo avesse, il fatto che alcune comunità si attardino nel modellare il loro comportamento su istituzioni «inefficienti» («cerimoniali» secondo la classica definizione di Veblen) impone, in una prospettiva positiva, di prenderne atto. Il ruolo delle norme nella sfera della regolazione dell uso del patrimonio naturale è, in effetti, esteso ed antico. In Europa, alcuni degli ecosistemi più complessi come quelli delle Alpi e degli Appennini sono da secoli governati attraverso sistemi di norme stabiliti dalle comunità locali 38. Non ha alcun significato considerare l economia ambientale e in questa sfera di indagine non è possibile rinunciarvi (cfr. Kapp, 1976). 38 In Ostrom (1990) è contenuta un analisi teorica e una sintesi delle ricerche condotte negli ultimi anni su questa modalità di governo delle interazioni ambientali. La scoperta delle «comunanze» da parte della cultura economica degli Stati Uniti è certo interessante, ma non si deve dimenticare la naiveté dell analisi. Il punto di partenza è «the tragedy of commons» e il punto di arrivo è che una gestione sostenibile delle «risorse comuni» è possibile. Ma, ci sarebbe da chiedersi, chi mai (in Europa) ha messo in discussione questa conclusione? 20

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